![]() |
Anche i miei nuovi compagni credevano che io ero uno dei predestinati, ma come potevo capirlo se non ho avuto modo di testarlo.
Alla mente mi tornarono i ricordi ove il mio caro padre e maestro mi diceva: " Parsifal......lo sei un predestinato......questo lo so ma non correre dietro le chimere in quanto la vera lotta è in terra, no nei sogni......." . Come potevo credere a ciò se il mio compito era quello di servire i deboli, onorare gli antichi precetti e ritrovare l'ordine perduto dei Longiniu...... "Caro Gaston.....non sono sicuro che ciò che la leggenda dice sia vero.....il mio compito e precetti sono altri. Devo ritrovare la verità sul mio Ordine e sicuramente, devo salvare Tylesia dalla rovina......ma adesso.....ho un debito da ripagare con voi e non voglio che tu ed i tuoi confratelli paghino la rabbia del Consiglio...." mi voltaì e divenni cupo.......anche se..... Non vorreì perdere la possibilità di inseguire una leggenda, ma come posso fare.... |
XXXIII Quadro: L'Oracolo del Bastione
“Ma Parzival doveva poi lamentare che gli fosse stata tolta l'armatura: in un momento in cui non era disposto a intendere scherzi, un buffone ciarliero, con parole arroganti, quasi fosse adirato con lui, invitò l'intrepido ospite a venire al signore del castello.” (Wolfram Von Eschenbach, Parzival) Gaston osservò Parzival per qualche istante, per poi fare cenno al cavaliere di seguirlo. Lo stesso fece anche con i suoi amici nani. Raggiunsero così una cava. Penetrarono al suo interno, fino ad ad arrivare presso un profondo antro. Qui, apparvero loro infiniti ed inafferrabili riflessi. Ciascuno di un colore diverso. Accarezzavano ed irradiavano le rocce, diffondendo nell'ambiente un alone figlio di tutti quei riflessi, che unendosi fra loro generavano una sconosciuta tonalità di rosso. Così, simili a tanti fiori, scintillii e bagliori sbocciavano tra stalattiti, pareti rocciose e venature che si aprivano nelle pietre di quel luogo. Ma poi, avvicinandosi, essi apparvero per ciò che erano agli occhi di Parsifal. Pietre di una consistenza ignota agli uomini e di quello stesso rosso vivo che impreziosiva quell'ambiente. “Questo è il Carbone Rosso...” disse Gaston a Parsifal “... lo stesso materiale con cui è stata fabbricata la Corazza Rossa... secoli fa, i regnanti di Tylesia concessero queste terre ai nostri antenati. Essi si sarebbero sdebitati costruendo una portentosa corazza da donare poi alla Corona di quella città. Ogni dieci anni a Tylesia si teneva un torneo per assegnare quella corazza... amico mio...” fissando Parsifal “... quella corazza vi spetta. Siete stato voi ad essere scelto per indossarla ed è vostro compito dunque ritrovarla. Lasciate questo luogo ed insieme alla vostra amata partite per ritrovarla.” Gli altri nani annuirono a quelle parole. http://digilander.libero.it/iklein/m...stullo/002.jpg |
Quel sogno era così reale che Altea ne fu subito presa.
Ma ad un tratto qualcosa la destò. Si svegliò di colpo, da sola, in quel luogo sconosciuto e forse pericoloso. Attorno a lei dominava ovunque un profondo silenzio. Ad un tratto, però, cominciò ad udire dei passi. Prima lontani e incerti, poi sempre più vicini e chiari. Qualcuno o qualcosa si stava avvicinando. All'improvviso vide una sagoma in lontananza. Quella si fermò, per un momento, a fissarla per poi riprendere a camminare verso di lei. |
Ci pensai su.. Era pericoloso, potevo anche essere catturato, ma tanto cosa avevo da perdere? Però c'era anche Mirna in gioco.. Sì, ma se non trovavo l'altro cavalire sarebbe stato ucciso dalla Lacrima di Cristo.. Esasperato dissi ai cavalieri:
<<Va Bene vi seguiremo..>> E poi mi rivolsi a Giada: "Ho fatto bene secondo te?" |
Mi destai da quello strano sonno o catalessi tanto che mi parve di aver visto davvero quel cavaliere misterioso che spesso apparriva.
Attorno a me solo una strana e inquietante quiete quando sentii dei passi e una sagoma verso me, impugnai la spada a due mani alzandola pronta ad attaccare.."chi siete?"..Mi guardavo attorno sentivo solo il battito del mio cuore e sentivo degli occhi puntati addosso a me. |
Quella figura avanzò ancora di qualche passo verso Altea, per poi fermarsi a fissarla.
I fumi caldi del Calars, misti all'afa che infestava quel luogo, rendevano incerta e incostante quella misteriosa visione. Poi, pian piano, raggiunta dal pallore lunare, quella figura cominciò a delinearsi in maniera sempre più netta. Bagliori vermigli iniziarono a scintillare, fino a quando il luminoso metallo rosso che la rivestiva divenne lucente come una torcia. “Non perdete mai occasione” disse Fyellon “di seguire questi vostri colpi di testa... che bisogno c'era di incamminarvi da sola fin qui? Volete forse affrontare i misteriosi abitanti di queste terre da sola? Talvolta vi comportate come una bambina, sapete? Eppure non dovreste, visto che siete una donna. Una bella donna e dunque è ancora più assurdo ciò che avete fatto. Ignorate forse che le tribù barbare violentano e poi uccidono le donne che catturano? O forse eravate decisa a difendere la vostra virtù e la vostra vita impugnando quella spada? Non c' è che dire... una donna contro chissà quanti barbari... si, davvero coraggiosa... o forse solo incosciente...” scosse il capo “... devo ammetterlo... proteggervi è una delle cose più complicate che mi siano capitate...” sorrise “... su, andiamo a cercare quell'erba...” In quel momento cominciò ad albeggiare. “Siamo fortunati...” fece Fyellon “... è giunto il nuovo giorno... meravigliosa, vero?” Indicando l'alba. “Si, davvero meravigliosa...” http://farm4.staticflickr.com/3278/3...8210ce9787.jpg |
A quelle parole di Daniel, i due uomini annuirono e fecero loro cenno di seguirli.
Per tutto il tragitto i due non rivolsero alcuna parola a Daniel e a Mirna. Anche Giada, nonostante la domanda di Daniel, restò in silenzio. Mirna, invece, appariva inquieto. “Cavaliere...” disse a Daniel “... siete certo di aver fatto la scelta giusta? Possiamo davvero fidarci di questi due uomini?” Ma proprio in quel momento giunsero presso un grande palazzo che sorgeva verso la periferia di Tylesia. Il portone d'ingresso si aprì e i due uomini, seguiti da Daniel e Mirna, entrarono. Giunsero così in una grande sala dove seduto ad una tavola imbandita stava un uomo che mangiava. “Milord...” fece uno dei due uomini “... abbiamo trovato due volontari da arruolare per la vostra battuta di caccia.” “Fateli avvicinare.” Ordinò il nobile. E quando si trovò davanti i due volontari, gettò loro uno sguardo indagatore. “Ditemi...” mormorò “... siete esperti di caccia? Caccia grossa intendo...” |
Quella figura prese un volto e identita'..Fyellon. Strano..ogniqualvolta ero in pericolo grave e mi apparriva quella figura del maestoso cavaliere appena desta ecco che arrivava Fyellon.
"Si e' un'alba incantevole.. quel sole ad Oriente appena nato da al cielo delle belle sfumature vermiglio azzurre e speriamo sia di buon auspicio. Andiamo a cercare quella pianta e vorrei chiarire che vi sbagliate sul mio conto..non sono una bambina forse solo testarda..". |
Fyellon, a quelle parole di Altea, si abbandonò ad una sonora risata.
“E sia.” Disse. “Avete ragione, sarà meglio avviarci subito. Prima troveremo quell'erba, prima finirà questa poco tranquilla avventura.” I due così si incamminarono. Ad un tratto, nel bel mezzo della selva, apparve una piccola casa. “Che diavolo ci fa una casa qui?” Sorpreso Fyellon. “Chi mai potrebbe costruire in un luogo simile?” Fissò Altea. “Comunque, lo scopriremo presto...” fece cenno alla sua compagna di viaggio di seguirlo e cominciò ad avvicinarsi a quella casa. Bussò, senza però ricevere risposta. Bussò una seconda volta e poi una terza. Alla fine, finalmente, si udì un rumore provenire dall'interno. “Chi è?” Domandò una voce di bambino. “Siamo dei viaggiatori” rispose Fyellon “e cerchiamo un posto per riposare.” “Nostra madre ci ha detto di non aprire a nessuno.” “Ma noi siamo brava gente.” “Nostra madre ci ha detto di non aprire a nessuno.” Ripetè il bambino. |
Effettivamente era strano ci fosse una casa in quel posto quasi timorato da Dio..Fyellon busso' alla porta ma il bambino non ci voleva aprire.
"Effettivamente fai bene a non fidarti degli estranei ma ci puoi dire in che posto ci troviamo almeno?" |
Parole che avevano un senso...parole di un uomo che aveva deciso di vivere solo o si sentiva veramente solo.......e chi non lo era......" I miei amici Messere sono ormai in ogni posto che circonda il vostro territorio o in questa bellissima dimora.........e io non riesco a trovarli !!!...anche voi pensereste di essere stata abbandonata...pero' il buon senso prevale sui primi attimi di smarrimento.........La musica e' fantastica quasi irriconoscibile se non ad orecchio umano.....che ha una sensibilita' particolare.....io so chi suona ed e' vostro figlio..............piu' che vostro figlio...penso che sia uno schaivo...a cui e' stata tolta la lberta'......in una gabbia dorata ovviamente......ma cosa vale tanto oro..se non c'e' il senso dell' umano rispetto...".....lo vidi voltarsi...con movimenti lenti e misurarti.....una maschera il suo volto..su occhi di lava...istintivamente feci un passo indietro......
|
...e mentre osservavo il suo corpo scagliarsi come una divina icona, sul tappeto magnifico dei versi, appresi del suo dolore e del suo tormento, di una promessa mancata, di un viaggio mai percorso, e non un suono poteva uscire dalla mia gola arsa di desiderio arcano, financhè Ella volgendomi le bianche spalle percorse il sentiero dell'Addio tra i rimpinati di una malinconica canzone che indorava le mie nere feritoie della notte...
|
Guardai Mirna con occhi pieni di angoscia
<<Non lo so Mirna... Non lo so..>> I due uomini ci portarono in questo enorme palazzo, entrammo in una sala riccamente decorata, che aveva alla fine un grande camino d'Ardesia.. Guardai l'uomo che si ingozzava e respulsi un conato di nausea.. <<Certo Milord.. Siamo abituati a peggio.. Per arrivare fin quaggiù ho combattuto con il demonio in persone..>> Ripensando alla strega sulla nave di Goz un brivido mi percorse la schiena.. <<Comunque per i miei servigi intendo avere un pagamento diverso dall'oro..>> |
Mi condussero all'interno di una grotta, e ciò che vidi era indescrivibile.
I colori, le luci, i suoni e le brezze tingevano quell'ambiente di una magica ed armoniosa melodia.....non potevi non rimanerne rapito....... tanto che mosso da spirito gioioso chiesi ad i miei amici: "Cosa è questo fantastico luogo, non senbra proprio una miniera......anzi" I nani mi raccontarono la storia di questo antro e quei dettagli unici che mi permisero di approfondire la leggenda della Corazza Rossa; mi invitarono ad intraprendere il mio viaggio...... ma come avreì potuto uscire di qui e rompere la mia promessa al saggio. Gaston mi ha aiutato e non posso permettere che possa pagarne le spese. Era la prima volta che non sapevo come comportarmi...... |
“Nella selva.” Disse il bambino ad Altea.
“E non possiede un nome preciso questa zona della selva?” Chiese Fyellon. “Non so.” “Puoi dirci almeno quando tornerà tua mamma?” Domandò Fyellon. “Non so.” Rispose il bambino. “E' andata a cercare qualcosa da mangiare perchè avevamo fame.” “Perchè parli al plurale?” Chiese ancora il cavaliere. “Non sei solo in casa?” “No, ci sono i miei due fratellini con me.” “Ascolta, piccolo...” fece Fyellon “... da quanto tempo è uscita vostra madre? Da un'ora, due?” “Da cinque giorni.” “Cinque giorni?” Ripetè il cavaliere. “E non è ancora tornata?” “No.” “E' mai stata via così tanto?” “No, mai...” Fyellon allora si voltò verso Altea. “Non credo che una madre lasci da soli i propri figli per tanto tempo...” fissandola “... e questo luogo non mi ispira alcuna tranquillità... voi cosa pensate?” |
Quel misterioso uomo restò a fissare Elisabeth per un lungo ed indecifrabile momento.
I suoi occhi sembrarono prendere fuoco, attenti e decisi com'erano a voler quasi penetrare nell'animo della maga e metterlo a nudo. “Milady...” disse con un tono di voce leggero, quasi etereo “... un saggio una volta disse che esistono tre legami fondamentali a questo mondo... quello tra il padre ed il figlio, quello tra il maestro ed il suo allievo e quello, infine, tra il padrone ed il proprio servo...” prese due calici colmi di vino e ne offrì uno ad Elisabeth “... come vedete, dunque, non vi è poi molta differenza tra l'essere padre o padrone verso il proprio figlio o il proprio servo... il mondo è scandito da rigide gerarchie ed ogni cosa è retta da un proprio ordine... paradossalmente anche noi due, in questo momento, siamo uniti da un particolare legame... io sono possessore di questa torre e voi mia ospite... non trovate forse che anche in questo nostro rapporto, alla fine, siano irrisorie le differenze che potrebbero invece definirci padrone e serva?” Si abbandonò ad una lieve risata. “Ci sono tutte le caratteristiche per descriverci come tali... siete qui, nella mia dimora, sotto le mie leggi e le mie volontà... affascinante, vero?” Rise di nuovo. “Ma non temete, milady... nessuno vi tiene prigioniera e nessuno vi impone nulla. Siete libera di entrare ed uscire da questa torre. Alla fine, come vedete, siete una gradita ospite...” sorseggiò un po' di quel vino “... e dimenticate quella musica udita, milady... compreso colui che era impegnato a suonarla... immaginate sia stato un incubo... e null'altro...” posò il calice sulla tavola “... ho un discreto appetito... mi farete compagnia, spero...” In quel momento entrò il servitore con diversi vassoi colmi di varie delizie culinarie. |
Gaston si accorse del dubbio e dell'inquietudine di Parsifal.
“Amico mio...” disse il nano “... comprendo i vostri dubbi... vi sentite legato a noi da quell'impegno impostovi dalla nostra comunità... eppure vi dico una cosa... l'ordine che regna a Tylesia e in tutte queste terre è fondamentale anche per il nostro villaggio... se Tylesia infatti venisse attaccata e vinta, anche noi nani ne subiremo le conseguenze... per questo è vitale che i leggendari Cavalieri dei Quattro Elementi siano attivi e pronti a difendere l'ordine prestabilito... voi siete stato scelto per essere il Cavaliere Rosso ed è vostro dovere trovare l'armatura che vi spetta di diritto... a poco servirebbe restare qui e lavorare in questa miniera... se il nostro capo villaggio avesse saputo del compito impostovi dal Fato, allora di sicuro vi avrebbe sciolto da ogni pegno o responsabilità verso il villaggio... ma dovete decidere voi cosa fare... ciò che ci rende unici sono le scelte che facciamo...” |
Lord Anton, a quelle parole di Daniel, alzò lo sguardo e fissò il giovane cavaliere.
“Interessante...” disse asciugandosi le mani e la bocca “... e sentiamo... quale ricompensa intendete chiedere per i vostri servigi? Ma badate che poi richiederò impegno e valore al pari delle vostre richieste...” aggiunse con tono deciso, per poi bere del vino dalla sua coppa “... avanti, vi ascolto... non ho né tempo, né voglia, né possibilità di perdere tutto il giorno con voi...” dopo aver bevuto tutto il vino nella coppa. |
La madre non era tornata da cinque giorni.."Non saprei che dire Fyellon, forse la madre si e' assentata un attimo e le accadde qualcosa di brutto, non avete detto pure voi che una donna non deve camminare sola nella selva" dissi sorridendo. Comunque avete ragione meglio proseguire, non otterremo nulla qui".
|
Guardai con asprezza l'uomo e poi gli dissi:
<<Noi chiediamo in cambio dei nostri servigi, di trovare per noi un'altro cavaliere con la mia stessa corazza, ma di un colore diverso..>> |
Ogni uomo e' legato ad un altro che sia esso padrone o servo.....padre o figlio, carnefice o prigioniero..........ma il legame tra padre e figlio non ha paragoni....uan strana alchimia....unisce i due elementi.......la coppa piena di vino colore dell'ambra e l'odore di psezie lontane....mi fece sentire fuori dal mondo reale........il mio dolore era intenso...sembrava il dolore della perdita......mi sentivo tra le braccia...di chi potevano soffocarti o amarti all'infinito, bevvi un lungo sorso di vino e mi sembro' di essere proiettata in mondo fatto di profumi e canti...di musica struggente....pientanze furono portate ...tante pietanza, incominciai a ridere...ma quenti eravamo..io non vedevo nessuno.." Parlate bene....siete affascinante ....le parole...hanno conquistato mondi inesplorati......hanno scatenato guerre e portato pace......sono libera di circolare in questo palazzo.....e voi chi siete ?....il mio padrone.......ho un padrone, sono sicura che anche voi ne avete uno...ne abbiamo tutti uno.......ve lo grantisco.......quella musica mi piace, adoro quella musica........mi ha affascinata e mi ha portata dritta da vostro figlio.......forse sono una pazza........ma l'ascolterei per una vita intera.........mi gira la testa....forse ho bevuto a stomaco vuoto....e' meglio che mangi qualcosa................."........mi sedetti a capotavola...qualcuno aveva spostato la sedia perche' io potessi sedermi...e quando lo feci...qual volto sembrava cosi' vicino al mio.........che ne ebbi timore...
|
Fyellon fissò prima Altea, poi di nuovo quella casa.
“Anche io” disse “temo che sia accaduto qualcosa allora loro madre... comunque, noi possiamo farci ben poco... proseguiamo...” “Signori!” Esclamò all'improvviso il bambino dall'interno. “Il mio fratellino sta male! Sono giorni che non mangiamo e ormai non resiste più!” “Cosa si sente?” Chiese Fyellon. “Non risponde!” Rispose il bambino. “Lo chiamiamo e non ci risponde!” “Apri la porta.” Disse il cavaliere. “Facci entrare a vedere.” “Ma non posso...” “Fallo, o non potremo aiutarti!” |
Lord Anton restò a fissare Daniel.
“Un cavaliere...” mormorò “... ma allora appartenete a qualche ordine cavalleresco? O forse a qualche compagnia particolare? Chi siete e perchè cercate altri cavalieri come voi?” |
Il misterioso uomo cominciò a mangiare, senza però mai alzare il suo sguardo dal volto di Elisabeth.
“Dite” disse “di avere un padrone, milady? Sarei curioso di conoscerne il nome... siete dunque sua serva? Affascinante... si, davvero affascinante... sapete cosa diceva l'imperatore Domiziano? Un uomo che i posteri hanno definito folle e crudele, ma forse solo per l'invidia che nutrivano verso il suo saper essere davvero libero... ebbene, Domiziano diceva che basta un prezzo per mutare un uomo in un servo... e il vostro padrone quanto ha pagato per avervi ai suoi servigi?” Rise, per poi sorseggiare altro vino. “Non mi stupisce l'effetto che quella musica riesce ad avere su di voi... essa è arte, sebbene diabolica... infatti il mio sventurato e maledetto figlio altro non è che un demone... e per il vostro bene vi consiglio di dimenticarlo, insieme alla sua malefica musica...” |
Speluccai soltanto della frutta col pane, mi sembrava di avere una fame da non poter restire e invece lo stomaco si era richiuso quando il Padrone di quella Torre comincio' a parlare......" Il Mio Padrone ?....il mio padrone non ha dovuto pagare alcun prezzo..perche' io non sono una sua serva, il Mio padrone e' colui che ha fatto si che venissi al mondo su questa terra....egli e' clui che fa si' che ogni giorno possa ammirare le bellezze del mio creato.....lui non mi mette catene...e non mi chiude in una stanza pensando che io sia un demone........Lui vuole che io sia una donna libera e che la mia liberta' sia frutto del rispetto delle sue regole.......Credo di parlare anche per voi e credo che abbiamo in comune lo stesso padrone.........Forse lo amiamo in maniera diversa......ma questo e' solo un dettaglio.........per quanto riguarda la musica...non credo che sia opera del male.........solo il male puo' sapere se e' male...Voi, siete il male ?...."
|
Il bambino non voleva aprire ma disse che un fratellino si sentiva male.."Fyellon io non sono in cattiva fede..ma siamo sicuri non sia una trappola? Mi aspetterei l'impossibile dopo queste avventure, cosa sappiamo noi cosa si cela dietro quella porta".
|
“Se dobbiamo attenderci trappole e pericoli” disse Fyellon ad Altea “anche dietro la voce di un fanciullo, allora siamo davvero giunti in un mondo viscido e malvagio.” Si voltò allora di nuovo verso la porta. “Piccolo, mi senti? Io mi chiamo Fyellon e sono un cavaliere. Sai che cos'è un cavaliere?”
“Un cavaliere con la spada?” Chiese il bambino. “Si, con la spada e con indosso una luccicante corazza.” Rispose il cavaliere. “Ti piacciono allora i cavalieri?” “Si...” fece il bambino “... perchè difendono i deboli dai cattivi...” “Esatto!” Esclamò Fyellon. “Ed aiutano tutti coloro che sono in difficoltà... ti fideresti tu di un cavaliere?” “Si...” “Allora facciamo così...” propose Fyellon “... io resterò immobile davanti a questa porta e tu mi vedrai dal buco della serratura... così capirai che non ti sto mentendo e che sono davvero un cavaliere...” Passarono così alcuni istanti, senza che nessuna voce giungesse più dall'interno della casa. Ad un tratto la serratura scattò e la porta si aprì. Apparve così un bambino sulla soglia. “Siete un vero cavaliere...” mormorò. Fyellon sorrise ed annuì. “Portaci dal tuo fratellino, piccolo.” Disse poi al bambino. Questi annuì e fece entrare in casa il cavaliere e la dama. I due videro così un bambino steso su un lettino. Era pallido e senza sensi. “Presto, Altea...” fece Fyellon “... cerchiamo di capire come sta e di cosa ha bisogno...” |
Il misterioso uomo smise di mangiare e fissò Elisabeth in maniera enigmatica.
“Il Male...” disse “... che cos'è davvero il Male? Voi lo sapete, milady? Tutti gli uomini definiscono questo come Male e quell'altro come Bene, o viceversa... giustificano azioni terribili, spacciandole per buone e giuste, condannando invece ciò che compiono, magari con lo stesso criterio, i propri simili... l'Imperatore Carlomagno, Paladino della Fede, massacrò intere popolazioni di Slavi, al punto da tingere di rosso l'intero corso del Danubio, con l'intento di convertirli all'unico vero Credo... i Crociati assalirono la Terrasanta, massacrando Islamici ed Ebrei, spacciando il tutto come Volontà di Dio... e vogliamo parlare dei complotti e degli assassinii che hanno portato sul trono la maggior parte dei sovrani cattolici d'Europa?” Sorseggiò del vino. “Come vedete, milady, per gli uomini concetti come Bene e Male hanno definizioni alquanto relative... quanto al vostro Padrone...” sorrise “... cosa sappiamo di lui? Nulla, se togliamo ciò che viene narrato dai Testi Sacri... ma la Chiesa ha mentito su molte cose, come la Santa Inquisizione e le stesse Crociate... perchè dunque crederle ancora? Affermano che l'Onnipotente sia Misericordioso, eppure non Ha avuto pietà a condannare il Suo figlio più bello e potente, facendolo miseramente cadere dai Cieli che invece Lui stesso aveva affidato alla sua potestà...” il suo sguardo mutò in un qualcosa di indefinito e sfuggente “... prima accennavate a mio figlio ridotto in catene... vi ho consigliato di dimenticarlo, eppure avverto sfiducia nei miei confronti da parte vostra... e sia...” asciugandosi la bocca con un tovagliolo “... se fosse lui stesso a confessarvi ciò che vi ho detto io, mi credereste?” |
Fyellon, come sempre, mi ribatte'..lo osservavo e rimasi stupita come quel cavaliere che usava la propria forza e maestria per sconfiggere il nemico ora usasse la spada per aiutare un bambino per cui era veramente preoccupato.
Il bimbo ci accompagnò vicino al fratellino, toccai la mano del bimbo, era ancora calda, presi una pezza e la bagnai con acqua fresca, tamponai la bocca del bimbo per idratarlo.."Tu hai visto cosa e' successo al fratellino, ti ha detto cosa si sentiva?" dissi rivolgendomi al bimbo che ci apri' la porta. |
“Sono giorni che ormai non mangiamo...” disse il bambino ad Altea “... e lui, che è il piccolo fra noi, non ha più resistito...”
In un angolo a fissarli, stava un terzo bambino. Erano infatti tre fratellini. “Questi bambini hanno bisogno di mangiare.” Fece Fyellon fissando Altea. “Io ora uscirò a cercare qualcosa, voi nel frattempo resterete con loro. Così veglierete anche sul piccolo steso sul letto. Mi raccomando, Altea... chiudete ben la porta appena io sarò uscito e non aprite a nessuno che non sia la loro madre. Io cercherò di tornare il prima possibile.” Sorrise come a volerla tranquillizzare e poi uscì. “Si salverà il nostro fratellino?” Chiese il bambino ad Altea. “Voi chi siete?” Domandò l'altro bambino, restato in silenzio a fissarli fino a quel momento. “Siete marito e moglie?” |
Rimasi sola coi tre bimbi, chiusi bene la porta e mi sedetti vicino al letto del bimbo aspettando Fyellon tornasse con il cibo.."Non siamo marito e moglie..siamo solo amici, anzi lui sarebbe un cavaliere che deve proteggermi dai pericoli. Perché lo chiedi?"chiesi sorridendo al terzo bimbo.
Mi alzai e mi diressi verso delle ampolline..riconobbi una dal colore mielato quasi, la aprii e annusai, era proprio melissa. Mi avvicinai al bimbo sul letto e ne misi un po' sul suo naso sperando di farlo rinvenire. |
Fyellon attraversò la selva in cerca di cibo.
Ad un tratto si accorse di un leprotto. Prese allora il suo arco e con un colpo preciso trafisse l'animale con una freccia. Ma mentre era sulla via del ritorno, il cavaliere cominciò ad avvertire una strana sensazione. Come se qualcuno lo stesse seguendo. All'improvviso, dalla vegetazione emersero delle ombre. Erano talmente veloci che sembravano quasi volare. In un attimo assalirono il cavaliere, armate com'erano di affilatissime lame che uscivano dai lunghi mantelli che le coprivano. Scoppiò così un duro scontro. Fyellon affrontò i misteriosi assalitori con l'ardore della sua spada, ma quelli erano degli avversari formidabili. Lo scontro fu duro, ma alla fine il cavaliere riuscì a mettere in fuga quei nemici. Nella casa dei tre fratellini, intanto, Altea si stava prendendo cura del bambino ammalato. E grazie a quella melissa il piccolo riprese i sensi. “Evviva.” Disse il fratellino maggiore. “Si è risvegliato.” “Grazie, signora.” Fece l'altro. “Grazie per aver fatto guarire il nostro fratellino. Prima ho chiesto di voi e del cavaliere perchè... beh... perchè siete belli tutti e due!” In quel momento qualcuno bussò alla porta. “Altea, aprite!” Disse Fyellon. “Sono tornato.” |
Mi sentivo confusa....non ero lucida....il male il bene..." Le Crociate le hanno indette gli uomini...in nome di Dio e credetemi Lui non ne sapeva niente....la Sacra inquisizione l'ha inventata la Chiesa in nome di Dio ...e Lui non ne sapeva nulla..............io ho la sensazione che l'uomo abbia sporcato tutto cio' che ha toccato....che questo appartenga alla Chiesa e non....e comunque non faccio di tutta l'eba un fascio.........Vostro figlio vi teme....cosa volete che mi dica....solo quello che nel tempo gli avete fatto credere....giorno dopo giorno........eppure non vi odia....lui pensa davvero di essere tutto il male del mondo.........Vengo con voi solo se vedro' con i miei occhi...se le catene sono il mezzo piu' giusto per la sua sicurezza..."......Mi alzai dalla sedia e gli andai accanto......attesi che si alzasse e che mi portasse da lui
|
Quel misterioso uomo sorrise ad Elisabeth.
“Eppure” disse “i Vangeli affermano, per bocca di Cristo stesso, che tutto ciò legato in terra dalla Chiesa, lo sarà poi legato anche nei Cieli... dunque, se la Chiesa sbaglia, possiamo dire, è Volontà di Dio...” si alzò e prese Elisabeth sottobraccio. I due allora si recarono nella stanza dove si trovava il figlio del padrone. Il giovane era incatenato e stava chino sull'organo che ormai da qualche ora non suonava più. “Perchè non suoni più?” Chiese l'uomo al ragazzo. “Perchè voi non volete...” “E come mai non voglio?” “Perchè la mia musica è maledetta...” “Lady Elisabeth...” indicando la maga “... vuole chiederti alcune cose... rispondi con la massima sincerità...” |
" Tacete ....la Chiesa e' nata per Volonta' di Dio.......ma chi la abita..sono solo uomini e come tali..peccatori"......mi feci condurre nella camera che avevo abbandonato qualche ora prima.....era la stessa e il ragazzo era li' chino sulla tastiera......e il padre..gli fece le sue domande....ed io cosa potevo chiedere ad un uomo che sembrava chino sotto un macigno che pesava tutte le disgrazie del mondo ?......" Ditemi ....voi avete suonato giorno e notte ed io ho udito la vostra musica......sarei impazzita se non avessi trovato il cuore da cui essa nasceva e quando l'ho trovata.........vi ho ascoltato rapita.........se la vostra musica e'portatrice di disavventure....perche' io sono rimasta immune...spiegatemelo...quale colpa state espiando......perche' vostro padre e' diventato anche il vostro giudice...".......il volto del ragazzo rimase impassibile...era illuminato dalla luce delle candele......ed io ero accanto a suo padre...il suo braccio si era impossessato del mio
|
Quelle voci... poi quelle braccia che mi afferrarono e mi trascinarono di nuovo via... mi caricarono su un altro cavallo e di nuovo galoppammo... io tentai di divincolarmi, allora, tentai di liberarmi... ma tutto ciò che feci e che tentai fu assolutamente inutile, poiché la mia forza era assolutamente niente in confronto a quella di quegli uomini.
E fui portata nelle prigioni. Stregoneria... Quella, dunque, era la mia accusa! “Non è vero!” esclamai “Non è vero... non sono una strega!” Ma la mia difesa suonava ben debole di fronte alla loro parole... esitai solo per un attimo... poi tesi una mano, individuai un muro e lì mi rannicchiai, a terra, con le gambe piegate strette nella braccia, il mento sulle ginocchia e gli occhi chiusi. “...e così il cavaliere, dopo aver superato tutte quelle prove ed aver dimostrato il suo valore in mille modi, dopo essere giunto presso quel regno nel quale mai nessun altro avrebbe osato addentrarsi e dopo aver sfidato e sconfitto il malvagio signore di quelle terre, riuscì finalmente a riscattare la salvezza della sua amata.” La voce di Guisgard si spense ed intorno a noi non rimase che il silenzio della foresta ed il debole fruscio del vento tra gli alberi. Per qualche tempo restammo così, immobili... poi il ragazzino ruotò lo sguardo su di me e rimase a fissarmi... Sapevo perché. Solitamente a quel punto delle sue storie io applaudivo, o sorridevo, o ponevo delle domande... quel giorno, invece, il mio silenzio ed il mio immobilismo, la mia assoluta mancanza della pur minima reazione dovette essergli sembrata curiosa, o almeno insolita. Si voltò a fissarmi, dunque... ma io non dissi niente. La mia mente era cupa, quel giorno... i miei pensieri erano pesanti... e per qualche sciocca ragione mi sentivo quasi in collera con lui. Sì, perché nella sue storie tutto andava sempre bene, tutto aveva un lieto fine... ed a me piaceva crogiolarmi in quel mondo che sapeva creare ogni volta solo per me, solo per noi... poi però arrivavano giornate come quella, nella quale mi era svegliata di soprassalto e madida di sudore freddo... quei giorni nei quali facevo quei sogni che sembravano così veri... “E se non ci fosse riuscito, invece?” domandai all’improvviso, sull’onda di quei cupi pensieri. Lui si limitò a fissarmi più intensamente, come tentando di capire cosa avessi di strano e diverso quel giorno... “Se il cavaliere avesse perso contro il suo avversario?” rincarai “O se non si fosse affatto recato in quelle terre? Se non avesse voluto rischiare tanto? Oppure se... che so... se quella dama avesse voluto liberarsi da sola? Possibile che nelle tue storie le dame debbano sempre aspettare qualcuno che le salvi?” Guisgard sollevò un sopracciglio, senza staccare i suoi occhi dai miei... le mie parole suonavano chiaramente provocatorie e lui lo sapeva... solo che non sapeva il perché... ed io non ero dell’umore giusto per spiegarglielo. “Che cosa succede?” domandò, soltanto. “Niente!” ribattei secca. Per qualche altro attimo mi osservò... poi sorrise. “Beh... cosa c’è di male? Dimmi...” soggiunse scherzosamente “Tu non vorresti essere salvata?” Non avrebbe dovuto dirlo. Lo fissai per qualche attimo, sentendo crescere in me quel misto di paura e di rabbia... “No!” dissi... e lo dissi più duramente che potei, tanto da colpirlo... E probabilmente ci riuscii perché per qualche attimo rimase in silenzio. Poi incrociò le braccia dietro la testa e si distese al sole... “Bene...” mormorò, con quell’aria noncurante che in quel momento contribuì solo a farmi arrabbiare ancora di più. “Bene!” sbottai. “Bene!” ribadì. Questa volta fui io ad osservarlo in silenzio... le gambe distese sull’erba, le braccia dietro la testa ed il viso al sole, sereno in quell’espressione di arrogante noncuranza dietro cui sapeva rinchiudersi con tanta abilità... ed in quel momento, osservandolo mentre le immagini di quel sogno orribile continuavano a vorticarmi in mente, fui probabilmente molto vicina a detestarlo... “Non verresti, dunque?” domandai infine. “Dove?” domandò con voluta indifferenza. “A... a salvarmi!” mormorai “Se fossi... se per caso fossi rinchiusa... o in pericolo...” Il volto di Guisgard rimase del tutto impassibile per tutti i lunghi minuti nei quali continuai a fissarlo... infine sorrise appena, senza però degnarsi di aprire neanche un occhio... “A salvare te?” domandò “E perché mai? Non avevi detto di non voler essere salvata? Com’era? Ah, si... avevi detto che le dame non dovrebbe sempre aspettare di essere salvate, ma potrebbero anche salvarsi da sole! Giusto? E’ questo che vuoi, no?” Quella risposta leggera, sarcastica, mi fece male... Non ebbi il coraggio né la forza di dire niente... lentamente mi alzai, mormorando qualcosa che suonò un po’ come ‘va’ al diavolo’, e mi avviai verso il Casale. Per una frazione di secondo sperai che dicesse qualcosa per fermarmi, ma non lo fece... e così aumentai il passo ed un istante dopo ero svanita tra gli alberi. Ed intanto quel sogno continuava a vorticarmi in mente... era stato così vero... così realistico... e mi aveva fatto così paura... Avevo anche desiderato raccontarglielo, all’inizio... ma poi le cose avevano preso una piega diversa e così... Correvo per la foresta senza neanche guadare dove andassi, ormai... mi sentivo come se qualche cosa di ruvido ed ingombrante mi si fosse incastrato in gola e mi impedisse persino di respirare... Ero quasi arrivata al limitare della foresta, là dove gli alberi cedevano il posto al prato e poi al giardino, separati da essi solo da una bassa staccionata, quando una mano mi strinse il polso, costringendomi prima a fermarmi e poi a voltarmi... Per qualche attimo restammo immobili, l’uno negli occhi dell’altra... i suoi, limpidi ed indagatori, tentavano di scorgere nei miei, adesso vermigli, ciò che mi aveva indotta a tale risoluzione... “Verrei!” disse ad un tratto, senza preavviso. “Va’ al diavolo, Guisgard!” mormorai, chinando la testa per sottrarmi da quegli occhi. Lui non rispose subito... la presa della sua mano sul mio braccio era salda... poi lentamente iniziò ad allentarla, fino a diventare appena una carezza... “Che cosa succede?” chiese allora “Che cosa c’è, Talia? ...E non dire che non c’è niente perché so che non è vero!” Quella mano che teneva stretta la mia e quello sguardo, ora non più indagatore ma dolce e vagamente preoccupato, sciolsero il mio animo e di nuovo quella cieca paura tornò a farsi irrazionalmente largo in me... però adesso non mi sentivo più sola. “E’ stato qualcosa che ho visto stanotte...” iniziai a dire “Era così vero! Era così reale... quasi una visione...” Guisgard sorrise... “Talia... è stato solo un sogno!” “No! No, Guisgard... tu non capisci...” tremavo sempre più vistosamente “Tu non sai... tu non l’hai visto... ma non era solo un sogno! So ciò che dico e so ciò che ho visto: non era un sogno normale!” I suoi occhi tornarono seri, allora... annuì. “Perdonami... Dimmi che cosa hai visto, ti prego!” “Ho visto delle prigioni... ho visto che mi rinchiudevano lì... dicevano che ero una strega e che dovevano bruciarmi... ed io avevo così paura... e mi sentivo così colpevole...” “Perché colpevole?” chiese lentamente. “Non lo so...” mormorai, scuotendo appena la testa “Aveva a che fare con qualche cosa che avevo fatto... qualche cosa che avevo fatto pensando di far bene, di risolvere la situazione...” “Quale situazione?” “Non lo so... so solo che era una situazione che mi spaventava... non vedevo via di uscita e perciò ho preso, infine, quella decisione... e poi... non so... qualcuno si era fatto male, credo!” “Chi? Chi si era fatto male?” chiese ancora. “Non lo so!” dissi... e lo dissi quasi urlando questa volta, gli occhi lucidi e le guance rigate di sottili lacrime. “Ed io?” mormorò quasi a fatica “Io non c’ero nel tuo sogno?” Per un attimo lo osservai... poi scossi la testa... “No...” mormorai “Tu non c’eri! Io... io ricordo che ti pensavo... ma non sapevo dov’eri... e forse tu non sapevi dov’ero io... e...” La mia voce si spezzò, questa volta irrimediabilmente ed io non riuscii più a continuare. “Va bene... basta!” mormorò allora Guisgard. Mi attrasse allora a sé e per qualche lungo minuto mi strinse forte tra le braccia... mi sentivo calda e sicura lì, mi sentivo protetta... e piansi. Poi, lentamente, tornò a guardarmi... “Basta così! Ascolta... io verrei a cercarti! Lo sai, vero? Verrei ovunque! E ti troverei ovunque! ...Mi credi?” Annuii. “Di’ che mi credi, Talia!” “Ti credo, Guisgard!” “Ricordatelo!” Battei le palpebre... non sapevo quanto tempo era passato, potevano essere stati pochi minuti o molti giorni... Intorno a me c’era silenzio, ora... ma io non ci badai molto... Quel lontano ricordo era tornato alla mia mente quasi spontaneamente... ed ora, finalmente capii tutto... quel sogno era stato davvero una visione... ed io avevo visto proprio quel momento in quel giorno lontano... ‘io verrei a cercarti! lo sai, vero? verrei ovunque! e ti troverei ovunque!’ Sospirai. Oh, Guisgard... |
Guisgard era con quella bellissima prostituta, seminascosta da un'enigmatica penombra.
“Talia...” disse lui “... Talia... cosa ci fai qui?” Lei fece allora un passo avanti, avvicinandosi così alla luce delle candele. Allora il suo viso fu ben visibile dal cavaliere. I suoi tratti, così simili a quelli di Talia fino ad un istante prima, cominciarono a mutare. La somiglianza restava, ma ora appariva chiaro che lei non era Talia. La pelle era bianca e delicata proprio come la sua ed i capelli erano dello stesso colore. Eppure il volto era diverso, come lo erano i tratti e l'espressione in generale. Aveva due o tre anni più di Talia e qualcosa nelle movenze che le distinguevano. Sorrideva quasi a stento, senza lasciarsi mai andare ad una qualsiasi espressione facilmente riconoscibile. E poi gli occhi. Erano diversi da quelli di Talia. Verdi, attraversati da una indefinibile luce e intrisi di un ostentato orgoglio. “Talia...” disse lei “... così dunque mi chiamerai stanotte?” “No, è solo che...” mormorò Guisgard “... per un momento io...” “Vuoi chiamarmi così mentre faremo l'amore?” “No, non voglio chiamarti così...” “E' il suo nome, vero?” “Si...” “Lei ti ama?” “No...” rispose lui “... per lei sono come un fratello...” “Stanotte io sarò lei allora... per te...” Lui la fissò. “Però, se vorrai baciarmi dovrai pagare di più...” aggiunse “... baciare una prostituta costa più che fare l'amore con lei... però, se vorrai, stanotte bacerai la tua Talia, cavaliere...” In quel momento, però, qualcuno bussò alla porta. “Chi è?” Chiese Guisgard. “Guisgard...” entrando Sangò “... è successa una cosa terribile... dobbiamo tornare alla locanda...” “Cosa è accaduto?” “I soldati...” fissandolo il menestrello “... hanno portato via Talia e ucciso la tigre che era con voi...” Guisgard impallidì. Un attimo dopo, i due, uscirono dalla stanza e raggiunsero Umans nell'anticamera al pianterreno, sotto lo sguardo enigmatico della bellissima prostituta. Intanto, nelle prigioni della Città Alta, Talia era da sola, in una cella umida e semibuia. Sentiva passi confusi e voci accavallate provenienti dai corridoi di quelle segrete. Ad un tratto la porticina alle grate della porta si aprì, ed un uomo gettò all'interno il suo sguardo. “Questa è la strega?” “Si, così hanno detto i soldati...” mormorò un'altra voce da fuori “... dobbiamo strapparle la lingua per renderla inoffensiva...” “E se chiamassimo un prete?” “Perchè mai?” “Così, da farci scrivere qualcosa e bruciarla poi viva!” “Troppo complicato.” Fece l'altro. “Strappiamole la lingua ed il gioco è fatto.” “Ma dici che è viva?” “Certo che lo è?” “A me non sembra...” “Cosa vorresti fare?” “Controlliamo.” Cominciando ad aprire la porta. “Se è davvero morta, allora non voglio tenerla qui un'ora di più. Si dice che le streghe morte portino la peste!” “Ma stiamo attenti!” Un attimo dopo, i due carcerieri entrarono nella cella. “Forse dorme...” “O forse si è davvero uccisa...” “O magari il demonio è passato a prendersela...” “Sei sveglia, strega?” Chiese uno dei a due a Talia, che stava rannicchiata a terra. |
“Mio padre...” disse il giovane ad Elisabeth “... mio padre ha ragione... io sono maledetto ed anche la mia musica lo è... siete fortunata ad essere ancora in vita, poiché le sue note portano dolore e morte... ed io meriterei proprio la morte e se sono ancora vivo è solo grazie alla misericordia di mio padre...”
“Mio Padre invece” intervenne l'uomo “non è stato altrettanto Misericordioso con me... afferma di esserlo con tutti, ma con me invece è stato un Giudice senza clemenza...” fissò suo figlio “... tu paghi le colpe di tua madre... sei condannato, figlio mio... e nessuno può farci niente...” guardò poi Elisabeth “... avete altri dubbi riguardo a questo miserabile?” |
Il piccolo riprese i sensi e i bimbi erano felici.."Ti ringrazio per il complimento piccolo ma ora non riesci ancora capire..ma per amare la bellezza e' relativa..ci si innamora e basta.Comunque io e il cavaliere non siamo innamorati solo amici"sorrisi mentre sentii bussare alla porta e riconobbi la voce di Fyellon.
Aprii la porta e lo vidi stravolto,lo presi per un braccio e lo feci entrare.."Che vi e' successo?" |
Voci lontane, confuse, indistinte... o forse era solo la mia mente che era lontana da lì... ero confusa, stanca, spaventata...
Mi chiedevo dove fosse Guisgard... se avesse già scoperto Sheylon... che cosa avrebbe pensato... Con dolore mi chiesi se mi avrebbe odiata almeno quanto io mi odiavo per la sorte di Sheylon... Ma misi da parte quell'idea per il momento... era dolorosa... era troppo dolorosa... Poi udii la porta della celletta aprirsi e due voci... Citazione:
dire che non ero una strega? Discolparmi? Tentare di spiegare? Impensabile! Nella migliore delle ipotesi avrebbero solo messo in pratica i loro propositi... nella peggiore... Rabbrividii. Ma se avessero creduto a quell'idea, invece... se avessero creduto che ero morta davvero... allora che scopo avevano di farmi altro? Fu un attimo, un istinto... quasi smisi di respirare, mantenni gli occhi chiusi e rimasi perfettamente immobile. |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 04.29.15. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli