Gwen uscì nel giardinetto ed intravide le sagome di Elv e Lyann nella penombra, tra l'alone dei faretti e il buio della sera.
Parlavano fitto fitto, poi lei accarezzò il braccio di lui.
Il bel professore tornò allora in sala per prendere la sua giacca e il cappotto di Lyann.
Insieme allora tornarono in albergo.

Li notai vicino ai faretti fra la vegetazione.
Non capii ciò che dicevano, poichè parlavano fitto.
Mi irrigidii vedendo la mano di Lyann sul braccio di Elv, ma tacqui.
Poi, lui andò a prendere le giacche di entrambi e tornarono in albergo.
Lo stesso feci io, tornando in camera.
Non sapevo come definire questa situazione, era strana, surreale e per quanto Elv mi piacesse e mi piacesse ciò che si stava creando fra noi, avrei sperato di trovare un clima lavorativo più sereno, cosa che, a questo punto, costituiva una vera e propria utopia.

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Feci un sorrisetto divertito a quelle parole dell'uomo.
Oh ma guarda, mister mistero si era anche offeso!
"Vedo che continua a non volermi dare nessuna credenziale, nessuna documentazione, vuole solo che io affidi un'opera di inestimabile valore a un uomo che non ha nemmeno il coraggio di mostrare la propria faccia!" fissandolo.
"Mi dispiace, ma ha contattato la donna sbagliata, gliel'ho detto, si rivolga ai trafficanti del mercato nero, loro non le faranno nessuna domanda che non sia relativa alla paga!" con una vena di disprezzo nella voce.
Ma per chi mi avevano presa?
Quell'arroganza mi indispettiva terribilmente.
"Dunque se non è altro, signore, la saluto.." e feci per andarmene.

"Prego." Disse l'uomo a Destresya. "Ma sappia che si pentirà. L'archeologia e la storia c'entrano fino ad un certo punto. In ballo c'è molto di più, professoressa."
Gwen intanto era tornata in albergo.
Nella hall intravide Elv e Lyann seduti a bere.
Ma la studentessa risalì in camera.

Tornai in camera e mi misi a letto, con l'immagine di loro seduti a bere ben impressa in mente.
Tutto per un attacco nevrotico di una psicopatica...
L'ennesima notte insonne non avrebbe giovato nemmeno ai miei, di nervi, ma quando ero arrivata qui non avevo messo in conto tutto quello che poteva succedere in pochi giorni.
Soprattutto, nel momento in cui mi ero lanciata in questo salti bel buio, non avrei immaginato che Lyann potesse rivelarsi una tale brutta persona, ma ciò sicuramente aumentava in me la voglia di insistere ancora di più.

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Più parlava, più non lo sopportavo e la rabbia stava crescendo mentre cercavo di non esplodere.
"Queste cose le lascio a voi, io mi occupo di archeologia, appunto..." fissandolo e poi voltandomi verso la porta per andarmene.
Non volevo nemmeno ascoltare che cosa volesse dire, sapevo che era un'esca perchè gli chiedessi di rivelarmi la sua visione del mondo.
Ma avevo visto molti uomini come lui, con lo stesso mistero, la stessa volontà di usare la storia a proprio vantaggio.
E li avevo combattuti, sempre.
Loro e i loro agenti, e li avevo anche sempre battuti.
Questo non era un cretino come gli altri però, sapeva il fatto suo.
Ma lo sapevo anche io.
Eccome.
Avrei trovato quella tavoletta e l'avrei sistemata nel museo dove meritava di stare, dove non l'avrebbero mai potuta avere.
Con questa convinzione, uscii da quella casa e mi diressi alla mia macchina.

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Gwen si coricò, tra mille pensieri.
Il sonno però non arrivava.
Ad un tratto notò 2 puntini rossi nell'angolo opposto della camera.
Destresya, intanto, stava lasciando la casa nel bosco.
Prima che uscisse il maggiordomo le consegnò un nmero di telefono.
"Il professoe le chiede di chiamarlo qual'ora cambiasse idea." Disse.

Cercavo di dormire, ma ovviamente sapevo che non ci sarebbe stata speranza di prendere sonno.
Ad un certo punto, la mia attenzione venne attirata da due puntini rossi nell'angolo della camera.
Mi alzai allora dal letto e raggiunsi il lato opposto della stanza, per capire cosa fossero quelle piccole lucine.

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Risposi cordialmente al maggiordomo che mi porgeva il biglietto da visita.
Poteva sempre servire, per carità.
Rientrai in macchina e mi diressi verso la facoltà.
Chiamai il mio assistente e gli dissi di procurarmi a tutti i costi un permesso, una scusa, una qualunque motivazione per poter partire quel giorno stesso per Kaivaz.
Ormai era una corsa contro il tempo.

Gwen stava per avvicinarsi quando quelle 2 piccole luci rosse si mossero.
Indietreggiarono quasi, senza dividersi mai.
La studenressa allora intravide qualcosa intorno alle lucine.
Una sagoma nera.
Piccola e dalle movenze strane.
In quel momento Destresya tornava in città.
Voleva andare a Kaiz e il suo assistente le prenotò il primo volo per arrivarci.