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Missan fissò per alcuni istanti quel pugnale mostrato da Gaynor.
“Sai bene che il frutto delle confische appartiene al popolo e che deve essere custodito dal governo…” la guardò “… ma del resto la repubblica dovrà pur pagare questi nostri servigi… prendilo pure… ma bada che è un pegno per la nostra missione… se dovessimo fallire quel pugnale finirà nei beni dello stato…ma per ora quel pugnale è tuo.” E le sfiorò allora i bei capelli di quel rosso vivo e fissò i suoi occhi verdi e languidi. Cominciarono allora i preparativi per la partenza. L’indomani, al porto di Calais, ormai sorvegliato notte e giorno dalla Guardia Repubblicana, un battello attendeva Missan, Gaynor e Mercien per condurli a Dover, in Inghilterra. Poco dopo il battello salpò e cominciò a navigare sulla Manica. “Ci recheremo a Camelot.” Spiegò Missan ai suoi due compagni. “E’ lì che hanno trovato rifugio i nobili scappati da Magnus e gli ecclesiastici messi in salvo dai nostri nemici. E’ molto probabile dunque che in quel reame si trovi anche il Giglio Verde. Ovviamente muoverci in quegli ambienti per noi sarà tutt’altro che facile. Ci odiano per la nostra libertà e ci ostacoleranno in tutti i modi.” “Allora non abbiamo possibilità!” Intervenne Mercien. “Ma noi siamo scaltri.” Sorridendo Missan. “Ed abbiamo risorse che loro neanche sospettano… a Camelot possiamo contare su una nostra spia… una persona insospettabile… e ci darà tutto il suo appoggio per riuscire…” E poco dopo il battello avvistò le bianche scogliere di Dover. http://desdadoc.files.wordpress.com/...pg?w=500&h=346 |
<<Si mi ha preso il nipote di Lord Tudor come scudiero milord!>>
Feci salire l'uomo nella carrozza.. <<Ok adesso proviamo di nuovo..>> Feci schioccare le redini urlando <<YA!>> I cavalli partirono di nuovo impazziti.. Non riuscivo a sentire il Lord che gridava qualcosa dalla carrozza.. Bruciavamo chilometri su chilometri.. Fortunatamente avevo imparato come si frenava e un'attimo prima di spiaccicarci sulle mura del castello tirai le redini fermando i cavalli.. Scesi che ancora mi girava la testa.. Scese anche il Lord ma non so forse per il tragitto violento non riuscivo a capire se era arrabbiato o divertito.. |
" scusatemi lord Carrinton , qualunque dama che non sia una sciocca resterebbe ammaliata dalle vostre parole.
Voi siete come un dolce vento che sfiorando il viso , regala dolci carezze . Apprezzo ogni vostra parola e ogni vostro gesto , ma non riuscirò a contracambiare la vostra dolcezza , come forse voi vi aspettate da me". Lasciai che la sua mano tenesse la mia...sentivo il suo calore attraversare la mia pelle per arrivare diritto al mio cuore . Forse mi stavo innamorando di lui? O forse era solo il suo fascino ad occupare una parte dei miei pensieri...di certo non volevo che lui se ne accorgesse.... " La notte era fresca e sotto la grande veranda l'umidità della notte iniziava a farsi sentire. Avvertì un piccolo brivido di fresco sulle mie nude spalle. "..e poi un dono?...per me?...mi sorprendete ogni giorno di più..il più bel dono che mi avete offerto è stato l'altro ieri ..quella bellissima giornata trascorsa nella valle dei due amanti... Di colpo sentì il suo respiro sempre più accanto al mio....ed ecco che le mie labbra trovarono le sue... erano morbide..sapevano di tabacco ..un sapore dolcissimo.. " Volevate il vostro sogno?...eccolo... ma ricordate domani mattina...tutto ciò vi verrà cancellato dalla mente... un sogno esiste solo per una notte.. http://s11.allstarpics.net/images/or...zxuo8nounj.jpg |
Seguii ogni suo movimento, guardai la sua figura cosi' salda....fiera, non apparteneva al mio mondo, lo sentivo tra le sue parole, lo avvertivo da ogni movimento....era corretto, quelli erano i patti non dovevo chiedergli nulla e nulla mi avrebbe chiesto. Lo sentii spiegarmi l'andamento politico...di una strana rivoluzione, che ci avrebbe procurato da li a poco dei grossi problemi.......Lo seguii mentre mi indicava quello che era il suo rifugio durante le notti buie !!!!....Lo seguii mentre si accomodava alla bene e meglio su due vecchie sedie !!!....Mi sentii improvvisamente sola e triste.....mi mancava casa,rimasi seduta per qualche momento......mi alzai e spensi le candele, riposi il libro nella mia bisaccia, volevo uscire fuori a respirare aria pulita , guardai la schiena dell'uomo che divideva con me lo stesso tetto...e forse avrebbe condiviso parte della sua vita !!!....non uscii non volevo crearglli problemi, se li avrebbe avuti non sarebbe stato per causa mia.......Mi sedetti dinuovo sulla panca e poggiai il capo sul tavolo.........e mi sembro' di respirare profumi di erbe selvatiche.....odore di terra bagnata...e scivolai in un sonno appagante.....MNi svegliai alle prime luci dell'alba.......lo vidi dormire....c'era freddo..e gli poggiai il mio mantello sulle spalle !!....volevo preparare qualcosa di caldo, non c'era nulla........mi venne da ridere........Potevo solo fare del vino cotto.....!!!
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Alle parole di Lyo ero pronta a sferrare un attacco con le parole, visto che il bel giovane mi aveva ingannata, quando mi sentii girare la testa e mi accorsi che il bel destriero del cavaliere era innervosito da qualcosa. Appena approdammo al suolo mi avvidi di una povera donna vestita di lerci stracci, e i miei occhi si spalancarono intimoriti, toccai lo smeraldo della spada di mio padre, che ben tenevo nascosta. Subito sentii quella donna celava qualche oscuro mistero e infatti appena udii le sue parole guardai Lyo sperando il giovane non si lasciasse attrarre dalla curiosità. Il fato lo creiamo noi, pensai, non è dettato dal destino. "Gentile signora, vi ringrazio molto, ma tenete questa moneta e proseguite.....". Mi affrettai a dare una moneta alla donna, sperando continuasse il suo cammino senza proferir parola.
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Le labbra di Gonzaga prima sfiorarono, poi si unirono a quelle di Carrinton in un bacio.
Un bacio lungo quanto un istante. Un istante intenso, travolgente. Ed un istante altro non è che un bagliore d’eternità. “Domani tutto questo dunque finirà?” Sussurrò lui, mentre i suoi occhi si perdevano in quelli di lei. “Durerà quanto un sogno, per poi svanire con l’albeggiare? E sia… ma almeno per questa notte sarete mia… ed io, da domani, vivrò di questi istanti rendendoli eterni e farne poi l’unica ragione della mia vita…” Si tolse allora il mantello e lo posò delicatamente sulle nude e graziose spalle di Gonzaga. “Così non sentirete l’umidità di questa notte, milady…” Estrasse poi qualcosa da una tasca. Era avvolta in un prezioso fazzoletto di seta bianca. “Questo è il mio dono per voi, milady…” aprendo quel fazzoletto e mostrando a Gonzaga il contenuto. Era una piccola chiave dorata con una catenina. “Visto che quella vecchia torre diroccata, quella in cui vi è la leggenda dei due amanti, vi aveva tanto affascinata…” disse “… l’ho acquistata… era di un vecchio signorotto che vive a Londra… vi ho fatto costruire un cancello e questa ne è la chiave… ora ogni qualvolta desidererete vivere la triste storia dei due sfortunati amanti, questa chiave ve lo permetterà, aprendovi le porte di quella lontana leggenda…” http://www.ma-petite-chou.com/wp-con...y-necklace.jpg |
Il gallo cantò e l’Oriente cominciò a schiarirsi.
L’aria del mattino era fresca, quasi pungente e la foschia cominciava a dissolversi man mano che il cielo si illuminava. Tutto attorno a quella casa sembrava come ammutolito. “Avete dormito bene, madame?” Disse l’uomo avvicinandosi ad Elisabeth. “Spero che quel lettino sia stato perlomeno accogliente… questo è vostro.” Porgendole il mantello con cui lei lo aveva coperto. “Vi ringrazio.” Sorridendo. “Ho visto che vi guardavate intorno… non abbiamo granché per una degna colazione, fatta eccezione per del pane nero ed un paio di mele forse un po’ troppo mature… ma non disperate, non vi lascerò digiuna.” Accennò una risata. “Del resto, come dice qualcuno, la colazione è il pasto più importante della giornata.” Sistemò alcune cose in una vecchia borsa sbiadita, che poi richiuse con molta attenzione. Ad un tratto si udirono dei passi provenienti dall’esterno. Un attimo dopo qualcuno bussò con vigore alla porta. “Latte!” Gridò quella voce da fuori. L’uomo allora aprì la porta. “Il solito mezzo litro?” Chiese colui che aveva bussato alla porta. “No, un litro intero.” Rispose l’uomo. I due si scambiarono una fugace occhiata. Il lattaio allora si guardò prima intorno, per accertarsi che non ci fossero occhi indiscreti, e poi consegnò, insieme al latte, un biglietto ripiegato più volte a quell’uomo. Un attimo dopo era già svanito nella strada. “Ecco...” disse l’uomo richiudendo la porta “… ora abbiamo anche del latte fresco.” Preparò allora la colazione. “Latte, pane e mele.” Portando il tutto a tavola. “Fidatevi, madame, se vi dico che nessun nobile o chierico di questo paese stamani può permettersi qualcosa di meglio.” Rise di gusto, per poi invitare Elisabeth a prendere posto a tavola. Ma la donna aveva notato che l’uomo, in maniera sospetta, si era affrettato a nascondere in una tasca il misterioso biglietto consegnatogli dal lattaio. |
La vecchia zingara era apparsa come dal nulla, arrivando quasi a far imbizzarrire il cavallo sul quale si trovavano Lyo e Altea.
“Non siete dunque attratta dal futuro, milady?” Chiese Lyo ad Altea. “Perché allora pagare con una moneta questa donna?” Sorrise fissandola negli occhi. “Lascia stare quella moneta e prendi invece questa.” Rivolgendosi poi alla zingara e lanciandogli una sua moneta. “Avanti, dimmi cosa ha in serbo il destino per me…” La donna si avvicinò e cominciò a leggere la mano del cavaliere. “Audacia, coraggio e fortuna vedo attorno a voi…” mormorò. “Si, devo dire che madonna Fortuna oggi sembra essermi amica.” Disse Lyo fissando la bella Altea. “Non interrompetemi…” sibilò la vecchia. Lyo fissò Altea e fece una smorfia in direzione della zingara. “La fortuna è come la marea…” continuò questa “… va e viene, sale e scende… attento, cavaliere… un uomo vestito di rosso… sta per giungere… e vedo… vedo…” “Cosa vedi?” Domandò Lyo. La vecchia emise un gemito e scosse il capo, come a volersi destare da un pensiero. “Nulla…” mormorò “… non vedo nulla…” lanciò un’occhiata poi ad Altea “… le forze del male, mia signora… sono ovunque… sono animate da oscuri demoni, che hanno come unico scopo quello di tormentarci…” In quel momento il cavallo di Lyo lanciò un nitrito. “Smettila con questi discorsi, vecchia!” La zittì Lyo. “Non ti ho dato quella moneta per udire oscuri presagi.” Ad un tratto un verso stridulo si sentì nell’aria e un figura nera e velocissima sfiorò le loro teste. Un attimo dopo un nibbio dalle piume scurissime si posò sul braccio della vecchia zingara, che cominciò a fissare Lyo ed Altea con un enigmatico sorriso, più simile ad un ghigno. “Perdonatemi, signore…” disse “… non volevo spaventarvi… che il Cielo vi assista…” |
Il carretto giunse rapido al Belvedere, per arrestarsi proprio davanti al portone del palazzo.
Un attimo dopo Daniel e Hagus furono fatti entrare. “Sei un fulmine, ragazzo!” Esclamò divertito Hagus. “Abbiamo quasi gareggiato con il vento!” “Bentornato, signore.” Disse Jalem avvicinandosi al carretto. “Lord Tudor vi sta attendendo nella biblioteca.” “Lo raggiungerò subito.” Annuendo Hagus. “Grazie, Jalem. E grazie anche a te, ragazzo.” Voltandosi verso Daniel. “Io accompagnerò sir Hagus dal duca, tu riporta il carretto nelle scuderie e poi pensa a dar da mangiare e bere al cavallo.” Disse Jalem a Daniel. “E quando avrai finito, recati da sir Guisgard.” |
La notte volò via insieme ai suoi sogni, il sole era già sorto e prometteva una bella giornata.
Mi preparai indossando abiti comodi , oggi avevo proprio voglia di una bella cavalcata con il mio Starlight...non c'era cosa più rilassante di questa. Scesi nella grande sala con l'intenzione di fare colazione , ma passando davanti alle finestre delle cucine , mi tornarono in mente vecchie scene di vita familiare, quelle in cui io adoravo rifugiarmi nelle cucine e fare lunghe chiaccherate con il personale di servizio. Mi trovavo a mio agio con loro riuscendo a scordarmi rigide regole protocollari e ad essere sotto certi aspetti me stessa. Percorrendo il viale che mi portava all'ingresso riservato alla servitù notai quel giovane garzone..Daniel ..si chiamava cosi...era diverso rispetto all'ultima volta che lo vidi...abiti meno logori e una padronanza nel muoversi che mi colpì. Pensai tra me " Forse il duca ha ascoltato le mie parole..speriamo...sarei rimasta delusa. Chissà se mai un giorno avesse trovato il suo vero padre.... |
"Chantal!Chantal!"
Cosa potesse rappresentare quella voce,il frutto della paura che le reggeva il cuore,forse,a generare quei suoni. Lo ignorava Chantal,non poteva scindere quell'invocazione con lucidità,il petto le ansimava e quella voce si confondeva con i suoi affannosi respiri. Si rialzò in fretta e percorse tutto il passaggio,lo faceva a singhiozzi,chinandosi,per tastare al buio il suolo freddo e umido e per riprendere fiato. E solo quando scorse una fonte luminosa,riprese respiro. Proveniva dai bagliori della Luna,una Luna folgorante che reclamava il suo posto nel cielo,inimicandosi Aurora che stava giungendo a confiscarle il regno nelle ore durante le quali avrebbe governato il Sole.La luce filtrava da un'apertura posta in alto. Si ritrovò,infatti,in una cappella cinta di colonne di marmo polissandro blu nuvolato,e lastricata in beola bianca che appariva argentea sotto i riflessi della luce che proveniva dalla fessura posta al centro della cupola tutta ornata di tessere opaline,come una volta celeste artificiale.Era palese che la mano dell'uomo governasse quel luogo con devozione e cura,non ardeva alcun cero ma vi erano dei vasi adorni di rose bianche freschissime disposti su un altare retto da due colonnine rivestite di tessere ordinate in spirali alterne dorate e blu saturo.Chantal non intravedeva nulla che la riconducesse ad una figura tangibile,ma era certa che qualcuno avesse visitato la cappella quel giorno stesso,e quelle rose,appena raccolte,ne erano testimonianza.Si girò intorno con la stessa stereotipia di un animale in gabbia,ai suoi occhi si mostravano affreschi nei toni del turchese e dell'indaco che rappresentavano scene marine con una Madonna,affrescata proprio alla sommità dell'altare,mentre sorge dalle acque,e ai suoi lati marinai in barca remanti verso di lei.La luce bluette e perlacea che penetrava dall'alto sembrava conferire vita a quelle immagini,voce a quelle figure ,e movimento alla Vergine Beata. Ma Chantal cercava una via d'accesso all'esterno,e non trovò altro che mura solide e impenetrabili,l'unica apertura palese ai suoi occhi era quella posta nella cupola,molto in alto. Si domandava come fosse possibile che non l'avesse mai veduto prima quell'ambiente,come vi si giungesse per vie esterne e non attraverso il passaggio che aveva percorso,e da quale ala della sua casa sarebbe stato possibile raggiungerlo. Ma le sue domande non trovarono risposta.Aveva percorso quel cunicolo tutta la notte,e di corsa,sebbene cedendo a tratti alla sua angoscia,quindi,forse,s'era portata molto lontano,chissà quanto lontano da casa sua. Era smarrita. E aveva freddo. Le tremavano le mani che ancora reggevano la lettera,e le braccia che cingevano il vasetto erano irrigidite. Si guardò intorno con sgomento e fu colta da un pensiero irrazionale,inquietante,ma l'unico che riuscisse a formulare nella mente in quegli attimi.Avrebbe dovuto rifare il percorso inverso e tornare nella sua casa,poichè da lì non sarebbe uscita altrimenti. Sì voltò,allora,verso il vano che le permettesse di imboccare il cunicolo dal quale era giunta. D'un tratto si irrigidì,il fiato si sospese,e le sue pupille si dilatarano.Muovendosi rapidamente s'era punta con qualcosa di acuminoso che aveva acuito in lei la paura che già la possedeva.Era una rosa sotto i suoi piedi.Ed era certa che al suo arrivo non vi fosse stata,essendo lei passata proprio di lì. Sgomenta,rabbrividita e fremente,si chinò per raccoglierla,la piccola ferita stillava sangue e la rosa era bianca,come tutte le altre.Appena raccolta. "Chantal!"Udì ancora. Ma,questa volta,quella voce era reale ed impetuosa. Alzò lo sguardo e rimase impietrita. Intanto,prendeva ad albeggiava attraverso il foro in alto che lasciava intravedere uno scorcio di cielo che diceva addio alla Luna per quella notte. |
L’odore che saliva dalla campagna addormentata, il profumo dei fiori, l’incanto del firmamento avvolgevano ogni cosa.
Quelle rose fra le mani di Melisendra sembravano gareggiare con la sua bellezza, scintillando sotto i delicati riflessi lasciati dalle torce che illuminavano l’ingresso del Belvedere. Ad un tratto apparve in lontananza la sagoma di Hagus che si avvicinava ai due aristocratici. “Perdonate se disturbo la vostra passeggiata, miei signori…” disse Hagus ai due “… i miei omaggi, milady. Lieto di rivedervi, sir Guisgard.” “Ben ritrovato, amico mio.” Sorridendo il nipote del duca. “Sempre in viaggio, a quanto vedo.” “Sempre per affari, milord.” “Allora non vi invidio affatto, amico mio.” Fece Guisgard. “In verità sono atteso da lord Tudor per discutere di alcune faccende che riguardano proprio lady Melisendra.” Spiegò il nuovo arrivato. “Ora dunque non vi ruberò altro tempo. Perdonate il disturbo.” “Ma vi pare, mio buon amico.” Con sufficienza Guisgard. “In realtà è quanto mai opportuna questa vostra visita… vedete, milady…” rivolgendosi a Melisendra “… l’umidità della sera è assai noiosa per me… e domani temo mi ritroverò per questo dei capelli crespi ed impresentabili… ah, talvolta detesto questo clima… ma, ahimé, ancora l’uomo non ha potere sulle leggi naturali… ed io, fino ad allora, non potrò godermi tranquille sere come queste… vogliate scusarmi dunque se ora mi ritirerò… vi auguro una serena notte, milady… a presto, sir Hagus.” E andò via. “Se ne avete piacere” disse Hagus a Melisendra “potete venire con me da lord Tudor, per discutere di quelle vostre proprietà in Inghilterra.” |
Renart fissò Talia pensieroso.
“In verità non saprei dire dove si trovi ora quel tipo…” mormorò “… ho solo sentito che chiedeva al padrone di potersi allontanare dalla compagnia… ho visto che si dirigeva verso il centro cittadino, ma non so precisamente dove…” lanciò uno sguardo in aria “… quanto al biglietto che aveva con sé, come detto, è lo stesso di quelli che distribuivano nella taverna ieri notte… e guarda caso uno di quei biglietti è finito nella mia tasca…” accennò allora un sorriso “… ma forse stiamo andando troppo velocemente, mia cara… vuoi prima che risponda alle tue domande e poi fare pace? E sia, ci sto! Ma almeno prima voglio una prova… sai, ieri notte non sei stata molto dolce con me… anzi, a dirla tutta, devo dire che sei stata molto scortese… non credi che ora meriti un gesto, una manifestazione d’affetto? Qualcosa che faccia da preludio alla nostra riappacificazione… magari faremo la pace al chiaro di Luna… ma ora capirai che ho bisogno di un piccolo acconto per dimenticare ieri notte…” |
Presi il cavallo di Sir Guisgard e stavo per portarlo al fiume per farlo bere.. Da lontano notai Lady Gonzaga che mi fissava.. Aveva fatto tanto per me e non l'avevo neanche ringraziata.. Mi avvicinai e le dissi:
<<Milady su accompagnatemi a dar da bere al cavallo del mio padrone.. Se volete portate anche Starlight così parleremo un pò..>> Voevo ringraziarla di tutto.. |
Nell'ascoltare le parole della donna rimasi zitta a braccia conserte, sospirando, tenendo testa al suo sguardo, quando se ne stava per andare non esitai a parlarle "Signora, non so chi siete voi, se vi divertite a imbrogliare la gente arricchendovi con le loro monete però ricordate....le forze del male si impossessano solo delle anime deboli, quindi io non ho paura". Vidi la donna correre e sparì senza accorgermi che strada aveva preso e mi avvicinai a Lyo per rassicurarlo "Lyo,non dovete aver paura, non dovete farvi condizionare dalle parole di costei. La moneta....gliela volevo dare perchè se ne andasse dietro un piccolo compenso. Voi avete voluto andare oltre, però se volete, nelle mie lunghe camminate in queste zone, intravidi una piccola cascata e nelle vicinanze vi dimora un druido, forse possiamo chiedere a lui chiarimenti e se volete essere rassicurato sul vostro futuro che sono certa sarà brillante".
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" Buon giorno Daniel..
a quanto vedo la vostra condizione sociale pare essere cambiata? Ne sono molto felice , non amo vedere le persone ridotte alla catena...mi spiace solo che dobbiate portare quel marchio a vita. Ma chissà...forse non tutti i mali vengono per nuocere..si dice cosi non se non erro...forse un giorno potrà essere il vostro lasciapassare....chissà!" Mi rivolsi a lui in quel modo cosi amichevole, senza pensare a nessuna regola di protocollo e anche non curante che forse lord Tudor mi avrebbe potuto sgridare , per aver fermato il mio passo e passato il mio tempo a colloquiare con il personale della servitù. Ma lui conosceva bene questo mio lato del carattere... la giornata prometteva bene...un bel sole era già alle nostre spalle...vidi il mio Starlght alla scuderia..impaziente ... ....la mia mano scivilò sul il regalo di lor Carrinton ....era al suo posto..esattamente dove lui lo posò la notte prima... Un sospiro di sollievo uscì dal mio petto...solo un attimo...solo un momento...nella notte..l'alba si è portata via tutto.. la corte di un nobiluomo come lord Carrinton non è cosa facile da vivere ...troppe ombre nel suo passato... " Scusatemi Daniel ..mi sono persa tra i miei pensieri...dicevate?...." |
Era distratta.. Pensosa.. Cosa le era accaduto? Notai una ciondolo a forma di chiave.. Sarà un regalo di quell'odioso Lord.. Il suo pensiero mi irritò.. Comunque le dissi:
<<Mi accompagneresti a dar da bere al cavallo di Sir Guisgard?>> Oh no! Senza pensarci avevo dato del tu a una Dama così importante.. Spero non se ne sia accorta.. |
Notai un leggero rossore prendere possesso del suo viso, un leggero sorriso attraversò il mio viso, era già troppo imbarazzato per conto suo..non era il caso che sottolineassi un azzardo simile..per sua fortuna eravamo soli , nessuno lo aveva sentito...se una cosa simile fosse successa alla presenza del duca o di qualsiasi altro nobile..non oso immaginare che fine avrebbe potuto fare .
Notai il suo sguardo sul mio medaglione..... " vi piace Daniel? ...è un regalo di lord Carrinton, dissi tenendolo tra le mie dita..questo gioiello ha una storia molto bella alle sue spalle..è molto prezioso. Da come lo guardate sembra che non sia la prima volta che lo vedete....per caso conoscete anche voi la storia ?". Mi osservava come se avesse timore di rispondere alla mia domanda....forse gli mettevo soggezione .. Mi voltai e vidi Sir Guiscard che avanzava verso di noi...e accanto al porticato la bellissima lady Melisendra ...non era il caso che stessi ancora là... " Scusatemi Daniel ora è meglio che vada..il sole è già troppo alto e il mio cavallo attende impaziente..." Avremo modo di proseguire la chiaccherata...Buona giornata" Salì a cavallo e usci dalla tenuta del duca... Sapevo bene dove la mia mente mi diceva di andare.. http://magiejacynthe.m.a.pic.centerb...t/qob0i3bb.gif |
E la osservavo mentre andava via.. Col suo vestito bianco era bellissima.. Mi destati dia miei pensieri... Conoscevo benissimo quella chiave.. Era della vecchia torre di mio zio.. Quando morì mia zia per mandare avanti la famiglia dovette venderla.. Quei ricordi facevano male.. Avevo passato metà della sua vita in quella torre.. L'arrivo di Sir Guisgard mi destarono dai miei pensieri.. Vicino a lui una donna.. Chi era?
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Lyo aveva ascoltato le parole della vecchia zingara, senza però badare troppo al loro significato.
Era un giovane cavaliere abituato ad affrontare situazioni reali, concrete ed era dunque piuttosto difficile che si lasciasse scuotere da quel genere di discorsi. “Non temete, milady…” sorridendo ad Altea “… quella vecchia zingara non mi ha impressionato affatto con le sue chiacchiere.” In verità i pensieri di Lyo erano occupati da tutt’altra cosa. Il nostro giovane cavaliere infatti, sin dal primo momento, era rimasto affascinato dalla bella Altea. La donna era una bellezza celtica, dai capelli rossi e gli occhi chiari. La bella bianchissima e l’aspetto sognante, come se fosse giunta da uno di quei posti magici che tanti bardi e cantori bretoni immortalavano nei loro racconti. Un mondo fatato, fatto di spiriti e folletti celati fra secolari alberi e incantati laghi intrisi di antichissimi miti, di tempi lontani, addormentati come la civiltà che li aveva partoriti. L’invito allora di Altea gli sembrò un insperato dono della sorte. Accettando avrebbe trascorso altro tempo solo con lei. “Un druido presso una cascata…” fissandola incuriosito “… che cosa affascinante… io non ho mai conosciuto un druido… sinceramente credevo esistessero solo nei miti e nei racconti di qualche vecchio bardo bretone… e sia!” Esclamò. “Perché no! Indicatemi la strada per giungere a quella cascata e ci andremo subito, milady!” |
Gonzaga galoppava nella verde campagna inglese.
Dietro di lei si allontanava sempre più la collina del Belvedere, mentre il profumo di campo sembrava tracciare una via invisibile in quel bucolico scenario. Un raggio di Sole accarezzava la dama in sella al suo meraviglioso cavallo bianco, illuminando la preziosa chiave che aveva con sé. Ad un tratto la vecchia torre diroccata apparve innanzi a lei. Le murature erano vecchie e consumate dal tempo, dalla pioggia e dal vento. Sterpi e rovi crescevano ovunque su quelle antiche pietre. “C’è una strada scritta nelle stelle... ascolta, loro sussurrano cose belle... quale senso ha questa amara spina... e l’ora del dolore sento ormai vicina...” Sembrò sussurrare il lieve vento che si era alzato in quel luogo. Ad un tratto il suono di una cornamusa destò Gonzaga da quel sogno ad occhi aperti. |
Chantal aveva in mano quella rosa.
“Chantal!” Disse una voce proveniente dalla cappella. “Tu devi essere Chantal, vero?” Era la voce di una donna. Chantal si voltò e la vide. Era una monaca. Un attimo dopo alcune figure affiancarono la misteriosa donna. Erano bambini. Ma bambini particolari. Angeli del Signore, anime candide e pure, imprigionate in corpi deformi. “Non abbiate paura, bambini…” con dolcezza la monaca a quei bambini “... lei è Chantal.” E si avvicinò alle grate in legno per guardare meglio la giovane. http://webstorage.mediaon.it/media/2...526_medium.jpg |
Guisgard aveva in quel momento lasciato Melisendra e Hagus, per ritirarsi nel palazzo.
Daniel aveva visto il suo padrone, ma qualcuno si avvicinò al giovane scudiero. "E così tu devi essere il nuovo scudiero di sir, Guisgard, vero?" Disse Arthos, uno dei cavalieri di lord Tudor da poco giunti al Belvedere. "Ho sentito dire che il tuo nobile padrone si fida a tal punto di te da affidarti i suoi preziosi cavalli. Io sono Arthos, suo vecchio amico. E incontrandolo proprio poco fa, mi ha incaricato di affidarti un compito molto delicato... si vede che godi della sua fiducia. Dicevo di quel delicato compito per te... vedi, nella dispensa, che si trova dall'altra parte del cortile, si è nascosto un villano... ecco, il tuo padrone vuole che tu gli dia una lezione, per poi cacciarlo via dal palazzo. Nelle scuderie troverai un bel bastone che ti sarà utile per cacciare quel parassita, ragazzo.” |
La nave giunse senza troppi problemi a Dover, dove in breve sbarcò i suoi importanti passeggeri.
Il cielo inglese era velato ed in lontananza si udivano sordi boati. Un temporale sembrava avvicinarsi. Il mare era scuro ed inquieto e una pallida Luna veniva a fatica avvolta da sottili e spettrali nuvole. L’odore della pioggia era già nell’aria e sul molo diversi marinai coprivano alcune imbarcazioni ormeggiate. Missan, Gaynor e Mercien trovarono ad attenderli una carrozza che li condusse poi ad una sontuosa residenza posta alla periferia di Camelot. “Siate i benvenuti, miei signori.” Accogliendoli un servitore dai chiari tratti moreschi. “Il mio padrone ha disposto questa dimora per il vostro soggiorno qui a Camelot. Egli vi prega di non cercarlo… sarà lui stesso a contattare voi. Io sono Raos… ai vostri ordini.” “Molto bene, Raos.” Disse Missan. “Capiamo benissimo la prudenza del tuo padrone. Egli è il nostro unico amico in questa terra straniera ed è nostro interesse non tradire la sua fiducia.” “Che nobile dimora!” Esclamò stupito Mercien. “Chissà se in patria sono al corrente di questo nostro sfarzo...” “Tu sei abituato alla miseria, ai raggiri, alla corruzione, al tradimento.” Replicò con indifferenza Missan. “Ed anche una stalla ti sembrerebbe una reggia, mio ingenuo repubblicano.” “Perdonatemi, ma sono capace di distinguere una stalla da una reggia, monsieur.” “Forse allora sei più furbo di quanto dai a vedere…” fissandolo Missan “… e questo non è sempre un bene, amico mio...” Mercien, che non ero uno sciocco, ben aveva compreso il sottile avvertimento di Missan. “Ora basta perdere tempo…” mormorò il nuovo ambasciatore della repubblica di Magnus “… ti darò la possibilità di guadagnarti subito il compenso pattuito...” “Vi ascolto, monsieur.” “Ricordi la donna che ci aiutasti a catturare?” “Certo.” Annuendo Mercien. “La duchessa Du Blois… cioè, voglio dire, l’ex duchessa Du Blois.” “Già, proprio lei…” con un ghigno Missan “… voglio che tu ora raccolga tutte le informazioni possibili su di lei… dove si trova ora, se è protetta da qualcuno e se ha acquistato fondi, abitazioni o altro genere di beni.” E congedato Mercien, Missan raggiunse in un’altra stanza Gaynor. “Allora, repubblicana… questa dimora è di tuo gradimento?” Chiese alla ragazza, mentre Raos portava loro del vino. “Ti consiglio di goderti questa missione come se fosse una vacanza… del resto cogliere fiori è da sempre un passatempo assai gradevole…” sorseggiò un po’ di vino “… bisogna subito agire… un nostro fallimento non sarà perdonato a Magnus… da questi miei documenti “… aprendo una busta che aveva in tasca “… si può vedere come la maggior parte dei nobili e degli ecclesiastici fuggiti dal nostro paese abbiano trovato poi rifugio qui a Camelot… e come tutti loro siano stati aiutati da un aristocratico molto vicino al re… lord Tudor… forse dobbiamo cominciare ad indagare proprio da lui… ho fatto preparare una carrozza che ci condurrà da lui stasera… ecco il suo invito ufficiale… non poteva non invitare il nuovo ambasciatore della Repubblica di Magnus nella sua dimora… preparati alla maniera delle nobili dame di questo regno… useremo ogni arma per il nostro scopo… anche la tua bellezza, mia magnifica repubblicana.” http://static.cinemarx.ro/poze/cache...785_4_1964.jpg |
Presi il mantello dalle sue mani e lo poggiai sul letto...come dirgli che avevo preferito dormire seduta su una panca.....a causa mia aveva dormito su due sedie.......Pane e mele...." Spero che il mantello vi abbia riscaldato, la notte e' fredda.....e comunque per il letto, grazie infinite ho dormito come un ghiro....ero veramente esausta.....mi spiace per voi, forse dovevate riposare in posto piu' comodo...sarete tutto rotto......per questo motivo stavo gironzolando cercando qualcosa per la colazione, la nottata sara' stata un inferno, ma avrei voluto farvi trovare qualcosa di buono......le mele andranno benissimo..permettetemi almeno di sbucciarle....poggero' le fettine sul pane e se saranno veramente cosi' mature....le spalmero' potremmo immaginare di mangiare pane e salsa di mele....."....certo ci sarebbe voluta la cannella, ma in quel momento sarebbe stata troppo preziosa, cosi' mi rimisi seduta sulla panca e incomincia a sbucciare le mele, quando qualcuno busso' alla porta e la scena che si presento' ai miei occhi, mi fece mettere all'erta tutti i miei sensi....un lattaio davvero particolare, tra movimenti veloci e frasi velate.....mise tra le mani del padrone di casa un litro di latte e un bigliettino .....che prontamente fu infilato nella tasca...Qualcosa prima di quell'avvenimento mi aveva resa nervosa, tanto che avevo parlato come se fossi stata rincorsa da un animale feroce e la vista di quel gesto conefrmo' il mio stata d'ansia......Mi fu insegnato che il silenzio e' d'oro....ma se dovevamo percorrere lo cammino....e se dovevo rischiare la pelle, sarebbe stato gradito almeno saperne i motivi......vidi il latte sul tavolo....." Una manna questo latte.......sono assetata, bene...e' il caso quindi di non indugiare oltre e fare colazione, avete detto bene la colazione e' la parte piu' importante della giornata, e poi avete detto che oggi avremmo cominciato il nostro cammino.........una cosa devo chiedervi Monsieur.......voi fate questo per me, perche' nella realta' non avete null'altro da fare nella vita...o perche' comunque mi sono trovata sul vostro cammino.....e insieme affronteremo i guia dell'uno e dell'altra ?..."
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"Lyo, un giorno camminavo per queste verdi radure, lo vedete quel ciliegio laggìù vicino alla quercia secolare? Ne fui attratta dai colori dei suoi candidi fiori, segno dell'esplosione di una solare primavera, arrivata in quella zona notai una piccola stradina che scendeva in pendenza, vi avviso è molto sterrata, piena di ghiaia e soprattutto radici di alberi poichè costeggiata da una vasta varietà. Poi udii un rumore di acqua in movimento e vicino a un piccolo ruscello vi era un piccola cascata. Mi inginocchiai per assaporarne la freschezza delle acque e udii una voce possente che mi intimava di non muovermi. Mi si presentò innanzi un personaggio possente, dalla veste lunga e un bastone di legno di quercia. Subito sentii egli era una presenza magica, e un sorriso apparve nel volto del vecchio druido. Mi parlò dei suoi poteri, di molte sue avventure, però non mi fece accomodare nella sua decadente dimora di fango e paglia"
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"Buona notte, Sir Guisgard..." lo salutai, inebriata del profumo delle rose che stringevo tra le mani. Era un profumo così dolce e così confortante che mi strappò un sorriso. Poi mi ricordai che c'erano altre questioni che richiamavano la mia attenzione.
Mi voltai verso sir Hagus. "Ditemi pure, Sir Hagus, sono impaziente di udire quali novità ci portate..." ci incamminammo verso lo studio di Lord Tudor. "Avete trovato il feudo della mia famiglia? Ci sono state delle difficoltà?" |
Chantal si rincuorò quando vide che quella voce apparteneva ad una suora.
"Sorella!"La invocò impetrando compassione."Avete pronunciato il mio nome,dunque sapete chi sono.Siete stata voi a lanciare la rosa sul mio passaggio?" La guardò con perplessità ma anche con un profondo senso di riconoscenza,come ad esserle grata della sua voce amica. Poi vide i bambini che la accerchiavano incuriositi e spaventati. "Vi prego,non abbiate timore di me."Disse rivolgendosi a quelle creature beffate dalla natura con tanta pena nel cuore.E si portò a protendere le braccia oltre la grata per poterli toccare,accarezzare,per rincuorarli e trasmettere loro che la sua persona non era venuta per far loro del male. Ma il cuore le si oscurò improvvisamente.E la compassione,frammista alla disperazione,si impossessarono di lei. "Sorella,vi prego,come posso uscire da qui,devo cercare mio zio.Conoscete padre Adam?Si è allontanato al crepuscolo per impartire i sacramenti ma non ha fatto più ritorno a casa.Temo per la sua vita.Abbiate pietà di me,conducetemi fuori da questo luogo,devo cercarlo.Se ritornassi da dove sono venuta potrei incorrere in qualche pericolo.C'era qualcuno nel giardino della casa,qualcuno che,forse,è venuto per fare del male a mio zio.Offritemi il vostro aiuto,vi supplico."Dosse con concitazione. Poi guardò dritto negli occhi la suora,una giovanissima donna dai lineamenti molto dolci:"Chi siete?E queste creature,vivono qui con voi?Come vi si accede a questo luogo?" Chantal si accostava sempre più alle sbarre con fare sconfortato ad impietosire la monaca,le stringeva con veemenza,vi poggiò la sua fronte con le membra calde e ancora frementi,vi si poggiò con abbandono mentre implorava aiuto,senza mai lasciare la lettera dalle mani che si aggrappavano strette alla grata. Ma cercò la forza di sorridere a quelle creature che la scrutavano con incredulità.Comprendeva che tutte loro la temessero,e se ne rammaricava. |
Andai verso il luogo dove si trovava questo ladro.. Era nella dispensa.. Nascosto dietro un sacco di grano.. Mi avvicinai furtivamente con il bastone in mano.. Stovo già per colpire il ragazzo quando vidi mio fratello..
<<MARCO!Che ci fai qui?>> lo abbracciai forte! Erano minimo due anni che non lo vedevo dalla morte dei miei genitori.. <<Che ti è successo? Vieni ti porto in camera mia....>> |
Sorrisi, lanciando a Renart uno sguardo enigmatico...
“Una prova?” domandai, modulando la voce in un sussurro dolce e suadente “E dici che sono stata scortese con te ieri sera, mio intrepido soldato? E’ questo che pensi davvero?” E intanto, mentre parlavo, mi facevo sempre più vicino... i miei occhi erano allacciati a quelli di Renart e il tono della mia voce si faceva sempre più basso... “Ebbene... se ciò è vero, allora forse meriti davvero un pegno... un acconto, come tu dici...” Rimasi per un momento in silenzio, lasciando come la frase in sospeso... poi, d’improvviso, feci scivolare la mia mano dal suo braccio alla tasca della sua giacca e sfilai il biglietto, stringendolo nella mano, e sfuggendo subito alla sua presa sebbene egli, non appena resosi conto del mio gesto, avesse cercato di bloccarmi. Risi, allontanandomi di qualche passo. “Suvvia, Renart...” dissi, facendo l’occhiolino alla sua espressione corrucciata “Non sarai davvero arrabbiato con me, vero?” Poggiai maliziosamente un bacio su due dita della mia mano e, con un leggero soffio, lo spedii simbolicamente verso di lui con un sorriso. Poi spiegai il biglietto che gli avevo sottratto e rimasi a fissarlo per qualche istante. |
Gaynor si sentiva frastornata da quella serie di eventi. Tutto era accaduto troppo in fretta, ma soprattutto non riusciva a capacitarsi del cambiamento avvenuto in Missan. Non sembrava più lo stesso giovane che fino a pochi mesi prima era stato il suo più caro amico, il fratello che non aveva mai avuto, il confidente e compagno di innocenti scorribande. Oggi appariva soltanto assetato di potere e di sangue, nascosti sotto la parola di Repubblica, che pronunciata con questi sentimenti nel cuore usciva dalla bocca senza rumore, infrangendosi contro il suo stesso significato. Missan le stava chiedendo, anzi ordinando, di usare ogni arma a sua disposizione per versare altro sangue, e Gaynor non era sicura di volerlo fare. Non poteva essere quello il modo di governare un popolo, non era giusto assoggettarsi ad una tirannia che aveva soltanto il sapore dell'esaltazione e non della giustizia. Ecco che si trovava in terra straniera, a tramare contro delle persone che agivano per una giusta causa, accompagnata da quello che era ormai un pallido ricordo del suo amico e da un essere viscido, Mercien, che le aveva sempre fatto ribrezzo.
Nonostante questo stato d'animo, Gaynor rispose con fare spavaldo: "Bene, se devo godermela, tanto vale cominciare sin d'ora... mostratemi la mia stanza!" |
Il misterioso uomo fissò Elisabeth ed accennò un sorriso.
“In verità, madame, ultimamente in questo paese non c’è poi molto da fare per nessuno…” disse “… il popolo è ancora alle prese con tutto ciò che i Ginestrini non hanno confiscato ai nobili ed alla Chiesa… quando poi il volgo avrà consumato quelle briciole lasciate dai suoi governanti, allora si accorgerà che non basta gridare libertà ed uguaglianza per sfamare i propri figli…” Fecero allora colazione e subito dopo l’uomo cominciò a prepararsi. “Avete detto bene…” mormorò “… oggi comincia il nostro cammino e chissà che almeno uno di noi due non possa vedere i propri guai risolversi.” Rise. “Ma prima, mi comporterò da perfetto cavaliere, madame… qualcuno mi ha insegnato che nella vita occorre anche svago… ebbene, ora vi porterò ad un bello spettacolo…” I due uscirono allora di casa e raggiunsero una locanda, chiamata Del Frantoio. La locanda era affollata da diverse persone, tutte intente a guardare alcuni giovani riuniti dall’altra parte della strada. Questi suonavano, cantavano, ballavano e motteggiavano allegramente, attirando l’attenzione dei presenti. “Guardate cosa ho trovato!” Fece una ragazza mostrando uno straccio trovato a terra. “Questa preziosa seta!” “Io offro un milione per quello strascico!” Disse uno di quei giovani. “Io ne offro dieci!” “Cento milioni!” Ridendo un altro ancora. “Fermi!” Prendendo quello straccio un’altra di loro. “Il vestito della sovrana non si vende… si strappa!” E lo strappò tra le risate dei suoi compagni. Ad un tratto un altro di loro assumendo un’aria sostenuta e ponendosi sul capo un capello da contadino cominciò a recitare: “In ginocchio innanzi a me, rozzi villani! Anatre e fagiani imbandite per i sovrani! Basta io che mangi e beva fino a sazietà, poi dei mali del popolo nessun avrà pietà!” E tutti in coro: “Per il bene ed il privilegio della classe, siamo contenti pur di pagare tante tasse! Siam affamati, afflitti, derelitti, dissanguati, ma felici di salvaguardar sovrani tanto amati!” E le spensierate risate di tutti loro sancirono la fine di quella ballata, mentre quel pubblico improvvisato, in strada, nella locanda e dalle case vicine applaudiva il brio e la gioia di quei ragazzi. E incitati dal consenso di quel popolare uditorio, i giovani ripresero a cantare la loro irriverente felicità. Uno di loro cominciò a cantare: “Saranno grassi e sazi i Ginestrini e anche quelli magri e mingherlini! E di certo finalmente mangeranno, senza indugio e sosta tutto l’anno! Allora pesce, formaggi e selvaggin, insieme a frutta, a miele e focaccin! E ciò senza inganno alcuno, credici, come hanno fatto finora i chierici!” E di nuovo risa, abbracci e baci sancirono quei giovani impulsi fatti di allegria e libertà. Il misterioso uomo ed Elisabeth presero allora un tavolo nella locanda. Ma la donna si accorse che il suo misterioso compagno era attento a celare quel suo biglietto in una tasca, guardandosi nervosamente intorno. |
Lyo ascoltava incantato il racconto di Altea.
La magia di quelle atmosfere descritte dalla ragazza sembrava lasciarsi accompagnare dal dolce suono della sua voce. Una voce che aveva un sapore antico, fatto di sensi, emozioni ed immagini lontane nel tempo. Il cavaliere sentì, ascoltandola, una serenità nell’animo a lui quasi sconosciuta. “Quella via è sterrata dite?” Sorridendo il cavaliere. “Qualcuno mi disse una volta che i più bei tesori del mondo sono custoditi in luoghi inaccessibili ai più… e poi con voi…” aggiunse fissandola “… arriverei in capo al mondo…” Guardò allora in direzione del ciliegio. “Raggiungiamo quel ciliegio” disse “e percorriamo la stradina di cui dite, milady… sono curioso di raggiungere quel luogo che mi avete descritto con tanta passione.” Lyo allora spronò il cavallo e i due si diressero verso il ciliegio. La stradina, come detto da Altea, era tutt’altro che facile da percorrere e solo alla fine di essa i due trovarono il ruscello con la cascata. Lyo si avvicinò al ruscello e cominciò a bere un po’ di quell’acqua. Il luogo però sembrava deserto e solo il vento lo attraversava animandolo col suo lieve e fresco soffio. Lyo fissava Altea, accorgendosi che la ragazza si guardava intorno in cerca di un’apparizione, di un’immagine. Forse una speranza effimera. Ad un tratto qualcuno uscì dai cespugli. Era un rozzo nano, sgradevole tanto nell’aspetto quanto nei modi. “Forse possiamo chiedere a quel nano notizie sul druido…” fece Lyo rivolgendosi ad Altea. http://i.dailymail.co.uk/i/pix/2010/...55_233x404.jpg |
“Si, milady…” disse Hagus a Melisendra “… in effetti ci sono diverse notizie. Raggiungiamo lord Tudor, così da poter parlare liberamente.”
I due così si presentarono al duca e Hagus cominciò il suo resoconto. “Milord, milady…” cominciò a dire “… ho visitato la baia di Trafford Bridge e ho visto il castello che la domina… dagli atti e dai documenti che sono riuscito a raccogliere risulta che quel feudo è divenuto proprietà del conte di Beauchamps, quando lo ebbe in dote dal matrimonio con vostra madre, milady.” “Bene!” Esclamò lord Tudor. “Ottimo lavoro, sir Hagus!” “In verità le cose non sono così semplici come sembrano, milord.” “E perché mai?” “Quel feudo, essendo proprietà del conte di Beauchamps, è ritenuto dal governo di Magnus come patrimonio della repubblica.” “E’assurdo!” Urlò lord Tudor. “Quei maledetti non possono vantare diritti nelle nostre terre!” “Infatti” replicò Hagus “la legge inglese non riconosce il nuovo governo di Magnus e dunque non ritiene quelle richieste tutelabili sul suolo britannico.” “Allora lady Melisendra è la legittima proprietaria di Trafford Bridge, giusto?” “Si, milord.” Annuì Hagus. “Anche se il nuovo ambasciatore della Repubblica di Magnus appena giunto in Inghilterra ha fatto esplicita richiesta di quelle terre. E dei gioielli della vostra famiglia, milady.” Aggiunse fissando Melisendra. “Che vada al diavolo insieme a tutti quegli sporchi Ginestrini!” Adirato il duca. “Al mondo non vi è razza peggiore dei repubblicani! Comunque…” ricomponendosi “… lady Melisendra può allora prendere subito possesso delle sue terre, giusto?” “Si, milord.” Rispose Hagus. “Anche se forse potrebbe essere un po’ rischioso per lei vivere da sola in quel castello… vi ricordo che il nuovo ambasciatore di Magnus si trova qui in Inghilterra.” “Non oserà certo far qualcosa contro una nobile dama inglese!” Esclamò il duca. “A proposito, Hagus… lo conoscete? Che tipo è?” “Non lo conosco personalmente… ma presto questa vostra curiosità sarà soddisfatta… in qualità di vostro curatore mi sono preso la libertà di invitarlo al Belvedere, milord.” “Avete fatto bene…” pensieroso lord Tudor “… così capiremo subito con chi abbiamo a che fare…” |
La monaca fissò Chantal con un sorriso.
“Noi tutti ti conosciamo molto bene…” disse “… vero bambini? E’ padre Adam che ci ha parlato di te… forse tu non conosci la nostra storia… io e queste anime di Dio” indicando i bambini “vivevamo nel convento di San Colombano poco fuori le mura di Camelot… ma allo scoppio della rivoluzione tutto cambiò… il nuovo governo repubblicano confiscò tutti i beni della Chiesa, sciogliendo poi ogni ordine religioso e condannando a morte tutti i chierici… saremmo tutti morti se padre Adam non ci avesse salvati e condotti qui… ci ha nascosti in questa cappella ed ogni giorno ci porta cibo, acqua e recita la Santa Messa per noi…” poi mutò espressione “… io però ignoro altre strade o passaggi per uscire da qui… padre Adam per venire da noi utilizza la stessa strada che hai fatto tu… ma perché dici che è in pericolo? Lo hanno forse scoperto? E chi credi sia giunto a casa tua?” Poi la monaca cercò di calmarsi. “Perdonami, ti prego… non ho paura per me, ma per questi bambini… forse è meglio anche per te restare qui… ti farebbero del male se ti trovassero in casa…” |
La voce di Daniel echeggiò nella dispensa appena i suoi occhi riconobbero quel giovane.
Ma questi, vistosi scoperto, saltò su e si nascose dietro una grossa botte. “Fermo là!” Intimò a Daniel. “Non avvicinarti, altrimenti ti spacco la testa! Non sto scherzando, giuro!” Ma un attimo dopo, appena recuperata un po’ di lucidità, riconobbe quella voce. “Daniel?” Mormorò Marco. “Sei… sei davvero tu? Fatti vedere… non mi fido… non mi fido più di nessuno…” Mise allora la testa fuori da quel nascondiglio e guardò con attenzione il giovane scudiero di Guisgard. “Daniel!” Esclamò. “Allora sei proprio tu!” Uscì dal suo nascondiglio, per poi fermarsi un momento dopo. “No… aspetta… se mi trovano sarò di nuovo frustrato a sangue…” mormorò “… no, non voglio più essere picchiato… no, non sono una bestia! Non lo sono!” Gridò sconvolto. |
Missan fissò Raos ed annuì.
Il servitore allora mostrò alla bella Gaynor la sua stanza. Qui la giovane Ginestrina trovò diversi abiti, tutti all’ultima moda delle corti inglesi. “Milady, messer Missan vi attenderà giù.” Disse il servitore. “Appena sarete pronta vi prega di raggiungerlo.” Tornato da Missan, Raos consegnò a questi una lettera del suo misterioso padrone. “Ottimo…” mormorò Missan dopo aver letto la lettera “… sembra che anche il tuo padrone si recherà al palazzo di lord Tudor, stasera… del resto ci saranno i più nobili uomini del regno… fa preparare la carrozza.” Ordinò poi al servitore. “Appena Gaynor sarà pronta ci recheremo da lord Tudor.” “Si, signore.” Annuì Raos. Intanto, rimasta sola nella sua stanza, a Gaynor non restava altro che scegliere un abito per il ricevimento al palazzo di lord Tudor. http://www.medias-inrocks.com/upload...elique-604.jpg |
Talia aprì quel misterioso biglietto e cominciò a leggere il testo:
“Stasera ritrovatevi tutti alla locanda Del Frantoio in attesa del segnale. Assicuratevi che questo biglietto non cada in mani sbagliate o saremo tutti scoperti. A stasera, fratelli.” Il biglietto recava come firma il simbolo dei Pomerini. Renart si avvicinò a Talia, destandola dai suoi pensieri. “Sembra che il nostro misterioso Tafferuille si interessi di politica…” disse accarezzandole i capelli “… sinceramente non capisco in che modo possa riguardargli questa cosa… è un attore… mah… più passa il tempo, più quel tipo mi sembra del tutto fuori di testa… ma veniamo a noi, mia cara…” avvicinando il suo volto a quello di lei “… non so perché, ma sono pronto a scommettere che tu hai una gran voglia di seguire quel tipo… ed ovviamente non puoi andarci da sola, essendo una ragazza… e poi immagini il padrone se venisse a sapere di questa cosa? E, ti rivelerò, io non sono molto bravo a conservare un segreto… ma sono certo che tu possiedi i giusti argomenti per ottenere il mio silenzio, mia cara…” Ma proprio in quel momento arrivò il vecchio Essien. “Vi ho cercati dappertutto!” Esclamò. “Si può sapere dove eravate finiti? Domani abbiamo lo spettacolo! Avete preparato i vostri costumi? Cos’hai, Talia?” Avvicinandosi alla ragazza. “Ti vedo pensierosa.” “Eh, padrone, sembra che la nostra Colombina sia un po’ distratta ultimamente.” Facendo il finto tonto Renart. “Sta zitto, Renart!” Lanciandogli un’occhiataccia Essien. “Va tutto bene, ragazza mia?” Rivolgendosi di nuovo a Talia. “Sai bene che se c’è qualche problema puoi contare su di noi… siamo la tua famiglia, non dimenticarlo.” http://www.cosplayisland.co.uk/files...r-barbossa.jpg |
Una leggera fresca brezza scompigliava i miei capelli, una strana quiete circondava il luogo dove incontrai il mago e mi guardavo attorno circospetta, quando Lyo mi destò dai miei pensieri. "Un nano?" pensai. Effettivamente dinnanzi ai miei occhi si presentò un essere non molto piacevole ma la bellezza, si sa, sta nell'animo delle persone. Con un leggero inchino di saluto mi rivolsi alla strana apparizione " i miei omaggi messere, scusate se vi disturbo. Alcune settimane fa arrivai in questa zona e feci la gentil conoscenza di un mago..un druido. La sua casa era da queste parti ma ora non vedo nemmeno quella. Voi potreste darci delle informazioni maggiori? Abbiamo cose urgenti e di grande importanza di cui parlargli" sorrisi al nano, cercando di accattivarmi la sua simpatia in quanto il suo sguardo non era alquanto gentile.
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Il nano, sgradevole d’aspetto e villano negli atteggiamenti, fissò con sospetto Altea.
“Badate, mia signora, che questo luogo non è fatto per gli impulsi amorosi e le fughe sentimentali di voi amanti!” Disse severamente. “Questo luogo è da sempre ritenuto santo! Molto prima dell’avvento dell’unico Dio in queste antiche terre!” “Ora sei scortese ed inopportuno, nano!” Adirato Lyo. “Questa gentile dama ti ha solo chiesto un’informazione e non ti consento di mancarle di rispetto! Sappi che ella è mobilissima e tu, storpio e grottesco sbaglio della natura, non sei neppure degno di trovarti davanti alla sua bellezza ed al suo lignaggio!” “E sta bene, cavaliere…” con un ghigno il nano “… ma ditemi… cosa vi rende tanto superbo? La vostra bellezza? Il vostro valore? E sia! Perderete entrambe le cose prima che giunga il crepuscolo!” In quel momento il vento si alzò con veemenza su quel luogo. Un attimo dopo il nano sparì nella boscaglia ed un sinistro alito d’inquietudine si diffuse in Lyo ed Altea. |
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