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“Ora torneremo da sir Kojo.” Disse il cavaliere a Cavaliere25. “Egli ci sta attendendo.”
I due, così, tornarono al quartier generale del Tulipano, dove trovarono Kojo ad attenderli. “Allora?” Domandò il potente cavaliere al boscaiolo. “Hai scelto un degno cavallo, ragazzo? E sei dunque pronto ad entrare nel nostro grande ordine cavalleresco? Sappi che solo i migliori diventano membri del Tulipano.” A quelle parole di Daniel, tutti i ragazzini esultarono. “Bene.” Disse Mirna a Daniel. “Allora è deciso... troveremo per voi quel cavaliere che indossa una corazza fantastica come la vostra.” Mirna allora diede disposizioni ai suoi compagni e divise tutti loro in vari gruppi da sparpagliare poi per Tylesia, in cerca del misterioso cavaliere. “Noi due invece” rivolgendosi poi a Daniel “lo cercheremo nei quartieri alti, dove vivono i nobili e i cavalieri.” E si diressero verso quelle zone. |
Gaston e Perrol condussero così Parsifal verso il loro villaggio.
Attraversarono strette gallerie, piene di cunicoli, passaggi secondari e stalattiti che sembravano come grate di una millenaria prigione. Risalirono poi verso una serie di antri che li riportarono in superficie. Camminarono allora nella selva, fino a raggiungere una radura irregolare, nel cui cuore sorgeva un piccolo villaggio. I due nani, seguiti da Parsifal, raggiunsero la grande porta e suonarono vari colpi. Un attimo dopo, l'ingresso si aprì e i tre entrarono nel villaggio. Subito Parsifal si sentì osservato con curiosità e un pizzico di sospetto da parte di tutti gli altri nani. Gaston e Perrol lo condussero allora presso la casa che sorgeva al centro dell'abitato. Chiesero del capo villaggio e furono subito ricevuti. Trovarono così un nano anziano e venerabile, dallo sguardo attento e dall'espressione riflessiva. “Gran Guinol...” disse Gaston al capo del villaggio “... ti abbiamo portato un cavaliere...” “Perchè mai?” Chiese Guinol. “Egli è stato tradito dai suoi simili” rispose Gaston “e rinchiuso in una grotta ad attendere la morte.” “Se gli altri uomini” osservò Guinol “hanno deciso di punirlo, allora deve essere un poco di buono!” Fissava Parsifal. “Cosa hai da dire a tua discolpa?” Chiese al giovane apprendista di Redentos. |
Una moltitudine di volti, sguardi ed espressioni si muoveva in ogni dove, uscendo dalle porte, sbucando da qualche vicoletto, arrivando dalla strada, e persino saltando giù da qualche bassa loggetta.
Quella ressa sembrava spuntare ovunque, come funghi selvatici in un bosco, formata da ragazzini, donne con bambini, borghesi, contadini, operai, passanti, accattoni, qualche tipo dal volto bieco e qualcun altro dall'aspetto grottesco, tutti che parlavano, gridavano, gesticolavano, ridevano e si sbracciavano. Dalle finestre e dai balconi c'erano persone che guardavano nelle strade e che presentavano le più disparate espressioni. Così, qualcuno guardava divertito, qualcun altro incuriosito, altri ancora infastiditi o semplicemente indifferenti. Sangò fece cenno a Guisgard, che aveva sempre Talia per mano, di seguirlo e di non perderlo mai di vista in quel baccano. Ad un tratto, passando davanti ad un piccolo banchetto messo su ad un angolo di strada, una vecchietta prese l'altra mano di Talia, come a volerli far fermare davanti alla sua bancarella. “Miei signori...” disse con la sua voce roca “... vi faccio assaggiare un'autentica primizia... guardate che splendide perle!” Cominciando a tagliare un melone dall'aspetto sodo e maturo. “Dovete per forza assaggiarne una fetta!” “No, davvero...” sorridendo Guisgard. “Niente storie, messere!” Decisa la vecchia. “Volete forse privare la vostra bella dama di questa squisitezza? Su, forza... eccovi due belle fette tutte per voi!” E servì loro due fette di melone, di un arancione vivo e dalla polpa corposa. “Mi sa che ci tocca...” sussurrò Guisgard in un orecchio a Talia “... però dall'aspetto sembra buono...” Il cavaliere prese allora una di quelle due fette e dopo averla pulita ben bene dai semi e tagliatala, ne fece assaggiare un pezzetto a Talia. “Anche voi dovete assaggiarlo, messere!” Esclamò la vecchia. Guisgard annuì sorridendo e ne prese un po' dall'altra fetta. “Si, è dolce come il miele!” Disse il cavaliere, suscitando la soddisfazione della vecchia. “Signori e signore!” All'improvviso una voce. “Avete oggi una grande occasione! Quella cioè di vedere all'opera l'uomo più forte del mondo! Ecco a voi... Goros, il guercio!” Fece il banditore, presentando un omone dalla stazza impressionante che gli stava accanto. “Avanti, chi vuol sfidarlo a Braccio di Ferro? Chi riuscirà a batterlo si guadagnerà un bel gruzzolo di monete! Avanti, nessuno vuol tentare l'impresa?” Guisgard fissò Sangò con una smorfia ironica. “Forse vuol tentare quel cavaliere!” Disse il banditore indicando Guisgard. “Cosa?” Stupito questi. “Io? No...” scuotendo il capo. Ma subito la gente che era lì cominciò ad incitarlo. “Forza!” Esclamò il banditore. “Avete paura? Non volete mostrare il vostro valore davanti alla vostra bella dama?” Facendo segno a Talia. “Oppure i muscoli del nostro Goros vi spaventano a tal punto? Forse non siete un cavaliere” ridendo “ma qualche altra cosa... coccodè... cooccodè...” agitando le braccia ed assumendo un'espressione idiota. Tutti allora cominciarono a ridere e ad imitare i versi del banditore. “Come sarebbe?” Gridò Guisgard. “Ci vuole ben altro di quel gigante per spaventarmi!” Si voltò poi verso il menestrello. “Attento a Talia.” Disse. “Tra meno di un minuto sarò già ritornato. Aspettami.” Rivolgendosi poi alla ragazza. E balzò sul palco dove si trovava il banditore ed il suo colosso. “Sono pronto!” Esclamò il cavaliere. Il banditore sorrise ed indicò un piccolo tavolo. “Che la sfida abbia inizio!” Proclamò. I due sfidanti allora presero posto e un attimo dopo le loro mani erano giù strette l'una nell'altra. “Ehi, vuoi intimorirmi con la tua presa, amico?” Fece Guisgard. Goros si limitò a sorridere. “Via!” Urlò il banditore. La sfida iniziò e subito il gigante cominciò a far valere la sua forza. Guisgard tentò di resistere, ma la potenza di Goros era decisamente fuori dal comune. E alla fine, rischiando di rompersi il braccio, il cavaliere fu sconfitto dal poderoso colosso. “Goros è il vincitore!” Gridò il banditore, tra gli applausi dei presenti. “Ma un applauso lo merita anche il nostro coraggioso e forse ora un po' malconcio cavaliere!” Indicando Guisgard. Ed un nuovo applauso, accompagnato da qualche risata, si alzò da quella baraonda. Ma il chiasso aveva attirato alcuni soldati vicino al palco di Goros. “Ehi, cosa ci fa una così bella ragazza in mezzo a questo casino?” Disse uno di quelli, avvicinandosi a Talia. “Sergente Iwan, vi vedo in buona compagnia... continuiamo da soli il giro d'ispezione?” Chiese sorridendo un altro di quei soldati a quello che aveva parlato a Talia. “Si, continuate pure da soli...” rispose Iwan, senza smettere di fissare Talia “... io vi raggiungerò dopo... forse...” ed accarezzò il volto della ragazza. |
Certo dissi sono pronto a darvi man forte in tutto e per tutto se mi insegnerete diventerò un ottimo cavaliere e non ve ne pentirete signore dissi guardandolo negli occhi e attendendo che mi disse qualcosa
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Ascoltai con attenzione il re Acerno, la mia testa si riempiva di dubbi e preoccupazioni quando arrivò Fyellon per avvisarmi che i cavalli aspettavano solo noi per partire..ad un tratto ebbi un sussulto.."Fyellon, ancora un momento per favore, potresti lasciarmi sola col re, ti raggiungo io alle scuderie".
Mi avvicinai al re, e sottovoce iniziai a raccontargli di un fatto.."Maestà..io tutto questo non lo faccio per divertimento, pensate metterei a repentaglio la mia vita? Lo faccio per voi e per la vostra bella moglie e figlio, ma ebbi un dubbio atroce. Io sono stata nella stanza di vostro figlio..con Mizasar e vostra moglie, egli poi ci disse di andarcene, ma io non seguii vostra moglie e vidi ciò che successe nella camera e Mizasar tagliare..una ciocca di capelli al principino, che non usò nell'esperimento e non vidi nel suo laboratorio. A che scopo? Pensai che alcuni ricorrono a malefici con i fili di capelli delle persone, secondo..le antiche credenze. Ora, vogliamo andare nella stanza del principino e...togliere quell'inutile velo bianco che lo ricopre tutto, visto egli non è morto, e aprire le finestre? Sembra già una tomba...vorrei vedere come sta il principino prima di partire, poichè quel gesto di Mizasar mi sembrò strano..anche se potrei sbagliarmi". |
Camminavamo in quella città, ma c’era così tanta confusione e un frastuono così assordante che faticavo ad orientarmi dal momento che non potevo vedere. Non ero preoccupata perché Guisgard era vicino a me, ma quasi inconsciamente stringevo la sua mano probabilmente più del necessario e concentravo tutta la mia attenzione sulla sua voce, in modo da essere più che certa di non perderlo.
Assaggiammo quella frutta e sorrisi alle sue parole, ma poi quel banditore si intromise ed un istante dopo grida e risa ci accerchiarono... “Guisgard... no... aspetta!” dissi, tentando di trattenerlo, ma il suo braccio scivolò via dalla mia mano e subito lo sentii allontanarsi... Sospirai... Ma lui era impulsivo... in fondo lo era sempre stato... Mi concentrai di nuovo sulla sua voce, dunque... era lontana, ma potevo sentirla... sorrisi... e allora mi accorsi di essere tranquilla, dopotutto... ero tranquilla perché sapevo che poteva allontanarsi, ma non mi avrebbe mai lasciata. Poi la sfida terminò ed un nuovo fragoroso applauso si levò tra la folla, tra nuove grida e risa... ed io pensai che a Guisgard non era mai piaciuto perdere e che questo, quando talvolta accadeva, da bambini, lo metteva molto di malumore... malumore che poi sempre aumentava quando, immancabilmente, il Maestro giungeva a rimproverarlo per quel suo intransigente orgoglio... ed erano poi quelle le volte in cui a me occorreva sempre tutto il pomeriggio per fargli dimenticare l'onta, la rabbia ed il malumore... Sorrisi a quei ricordi. Citazione:
Ero tanto concentrata sulle voci di Guisgard e del battitore e su quei miei ricordi, che non avevo affatto udito le voci proprio intorno a me. Sobbalzai, dunque, e istintivamente arretrai di vari passi... “Chi siete?” domandai. |
A quelle parole di Altea, Acerno restò turbato.
“Si, avete ragione...” disse “... mio figlio non è morto e non deve riposare in una sorta di mausoleo... venite con me.” E si diresse nella stanza dove dormiva il piccolo principe. Qui, tolse il velo bianco dal corpicino del bambino ed aprì le finestre, permettendo così alla luce di entrare e squarciare il funereo buio che avvolgeva ogni cosa. In quel momento accorse Armelia. “Cosa stai facendo?” “Mio figlio non è morto” fissandola il re “e questa non è una veglia funebre.” “La luce gli farà male!” “E chi ha detto questo?” Chiese il re. “Il maestro Mizasar!” Rispose Armelia. “Non capisci che quell'uomo è un imbroglione?” “Lui è l'unico che può salvare il mio bambino!” Il re le si avvicinò, afferrandola per le braccia, tentando di farla ragionare, ma la donna non volle sentire ragioni. Sulla soglia, standosene in disparte, Mizasar osservò tutta quella scena, per poi andare via, senza tradire mai la sua presenza. Poco dopo arrivò anche Fyellon. “Altea, vi sto aspettando da un po'...” disse “... perchè continuate a ritardare la nostra partenza? Non ricordate più? Abbiamo solo pochi giorni per trovare quell'erba e portarla qui...” |
“Molto bene.” Disse Kojo a Cavaliere25. “Sono certo che diventerai un grande cavaliere. Ora ti affiderò la tua prima missione... andrai per la città a controllare le strade... bada di stare attento a tutti coloro che incontrerai... e al minimo sospetto, mi raccomando, non esitare ad arrestare chiunque ti sembrerà pericoloso... sir Nex verrà con te...” indicando uno dei cavalieri presenti.
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Stavo calcando un po' la mano al destino...e il vecchio servitore aveva ragione, infondo ci era stata data ospitalita' e io....ero troppo invadente in casa altrui..." Perdonatemi, avete ragione, domani saremo tutti piu' sereni e potremo ringraziare il padrone di casa....".....ma ad ognipasso che facevo per arrivare alla mia stanza, avevo come la senszione di essere seguita, avevo la sensazione di essere scrutata sino al piu' profondo dell' anima....ma non mi voltai, neanche una volta...ed arrivai alla mia stanza..." Vi ringrazio...a domani allora".....Vivian dormiva serena e io..non avevo sonno....poggiai il cesto con la frutta sul tavolo....e vi guardai dentro, qualche mela, due pesche e un bellissimo melograno......Ricordai che c'erano posti incui il suo succo si serviva in coppe d'argento......era un fruttoparticolarissimo per quei posti, ma ormai niente mi avrebbe piu' sconvolta.........mi addormentai col capo chinosul tavolo accanto alla frutta....quando un raggio di sole illumino' il mio volto....era giorno
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Elisabeth si addormentò.
E il suo sonno fu accompagnato da una lenta e malinconica melodia, che attraversò tutta la notte fino all'alba. Il Sole del mattino svegliò la maga ed ancora quella delicata melodia riempiva l'aria. Dalla finestra della stanza un raggio di luce entrava danzando tutt'intorno e il risveglio di Elisabeth fu tranquillo e armonioso. Ma poi, con sua grande meraviglia, si accorse che Vivian non era più nel suo letto. |
A quella reazione di Talia, Iwan sorrise e sfiorò i capelli di lei con una mano.
Prese allora una rosa da un banchetto vicino, dove una giovane fioraia tentava di vendere i suoi fiori ai passanti. “Milady...” disse “... posso regalarvi questa rosa?” Si accorse però solo in quel momento della cecità della ragazza. “Io... non mi ero accorto... lasciate allora, ve ne prego, che sia io ad adagiarla fra i vostri capelli...” e mise il fiore tra i lunghi capelli di Talia. Sangò allora si avvicinò alla ragazza. “Ora dobbiamo andare...” disse a Talia “... venite, dobbiamo affrettarci...” e prese il suo braccio. “Chi sei tu?” Domandò Iwan al menestrello? “Sei forse suo marito o suo fratello?” “No, signore, ma...” mormorò Sangò. “Allora non avere fretta.” Interrompendolo Iwan. “Posso accompagnarla io in qualsiasi luogo.” “Veramente, signore...” tentò di dire Sangò. “Sicuramente” fissandolo il soldato “passeggiare con me risulterà molto più sicuro per lei... e senza dubbio anche moto più piacevole... puoi andare dunque, menestrello... va e goditi le botteghe e le bancarelle.” Sangò fissò Talia e poi di nuovo il militare, ma le parole di quest'ultimo erano apparse decise a tal punto da sconsigliare al menestrello qualsiasi altra obbiezione. Tuttavia, il suo continuo fissarlo infastidì Iwan. “Forse devo ripetertelo, musico?” Chiese seccato il militare. “O forse non credi che sia al sicuro con me? Ti assicuro che in mia compagnia non correrà alcun pericolo. Ora vai... altrimenti potresti perderti qualche buona occasione... magari qualche irripetibile offerta su qualche merce rara.” Tornò poi a fissare Talia. “Perdonatemi, milady... avete domandato il mio nome e ho peccato in scortesia... io sono Iwan, sergente dell'esercito di sua Maestà la regina... posso avere l'onore di accompagnarvi a visitare la Città Bassa?” E prese la mano di lei. |
Il sole era caldo.......e alzarmi da quella strana posizione assunta per tutta la notte...fu dolorosissimo,mi stiracchiai sorprendendomi che la musica che avevo ascoltato la sera prima aleggiava ancora nell'aria, sul tavolo mancava una pesca e una mela...e mivoltai verso il letto di Vivian....in camera non c'era.....uno strano senso diangoscia mi prese allostomaco, usci' dalla stanza e mi feci guidare dalla musica......sino a quella porta......forse dovevo cercare Reas...forse anche Vivian si era fatta prendere da quella melodia....ero indecisa bussare o cercare altrove......ma la curiosita' era tanta e bussai a quella porta.....
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Seguii il re nella camera del principino, subito quel velo e quella finestra aperta fece entrare luce..come uno spiraglio di speranza, come sospettavo arrivò subito lady Armelia contrariata..perciò era Mizasar a chiedere di tenere chiuse le finestre e nascondere il principino sotto il velo, scossi il capo..certo non il buio ma il sole e la luce potevano fare bene al piccolo principe.
Mi voltai di scatto e lo notai proprio dietro la porta, e stranamente il maestro se ne andò e subito accorse Fyellon impaziente di partire.."Partiremo solo quando il maestro Mizasar mi mostrerà le ciocche di capelli che taglia di nascosto in questa stanza quando chiede di rimanervi da solo e mi dirà che uso ne fa..lady Armelia" mi addolcii parlando con la bella dama "io stessa vidi il maestro tagliare dei capelli a vostro figlio e riporli in un sacchetto quando ci chiese di andarsene, ma io volli vedere cosa stesse facendo sul principino. Non pensate, voi..che siete la madre...abbiate pieni diritti e doveri sulla sorte di vostro figlio e sapere cosa chiunque persona stia facendo su di esso, e non lasciarlo in balia di sconosciuti." |
“Oh...” mormorai a quelle parole dell’uomo, dissimulando la mia crescente tensione con un vago sorriso “Perdonatemi, sergente Iwan... sapete, mi ero inquietata non potendovi vedere... ma sapere che siete uno dei soldati della guardia della Sovrana di questa Città mi rassicura molto...”
Esitai appena... “Quanto alla vostra gentilissima offerta...” proseguii, indietreggiando appena ed allontanandomi di nuovo discretamente da lui “Ve ne sono infinitamente grata, credetemi... ma... vedete, io non sono venuta qui da sola... e dunque, voi capirete, non vorrei allontanarmi senza che...” Mi bloccai. Ero infatti tornata a porre la mia attenzione alle voce provenienti dal palco, ma quella di Guisgard là non c’era più... mi spaventai... e per molti minuti rimasi immobile ed in silenzio, con gli occhi leggermente socchiusi, in cerca di quell’unica voce a me tanto cara e familiare in mezzo a quel caos di grida... La mia mente spaventata vagliava ogni suono ed ogni richiamo, scandagliava la piazza in lungo ed in largo ed ogni singola via fin dove il mio udito riusciva ad arrivare... Eppure non lo sentivo... Non lo sentivo più... E fui colta da un improvviso, cieco moto di panico. “Dov’è Guisgard?” domandai allora, voltandomi di scatto verso Sangò “Dov’è? Puoi vederlo?” |
La strada da percorrere era lunga, irta e tortuosa, non avevo mai affrontato fisicamente un allenamento così pesante; infatti, ad ogni passo che compivo il fiato diveniva ansimante.
Finalmente, giungemmo dinanzi alle porte del villaggio e dopo pochi colpi le porte si aprirono, ciò che trovaì dinanzi aveva veramente dell'incredibile........vi erano nani ovunque, le abitazioni brillavano dell'arte raffinata di questi massimi artigiani. Non potevo evitare di immortalare tale splendore nel mio diario...... Venni condotto al centro del villaggio, credo si trattasse della piazza e venni presentato al saggio, incrociando lo sguardo percepì che il suo carisma e la sua saggezza non avevano eguali......venni rapito, e con riverenza porsi i miei omaggi. Improvvisamente, parlò e chiese ai miei salvatori e a me medesimo per quale motivo ero stato salvato e del perchè mi avevano condannato,e dissi: "Nobile Signore, la mia unica colpa è stata quella di seguire il mio codice e cuore....ero in pattuglia e venni accompagnato da alcuni di questi mercenari.......poco dopo, uno di loro mi disse che aveva udito la voce di una donna imprigionata in questo antro.......confesso che all'inizio ero titubante e stentavo a credere, ma.......dopo che anche io udì le urla di aiuto, non ho esitato ad intervenire. Calato nella grotta.....mi guidò il richiamo ma ad un tratto il buio.......qualcosa mi aveva colpito e persi i sensi;per il resto.....possono continuare questi due bravi uomini.....Io mi chiedo, se ciò che ho fatto è stato un errore.....siete libero di condannarmi......non fuggirò via perchè se questa è la mia colpa......salvare un innocente sarò ben lieto di scontare la mia pena.....". Mi inginocchiaì e calaì il capo. |
Elisabeth bussò a quella porta e subito la musica cessò.
All'improvviso, però, la maga sentì subito dei passi provenire dal corridoio. “Buongiorno, milady.” Disse il servitore, apparendo proprio alle sue spalle. “Spero abbiate trascorso una notte serena. Seguitemi, prego... vi condurrò nella Sala Maestra, dove verrà servita la colazione...” Il servitore, dopo aver fatto cenno alla maga di seguirlo, si diresse verso le scale. Raggiunsero così la sala della colazione ed Elisabeth vide qui un grande tavola imbandita con frutta, frutta secca, focacce, pane bianco appena sfornato e biscotti ancora caldi. In ampi calici di vetro erano servite poi diverse confetture, di pesche, di amarene, di prugne e di frutti di bosco. Vi erano poi delle caraffe riempite con succhi di frutta, latte caldo e tisane aromatizzate con varie essenze. La sala era però vuota. Infatti, non c'erano tracce di Reas, di Cristansen e di sua figlia Vivian. “Mettetevi pure comoda, milady...” fece il servitore “... io vi servirò la colazione...” |
Armelia fissò quasi risentita Altea.
“Io non ho visto nulla...” disse “... e sinceramente credo abbiate preso un abbaglio, milady... il maestro non ha alcun motivo per fare ciò che avete detto voi... e comunque, io nutro totale fiducia in lui...” fissò intensamente la ragazza “... ora ascoltatemi... io vi sono molto grata per ciò che state facendo... non ho parole per ringraziarvi dell'aiuto offerto al maestro in questa difficile situazione... però se non avete fiducia in lui allora è totalmente inutile mettersi al suo servizio... se nutrite dubbi verso di lui, vi prego allora di lasciare questo castello e riprendere la vostra strada...” Fyellon si avvicinò alle due donne. “Lady Armelia ha ragione...” fissando Altea “... se abbiamo deciso di aiutarli in questa difficile situazione, allora è inutile nutrire sospetti verso Mizasar... non credete, Altea?” |
Il capo del villaggio ascoltò con attenzione ogni parola di Parsifal.
“Si...” disse “... sono i buoni sentimenti e i grandi valori che descrivono ogni individuo... ma...” “Nutri qualche perplessità, Gran Guinol?” Chiese Gaston. “Beh, non a tutti può concedersi fiducia senza limiti...” rispose Guinol “... ma cosa chiede ora a noi, quest'uomo?” “In verità, nulla chiede.” Spiegò Gaston. “Era prigioniero in quella grotta e ha chiesto aiuto a noi. Se non l'avessimo tratto in salvo, sarebbe di certo morto lì dentro. Ora probabilmente chiede solo di poter tornare alla sua vita.” “Capisco...” mormorò Guinol “... però questo deve essere deciso dal Consiglio... dopotutto ci è debitore... gli abbiamo salvato la vita... ora uscite tutti... ne discuterò con gli altri anziani del villaggio...” Gaston e Perrol condussero così Parsifal fuori e tutti attesero la decisione degli anziani. Un'ora dopo, finalmente fu emesso il verdetto. “Il Consiglio ha deciso...” disse Guinol “... che l'uomo chiamato Parsifal si sdebiterà con noi, aiutandoci a trarre il Carbone Rosso dalla vecchia miniera... così sarà!” |
“Su, non siate sciocca.” Disse sorridendo Iwan a Talia, per poi fare nuovamente cenno a Sangò di andarsene. “Ci sono io e non vi occorre nessun altro. Del resto chi può conoscere questa città meglio di uno dei suoi soldati? Ci sono molti posti caratteristici, sapete? E qualcuno posso vantarmi di conoscerlo bene come le mie tasche! Ora datemi la mano e non abbiate paura... sapete, in questa stagione alcuni luoghi qui intorno profumano d'amore... e voi? Voi avete conosciuto l'amore? Se così non fosse, sarebbe un vero peccato...” e sfiorò di nuovo il volto della ragazza, per poi sistemare meglio la rosa che aveva messo fra i suoi capelli “... non mi avete detto nulla di questa rosa... non vi piace forse? E in verità non mi avete detto neanche il vostro nome...”
Ma proprio in quel momento, tanto improvviso, quanto silenzioso, Guisgard saltò giù dal palco, raggiungendo così Talia. “Non osate toccarla mai più!” Fece, afferrando il polso del soldato. “Mai più!” “Gaglioffo...” tirando via la mano Iwan “... come osi tu toccare me?” “Sarà meglio andare via...” mormorò Sangò. “Voi non andrete da nessuna parte.” Con tono deciso Iwan. “Non prima che avrò dato una giusta lezione a questo cane...” fissando Guisgard. Nella strada calò subito un silenzio quasi irreale, se paragonato alla baraonda di qualche istante prima. “Vi fate forte perchè indossate un'uniforme, vero?” Masticando rabbia Guisgard. “Su, fatti sotto...” con tono di sfida Iwan “... sono qui, coraggio...” “Non fatelo, Guisgard!” Gridò Sangò. “Sta zitto, menestrello!” Esclamò Iwan. “Avanti, cavaliere...” tornando a rivolgersi a Guisgard “... avanti... ti do la possibilità di dimostrare il tuo valore...” “Non voglio guai...” mormorò Guisgard. “Lo sapevo...” sorridendo Iwan “... sei solo un vigliacco... ma mi sta bene... così anche lei” indicando Talia “capirà la differenza tra un gaglioffo e un vero uomo...” Guisgard serrò i pugni per la rabbia. “Già, un vero uomo...” continuò Iwan “... un uomo capace di proteggerla... non un vigliacco che la venderebbe al primo venuto, pur di salvarsi la pelle...” “Carogna...” disse Guiagard a denti stretti, per poi lanciarsi contro il soldato. I due ruzzolarono in terra e cominciarono a picchiarsi di santa ragione. Ma quel chiasso attirò gli altri soldati. Ad un tratto, due di questi presero Guisgard e lo tirarono via da Iwan. “Bene, ragazzi...” sputando a terra questi “... tenetelo fermo... ora avrà ciò che si merita...” e cominciò a colpirlo, mentre i suoi uomini lo tenevano fermo. Sangò, nel frattempo, aveva tirato indietro Talia di qualche passo, per evitare che si facesse male in quella confusione generale. “Avanti, grand'uomo...” continuando Iwan a colpire Guisgard “... vediamo se ora abbassi la cresta...” Ad un tratto si udirono dei nitriti e subito la folla si spostò per far avvicinare alcuni uomini a cavallo. “Cosa succede qui?” Gridò un militare. “Stiamo dando una lezione a questo vagabondo, signore...” disse Iwan. “Vi avevo mandato per controllare le strade” con tono fermo il nuovo arrivato “e non per causare disordini! Lasciatelo!” E subito i soldati lasciarono Guisgard, che cadde a terra ansimando. “Cosa ha fatto per meritarsi di essere pestato da cinque soldati di sua Maestà?” Chiese il militare. “Cercava rogne, signore...” rispose Iwan. “A voi devono interessare solo i criminali o i sovversivi.” Fissandolo il militare. “E vanno arrestati, non pestati pubblicamente. Ora disperdete questa folla e tornate subito in caserma. E' un ordine che non ripeterò.” E andò via. I soldati allora mandarono via i presenti, facendo tornare così la calma nella strada. “Fra noi non è finita, cane...” mormorò Iwan a Guisgard, che era ancora a terra, per poi andare via. |
Mi sentivo addosso mille accuse...non credevo più a Mizasar? Mi sembrava strano fosse scappato, scossi il capo.."Scusatemi, ma il maestro si trovava dietro la porta ora ed è fuggito invece di dare spiegazioni".
Guardai il re Acerno "Verrò solo col benestare di maestà Acerno, egli è uomo razionale e serio, lo ha dimostrato quel giorno...al torrente..quando parlammo a lungo di ciò che successe al principino, ricordate maestà quando vi dissi..nulla è come sembra, niente è come appare..dunque aspetto il vostro volere" e guardai il principino in volto, fino ora non lo avevo ancora guardato..in fondo il re aveva ragione, non erano fatti nostri..e se il maestro mentiva? D'altronde si sapeva dove si trovasse la pianta e chiunque poteva andare a cercarla, pure il maestro Mizasar in persona...o lady Armelia e il re per salvare la vita del proprio figlio, qualsiasi genitore darebbe la vita per salvare il proprio figlio. Queste liti tra coniugi mi avevano alquanto stancata e messo addosso mille dubbi, e certo non volevo rischiare la vita per una persona che alla fine poteva non essere onesta. Guardai Fyellon per capire cosa stesse pensando. |
Bene dissi non è male come primo incarico dissi guardando il capo cavalieri voi signore siete pronto per una passeggiata domandai guardando la guardia e aspettando una sua risposta
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Bussai con due lievi colpi alla porta e la melodia cesso'.....mimisi in ascolto , ma nessuna voce oltrepasso' quella porta..nessun invito, passi lievemente sbiascicati arrivarono al mio orecchio, mi voltai di scatto ...come quando i bambini venivano colti con le mani nel barattolo dei biscotti...era il servitore, che con un sorriso sornione, veniva a riprendere la bimba disobbediente che gli era sfuggita di mano.......era per me una condizione nuova.....nonriuscivo a protestare, come se fossi in perfetta sintonia con quel luogo a me totalmente sconosciuto, non avevo notizie neanche dei miei compagni di viaggio.....lo seguii obbediente sino alla sala Maestra.....era una sala stupenda riccamente decorata al soffitto tra arte sacra e profana.....le tende di fine broccato color del sangue scendevano tra un ritratto e l'altro .....che strano il loro volto era coperto da maschere.....i mobili erano stati abilmente intagliati ritraevano momenti di caccia......tutto all' interno rispecchiava ricchezza e nobilta'....la Tavola era sfavillante tra il color dell'oro e lo scintillio del cristalloqualsiasi deisderio sembrava poter essere esaudito............Fui presa da una strana euforia........sembrava una favola.....e le maghe alle favole credono e credono anche che non sempre puo' esserci un lieto fine.........Fece capolino almio buon senso la solitudine.....non vi era traccia di Reas o di Vivian o di suo padre....come se non fossero mai esistiti....." E' tutto meraviglioso qui.....sdebitarci col vostro padrone sara' impossibile.........ma vorrei ringraziarlo di persona....almeno questo potrebbe concedermelo......e poi ..penso che anche i miei compagni desiderino fare colazione e allo stesso tempo conoscenza della persona che cosi' amabilmente ci ha ospitato.............quindi se volete condurre anche loro qui in questa sala....io aspettero' tranquilla.........un ultima cosa.....qual'e' il nome del vostro padrone...."...
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“Milady...” disse il servitore ad Elisabeth “... i vostri compagni hanno già fatto colazione ed ora sono in giro per la torre... forse nei giardini... quanto al mio padrone... egli non richiede alcun compenso per la sua ospitalità... anzi, si sta solo sdebitando con voi per essere giunti a riempire la sua casa con la vostra solare presenza... qui purtroppo giungono solo raramente ospiti ed egli è molto solo... ora mangiate pure, milady... egli giungerà presto... è uscito all'alba per una battuta di caccia...”
E proprio in quel momento, la melodia che aveva suonato per tutta la notte, tornò a diffondersi malinconica nell'aria. |
Le grida nella piazza e le grida della mia mente si confondevano e si sovrapponevano in me in una calca di emozioni contrastanti... la paura, lo smarrimento e lo sconcerto avevo poi lasciato posto a quel vivo moto di sollievo quando avevo di nuovo udito la voce di Guisgard, poi quel battibecco, le provocazioni, la rissa e di nuovo avevo avuto paura... avevo avvertito una mano sul mio braccio, allora, e la voce di Sangò che mi tirava indietro, togliendomi dalla mischia... avevo gridato ed avevo chiamato Guisgard... avevo pregato che si fermassero... ma la mia voce si perdeva nella confusione generale quasi fosse null’altro che un soffio...
Tentai di farmi avanti, allora... non sapevo dove, ma non mi importava... eppure Sangò me lo aveva impedito... avevo udito la sua voce vicino a me, anche se non avevo ascoltato le sue parole... Tremavo... tremavo tanto forte che a stento riuscivo a tenermi in piedi sulle ginocchia... tremavo perché non sapevo che cosa stava accadendo e non sapevo che cosa fare... avevo sentito l’uomo di nome Iwan dire ai suoi di tenere fermo Guisgard e di nuovo avevo gridato, e di nuovo avevo tentato di lanciarmi verso di loro... ma Sangò, ancora una volta mi aveva tenuta indietro quasi a forza... E poi, improvvisamente, nella piazza si era fatto il silenzio ed io avevo udito distintamente il rumore di cavalli... poi una voce... Citazione:
“Guisgard...” mormorai, trovandolo per poi inginocchiarmi di fronte a lui ed abbracciarlo forte “Oh, Guisgard... mi dispiace così tanto... è stata tutta colpa mia... io... io non volevo... ma non sapevo che cosa fare... e...” Tremavo... e questo si ripercuoteva anche sulla mia voce, rotta e spaventata... “Cosa ti hanno fatto?” domandai poi, piano, muovendo la mano a sfiorargli appena il torace “Vuoi che torniamo alla locanda?” |
Fyellon fissò Altea e poi la prese in disparte.
“Insomma...” disse “... perchè vi comportate così? Si era deciso di andare a cercare quella pianta... ora perchè tutti questi dubbi? Il re e la regina litigano di continuo, come la maggior parte delle coppie, ma noi non possiamo andare dietro ai loro bisticci! Insomma, cosa decidete di fare? Andiamo a cercare quella pianta, o ripartiamo da questo castello?” |
Fyellon mi prese per mano e animatamente si mise a parlare in disparte.."A me sembra pure voi siate propenso alle discussioni, Fyellon" dissi sorridendo"ebbene..ho deciso che lasciamo il castello e proseguiamo per la nostra strada. Pensateci bene, in tutto il regno, non vi è nessuno disposto ad andare a prendere quella pianta...solo io e voi? Possiamo proseguire..per Tylesia" risposi convinta.
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I miei compagni erano fuori...eppure Vivian mi aveva vista riposare con la testa appoggiata sul tavolo......perche' non mi aveva svegliata ?......Una battuta di caccia.....e una musica che mi seguiva da due giorni.
" Non vorrei essere scortese, ma non ho molta fame......vorrei raggiungere i miei amici......questa melodia e' stupenda......chi la suona ? "..... |
Guisgard si alzò da terra e si avvicinò ad una fontana, cominciando poi a lavarsi il viso e a bagnarsi i capelli.
A lui e a Talia si avvicinò anche Sangò. “Sto bene...” disse tossendo “... sto bene, tranquilli... è arrivato a colpirmi solo un paio di volte allo stomaco... ma chi era quel dannato?” “Sono i soldati di Gioia Antica...” spiegò il menestrello “... meglio non mettersi contro di loro... sono il braccio armato del potere monarchico di questa città...” “Non preoccuparti, Talia...” rivolgendosi Guisgard alla ragazza “... va tutto bene...” accennò un sorriso “... e non è affatto colpa tua, sciocchina...” sorridendole. “Si, forse sarà meglio tornare alla locanda.” Disse Sangò. “Così potrete riposarvi, amico mio. E nel frattempo la calma tornerà in città... lasciate passare un po' di tempo e quei soldati si dimenticheranno dell'accaduto... del resto la città è sterminata...” Guisgard annuì e i tre ritornarono alla locanda. “Bontà Divina!” Esclamò la locandiera nel vedere Guisgard così malconcio. “Cosa vi è capitato? Quel livido sullo zigomo fa paura!” “Un livido?” Ripeté Guisgard. “Dove? Sullo zigomo? Ah, no... accidenti!” E corse davanti allo specchio. “Su, sedetevi...” fece la locandiera “... un po' di questo unguento e la vostra faccia, tra un giorno o due, tornerà come prima...” E finito di medicarlo, la locandiera consigliò al cavaliere di tornare nella sua stanza e riposare. Guisgard e Talia, così, risalirono nella loro camera. Il cavaliere si stese sul letto e prese la sua ocarina. “Sei ancora spaventata, Talia?” Chiese alla ragazza. “Ora è tutto passato... ormai neanche avverto più il dolore...” fissò poi la rosa che ancora era fra i suoi capelli “... e comunque i suoi segni sono quasi spariti dalla mia faccia... a differenza invece dei tuoi capelli...” e cominciò a suonare la sua ocarina. |
“E sia.” Disse Fyellon ad Altea. “Volete lasciare questo luogo? Siete decisa? Benissimo. Io accetterò ogni vostra decisione. Alla Montagna degli Spiriti ho deciso io e questo non ha salvato quel poveretto... allora io qui lascerò decidere voi cosa fare... volete abbandonare la causa di questa gente? Lasciare quel bambino al suo destino? Benissimo... in fondo non siamo certo obbligati... a questo mondo muore tanta gente, ad ogni ora... nessuno potrà mai rimproverarci per il sangue di quel bambino... i cavalli sono pronti... appena vorrete, ripartiremo per Tylesia...”
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“Questa melodia” disse il servitore ad Elisabeth “è suonata da una donna... è molto malata e vive reclusa nella sua stanza... mangia solo cibi liquidi ed è sempre nella penombra della sua camera... la musica è il solo conforto per la sua triste esistenza...” la fissò “... se non volete toccare cibo, milady, allora vi condurrò nei giardini... anche se ignoro in quale parte della torre si trovino i vostri amici...”
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Ero scossa, agitata... e così quasi non feci caso alla strada che percorremmo in silenzio di nuovo fino alla locanda.
Una volta giunti là, tuttavia, la locandiera prese un unguento e medicò le ferite di Guisgard... io mi sedetti ad uno dei tavoli e lì rimasi, immobile, con gli occhi spalancati che non vedevano altro che tenebra e le mani che si torturavano l’una con l’altra... Era difficile dire che cosa mi causava quel fastidioso stato d’animo... se era lo spavento, la preoccupazione, o se invece era stato il comportamento di Guisgard in seguito a quella rissa... Poi, però, a quell’invito della donna, mi alzai di scatto e, seguendo il rumore dei passi di Guisgard selle scale, raggiunsi il piano di sopra. Citazione:
L’ocarina di Guisgard suonava un motivetto allegro e quasi spensierato, ma io avvertivo i suoi occhi su di me ed il battito lento del suo cuore. Per qualche tempo restammo così... con l’aria piana solo di quella leggera musica... infine sospirai... “Sei stato avventato...” mormorai poi, facendo qualche passo verso di lui “Sei stato impulsivo e sconsiderato... e mi hai fatta morire di paura!” Lo raggiunsi, quindi, e mi sedetti... “Quello che ha detto... quello che ha insinuato... non significa niente! Non mi importa ciò che quell’Iwan pensa e non mi importa ciò che fa, né lui né nessun altro in questa città... purché tu non raccolga le sue provocazioni! Inutili, sciocche ed insignificanti provocazioni...” sussurrai, sollevando una mano a cercare quella rosa tra i miei capelli, per poi sfilarla e lasciarla cadere a terra. “Promettimi che non mi farai più prendere uno spavento simile!” soggiunsi, sfiorando i suoi capelli sulle tempie “Ti prego, Guisgard, promettimelo!” |
Sospirai e mi appoggiai al muro veramente stremata, mi rendevo conto che da quando ero fuggita da Tylesia o forse ancor prima la mia vita non era mai stata tranquilla, mai un momento di gioia..solo desolazione e morte.
"D'accordo, Fyellon, visto che sono convinta che fuori da queste mura troveremo una altra brutta faccenda di cui occuparci sicuramente..come vorrei essere invece una principessa piena di agi e che vive la sua vita tranquillamente. Andiamo alle scuderie e partiamo" uscii dalla stanza senza proferire altre parole e salii in groppa al cavallo bianco aspettando il cavaliere mi raggiungesse. |
“Iwan...” disse Guisgard smettendo di suonare “... già, così lo chiamavano i suoi soldati... l'avevo dimenticato... tu invece lo ricordi...”
In quel momento bussò la locandiera. “Si, avanti...” fece Guisgard. La donna entrò con un vassoio in mano. “Ecco una tisana aromatica.” Disse. “Bevetela e vi farà fare un lungo sonno. Prendetela ora che è calda.” Fissò poi Talia. “Fatelo riposare... ha bisogno di dormire. Poi si sentirà meglio.” Ed uscì. “Forse dovrei riposare...” mormorò Guisgard “... la testa mi fa un po' male... e poi tu vuoi visitare Gioia Antica...” fissò la rosa a terra e accennò un sorriso “... sarò più accorto, te lo prometto...” e raggiunse la sua mano, per poi stringerla. Chinò il capo sul cuscino e chiuse gli occhi. “Io...” sussurrò nella veglia “... ti regalerò un Fiore magnifico, unico... infinitamente più bello di quella rosa... e di tutti... quelli... che tu abbia... mai visto... Talia...” e si addormentò con la mano di lei nella sua. Poco dopo, qualcuno tornò a bussare. “Sono la locandiera... posso entrare?” |
Ci dirigemmo verso la parte alta della città.. I Palazzi lì, di epoca prevalentemente Barocca, erano riccamente decorati da statue e ghirigori.. I negozi erano oggettivamente più ricchi di quelli della parte bassa della città... Avevano vetrine e merci più costose.. Addirittura alcuni negozi avevano le insegne placcate in oro.. Gioiellerie e oreficerie si trovavano per la strada tra panetterie e macellai... Mi soffermai ad un certo punto su un palazzo... Sembrava di epoca rinascimentale forse.. Erano stretto e non si notava molto tra i due enormi palazi in cui era schiacciato.. Era di pietra decorata con bugnato...diviso n tre piani.. Il portone di legno massiccio aveva un timpao con un dipinto di San Giorgio forse.. Toccai Mirna e gli chiesi:
<<Mirna, cos'è quel palazzo?>> |
Rimasi in silenzio, sfiorando appena la guancia di Guisgard... ero leggermente turbata dalle sue parole, ero addolorata per ciò che era successo e perché lui sembrava dare a tutto quello molto più valore di quanto in realtà avesse avuto... ero triste.
Citazione:
Poi mi chinai appena e gli donai un leggero bacio... “Se solo tu sapessi...” sussurrai pianissimo “Se solo io riuscissi a farti capire...” Ma mi bloccai... chiusi gli occhi, sfiorai la sua fronte con le labbra e per molto tempo rimasi così, in silenzio, ascoltando il suo respiro... Poi due leggeri colpi sulla porta mi riscossero... Citazione:
“Si...” dissi, voltandomi verso la porta “Avanti!” |
Nex annuì a quelle parole di Cavaliere25 e insieme uscirono per un giro d'ispezione per le strade di Tylesia.
“Il nostro compito” disse Nex al boscaiolo “è quello di controllare tutti coloro che affollano le strade... ogni volto sospetto, o che in qualche modo attiri la tua attenzione, va fermato e controllato. Non devi fidarti di nessuno, capito?” Ma proprio in quel momento, i due cavalieri videro due passanti che litigavano. “Ecco...” fece Nex “... vedi quei due?” Chiese a Cavaliere25. “Quei due tipi che litigano? Bene, va da loro, falli smettere e cerca di capire cosa li spinge a discutere in modo così animato. E fatti rispettare. Rammenta che rappresenti l'ordine e la legge.” |
Fyellon raggiunse Altea col suo cavallo.
Il cavaliere fece cenno ad un servo di aprire l'ingresso del castello. “Allora...” disse Armelia avvicinandosi ai loro cavalli “... avete deciso? Volete ripartire?” “Si, milady.” Annuì Fyellon. “Comprendo...” con tono malinconico la regina “... del resto non posso obbligarvi a restare per tentare di salvare mio figlio... vi auguro buona fortuna, dunque...” alzò poi lo sguardo all'improvviso “... e il re? Lasciate il castello senza salutarlo? Senza dirgli nulla? Senza un'ultima parola prima di andare via per sempre?” |
“Quel palazzo” disse Mirna a Daniel “è uno dei più antichi della città. E' appartenuto ad una importante famiglia di armaioli di Tylesia... poi un giorno caddero in disgrazia e la loro fama svanì...”
In quella parte della città, la ricchezza e la nobiltà dominavano su tutte le cose. “Cavaliere...” chiamò all'improvviso una voce “... cavaliere, dico a voi...” era una zingara ferma ad un angolo di strada “... per una moneta posso leggervi il futuro... volete? Affidatevi ai miei Arcani ed essi vi sveleranno il vostro destino... avanti, basta solo una moneta...” aggiunse, fissando Daniel. |
La porta si aprì e la locandiera entrò nella stanza.
Gettò uno sguardo su Guisgard che dormiva tranquillo nel letto. Il fresco vento, che soffiava dai monti vicini, trasportava fino al Casale il profumo del bosco ancora inumidito dalla pioggia caduta il giorno prima. L'odore dei prati bagnati, dei frutti maturi e dei fiori appena sbocciati impregnava l'aria, mentre il fruscio del vento faceva vibrare e scintillare le foglie degli alberi come tanti sonaglini. Il suono dell'ocarina di Guisgard sembrava quasi unirsi al rumore del vento e per questo giungere ancora più lontano. Stava adagiato sotto il porticato e poteva vedere, da lì, il Sole, di un rosso purpureo, che andava a baciare l'orizzonte e a spegnersi pian piano in un cielo dai riflessi vermigli e ancestrali. Restò là fino al crepuscolo e poi alla sera. Pian piano il Casale si addormentò e anche le ultime luci si spensero. E di nuovo Guisgard riprese a suonare la sua ocarina, stavolta accompagnando le note con la sua voce: “Ecco, sta giungendo una nuova notte... Ed anche stavolta mi prende la paura... La paura di doverla attraversare senza di te, la paura di non poterti ritrovare... La paura che tutto questo, con l'alba, si rivelerà solo un sogno... Il sogno di averti incontrata, di averti conosciuta e di averti amata... Io che avevo promesso di cantarti, di accompagnarti, di conquistarti... Io che avevo giurato di farti sorridere, di farti sognare, di farti innamorare... Io che avevo immaginato il tuo volto, il tuo sguardo, il tuo bacio, il tuo amore... Io che avevo solo chiesto di vivere, di invecchiare e di morire con te... Ma è giunta di nuovo la notte e una notte non è abbastanza lunga per averti solo per me... Una notte è fatta di infiniti attimi, infiniti minuti e infinite ore... E ciò che resta dell'eternità è ormai troppo vasto per pensare di poterlo vivere senza di te... E questa notte mi appare come l'eternità... Troppo breve per fare l'amore con te e non abbastanza lunga per illudermi di dimenticarti...” E finito di cantare, restò sotto il porticato fino all'alba del nuovo giorno... “Bene, sta finalmente riposando.” Disse con un leggero sorriso la locandiera. “Meglio così...magari starà anche sognando...” avvicinandosi poi a Talia e portandola verso la finestra della camera “... si, è meglio che il cavaliere si sia addormentato... milady...” parlando sottovoce alla ragazza “... è giunto qualcuno alla locanda poco fa... e ha chiesto di voi... espressamente di voi... dice che vuole parlarvi di cose molto importanti e vi prega di incontrarlo da sola... probabilmente viene da Gioia Antica... cosa decidete di fare? Volete vederlo? Vi sta aspettando giù al pianterreno... ci sarò comunque anche io nella sala, insieme al buon menestrello, così non sarete veramente sola...” |
Io e Fyellon eravamo pronti per partire quando ci raggiunse lady Armelia piangente..non comprendevo la debolezza di quella donna, ella per suo figlio sapeva solo piangere e non agiva.
"Il re dite lady Armelia?" risposi in tono evasivo "noi ritorneremo...e allora avremo modo di salutarlo, d'altronde mi sembra egli non creda che quella erba potrà guarire suo figlio". Detto questo spronai il cavallo e uscii dal castello, facendo cenno a Fyellon di avvicinarsi visto egli sicuramente sapeva come agire. |
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