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Altea, riaperta la stessa pagina, riprese così la lettura del libricino.
“Da dove era spuntata quell'isola? Questo ci chiedevamo. Controllammo nuovamente le carte nautiche e studiammo la nostra posizione con una precisione ed un'attenzione mai utilizzate prima. Non vi erano dubbi... nessuna mappa segnalava quella misteriosa isola. Essa era fuori da ogni rotta conosciuta. E di nuovo la delirante risata di Capitan Lanzaras si diffuse sulla nave, echeggiando nel sibilo del vento che aumentava sempre più. Il mare infatti era sempre più agitato ed il vento ci spruzzava sui visi pioggia mischiata a salsedine, mentre il cielo era scosso da boati, con folgori che sembravano cadere come fuoco da quel manto di nuvole impenetrabili. Contro un muro di ferro pareva sbattere la nostra nave nella sua rotta verso quell'isola. Come se quello scoglio galleggiante fosse la dimora di oscuri demoni destatisi dal loro primordiale sonno. Uno degli uomini mise in guardia il capitano, ammonendolo ad avvicinarsi ad un simile luogo, ma Lanzaras, folle e visionario, gli mozzò la testa con un improvviso colpo di sciabola. “Il prossimo fra voi” disse il capitano, brandendo al vento la sua sciabola ancora intrisa del sangue vivo di quello sfortunato “che mostrerà debolezza o paura, gli farò rimpiangere di essere nato!” Ma la tempesta non dava tregua ed il mare sembrava come posseduto da malvagi dei ostili. Gli alberi cominciarono a scricchiolare sotto la foga del vento e le vele iniziarono a lacerarsi. Ma niente di tutto questo fece desistere il capitano dai suoi folli propositi. E alla fine, quasi per un insperato miracolo, vincendo la forza di quella natura avversa, riuscimmo a raggiungere quella misteriosa isola sbucata dal nulla...” Ad un tratto, da una finestra semiaperta, un soffio di vento raggiunse la candela posta accanto al letto, spegnendone la fiamma e lasciando Altea nella penombra della stanza. Fuori cominciava ad albeggiare e i primi rumori che iniziarono ad udirsi nella strada fecero comprendere alla ragazza che la città si stava svegliando al nuovo giorno. Sentì poi dei rumori provenire oltre la porta. Odette si era alzata e poco dopo altrettanto fecero anche i suoi genitori. |
Ingrid non rispose nulla.
Aveva gli occhi stralunati e l'espressione di chi si ritrova in una situazione, o forse bisognerebbe dire guaio, ben più grande di lui. “Vedo che avete pensato davvero a tutto...” disse il fuggitivo ad Elisabeth “... una risposta ed una soluzione ad ogni problema... e sia, sono d'accordo... anche perchè probabilmente se esiste un altro modo di uscire da qui, escluso naturalmente quello di farlo insieme ai soldati del governatore, vi è solo il demonio a conoscerlo...” fissò Elisabeth con una strana espressione “... ammesso che non siate proprio voi il demonio...” “Si...” balbettò Ingrid “... faremo... faremo così... e che la Santa Vergine ci protegga...” “Però a questo punto sono curioso...” mormorò il fuggitivo senza distogliere lo sguardo da Elisabeth “... perchè fate tutto questo? Perchè rischiate la vostra reputazione e la vostra stessa vita per aiutarmi? Potrei essere davvero il peggior criminale di questo mondo, non trovate?” |
Il vecchio sorrise a Clio.
“Non guardarlo...” disse Boyuke alla ragazza “... anzi, fa finta che non esista... perchè tra un' ora al massimo non ci sarà più...” e buttò giù un bicchiere di rum. Il vecchio però continuava a fissare Clio, con un sorriso quasi immacolato, nonostante i lividi ed un paio di cicatrici sul volto. Osservandolo meglio, la ragazza si accorse che indossava una divisa. Era sporca e strappata in vari punti, ma ancora riconoscibile la sua appartenenza. Era una divisa della marina inglese. Intanto, a Las Baias, Gurenaiz era ritornato dall'ammiraglio Guidaux, mostrandogli la misteriosa lettera che gli era stata recapitata. “Dannati pirati...” disse con rabbia l'ammiraglio, lasciando poi cadere sul tavolo quella missiva “... penetrano fin qui, rapiscono donne o uomini importanti e ci impongono i loro sporchi ricatti...” alzò poi gli occhi sul capitano “... è davvero la vostra futura moglie?” “In verità...” mormorò Gurenaiz. “Dovevate proteggerla meglio, allora!” Lo interruppe Guidaux. “E' impensabile sottostare ai ricatti di quella marmaglia!” “Posso chiedere il permesso di entrare in azione, signore?” “Cosa avete intenzione di fare?” “Prenderò una fregata e mi incontrerò con quegli uomini nel luogo scelto per le trattative.” “Trattative?” Ripeté turbato l'ammiraglio. “Io non tratto con i pirati!” “Signore, con tutto il dovuto rispetto, io non metterò a rischio la vita di...” “Capitano!” Interrompendolo di nuovo Guidaux. “Comprendo che siate coinvolto emotivamente, ma ciò non cambia le cose. Bisogna agire con sangue freddo. Questi pirati sono simili a bestie e vivono d'impulsi e istinti. Agendo come loro perderemmo ogni vantaggio che invece possiamo vantare su quella feccia. Rammentate... noi abbiamo il dono di pensare... e quando lo facciamo i nostri nemici sono impotenti...” si avvicinò ad una finestra e fissò il mare “... sfrutteremo questa situazione a nostro favore...” ed un ghigno apparve sul suo volto. |
" Lo siete ?...siete il piu' grande criminale di queste terre ?.....ci avreste gia' uccise, un assassino sa come sbarazzarsi di due donne, e senza chiedere loro il permesso, forse siete un furfante, un imbroglione o peggio ancora un pirata.....ma che importa, voi non sapete nulla di me, come avete detto...potrei essere il demonio in persona....e comunque, non era compito mio mettere la vostra vita nelle mani delle guardie del governo, non so da che parte sta la verita' e non voglio prendere decisioni che non mi appartengono......se volete Ingrid cara possiamo uscire per una meravigliosa passeggiata....."..Baciai la vera Ingrid sulla punta del naso...ero solita farlo sin da bambina...." Siate pronta e vedrete che tutto andra' a posto....vi siete sempre fidata di me..."...Andai verso la porta e la apri' seguita dal Buon uomo....aveva il volto nascosto da un ventaglio...faceva veramente caldo, in sala non c'era che un ragazzo che stava pulendo il pavimento.......feci uscire fuori l'uomo prima di me e salutai gioiosamente il ragazzo...eravamo per strada........." Bene, adesso siete fuori, ci sono dei negozzi io andro' a comprare qualcosa e voi vi fermerete a guardare qualche vetrina, poi ..voi andrete per la vostra strada e io faro' la mia....."...cosi' feci, c'era un negozio di colori e tele....mi fermai affascinata...qualcuno mi passo' affianco, ma non seppi mai chi fu.....so solo che dopo un po' mi accorsi che dovevo tornare indietro a riprendere Ingrid
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“Ovvio che si sia comportata così.” Disse il capitano Sumond a Cavaliere25. “Sono compiti che vanno subito dimenticati e meno se ne parla, meglio è. Infatti dimenticati subito di ciò che hai fatto, marinaio. Nessuno doveva vederti e nessuno dovrà mai saperne niente. Ti resterà la fiducia che il tuo comandante nutre verso di te. Intesi? Ora va dagli ufficiali e mettiti a loro disposizione.”
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Mentre leggevo quelle righe pensavo se quell' Isola fosse opera del demonio..come poteva essere apparsa cosi all'improvviso, non vi era traccia nelle mappe..cosa sarebbe successo al vascello pirata?? Capitan Lanzaras era uomo senza scrupoli e avido.
Ad un tratto una folata di vento e la candela si spense, mi voltai verso la finestra e mi accorsi che avevo passato tutta la nottata sveglia e ormai si era fatto mattino..mi alzai subito dal letto, nascosi il libricino nella sacca. Barcollavo leggermente dal sonno, mi rinfrescai il viso più volte e subito mi cambiai e uscita dalla stanza andai incontro a Odette e ai miei genitori che già facevano colazione. Mentre bevevo il the dissi con tutta calma e cercando di essere più credibile possibile..."Vorrei andare in una sartoria, e farmi degli abiti con colori più vivaci adatti a questa isola, che ne dite padre?E voi madre?". Effettivamente avevo pensato a questo, ma più che altro dovevo andare al molo con Odette, che era veramente eccezionale a ricordare le stradine, e cercare il mozzo per parlargli di ciò che avevo letto...e forse dargli quel libricino. |
Certamente dissi rivolgendomi al Capitano e mi voltai e mi incamminai verso il gruppo di ufficiali quella storia la dovevo dimenticare e non parlarne con nessuno era un segreto mio e del capitano arrivai dopo un po davanti a un gruppo di ufficiali e dissi signori scusate mi a mandato il capitano avete qualcosa da farmi fare domandai sorridendo e aspettai una risposta da uno di loro
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"Che diavolo significa: tra un'ora al massimo non ci sarà più?" dissi rivolta a Boyuke, ma continuando ad osservare di sottecchi il vecchio marinaio.
"Certo che sembra proprio un pesce fuor d'acqua.. chi è?" dissi più pensando ad alta voce che non rivolgendomi veramente al pirata. Non mi era certo sfuggita quella divisa. Poteva essere sporca e lacera ma io l'avrei riconosciuta tra mille. Cosa ci faceva un vecchio marinaio inglese in un vecchio rifugio di manigoldi come quello? Pensai, e ripensai.. perchè tanto non avevo nient'altro da fare, mentre i pirati se la spassavano. Così, decisi di tentare. Nel peggiore dei casi mi avrebbero presa per pazza e avrebbero fatto una grassa risata. Mi alzai in piedi col boccale in mano e dissi: "Voglio proporre un brindisi: Sorga l'artiglio dal cuore stellato" e tracannai la poca birra rimasta tutta d'un fiato. Come avevo previsto, si sbellicarono dalle risate: evidentemente pensarono che fossi ubriaca. Mi risedetti sorridente sullo scranno e mi trovai davanti gli occhi sbarrati e increduli di Boyuke. "Che c'è, non siamo forse in un bordello?" risposi candidamente alla domanda che non mi aveva fatto "Non conosci i versi del celebre William Blade? Sono una libidine.. meglio del rum" E sorrisi, come se fosse la birra ad ispirarmi quelle parole. Ma non erano i versi di un poeta mai esistito che avevo pronunciato. No, quello era il motto della New Tiger. Solo i marinai che vi avevano prestato servizio lo conoscevano. Io, in verità, non avrei nemmeno dovuto saperlo. Ma avevo lanciato l'esca, e se quel marinaio aveva servito sulla New Tiger, ed era abbastanza sano di mente da ricordarselo, lo avrebbe riconosciuto. Altrimenti, avrebbe riso come gli altri. Dovevo solo aspettare. Intanto ripresi a punzecchiare Boyuke : " Non mi hai ancora risposto... quel vecchio.. chi diavolo è?" |
All'interno del negozio fummo accolti da un vecchietto, antica conoscenza di Fhael, che subito si rese molto disponibile nei miei confronti e corse subito a prendere le prestigiose stoffe presenti nel suo atelier. La scelta era davvero vastissima, non ero mai stata abituata a poter decidere su un mio abito. Stetti un attimo in silenzio a considerare la vastissima scelta a mia disposizione.
"Verde, credo che sceglierò un abito sui toni del verde...dove sono cresciuta era un colore raro mentre qui predomina su tutti gli altri colori." In quanto alla stoffa, beh, seguirò ciò che dice il mio tatto, voglio una stoffa morbidissima, ma anche leggera." "Inoltre, signor Fhael, pensavo sia necessario che prenda anche qualcosa che mi ripari durante il nostro viaggio in mare, non crede?" Mi fermai, stavo iniziando a perdermi nella moltitudine di modelli che il negozio offriva. "Ebbbene, ho tentato di riassumere le mie richieste, ora signor sarto mi affido però a lei, son certa che con il suo talento e la sua esperienza sarà in grado di realizzare un abito che va al do là delle mie più rosee aspettative." |
A quelle parole di Altea i genitori annuirono.
“Si, sono d'accordo.” Disse suo padre. “Del resto molto presto faremo visita al governatore e bisognerà presentarsi come conviene al suo cospetto. Tu e Odette, appena terminata la colazione, scenderete per queste compere.” E così, finita la colazione, Odette corse a prepararsi e dopo un po' era già pronta per scendere. “Sono pronta.” Presentandosi da Altea. “Appena lo sarai anche tu usciremo.” |
Elisabeth e il fuggitivo, abbigliato come Ingrid, uscirono così dall'albergo.
Raggiunsero alcuni negozi e lei fu attratta da una bottega che vendeva tele e colori, mentre lui si fermò qualche passo più indietro a guardare le vetrine. Passarono alcuni istanti senza che nessuno si accorgesse di niente. Poi ad un tratto Elisabeth non vide più il fuggitivo. Il suo piano era riuscito. Ritornò allora all'albergo per ritrovare la vera Ingrid. Qui però, sull'ingresso, vide il padrone andarle incontro. “Ah, che sollievo...” disse sorridendole “... uno dei miei garzoni affermava di avervi vista uscire insieme alla vostra governante, ma ora vedo che non è così. Ne sono davvero sollevato. Infatti, poco fa, ho udito un gran rumore provenire dal vostro alloggio. Comprendo ora che era dunque la vostra governante... anche se, devo dire, mi ha un po' incuriosito... una donna sola che causa tutto quel trambusto... alquanto strano... comunque, ora vi saluto. A presto, milady.” E tornò alle sue faccende. |
A quello strano brindisi di Clio, tutta la feccia presente cominciò a ridere.
Il vecchio invece restò a fissare la ragazza. Ma stavolta con uno sguardo diverso. Una strana luce si era accesa nei suoi occhi dopo aver udito le parole di Clio nell'atto di brindare. Alzò allora il suo bicchiere verso di lei e mostrò un lieve sorriso, come un cenno d'intesa. “Quel vecchio” disse Boyuke alla ragazza “è un ufficiale inglese che abbiamo catturato circa un paio di mesi fa... attaccammo la sua nave al largo di quest'isola e dopo l'arrembaggio lui fu il solo dei suoi a sopravvivere... il capitano decise di lasciarlo in vita con la speranza di guadagnarci qualcosa... tuttavia nessuno della marina inglese ha mai richiesto la sua liberazione e il vecchio poi si è sempre rifiutato di scrivere una lettera a parenti o ad amici per barattare la sua libertà con del denaro, affermando di non avere nessuno a questo mondo...” scolò altro rum “... così, scaduti i due mesi, il capitano ha deciso di fargli la festa... probabilmente appena finito di divertirsi con Dydas deciderà come accopparlo...” fissò poi Clio con uno strano sguardo “... ragazza, sai che fai troppe domande? Cominci a darmi sui nervi...” |
“Sono perfettamente d'accordo.” Disse Fhael a Cheyenne. “Un cappellino, una mantella ed un ombrellino. Sono tutte cose che le gran dame di questa città usano sfoggiare ad ogni occasione.”
“State tranquilla.” Fece il vecchietto. “Saprò io confezionarvi un abito degno della vostra bellezza.” “Ottimo, vecchio mio!” Esclamò Fhael. Il vecchietto allora scelse con cura vari tessuti, tra diverse tonalità di verde. Inoltre srotolò sul bancone alcune sete pregiatissime, come quella di Persia, di Ceylon e della Cina. Prese poi uno scrigno intarsiato con motivi tribali, al cui interno vi erano vari bottoni di materiali, forme e colori diversi tra cui scegliere. “Beh, di questo passo” sorridendo Fahel “andremo oltre ogni nostra aspettativa! Siamo in cerca di un padre per voi, ma credo che ci siano ottime possibilità di trovarvi anche un bel marito, cara Cheyenne!” E rise di gusto. “Tra quanto sarà pronto l'abito?” Chiese al vecchio sarto. “Ci lavorerò da subito.” Rispose il vecchio. “Farò il prima possibile.” “Allora noi sfrutteremo questo tempo al meglio.” Disse il portoghese alla ragazza. “Vi va di vedere la mia nave? Quella con cui intraprenderemo il nostro viaggio?” |
Cavaliere25, così, si presentò ai due ufficiali che erano sul ponte.
“Si...” disse Great “... occorre aiuto in poppa, marinaio.” Ma proprio in quel momento qualcuno si avvicinò a Cavaliere25. “Il signor Guisgard ti stava cercando...” mormorò il nostromo “... ah, eccolo che arriva...” “Cavaliere25...” disse Guisgard “... ti piace forse il formaggio? Vedi, c'è qualcuno a bordo che afferma di si. Vero Black?” Rivolgendosi ad un altro marinaio che era con lui. “Si, signor Guisgard!” Annuì Black. “L'ho visto con i miei occhi prelevare due forme di formaggio prima della partenza!” “Hai sentito, Cavaliere25?” Fissandolo Guisgard. “Cosa rispondi a questo tipo vigilante che ti accusa?” “Cosa accade, signor Guisgard?” Avvicinandosi il capitano Sumond. “Sembra che ci sia stato un furto a bordo, signore.” “Ma come? Di già?” Fissandolo il capitano. “Bene, procedete allora con le dovute indagini.” “Si, signore.” Annuì Guisgard. “Allora, Cavaliere25...” rivolgendosi di nuovo al marinaio “... cosa hai da dire alle accuse mosse da Black nei tuoi confronti?” Il capitano Sumond, allora, si mise in disparte ed osservò in silenzio la scena. http://cfile24.uf.tistory.com/image/...4F915C7F07FDF4 |
Niente signore forse era un altra persona non di certo io e poi perchè le avrei dovute rubare dissi tremante dove le avrei messe o a chi le avrei date continuai a dire senza smettere io non sono un ladro se volete arrestarmi fatelo pure o se dovrò scendere da questa nave lo farò ma passare per ladro non mi sta bene e aspettai una risposta da loro
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Il mio volto si illuminò vedendo il sorriso del vecchio marinaio. Il cuore iniziò a sussultare piano.
Ce l'ho fatta, forse può sapere qualcosa.. Poi a quelle parole di Boyuke divenni pallida come una morta. Attacco... Un paio di mesi fa.. Nessun sopravvissuto... La mia mente continuava a rivivere quelle parole come se si rifiutasse di assimilarle. Iniziai a tremare, era possibile che fossi giunta troppo tardi? No, non volevo crederci. Cacciai indietro le lacrime che sarebbero sembrate alquanto sospette, e dissi semplicemente a Boyuke:" Perdonami, non ti disturberò più" poi mi alzai in piedi. "Anzi, dato che quel povero vecchio ha solo un'ora da vivere credo che non gli farebbe male parlare un po'.." Passai lo sguardo rapidamente dal tavolo di Boyuke a quello del misterioso ufficiale " tranquillo, sarò a portata del tuo pugnale, nel caso facessi qualcosa di inappropriato... E poi c'è la ricompensa..." Dissi sorridendo. "Andiamo, non volete un po' di intimità?" soggiunsi ridacchiando mentre osservavo la bella e prosperosa indigena che gli si era seduta sulle ginocchia. Davanti a un seno così in bella mostra, pensai, nessun uomo avrebbe badato a un prigioniero. E infatti mi fece un cenno indefinito e non pensò più a me. Così mi alzai sorridendo e mi diressi al tavolo del marinaio. "Vi offrirei una pinta di birra, se potessi, ma sono prigioniera come voi e la mia l' ho finita" Nel vedere il suo sorriso mi sedetti davanti a lui. " Il mio nome è Clio Timory , figlia adottiva del generale Marcus Timory" lo vidi trasalire, evidentemente qualcuno gli aveva già parlato di me, o di mio padre. Non mi stupii affatto, lo stesso capitano della New Tiger mi aveva visto crescere prima di divenire ufficiale di marina, quando era ancora un soldato. E poi c'era Jhonn... "Non posso salvarvi.. Non riesco nemmeno a salvare me stessa.. " Dissi con le lacrime agli occhi. "Ma vi supplico, che ne è stato della New Tiger? E del suo equipaggio?" Presi le sue mani tra le mie, non riuscendo a trattenere le lacrime : " non riesco a immaginare le sofferenze che abbiate dovuto subire a bordo dell'Antigua Perlata, ma vi prego, cercate di ricordare.. C'era un giovane, arruolato dal re per la sua abilità nel disegnare. Aveva il compito di raffigurare fedelmente ogni strano animale che avesse incontrato sul suo cammino." Strinsi più forte le sue mani :" vi prego, era... Come un fratello per me.. Sono giunta fin qui dall'Inghilterra per avere sue notizie" lacrime silenziose,ormai incontrollabili, mi scendevano sul viso. |
Entrai in camera e pressi la sacca col libricino e il borsello, uscii e feci cenno a Odette che potevamo andare.
Giunti in strada confessai tutto alla balia.."Dobbiamo tornare al molo e cercare quel vecchio mozzo con cui parlai ieri, rammenti?Non farmi altre domande..e per gratitudine al ritorno ci fermeremo davvero in una sartoria e ti regalerò un bel vestito." Quindi senza aspettare risposta andai avanti sperando Odette non mi fermasse nel mio intento. |
Il vecchio marinaio ascoltò ogni parola di Clio e poi con le dita asciugò una calda lacrima che rigava il suo bel viso.
“Ho visto la nave di cui dite...” disse alla giovane “... percorremmo alcune miglia, tra Capo Calars e Puteos... poi la mia nave ha preso un'altra rotta e abbiamo perso di vista la New Tiger...” fissò poi la giovane e sul suo volto Clio lesse come uno strano lampo “... forse rammento di quel giovane... si, di quei disegni con strane raffigurazioni e lui che parlava di una missione scientifica per il re...” Ma proprio in quel momento il gran trambusto della locanda, per un momento, si placò. Giuff era ritornato e subito uno dei suoi gli lanciò una bottiglia di rum. “Capitano...” avvicinandosi a lui Boyuke “... cosa ne facciamo del prigioniero?” Giuff allora si voltò verso il vecchio marinaio, per poi sputare a terra. Gli si avvicinò ed estratto un pugnale lo mise alla gola del vecchio. “Non vali niente” mormorò il Gufo Nero “e nessuno verrà mai a reclamare il tuo cadavere... anzi, mi costi più da vivo che da morto... recita allora le tue ultime preghiere, cane...” |
Odette invece prese Altea per un braccio e la fermò nel bel mezzo della strada.
“Non capisco...” disse visibilmente preoccupata “... cosa diamine stai combinando? In che razza di pasticci vuoi finire? Sei forse impazzita? Ora mi racconterai tutto di questa storia, altrimenti, ti garantisco, lo farai davanti a tuo padre e a tua madre! Chiaro?” |
"Ma tu sei impazzita a urlare cosi ai quattro venti per strada, invece" dissi scrollando la sua mano di dosso al braccio e guardandomi attorno.
"D'accordo ma non metterti a urlare, qualcuno potrebbe sentirci" dissi sbuffando "l'altro giorno..a quel piccolo emporio..ho acquistato un libro e parla delle confessioni di un pirata, non si sa se ciò che vi è scritto è verità poichè dicono era diventato folle..ne parlai con quel vecchio mozzo e voleva saperne di più quando tu ci interrompesti. E ora vorrei chiarire la cosa con lui..e forse donargli quel libricino. Ci sono pure mappe..magari parla di un tesoro nascosto dai pirati?" dissi tutto d'un fiato mentre vedevo il viso di Odette sbiancare. |
Guisgard ascoltò con attenzione le parole di Cavaliere25.
“Black...” rivolgendosi all'accusatore del giovane marinaio “... hai sentito? Una bella e appassionata difesa da parte di Cavaliere25... tu come vuoi replicare?” “Signor Guisgard, invece è stato proprio lui!” Esclamò Black. “L'ho visto con questi occhi! Ha preso i due formaggi e forse li avrà portati a casa sua o in un suo rifugio! E' un ladro!” A quel punto si avvicinò il capitano Sumond. “Signor Guisgard...” disse “... mettere a confronto la parola di due uomini è procedura del tutto inutile. Registrate il furto ad opera di ignoti e sospendete le razioni di formaggio all'equipaggio fino a quando l'ammanco non sarà compensato.” “Si, signore.” Annuì Guisgard. “E sia...” rivolgendosi a Cavaliere25 e a Black “... non c'è altro, potete andare.” In quel momento uno dei marinai chiamò tutti gli altri perchè era suonata l'ora del rum. Così, tutti i marinai, muniti del proprio boccale, si misero in fila per ricevere la razione prestabilita. “Hai visto cosa hai combinato?” Fece uno dei marinai a Cavaliere25. “A causa tua non avremo formaggio per un bel po'!” “Gia!” Esclamò un altro. “A me piace il formaggio col pane e per questo ti darei una bella lisciata!” |
Io non ho rubato nulla dissi se non avete prove finitela e lasciatemi in pace continuai a dire pensatela come vi pare io sono nel giusto e presi e mi allontanai da quel gruppo di marinai e mi misi in un angolino da solo e dentro di me pensai che bel casino ora sono pure un ladro per cosa poi per aver fatto un piacere al capitano come inizio di avventura non è molto interessante e rimasi li accovacciato per i fatti miei
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Odette sbiancò a quelle parole di Altea.
“Tu...” disse con un fil di voce “... tu... tu sei pazza davvero... pirati? Ma sei ammattita? In che guai ti stai cacciando? Non pensi alla tua incolumità? E a quella della tua famiglia? Pirati? Ma ti rendi conto? Parli di predoni e lestofanti come se fossero le pagine di un romanzo! E poi la sciocchezza del tesoro! Questa è la realtà, non un libro! Ora ascoltami bene... ci libereremo di quel libretto e dimenticheremo tutta questa storia!” |
"Odette...calmati per favore" alzai gli occhi al Cielo sperando non estraesse fuori pure il suo Rosario "infatti...ti ho spiegato che voglio donare quel libricino a quel mozzo, lui poi ne farà l'uso che vorrà, non dirmi di gettarlo via, o puoi dirlo ai miei genitori... io me ne andrò al molo da sola se non vuoi venire con me puoi tornare a casa. Sono stufa di dover sempre dire di si...ho dovuto abbandonare la mia Terra e acconsentire a questa idea folle di mio padre, permetti che viva qui la mia vita come voglio? Non sto frequentando cattive compagnie, quel mozzo è persona perbene". Detto questo presi la stradina per il molo, ora ricordavo la strada, se Odette ci teneva a me mi avrebbe seguita, o avrei proseguito da sola.
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Era tardi, ormai... era molto tardi ed un forte ma caldo vento si era alzato dal mare, risalendo la scogliera e giungendo fino a me, in piedi di fronte al parapetto.
Socchiusi gli occhi e lasciai che quel vento mi sfiorasse il viso, respirando piano il suo profumo di salsedine... C’era silenzio intorno a me, c’era silenzio dappertutto... “Nonno?” chiamai, aprendo un poco la porta della biblioteca e facendo capolino all’interno “Nonno... sei qui?” L’austera figura seduta sulla poltrona dall’alto schienale sussultò appena, come colta di sorpresa... poi mi vide e sorrise appena. “Talia... vieni!” rispose. “Cosa stai facendo, nonno?” mormorai, entrando nella biblioteca e richiudendomi l’ampia porta alle spalle. L’uomo fece un piccolo gesto con la meno, come a minimizzare la domanda, e contemporaneamente chiuse il libretto dalla copertina scura e rigida che teneva tra le mani... “Niente...” disse “Ripercorrevo vecchi ricordi...” Io lo fissai per qualche momento, vivamente incuriosita... fissai lui, poi il libretto che ancora teneva tra le mani, ed ancora lui... come interdetta. Arkwin rimase in silenzio per appena un istante, poi però si accorse del mio sguardo curioso e sorrise... “La curiosità è un pregio, Talia... sai? La curiosità può addirittura essere considerata una virtù, in determinate occasioni...” disse “Ma ricorda sempre, mia cara, che va usata con prudenza e buonsenso!” Esitai... Una parte di me avrebbe voluto chiedere di quel libretto che già altre volte gli avevo visto tra le mani ma del quale ignoravo completamente in contenuto... l’altra parte ne aveva quasi timore. Il nonno rimase in silenzio per qualche istante... poi sorrise. “Sai...” disse “Ci sono momenti, alla mia età e con tutte le mie esperienze, che ti chiedi se davvero hai fatto e vissuto tutto ciò di cui si vocifera... ebbene, in quei momenti capisci di essere stato saggio ad aver tenuto un diario dei tuoi viaggi!” “Posso vederlo?” sussurrai, quasi con timore. Il nonno spostò gli occhi sul libretto, rigirandoselo per qualche momento tra le mani... poi tornò a guardarmi. “Certo!” rispose “Devi! ...ma non oggi. No, non oggi! Un giorno sarà tuo, Talia... ed allora potrai leggerlo!” Quel ricordo scivolò via dalla mia mente ed i miei occhi si spostarono in basso, a fissare il libretto che tenevo tra le mani... Quel giorno era arrivato, infine... ripensai al nonno ed all’attenzione, quasi alla riverenza, con cui Passapuor aveva estratto quel libretto dal baule di Arkwin, appena poche ore prima, e me lo aveva dato... un dono da parte del nonno... ero stata felice di quel dono, ed anche se non lo avevo detto espressamente sapevo che il nonno lo aveva capito semplicemente guardando nei miei occhi. Poi lui e Passapour erano rientrati. Io no... io ero rimasta sulla terrazza, con quel libretto ed un mare di pensieri. E, per giunta, nonostante la curiosità, non avevo ancora avuto il coraggio di aprirlo, quel diario... La spiaggia, oltre la duna, era chiara e sottile... mi piaceva andarci, specialmente in giornate come quella, nelle quali il sole autunnale era alto e splendente. “Se tu potessi esprimere un desiderio, adesso... uno qualunque... cosa chiederesti?” domandai ad un tratto, rompendo quel breve momento di silenzio in cui eravamo caduti osservando le nuvole rincorrersi all’orizzonte. Lui si voltò e mi fissò incuriosito... “Perché?” chiese. “Così...” stringendomi nelle spalle “Per sapere!” “Oh, beh... non saprei... ne avrei molti...” “Dimmene uno!” insistei “Il più bello... o anche solo il primo che ti viene in mente...” “No, non posso...” disse il giovane, scuotendo appena la testa, dopo avermi osservata per un attimo. “Perché?” “Eh... perché tanto, di certo, non mi crederesti... oppure... beh, oppure potresti credermi e ritenermi un pazzo, oppure inopportuno, o troppo audace... e non mi vorresti più vedere...” disse, sfoderando un mezzo sorriso, insieme a quel tono e a quell’espressione particolare che assumeva talvolta e che io non riuscivo mai a capire completamente... a capire se mi prendeva in giro o se era serio... “Oh, smettila!” sbottai quindi, riportando gli occhi all’orizzonte “Odio quando ti prendi gioco di me!” Lui continuò a fissarmi per molti minuti... ma non disse niente. “E tu?” domandò ad un tratto “Tu che cosa desidereresti?” “Tu non rispondi a nessuna delle mie domande...” dissi, con un vago sorriso “Cosa ti fa credere che io risponderò alle tue?” Anche lui sorrise... “Andiamo... la prima cosa che ti viene in mente...” Sospirai e fissai le nubi riflettersi sul mare... “Leggere il libretto del nonno!” dissi ad un tratto, quasi senza pensare. Lui sollevò un sopracciglio, incuriosito... “Libretto? Di cosa parli?” In fretta riportai gli occhi su di lui, come sorpresa di averlo detto davvero... “Niente!” risposi in fretta. Il giovane non disse altro... ma i suoi occhi rimasero su di me, incuriositi e forse un po’ perplessi... Riuscii a resistergli solo qualche momento... poi sospirai appena... “Beh, vedi...” iniziai, con un gesto leggero della mano “Mio nonno possiede un libretto... una sorta di diario dei suoi viaggi... l’ho visto molte volte ma non ho mai potuto leggerlo, né sapere cosa contiene... così...” “Sei curiosa?” domandò. “Beh, si... ma non è solo curiosità, è anche che... insomma, che...” “E’ che alcuni diari sono più interessanti di altri!” concluse. I nostri occhi si incrociarono allora, ed io seppi che lui capiva... seppi che conosceva tutte le storie che circolavano sul passato di mio nonno e che intuiva quanto io dovevo essere combattuta tra esse e l’affetto per il nonno... capiva e non giudicava. “Si!” risposi piano. Sorridemmo. Sospirai a quel ricordo... al suo ricordo... Poi lentamente, come incoraggiata, sollevai la copertina di pelle nera e nella prima pagina trovai un’iscrizione... ‘Diario di Viaggio di Arkwin Van Colbye’ La grafia sottile ed elegante del nonno delineava quelle poche parole nella parte superiore della pagina... le osservai per un istante, mentre una vaga ed infantile eccitazione mi pervadeva... Stavo per voltare il foglio e proseguire la lettura quando il rumore di una carrozza in arrivo nel cortile attrasse la mia attenzione... mi sporsi appena e vidi mio padre e mia madre scendere in fretta da quella carrozza... mio padre sembrava agitato e teso... lo sentii parlare seccamente con il servitore... lo sentii pronunciare più volte il mio nome... sospirai... forse il diario del nonno doveva aspettare... In fretta lo richiusi e lo nascosi nella tasca del mio ampio abito... poi mi affrettai a rientrare e a scendere di sotto. |
Ad un tratto, Rynos ed Emas si avvicinarono a Cavaliere25.
E dopo un po' arrivò anche Fidan. “Ehi, amico...” disse Rynos al giovane marinaio “... ma cosa combini? Se avevi bisogno di cibo perchè non hai chiesto il nostro aiuto?” “Forse però ha ragione.” Fece Emas. “Forse davvero non ha rubato lui quei formaggi. Anzi, se Cavaliere25 dice di essere innocente, io gli credo. Se avesse preso lui quei formaggi, a noi tre l'avrebbe detto. Lo conosco.” “Si, è vero!” Intervenne Fidan. |
Guardai i tre amici e dissi grazie mille almeno voi mi credete non importa cosa pensano gli altri se lo avrei anche fatto lo avrei fatto in buona fede e non per fare un torto a qualcuno soprattutto a loro ho a voi e ripresi a guardare nel vuoto immerso nei miei pensieri
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Odette, dopo un momento di esitazione, si fece forza e seguì Altea.
“Aspetta...” disse raggiungendola “... conosci ora dove andare? Sai come trovare quell'uomo?” Ma proprio in quel momento raggiunsero il molo. E poco più avanti, accanto a delle vecchie reti da pescatore, stava proprio il vecchio mozzo. |
“Ma dicci la verità...” disse Rynos a Cavaliere25 “... siamo tuoi amici... devi fidarti di noi... se non sei un ladro, allora anche gli altri devono saperlo... tutti devono conoscere la verità... su una nave c'è bisogno di fiducia e sincerità... cosa è successo? Ne sai qualcosa di quei formaggi? Raccontaci tutto, o sarai bollato per sempre come ladro...”
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Talia, dopo essersi preparata, scese subito al piano di sotto, dove trovò suo padre ad attenderla.
Era seduto e sorseggiava un bicchiere di Porto. “Siediti, cara...” disse alla figlia “... da oggi molte cose cambieranno qui... l'arrivo di tuo nonno è un fatto e non potevamo evitarlo. In quella sua triste condizione, però, non credo possa causare fastidi a noi ed alla nostra posizione, che è molto delicata. Tuttavia non voglio che tu trascorra molto tempo con lui. Cercherò di far capire a Passapour che non può andarsene in giro con quei vestiti da filibustiere. Altrimenti vivrà insieme alla servitù.” Entrò in quel momento sua moglie. “Su, Philip... è un vecchio malato, vedrai che non causerà problemi... hai detto a Talia di domani?” “Ci stavo arrivando...” rispose lui “... Talia...” tornando a parlare con sua figlia “... domani saremo ospiti del Vicerè spagnolo di Balunga... devo curare i rapporti tra la Compagnia e i mercanti aragonesi... e lì conoscerai una persona...” “Un valente spadaccino spagnolo, piccola mia!” Entusiasta sua madre. “Molto affascinante e molto vicino al Viceré!” Ed entrambi, marito e moglie, fissarono la ragazza. http://content6.flixster.com/questio...802928_std.jpg |
Anche se vorrei parlare non potrei farlo mi dispiace mi è stato dato un ordine di non parlarne a nessuno e di dimenticarmi la questione non ho problemi al prossimo porto scendo e vado per la mia strada non voglio mettervi nei guai a voi siete brave persone lasciate perdere è meglio lasciate che pensino male io so solo che lo fatto in buona fede continuai a dire
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“Aspetta...” disse Rynos a Cavaliere25 “... ordini? Che ordini? Allora è coinvolto qualche ufficiale? Rispondimi! Un ufficiale ti ha dato ordine di prendere quei formaggi? Allora uno di loro è il vero ladro?”
Ma proprio in quel momento passarono accanto ai quattro marinai il capitano Sumond e Guisgard. “Il Codice di Guerra” fece il comandante “impone una punizione esemplare per chi chiama ladro uno degli ufficiali di bordo.” “Capitano...” mormorò Guisgard “... questi marinai sono volontari, datemi un po' di tempo e saprò io come motivarli a dovere...” “Avete sentito, no?” Fissandolo Sumond. “Ha insinuato che tra gli ufficiali vi sia un ladro.” “Un mese senza rum gli insegnerà a tenere a freno la lingua, signore.” Disse Guisgard. “Si...” annuendo Sumond “... insieme a venticinque frustate! L'equipaggio al completo assisterà alla punizione. Voglio tutti in coperta, signor Guisgard.” E andò via. “Si, signore...” mormorò Guisgard scuotendo la testa. Rynos, allora, fu portato sul ponte per la punizione. |
Vidi riaffiorare la speranza in quelle parole. Si, era proprio lui, pensai, non poteva che essere lui quel ragazzo.
Ma la mia beatitudine durò un momento soltanto. Il tempo di sorridere, felice, al vecchio ufficiale, prima che quel silenzio innaturale riempisse la sala. Cercai di capire cosa fosse successo, ma non fu difficile intuirlo. Giuff tornò e puntò il coltello alla gola del marinaio. Sgranai gli occhi, terrorizzata, sapevo fin dall'inizio che quel momento sarebbe giunto, ma non immaginavo che arrivasse così in fretta. Non mi aveva neppure detto se Johnn era vivo o morto... "No, ti prego.." Proruppi singhiozzando mentre stingevo forte le mani dell'uomo. Ma il capitano tagliò la gola al marinaio, e il suo sangue si riversò sulle mie mani, ancora strette alle sue. Abbandonai la testa sul tavolo e piansi: per quell'uomo, per Johnn, per la mia speranza sfumata. Rialzai la testa a guardare il capitano con odio. Lo fissai negli occhi per un istante e poi mi asciugai le lacrime. Sapevo che la strada verso la libertà per me era ancora lunga. |
Vi prego dissi non frustatelo ve ne prego non è colpa sua e corsi per mettermi davanti la colpa è mia continuai a dire frustate me al posto suo e cercavo di prendere tempo per trovare una soluzione
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Arrivate al molo, fortunatamente vidi il vecchio mozzo e sorrisi ad Odette, gli andai incontro emozionata e mi presentai davanti a lui.."Messere, i miei saluti. Per fortuna non vi siete imbarcato ancora, cercavo proprio voi. Mi sono data alla lettura di quel libricino che vi mostrai ieri..è davvero incredibile. Per ora sono arrivata al punto dove la nave di Capitan Lanzaras si trova durante una bufera davanti a una Isola spuntata dal nulla...voi sapete dove si trova? Ci sono delle leggende su questo?" estrassi il libricino dalla sacca e glielo porsi con le mani..."Tenete, è vostro...vorrei donarverlo se permettete, se veramente vi è un Tesoro nascosto qualcuno meglio di me e che forse voi conoscete dovrebbe detenere questo libricino". E guardai il mare verso i suoi orizzonti sconosciuti e misteriosi.
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Accettai la proposta di Fhael volentieri e dove aver ringraziato il sarto, uscimmo dal negozio.
Lungo la via la gente si affollava a guardare le varie vetrine che esponevano oggetti di ogni paese conosciuto. Importanti uomini d'affari, governanti e dame da compagnia, marinai appena scesi a erra, signore dai grandi cappelli piumati, tutti quanti intenti a svolgere le loro personali faccende, creavano un mosaico di volti provenienti anch'essi da ogni dove. Alzai lo sguardo e mi persi a osservare gli altissimi alberi da frutto che si ergevano qua e la, tra case e negozi. Ad un tratto, intenda com'ero a scrutare queste piante( credo si chiamino palme) mi sentii saltare sulla schiena qualcosa. Mi voltai di scatto e vidi, comodamente poggiata sulla mia spalla sinistra, un esserino peloso con una lunga coda e gli occhi vivaci, di nome scimmia, che mordicchiava una nocciolina stretta tra le sue zampine dalle cinque dita. Finito il suo pasto, finalmente si degno di rivolgere il suo sguardo dritto verso di me. Io non sapevo che fare, non avevo mai visto un animale di questo tipo |
Capitan Giuff sgozzò con barbara ed inumana ferocia quel vecchio ufficiale sotto gli occhi di Clio.
E davanti al sangue ancora caldo di quello sfortunato, nella locanda echeggiò la malvagia risata del Gufo Nero. Ma il pirata si accorse dell'odio nello sguardo di Clio. “Ragazza...” disse fissandola “... cosa c'è? Vuoi dirmi qualcosa forse? Volevi ucciderlo tu magari?” E tutti i filibustieri presenti risero. “Beh, forse non è stato un caso tutto ciò...” continuò Giuff “... forse è stato il destino a volere che lo uccidessi davanti a te, così da farti ben comprendere le cose... per me la vita umana possiede valore solo quando è possibile tramutarla in oro... quel vecchio inglese non valeva dunque nulla... neanche la pena” fissando la lama insanguinata del suo pugnale “di sporcare il mio fedele pugnale... ed il tuo destino non sarà diverso dal suo, se quell'ufficiale olandese non si presenterà al nostro appuntamento con l'oro... tienilo a mente...” Chiamò allora due dei suoi, dando loro ordine di rinchiudere la ragazza in una stanza ben sorvegliata. Così, poco dopo, Clio si ritrovò chiusa in una stanza, con due pirati a sorvegliarla dall'esterno. Ad un tratto, però, qualcuno bussò e poi entrò. Era Dydas ed aveva con se un po' di cibo ed acqua. “Prendi...” fissando la ragazza “... mangia qualcosa... il tuo soggiorno qui non sarà dei più piacevoli e dovrai essere in forze...” |
Il vecchio mozzo prese il libricino dalle mani ti Altea e lo fissò.
“Nessuno” disse “conosce l'ubicazione di quell'isola misteriosa... forse neanche esiste... l'autore di questo diario” indicando il libricino “era un pirata ritenuto pazzo da tutti... unico sopravvissuto infatti della ciurma del leggendario Capitan Lanzaras, venne ripescato su una zattera in mezzo al mare, dopo esser stato costretto a bere acqua salata per sopravvivere... questo lo rese pazzo e tutto il suo racconto venne ritenuto frutto di tale follia... e dopo essere stato impiccato per pirateria, la leggenda di Lanzaras, del suo fantomatico tesoro e di quell'isola perduta morì probabilmente con lui...” guardò Altea “... perchè volete liberarvi di questo libretto? Può sempre essere una piacevole lettura... come un romanzo... o forse una ballata dimenticata nel mare sconosciuto...” |
La scimmietta aveva scelto la spalla di Cheyenne per consumare il suo gustoso pasto.
“Gon...” disse all'improvviso una voce “... Gon, vieni qui, accidenti!” Era un giovane indigeno. “Perdonate, signori...” scusandosi con la ragazza ed il portoghese “... mi è scappata in un attimo di distrazione...” “Dovresti essere più attento alla tua scimmietta, ragazzo.” Disse Fhael. “Potresti perderla.” “E' molto dispettosa, signore.” Fissandolo il ragazzo. “Su, Gon, vieni e lasciamo in pace i signori...” Ma la scimmietta, nascondendosi tra i capelli di Cheyenne, si rifiutò di tornare dal suo padroncino. “Avanti, Gon!” Esclamò il ragazzo. “Non fare storie e vieni via!” Ma la scimmietta non voleva saperne. “Credo che non abbia molta voglia di seguirti, ragazzo...” osservò con un sorriso Fhael. |
“Marinaio...” disse il capitano Sumond a Cavaliere25 “... fatti da parte o sarete frustati entrambi! Avanti, obbedisci!”
Fidan ed Emas, allora, presero il giovane marinaio e lo portarono qualche passo più indietro. “Equipaggio, scoprirsi!” Fece Guisgard e tutti i presenti si tolsero i cappelli. Il capitano Sumond lesse allora il regolamento e sancì la pena per Rynos: venticinque frustate. “Equipaggio, coprirsi!” Disse Guisgard e tutti si rimisero i capelli. “Precedete con la punizione!” Ordinò Sumond. Il nostromo allora, preso il gatto a nove code, cominciò a frustare il povero Rynos. “E non risparmiatevi, nostromo!” Urlò Sumond. “Altrimenti prenderete il suo posto. Così, una alla volta, lentamente ed accompagnate dai gemiti strazianti di Rynos, le frustate si abbatterono sulla sua schiena. L'equipaggio fu costretto ad assistere a quel terribile spettacolo. E alla fine, dopo la venticinquesima frustata, finalmente quella punizione terminò. Un secchio d'acqua fresca fu gettato sulla schiena lacerata di Rynos ed il marinaio venne poi condotto sottocoperta, per essere affidato alle cure del medico di bordo, il vecchio Musmot. Era questi un accanito bevitore, molto spesso brillo, ma sempre capace di mettere l'equipaggio di buon umore. “Ah, non preoccuparti, figliolo...” disse al povero Rynos “... non è poi tutto questo granché avere qualche graffio sulla schiena... non al pari di perdere una gamba, almeno...” aveva infatti una gamba di legno “... mi fu amputata... aspetta... si, nel 36!” Esclamò, sorseggiando del rum da una bottiglia. “Si, nella battaglia contro i Turchi, al largo di Cipro... su, fatti un sorso di questo...” porgendo a Rynos la sua bottiglia “... si, ma non tutto!” Riprendendosela un attimo dopo. “Ora vado, ragazzi... in gamba, mi raccomando!” E ritornò in coperta. Tutti i marinai, così, si avvicinarono a Rynos in segno di solidarietà. La sera, negli alloggi ufficiali, a cena l'atmosfera non era delle più serene. “Una tavola alquanto silenziosa, eh!” Esclamò il capitano Sumond. A tavola vi erano, oltre al comandante, Guisgard, Great, il dottor Musmot e il Guardiamarina Austus. “Non mangiate voi?” Chiese il capitano a quest'ultimo. “Col vostro permesso, signore...” rispose Austus “... ma non ho molto appetito stasera...” “Permesso negato!” Replicò il capitano. “Il cibo non va sprecato! Mangiate lo stufato, è buono. Voi...” rivolgendosi poi al cuoco “... servite le patate al signor Austus...” fissò poi Guisgard, anch'egli taciturno “... non mangiate il formaggio, voi? So che vi pisce molto, signor Guisgard.” “Non stasera, signore...” rispose Guisgard. “Ho capito...” fissando tutti loro il comandante “... fate combutta con l'equipaggio...” “Avanti, signori...” mormorò Musmot “... non è il caso per un po' di formaggio...” “Non è questo, capitano...” disse Guisgard “... è la scala dei valori che mi sconcerta...” “Davvero?” Guardandolo Sumond. “Avanti, parlate pure liberamente...” “Ecco...” fece Guisgard “... se per un semplice furto si frusta quasi a morte un uomo, mi chiedo cosa gli si possa fare per reati ben più gravi.” “Offendere un ufficiale lo ritenete un reato di poco conto?” “Signore, voglio dire...” “Un momento...” lo interruppe Sumond “... allora, prendiamo un caso generico... mettiamo che la nave stia attraversando acque ghiacciate e occorra mandare un uomo in coppa... il vento è freddo e le sartie sono gelate... alla minima distrazione quell'uomo sa che ad attenderlo ci sarà la morte... perchè dovrebbe obbedirvi?” “Beh, credo che molto dipenda dal soggetto in questione...” rispose Guisgard. “No!” Scuotendo il capo Sumond. “Tutto dipenda da una sola cosa... dalla paura! Paura di ricevere una punizione ben peggiore della morte! Nessun marinaio oserà disobbedirvi se avrà visto frustato a sangue un suo compagno! L'odore della sua carne maciullata lo perseguiterà a vita!” “Perdonatemi, signore...” mormorò Austus prima di correre via a causa della nausea suscitata da quelle parole. “Siete sempre dell'idea di non voler assaggiare questo formaggio, signor Guisgard?” Domandò Sumond mentre tagliava un po' di quel formaggio. “E' ottimo.” “Dipende dai gusti, signore...” fissandolo lui “... io lo trovo alquanto rancido e quindi indigesto...” e si versò un bicchiere di Porto “... davvero ottimo questo liquore, dottor Musmot... non trovate?” E i suoi occhi allora incrociarono quelli indagatori del capitano. http://www.history.com/images/media/...the-bounty.jpg |
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