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Scossi la testa alle parole della donna...
“Sto bene!” esclamai. Ma non era vero... non stavo bene... improvvisamente qualche cosa di pesante era sceso sul mio cuore e sulla mia anima... qualche cosa di inspiegabile eppure così reale ed opprimente... Inconsciamente tentai di attribuirne la colpa agli ultimi avvenimenti... Sheylon, il sergente, i soldati, la prigione, il volo nel canale e quell’istante in cui ero quasi annegata... Tentai di convincermi che era tutto quel susseguirsi di eventi ad avermi scossa a tal punto... Ma non era vero... non era vero... ed io lo sapevo. Silenzio e quiete dentro e fuori di me... pace... il fruscio del vento ed i battiti del mio cuore avevano lo stesso suono, lo stesso ritmo... il mio respiro si confondeva con il crepitare leggero dell’acqua del ruscello... L’universo mi parlava... tutto intorno a me aveva una propria voce, un proprio battito... e tutto era in pace. Poi d’improvviso quella sensazione... Un dolore proprio in mezzo al cuore... Paura... Smarrimento... Preoccupazione... E gridai. Gridai forte. “Talia...” udii la voce del Maestro, non era molto lontana “Talia che cosa succede?” Il cavaliere uscì dal Casale e venne di corsa verso di me, tremante in mezzo al giardino... “Talia!” mormorò, raggiungendomi ed inginocchiandosi vicino a me. “Maestro...” riuscii a mormorare dopo appena qualche istante “Presto... presto... Guisgard... sta male! Presto, Maestro! Presto!” L’uomo mi fissò stupito per qualche istante... “Talia...” esclamò, poi “Talia... ma che cosa dici? Come puoi...” Ma la mia agitazione, il mio volto sconvolto e la mia voce rotta lo indussero a tacere... “L’ho sentito, Maestro... l’ho sentito! Un istante prima tutto era calmo, sereno... poi l’ho sentito! Te lo giuro! Ti prego... ti prego, Maestro, devi andare a prenderlo! Devi! Ti prego!” L’uomo mi fissò ancora per un istante... non capiva, lo sapevo... ma si fidava di me e delle mie sensazioni. Mi fissò appena per un momento, dunque... poi, annuendo, si alzò e tornò di corsa verso il Casale, da dove tornò con la sua spada in mano... mi lasciò una rapida carezza rassicurante e partì rapido verso il bosco... Io tremavo ancora... ma non mi mossi e non distolsi gli occhi dal punto nel bosco in cui era sparito il cavaliere... I miei fratelli erano partiti presto, quel giorno... il Maestro aveva assegnato loro un compito... qualcosa da trovare, nel bosco, e da riportare al Casale... tutto era andato bene all’inizio, poi quella sensazione orribile... Rimasi con gli occhi incollati sul bosco ed il cuore in subbuglio per molto tempo... ogni attimo, ogni istante era un tormento... Poi, quando già le ombre iniziavano ad allungarsi sul prato, li vidi ricomparire... prima qualche sagoma... poi delle figure... ed infine li riconobbi... “Guisgard!” urlai, correndo loro incontro “Guisgard... come stai? Come sta, Maestro?” “Sto bene...” esclamò subito il ragazzino, tentando di divincolarsi dalla presa del cavaliere che lo trasportava in braccio, tenendo ben ferma la gamba sinistra, sotto il pantalone lacerato e sanguinante “Sto bene... Maestro, mettimi giù!” “Oh, sta zitto, Guisgard...” lo zittii io, la voce cupa e tremante “Non è vero... guarda la tua gamba... guarda... oh, Maestro...” Il cavaliere sorrise appena... “Sta tranquilla, Talia...” disse “Non è niente! Il nostro intrepido Guisgard ha solo cercato di fare l’eroe...” “Non volevo fare l’eroe!” sbottò lui, seccato. Il cavaliere sorrise appena... “Quel cinghiale, se ho ben capito, si era lanciato su Brand e Loran... giusto?” I due fratelli interpellati annuirono... i loro volti erano ancora vagamente turbati... “E tu ti sei messo in mezzo per aiutarli...” proseguì l’uomo con voce severa, raggiungendo allora il porticato e sistemando il ragazzino dolorante su di una panca di pietra “Io capisco che le tue intenzioni fossero nobili, Guisgard... ma è stato pericoloso e sciocco ciò che hai fatto, lo capisci? Potevi farti molto più male, potevi ferire quell’animale e renderlo ancora più pericoloso, potevi fare molto male... sei stato... Santo Cielo, sei stato davvero...” Ma la sua voce fu sovrastata dalla mia, che fino a quel momento era stata immobile con gli occhi spalancati e le mani davanti alla bocca... “Sei stato coraggioso!” esclamai, lanciandomi su di lui “Oh, Guisgard... così coraggioso...” Aprii gli occhi di scatto, destandomi all’improvviso da quel dormiveglia in cui ero scivolata... “Guisgard!” gridai, saltando su... Ero agitata e tremavo forte... quel sogno, infatti, aveva risvegliato in me quell’antico ricordo e mi aveva permesso di riconoscere quella sensazione... la stessa sensazione di quel giorno lontano, tanti anni prima... la sensazione che fosse in pericolo... Il cuore mi batteva forte... quasi mi scoppiava... e tremavo. |
Tutto stava diventando strano..e Fyellon sembrava rischiare la vita, era vero le Locuste erano esseri pericolosi ma davanti ai miei occhi un evento strano..i tre fratellini non erano altro che Isolde, Rykeira che chiedeva sempre se le volessi bene e Asser.
"Isolde..ci si rivede..siete voi l'artefice di questi..trucchetti?"uno sguardo di astio per cio' che successe al maestro. "Cosa volete da me?Vi ho lasciata a Tylesia in vesti..di dama di compagnia ". |
Il clamore che andò a presentarsi, mi risultò inaspettato.......tutti credevano in me e nella mia "leggenda" -anche se......non ero convinto del tutto-.
Presi parola e dissi loro: "Calma cari amici, potrebbero scoprirci....." Poco dopo, Gaston e Perroll decisero di unirsi a questa missione, non volevo mettere la loro vita in pericolo, ma......era impossibile ragionare con un nano quando prende la sua decisione. Sorrisi al sol pensiero. Avevamo da poco lasciato quelle grotte, finalmente ero tornato in superficie.....confesso......mi sentivo molto più sollevato......proseguimmo lungo il bosco finchè non ci fermammo dinanzi ad un pozzo, volevamo dissetarci.....ma ciò che vidi non era possibile narrarlo. Sempre nei pressi di codesto pozzo, vidi una giovane ragazza che vi era rannicchiata.....non potevo compiere alcun gesto......probabilmente, riposava. |
Le tre donne fissavano Altea con enigmatici ed inquietanti sorrisi.
“Altea...” disse Isolde “... perchè tanto astio? Eppure eravamo buone amiche. Il vostro maestro? Ancora rimpiangete quell'uomo? Così debole da non riuscire nemmeno a resistere ai richiami della carne?” Rise. “Si, questo luogo è merito mio... anticamente vi si bruciavano le streghe... ed io ho voluto farne il mio feudo... Tylesia è ormai lontana, amica mia... anzi, vi consiglio di dimenticarla. Quella città è condannata. Un nemico potente ed implacabile la sta per distruggere. Ma, come detto, non datevi peso per questo... voi non ritornerete mai a Tylesia... il vostro viaggio termina qui... tra un momento ordinerò alle mie Locuste di attaccarvi e per voi sarà la fine... anche il vostro amico cavaliere vi ha abbandonata... è fuggito via... ha preferito salvare se stesso... addio, amica mia...” Fece un cenno e subito una delle Locuste si lanciò verso Altea. Ma prima che arrivasse a toccarla, una freccia trafisse l'aggressore, uccidendolo sul colpo. “Chi ha osato fare questo?” Urlò Isolde. |
Nel vedere arrivare Parsifal e i due nani, la damigella si alzò e cominciò ad avvicinarsi ai tre.
“Salute a voi, amici miei.” Disse sorridendo loro. “Vi stavo aspettando.” “Aspettavate noi?” Stupito Gaston. “Si, voi.” Annuì lei. “Sono mesi che attendo un valente cavaliere per proporgli una prova da superare.” “Che prova?” Chiese Gaston. “Bevete a questo pozzo” disse la damigella a Parsifal “e poi provate a suonare il corno che troverete nel secchio.” “Perchè mai?” Domandò Gaston. “Perchè è nel destino di questo giovane cavaliere.” Rispose la damigella, indicando Parsifal. |
Alprando osservava e scrutava ogni riflesso e rilievo di quella pietra rossa, con una grande lente convessa, attraverso la luce di una candela.
“Allora...” disse l'uomo che aveva portato quella pietra “... ditemi qualcosa...” “Ancora un momento...” zittendolo con un cenno Alprando “... già...” mormorò poi e riponendo la pietra sul tavolo. “Dunque?” Chiese l'uomo. “Quanto vale secondo voi?” “Beh...” rimettendo la lente in un astuccio Alprando “... così, su due piedi, non è facile a dirsi... di sicuro possiede un suo valore, un po' per la rarità della pietra, un po' per il taglio, la manifattura e il trattamento generale... ma ditemi... come ne siete entrato in possesso?” “Ecco, io...” “Un uomo come voi non può certo averla comprata” fissandolo Alprando “e di sicuro non l'avete vinta al gioco.” “Come fate a dirlo?” Brontolò l'uomo. “Sono un giocatore, io.” “Ed io non lo metto in dubbio.” Replicò Alprando. “Ma dubito che il possessore di un simile oggetto possa poi utilizzarlo come piatto in una volgare partita di dadi. Forse si tratta di merce rubata?” “Ma cosa dite!” Esclamò l'uomo. “Sono un uomo onesto, io!” “Riuscite a far convivere in voi l'animo del giocatore con l'indole dell'uomo onesto? I miei complimenti dunque.” L'uomo non rispose niente. “Ma comunque” continuò Alprando “a me non interessa questo. Sono invece molto più incuriosito dal modo in cui questa pietra sia entrata in vostro possesso.” “Ebbene, l'ho trovata.” Disse l'uomo. “Si, l'ho trovata... presso il canale sotto le mura... e poi, quasi per caso, ho saputo che un certo cavaliere, il suo proprietario molto probabilmente, è intenzionato a ritrovarla... pare abbia promesso una lauta ricompensa...” “Si, ora comprendo.” Annuì Alprando. “E voi siete venuto qui per capire se il valore di questa pietra sia più o meno lontano da quella ricompensa... giusto?” “Beh, non ci vedo niente di male.” “Oh, il Bene e il Male sono inversamente proporzionali tra loro e l'unica incognita è rappresentata, purtroppo, dalla coscienza umana.” “Cosa significa?” “Nulla, fandonie filosofiche di un cinico e passivo osservatore del mondo e dei suoi simili.” Rispose Alprando. “Insomma, quante vale questa pietra?” Domandò l'uomo. “Possiamo dire” fissandolo l'altro “che il suo valore può essere anche inestimabile, ammesso voi siate un innamorato.” “Cosa intendete dire?” “E' Carbonchio” rispose Alprando “e possiede un valore assoluto in Amore. Posso darvi un consiglio? Riportatelo al suo legittimo proprietario. Per lui, infatti, questa pietra non ha prezzo e vi ricompenserà a dovere, statene certo.” A quelle parole, gli occhi dell'uomo si accesero di una forte avidità. “E' un dono questo” continuò l'altro “d'altri tempi. Tempi di grandi amori e di grandi amanti. Il proprietario di questa pietra non è un uomo comune, come non è un sentimento comune quello che egli prova per la sua amata. Che voi sappiate, ha una donna, vero?” “Si...” mormorò l'uomo “... credo di si...” “Rendetegli la pietra” disse Alprando “e lui vi ricompenserà. Altrimenti, oltre alla sua ira, incapperete nel castigo di qualcuno ben più pericoloso.” “Cosa intendete dire?” “Parlo del castigo di messer Amore.” Sorridendo Alprando. “Mai dividere i suoi prediletti... un grande poeta una volta scrisse... Amor ch'a nullo amato, amar perdona...” “Come fate a sapere tutte queste cose?” “Nella mia terra” spiegò Alprando “abbiamo conosciuto un amore simile... di un duca che donò una pietra uguale a questa alla sua amata... rendete questa pietra al suo possessore e sarete ricompensato...” “Allora mi chiedo...” disse Guisgard fissando la regina “... perchè proprio io?” “Perchè hai tutto da perdere.” Rispose lei. Guisgard allora si voltò verso il gigantesco cavaliere di nome Anion. “Se fallirò sarà dunque lui ad uccidermi?” “Si.” annuì la regina. “E sia...” fissandola Guisgard “... partirò adesso stesso. Ma non prima di aver riavuto Talia.” “Più tempo passerai qui a cercarla” disse la regina “e meno ti resterà per trovare il Fiore.” “Non lascerò questa città senza di lei.” “Allora non abbiamo altro da dirci.” Alzandosi dal trono lei. “Fossi in te partirei subito. Ammesso che ti sia cara la vita.” E svanì dietro una grande porta che si richiuse subito dopo il suo passaggio. Guisgard, allora, liberato dalle catene, fu accompagnato fuori dal palazzo reale. Nello stesso momento, Talia, a casa di quei coniugi, si era appena destata da quel sogno. L'angoscia per la sorte di Guisgard, che ella ignorava, la paura per la piega che avevano preso gli eventi e lo smarrimento causato dal non avere più con sé la pietra di Chymela, tormentavano l'animo della ragazza. La donna si era allontanata appena Talia era stata colta da quel sonno leggero. Tornò dopo alcuni istanti, con una nuova candela, che posò sul comodino accanto al letto, in sostituzione di quella consumata. “La luce tiene compagnia...” mormorò la donna “... io non riesco a dormire se non brucia almeno una candela nella stanza...” In quel momento qualcuno bussò alla porta. La donna allora andò verso la soglia. “Chi è?” Chiese senza aprire. “Sono io, donna.” Rispose suo marito. Lei allora aprì e l'uomo entrò. Ma non era solo. |
Senti' la mia mano prendere la sua ed insieme scendemmo nelle segrete...c'era tanfo di umido e sporco..la luce era quasi inesistente......speravo veramente che per quel ragazzo iniziasse una nuova vita.....ne aveva bisogno, le catene non segnano solo la carne....spappolano anche la nostra anima.....lo seguivo sperando che non fosse una trappola, sino a quando dietro alle sbarre di una cella....li vidi.....Come mi aveva promesso..furono liberati e abbracciai tutti loro.....la speranza di vederli vivi non mi aveva mai abbandonata.......ma c'era stato un momento in cui mi sentii impotente......alle parole di Reas..." Avete ragione...non possiamo piu' andare alla ricerca dei cigni.....ma Vivian e suo padre, non possono rientrare a Tylesia.....anche se in questo momento di grande caos non credo che ci sia qualcuno che guarderebbe sotto i cappucci di due monaci.......".....e cosi' fu....fummo condotti verso le scuderie e li' c'era una magnifica carrozza......tutti salirono ed io...." Sapevo che in voi non c'era nulla che avrebbe potuto fare del male.....continuate a suonare..la vostra musica sara' la delizia per le creature della selva....quando tutto sara' finito ..magari vero'a vedere come state, intanto vi ringrazio per l'aiuto che ci state dando..."...lo abbracciai di slancio e salii sulla carrozza............questa parti' senza esitazioni.........Tylesia era la citta' da raggiungere.......mi sedetti vicina a Vivian...." Spero che non ci siano piu' demoni da esorcizzare.....siamo stanchi abbastanza"..strinsi la sua mano tra le mie...e cercai di chiudere gli occchi.......forse potevo riposare....
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La fanciulla si destò e con voce squillante ci accolse con grande trepidazione.
Ascoltaì la sua storia, attendeva il mio arrivo da tre mesi ma come poteva essere....., ammetto che rimasi alquanto stupito, tutti volevano qualcosa da me. Scambiammo qualche parola finchè non mi disse che mi attendeva una sfida......., ancora prove......non ci avreì mai fatto l'abitudine e risi. Con fare circospetto e accorto mi avvicinaì al pozzo, osservaì il fondo e la prima cosa che mi passò per la mente e di controllare se vi era qualche incongruità con il suo contenuto. |
Alle parole di Isolde mi guardai attorno, non potevo credere Fyellon mi avesse lasciata li come un cavaliere vigliacco.
"Noi amiche? Vi confondete con un'altra, Isolde, ebbene Elisabeth aveva ragione sul vostro conto...e la pagherete.." ma non finii di parlare che vidi una Locusta aggredirmi, sembrava l' esercito stregato e armato di quella donna. E d'un tratto vidi una smorfia su quell'essere, qualcuno lo aveva trafitto a morte con una freccia. Silenzio..la voce di Isolde che chiamava l'artefice del gesto che mi salvò la vita..i miei occhi che guardavano attorno increduli e stupiti. |
Salutato il giovane della torre, Elisabeth, Reas, Cristansen e sua figlia Vivian lasciarono quel luogo e si diressero verso Tylesia.
“Non so cosa troveremo in città” disse Reas, che si era messo alla guida del carro “ma a questo punto credo abbia ben poca importanza ormai...” Camminarono per un paio di miglia attraverso la selva, fino a quando incontrarono un pastore. Costui era tutto preso dal portare via il suo gregge. “Andiamo bene per Tylesia?” Chiese Reas. “Si...” annuendo il pastore “... seguite sempre il sentiero...” “Come mai siete così agitato?” Domandò Cristansen. “Eppure è una giornata soleggiata, l'ideale insomma per far pascolare le pecore.” “Queste terre non sono più sicure.” Fissandolo il pastore. “Tra breve non ci saranno più legge e ordine. Le truppe di Tylesia ormai stanno abbandonando il territorio e la popolazione tutta si sta preparando per un grande esodo.” “Cosa diavolo state dicendo?” Stupito Reas. “La verità.” Rispose il pastore. “La regina Destefya ha dato ordine al popolo di lasciare la città. Un terribile terremoto ha distrutto le mura di Tylesia e ora si teme l'attacco decisivo da parte dei nemici del regno.” “La Lacrima di Cristo!” Esclamò Reas. “Non c'è tempo! Dobbiamo tornare a Tylesia!” E spronato il cavallo, la loro carrozza subito ripartì. |
La Locusta stramazzò al suolo a causa di quella freccia.
Ad un tratto Isolde, Rykeira, Asser e le loro Locuste furono circondate da una folla armata di forconi, zappe, pale e torce. In mezzo a loro stava un cavaliere dalla robusta corporatura e il nobile portamento. Isolde, allora, diede ordine alle sue Locuste di attaccare e scoppiò subito uno scontro con quella gente. Molti caddero uccisi, ma il loro numero permise alla fine di avere la meglio sulle Locuste. Gran merito della vittoria era da attribuire al cavaliere giunto insieme a loro. E vinte le terribili Locuste, il cavaliere si avvicinò alle tre donne. “Aveva ragione questa gente...” disse Redentos “... davvero dunque in questo luogo venivano compiuti orrendi delitti... e voi ne siete le responsabili.” Quella gente allora si lanciò sulle tre donne e le bloccarono. Prepararono un grosso rogo ed un fuoco per giustiziarle. Rykeira e Asser cominciarono a gridare come pazze, maledicendo ed inveendo contro tutti loro. Ma fu inutile. Furono legate e bruciate vive. Isolde, invece, riuscì a liberarsi e allontanandosi di qualche passo fece poi apparire una densa nuvola di fumo. “Siete dei folli” fissando tutti loro “se pensate di catturarmi e darmi poi alle fiamme! Per ora finisce qui... ma ritornerò!” E svanì in quella nuvola di fumo, incurante delle grida e delle disperate richieste d'aiuto di Rykeira ed Asser ormai avvolte dalle fiamme. E nel vedere la strega svanire così, quella gente si inginocchiò e cominciò a pregare, invocando la Protezione Divina contro le Forze del Male. “Come state, milady?” Avvicinandosi Redentos ad Altea. “Fortunatamente siamo giunti appena in tempo. Chi siete voi? E perchè vi trovavate qui con quelle tre streghe?” |
Parsifal si avvicinò al pozzo e cominciò a controllare se non nascondesse qualche cosa.
“State tranquillo, cavaliere...” disse la damigella avvicinandosi a lui “... non vi sono trappole o altri pericoli qui...” prese allora un po' di quell'acqua e ne assaggiò “... ecco, avete visto? Tutto è in ordine... bevete ora... poi nel secchio troverete un corno... suonatelo e la vostra avventura comincerà, se Dio vorrà...” http://www.jeditemplearchives.com/ga...TVC_stillC.JPG |
Una folla di gente e a capo un maestoso cavaliere..subito iniziò una lotta tra loro e le Locuste.
Mi nascosi dietro degli alberi pregando e vedendo gente morire..ma le Locuste furono sconfitte e le tre donne accerchiate e come tutte quelle accusate di stregoneria arse vive..già.. il Bene contro il Male. Isolde era potente o tremendamente furba e riusci' a scappare e uscii dal mio nascondiglio..la gente urlava di gioia per la vittoria ma io non trovavo nulla per essere felice,mi guardavo attorno e cercavo invano Fyellon, sbigottita dal suo comportamento. Ad un tratto il cavaliere a capo di quell'esercito di gente comune si avvicinò a me ed ebbi un sussulto.."I miei omaggi cavaliere, noi ci siamo già conosciuti..non ricordate..al maniero di sir Orco, voi eravate con una ragazza e un cavaliere che sfidarono l'Avvilente Costumanza. Sono stata tratta con l'inganno da Isolde e le altre due streghe mentre cercavo una pianta..per salvare un principino che sta morendo. " |
Ferma... immobile con le gambe piegate e la testa reclinata sopra le ginocchia, riflettevo...
Stavo tentando di ritrovare un briciolo di razionalità che mi consentisse di accantonare quelle sgradevoli sensazioni... in fondo, mi dicevo, esse potevano essere niente altro che il frutto della mia paura e della preoccupazione... in fondo, non c’era ragione di preoccuparsi tanto... in fondo, avevamo già affrontato molte pessime situazioni, io e Guisgard, ed eravamo sempre riusciti a cavarcela... in fondo, mi ripetevo, l’uomo se n’era già andato da tempo e dunque non avrebbe potuto tardare molto a tornare... Ed intanto la mia ansia aumentava... Già, mi ripetevo, perché non era ancora tornato? Dov’era? Dov’era Guisgard? E ad ogni momento il mio respiro si faceva più corto... più teso... Citazione:
“Guisgard...” sussurrai, all’udire la voce dell’uomo nell’altra stanza parlare con sua moglie. Le mie mani tremavano, ora... il cuore mi batteva tanto forte che quasi non riuscivo ad udire niente altro... Senza pensarci neanche un istante, dunque, scesi dal letto e corsi alla porta chiusa... “Guisgard!” gridai, spalancandola. |
Mi guardai alle spalle mentre ci allontanavamo dalla Torre...speravo tanto che riuscisse a costruire qualcosa di buono...dopo tanta disperazione...mi rimisi comoda seduta al fianco di Vivian...e imiei oensieri correvano, Goz non avrebbe riavuto i suoi cigni, ma avevamo tolto dalle catene un figlio che aveva ricevuto dal padre solo barbarie......quando ci fermammo per chiedere informazioni ad un pastore.....ascoltai i vari discorsi..Reas era in preda ad una sincesra preoccupazione per le sorti di Tylesia e Cristansen aveva il volto tirato...certo quello che avevano passato non era poco...ma La Lacrima di Cristo gli aveva tolto il respiro........la carrozza sembrava volare su quella strada disastrata......Vedevo il volto di Reas sudare per lo sforzo di far andare il cavallo senza far ribaltare lacarrozza....." Cristansen, credo di aver fatto ogni cosa.....da un po'di tempo a questa parte,senza chiedere o se ho chiesto non mi e' stata data risposta....ora...a meno che non saltassimo da questa carrozza.....andremo tutti a Tylesia....Reas non si fermera' davanti a nulla......voglio sapere da Voi cose' la Lacrima di Cristo....."....attesi....ma infondo mi sembrava di attendere il nulla...qualcosa nel mio cuore si stava chiudendo in una morsa.....non c'era nulla di finito..doveva ancora iniziare
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Redentos fissò Altea per diversi istanti, per poi, con sua sorpresa, ricordare il suo volto.
“Vi chiedo perdono, milady.” Disse. “Ora rammento... ci incontrammo quasi di sfuggita in quella turbolenta situazione... si, adesso ricordo perfettamente il vostro volto.” Sorrise e con un lieve inchino salutò la ragazza. “Si, quelle streghe avevano posto in queste terre il loro oscuro dominio... una pianta, avete detto? Allora forse possiamo aiutarvi... questi uomini” indicando le persone che erano con lui “vivono da sempre in questi luoghi e conoscono tutti i segreti che dimorano quaggiù... descriveteci la pianta che state cercando e vedrete che subito sapranno procurarla per voi.” |
Cristansen fissò Elisabeth ed assunse un'espressione grave e preoccupata.
“A Tylesia” disse “tutti sono convinti che la Lacrima di Cristo sia una compagnia di arcidemoni, giunta dagli inferi per strappare alla nostra città il suo più grande Tesoro... ossia, il Fiore dell'Intelletto.” Intanto, la carrozza condotta da Reas sembrava quasi volare su quel sentiero e divorava con avida velocità la distanza che la separava da Tylesia. “Il Fiore...” continuò Cristansen “... è un Qualcosa di particolare, di assoluto e di inestimabile... è come i più grandi doni che la vita possa fare all'umanità e dunque è raro... fiorisce infatti in un tempo e in un luogo stabilito da una Volontà superiore... e Tylesia è stata scelta come giardino per ospitarlo... volete sapere come è fiorito? Ebbe, questo accadde anni fa... in un giardino presso il palazzo reale, due innamorati si giurarono amore eterno... lui era un soldato di ventura e lei l'erede al trono del nostro regno... lui seminò il Fiore come supremo Simbolo e Pegno del loro amore... ma quella storia fu vittima delle miserie umane e alla fine fu vinta dalla follia degli uomini... lui allora abbandonò la città e lei impose al suo popolo un folle principio di vita... alienare, ossia, l'amore ed etichettarlo come il peggiore dei castighi per gli uomini... e paradossalmente, quello che doveva essere il più alto Emblema dell'amore, divenne invece, agli occhi della regina e del suo popolo, il simbolo della razionalità, della logica e della Ragione... ossia, gli eterni nemici dell'Amore vero ed eterno...” |
L'uomo entrò in casa e lanciò uno sguardo su sua moglie, che continuava a fissarlo come chi aspetta di sentire qualche parola attesa da chissà quanto tempo.
Ma egli non disse nulla, limitandosi solo a fare un cenno, che nelle sue intenzioni doveva rassicurare la donna. Entrò dunque, ma non era solo. La donna allora restò a fissare colui che era giunto con il marito, senza però rivolgergli alcuna parola. La porta che dava all'altra stanza si spalancò all'improvviso e Talia apparve sulla soglia, chiamando il nome di Guisgard. “Talia...” disse il cavaliere nel vederla “... Talia!” Per poi lanciarsi verso di lei ed abbracciarla forte. “Come stai? Cosa ti è accaduto? Ti hanno fatto del male?” Stringendola fra le sue braccia. “E' lui dunque il marito...” mormorò la donna. “Si...” annuì l'uomo “... e deve essere un gran signore... è scortato da un maestoso cavaliere che lo segue come un'ombra... non ho mai visto una simile guardia del corpo... credo che sia un principe di quelli stabilitisi in Terrasanta in seguito alle Crociate... uno di quei Campioni della Cristianità che si sono guadagnati un principato, un titolo e l'Indulgenza per tutte le colpe terrene... insieme, naturalmente, ad un inestimabile tesoro... magari strappato agli infedeli...” “Ma ti ha promesso una ricompensa?” “Certo, donna...” fissandola e facendole segno di tacere “... l'ho incontrato alla locanda... è giunto poco dopo di me... e appena gli ho parlato di sua moglie è quasi impazzito dalla gioia... sono certo che lei è una principessa che lui ha vinto a qualche sultano o a qualche emiro del fiabesco Oriente...” |
Ebbi un attimo di smarrimento guardandomi attorno.."Milord...anche se prendessi quella pianta non saprei più come tornare al maniero di quel re" risposi sospirando per la vita di quel bimbo "il cavaliere che mi accompagnava..sir Fyellon.. si e' dileguato impaurito per le Locuste ed egli aveva disegni della pianta e su come arrivarci e tornare. Non mi resta che andare verso la mia meta..Tylesia. "
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Allungai le braccia nell’udire la sua voce e, appena un istante dopo, Guisgard mi raggiunse...
Ero così felice ed avevo il cuore così pieno di gioia che credevo sarebbe potuto esplodermi da un momento all’altro... Stretta tra le sue braccia non riuscivo a smettere di sorridere né di piangere per la gioia... ed all’improvviso tutto mi tornò alla mente: il sergente, i soldati, la prigione, i due carcerieri, il volo nel canale, quell’istante in cui credevo che sarei affogata... ma niente di tutto quello mi spaventava più, adesso... e poi, sopra a tutto, mi tornò alla mente la sua mancanza... quell’angoscia di sentirlo lontano, la paura che avrebbe potuto non ritrovarmi... Tremavo... e lentamente inclinai la testa, nascondendo il viso contro la sua spella e bagnando la camicia con le lacrime che mi rigavano le guance... “Scusa...” mormorai, dopo qualche momento “Oh, Guisgard... scusami... ti prego, scusami... sono stata così sciocca... così presuntuosa... ed ho rovinato tutto...” Singhiozzavo, ormai... e non riuscivo più ad arginare le lacrime... “Anche... anche Sheylon! Mi odio, è stata tutta colpa mia. Io non volevo... ma è stata tutta colpa mia!” |
Redentos, nell'ascoltare quelle parole di Altea, annuì.
“Allora, se ciò vi piace, possiamo fare la medesima strada, milady...” disse “... anche io, infatti, sono diretto a Tylesia e secondo quanto mi hanno detto costoro” indicando le persone attorno a loro “non è molto distante. Partite con me, dunque?” |
Guisgard, con un gesto leggero e delicato, simile ad una carezza, sfiorò con le dita la bocca di Talia.
“Non preoccuparti ora...” disse con un sussurro “... ora siamo insieme e lasceremo questa città, dimenticando tutte le difficoltà che ci sono capitate...” Il cavaliere, allora, lasciò tintinnare sul tavolo un bel pò di quelle monete che aveva avuto da Ludovico De'Taddei a Faycus. L'uomo e sua moglie, nel vederle, si lanciarono subito a raccoglierle, per poi ringraziare il cavaliere per la sua generosità. “Grazie, milord!” Baciandogli le mani l'uomo. “E che Dio vi benedica! A voi e alla vostra deliziosa sposa!” “Grazia, milord!” Esclamò anche la donna. “Grazie!” In lacrime. Guisgard e Talia, allora, presero la via per la locanda. Giunti, trovarono ad attenderli la locandiera e Sangò. E con loro vi erano anche Umans ed il suo compare Samond. La donna corse ad abbracciare Talia, mentre Umans andò in contro al cavaliere, sorridendogli e stringendogli la mano. Ed anche Sangò salutò sia lui che lei, emozionato e sinceramente commosso. Samond, invece, restò in disparte a fissare la scena, apparentemente senza mostrare alcun eccesso emotivo. Guisgard poi, prese Talia e le sussurrò di seguirlo. La portò così vicino alla stalla. E quando i due furono entrati, Guisgard accompagnò la ragazza di qualche passo fino a quando guidò le sue mani verso qualcosa di soffice e caldo. E a contatto con le mani di Talia, Sheylon cominciò a farle le fusa e a strofinare la sua testa contro di lei. |
Le mie mani affondarono nella pelliccia morbida e calda... sentii allora il respiro regolare della tigre, poi quel sordo e basso gorgoglio con cui sempre ci accoglieva ed infine la sua grossa testa che si alzava e si strusciava contro di me...
“Sheylon!” esclamai, la voce alta, sorpresa e carica di gioia. Mi chinai appena e cinsi la testa di Sheylon con entrambe le braccia... ero incredula ma così felice... Per qualche momento rimasi immobile, abbracciando e accarezzando Sheylon... chiedendogli sommessamente scusa per ciò che era successo, per le sue ferite e per la mia sciocca presunzione... Infine lasciai Sheylon... lo sentii strusciarsi contro il mio abito ancora per un momento, poi si distese e si accomodò ai nostri piedi... e così io tornai ad alzare lo sguardo su Guisgard... Non potevo vederlo, sebbene lo desiderassi tanto... eppure potevo sentirlo... sentivo i suoi occhi su di me e percepivo il suo sorriso, sentivo la sua gioia per la guarigione di Sheylon, sentivo il suo cuore battere... E all’improvviso la mia gioia si intensificò... ed una sorta di caldo fuoco mi si accese nel cuore... perché mi accorsi che Guisgard lo aveva fatto di nuovo, come quando eravamo piccoli, come aveva sempre fatto, da sempre: era arrivato ed aveva sistemato ogni cosa... Sospirai... ma non riuscii a contenere quel sentimento tanto forte... così, all’improvviso, feci mezzo passo avanti e lo abbracciai... lo abbracciai forte, lo abbracciai come se non ci sarebbe stato un dopo e come se non ci fosse mai stato un prima, come se quel momento fosse tutto ciò che possedevo. E forse era così. |
Il cuore batteva forte..dunque Tylesia non era lontana.
Accettai di proseguire con quel cavaliere che sapevo essere uomo saggio e mi presentai dicendogli il mio nome. |
Redentos fu molto lieto della decisione presa da Altea e insieme, così, partirono alla volta di Tylesia.
Il cavaliere montò sul suo cavallo e fece salire Altea in sella all'altro che teneva con sé, che utilizzava per dare il cambio al suo destriero ed evitare così che si affaticasse. Si allontanarono allora dalla sponda del Calars e si addentrarono ancor più nel verde ventre della selva. Cavalcarono per un giorno intero, fino a quando da lontano avvistarono le guglie e i palazzi della meravigliosa Tylesia. “Eccoci giunti, finalmente...” disse Redentos “... dopo tanto vagare, ecco Tylesia davanti a noi...” La città appariva però diversa dall'ultima volta che Altea ci era stata. Le possenti mura che la difendevano non c'erano più e ovunque si vedevano carovane che abbandonavano il centro abitato. “Sembra una città in rovina...” mormorò Redentos “... come mai la gente vuole abbandonarla?” |
Guisgard strinse anch'egli Talia a sé.
La strinse con forza, come a volerla tenere fra le sue braccia per sempre ed evitare che altri eventi giungessero a separarli. “Ora siamo di nuovo tutti e tre insieme...” disse “... il frate che ha curato Sheylon ha detto che possiamo trasportarlo... per un paio di giorni ancora dovrà sforzarsi poco, ma poi potrà tornare a correre come prima...” le sorrise e le accarezzò il viso, spostando all'indietro una ciocca di capelli ribelli, che sembrava voler danzare sul volto della ragazza e rimise al suo collo la pietra di Carbonchio donata da Andros a Chymela “... il nostro viaggio non è ancora concluso, Gioia... sono successe alcune cose... ma ti racconterò tutto con calma... ora sarà meglio andare...” Anion, il cavaliere che per ordine della regina seguiva Guisgard come un'ombra, era in sella al suo mastodontico cavallo, fermo ad attenderlo qualche passo fuori la staccionata della locanda. “Ma chi è quello?” Chiese Umans indicando quel poderoso cavaliere. “Un amico.” Sorridendo Guisgard. “Quale strada può condurci ad una città chiamata Tylesia?” Chiese poi alla locandiera e a Sangò. “Tylesia...” ripetè la donna “... non credo di aver mai udito un nome simile... e tu?” “No, giunge nuovo anche a me...” fece il menestrello. “Potreste chiedere ai due guardiani...” disse la donna. “Chi sarebbero?” Domandò Guisgard. “Sono le due sentinelle che controllano l'ultimo baluardo al confine di Gioia Antica.” Rispose la donna. “Anche se...” “Anche se?” “Anche se...” mormorò lei “... ecco, possono nascondere un'insidia...” “Quale?” “Si tratta di due sentinelle che ogni tre ore” spiegò la donna “si danno il cambio. Vengono scelte dall'esercito regolare e sono accoppiate sempre con lo stesso criterio...” “Ossia?” “Vengono, cioè, scelte da entrambe le razze che formano il nostro esercito.” “Dunque” intervenne Sangò “dai veritieri e dai mentitori. In pratica, una sentinella risponderà sempre dicendo il vero, mentre l'altra invece mentirà spudoratamente.” “E se a darvi l'informazione sarà uno dei mentitori” fece la donna “voi sarete indirizzati da tutt'altra parte e forse non troverete mai la città che state cercando.” “Roba da matti!” Esclamò Umans. “Non c'è modo per distinguerli?” Chiese Guisgard. “Apparentemente no.” Rispose la locandiera. “Neanche noi che viviamo qui da sempre siamo in grado di farlo. Ogni razza veste sempre e solo di un colore... dunque una indossa una giubba rossa e l'altra una verde... ma ignoriamo come abbinare i colori con la loro indole...” “Non abbiamo molto scelta...” disse Guisgard “... cercheremo di capirlo quando li vedremo...” Lui e Talia, allora, salirono sul carro in cui era stato messo Sheylon e salutati tutti loro partirono da quel luogo. Dietro al carro erano state legate anche Peogora e Luthien. Guisgard e Talia raggiunsero così l'ultimo avamposto della città, dove si trovavano le due sentinelle. E come avevano detto sia la locandiera che il menestrello, una vestiva di verde e l'altra di rosso. Controllarono il carro e poi i due viaggiatori, per vedere se tutto fosse in ordine. “Potete andare.” Disse uno dei soldati. Guisgard li fissò e sorrise. “Cosa ci trovate di così divertente?” Domandò uno dei due soldati. “Nulla, signore.” Rispose Guisgard. “E' che abbiamo saputo che in questa città convivono due razze... e la cosa curiosa è che interpretano la vita in maniera totalmente differente... una, ossia, mente costantemente, mentre l'altra concepisce solo la verità... per me è straordinario... infatti, a vedervi non si trova alcuna differenza... ditemi, signore...” rivolgendosi al soldato più vicino al carro “... fate parte di quella razza che dice sempre la verità?” “Abla.” Rispose quel soldato nel suo idioma. In quel momento, l'altro soldato si avvicinò anch'egli al carro. “Abla vuol dire si.” Spiegò a Guisgard e a Talia. “Però lui appartiene alla razza dei mentitori.” Il cavaliere allora si voltò pensieroso verso Talia. Chi dei due soldati diceva il vero? E come scoprirlo? http://www.alicia-logic.com/capsimag...mKnightley.jpg |
Avvicinatomi al pozzo e controllato che non vi fossero trappole, decisi di sottopormi alla prova.
Non riuscivo a comprendere il perchè e la dinamica di quel gesto, ma mi lasciaì guidare dalle sensazioni.......bevvi l'acqua, presi il corno e cominciaì a suonarvi all'interno. Uno strano tepore mi avvolse.......spero di non aver commesso qualche errore. |
Finalmente dopo lungo vagare arriva a Tylesia ma
la felicità subito divenne delusione..la città quasi distrutta e la gente che fuggiva. E mi venne alla mente un sogno fatto mesi prima..ricordavo nel sogno fatto la città senza sorveglianza e in rovina..e il cancelle aperto con la regina in lacrime e il fiore scomparso. Mi voltai verso il cavaliere che mi accompagnava e feci lui cenno di seguirmi. Corsi per T ylesia finché giunti a palazzo entrai e camminavo per il giardino. |
Ascoltai Cristansen cullata dalla folle corsa di Reas.....guardai l'uomo con gli occhi pieni di lacrime.....era unastoria che conoscevo...la storia degli umani " Cosa puo' fare un Amore grande, puo' far diventare folli oppure ragionevoli e logici a tal punto di dimenticare il motivo per cui il nostro cuore ha imparato a battere"......guardavo le spalle contratte di Reas, potevo percepire lo sforzo di tenere le redini, l'ansia lo stava consumando......" Cristansen....sapete una cosa ?..Un giorno parlai al comandante Reas e gli raccontai quello che il cuore mi diceva..lui non volle neanche ascoltarmi, pero' io sapevo che non potevo mentire ....non su quello che Amore......eppure , guardatelo ora......sta correndo perche' la sua terra e' indifesa e perche' la sua Regina ha bisogno di lui...anche questa e' una forma di Amore, eppure lui non lo ammetterebbe...."......Tylesia ormai era visibile...si vedeva del fumo qua e la'...ma il suo splendore non era del tutto perso...Reas entro' in citta', per Cristansen non c'erano problemi, la gente andava via e il caos sembrava regnare in ogni posto, nessuno avrebbe fatto caso a loro......scesi dal carro e rimasi in silenzio....non c'erano parole......c'era solo pura follia
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Guisgard mi aiutò a salire sul carro su cui fu poi sistemato anche Sheylon.
Da qui abbracciai la buona locandiera e salutai Sangò... erano stati buoni e generosi con noi ed io ero felice di averli potuti conoscere. Alla domanda di Umans, poi, mi resi conto che c’era qualcun altro con noi... un cavaliere... ne avvertivo la silenziosa presenza... avrei volto sapere che cosa ci faceva quel cavaliere con noi, ma Guisgard aveva accennato a cose che erano successe poco prima e probabilmente quel cavaliere rientrava in quelle novità... così non feci domande per il momento, ci sarebbe di sicuro stato tempo, in seguito, per parlare e raccontarci tutto ciò che era avvenuto nel tempo in cui eravamo stati lontani. E tuttavia la domanda successiva di Guisgard mi colpì e concentrò tutta la mia attenzione... Tylesia... Sobbalzai... Tylesia? E così, di colpo, un’antica e lontana visione mi tornò alla mente con la violenza di un uragano... Citazione:
Tylesia... Quel nome continuava a vorticarmi in mente... Era passato tanto di quel tempo da quando avevo avuto quelle visioni ed erano accadute tante di quelle cose che lo avevo quasi dimenticato... Ed ora? Mi chiesi che cosa avesse spinto Guisgard a partire alla ricerca di quel luogo... Perché volava recarsi là? Cosa cercava? C’entrava qualcosa il cavaliere che ci stava accompagnando? Mi sentivo inquieta, improvvisamente... e la pietra di Chymela, che finalmente era di nuovo al mio collo, aveva ripreso a bruciare intensamente... Mille e mille domande mi vorticavano in mente... preoccupazioni... e stavo proprio per condividere tutte queste mie perplessità con Guisgard, quando il carro si fermò e quelle due sentinelle ci vennero incontro... Citazione:
“Uno solo dice il vero, dunque? Mentre l’atro mente sempre?” gli mormorai, pianissimo, all’orecchio... Riflettevo... Come capire chi dei due mentiva? Non avevamo che le loro parole su cui basarci... Iniziai a valutare le loro risposte, dunque... Se la prima sentinella avesse detto il vero, l’altro doveva essere per forza il mentitore... eppure in quel caso il secondo avrebbe detto la verità sostenendo che ‘Abla’ voleva dire ‘si’... Non poteva dunque essere... non se i mentitori non potevano che mentire spudoratamente... “E’ il secondo che dice la verità, Guisgard!” sussurrai quindi, tornando a protendermi appena verso di lui “Il primo è il mentitore! Pensaci... è un fatto logico: solo se il primo ha mentito alla tua domanda rispondendo di si, hanno allora completamente senso le parole del secondo... non credi?” Tacqui un attimo, riflettendoci ancora un secondo... “Si...” ripetei poi, sempre parlandogli piano all’orecchio “Si, io credo che sia del secondo che ci possiamo fidare!” |
Guardai Mirna e gli dissi distrattamente:
<< Semplice magia..>> Poi mi concentrai sul paesaggio.. un bellissimo tramonto.. Quanto tempo era passato? Mi sembrava infinito.. Avevo perso i contatti con tutti.. Perfino con mia madre.. ero rimasto da solo.. A parte Giada.. La sfiorai con un dito.. un'amica leale e fedele.. Ma questa strada dove mi avrebbe portato? Guardai Mirna.. un giorno avrei voluto un figlio.. magari come lui.. chissà.. Gli accarezzai la zazzera di capelli e cingendogli le spalle gli dissi: <<Che ne dici di andare in qualche taverna? Ho una fame!>> |
Mirna sorrise a quelle parole di Daniel, ma un attimo dopo Tylesia cominciò a tremare, fino a quando i due compagni videro crollare miseramente molte delle strutture di quella città.
“Daniel...” disse impaurito Mirna “... il... il terremoto!” E in città si diffuse il panico. Alcune ore dopo, Altea e Redentos entrarono a Tylesia, tra la confusione e la paura generale, fino a raggiungere il palazzo reale, il cui portone d'ingresso era miseramente crollato. E da lontano videro alcuni funzionari nel cortile che ascoltavano una donna parlare: era la regina Destefya. In quel momento anche il carro con Elisabeth, Reas, Cristansen e Vivian entrò a Tylesia. E giunto davanti al palazzo, Reas saltò giù, facendo cenno ad Elisabeth e agli altri di seguirlo. Ed anche loro arrivarono al cospetto di quel nobile gruppetto, formato dai funzionari di corte e dalla regina di Tylesia. “Bisogna abbandonare la città, maestà.” Disse un funzionario alla regina. “Io non lascerò mai Tylesia ed il mio popolo.” Fissandoli la regina. “Io non voglio sopravvivere a Tylesia ed al suo Fiore.” In quel momento, un forte colpo di tosse scosse la regina. La regina portò una mano davanti alla bocca e si accorse che la tosse aveva macchiato di sangue il palmo. Destefya fissò con gli occhi spalancati la sua mano sporca di sangue ed ebbe paura. “Cosa avete, maestà?” Domandò un funzionario. “Nulla...” mormorò lei “... ora andate... accertatevi che i soccorsi siano giunti ad ogni angolo della città... usate anche l'esercito se necessario...” “Ma come?” Stupito un altro dei funzionari. “L'esercito è impegnato contro i nostri nemici!” “Abbiamo perso la guerra...” fissandoli lei “... cerchiamo di salvare almeno il popolo... ora andate...” I funzionari obbedirono e rimasta sola, Destefya prese il ciondolo che aveva al collo, dal quale pendeva una chiave di platino. Si avvicinò al cancello del giardino, lo aprì e vi entrò. |
Parsifal, suonato il corno, vide comparire, un attimo dopo, un misterioso cavaliere, bardato con una solida corazza ed armato di tutto punto.
Il volto era celato dall'elmo e sul suo scudo era impresso un misteriosissimo simbolo, che il giovane Parzifal non riconobbe subito. “Seguimi.” Disse con una voce dura, marcata e solenne. Si addentrarono così nella selva, fino a raggiungere una piccola cappellina di marmo. Al suo interno vi era una bambina che giocava con dei fogli bianchi, sottratti ad uno scrivano seduto accanto a lei. La piccola era felice e bellissima, mentre l'uomo appariva scarno e vecchio. Strappò dalle mani della piccola quei fogli, per poi scriverci su alcune parole. Ma terminato di scrivere, le lettere di quelle parole scivolavano via dai fogli, lasciandoli così di nuovo bianchi. La bambina allora li riprendeva e di nuovo lo scrivano li sottraeva con astio dalle sue mani, per poi scrivere nuovamente e vedere ancora una volta le lettere scivolare via. “Sai chi sono questa bambina e questo scrivano?” Chiese il cavaliere a Parsifal. “Essi giunsero qui molto tempo fa, per unirsi in matrimonio. Allora erano entrambi fanciulli, ma col tempo lui è invecchiato, mentre lei è rimasta sempre della stessa età.” Lo fissò. “Sai il perchè di questo? Perchè il loro è un matrimonio impossibile, in quanto le cose eterne non possono mai congiungersi con quelle mortali ed effimere. Sai dunque riconoscere cosa rappresentano questa bambina e questo scrivano?” |
Ovunque vi era il panico generale..Tylesia era piena di macerie ma ciò che vidi scostandomi tra il gruppo di gente fu ancora più doloroso.
La regina Destefya era in ginocchio e non sapeva cosa fare, mi avvicinai a lei e la vidi tossire e dalla sua bocca uscì sangue, le chiesi che successe ma ella non rispose. Poi mi accorsi di un carro che arrivò e sopra riconobbi Elisabeth e Reas, ma la confusione era tanta che non ebbi nemmeno il tempo di parlare, udii solo che Tylesia era ormai in pericolo e pure la gente..per un attimo pensai a Fyellon con rabbia, mi aveva abbandonata mentre a Tylesia vi era bisogno di lui e lo odiai con tutta me stessa per la promessa non mantenuta. Mi avvicinai alla regina.."Maestà, io rimarrò al vostro fianco, sono Altea, vi ricordate di me, una delle sopravvissute al naufragio del Calars, per qualsiasi cosa io sarò al vostro fianco, per servirvi". La regina si alzò e prese un ciondolo e vi era una chiave di brillanti, si avvio verso il cancello..sapevo cosa era, era la chiave per aprire il lucchetto di diamanti intuii, ed entrare nel giardino...che custodiva il prezioso fiore, il cuore batteva forte. |
La regina Destefya fissò Altea.
“Non seguitemi...” disse con un filo di voce “... per favore...” Girò la chiave nel prezioso lucchetto ed entrò nel misterioso giardino... |
Guisgard fissò Talia con aria pensierosa.
“Si...” annuendo “... non può che essere così, come dici tu... da quel che dicono, la parola Abla non può che significare si... e allora per forza di cose è il secondo a dire il vero...” prese la mano della ragazza “... si, faremo come dici e ci fideremo della seconda sentinella...” il cavaliere allora si rivolse proprio al secondo soldato “... perdonatemi...” “Cosa?” “Ci occorre un'informazione, signore...” Il soldato annuì. “Dobbiamo recarci in una città chiamata Tylesia...” spiegò Guisgard “... la conoscete?” “Tylesia?” Ripetè il militare. “Certo! Ho udito quel nome molte volte e ho anche visto più di uno dei suoi monumentali palazzi!” Guisgard sorrise. “Nelle leggende però!” Continuò la sentinella. “E nelle illustrazioni dei libri di favole!” “Come sarebbe?” “La città che cercate” disse il soldato “è un mito. Ma se proprio volete cercarla in un luogo che non sia un disegno o un quadro, allora dovete per forza di cose attraversare il fiume Calars.” “Calars?” Ripetè Guisgard. “Si, perchè solo oltre quel fiume” rispose la sentinella “può trovarsi una città sconosciuta, visto che quella regione è ignota ai più e può contenere qualsiasi cosa.” “Come possiamo arrivare al Calars?” “Seguite la strada verso Est.” Spiegò il militare. “Ma badate di non allontanarvi mai da quella direzione. Alla fine troverete il Calars. Non passerà inosservato, visto che le sue acque sono perennemente calde.” Guisard e Talia, allora, presero la strada verso Est, sempre seguiti dal misterioso Anion. “Dobbiamo arrivare a Tylesia, Talia...” disse il cavaliere “... per trovare qualcosa che sembra infinitamente prezioso... qualcosa simile ad una Reliquia... il Fiore Azzurro...” Guisgard, così, raccontò tutto a Talia; della regina Chiarore Azzurra e del pegno che ella aveva imposto sulla vita del cavaliere. Solo, infatti, portando il meraviglioso Fiore a Gioia Antica lei avrebbe risparmiato la vita di Guisgard. E Anion in tutto questo rappresentava una sorta di giudice, custode e carnefice della vita del cavaliere. Dopo alcune miglia, il carro arrivò presso la sponda di un fiume che emanava vapori e nuvole di fumo. Su una piccola banchina era ormeggiato un battello, sul quale stava un uomo. “E' questo il Calars?” Domandò Guisgard. “Conoscete forse altri fiumi così caldi?” Ridendo l'uomo. “Bene.” Annuì Guisgard. “Noi dobbiamo giungere nella regione dove sorgono le sue acque...” fece Guisgard “... potreste accompagnarci?” E lanciò un sacchetto di monete sul ponte del battello. “Certo, messere!” Raccogliendole l'uomo. “Solitamente la corrente e i venti si calmano solo di Venerdì, anche se solo il Cielo ne conosce il perchè... partiamo dunque?” “Certo!” Esclamò Guisgard. Fecero allora salire il carro sul battello e poco dopo partirono. Anion, invece, li seguiva via terra, percorrendo a cavallo la sponda del caldo fiume e senza perdere mai di vista il battello. |
Tutto cominciò a tremare.. In città era scoppiato il panico.. Lì vicino il portone del palazzo reale era caduto..
<<Mirna corriamo lì entro!>> Iniziai a correre ed entrando nel palazzo vidi una nobile gruppetto.. C'erano persone che mi sembrava di conoscere.. Spalancai gli occhi erano quelli dlla nave di Goz.. C'erano Altea ed Elisabeth.. <<Siete voi?>> Domandai urlando.. |
La regina mi intimò di fermarmi e obbedii, non volevo rovinare quel momento, forse voleva stare sola ma cercavo di seguirla con lo sguardo ed ero preoccupata per la sua salute..quel Giardino pure aperto doveva rimanere un mistero..guardavo dentro cercando di vedere cosa vi era e la sua bellezza.
Ad un tratto sentii un ragazzo pronunciare il mio nome, mi voltai di scatto e dopo un pò lo riconobbi..era il figlio di Elisabeth, Daniel.."Saluti Daniel, venite vicino la regina è sola nel Giardino e ha bisogno di aiuto, ma non entrate". |
Seguimmo Reas....raggiungendo il piccolo corteo Reagale....la Regina era molto dimagrita .......i suoi occhi erano infossati e il suo colpo di tosse e il suo sguardo alla mano.....era tisi, ma lei era la Regina e non poteva perdersi d'animo......enon deluse nessuno il suo popolo doveva essere messoal sicuro, la sua mano ando' sicura alla chiave del suo giardino...sapevola storia e per nulla al mondo l'avrei seguita.....non le rimaneva molto. Altea .....ero felice di rivederla....un volto amico, non riuscii a raggiungerla.......la voce di Daniel mi arrivo' dritta al cuore....mi voltai verso di lui e lo abbracciai.....il Signore lo aveva protetto...." Come stai ragazzo mio....sei un uomo ormai, credevo ti fossi dimenticato di me...."...vidi Altea avvicinarci esalutarci con gioia...ma quando senti' quello che aveva da dire..." Non avvicinatevi alla Regina......lei , non sta bene e la sua malattia e' contagiosa......forse ha solo bisogno di stare da sola e il suo mondo e' interamente racchiuso in quel giardino....tutto l'amore del mondo e' racchiuso li'......e' andata a riprenderselo..".....rimasi stretta a mio figlio mi era mancato tanto.....C'era Vivian e Cristansen.....erano accanto a noi........e ora, cosa sarebbe successo ?
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Abbracciai con calore mia madre..
<<Quanto tempo..>> le sussurrai.. <<Ciao Altea.. La regina è malata?>> Non mi convinceva lasciarla lì da sola.. Sciolsi l'abbraccio di mia madre e senza neanche pensarci entrai nel giardino.. |
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