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Guardai l'uomo e poi gli dissi:
<<Io le uccido il mostro, lei mi trova il cavaliere, niente domande o si può trovare un altro cacciatore..>> |
Il senso del dovere e la grande fiducia che i miei nuovi compagni avevano riscontrato ed identificato in me andava sempre più a delinearsi.
Non avevo ancora ben chiaro il perchè l'Armatura Rossa mi avesse scelto, forse il mio percorso era già delineato bastava coglierlo e divenirne il protagonista e presi una decisione. "Non comprendo.....questa scelta, ma se è la seguente.......rispetterò ciò che mi attende. Il problema però sussiste......come rintraccio l'usurpatore.....oramai è molto lontano e qualora lo incontrassi non posso strappargli la vita....." Il tempo stringe, Tylesia è in pericolo e anche le altre razze......devo sbrigarmi..... |
Fyellon entrò e chiuse la porta dietro di sé.
Era avvolto nel suo mantello, ansimava ed un vago pallore tingeva il suo volto. “Perdonate il ritardo...” disse, gettando sul tavolo il leprotto cacciato nella selva “... ma ho avuto un incontro alquanto inaspettato...” sorrise lievemente “... guardate qua...” mostrando ad Altea la sua mano macchiata di sangue “... vedete? E' sangue. E che io sappia gli spiriti non ne perdono quando vengono attaccati, come non ne versano le creature bestiali, visto che questo è sangue umano...” annuì “... vi dicevo io che le nostre misteriose Locuste non avevano nulla di soprannaturale... però, c'è da dire, sono degli ottimi combattenti, visto che sono riusciti anche a procurarmi un graffio...” si accasciò allora a terra “... infatti...” aprendo il mantello e mostrando ad Altea una leggera ferita ad un braccio “... sembra siano riusciti a colpirmi...” “Sta male il cavaliere!” Gridò uno dei tre fratellini. |
A quelle parole di Daniel, gli uomini di Anton scattarono subito verso il ragazzo.
“Come osi, lurido verme, rivolgerti così al nostro signore!” Disse uno di quelli. Ma con un gesto Anton li zittì. “Avete del coraggio vedo...” fissando poi Daniel “... si, mi piacciono i coraggiosi. E sia... voi vi impegnerete a servirmi nella mia battuta di caccia ed io poi farò trovare il cavaliere che state cercando.” Strinse la mano a Daniel. “Affare fatto.” Poi scoppiò a ridere. “Ma devo avvertirvi che non stiamo dando la caccia a nessun mostro, ma solo ad un dannato bufalo. Il Bufalo Orbo... un animale imprendibile!” Diede poi ordine ai suoi uomini di alloggiare Daniel e Mirna in una stanza. I due furono così condotti nella loro stanza. “Ora cercate di riposare.” Fece l'uomo che li aveva condotti lì. “Domani partiremo all'alba.” E andò via. “Il Bufalo Orbo...” mormorò Mirna “... che animale sarà? E perché tanto uomini per catturare un solo animale? Voi cosa ne pensate?” Chiese a Daniel. |
“Forse c'è una strada, amico mio...” disse Gaston a Parsifal “... esiste un luogo da sempre legato al mito del Cavaliere Rosso... esso è detto il Bastione del Cavaliere e al suo interno si trova un oracolo... forse potremmo chiedere un responso per comprendere come riavere la vostra corazza... cosa ne dite?”
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Guisgard e Sangò scesero subito al piano di sotto, trovando ad attenderli Umans e Samond.
Quest'ultimo era appena giunto dalla locanda e spiegò al cavaliere l'accaduto. Partirono allora tutti verso la Lucciola. Arrivati alla locanda, trovarono sulla porta la locandiera ancora stravolta per l'accaduto. “E' terribile, cavaliere...” disse in lacrime la donna. “Come ho fatto ad essere così stupido!” Con rabbia Guisgard e tirando un pugno contro un albero. “Non avrei dovuto lasciarla qui da sola!” “Voi non potevate saperlo...” fece la locandiera “... sono venuti armati... e hanno avuto la meglio anche contro quel vostro grosso animale...” “Dov'è ora Sheylon?” Domandò Guisgard. “E' nella stalla, ma...” Il cavaliere corse subito a vederlo. Ed entrando vide la sua tigre sulla paglia, con ancora le frecce conficcate. Si avvicinò e cominciò ad accarezzarla dolcemente. Sheylon subito aprì gli occhi. “Amico mio...” piangendo Guisgard. La tigre tentò di alzare la testa, ma senza riuscirci. “No, non sforzarti...” mormorò lui “... devi stare tranquillo... hai fatto il tuo dovere, sai? Ti sei battuto bene... non preoccuparti...” tentò di aggiungere tra le lacrime “... la ritroveremo... si, la ritroveremo... ma tu non devi sforzarti... non devi lasciarmi da solo, Sheylon...” “La tengono in vita quelle frecce...” entrando Samond, seguito poi dagli altri “... estratte quelle, non tarderà a...” “Silenzio!” Lo zittì Guisgard. “Forse frate Vitus...” disse la locandiera. “Cosa?” Domandò Sangò. “Forse lui può tentare di salvarla...” “Ormai è spacciata.” Sentenziò Samond. “Se apri di nuovo quella bocca” alzandosi Guisgard “giuro che te la richiuderò con il letame!” Fissò poi la locandiera. “Chi è frate Vitus?” “Un frate che conosce l'arte della medicina.” “Andiamo a prenderlo.” “Ci andrò io.” Disse Sangò. “Voi restate vicino alla vostra tigre.” E in quello stesso istante partì. “Perchè è scesa da sola?” Sempre in lacrime la locandiera. “Perchè non mi ha avvertita?” “Credo che abbia incontrato quel sergente di sua spontanea volontà.” Mormorò Samond. “Le donne sono particolari... evidentemente quel sergente era riuscito ad affascinarla...” “Ora mi hai stancato!” Afferrandolo per il bavero Guisgard. “Mi hai stancato davvero, figlio di...” “Calmiamoci tutti!” Intervenne Umans. “Non è il momento di litigare tra noi!” “Sapete risolvere i vostri problemi solo tirando pugni, vero?” Fece Samond. “Tu non sei un problema!” Gridò Guisgard. “Sei solo un lurido bastardo!” “Basta!” Urlò Umans, per poi spingere via Guisgard. “Calmatevi, per Giove!” In quel momento ritornò Sangò. Con lui vi era anche il frate. Nel frattempo, nelle prigioni, i due carcerieri erano entrati nella cella di Talia. “Non risponde...” fece uno dei due. “Forse è morta davvero...” mormorò l'altro “... e ora? Chiamo un prete?” “Per fare cosa?” “Beh...” “Idiota!” Scuotendo il capo. “Una strega ormai non possiede più un'anima da salvare!” “Allora?” “Allora faremo così... la chiuderemo in un sacco, per poi gettarla nel fossato che corre attorno alle mura. Così scorrerà fino alle cloache... saranno i topi a mangiarne le carni...” Presero allora un sacco e senza accertarsi d'altro, circa lo stato della prigioniera, la chiusero al suo interno. “Non stringere troppo i lacci del sacco...” “Perchè?” “Così l'acqua penetrerà prima, appesantendola e facendola poi scivolare sul fondale... meglio non correre il rischio che qualcuno la veda galleggiare...” Portarono allora il sacco, con la prigioniera al suo interno, sulla torre delle prigioni, per poi gettarlo giù nel fossato sottostante. Un attimo dopo, Talia era in acqua. |
Iniziammo a pensare come raggiungere e trovare una via d'uscita per l'incontro fatidico con il destino.
Ad un tratto, Gaston espose la sua idea......dovevamo raggiungere il Bastione del Cavaliere, una peculiarità del Cavaliere Rosso.....soltanto in questo modo avremo potuto ripristinare la profezia. "Possiamo procedere, amico mio" risposi. |
Mi scostai per guardare meglio padre e figlio..in uno potevo osservare la rotondita' del viso e il bianco incarnato...i capelli gli facevano da cornice..nel padre ..solo la possenza del suo fisico ..il volto era celato e a me rimaneva sconosciuto.....ma cio' che rimane sconosciuto ad una maga..potra' essere il mondo esoterico....mentre il mondo essoterico si apre a lei senza riserve......." Misericordia.....Miserabile...la colpa di una madre che ricade su un figlio......Questa (indicando le catene alle caviglie del ragazzo) Messere me la chiamate Misericordia ?......e vostro padre non e' stato cosi' Misericordioso, perche' ha reso inguardabile il vostro volto o la madre di vostro figlio ha fatto si che non poteste piu' mostrarvi al mondo.........c'e' una cosa che non comprendo...una madre che abbandona il proprio figlio....i figli si salvano a costo della propria vita........Le stelle e i pianeti...Madre natura ...i cambiamenti...esiste tutto, e l'uomo decide se rendersene schiavo oppure no......sono mesi che vado in giro per queste terre e mi accorgo che non esiste piu' Amore e Misericordia.......con chiunque io parli.....e' una parola che ha perso il senso...e anche Voi a quanto pare fate parte di questo strano stralcio di vita.......Non sono morta io ne' voi ne' il vostro servo per la musica di vostro figlio.........lo sono forse i miei amici ?...."...
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Guardai il ragazzo e posandogli una mano sulla testa gli dissi:
<<MMm non lo so.. Ma mi sto preoccupando.. tu che pensi? >> "E tu?" dissi rivolto a Giada.. |
I due carcerieri non impiegarono molto tempo a prendere la loro decisione... mi credevano una strega e mi credevano morta... e di certo non volevano tenermi lì un istante di più!
Mi raccolsero quindi da terra senza neanche guardarmi... sentivo che i loro sguardi mi evitavano e ne fui sollevata perché, se si fossero soffermati ad osservarmi, si sarebbero di certo accorti che ero ancora viva. In fretta, quindi, mi infilarono in quel sacco che poi chiusero frettolosamente... Passarono alcuni minuti... sentii che mi sollevavano e mi trasportavano attraverso corridoi e scale, ma non fiatai... poi sentii di nuovo l’aria fresca della sera penetrare dalla lenta legatura e raggiungere il mio volto, la inspirai avidamente... ma fu solo un attimo di sollievo... poi i due uomini mi fecero dondolare due volte per poi lasciarmi cadere nel vuoto. Trattenni a stento un grido... Il sacco che mi conteneva ruotò su se stesso varie volte per l’impeto del lancio, tanto da farmi perdere l’orientamento... e poi, all’improvviso, con un tonfo sordo finii nel canale. Ero scossa, stordita per quel volo inatteso... ma l’acqua gelida mi risvegliò all’istante. Il sacco si bagnò subito e divenne pesante, mi sentivo trascinare verso il basso... presi un grosso respiro e fu appena in tempo, prima che in sacco iniziasse ad affondare ed io non avessi più aria... infilai allora a fatica le mani fuori dalla legatura, graffiandomele senza farci caso... e per molti minuti combattei con il legaccio... sapevo che se non fossi riuscita ad aprirlo sarei sicuramente affogata... ma, un po’ per la paura che mi stava assalendo ed un po’ perché l’acqua aveva gonfiato la corda, non riuscivo a sciogliere quel nodo... combattevo disperatamente, con entrambe le mani, sebbene lo spazio di movimento dei miei polsi stretti dalla corda fosse tanto poco... ed il sacco, pesante, mi trascinava sempre più verso il fondo... Ed in quell’istante pensai a tante cose... pensai a Sheylon ed alle sue ferite, pregai perché non fossero letali... pensai al Casale ed ai miei fratelli, a Nestos, a Brand, a Pidge, a tutti... pensai a quanto bene volevo loro e a quanto mi mancavano... pensai al Maestro, a ciò che aveva sempre cercato di insegnarmi e a tutto l’impegno che aveva sempre messo nel proteggermi e nel tenermi al sicuro... pensai a Fyellon ed a quel gesto insano che aveva compiuto, pensai al perché lo aveva compiuto... pensai a padre Anselmo ed ai suoi consigli... pensai ai Cavalieri della Luna Nascente, al perché fossero tanto convinti e determinati nel volermi prendere, al perché non nutrissero neanche un minuscolo dubbio circa quel mio destino mentre io invece ne nutrissi tanti in merito... pensai a tutto ciò che avevo appreso in quel viaggio... pensai al Belvedere, ad Andros e Chymela, alla misteriosa ragazza di Faycus, alla duchessa, al vecchio del pozzo, ai misteri di Gioia Antica... pensai al perché tutto ciò fosse stato messo sulla mia strada... ma più di tutto e più di tutti, pensai a Guisgard... pensai a tutte le cose che non gli avevo mai detto, a tutto ciò che avremmo ancora potuto fare e vedere insieme e per le quali non ci sarebbe stato più tempo se fossi affogata lì, pensai a quanto desideravo rivederlo almeno un’ultima volta, a quanto mi mancavano i suoi occhi limpidi e quel sorriso che lo illuminava quando era felice, pensai a come era sempre riuscito a farmi sentire serena e sicura, a scacciare dal mio cuore ogni paura ed ogni preoccupazione, pensai alla disperazione per la sua partenza ed alla gioia per il suo ritorno, pensai alle sue mani, a come mi sentivo quando stingevano le mie... E poi si sciolse. Sentii il nodo all’improvviso allentarsi, la corda scorrere ed il sacco aprirsi... Ero stanca, stremata... l’acqua mi riportò a galla, respiravo a fatica, e la corrente prese a trascinarmi chissà dove... avrei tanto voluto uscire da quel canale ma non ne avevo la forza... Poi all’improvviso, inaspettatamente, urtai contro qualcosa... mossi le mani... sentii terra e qualche basso arbusto... la riva... con le ultime, poche forze che mi erano rimaste mi aggrappai a quelli arbusti e mi tirai fuori dall’acqua, tossendo e ansimando... ero completamente bagnata ed avevo freddo, l’acqua ancora mi lambiva le caviglie, ma le mie forze erano ormai esaurite... scivolai a terra e nell’oblio dei sensi. |
Appena Fyellon cominciò a raccontare ciò che successe guardai istintivamente i bambini temendo per la madre..eppure vivevano qui presupponevo e la donna conosceva le Locuste.
D'un tratto Fyellon si accascio' a terra mostrandomi la ferita, che era superficiale.."Ma che vi succede cavaliere?Eppure la ferita non e' profonda, lo feci sdraiare sul letto dove prima vi era il bimbo, accesi il caminetto e misi una pentola di terracotta con dell'acqua a scaldare, cercai delle pezze pulite..Quando l'acqua fu tiepida mi avvicinai a Fyellon e con l'acqua così. sterilizzata tampoonai sulla ferita per disinfettare e alla fine avvolsi la ferita con la benda pulita e strinsi forte.."Oggi faccio la infermiera, vi sentite bene?". |
Gaston annuì e tutti gli altri nani esultarono per quella decisione di Parsifal.
“E sia.” Disse il nano al giovane cavaliere. “Partiremo subito.” “Attenti a non farvi sorprendere dagli anziani.” Fece un altro di quei nani. “Per questo andremo solo io e Perrol con il cavaliere.” Spiegò Gaston. “Io conosco la strada che conduce al Bastione. E una volta consultato l'Oracolo, ci separeremo e noi due ritorneremo al villaggio.” “Sicuro.” Fece Perrol. Così, prese alcune provviste per il cammino, Parsifal e i due nani si avviarono verso la loro nuova avventura. Uscirono, attraverso una grande cava, dal villaggio e intrapresero un sentiero che tagliava in due la selva. Camminarono per due giorni e due notti, fermandosi solo per qualche ora di riposo e per mangiare. Alla fine, giunti in una radura irregolare, trovarono un pozzo nel bel mezzo di quel luogo. E accanto al pozzo stava una giovane ragazza. |
“Si...” disse il misterioso uomo ad Elisabeth “... si, i vostri amici sono morti. Tutti. E sapete perchè? Chiedetelo allora al mio miserabile figlio...” fissò il giovane “... anzi, dillo tu... dillo alla nostra lady Elisabeth cosa è accaduto ai suoi amici...”
“Io...” mormorò il giovane “... io... sono stato io... li ho uccisi con la mia musica...” chinando il capo “... le note della mia melodia hanno procurato a ciascuno di loro una terribile morte...” “Racconta tutto, figlio mio...” “La più giovane...” “Vivian...” mormorò il padre. “Si...” annuì il figlio “... si, lei... si è suicidata dopo avermi sentito suonare... si è tolta la vita gettandosi dalla torre...” “Continua, figlio...” “Poi i due uomini...” ansimando il giovane “... la mia musica li ha resi frenetici, spingendoli a battersi, fino a massacrarsi a vicenda...” “Avete udito, milady?” Voltandosi l'uomo verso Elisabeth. “Ora comprendete?” |
Mirna scosse il capo.
“Non so cosa pensare...” disse a Daniel. Ad un tratto Giada vibrò. “Daniel, hai deciso di affrontare questa prova... ora dovrai andare in contro al tuo destino...” “Ma...” incredulo Mirna “... la vostra spada ha parlato! Com'è possibile? C'è forse un trucco? Come ci siete riuscito?” |
Altea medicò la ferita di Fyellon ed il cavaliere riprese in breve il suo colorito naturale.
“Si...” ansimando lui “... si, ora va meglio...” sorrise “... e sapete una cosa? Non siete niente male come infermiera...” tentò di ridere, ma la ferita era ancora aperta “... quelle Locuste...” tornando serio “... mi hanno aggredito con una velocità impressionante...” “Cosa sono le Locuste?” Chiese uno dei tre fratellini. “Sono animali che vivono nella selva.” Rispose Fyellon. “Sono stati loro a ferirvi?” “Si, ma ora sto meglio.” “E se vengono qui?” “Tranquillo, ho dato loro una bella lezione.” Sorridendo Fyellon. “Vedrai che non si faranno più vedere. Piuttosto, non si era detto che una tavola imbandita manca da un bel po' qui? Su, forza, apparecchiate! Ora la nostra abile Altea ci preparerà un bel leprotto arrosto... anzi, cominciate ad accendere il camino.” “Si!” Esultando i bambini. “Altea...” mormorò il cavaliere, attento che i tre fanciulli non udissero “... quelle Locuste sono letali... li ho visti... non credo che la madre di questi bambini sia ancora viva... purtroppo...” “Signora...” avvicinandosi uno dei tre ad Altea “... dopo mangiato ci racconterete una favola? La mamma lo fa sempre... ci aiuta a dormire sereni...” |
“Oggi è un giorno speciale.” Disse Guisgard.
“Davvero?” Fissandolo Talia. “Certo!” Esclamò lui. “E posso chiederti il perchè?” “Beh, perchè sto preparando una nuova storia!” “Dici sul serio?” Lui annuì, sorridendo e tradendo soddisfazione. “Che storia sarà?” “Eh...” portandosi le mani dietro la testa lui “... vuoi che ti rovini la sorpresa?” “Dai, ti prego...” “Eh...” “Dai...” avvicinandosi a lui “... sapere, sapere...” Lui la fissò e sorrise. “Ti prego...” fissandolo lei “... dai, solo qualche indiscrezione... che storia sarà?” “Eh... chissà...” “Cavalleresca?” Domandò lei. “Fantastica?” “Chissà...” “Uffa!” Sbottò lei. “Tutti questi chissà! Fai come vuoi... non ti chiederò più niente!” Voltandosi dall'altra parte. “Non ti interessa più la mia storia?” Avvicinandosi lui. “Tu non vuoi dirmi niente...” imbronciata lei. “Beh, perchè non so neanche io quale sarà.” “Ecco, mi prendi in giro!” Scostandosi lei. “No, è la verità.” “Che vuoi dire?” “Quello che ho detto...” avvicinandosi di nuovo lui “... perchè neanche io so quale sarà la prossima storia...” Lei si voltò a fissarlo incuriosita. “Perchè sarai tu a sceglierla...” “Io?” Ripetè lei. “Si...” sorridendo lui “... sarai tu...” “E come?” “Preparerò tre storie e tutte diverse...” disse lui “... e sarai tu a scegliere la più bella...” “Davvero?” Sorridendo lei. Lui annuì. “Tre storie diverse?” “Si...” rispose lui “... ed avranno solo una cosa in comune...” “Cosa?” Chiese lei. “Il nome della loro eroina...” “La loro eroina...” ripetè lei. “La mia eroina...” sussurrò lui “... da sempre e per sempre...” Talia si svegliò. Si trovava in un letto e sentiva attorno a lei dei rumori che tradivano la presenza di qualcuno. “Ben svegliata, milady...” disse una voce anziana “... avete scelto un bel momento per svegliarvi... stanotte diverse stelle cadenti hanno attraversato il cielo...” era la voce di una donna “... i vostri abiti sono quasi asciutti, ormai...” |
Fyellon riprese colorito e ascoltai le sue parole soprattutto quando i fratellini si allontanarono.."Come facciamo a lasciarli soli e dobbiamo prendere quella pianta pure"..quando uno dei tre mi si avvicinò e mi alzai.
Accesi nuovamente il caminetto, pulii la lepre e poi con un ferro la misi a cuocere sopra il fuoco. "E' da molto che abitate qui con la mamma? Non mi sembrate del luogo" chiesi al più grande, mentre nella casa si diffondeva il profumo della lepre che arrostiva, e aprii una finestra. |
“Viviamo qui con la nostra mamma da sempre...” disse il fratellino più grande ad Altea “... la mamma dice sempre che qui si vive in pace, che la gente non verrà mai a sparlare e nessuno ci darà mai fastidio... però si vede che lei è sola... certe notti la sento piangere...”
“Su!” Esclamò Fyellon, tentando di far sorridere il bambino. “Non sentite che odorino? Ormai quel leprotto sarà quasi pronto!” “Ma non aveva dei cuccioli?” Chiese il secondo fratellino. “Forse era la loro mamma ed ora i suoi piccoli la stanno aspettando.” “Oh, non devi preoccuparti di questo, piccolo.” Sorridendo Fyellon. “Mi sono accertato, sai? Viveva da solo nella selva, quel leprotto. Anzi, alcuni animali mi hanno detto... ma sapete tenere un segreto?” “Certo!” Esclamarono i piccoli. “E sia, mi fiderò...” fece Fyellon “... allora, alcuni animali mi hanno detto che questo leprotto era in realtà un po' burbero e litigava con tutti gli altri abitanti della selva.” “E come mai?” “Pare...” parlando sottovoce il cavaliere “... pare che fosse vittima di un incantesimo...” “Oh...” meravigliati i bambini. “Si...” annuì Fyellon “... e solo se sarà mangiato da tre piccoli cavalieri, alla fine potrà essere liberato e tornare ad incarnarsi in un leprotto meno scontroso.” I piccoli risero e si strinsero al cavaliere. “Altea!” Esclamò. “Allora, è pronto il nostro lauto pranzo?” “Perchè non vi sposate?” Chiese uno dei fanciulli. “Voi catturate gli animali e lei li cucina. E vi ha pure guarito da quella figura.” “Ma voi non sapete” disse Fyellon “che la nostra Altea è già innamorata.” “E di chi?” “Eh, lei è follemente innamorata dell'avventura.” Rispose il cavaliere. “E la sua vera passione sono i guai. Infatti, nessun altro è capace di finirci dentro come fa lei!” E scoppiò a ridere. |
Mi svegliai con un sospiro ed un vago sorriso che mi sfiorava le labbra per quel sogno, frutto di un lontano ricordo.
Mi occorse, dunque, qualche istante per rendermi conto di ciò che stava accadendo... rumori... movimento... Mossi impercettibilmente le gambe, portai una mano al viso e la spostai appena a sfiorarmi i capelli... mi sentivo confusa ed un po’ stordita, ma stavo bene... e questo, come pure il fatto di essere ancora viva, dovetti ammettere che mi stupì un poco. Citazione:
“Cosa...” mormorai “Cos’è successo? Chi siete? Dove mi trovo?” |
“Tranquilla...” disse la donna anziana a Talia “... ora siete al sicuro...”
Ad un tratto una voce chiamò. La donna si alzò e raggiunse l'altra stanza. “Allora, si è svegliata?” Chiese una voce maschile. “Si...” rispose la donna. “Allora può lavorare!” “E' ancora debole...” “Se può mangiare, può anche lavorare!” “Non sappiamo neanche chi sia...” “L'abbiamo trovata presso il canale...” mormorò l'uomo “... era una vagabonda o forse una prostituta che avrà tentato il suicidio... e dunque, secondo la legge, ora ci appartiene perchè l'abbiamo salvata.” La donna non disse più nulla. “Ora voglio vederla.” Aggiunse l'uomo. I due allora entrarono nella stanza di Talia. “Come ti chiami?” Chiese l'uomo. “Sappi che da oggi sei la nostra serva. Questa sarà la tua casa e non potrai più lasciarla. Se non ci obbedirai, sappi che la legge mi da il potere di ucciderti. Tutto chiaro?” Intanto, alla locanda della Lucciola, il frate aveva appena medicato Sheyllon. “Allora?” Chiese Guisgard. “Mai visto un animale simile...” mormorò il frate. “Sopravviverà?” “E' presto per dirlo...” rispose il frate “... solo se passerà la notte... per ora, dunque, possiamo solo aspettare...” “Sangò...” voltandosi Guisgard verso il menestrello “... mi accompagneresti alla caserma dei soldati?” “Cosa?” stupito il menestrello. “Si, voglio incontrare quel sergente...” fissandolo Guisgard “... solo così potrò riavere Talia.” “Andare lì è un suicidio!” Disse Sangò. “Sei pazzo!” “E' inutile...” intervenne Umans “... tentare di ragionare con lui è impossibile...” “Allora ci andrò da solo.” Mormorò Guisgard. “Ti arresteranno.” Scuotendo il capo Sangò. “Vegliate su Sheylon.” Disse Guisgard, per poi avviarsi. “Aspettate, testone!” Gridò Umans. “Cosa vuoi?” “Venire con voi.” Sorridendo Umans. “Siamo amici, no?” E i due, insieme al menestrello, andarono in città. |
Io ero disperata...disgustata....avevo la nausea....." Voi siete impazziti, nessuno e' morto, nessuno muore perche' qualcuno ha deciso di impregnare queste mura di musica......state dicendo il falso, io non sento la morte...io non sento nulla, ho provato abbandono..ma non morte, perche' volete convincerrmi del contrario......dove sono i loro corpi...voglio vedere i loro corpi e sarete voi a portarmi nel luogo della loro sepoltura......".....lancia un fulmine sulle catene del ragazzo...ed egli fu libero.." E adesso che il mostro e' stato liberato...volete togliervi voi la maschera o devo farlo io.........?...."...
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Sentii una voce chiamare e la donna uscì...
Voci basse e concitate nell’altra stanza... poi la porta si aprì di nuovo... Citazione:
Ero ancora un po’ confusa, ma non tanto da non capire che la situazione era tutt’altro che rosea... quei due mi avevano trovata sul bordo del canale, mi avevano salvata ed ora pretendevano una ricompensa per questo... era tutto perfettamente chiaro... eppure, nonostante tutto ciò, quei due non mi sembravano soggetti pericolosi, né malvagi. Riflettei un momento... “Si, signore!” mormorai poi, nel tono più morbido e innocente che possedessi “Comprendo perfettamente! Devo a voi la mia vita e vi sono infinitamente grata per questo! Vedete... ho avuto un incidente mentre andavo in città e sono così caduta nel canale... pensavo di annegare e sarebbe di certo stato così se non fosse stato per voi! Ed è per questo che desidero ripagare la vostra generosità, il coraggio con cui mi avete tirata fuori da una così terribile situazione... per questo lavorerei con gioia per voi, con immensa gratitudine... solo una grazia vi chiedo, miei signori...” Esitai... la mia mente lavorava frenetica... dovevo convincerli a mandare un messaggio a Guisgard... dovevo fargli sapere dov’ero... ero preoccupata per lui ed ero certa che anche lui fosse preoccupato... ma mi chiedevo come... come convincerli a chiamare Guisgard? Cosa dire loro? Su cosa far leva? Sorrisi appena, per dissimulare quella piccola pausa esitante... “Una grazia soltanto!” ripresi, decidendomi infine “Lasciate che qualcuno porti un messaggio alla locanda per me... c’è una persona che forse mi starà cercando... un cavaliere... un grande cavaliere... oh, lui vi sarà grato per questo... sono certa che offrirà anche una ricca ricompensa, a chi gli fornisse informazioni circa la mia sorte!” Dissi quest’ultima cosa quasi con noncuranza, ma con tutti i sensi ben tesi a cogliere ogni loro reazione... dopo tutto pensai che niente avrebbe smosso quell’uomo se non la sua avidità... ed ora la priorità era mandare a Guisgard un segno... pur labile... un segno a qualsiasi costo. |
A quelle parole di Talia, l'uomo e sua moglie si destarono come morsi da una tarantola.
Si allontanarono allora di qualche passo. “Un cavaliere...” disse lui “... hai sentito? O pensi che ci stia mentendo?” “Perchè mai?” “Potrebbe appartenere ai mentitori...” “No.” Sentenziò la donna. “Come fai a dirlo?” “Non senti l'accento?” Fece lei. “Non è di queste terre.” “Hai ragione...” annuì lui “... dici che c'è da fidarsi?” “Credo di si... cosa abbiamo da perdere?” Tornarono allora accanto a Talia. “E in che modo sei legata a questo cavaliere?” Chiese l'uomo alla ragazza. “Ma bada di non farci un brutto tiro, intesi?” Nel frattempo, Guisgard, Umans e Sangò erano giunti presso la caserma che si trovava davanti all'ingresso per la Città Alta. Si avvicinarono ad una sentinella e subito Guisgard domandò del sergente. “Il sergente Iwan...” disse la sentinella fissandolo “... cercate proprio lui?” “Si, signore.” Annuì Guisgard. “E cosa cercate da lui?” “Dovrei parlargli.” rispose Guisgard. “ci fu uno sciocco diverbio e vorrei ora chiarirmi...” “Forse l'avete già fatto...” “Cosa intendete dire?” “Aspettatemi qui.” E si allontanò. Un attimo dopo arrivarono altri soldati. “E lui!” Esclamò la sentinella, indicando Guisgard. Gli soldati lo bloccarono. “Ma cosa ho fatto?” Urlò Guisgard. “Il sergente Iwan è sparito l'altra notte” rispose uno dei soldati “e voi siete sospettato per questo. Alcuni testimoni vi hanno visto litigare con lui l'altro giorno in città.” “Fermi, sono innocente!” Tentando di divincolarsi il cavaliere. “Sta zitto!” “Io non c'entro!” Gridando Guisgard. “Io l'altra notte ero...” “Dove?” “Era al Ninfale Gioioso.” Intervenne Sangò. “Avete testimoni?” Chiese uno dei soldati. “Ha parlato con qualcuno?” “Con una ragazza!” Rispose Guisgard. “Mi prendi per un'idiota?” Sbottò il soldato. “Nessun giudice crederebbe alla testimonianza di una prostituta!” E lo portarono via. “Ed ora?” Chiese Umans a Sangò. “Per lui è la fine...” mormorò questi. |
Le catene ai pieni del giovane svanirono e lui fu libero.
Il padre però, a quel gesto di Elisabeth, lanciò un grido disumano. Il giovane, allora lo aggredì. I due lottarono e alla fine il giovane strozzò a mani nude suo padre. Fissò allora Elisabeth e poi tolse la maschera al suo genitore. Il volto dell'uomo era sfigurato. “Era...” disse ansimando alla maga “... era un demonio... ha torturato per anni mia madre e me... ma grazie a voi ora sono libero... e lui è morto per sempre...” |
Avvertii la loro esitazione e ne gioii segretamente... li avevo interessati!
Si allontanarono di qualche passo, allora... li sentii confabulare e poi tornarono da me... Ma volevano saperne di più... pensai che fosse logico... Valutai la cosa, dunque... non potevo raccontare una bugia troppo grossa o non ci avrebbero creduto, né potevo dire loro com’erano davvero andate le cose o si sarebbero spaventati... decisi allora per una mezza verità! “Lui è mio marito!” dissi candidamente “Eravamo venuti qui per trovare un po’ di serenità, per cercare un lavoro ed avere una nuova vita... poi c’è stato quell’incidente... sono caduta nel canale... e sono certa che lui adesso sia molto in pena per me! Certamente mi starà già cercando... e se non dovesse trovarmi...” lasciai il discorso sospeso ma feci un gesto vago con la mano che poteva significare molte cose e niente. “Mentre invece...” soggiunsi “La sua gratitudine verso chi gli portasse mie notizie...” Sospirai e feci un altro piccolo gesto leggero, volutamente misurato e falsamente noncurante. “Oh... e se, magari, voi foste così cortesi... così gentili da portargli un mio messaggio...” |
"Infatti..sir Fyellon..voi siete appena campato a un grave pericolo.. chi e' ora che si mette nei guai?" risposi appoggiando una teglia in coccio sul tavolo con la lepre pronta.
Feci sedere i fratellini e servii loro la pietanza e mi sedetti al tavolo.."Mangiate piano..e vostro padre?". Osservavo Fyellon ma ero piena di dubbi..abitavano qua da molto e ritenevano il posto tranquillo..e non conoscevano le Locuste, eppure la madre avrebbe dovuto avvisarli di tale pericolo. Mi alzai dal tavolo e feci cenno al cavaliere di alzarsi.."Ma non vi sembra strano che questi bimbi abitano qui da tempo e non conoscano le Locuste?E che dobbiamo fare ora, il tempo incalza e noi dobbiamo trovare quella pianta ma non possiamo abbandonare questi bimbi." |
Una scena agghiacciante........attimi che sembravano durare un'eternita', padre e figlio che lottavano confermando un odio che non aveva confini umani.....e alla fini, un triste epilogo.....il figlio uccide suo padre e la maschera...come ultimo atto di sfregio nei suoi confronti volo' via.......un volto deformato da fiamme arse a carne viva....la smorfia del dolore ...era un demonio...chi dei due era un demonio ?...non lo sapevo piu' neanche io......" Avete ucciso vostro padre......perche'....siete capace di uccidere.........non credevo..."...invece di indietreggiare gli andai vicino....volli guardare i suoi occhi...volli sentire il suo affanno..." Ditemi....dove sono i miei amici..."...
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I due ascoltavano con attenzione ogni parola di Talia e seguivano con la medesima applicazione i gesti che la ragazza abilmente metteva loro sotto gli occhi.
E più lei parlava, più loro sembrano come ipnotizzati dalle conseguenze di ciò che diceva. “La moglie di un cavaliere...” disse ad un orecchio la donna a suo marito “... potrebbe portarci dei guai...” “Zitta, donna!” Esclamò lui. “Lascia parlare tuo marito... ehm...” tornando a fissare Talia “... tuo... ehm, volevo dire vostro marito... sarà giustamente in pena... noi due, io e mia moglie, siamo buoni Cristiani e vi abbiamo portata qui per Carità... volevamo farvi lavorare perchè siamo poveri ed una mano qui servirebbe come l'aria... ovviamente sareste stata una figlia per noi... ora però che sappiamo la verità...” “Chiedile della ricompensa...” “Stai zitta, cagna!” Urlò lui. “Ehm... milady... noi abbiamo agito, come detto, per Carità Cristiana... ma ora vostro marito... essendo un nobile cavaliere... beh, potrebbe risentirsi... e se non ci credesse? Se si arrabbiasse con noi? Come riuscire a farci credere da lui? A portargli un vostro messaggio?” Intanto, a Gioia Antica, Guisgard era stato trascinato nelle prigioni. Qui vi erano anche i soldati che avevano abbandonato il corpo di Iwan nel bosco, per coprire così l'accaduto di quella notte. E nel vedere Guisgard e sentendo le accuse contro di lui, riconobbero subito quel colpo di fortuna per loro. La morte di Guisgard, infatti, cadeva propizia per chiudere definitivamente quella storia. Presero allora il prigioniero e rafforzarono le accuse contro di lui con la loro testimonianza. A quel punto la sorte di Guisgard era segnata. Lo presero così con forza e lo portarono nel cortile per impiccarlo. Nel frattempo Guisgard si dimenava e gridava la sua innocenza. Ma tutto era inutile. E nonostante ciò, il prigioniero continuava ad invocare la testimonianza della ragazza del Nnfale. Il cappio però si strinse attorno al suo collo. Ma proprio mentre stavano per tirarlo, qualcuno bloccò l'esecuzione. “Fermi, in nome della regina.” Disse una voce dall'alto di una torre. “Conducete il prigioniero da sua Maestà.” |
“Era un demonio...” disse il giovane ad Elisabeth “... e meritava di morire... venite, vi condurrò dai vostri compagni...”
Scesero così nelle segrete della torre e in una cella il giovane mostrò ad Elisabeth i suoi amici. Li liberò ed essi riabbracciarono la maga. “Milady...” fece Reas “... dobbiamo tornare a Tylesia... sono stanco di cercare cigni, mentre la mia città rischia la catastrofe...” Anche Cristansen era daccordo. “Allora” mormorò il giovane “permettetemi di aiutarvi...” Condusse così li condusse nelle scuderie e mostrò loro una favolosa carrozza. “Con questa giungerete in breve tempo a Tylesia.” Spiegò loro. “E che il Cielo vi assista, amici miei.” |
“In verità” disse Fyellon ad Altea “qui tutto è strano...” si voltò a guardare i bambini che mangiavano tranquillamente “... se la loro madre non tornerà, allora li porteremo con noi... non abbiamo altra scelta...”
Ad un tratto, però, si udì una voce da fuori. “Avete sentito?” Fece Fyellon. “Altea...” chiamava quella voce “... Altea, dove siete? Mi riconoscete? Sono il vostro maestro... Altea... rispondetemi...” |
“Oh, ma certo... certo!” risposi in fretta alle preoccupazioni dell’uomo “Certo... comprendo perfettamente che le vostre intenzioni erano buone! Ed anche lui comprenderà! E, non temete, vi crederà! Basterà che...”
Esitai... ciò che mi era passato per la mente mi spaventò... e, quasi inconsciamente, cercai un’altra soluzione... ma un’altra soluzione non c’era... non ce n’era una altrettanto rapida... non c’era se volevo che Guisgard credesse a quei due e che li seguisse immediatamente... Sospirai... “Basterà che gli consegniate questa!” conclusi, sfilandomi lentamente dal collo la collana di Chymela e porgendola ai due. “Lui riconoscerà quest’oggetto... lo riconoscerebbe tra centinaia! E vi crederà! Ma badate di fare molta attenzione nel trasportarlo, poiché vi teniamo in un modo speciale. E mi raccomando di non consegnare questo ciondolo a nessun altro se non a lui... avete capito bene? Adesso andate... il suo nome è Guisgard e lo troverete alla locanda, io penso... e se non fosse là...” esitai, poi ripensai a Umans e all’uomo di nome Samond, ripensai alle inconsce sensazioni che quei due mi avevano causato “Se lui non fosse là, non fidatevi di nessuno! Di nessuno, avete capito? Parlare soltanto con la locandiera e non fidatevi di nessun altro! E tenete celato il ciondolo fino all’arrivo di Guisgard! Va bene?” |
Portare i bambini con noi....era una follia soprattutto portarli a Tylesia.
Non ebbi il tempo di controbattere quando udii una voce fuori..diceva di essere..il mio maestro. Non potevo crederci..mi avvicinai alla porta per uscire ma mi fermai..quando mi aveva vista?Era vero o una trappola. "Maestro...non che non vi creda ma voi stesso mi insegnaste che si deve andare a fondo alle cose..come siete certo che sia Altea." |
“Altea, sono io...” disse di nuovo il maestro “... non mi riconoscete?”
Allora Fyellon corse verso la finestra per guardare fuori. “Restate dove siete, Altea.” Ordinò alla sua compagna di viaggio. “E non rispondete più.” Aprì allora la finestra. “Chiunque siete la fuori...” urlò “... andate al diavolo e cercate di restarci!” Portò la mano sulla sua spada. Ad un tratto la voce che affermava di essere il maestro cessò ed un irreale silenzio scese tutt'intorno. Poi, all'improvviso, cominciarono ad unirsi dei passi. Prima lenti, poi sempre più veloci. “Questi passi...” mormorò Fyellon “... sono gli stessi che ho udito nel bosco... sono loro!” Urlò. Sulla casa, allora, cominciò a cadere una pioggia di frecce incandescenti, colpendo ogni cosa e facendo divampare in un istante un grande incendio. “Maledizione!” Con rabbia il cavaliere. “Vogliono costringerci ad uscire!” Il fumo cominciò ad invadere l'interno della casa e l'aria divenne subito irrespirabile. “Se restiamo ancora qui” disse Fyellon “moriremo asfissiati... ma se usciamo ci attaccheranno le Locuste!” Intanto, i tre fanciulli, iniziarono tutti a tossire a causa del fumo. |
Talia si sfilò la collana con la pietra rossa appartenuta a Chymela e subito quell'uomo la prese fra le sue mani.
Il Sole filtrava a fatica tra quelle foglie di verde purissimo come giada, mentre tutt'intorno nel giardino un vento fresco portava con sé i profumi della Primavera. Lei stava appoggiata con la schiena contro il tronco di un albero, mentre Andros aveva la testa sulle sue ginocchia. “Ti starò di certo annoiando con questa storia...” disse lui. “Sai bene che non è così, tutt'altro...” fissandolo lei ed accarezzando con una mano i suoi capelli “... tu sai affascinarmi come nessun altro quando mi parli... non so, ma ascoltandoti io penso a tante cose...” “Nessuno crede che esista quel Fiore...” mormorò lui “... nessuno... e forse neanche tu, vero?” “Io non ti faccio battere il cuore, vero?” Fissandolo lei. “Dimmi la verità, Andros...” Lui la guardò. “Sai, quando sono a Sygma non faccio altro che prendere dei quadri e delle cartine che raffigurano queste terre...” sussurrò lei “... e le fisso per ore... perchè non mi chiedi mai di Sygma? Perchè non esprimi mai la volontà di vedere la mia terra?” “Un giorno vedrò Sygma...” “Stanotte ho fatto un sogno, sai?” Interrompendolo lei. “Eravamo io e te e passeggiavamo in un mercato... ad un tratto, davanti, ad un venditore di gioielli, io mi fermavo a guardare tre collane... ognuna aveva un pendaglio diverso... uno con una perla, un altro con un'acquamarina e l'ultimo con una pietra rossa... io ti chiedevo quest'ultima, la desideravo ardentemente, forse come non ho mai desiderato altro in vita mia... ma tu, alla fine, mi compravi la collana con la perla...” accarezzò il volto di Andros “... no, io ci credo... io credo nell'esistenza di quel Fiore... e tu devi cercarlo, Andros... cercarlo con tutte le tue forze, perchè è reale...” “Chiarore, io...” “Si, è reale quel Fiore...” interrompendolo nuovamente lei “... ti chiedi come faccio a saperlo? Perchè lo sogni e lo cerchi con una tale sicurezza, con una così instancabile e cieca Fede, che per forza di cose deve esistere davvero...” “Bene, milady...” mormorò quell'uomo, appena Talia lasciò scivolare nelle sue mani la collana di Chymela, destandola così da quella enigmatica visione “... la porterò a vostro marito... ora riposate...” e insieme a sua moglie uscirono dalla stanza. “Che pietra è?” Chiese la donna, appena furono da soli in cucina. “Quanto può valere?” “Non ne ho idea...” fissando la pietra lui “... non credo di aver veduto mai una pietra come questa...” “Se vale molto” disse la donna “allora vuol dire che sono ricchi... vuol dire che lei ha detto la verità...” “Allora uscirò a cercare suo marito...” mormorò lui. “Perchè mai?” “Come sarebbe?” Fissandola lui. “Per portargli il messaggio di sua moglie. Così verrà a riprendersela e ci lascerà una ricompensa.” “Quanto sei sciocco!” Esclamò lei. “Per questo siamo ridotti in miseria!” “Cosa vuoi, cagna?” “Se questa pietra vale molto, credi che lui ti ripagherà allo stesso modo?” “Cosa vuoi dire?” “Voglio dire” spiegò lei “che se questa pietra vale abbastanza, allora la terremo noi. Sarà essa a ripagarci.” “E cosa ne faremo della ragazza?” Chiese lui. “La terremo qui con il rischio che suo marito la ritrovi? A quel punto la nostra sorte sarebbe segnata, vecchia strega!” “Pensiamo prima a capire il valore di questa pietra...” disse lei “... ci sarà tempo, poi, per decidere cosa farne della ragazza...” “Si, buona idea...” fissando di nuovo la pietra rossa lui “... allora la porterò al vecchio Alprando... lui è un esperto di queste cose e poi viene da una terra lontana, da Capomazda... questo lo rende sicuro e fidato, non potendo infatti appartenere alla razza dei mentitori...” “Si, vai.” Annuì lei. “Io nel frattempo resterò con la ragazza.” L'uomo uscì e la donna tornò da Talia. “Come vi sentite, milady?” Domandò alla ragazza. “Su, siate serena... mio marito è andato a portare il messaggio al vostro cavaliere...” si sedette accanto a lei “... su, raccontatemi di voi...come siete giunti, voi e vostro marito, a Gioia Antica?” |
Come immaginavo era una trappola, provai un vuoto dentro me...per un attimo pensai di poter rivedere il maestro.
All' improvviso ci attaccarono con frecce incandescenti..presi dei panni e li bagnai mettendoli di fronte al mio viso e dei bimbi per proteggerci dal fumo..Fyellon era incerto, rimasi allibita..."Cavaliere uno sforzo uscite ed attaccateli e io mentre combattete portero' i bimbi fuori dalla casa..sono armata."..estrassi quella spada, la pietra rossa sembrava fuoco come quello della fucina del fabbro. |
La mia mano teneva stretta la catenella in fondo alla quale era appesa la pietra di carbonchio... la trattenni per qualche minuto, poi la lasciai scivolare delicatamente sentendola atterrare nel palmo della mano dell’uomo...
Fu un attimo... un brivido che mi percorse la schiena... quelle immagini che mi attraversarono la mente... non le capii... non compresi quella visione... e ne fui spaventata... Istintivamente, quindi, ristrinsi subito il pugno... ma era troppo tardi: la catenella era già scivolata via... Ed allora un’orribile sensazione mi invase... un senso di smarrimento, di paura, di angoscia... tentai di scacciarlo, di ignorarlo... ma tutto fu vano. Sospirai... e, quando sentii i due uscire e richiudersi la porta alle spalle, mi lasciai cadere all’indietro, sul cuscino morbido, e mi presi la testa tra le mani. Le immagini di quella visione continuavano ad affacciarsi tra i miei pensieri... Andros... Andros a Gioia Antica... i suoi dubbi... Sygma... e poi quel nome: Chiarore... Lentamente riaprii gli occhi ed osservai quel buio screziato di vivide luci colorate che sempre mi accompagnava... Chiarore... continuavo a pensare a quel nome... Chiarore... E poi qualcosa scattò nella mia mente e finalmente rammentai dove avevo già udito quel nome. Rammentai del nostro arrivo a Gioia Antica, della curiosità di Guisgard per quel quadro nella sala dei tavoli e delle parole della locandiera in proposito... in proposito al ritratto della regina Chiarore Azzurra... I miei occhi si spalancarono... Chiarore Azzurra... trattenni il respiro e balzai sul letto... “Andros!” esclamai, mentre un cupo senso di smarrimento iniziava a pervadermi tutta e quasi senza che ne comprendessi il motivo. Citazione:
Sospirai... “Siamo...” mormorai lentamente “Siamo giunti qui in cerca di una vita serena... lontana dagli impegni, dagli obblighi... sarebbe stato così facile avere una vita felice, in fondo non volevamo niente di speciale, solo poter stare insieme... ed invece niente è andato bene... niente...” La mia voce si perse nel vuoto e la mia mente corse lontana, a cercare quella di Guisgard... iniziavo a sentirmi male, adesso... a sentirmi perduta... Era una sensazione curiosa... insolita... forse sciocca... eppure finché avevo portato il ciondolo di Chymela al collo mi era sentita, in qualche modo, protetta... ma ora... Mi chiesi dove fosse Guisgard... mi chiesi fra quanto sarebbe arrivato... pregai che arrivasse presto. |
XXXIV Quadro: Alla ricerca del perduto Fiore Azzurro
“Era così ferma nel desiderare che quella porta si aprisse che la porta, alla fine, si aprì. Rebecca non disse nulla, ma si buttò fra le braccia di Jasper Gwyn, il solo posto al mondo in cui, aveva deciso, sarebbe stato giusto piangere e non smettere per ore.” (Alessandro Baricco, Mr Gwyn) “Su...” disse la donna a Talia “... non scoraggiatevi. Vedrete che vostro marito verrà presto a riprendervi. Aspettante un momento...” e tornò nell'altra stanza “... ecco...” ritornando con una tazza fumante “... prendete questa tisana... l'ho fatta poco fa, ma è ancora calda... vi aiuterà a riposare... ma ditemi, da quale terra giungete e qual'è il vostro nome?” Guisgard, intanto, era stato condotto in una grande torre, che faceva da ingresso al palazzo reale attraverso la parte occidentale del primo corso delle mura cittadine. Due guardie lo spingevano lungo un austero corridoio, fino a giungere in un'ampia anticamera. Due funzionari allora si avvicinarono al cavaliere, che aveva le mani incatenate dietro la schiena. “Perchè...” fissandoli “... perchè sono stato condotti qui?” “Avevi chiesto giustizia, no?” Chiese una voce di donna da dietro ad una tenda azzurra. “Si, è vero...” mormorò Guisgard. “E solo qui potrai trovarla.” Guisgard fu subito colpito da quella voce. Era una voce straniera per quelle terre. Un accento che nessuno aveva nella propria cadenza. Nessuno tranne Talia. “Chi siete?” Domandò Guisgard. “Tu se qui per rispondere alle domande” disse la donna “e non per farle. Cosa ne hai fatto del sergente?” “Non ne so niente...” “E' la tua parola contro quella di diversi testimoni.” “Hanno detto di avermi visto litigare con lui” replicò lui “ma non di avermi visto mentre lo uccidevo.” “Affermi di avere anche tu un testimone.” “E' vero.” Annuì lui. “Ma nessuno vuole ascoltarlo.” “Perchè mai?” “Perchè...” esitò Guisgard “... perchè è una prostituta...” “Davvero? Io credo alle prostitute.” Guisgard fissò la sagoma che si intravedeva oltre la tenda azzurra. “Si, io crederei alla testimonianza di una prostituta...” continuò quella voce “... esse non sanno mentire... vedono forse il loro corpo, ma non il loro cuore... tu puoi amare una prostituta per qualche moneta, ma non potrai baciarla se non pagando ben oltre il vile desiderio di lussuria...” si avvicinò alla tenda “... dimmi il nome di quella prostituta e la farò chiamare affinchè testimoni a tuo favore.” “Io...” fece Guisgard “... io non conosco il suo nome...” “Hai fatto l'amore con una donna, senza neanche conoscerne il nome?” “No, non ho fatto l'amore con lei.” “Forse stai mentendo” disse la donna “e forse neanche esiste quella prostituta.” “Invece esiste!” Ribadì Guisgard. “Non ti credo!” Decisa quella voce. “E sarai dunque condannato a morte!” Sentenziò. “No!” Gridò Guisgard. La tenda allora si aprì ed una figura si mostrò. “Sua altezza la regina Chiarore Azzurra!” Annunciò un funzionario. “Ma tu...” stupito Guisgard “... tu sei...” fissandola “... tu sei la ragazza del Ninfale Gioioso!” http://static.screenweek.it/2012/4/1...film-6_mid.jpg |
Presi la tazza dalle mani della donna e sospirai portando quella tisana fumante alle labbra...
Ne gustai per qualche attimo il profumo, prima di assaggiarlo... era morbida e leggermente amara... e mi rilassò un poco... “Talia...” mormorai, dopo aver sorseggiato la tisana per qualche momento “Il mio nome è Talia... e...” Sorrisi... “Oh, non temete... non mi sto scoraggiando! No... perché io so che lui arriverà... arriverebbe comunque, anche se non foste andati a chiamarlo... mi troverebbe ovunque! Lo ha già fatto in passato! Non mi lascerebbe mai da sola a lungo... mai! Me lo ha promesso!” Smisi di sorseggiare la tisana e, in preda ad una fulminea sensazione, ruotai appena la testa verso la piccola finestra alla mia sinistra da cui, sentivo, entrava una debole luce... “Si... arriverà!” mormorai. |
La donna restò a fissare Talia.
Il fumo della tazza sembrava formare immagini mutevoli, sfuggenti, che poi parevano quasi animarsi. Allora lei rivedeva se stessa ed i suoi fratelli, il maestro ed il Casale. E poi udì quasi la musica dell'ocarina di Guisgard e cominciò a ballare con lui. "Si, verrà..." disse la donna "... ora riposate... avete bisogno di dormire..." Intanto, al palazzo reale, Guisgard aveva visto il volto della regina. E a quelle sue parole, il cavaliere fu subito colpito da alcuni soldati. “Come osi!” Ringhiò uno di loro “Rivolgerti così alla regina!” La regina li fermò con un cenno. “Maledizione...” ansimando Guisgard “... da quando sono qui... non faccio altro che prenderle... senza riuscire a ridarle mai indietro...” “Sarai dunque giustiziato.” Sentenziò la regina. “Perchè?” Fissandola Guisgard. “Sai bene...” “Cane!” Gridò un soldato, per poi colpirlo con un calcio. “Come osi rivolgerti così alla regina?” “Sapete bene...” mormorò tossendo il cavaliere “... sapete bene che sono innocente...” “Perchè dovrei saperlo?” “Perchè quella notte...” “Un uomo che va con le prostitute” fece lei “non ha onore.” “Sapete bene che non ci sono stato...” disse lui “... e sapete anche per quale motivo ero là...” “Mi stai dando della prostituta?” “Sto solo dicendo” replicò lui “che sono innocente...” “Allora dovrai dimostrarlo davanti all'Oracolo.” “Oracolo?” In quel momento entrarono dei portantini che conducevano tre bambini. Due maschietti ed una femminuccia. Uno era di razza bianca, l'altro invece con la pelle scura, mentre la bambina aveva tratti orientali. La regina li fissò e battè le mani. E i piccoli cominciarono a recitare: “Tre uomini si trovano in un Giardino meraviglioso e fissano un bellissimo Fiore. Il primo si contenta di ammirare il Fiore senza però toccarlo mai. Il secondo decide di vendere tutto ciò che possiede e acquistare quel Giardino, anche se non sceglierà mai di cogliere il Fiore. Il terzo, infine, coglie il Fiore, ma solo per sottrarlo alla vista di tutti gli altri e conservarlo nella sua dimora. Chi fra i tre uomini possiede veramente quel Fiore?” “In base alla tua risposta” disse la regina a Guisgard “deciderò la tua sorte.” Guisgard annuì, per poi restare a riflettere. Ripensò allora al viaggio fatto con Talia e all'eremita incontrato dopo il Belvedere. “Io non so chi possiede davvero il Fiore...” fissandola “... ma se il Fiore rappresentasse la cosa per me più preziosa allora io fra loro tre vorrei essere di sicuro...” La regina allora si chinò per ascoltarlo. “Il terzo...” sussurrò Guisgard “... perchè io non dividerei mai il Fiore con nessun altro...” La regina con un cenno fece ritirare l'Oracolo. “Vuoi salva la vita?” Fissando Guisgard. “Allora faremo un patto...” e si sedette sul suo trono “... questa città vive per concessione di un antico patto... da secoli vi regna una dinastia di Sygma... questo perchè Gioia Antica funge da baluardo tra i confini dei due regni... da quando su queste terre fu imposta la terribile maledizione della Gioia...” “Io non comprendo...” “La maledizione” interrompendolo lei “secondo qualcuno può finire completando un ritratto o cogliendo il Fiore... ebbene, voglio il Fiore! Portamelo e sarai risparmiato.” “Ma io non so dove si possa trovare!” “Per ora è nella città di Tylesia.” “Cosa vuol dire per ora?” “Che presto non lo sarà più.” Rispose lei. “Perciò partirai subito.” “Un momento...” scuotendo il capo Guisgard “... io non lascerò questa città senza Talia.” “Chi è Talia?” “Ve ne parlai al Ninfale!” “Carogna!” avvicinandosi un soldato. “Fermo!” Ordinò la regina al militare. “Il mondo è pieno di donne, troverai altrove un'altra compagna.” “Non potrò.” Scuotendo il capo Guisgard. “Perchè?” “Perchè Talia...” disse lui “... è mia moglie.” “Menti!” “Perchè mai?” “Lei non ti ama!” “E voi cosa ne sapete?” “Lo dicesti tu!” “Quando?” La donna restò in silenzio. “Avrai un anno di tempo per portarmi il Fiore...” dopo quel momento di smarrimento lei “... altrimenti io mi prenderò la tua vita.” In quel momento un gigantesco cavaliere, armato di una grossa scure, entrò nella sala. Era bardato con una corazza cromata, sulla quale si specchiava l'intera corte. Era alto ben oltre l'altezza media e sembrava impossibile da battersi. “Anion...” disse la regina “... il cavaliere del Tempo... egli verrà con te e se allo scadere dell'anno non avrai trovato il Fiore, lui prenderà la tua vita...” |
La casa prese subito fuoco ed Altea fece appena in tempo a portare fuori i bambini.
Fyellon allora estrasse la spada e si lanciò fuori un attimo prima che tutto crollasse. Ma usciti fuori, su tutti loro si lanciarono le terribili Locuste. Avevano lunghi mantelli ed affilate lame che uscivano dalle maniche. Fyellon si lanciò nella mischia, ma più ne colpiva, più quelli sembravano sbucare come funghi. In un attimo fu accerchiato e a nulla valse la sua straordinaria corazza: gli aggressori, infatti, lo disarmarono. E circondarono anche Altea e i bambini. Ma questi erano un bersaglio troppo facile e l'attenzione delle Locuste fu tutta per loro. Fyellon, allora, approfittando della situazione, riprese la spada e scappò via. Una delle Locuste fu sul punto di inseguirlo, ma i suoi compagni lo fermarono. Avevano Altea e i bambini e questo sembrava soddisfarli. Ad un tratto accadde qualcosa di incredibile. I tre fratellini accanto ad Altea cominciarono a cambiare aspetto. Fino a diventare tre donne. Tutte conosciute da Altea: Isolde, Rykeira (che i nostri lettori ricorderanno nella prima parte di questa storia) e Asser. Le Locuste si prostrarono ai loro piedi. “Ci ritroviamo, lady Altea...” fissandola Isolde. http://i.ytimg.com/vi/JLwt6vDLyOQ/0.jpg |
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