Camelot, la patria della cavalleria

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-   -   Tylesia e il perduto Fiore dell'Intelletto (http://www.camelot-irc.org/forum/showthread.php?t=1919)

Guisgard 25-08-2012 02.01.30

Daniel, in un attimo, decise di seguire la regina, lasciando dietro di sé Elisabeth ed Altea.
Ma anche Reas cominciò a seguire la regina.
La donna era entrata nel giardino e iniziò a percorrere il lungo viale fiorito, attorniato da zampillanti fontane dai superbi giochi d'acqua e da sculture di classicheggiante perfezione.
Raggiunse allora un altare di marmo, dal quale fuoriuscivano i più bei fiori mai sbocciati a questo mondo.
Ma al centro di quell'ara marmorea, dove sembrava essere stato destinato Qualcosa di immensamente prezioso, stava un bellissimo vaso di alabastro.
Il vaso era però vuoto.
Nel vederlo, Destefya lanciò un gemito, per poi prendere un po' del terreno che era stato messo in esso.
“Il...” disse con un filo di voce la regina “... il... il mio Fiore... dov'è?”
In quel momento, qualcosa di incredibile accadde in quel giardino.
Tutti i fiori, tutte le piante e tutti gli alberi cominciarono a seccare miseramente uno dopo l'altro.
Anche l'acqua delle fontane si consumò in un attimo.
“E'...” gettandosi a terra la regina “... è... la fine... abbiamo perso...”
In quello stesso momento, ma fuori dal giardino, Redentos, che era ancora accanto ad Altea, all'improvviso vide una figura affacciarsi da una delle torri del palazzo.
“Calunda!” Chiamò ad un tratto il cavaliere, per poi correre verso la torre.
In breve vi entrò e raggiunse poi l'ultimo piano.
Chiamò più volte quel nome, cercando la donna che aveva visto in quella torre.
Alla fine, la trovò, da sola, in una stanza.
“Calunda, amore mio...” disse Redentos.
“Redentos...” sorridendo lei.
“Allora mi riconosci, anima mia?”
“Si, ora si...” rispose lei “... ti stavo aspettando... ora saremo insieme... per sempre...” e si strinsero, per poi unirsi in un bacio che sembrava fatto di Eternità.
In quel momento una nuova scossa di terremoto devastò ancora una volta Tylesia, distruggendo altri edifici e abbattendo varie parti del palazzo reale.
E tra esse anche la torre in cui si trovavano Redentos e sua moglie Calunda.

Altea 25-08-2012 20.09.58

Abbracciai Elisabeth e Daniel, notai Redentos salire su una torre e una dama ivi al balcone ma fui destata da delle urla nel Giardino, mi voltai e come in quel sogno..tutta la bellezza di quel Giardino era svanita e attecchite..già, le cose belle e preziose come i sentimenti belli e puri vanno curati e preservati per non farli morire. E la regina era piangente, il Fiore scomparso e mi avvicinai alla regina e un gesto fulmineo mi porto' ad abbracciarla.
Ma fu un attimo, la Terra iniziò a tremare nuovamente..un terremoto..e nuovi palazzi crollarono, uscii dal Giardino e vidi un cumulo di macerie..e la torre distrutta.
"Un cavaliere" urlai "era in quella torre e vidi una dama al balcone. Presto si deve scavare per vedere se sono ancora vivi".

Daniel 25-08-2012 22.26.50

Il giardino era magnifico.. Fiori mai visti e piante bizzarre spuntavano ovunque.. Ad un certo punto la reina disse qualcosa e vidi un vaso vuoto su un altare scolpito... Ad un certo punto tutto quello splendore svanì.. Rimasero solo foglie secche e morte.. La regina piangeva.. C'era un altro uomo nel giardino.. ma io ero attirato da un cupo ronzio.. Camminai nel giardino superando la regina ed inoltrandomi nella foresta morta.. il ronzio aumentva fino a quando arrivai ad una collina.. Il ronzio era ormai molto forte.. e Sulla collina ormai ricoperta di erba secca e dura terra vidi un fiore.. bellissimo.. Una rosa rossa scarlatta.. Contenuta in una teca di cristallo.. ed era lì.. Che fluttuava tranquilla nella sua teca.. Stavo sognando? Era reale ciò che vedevo?

Guisgard 27-08-2012 02.15.55

Le Grida di Altea attirarono solo Reas e Cristansen, visto che tutti gli altri soldati erano impegnati a prestare soccorso in altre parti della città.
Tuttavia, la torre in cui Redentos e sua moglie erano saliti era ridotta ormai in un cumulo di macerie ed appariva inutile ogni tentativo di soccorso.
“Ormai Tylesia è un cumulo di macerie” disse Destefya “ed ovunque vi è solo pianto e dolore. Voglio che tutti voi lasciate la città, per mettervi in salvo e ricominciare una nuova vita.”
“Non senza di voi, maestà!” Esclamò Reas.
“Il mio posto è qui” fissandolo la regina “e non voglio abbandonarlo. Ora andate, è un ordine. E voi, capitano, non mi avete mai disobbedito.”
“Mia regina...” chinando il capo Reas.
Destefya si voltò poi verso Cristansen.
“Perdonatemi, messere...” sorridendogli “... voi avevate ragione ed io torto...”
La regina allora ordinò nuovamente a tutti loro di andare, per poi incamminarsi e svanire tra i fiori del giardino.
“Dobbiamo andarcene da qui.” Rivolgendosi Cristansen a Reas.
Questi annuì ed uscirono dal giardino.
“Andiamo, abbandoniamo Tylesia.” Disse Cristansen fissando Elisabeth, Altea e Vivian.



Nel frattempo, Daniel si era allontanato.
Si ritrovò nella selva e davanti ai suoi occhi cominciarono ad apparire visioni ed illusioni.
Giunse allora presso un piccolo colle e vide nuovamente Tylesia.
In città dominava il caos.
Tra le macerie, il giovane cavaliere vide i corpi straziati di individui che conosceva.
Riconobbe infatti Kojo e molti cavalieri del Tulipano, morti tra le rovine dei palazzi mentre forse erano impegnati in saccheggi e furti.
E tra quei detriti vide anche il corpo senza vita del malvagio leader dei Tulipani, lo scaltro ed ambizioso Guxyo.

Altea 27-08-2012 14.30.09

Ero desolata...come la desolazione che regnava a Tylesia.
Guardai la regina, era stanca e pallida.."Maestà, ho affrontato tante prove e avventure per ritornare e salvare Tylesia e ora voi mi dite di andarmene da qui. Io rimarrò vicino a voi e vi aiuterò. Questo è un terremoto, purtroppo devastante...però prima o poi finirà e si dovrà pensare poi a ricostruire la città ancora più splendente, voi vi arrendete cosi facilmente? Non mandate via la gente, dovà essere di aiuto dopo finito questo periodo.
E..fareste bene a farvi visitare da un dottore".
Mi avvicinai a quel luogo dove doveva esserci stato un tempo quel Fiore..come mai ora era scomparso.
Il Giardino era diventato una sterpaglia, arido..come il cuore di chi ha perso il significato dell' Amore.

Guisgard 27-08-2012 16.09.42

La regina non rispose niente a quelle parole di Altea, limitandosi a fissarla ed a sorriderle.
Poi si voltò e svanì in quel bellissimo giardino.
“Obbedirò anche stavolta, maestà...” disse Reas, per poi uscire e correre in città.
“Tylesia ha mancato...” disse in quel momento una voce rivolgendosi ad Altea, ad Elisabeth, a Cristansen e a Vivian “... a questa città era stato fatto un gran Dono, ma essa non è riuscita a comprenderlo...”.
Era il menestrello Fin Roma.
“Cosa intendete dire?” Chiese Cristansen.
“Il Fiore...” fissandoli il menestrello “... l'avete battezzato come il più alto simbolo ed ideale della Ragione, dell'intelletto, abbagliati, com'eravate, dai vostri dolori, dalle vostre pene, dalle vostre debolezze e dai vostri limiti. Avete imposto la vostra visione delle cose, invece di lasciarvi illuminare dal Tesoro che vi era stato donato. Le cose più preziose e belle della vita, spesso, vengono date non per merito, ma per privilegio... come la Fede e l'Amore... e così, il Fiore vi è stato tolto. Per questo Tylesia sarà distrutta... perchè ha mancato, non facendo fruttare il Dono che aveva ricevuto.”
“Vi sbagliate!” Esclamò Vivian. “Il Fiore ci è stato rubato da alcuni esseri malvagi! Demoni! Chiamati Lacrima di Cristo!”
“Vi ingannate ancora, damigella.” Sorridendo Fin Roma. “Quelli che credete essere una compagnia di arcidemoni, sono in realtà Angeli... Angeli inviati a riprendere il Fiore...”

Altea 27-08-2012 16.18.28

Rimasi ferma ad ascoltare le parole di Finn Roma annuendo, ma rimasi stupita..erano Angeli?
"Finn Roma ha ragione, per troppo tempo l'Amore è stato negato in questo posto come la Fede in Dio..e noi siamo esseri umani, troppo inferiori a queste Divinità se cosi vogliamo chiamarle. Si è creduto di volere imporre leggi a Esseri Superiori..diteci Finn cosa possiamo fare ora per salvare Tylesia? Gli Angeli sono Creature di Luce, non possono volerci male ma solo portarci messaggi per migliorare".

Talia 27-08-2012 17.47.52

Raggiungemmo finalmente il fiume e Guisgard, scorgendo un battello, si accordò perché ci portasse verso la regione indicataci dalla sentinella. Salimmo così sull’imbarcazione che prese subito a risalire il fiume...
Sentivo le acque calme battere contro i fianchi della barca ed il fumo caldo che saliva dal fiume sfiorarmi il viso... sospirai profondamente ripensando a tutto ciò che Guisgard mi aveva raccontato... al luogo dove eravamo diretti, all’imposizione della regina, al Fiore...
Il Fiore...
Il Fiore Azzurro...
Il Fiore di Andros...
E di nuovo, improvvisamente, si fece largo in me la sensazione che ogni nostro passo si muovesse lungo una linea precedentemente tracciata... ogni cosa che avevamo fatto, ogni luogo in cui eravamo stati era come un tassello di un grande mosaico... ed ora, improvvisamente, Guisgard doveva andare a Tylesia per cercare un Fiore... un Fiore che già Andros aveva cercato...
Sospirai e chinai la testa sulla spalla di Guisgard...
Ed allora, lentamente, iniziai a parlare... a raccontare tutto ciò che era successo da quando avevo deciso di affrontare il tenente da sola, affrontarlo per proteggere Guisgard... raccontai di Sheylon, di Iwan, dei soldati, della casa in cui mi avevano portata e poi della prigione, raccontai dei carcerieri e di come si erano convinti a buttarmi nel canale, raccontai il volo e la paura di annegare, raccontai dei due coniugi che mi avevano trovata e di quel sogno che avevo fatto, il ricordo della visione, le parole del Maestro proprio su una città di nome Tylesia...
“Ho paura, Guisgard...” mormorai, infine “Non ho paura per me... ho paura di che cosa potrebbe significare tutto questo per te! Ho paura perché sento che è colpa mia se siamo finiti qui, su di una barca diretti chissà dove in cerca di qualche cosa che non si sa se esista davvero. Ho paura perché, se dovessi perderti di nuovo, credo che potrei morirne. Ho paura perché tutto ciò che desideravo era essere felice con te ed invece non abbiamo trovato che problemi e complicazioni!”

Guisgard 27-08-2012 18.24.59

“Sei...” disse Guisgard “... sei stata avventata, Talia... poteva accaderti qualcosa di male ed io...” prese la sua mano e la strinse “... ora però siamo insieme... e tu, giurami, che mai più mi nasconderai qualcosa...”
Sheylon emise un gemito, come a voler annuire.
“E comunque non devi temere nulla...” aggiunse il cavaliere “... perchè nessuno più ci separerà da oggi...”
Ad un tratto, davanti alla barca si mostrò una vasta barriera fatta di fumo, che sembrava voler salire fino al Cielo.
Erano i caldi fumi del Calars.
La barca era infatti giunta presso una grande cascata.
“Ecco le sorgenti del Calars...” disse il barcaiolo.
Le correnti però apparivano aumentate, tanto da scoraggiare di avvicinarsi oltre.
Questo perchè i recenti terremoti avevano stravolto il bacino che ospitava la cascata.
Inoltre ovunque c'era odore di zolfo che saliva dal sottosuolo.
“Oltre non possiamo andare...” fece il barcaiolo.
“Non importa.” Disse Guisgard.
Prese allora il carro e il barcaiolo li fece sbarcare sulla sponda più navigabile del fiume.
“Seguite sempre quel sentiero e non lasciatelo mai.” Indicò il barcaiolo. “E che Dio vi assista.”
Guisgard annuì e poi avviò il carro nella direzione del sentiero.
Un attimo dopo li affiancò il poderoso Anion.
Guisgard lo fissò e un ghigno apparve sul suo volto.
“Hai fame, vecchio mio?” Chiese ironico al misterioso suo custode. “Sai, mi sono sempre chiesto quanto cibo occorra per sfamare un colosso come te!”
Anion però non rispose nulla.
Camminarono per alcune miglia, fino a quando si ritrovarono davanti uno spettacolo maestoso.
Una città, sebbene molto danneggiata da terremoti, ancora meravigliosa, colossale, con i suoi marmi bianchi e policromi, il trionfo dell'ambra, dell'ametista, dell'argento e dell'oro sui palazzi, suoi monumenti e sulle guglie ancora in piedi.
Il vapore con i riflessi del Sole sulle alte cupole e su ciò che restava delle colossali mura, generavano giochi di luce forse sconosciuti a molti che vivono al di qual del Calars.
E fra questi impulsi cromatici di fiabesche fattezze dominavano però il lamento dei sopravvissuti, il pianto e il lutto per i morti.
“Siamo a Tylesia, Talia...” mormorò Guisgard “... o almeno, a ciò che ne resta...”
Ma proprio in quel momento, udirono dei passi.
Ma Guisgard non vide nulla intorno a loro.
Talia invece, come in una visione, vide una processione di cavalieri.
Sette cavalieri precedevano il corteo, bardati con corazze cromate e armati di tutto punto.
Dietro di loro vi erano alcuni penitenti che si battevano con verghe i fianchi e la schiena.
Seguivano poi otto vergini vestite di bianco e in cerchio racchiudevano una fanciulla, vestita con seta d'oro, che in mano portava qualcosa.
Era un vaso d'oro, con incisioni bellissime, coperto da un panno di lino bianchissimo come nessun'altra cosa a questo mondo.
Tre uomini con lunghi sai e visi coperti da cappucci portavano ciascuno tre Croci: una di legno, una di marmo e un'altra gemmata.
Chiudevano il corteo tredici cavalieri bardati ed armati come i primi sette, seguiti da alcuni suonatori di flauto.
La processione svanì nei caldi vapori del Calars.
Un silenzio innaturale scese poi nella selva.
Guisgard allora si voltò di nuovo verso Tylesia.
Le acque si erano improvvisamente ritirate.
“Sta per accadere qualcosa...” mormorò “... meglio affrettarci e andare in città a cercare il Fiore...”
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Talia 27-08-2012 19.55.17

Tylesia... mille sensazioni diverse mi colsero quando arrivammo in quella città... sensazioni contrastanti... dapprima sollievo, poi angoscia... dapprima gioia, poi preoccupazione e sgomento...
E poi quella visione...
La processione... i cavalieri, i penitenti, le fanciulle, gli incappucciati... sussultai, memore di un’antica e lontana visione... e tremai.
Giunse così, quella visione... inattesa... implacabile... e mi sfilò davanti agli occhi quasi potessi vederla davvero...
Mi lasciò sorpresa e turbata.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 48711)
Un silenzio innaturale scese poi nella selva.
Guisgard allora si voltò di nuovo verso Tylesia.
Le acque si erano improvvisamente ritirate.
“Sta per accadere qualcosa...” mormorò “... meglio affrettarci e andare in città a cercare il Fiore...”

La voce di Guisgard mi riscosse...
“O forse qualcosa è già accaduto!” mormorai in risposta, mentre il carro ripartiva verso la città.

Guisgard 28-08-2012 01.28.50

Fin Roma si voltò verso Altea.
“Non si può fare più nulla.” Disse il menestrello. “Tylesia è condannata. Obbedite piuttosto alla regina e lasciate questa città prossima alla catastrofe.”
E proprio in quel momento una nuova scossa di terremoto, ben più potente delle precedenti, fece sussultare ancora una volta Tylesia.
I palazzi ancora in pieni cominciarono a sgretolarsi e nelle strade si aprirono delle crepe che finirono per ingoiare tutti coloro che si erano riversati per le vie, per paura di morire sotto le macerie della propria casa.
“Presto, dobbiamo uscire da qui!” Gridò Cristansen ad Altea, ad Elisabeth e a Vivian.
Prese allora tutte loro e le portò fuori dal palazzo reale.
In quello stesso momento un sordo boato scoppiò tutt'intorno e un attimo dopo una muraglia d'acqua si gettò sulla città ormai morente.
“Presto, salite!” Urlò Reas che li aveva raggiunti con una carrozza. “Dobbiamo lasciare Tylesia, o sarà la fine!”
Cristansen fece allora salire Altea, Elisabeth e Vivian sulla carrozza e partirono verso l'unica porta della città ancora in uso.
La vettura correva rapida tra le strade, con Reas che non risparmiava i cavalli.
Molti tentarono di bloccare la carrozza, per appropriarsi dei cavalli, ma il capitano riuscì a tenerli lontani con l'uso della sua frusta.
Alla fine la carrozza attraversò la porta ed uscì dalla città, mentre alle sue spalle l'acqua travolgeva tutto e tutti, come se un Castigo Divino si stesse abbattendo su Tylesia.
Reas riuscì così a condurre la carrozza sui colli vicini, al riparo dall'inondazione che aveva completamente coperto la città.
“Che Dio abbia pietà di noi...” mormorò Cristansen, mentre teneva fra le braccia sua figlia in lacrime. “E' la fine di un mondo...”
“Cosa accadrà ora?” Mormorò Reas.
“Forse nascerà un mondo nuovo e più durevole, spero...” rispose Cristansen.
Ma Reas fissava in lacrime quello spettacolo, ripensando alla sua regina che aveva scelto di morire insieme alla sua città.

Guisgard 28-08-2012 02.25.14

XXXV Quadro: Il Cavaliere Bianco

"Il guerriero sa che un grande sogno è costituito da tante cose diverse, così come la luce del sole è l'insieme di milioni di raggi."

(Paulo Coelho, Manuale del guerriero della luce)




Guisgard si voltò verso Talia, stupito per quelle misteriose parole pronunciate dalla ragazza.
“Talia...” disse il cavaliere “... cosa vuoi dire?”
“Era la Lacrima di Cristo.” Mormorò all'improvviso Anion, rompendo così il silenzio che lo aveva accompagnato fino a quel momento. “Giunta per portare via il Fiore da Tylesia.”
“Cosa?” Sempre più turbato Guisgard. “Portare via il Fiore? Portarlo dove?”
Anion però non rispose nulla.
“Allora?” Avvicinandosi a lui Guisgard. “Non mi rispondi? Dove porterà il Fiore? Avanti, dimmelo! E' in ballo la mia vita, visto che la tua regina mi ha messo in questo guaio!”
Sheylon alzò la testa e cominciò a ringhiare, come se avesse avvertito qualcosa.
E proprio in quel momento una scossa di terremoto fece tremare la città e il territorio tutt'intorno.
E qualche istante dopo, un sordo boato scosse ancor più la terra, seguito da gigantesche onde d'acqua che travolsero Tylesia.
Guisgard allora raggiunse Talia, cercando di reggersi al carro, ma tutto intorno a loro tremava.
“Ma cosa diavolo...” riuscì solo a dire Guisgard.
“Signori!” All'improvviso una voce. “Presto, per di qua!”
Era un bambino.
Guisgard allora saltò sul carro, si sincerò che Talia stesse bene e poi cominciò ad incitare i cavalli.
“Tieniti forte a me, Talia!” Gridò il cavaliere, per poi guidare il carro nella direzione indicata dal bambino, che avvicinatosi saltò anch'egli sul carro.
“Dove, ragazzo?” Chiese Guisgard, mentre l'acqua stava travolgendo tutto intorno a loro.
“Seguite quella radura!”
Il carro allora si lanciò velocissimo dove aveva detto il bambino.
E corsero fino ad imboccare una piccola salita che dava sulla parte alta di una rupe.
Salirono così fino alla cima, dove apparve un grande palazzo su un maestoso ponte, circondato dall'acqua.
“Qui saremo al sicuro, signori.” Disse il bambino. “L'acqua non ci farà più nulla qui.”
“Dove siamo?” Domandò Guisgard.
“A casa...” rispose il bambino “... e il mio nome è Fianò, signore...” lo fissò incuriosito “... si, siete uguale a come vi ho sognato...”
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Altea 28-08-2012 09.46.25

Tutto successe in fretta e non ebbi nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse succedendo...Tylesia prima fu scossa da un terremoto e ora stava sprofondando nell'acqua. Mi chiedevo, se Dio era benevolo perchè aveva voluto punire degli innocenti? Quante vittime innocenti ci saranno state...rimasi in silenzio.
Mi chiesi quale era stato alla fine il mio compito, ero partita da Tylesia per sconfiggere il suo nemico e finalmente una volta tornata dopo tanto peregrinare e lottare la vedevo sprofondare.

Daniel 28-08-2012 11.09.02

Tutto distrutto.. tutti uccisi.. Era tutto immerso nel caos più totale..
"Giada cosa devo fare?" ero nel panico.. Salìì in cima alla collina e cn tutto il potere che avevo urlai nelle menti di tutti gli abitanti di Tylesia..
"Cavalieri delle corazze! Dove siete? Serve il vostro aiuto!"

Talia 28-08-2012 16.23.05

“La Lacrima di Cristo...” ripetei, quasi sovrappensiero, alle parole del misterioso cavaliere.
La Lacrima di Cristo... riflettevo... avevo già visto quella processione, li avevo già visti giungere per prendere il Fiore...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 44345)
Il vento ululava tra le nuvole che inquiete si rincorrevano e contorcevano nel Cielo.
Si poteva indovinare la forza di quel vento che soffiava senza sosta sulle cime della boscaglia, rendendole quasi deformi nei tronchi e con i rami protesi tutti in un sol senso, come se implorassero clemenza in quel giorno d’ira.
La torre si ergeva muta e austera, con la base sommersa da incolti cespugli spinosi e le murature ricoperte da sterpi e rampicanti.
E sembrava or ora sul punto di capitolare a quell’assedio portato dalle forze della natura.
Talia fissava l’inquieta boscaglia con i capelli in balia del vento e i pensieri alla mercè di una lenta malinconia mista a solitudine.
“Non restate qui al freddo, milady…” disse la badessa “... rientrate, vi supplico... ora che avete riacquistato la vista potrete vedere il Fiore... ma se resterete qui allora c’è il pericolo di ammalarvi di nuovo...”
Ad un tratto alcune novizie salirono correndo.
“Per l’Amor del Cielo!” Le riprese la badessa. “Che modi sono questi? Non siete più delle fanciulle!”
“Madre…” rispose una di quelle “… siamo qui per vedere lo spettro... dicono appaia per lamentarsi al crepuscolo...”
“Si, vogliamo vedere il fantasma del vecchio cavaliere ucciso dal suo stesso figlio!” Disse un’altra di loro.
“Nessuna vedrà niente!” Sentenziò la badessa. “E ora su, ognuna nella propria celletta!”
Ma appena rimasta sola, Talia fu scossa dal suono di una tromba.
Si affacciò e vide qualcosa.
Un lungo corteo di cavalieri preceduti da 7 chierici dai lunghi abiti neri.
Ciascuno di questi portava una Croce gemmata dai superbi bagliori.
Dietro di loro alcuni penitenti si flagellavano e si lamentavano, mentre qualche passo più indietro avanzavano dei monaci che recitavano orazioni tratte dalla Liturgia dei Morti.
Appresso, finalmente, avanzavano i cavalieri.
Erano preceduti da un cappellano che portava una Croce di legno spoglia e umilissima.
I cavalieri, 13 in tutto, indossavano corazze di un colore simile alla nebbia.
Il corteo era chiuso da un carretto, guidato da un gobbo, che trasportava una bara chiusa.
“Non potremo resistere al lungo!” Gridò la badessa che era di nuovo salita in cima alla torre. “Milady…” fissando Talia “... milady... vale davvero tanto difendere il tesoro rinchiuso in questa torre?”

Tremai mentre quella visione mi tornava alla mente, chiara e nitida come appena vissuta...
‘Vale davvero tanto difenderlo?’ aveva chiesto la badessa...
Era possibile farlo? mi chiedevo io adesso.
Rimasi pensierosa a lungo... preoccupata, perché ora non erano più soltanto in ballo le mie visioni e qualsiasi cosa le mandasse, ma ora in ballo c’era la vita stessa di Guisgard... e questo mi spaventava più di qualsiasi altra cosa!
Poi, improvvisamente, una scossa di terremoto mi riscosse da quei pensieri... gridai e mi aggrappai al carro, mentre la terra tremava e schizzi d’acqua mi raggiungevano il viso e le braccia... Guisgard, allora, balzò di nuovo sul carro e partimmo... tremavo, tenendomi stretta al suo braccio...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 48716)
Salirono così fino alla cima, dove apparve un grande palazzo su un maestoso ponte, circondato dall'acqua.
“Qui saremo al sicuro, signori.” Disse il bambino. “L'acqua non ci farà più nulla qui.”
“Dove siamo?” Domandò Guisgard.
“A casa...” rispose il bambino “... e il mio nome è Fianò, signore...” lo fissò incuriosito “... si, siete uguale a come vi ho sognato...”

Esitai... mentre le mie mani, lentamente, allentavano la presa sul braccio di Guisgard...
“A casa?” mormorai, come riprendendomi solo a fatica dallo spavento.
Poi le ultime parole del ragazzino mi sorpresero...
“Sognato?” domandai, voltandomi in scatto verso di lui e tornando, istintivamente, a stringere il braccio di Guisgard, come a volerlo proteggere “Che cosa hai sognato?”

Guisgard 28-08-2012 17.09.31

“Ho sognato il Cavaliere Bianco.” Disse Fianò a Talia.
Il bambino fece poi loro segno di seguirlo e li condusse in quel palazzo tra il ponte sospeso sulle acque.
Era un edificio solenne, figlio di un'architettura sconosciuta per quel tempo, dove il gotico sembrava sbocciare da forme romaniche di una insolita delicatezza.
Non mancavano però anche richiami classicistici, capaci di mutare in forme ora pompose, ora sofisticate.
All'interno, invece, il monumentale palazzo mostrava un aspetto più austero, quasi simile a quello di una cattedrale, con forme essenziali e slanciate come si possono ammirare in gran parte delle chiese del tempo.
“Papà, sono a casa!” Chiamò Fianò.
“Piccolo scellerato!” Arrivò gridando suo padre. “Dove sei stato? Ti avevo detto di restare qui, perchè fuori non è sicuro!”
“Stai tranquillo, papà.” Sorridendo il bambino. “Sto bene.”
L'uomo si accorse di Guisgard e Talia.
“Papà, Tylesia è...”
“Si, lo so.” Annuì suo padre, per poi fare cenno ai tre di seguirlo.
Così, Guisgard, Talia e Fianò, condotti dal padre di questi, raggiunsero un grande terrazzo e davanti a loro si mostrò un'immagine tanto apocalittica, quanto incredibile.
Dove fino a poco prima sorgeva ciò che restava di Tylesia, ora invece vi era un grande lago, proprio nel cuore della selva, con caldi fumi che dalle acque si libravano nel cielo.
“Dov'è finita Tylesia?” Chiese Fianò.
“Travolte dalle acque...” rispose suo padre.
“Nessuno si è salvato?”
“Solo pochi superstiti, dispersi ora nella selva.”
Il padre di Fianò si voltò allora verso Guisgard e Talia.
“Chi siete, signori?”
“Io sono un cavaliere ed il mio nome è Guisgard... lei è Talia.”
“Siete profughi da Tylesia?”
“No, siamo arrivati qui proprio oggi” fissandolo Guisgard “e ci siamo trovati nel bel mezzo di questa tragedia.”
“Volevate visitare Tylesia?”
“Cercavamo Qualcosa...”
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
“Forse sono dei superstiti.” Disse il padre. “Corri ad aprire, Fianò.”
Il bambino obbedì e poco dopo tornò con un ospite.
“Salute a tutti voi, miei signori.” Avanzando questi. “Mi chiamo Fin Roma e sono un menestrello. Cerco ospitalità per stanotte.”

Talia 28-08-2012 19.05.10

Guidati dal ragazzino, entrammo nel palazzo ed incontrammo suo padre... ero sorpresa... ci invitarono ad entrare e ci offrirono ospitalità senza chiederci niente ed accontentandosi delle poche informazione che dette loro Guisgard, circa il nostro arrivo e i nostri interessi a Tylesia...
Ero sgomenta... la città sembrava essere franata sotto un terremoto e poi dissero che le acqua calde del fiume l’avevano completamente sommersa... dovunque c’era disastro e desolazione... gran parte della popolazione non era riuscita a salvarsi, dissero, ed i pochi dispersi si trovavano nella foresta...
Ed allora a me mancò l’aria!
Aveva visto la città di Tylesia in molte, moltissime visioni... eppure c’eravamo arrivati soltanto quando ormai era caduta... com’era possibile? Perché?
E poi il Fiore... perché era stato portato via?
E quel ragazzo che aveva detto di aver sognato Guisgard... il Cavaliere Bianco, aveva detto... che cosa significava?
La testa mi girava forte... sempre più forte... ed io ero confusa... mille e più domande si affacciavano alla mia mente ed ognuna portava con sé mille altri dubbi e questioni...
Poi qualcuno bussò alla porta.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 48724)
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
“Forse sono dei superstiti.” Disse il padre. “Corri ad aprire, Fianò.”
Il bambino obbedì e poco dopo tornò con un ospite.
“Salute a tutti voi, miei signori.” Avanzando questi. “Mi chiamo Fin Roma e sono un menestrello. Cerco ospitalità per stanotte.”

Inspirai, sorpresa... e tentai di scacciare quella marea di sensazioni che mi stavano dominando...
“Giungete, forse, dalla città distrutta?” domandai, allora, al nuovo venuto “Giungete solo? Non ci sono altri superstiti con voi?”

Guisgard 28-08-2012 19.49.16

“Si, giungo da Tylesia.” Disse Fin Roma a Talia. “Sono solo e la città è ormai distrutta e i pochi superstiti sono fuggiti sulle montagne.”
“Cosa accadrà loro?” Chiese il padre di Fianò.
“Col tempo spetterà a loro edificare una nuova Tylesia.”
“Come è potuto succedere?” Scuotendo il capo il padre di Fianò.
“E' stata colpa della Lacrima di Cristo, papà!” Con rabbia Fianò.
“No, chi è causa del suo mal pianga se stesso.” Disse Fin Roma.
“Perchè tutto questo?” Mormorò il padre.
“Per il Fiore.” Fissandolo Fin Roma. “La Lacrima di Cristo è stata inviata per portarlo via.”
“Portarlo dove?” Fece Guisgard. “E cos'è la Lacrima di Cristo?”
“Sono Angeli...” rispose il menestrello “... inviati per portare il Fiore in un nuovo luogo. Probabilmente in questo momento hanno già scelto la Sua nuova dimora.”
“Angeli?” Ripeté Fianò.
“Si, Angeli.” Ribadì Fin Roma.
“Parlateci del Fiore!” Disse Guisgard. “Dove cercarlo? Come riconoscerlo?”
“Chi ha la fortuna di vederlo” spiegò il menestrello “lo riconoscerà subito... basta liberarsi da ogni paura... poiché è la paura che rende ciechi...” e fissò Talia.
“Sono perduto...” alzandosi Guisgard “... non lo troverò mai...”
“Cercate il Fiore” disse Fin Roma “come se fosse la cosa più preziosa del mondo...”
Guisgard si voltò verso Talia.
“Papà...” avvicinandosi Fianò al suo genitore “... è lui il cavaliere del mio sogno...” indicando Guisgard.
“Già, l'hai detto anche prima...” mormorò questi “... cosa hai sognato, ragazzo?”
“Il Cavaliere Bianco...” rispose lui “... aveva il vostro volto...”
“Seguitemi, cavaliere...” disse il padre di Fianò e li condusse in una sala colma di armi di tutti i generi e di tutti gli imperi conosciuti.
E tra esse vi era una corazza bianca posta contro una parete.
“Questo è il Cavaliere Bianco.” Indicò il padre di Fianò.
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Talia 29-08-2012 16.23.24

Il menestrello Fin Roma ci parlò di ciò che era accaduto a Tylesia, della Lacrima di Cristo e del Fiore...
Poi quelle parole...
‘...basta liberarsi da ogni paura... poiché è la paura che rende ciechi...’
Avvertii il suo sguardo su di me a quelle parole... e sussultai, portando istintivamente una mano a stringere il ciondolo di Chymela...
La paura...
E pensai a quanta paura avevo avuto io... la paura per la sorte di Guisgard e la paura di perderlo, la paura che i Cavalieri della Luna Nascente ci trovassero, la paure per quelle visioni, la paura di non riuscire a decifrarle, e poi la paura di non vedere più i miei fratelli, la paura per l’anima di Fyellon, la paura di aver deluso il Maestro...
Tante, forse troppe paure.
Sospirai... ed allora avvertii anche un altro sguardo su di me, uno sguardo dolce e che conoscevo così bene... allungai una mano, dunque, e carezzai piano quella di Guisgard, ricambiando così quel suo sguardo.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 48727)
“Papà...” avvicinandosi Fianò al suo genitore “... è lui il cavaliere del mio sogno...” indicando Guisgard.
“Già, l'hai detto anche prima...” mormorò questi “... cosa hai sognato, ragazzo?”
“Il Cavaliere Bianco...” rispose lui “... aveva il vostro volto...”
“Seguitemi, cavaliere...” disse il padre di Fianò e li condusse in una sala colma di armi di tutti i generi e di tutti gli imperi conosciuti.
E tra esse vi era una corazza bianca posta contro una parete.
“Questo è il Cavaliere Bianco.” Indicò il padre di Fianò.

Il silenzio più assoluto cadde nella sala a quelle parole dell’uomo... sentivo gli sguardi di tutti, vagamente ammirati e stupiti, rivolti alla parete di fronte a noi, ma io non potevo vedere che cosa quella parete ospitasse...
Esitai per qualche momento...
Poi, lentamente, avanzai di qualche passo... le mani tese avanti a cercare il motivo di tanta meraviglia...
Un passo esitante... poi un altro... ed un altro ancora...
Infine le mie dita sfiorarono una superficie fredda, liscia e resistente...

Avanzava verso di me come portato dal vento. La luce che rifletteva sulla sua corazza candida gli donava un’aura abbacinante che feriva i miei occhi, e tuttavia ero assolutamente incapace di distogliere lo sguardo... la sua bellezza, la sua magnificenza erano tali da impedire ai miei occhi di abbandonarlo, fosse stato anche solo per un istante. Una bellezza terribile, la magnificenza di quel cavaliere possente e letale, spietato con ogni nemico...
Tremavo... ma non tremavo di paura, no. Tremavo di emozione e di turbamento.
Avanzava verso di me, e ad ogni passo la terra tremava e la luce si faceva vieppiù intensa ed accecante...
Poi, quando giunse a qualche distanza da me, si fermò.
E solo allora mi accorsi che non era solo: altri tre Cavalieri erano con lui e lo attendevano, arretrati di appena qualche passo.
Uno aveva la corazza di un verde brillante, possente e salda come la terra.
Un altro indossava una corazza blu come il mare più profondo, con la tunica che sventolava appena ed un’ascia che emanava riverberi dello stesso colore.
L’ultimo portava una corazza di un rosso intenso e vagamente screziato, tanto da apparire quasi avvolto dalle fiamme e spaventoso all’aspetto.
I miei occhi vagarono tra i tre cavalieri solo per un attimo, poi tornarono sul Cavaliere Bianco... una parte di me era triste, una parte di me desiderava che restasse... e così, quasi istintivamente, allungai una mano e la tesi verso di lui.
Il Cavaliere la fissò per appena un istante, ma non la prese... non poteva... gli altri lo stavano aspettando...
Ed io lo sapevo.
Sospirai.
Poi, lentamente, sollevai la mano per una carezza, giungendo a sfiorare la celata con la punta delle dita, e sorrisi.
Un sorriso triste, ma incoraggiante... un sorriso che non lo abbandonò neanche per un momento mentre si voltava e si allontanava con gli altri tre Cavalieri.
Ero triste... ma non avevo più paura, adesso: sarebbe tornato.


Le mie dita si staccarono di scatto dal freddo metallo della corazza ed io, inspirando in modo profondo, vacillai vistosamente.
Quella visione era stata chiara, nitida, potente... tremai... ed istintivamente cercai la mano di Guisgard.

Guisgard 29-08-2012 18.56.45

Guisgard, sfiorato dalla mano di Talia, la strinse come a voler rassicurare la ragazza di ogni sua preoccupazione.
Da una bifora penetrava un raggio di Sole che pareva danzare sul volto e sui capelli di lei.
Poi, quasi come a riflettersi, la luce toccava l'elmo della corazza proprio sulla visiera.
“Insomma...” disse Guisgard “... perchè ci avete condotti qui?”
“Perchè Fianò vi ha sognato.” Rispose il padre del bambino.
“Già, ma cosa ha sognato?”
“Cavaliere...” fissandolo il padre di Fianò “... ascoltatemi... e anche voi...” rivolgendosi a Talia e a Fin Roma “... antiche leggende parlano di quattro cavalieri destinati a proteggere Tylesia... quello Blu, quello Verde, quello Rosso e quello Bianco... quattro custodi, tre dei quali io ignoro l'ubicazione o anche l'esistenza, vegliano sulle corazze... lo scopo di queste armature è quello di difendere Tylesia... ora però che la città è andata distrutta non c'è più motivo che la corazza bianca resti qui... deve andare via... e qui entrate in scena voi, messere...”
“Io?” Ripetè stupito Guisgard.
“Si, Fianò vi ha sognato accanto alla corazza...” annuì il padre di Fianò.
“Un momento...” interrompendolo il cavaliere “... io non voglio certo diventare un mito o una leggenda solo perchè una vecchia tradizione...”
“Aspettate.” Disse il padre del bambino. “Non vi ho detto questo. Nessuno può scegliere chi sarà il Cavaliere Bianco, se non la sua stessa corazza. Voglio solo affidarvi una missione... anzi, chiedervi una grazia... portate via la corazza...”
“Per farne cosa?” Domandò Guisgard.
“Portatela via, per lasciarla poi in un luogo adatto...”
“Quale?”
“Una chiesa.” Rispose l'uomo. “Una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. In queste terre ve ne sono parecchie. Una chiesa qualsiasi, purchè dedicata all'Acangelo, andrà bene.”
“Io devo cercare il Fiore...”
“Troverete presto una chiesa e lascerete la corazza.” Fissandolo l'uomo. “Vedrete che non vi darà peso.”
Fece allora loro segno di uscire e Fianò li condusse sul terrazzo.
“Talia, siediti qui...” disse Guisgard, accompagnandola accanto ad un'amaca “... non voglio che tu ti affatichi troppo... appena ti sentirai, riprenderemo il nostro cammino...”
“E i Cavalieri che vi inseguono?” Fissandolo il menestrello.
“Come sapete di questo?”
“Vi daranno sempre la caccia.” Disse Fin Roma.
“Chi siete voi?”
“E' importante?”
Guisgard allora si voltò verso il lago, dove un tempo dominava Tylesia.
“Tutto perduto...” mormorò “... è la fine?”
“No, è solo l'inizio, Cavaliere...” rispose Fin Roma “... vi stanno cercando... e stanno cercando la vostra Talia...”
“Cosa posso fare?”
Fin Roma sorrise.
“I Cavalieri la cercano perchè credono appartenga a loro, promessagli dal vostro Maestro...” disse il menestrello “... ma se invece fosse vostra? La vita, ragazzo mio, non è che un immenso gioco di ruolo, dove ognuno, consciamente o inconsciamente, possiede un ruolo... ma chi, invece, può viverlo davvero il proprio ruolo?”
“Chi siete voi?” Domandò nuovamente Guisgard.
In quel momento tornò il padre di Fianò con una scatola cromata e lucidissima.
“Ecco, la corazza...” dandola a Guisgard.
“Lì dentro?” Stupito questi. “Impossibile! Quella corazza è...”
“E' qui dentro.” Fece il padre del bambino. “Ma non apritela mai. Intesi?”
Guisgard annuì e prese la scatola, fissandola e provando una strana inquietudine.

Guisgard 29-08-2012 19.08.12

I superstiti da Tylesia, tra cui Altea ed Elisabeth, quando la situazione si calmò, scesero di nuovo a fondovalle, fino a raggiungere la sponda più tranquilla e stabile del Calars.
Qui, alcuni militari, erano riusciti a portare in salvo delle imbarcazioni per navigare il fiume.
“Ascoltate...” disse Reas “... alcune imbarcazioni prenderanno il Calars per raggiungere il suo delta. Sappiamo che dall'altra parte vi è un mondo sconosciuto per noi. Lady Altea e lady Elisabeth provengano da lì e possono guidarci. Chi invece vorrà restare qui, per ricostruire la città, allora comincerà insieme a me una nuova vita. Decidete voi.”



Intanto, su una cima vicina, Daniel aveva invocato l'arrivo degli altri cavalieri.
“Daniel...” disse vibrando Giada “... questo sarà il tuo compito... trovare gli altri tre cavalieri... devi farlo, Daniel... la tua missione non è finita...”

Altea 29-08-2012 19.19.59

Raggiungemmo di nuovo il Calars, vi erano imbarcazioni e tanto fervore..ascoltai attentamente Reas e risposi in tono sicuro.."No, non tornerò indietro...senza prima avere ricostruito Tylesia, io rimarrò qui".

elisabeth 29-08-2012 20.15.39

C'e' un periodo nella vita di tutti noi che diventa per un po' la citta' di Tylesia......terremoti..devastazioni, cose stupende cadere giu' e distruggersi per un niente.....ero passata tra corpi feriti, tra urla di aiuto eppure quale giardino aveva un'anima......cavalieri lottavano senza tregua e Reas non ci aveva mai persi di vista...Daniel si stava comportando in maniera stupenda..suo padre sarebbe stato orgoglioso di lui......e cosi' ando' per la sua strada......andare via o rimanere.....cosa doveva scegliere la Signora dei Boschi........qual'era il mio compito, ero salita sul Carrozzone eppure ancora non lo sapevo, la natura mi chiamava.....esisteva in me.......Altea non aveva esitato..la sua sicurezza era ammirevole, guardai Vivian.....e forse pensai che un giorno in qualsiasi momento.sarei potuta tornare a casa......" Forse e meglio dare una mano.....a chi ne ha bisogno....Tylesia ha voglia di amore e braccia.....io resto"....

Talia 29-08-2012 20.26.49

Mi sedetti dove Guisgard mi aveva indicato e chiusi gli occhi... quella visione era ancora così vivida nella mia mente... e poi le parole dell’uomo sui quattro cavalieri... proprio i quattro cavalieri che avevo appena visto...
i difensori di Tylesia, aveva detto...
ed ora che Tylesia non c’era più, qual era il loro compito?
E poi c’era il sogno del bambino... che cosa significava quel sogno?
Sospirai, prendendomi la testa tra le mani...
tutte quelle domande che mi si accavallavano in mente mi confondevano e mi stremavano...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 48740)
“E i Cavalieri che vi inseguono?” Fissandolo il menestrello.
“Come sapete di questo?”
“Vi daranno sempre la caccia.” Disse Fin Roma.
“Chi siete voi?”
“E' importante?”
Guisgard allora si voltò verso il lago, dove un tempo dominava Tylesia.
“Tutto perduto...” mormorò “... è la fine?”
“No, è solo l'inizio, Cavaliere...” rispose Fin Roma “... vi stanno cercando... e stanno cercando la vostra Talia...”
“Cosa posso fare?”
Fin Roma sorrise.
“I Cavalieri la cercano perchè credono appartenga a loro, promessagli dal vostro Maestro...” disse il menestrello “... ma se invece fosse vostra? La vita, ragazzo mio, non è che un immenso gioco di ruolo, dove ognuno, consciamente o inconsciamente, possiede un ruolo... ma chi, invece, può viverlo davvero il proprio ruolo?”
“Chi siete voi?” Domandò nuovamente Guisgard.
In quel momento tornò il padre di Fianò con una scatola cromata e lucidissima.
“Ecco, la corazza...” dandola a Guisgard.
“Lì dentro?” Stupito questi. “Impossibile! Quella corazza è...”
“E' qui dentro.” Fece il padre del bambino. “Ma non apritela mai. Intesi?”
Guisgard annuì e prese la scatola, fissandola e provando una strana inquietudine.

Avevo sollevato gli occhi a quelle parole del menestrello ed ero rimasta ad ascoltare la sua conversazione con Guisgard, interrotta brevemente dal padre del ragazzo di ritorno con la corazza...
Esitai per qualche momento... poi mi alzai in piedi...
“Messer Fin Roma, perdonatemi...” mormorai, avanzando di qualche passo “Dite di venire da Tylesia... dite di essere un menestrello, un cantore... ma ciò che dite ha per me ben altro suono!”
Mi fermai esattamente di fronte a lui... non potevo vederlo con gli occhi, e tuttavia mi sembrava che la mia mente riuscisse a distinguerlo molto bene...
“Dite che non ha importanza chi voi siate, ma io non sono d’accordo... perché voi conoscete fatti che riguardano persone a me molto care... voi sembrate conoscere fatti sulle persone per me più care al mondo... Guisgard... il Maestro... perciò vi porrò, adesso, la domanda che già vi è stata posta... chi siete realmente?”

Parsifal25 30-08-2012 00.41.02

Terminata la prova, innanzi a me apparve un eccelso e maestoso cavaliere. Aveva un simbolo con se ma non riuscivo a comprenderne il significato, poco dopo ci addentrammo nella foresta e senza far parola mi condusse in una cappellina.

Arrivato dinanzi ad essa, il cavaliere presentò la scena e mi porse la seconda prova....mi chiedevo, tra me e me, il perchè di tutto ciò.......ma oramai non si poteva più tornare indietro......

La seconda prova era basata sulla simbologia dei due protagonisti: il vecchio scarno e emaciato e la bambina rosea e vivace, entrambe rappresentavano un modus, ma quale poteva essere?

Iniziaì con il primo e risposi:

"il vecchio....rappresenta lo status dell'uomo di oggi, stanco e incapace di riconoscere la beltà delle piccole cose, mentre la bambina la felicità e l'appagamento derivante dalle cose banali della vita......"

Guisgard 30-08-2012 02.07.43

A quelle parole di Altea ed Elisabeth, tutti i superstiti, come attraversati da un nuovo fervore, esultarono e cominciarono, uno dopo l'altro, prima gli uomini, poi le donne, gli anziani e i bambini, a proporre se stessi per ricostruire una nuova Tylesia.
Vincere la natura, ma non solo.
Avevano voglia di ricominciare, cancellando tutti quegli errori che avevano condotto i tylesiani alla catastrofe.
Reas, allora, commosso per ciò che vedeva, corse verso Altea ed Elisabeth e le abbracciò forte.
Poi prese una verga e cominciò a segnare a terra delle linee.
“Presto, anche voi.” Disse rivolgendosi a tutti loro. “Cominciamo a disegnare il nuovo perimetro della città... poi invocheremo su di essa la Benedizione Divina.”
In quel momento due monaci, con i sai sporchi di fango, si fecero avanti tra la folla.
“Messere...” disse uno di loro “... sono Jovinus e questi” indicando l'altro monaco “è frate Plautus... giungemmo in queste terre per costruire una chiesa in qualche zona desolata e convertire molti alla Fede Cristiana... ma ora serve qui una nuova chiesa e noi la costruiremo tutti insieme... e in questa” mostrando una scatola che recava con sé “è conservata una Santa Reliquia... si tratta di una delle pietre adoperate per il martirio di Santo Stefano... è ancora macchiata con il suo sangue... una volta costruita la nuova chiesa, sarà conservata al suo interno... e Santo Stefano sarà il patrono della nuova Tylesia...”
Tutti allora si strinsero attorno ai due monaci, che recitarono così la Santa Messa per benedire i lavori per la nuova città.
E alla fine tutti loro si unirono in un solo canto all'Altissimo, fatto di amore e speranza per il futuro.

Guisgard 30-08-2012 02.18.17

A quelle parole di Parsifal, il misterioso cavaliere che lo accompagnava scosse il capo.
“Cerchi la soluzione” disse “ricorrendo a dei ragionamenti complessi, invece di affidarti alle tue sole sensazioni ed emozioni. Hai ancora molta strada da fare, ragazzo. Le due figure che vedi, la bambina e lo scrivano, rappresentano in realtà rispettivamente il Cuore e la Ragione. Ecco come appaiono nella realtà. E rammenta, invece, che un cavaliere deve sempre e solo seguire il suo cuore per riuscire nelle imprese che gli verranno inviate. Ti ho condotto qui perchè il tuo compito non è concluso. Io so che sei in cerca di qualcosa di grande, che riguarda te stesso e le tue origini. Ma prima dovrai recuperare ciò che ti è stato donato e che tu non hai saputo custodire... parlo della corazza rossa. Devi allora inseguire colui che ha rubato le vestigia del Cavaliere Rosso, affinchè sia tu poi ad indossare quell'armatura. Cercalo senza sosta, Parsifal. Solo così potrai compiere il tuo destino.”
Il cavaliere condusse allora Parsifal in una piccola cappella e lì ascoltarono la Santa Messa.
Si confessarono e mangiarono il Corpo di Nostro Signore.
Finita la celebrazione, il misterioso cavaliere salutò Parsifal e poi svanì nella selva.
Ora il giovane cavaliere conosceva il suo destino.

Guisgard 30-08-2012 03.16.57

Fin Roma fissò Talia e sorrise lievemente.
Poi cominciò ad accarezzare lo strumento musicale che aveva con sé.
“Chi sono...” disse “... forse tante cose, o forse niente... forse sono un volto intravisto di sfuggita tra la folla e chiamato ad impersonare uno dei tanti chierici vaganti, uno di quegli allegri menestrelli o forse solo un giullare di se stesso... posseggo solo il mio nome, che mi fu dato da mio Padre e con il quale Egli mi chiama durante certe sere d'Inverno per farsi allietare dal mio canto... conoscete il mio nome, milady... e non vi occorre altro...”

“Ti disturbo, mio signore?” Chiese Talia avvicinandosi a Guisgard, intento a scrivere alcune cose su un foglio di carta. “Che fai di bello?”
“Mi manca un ultimo personaggio per la recita che organizzano i monaci...”
“Quale?” Domandò lei.
“Non so... un personaggio speciale...”
“Cioè?”
“Un menestrello...” rispose lui “... ma che in realtà rappresenti, anzi, personifichi qualcosa...”
“Cosa?”
“Messer Amore...” mormorò lui “... ma voglio dargli un nome speciale...”
“Messer Amore non va bene?”
“No, vorrei qualcosa di particolare...” spiegò lui “... qualcosa che ne descrivi le sue meraviglie... come... si, ad esempio, come l'Amor Cortese... ma detto così non suona bene come nome...”
“Allora scrivilo in un altro modo.” Disse lei.
“E come?”
“Non so, che suoni in maniera più musicale.” Rispose lei. “Scrivilo in francese.”
“Non conosco il francese...”
“Un Lancillotto che non conosce la sua lingua madre!” Esclamò divertita lei. “Che vergogna!”
“Spiritosa!”
Lei allora rise, per poi avvicinarsi ancor più e sussurrargli all'orecchio quella cosa in francese.

Quel ricordo durò un attimo, poi, destandosi, Talia non avvertì più la presenza del menestrello.
Ma prima che potesse dire qualcosa, Guisgard le si avvicinò, approfittando che gli altri si erano allontanati.
“Forse è giunto il momento di ripartire, Talia...” disse il cavaliere, fissandola negli occhi “... ma forse il menestrello ha ragione, quando dice che presto i Cavalieri della Luna Nascente ritorneranno e ricominceranno a darci la caccia senza tregua... e noi non abbiamo più molto tempo per fuggire, visto che l'anno di tempo, concessomi dalla regina Chiarore Azzurra per trovare il Fiore, pende su di noi come una Spada di Damocle...” la sua voce si fece incerta e tremante “... ed io... io non posso esporti a questi rischi e a questi pericoli... forse, come dice il menestrello, c'è un solo modo per liberarci di quei Cavalieri, un solo modo per strapparti ai loro piani, a quel giuramento che sembra volerti destinare ad un'esistenza lontana da qui... lontana da me...” strinse le mani di lei “... ma io non voglio... non voglio che tu sia mia solo per un compromesso, solo per strapparti ad un giuramento imposto con la forza... io...” chiuse gli occhi come a voler cercare la forza dentro di se “... io” riaprendoli e facendoli sprofondare in quelli di lei “ho sofferto e sopportato di tutto pur di averti con me, di starti vicino... mi sono inimicato gli uomini e le loro istituzioni... e forse anche il Cielo... ho finto di dormire in quelle notti inquiete quando tu invece riposavi serena accanto a me, senza poterti mai toccare, mai accarezzare, mai baciare... fingermi tuo fratello, tuo amico, in questo insopportabile gioco fatto di ruoli e di recite è forse la cosa più terribile che ci sia, ben peggiore della vergogna e della morte destinatemi da quei Cavalieri... eppure, ho sopportato tutto solo per averti accanto... già, averti con me, eppure mai veramente nel mio cuore... ma ora... ora io non posso accettare anche questo... non posso fare come mi ha suggerito il menestrello e come mi consiglia il buon senso... non posso e non voglio indossare un'altra maschera e giurare davanti a Dio, pur sapendo che non sarai mai mia, che non riuscirò mai a conquistarti, a farti innamorare di me... sapendo che, per quante parole io potrò strappare alla terra e al Cielo, non riuscirò comunque ad avere il tuo amore per me...” esitò e ormai la sua voce era rotta “... perchè, Talia... io ti amo... ti amo di un amore infinito, infaticabile, inclemente... un amore che arde e mi consuma giorno dopo giorno, notte dopo notte... io ti amo da sempre... sin da quando, fanciullo, giunsi al Casale... io ti amo di un amore vero e che rinnega questi inganni, questi giochi e queste finzioni... un amore non fatto d'aria e di parole, ma di respiro, di sangue e di anima... io ti amo, Talia... e ti amerò per sempre...” i suoi occhi azzurri erano ormai diventati vermigli e calde lacrime rigavano il suo volto “... si, per sempre... perchè a questo mondo esistono le cose eterne... ed eterno è il mio amore per te... come eterna, lo so, è la mia maledizione perchè non ti avrò mai...” accarezzò il volto di lei “... perdonami... ma ora non ho la forza di lasciarti...” e la baciò con passione.
Con un bacio lungo come la sofferenza di questi lenti anni e intenso, come i battiti del suo cuore che sembrava scoppiargli nel petto.
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elisabeth 30-08-2012 16.29.35

Tutti esultarono alla decisione unanime per la ricostruzione.......dopo la distruzione si tende sempre a mettere su..pietra sopra pietra , per riprendere a vivere.......Vidi Reas comportarsi come varebbe fatti un nuovo capo branco....era lui che alcuni segni importanti avrebbe delimitato le mura di Tylesia.........Due Monaci e la costruzione di una chiesa......rinasceva il pensiero all' amore, mi allontanai da loro, giusto il tanto da guardare la scena da lontano ero una maga......ero una donna che pregava Madre Terra....c'era posto per una come me ?.......Giusto il tempo di dare una mano...e poi lla vita sarebbe ripresa da dove l'avevo lasciata...

Altea 30-08-2012 17.01.26

Guardavo la gente, i loro volti che dopo la disperazione conoscevano la speranza e la fiducia in un domani migliore..Tylesia ora apparteneva al popolo, alla gente comune, che forse non la avrebbe resa splendente e luccicante come prima ma sicuramente sfavillante dell' Amore e della Fede che era andata persa e ora trionfava.
Avevo preso la mia decisione, la mia vita sarebbe stata in questa nuova Tylesia, piena di meravigliosi fiori..i sorrisi di bimbi in festa.

Talia 30-08-2012 17.18.01

Le parole del menestrello mi stupirono e risvegliarono in me quell’antico ricordo...
Guisgard, la recita... e poi quel nome... già, un nome poteva racchiudere molte cose...
Quel ricordo sfumò tra i miei pensieri silenziosamente, così com’era arrivato, lasciando sulle mie labbra appena un vago sorriso.
Sorriso, che regalai a Guisgard, quando, appena un istante dopo, mi raggiunse...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 48750)
Ma prima che potesse dire qualcosa, Guisgard le si avvicinò, approfittando che gli altri si erano allontanati.
“Forse è giunto il momento di ripartire, Talia...” disse il cavaliere, fissandola negli occhi “... ma forse il menestrello ha ragione, quando dice che presto i Cavalieri della Luna Nascente ritorneranno e ricominceranno a darci la caccia senza tregua... e noi non abbiamo più molto tempo per fuggire, visto che l'anno di tempo, concessomi dalla regina Chiarore Azzurra per trovare il Fiore, pende su di noi come una Spada di Damocle...” la sua voce si fece incerta e tremante “... ed io... io non posso esporti a questi rischi e a questi pericoli... forse, come dice il menestrello, c'è un solo modo per liberarci di quei Cavalieri, un solo modo per strapparti ai loro piani, a quel giuramento che sembra volerti destinare ad un'esistenza lontana da qui... lontana da me...” strinse le mani di lei “... ma io non voglio... non voglio che tu sia mia solo per un compromesso, solo per strapparti ad un giuramento imposto con la forza... io...” chiuse gli occhi come a voler cercare la forza dentro di se “... io” riaprendoli e facendoli sprofondare in quelli di lei “ho sofferto e sopportato di tutto pur di averti con me, di starti vicino... mi sono inimicato gli uomini e le loro istituzioni... e forse anche il Cielo... ho finto di dormire in quelle notti inquiete quando tu invece riposavi serena accanto a me, senza poterti mai toccare, mai accarezzare, mai baciare... fingermi tuo fratello, tuo amico, in questo insopportabile gioco fatto di ruoli e di recite è forse la cosa più terribile che ci sia, ben peggiore della vergogna e della morte destinatemi da quei Cavalieri... eppure, ho sopportato tutto solo per averti accanto... già, averti con me, eppure mai veramente nel mio cuore... ma ora... ora io non posso accettare anche questo... non posso fare come mi ha suggerito il menestrello e come mi consiglia il buon senso... non posso e non voglio indossare un'altra maschera e giurare davanti a Dio, pur sapendo che non sarai mai mia, che non riuscirò mai a conquistarti, a farti innamorare di me... sapendo che, per quante parole io potrò strappare alla terra e al Cielo, non riuscirò comunque ad avere il tuo amore per me...” esitò e ormai la sua voce era rotta “... perchè, Talia... io ti amo... ti amo di un amore infinito, infaticabile, inclemente... un amore che arde e mi consuma giorno dopo giorno, notte dopo notte... io ti amo da sempre... sin da quando, fanciullo, giunsi al Casale... io ti amo di un amore vero e che rinnega questi inganni, questi giochi e queste finzioni... un amore non fatto d'aria e di parole, ma di respiro, di sangue e di anima... io ti amo, Talia... e ti amerò per sempre...” i suoi occhi azzurri erano ormai diventati vermigli e calde lacrime rigavano il suo volto “... si, per sempre... perchè a questo mondo esistono le cose eterne... ed eterno è il mio amore per te... come eterna, lo so, è la mia maledizione perchè non ti avrò mai...” accarezzò il volto di lei “... perdonami... ma ora non ho la forza di lasciarti...” e la baciò con passione.
Con un bacio lungo come la sofferenza di questi lenti anni e intenso, come i battiti del suo cuore che sembrava scoppiargli nel petto.

Le sue parole... la sua voce che si faceva sempre più bassa, tremante, profonda...
Inizialmente non capivo che cosa stesse cercando di dirmi, non capivo che cos’era che gli aveva suggerito il menestrello, non capivo come poteva sperare di liberarsi dai Cavalieri... e mi spaventai, credendo che avrebbe potuto di nuovo mettersi in pericolo.
“Guisgard...” mormorai, tentando di interromperlo...
Ma lui non badò a me, continuando a palare con quello strano tono... con quella voce vibrante...
Le sue parole...
Poi iniziai a capire... ed allora il mio cuore prese a tremare più forte... tremava ad ogni parola e ad ogni pausa... tremava forte e presto iniziò a volare, a volere sempre più in alto...
E poi quel bacio.
Un bacio dolce ed infinito... mentre le sue lacrime mi bagnavano le guance, mischiandosi alle mie.
“Oh, Guisgard...” mormorai poi, poggiando la mia fronte contro la sua e stringendomi tra le sue braccia “Oh, Guisgard... dimmelo ancora! Dimmelo di nuovo, ti prego! Dimmelo, e dimmi che è tutto vero... che non è solo un sogno!” sospirai appena, poi ripresi a parlare, la voce bassa e tremante “Tu... tu non sei mai stato per me solo uno dei miei fratelli, no... mai! Tu eri molto di più... eri tutto! Eri ciò che volevo, ciò che sognavo, ciò che desideravo... irrazionalmente forse, ma in modo così profondo e caparbio! Ed è per questo che quando te ne sei andato ho sofferto così tanto... credevo che presto ci avresti dimenticati tutti, credevo che avresti dimenticato me... credevo che non ti importasse niente di me! E poi sei tornato... ed è stato come un raggio di sole... ma c’erano così tante nuvole intorno a noi...”
Tacqui...
Le mie mani stringevano la sua camicia ed i miei occhi erano fissi nei suoi... erano spalancati e lucidi i miei occhi, poiché non esisteva assolutamente niente al mondo che io desiderassi poter vedere, fosse stato anche solo per un minuto, se non lui... niente che desiderassi vedere ancora, niente all’infuori dei suoi occhi e del suo volto...
“Tu sei sempre stato tutta la mia vita, Guisgard... sei sempre stato quanto di più bello e di più vero io abbia mai avuto... sei sempre stato tutto ciò che desideravo... ma...”
Esitai... ed all’improvviso abbassai gli occhi, per evitare che vi vedesse il buio, la paure ed il dolore dentro...
“Ma questo, Amore mio, non ci salva! Averti infine confessato questo, non ci salva! Al contrario... questo ci condanna! Ci condanna ancora di più, perché se già prima l’idea di perderti era insopportabile... ora, quella stessa idea, equivale alla morte... alla più orribile e triste delle morti...”
La mia voce tremò forte, tanto forte da costringermi a tacere...
“Abbracciami, Guisgard...” mormorai poi “Abbracciami, Amore! Stringimi... perché non voglio più perdere neanche un minuto! Neanche un istante voglio più stare senza te!”

Guisgard 30-08-2012 18.34.26

Una lieve brezza, proveniente dai monti vicini, attraversando il grande lago sorto sulle rovine di Tylesia, giungeva poi ad accarezzare la terrazza, portando con sé un profumo misto di acqua e terra.
Un profumo caldo, primordiale, accompagnato da sconfinati suoni, frutti dell'infinito vibrare e tintinnio di alberi, piante e fiori al passaggio di quel vento lento e malinconico.
Le mani di Guisgard prima scivolarono lungo le braccia di Talia, per poi tornare ad accarezzare il suo volto e ad affondare tra i suoi lunghi capelli.
Poi gli occhi si aprirono e i suoi cercarono quelli di lei.
Al collo di Talia la pietra di Carbonchio rosso brillava come mai prima d'ora.
E poi le parole di lei che penetrarono fino in fondo al cuore di lui.
E al suono di quelle parole, della voce della sua amata, Guisgard restò a fissarla quasi sconvolto.
Incredulo lasciava che la voce di Talia lo raggiungesse per poi avvolgerlo e posarsi su di lei.
“Tu...” disse in un sussurro, ingoiando le lacrime insieme a quelle intense ed indescrivibili emozioni “... tu... mi ami? Mi ami anche tu, amore mio? Mi ami... mi ami... oh, Dio! Amore mio... amore mio adorato...”
E la strinse a sé, come a voler fermare il tempo in quell'attimo infinito.
“Ti giuro...” tenendola a sé “... che nessuno ci separerà più...” si voltò allora verso Fin Roma “... avete detto di essere un chierico, vero? Quindi potete...”
“State parlando di una cosa Santa, cavaliere...” fissandolo il chierico “... una cosa Sacra ed eterna...”
“Tutto ciò che vi è di Sacro ed Eterno nella mia vita” rispose Guisgard “mi conduce a Talia... ella è il più grande dono che Dio mi abbia fatto...”
Fin Roma annuì.
Il padre di Fianò pose un velo bianco sul capo di Talia, che scendeva fino a toccare i suoi piedi.
Guisgard allora prese la mano di lei ed unite furono benedette da Fin Roma, che proclamò la loro unione, il vincolo che faceva di loro una sola carne ed un solo spirito, davanti a Dio Onnipotente.
“E ciò che Dio Ha unito” proclamò alla fine il chierico “nessuno potrà mai separarlo.”
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E Guisgard baciò nuovamente la sua Talia.
E si baciarono non più come fuggiaschi, come sacrileghi, come spergiuri, come traditori.
Ma si baciarono come marito e moglie.
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Daniel 30-08-2012 22.17.21

"Come faccio Giada! Sono introvabili!"
Uscii dal giardino e andai in città... Regnava il caos.. Palazzi ridotti in frantumi.. Gente morta per strada.. Ma da lontano notai una cosa strana.. Quel palazzo che notai giorni prima non solo era ancora lì in piedi .. Ma era come se lui non c'entrasse nulla con Tylesia.. A fatica raggiunsi il palazzo e varcai l'enorme portone del 15°esimo secolo..
<<C'è nessuno?>>

Guisgard 31-08-2012 03.52.31

Daniel entrò in quel palazzo, ma non vide nessuno.
“E' abbandonato, Daniel...” disse Giada “... ormai i superstiti sono andati tutti via...”
Ma proprio in quel momento si udì un vigoroso nitrito.
Nel cortile del palazzo, infatti, vi era un bellissimo cavallo bianco, legato ad un albero.
“Il tuo posto non è più qui, Daniel...” fece Giada “... devi partire e andare in cerca degli altri tre cavalieri... io ti aiuterò a trovarli... ma non ora... ora devi riposare, poiché presto riprenderà il tuo cammino... e quel cavallo bianco sarà il tuo destriero per il viaggio che ti attende... perchè tu sei il Cavaliere Verde, non dimenticarlo mai...”
Il Sole sorse oltre il lago che aveva preso il posto di Tylesia, rischiarando l'Oriente e forse anche il futuro di quella terra.
In attesa che una luce infinitamente più forte di quella della Sole, torni ad illuminare il mondo.
La luce del perduto Fiore azzurro...
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Guisgard 31-08-2012 04.24.44

Il chierico e menestrello Fin Roma attraversava, in una giornata luminosa ed asciutta, un viale impreziosito da tutti i fiori conosciuti, fino a giungere presso un maniero incantato.

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E preso il suo strumento, sedutosi sotto un cipresso, iniziò a recitare:

"Chi vincerà dunque la sfida voluta dalla regina Chiarore?
Chi porterà nel suo reame il meraviglioso e sfuggente Fiore?
Ma noi sappiamo che esiste già un luogo in cui Esso è custodito,
forse sospeso tra terra e Cielo, tra mari e Oceani, è stato poi udito.
E dove il Fiore sia adesso conservato nessuno per ora saperlo potrà,
ma che sia nel tempo, passato o futuro, ritrovatolo mai poi appassirà!
Cercatelo così, cercatelo senza sosta, seguendo sempre quel che il cuore consiglia!
Cercatelo, poiché solo il Fiore Azzurro renderà la vostra vita una quotidiana meraviglia!”

E sorridendo, dopo aver riposto il suo strumento e salutato con un lieve e cortese cenno, entrò nel castello e svanì in un favoloso giardino.

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Fine...?
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