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ora che facciamo chiesi non sappiamo chi sia questa bambina e neanche i suoi genitori forse la stanno cercando continuai a dire e aspettai che il capitano mi disse qualcosa
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Asciugai in fretta le lacrime appena mi accorsi che Daniel mi era vicino, stava guardando la bimba e sentii il suo disagio....." ti succhiano l'anima e i corpi dei mal capitati vagano negli stessi luoghi vissuti per vendicarsi...Daniel, facciamo una cosa, la porteranno a bordo e senza fare i lancia sentenze.......sapremo cosa sara' successo alla bimba . E non giocare con il fuoco .....o dovro' spegnere ogni incendio che crei.....".....non dissi poggiai una mano sul suo braccio ed attesi gli eventi.....quanti ospiti avremmo raccolto in quello strano viaggio......
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Guardai Elisabeth e poi scossi il capo..
<<Non c'è niente da fare per lei.. è un involucro vuoto.. Sta solo aspettando la morte.. Non c'è modo..>> Aspettai qualce istante e poi dissi: <<O forse sì..>> |
La bimba fu tratta in salvo, tutti erano addosso a lei, ella era intimorita.
Goz mi chiese gentilmente di prendermi cura di lei "Certo Goz, non preoccupatevi ora la porto in cabina con me, aspetto le vesti asciutte". Porsi la mano alla bimba, ella prese la mia con la sua piccola mano e ci recammo nella mia stanza, non proferii parola. Entrammo e lei mi guardava "Non avere paura di me, appena vuoi, mi piacerebbe sapere come ti chiami" le sorrisi benevolmente, sentii bussare alla porta e un marinaio mi porto delle piccole camiciole pulite. Presi una pezza pulita che si trovava sotto il sole, sentii era calda e le asciugai le gocciole dai capelli, erano belli e ricci. Lei mi guardava e accennò un leggero sorriso "Ora ci dobbiamo togliere questa veste bagnata, o ti prenderai un malanno. Allora io mi chiamo Altea e tu? come mai ti trovavi in quella riva sola?" La asciugai con cura con il panno caldo e le misi una camiciola lunga e rosa. Notai però mentre la asciugavo alcuni lividi sul corpo. |
Altea portò con sé la piccola nella sua cabina.
Qui cominciò ad asciugare i suoi capelli e a cambiarle poi quegli abiti bagnati. La ragazza cercò poi di parlare con la bambina, ma questa, in un primo momento, restò in silenzio. Poi, ad un tratto, cominciò a parlare: “La mia mamma… mi ha detto di scappare… corri, vai… mi ha detto… corri e non voltarti indietro… neanche se la mamma ti chiamerà… queste sono state le ultime parole che mi ha detto… poi loro l’hanno presa…” Sul ponte del Carrozzone, intanto, c’era inquietudine in tutti passeggeri: Elisabeth e Daniel apparivano quasi ossessionati da Isolde; Gaynor con ancora il ricordo di quei cigni nella mente e Goz sempre più turbato per quel viaggio che aveva intrapreso. “Siete stato molto lesto e coraggioso, amico mio.” Disse Lainus avvicinandosi a Cavaliere25. “Avete visto quella bambina da sola e subito vi siete lanciato a nuoto verso di lei.” “Si, siete stato davvero in gamba.” Avvicinandosi al boscaiolo anche Jovinus. “Cosa ne dite di festeggiare con un bicchiere di vino?” Domandò Plautus. “Fratello…” sembrò rimproverarlo Jovinus. “Beh, giusto per festeggiare il ritrovamento di quella bambina, fratello…” arrossendo il frate. Ad un tratto, però, Cavaliere25 cominciò ad avvertire dei forti capogiri. Strane e mutevoli immagini apparvero alla sua vista, fino a quando il boscaiolo perse i sensi e cadde. “Cosa avete?” Gridò Lainus. “Presto, portiamolo dentro!” Fece Jovinus, controllando la fronte di Cavaliere25. “Brucia quasi da prendere fuoco! Ha la febbre!” Un attimo dopo condussero il boscaiolo nella sua cabina. “Capitano…” avvicinandosi un marinaio a Goz “… anche altri uomini a bordo hanno la febbre alta… tutti quelli che sono scesi in acqua per spostare il tronco…” |
ero svenuto dopo poco riapri gli occhi e cercai di alzarmi ma ero troppo debole allora dissi che mi sta succedendo ce qualcosa di strano in questo luogo allora chiamai qualcuno e aspettai qualcosa di malvagio stava succedendo in quel momento pensai
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Stavo discutendo con Elisabeth quando mi accorsi che tutti i marinai che erano scesi in acqua avevano una febbre assurda.. Corsi da cavaliere25, tirandomi dietro Elisabeth, gli toccai la fronte e entrai nella sua mente.. Ed ecco che vidi la causa di quel malore.. C'era Isolde nella sua vera natura.. Uscii dalla mente e avvicinandomi a elisabeth dissi:
<<è stata lei... Ora non c'è tempo per discutere e accusarla.. Ci serve il Distillato di Luna.. Manca poco al tramonto no?>> Dissi a Elisabeth e pensandoci quela notte lei avrebbe dovuto uccidermi hahaha che babbana.. |
" Daniel, la vita e la morte si uniscono da un unica porta.....c'e' chi riesce a varcarla tutte le volte che vuole......e tu non ci pensare proprio ! "......vidi Altea portare la bimba nella mia stanza....." Daniel ho bisogno di ritirarmi nella mia stanza.......forse sono stanca, ci vediamo tra un po'.."...lo baciai sulla fronde ed andai verso la mia stanza......bussai ed entrai, Altea stava rivestendo la bimba...era pulita ed alcuni lividi sembravano piu' vivi......" che bella signorina che abbiamo qui........"..le passai accanto facendo cura di non sfiorarla.....e mi sedetti sul mio letto. "Altea se guardate ci sono dei nastri sul tavolo...potete legarle i capelli......" intanto feci scivolare dalle mie mani dei teneri fiorellini.....profumavano intensamente......" Altea guardate...forse tra i suoi capelli questi fiori le starebbero di incanto............e chissa' che questa bimba non abbia il nome di un bellissimo fiore....".......
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Mentre asciugavo quella dolce bimba essa iniziò ad aprirsi, ascoltai il suo racconto, mi si strinse il cuore.. "Chi sono stati? Non sai nemmeno il motivo? Posso capirti, ti sentirai spaesata senza la tua mamma, io sono qui per darti conforto anche se non posso essere come lei". Abbracciai quel piccolo corpo indifeso, provai un senso di rabbia al pensiero di ciò che era successo a quella donna e a lei.
Ad un tratto la porta si aprì, era Elisabeth, era venuta a sincerarsi dello stato di salute della bimba. Mi passo dei nastri e dei fiori. Sorrisi alla bimba "Vedrai, come sarai bella ora, una vera piccola lady". Presi le lunghe chiome fluenti, le attorcigliai formando un delicato chignon che legai con un fiocco rosa e sopra al fiocco vi misi dei delicati fiori bianchi. "Non vuoi dirci come ti chiami?" chiesi alla bimba. |
Accarezzata dalle delicate mani di Altea e coccolata da quelle dolci e amorevoli di Elisabeth, la bambina cominciò pian piano a rasserenarsi, fino a quando quel sorriso solo accennato in precedenza divenne luminoso ed abbellì il suo visino.
“Rykeira…” mormorò la bambina “… Rykeira, è il mio nome…” fissò allora le due dame con i suoi grandi occhioni smarriti “… voi non mi abbandonerete, vero? Non mi lascerete sola?” Ad un tratto, però, chinò il capo e cominciò a piangere. “No, loro prenderanno anche voi…” in lacrime Rykeira “… come hanno fatto con la mia mamma… e poi verranno a prendere me…” e si buttò fra le braccia di Altea. Nella sua cabina, intanto, Cavaliere25 era in preda al delirio causato dalla febbre. Elmi fatti d’aria… Nebbia che saliva da un fiume bollente come pece… Poi una donna, avvolta da una clamide nera come una notte senza Luna… Un lamento lontano, le lacrime della gente in processione… Sangue che tingeva le acque, stridore di denti, minacce, gemiti e grida strazianti... Una chiesa in un bosco… Il cancello serrato... Acqua... Acqua… Acqua calda mista a zolfo… Cavaliere25 saltò su, sudato e col respiro rotto. “Calma, ragazzo mio...” tentando di rasserenarlo Jovinus “… dovete stare calmo... riposatevi ora... vedrete che la febbre scenderà...” Accanto al letto c’erano anche Plautus, Goz e Lainus. Ad un tratto un marinaio bussò ed entrò nella cabina. “Capitano…” col volto scuro “… uno degli uomini colpiti da questa febbre… è appena morto…” “Diavoli dell’Inferno!” Inveì Goz. “Forse è malaria…” fece Lainus. |
devo parlare ho visto qualcosa in una mia visione lasciatemi parlare vi prego dissi mentre iniziavo a muovermi non capivo piu cosa mi stava accadendo
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"Rikeyra..che bel nome"..non appena dette quella parole il sorriso della bimba si rabbuiò di nuove e scoppio in lacrime, pensando alla madre e gettandosi addosso a me. Le accarezza piano il volto in fiamme e asciugai le calde lacrime "Io non ti abbandono, qui sei in salvo. E pure noi" guardai Elisabeth.
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Qualcosa...oscuro' la mia mente......le lacrime della piccola....Altea che mi guardava...mi alzai di scatto dal letto....e cominciai a vacillare...." Altea, perdonate ma non riesco a respirare, la bambina, toglietele i fiori sulla testa.....stanno emanando uno strano odore...."......misi una mano sulla mia gola....era un odore come di putrido......" Tua madre...da chi e' stata uccisa, come si chiama tua madre..!.." facevo fatica a parlare.....e i fiori sulla sua testa si stavano liquefando..." Altea togliete quei fiori......".....sino a quando non caddi a terra........
Odore di fiori morti, di braccia che urlano vendetta sangue fluente su abiti d'argento corazze dorate che vuote vagano per strade svuotate Questo udii Elisabeth in un sonno di morte..... |
Ad un tratto Elisabeth si alzò dal letto urlando..i fiori...i fiori...e lei che chiedeva chi era stato ad uccidere la madre mentre sveniva lentamente sul pavimento. Un fatto strano stava accadendo davanti i miei occhi quando volsi lo sguardo ai fiori, si stavano seccando, subito staccai quei fiori e mi avvicinai alla donna "Lady Elisabeth, come si sente?" presi una bacinella e le tamponai il viso con acqua fredda sulla fronte cercando di farla rinvenire, mentre la bimba era attaccata alla mia vesta con gli occhi spalancati.
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Ripresi i sensi....non mi era mai successo, ma quell'odore nauseabondo mi aveva serrato la gola....." Tranquilla Altea....credo di sentirmi meglio.....datemi una mano che mi rimetto in piedi".....E cosi' fu, mi ritrovai seduta sul letto con un senso di nausea...che sconoscevo, la bimba sembrava realmente spaventata......ma quei fiori sulla sua testa....erano morti......forse qualcosa o qualcuno la stava usando..." tesoro non preoccupariti e' tutto a posto...."...mi alzai e le carezzai il volto......la mia mano per un attimo assunse l'aspetto di una vecchia centenaria.....mi accorsi che io non potevo toccarla.....presi i fiori che Altea aveva gettato a terra.......erano secchi.....erano polvere....
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Fortunatamente lady Elisabeth riprese i sensi, sospirai serenamente. La aiutai a sedersi sul letto e vidi che cercava di rassicurare la bimba. Mi sedetti e notai uno sguardo di terrore nel viso della donna. Mi alzai di scatto e presi per mano la bimba "Milady, scusate io esco ho bisogno di prendere aria, porto con me Rikeyra". Uscii dalla stanza verso il ponte, sperando di trovare il mio maestro da qualche parte. "Sono solo dicerie" pensai "ma quei fiori si sono seccati davanti ai miei occhi".
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Rimasi sola in cabina, avevo ancora la sensazione disgustosa della morte......Altea era uscita e sicuramente era terrorizzata da quello che era successo...il problema non era il terrore il problema era non capire......mi alzai da fatica dal letto....presi i fiori quasi resi in polvere e lo misi in un sacchetto che portavo nella borsa...e lentamente uscii dalla cabina........trascinavo i piedi ma arrivai al ponte...dove un vento gelido colpi' il mio volto.....aria era di quresto che avevo bisogno....
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“Dovete stare calmo…” disse Jovinus a Cavaliere25 visibilmente agitato “… la febbre porta delirio e questo vi induce a fare incubi… ora non pensate più a nulla e riposatevi…”
La febbre non accennava a scendere e il boscaiolo era sempre più debole. I due frati erano sempre più preoccupati: quasi tutti i marinai scesi in acqua erano morti a causa di quella febbre. Elisabeth, intanto, dopo l’episodio dei fiori divenuti polvere, salì sul ponte, raggiungendo gli altri. Qui era giunta anche Altea con la piccola Rykeira, in cerca del suo maestro Lainus. L’uomo le vide e si avvicinò. “Ma che bella bambina abbiamo qui!” Esclamò il maestro. “Con abiti asciutti sembri davvero una piccola principessa!” Le accarezzò i capelli e fissò poi Altea con un sorriso. “E qual è il tuo nome? Oh, sarà di certo il nome di una principessina…” tornando a guardare la piccola “… vuoi dirmelo, o devo indovinare io? Guarda che sono bravo in questo genere di cose?” Fece Lainus, sotto lo sguardo divertito della bambina. Ma, all’improvviso, qualcosa richiamò l’attenzione di tutti. Erano i colpi di un martello che inchiodava qualcosa. “Bar, vecchio mio!” Disse Goz ad un suo vecchio marinaio. “Cosa stai facendo?” Il vecchio stava inchiodando qualcosa al pennone più alto del Carrozzone. “Sto difendendo il Carrozzone e noi tutti, capitano!” Rispose Bar, senza smettere di inchiodare. “Ma… cos’è quella cosa che stai inchiodando al pennone?” “E’ un fascio di crine di cavallo, capitano!” “E’ a cosa serve?” Sempre più stupito Goz. “E’ l’unico modo che abbiamo per difenderci da lei!” “Lei chi?” “La strega… ha molti nomi… Janara, Vammana…” fissandolo Bar “… e tutto ciò che sta succedendo è causa sua… sta uccidendo l’equipaggio con questa febbre… e si fermerà solo quando ci avrà annientati…” “E’ assurdo, Bar!” Scuotendo il capo Goz. “E dove si trova questa strega?” “Non lo so…” mormorò Bar, guardando il fiume con uno sguardo quasi delirante “… può essere ovunque…” http://www.magicoveneto.it/Padovano/...Oanara-111.jpg |
io non sto delirando dissi a grande voce ho visto da un oblò prima di buttarmi dal carrozzone dei cavalieri armati e ben corazzati poi la visione è sparita dissi ora cosa mi accadrà sto morendo? voglio sapere la verità cosa sta succedendo
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Arrivai al ponte, il vento fresco ossigenò i miei pensieri, camminavo con Rykeira, la quale stringeva la mia mano, ad un tratto sentii una voce familiare e con mia rassicurazione vidi il mio maestro. Egli, teneramente, quasi si inchinò davanti a quella piccola bambina, mi sorpresi di questa tenerezza...."Rykeira, maestro...questo è il suo nome. Avete visto come è bella, ha la bellezza innocente di un bambino, quella più bella che possa esistere."
Fummo subito distratti da un rumore sordo, un vecchio mozzo stava puntando sulla prua una specie di amuleto, una strega? pensai...."Maestro, queste persone sono convinte che in questa barca penso e in questi luoghi aleggino misteriose forze, io sono più che convinta, che tanto più noi crediamo esse ci siano più vengano attirate. La loro paura è fonte di tali disgrazie loro pensino possano avvenire, tali da attirare forze negative". |
Vidi Elisabeth che si trascinava e corsi verso di lei:
<<Che cosa avete fatto??>> Presi una boccetta dalla mia sacca e gliela porsi: <<Bevetela presto vi farà bene!>> Poi fui distratto dal vecchio che parlava della strega.. Io avevo ragione, ma accusare Isolde subito non avrebbe avuto senso allora urlai: <<Dov'è Isolde?>> Tutti mi fissarono.. |
Ciò che nascondeva quel libro era un qualcosa di incredibile: immagini strane, scritte subliminali e finalmente..... il significato di quel crine.
Era deducibile che quel libro contenesse antiche pratiche di paganesimo e occulto. Il latino non era un problema complicato, quindi, era possibile riportare lo scopo del crine e il suo simbolismo. Presi il mio diario e riportai il tutto. |
Alla voce di Daniel mi voltai verso di lui come fossi una sonnambula " Daniel, figlio mio .....la mia mano e' vecchia..la bimba, la sua testa e' avvolta dalle tenebre e dal male, lei deve essere solo un mezzo , e' stata investita da un energia negativa.......che c'e' in questa boccetta, Dio mi sento ubbriaca......Daniel devi fare una cosa importante, prendi questa fiala e danne da bere al boscaiolouna piccola parte, si riprendera' subito.......e nessun'altro morira' o verra' investito dalla malia......aiutato il boscaliolo tutto svanira'......e lascia stare Isolde....vedrai che avremo tutto il tempo per maledire il momento di averla incontrata...." Presi la boccetta che Daniel mi offriva e la mandai giu', sapevo che poco poteva fare....ma mi avrebbe aiutato, ad affrontare la situazione e l' energia di Daniel mi dava forza una forza che non avevo mai provato prima........sentii quindi martellare e guardai l'uomo sul pennone......o mio Dio la caccia alle streghe,Goz non sembrava ancora invaso da strane sensazioni.......ma se la paura si diffondeva per Isolde sarebbe stao molto piu' semplice mettere in atto i suoi piani, " Daniel vai e fai in fretta..."....mi appoggiai al passamano del ponte e osservai Altea con la bimba.........sono sicura che l sua dolcezza fara' miracoli........
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Guardai elisabeth accasciarsi..
<<Non ti lascerò certo qui!>> Schioccai le dita e feci comparire una nuvola su cui appoggiai Elisabeth.. <<Aspettatemi qui..>> Cosi velocissimo verso la satnza del Boscaiolo e dissi: <<Fategli bere questa.. - Mi guardai intorno e urlai- PRESTO!>> |
Mi sembrava di fluttuare tra la vita e la morte....era una dolce sensazione, quasi di oblio, fui poggiata amorevolmente su una coltre di eterea visione e varcai il bosco del silenzio......tutto dormiva e sembrava essere in attesa.....ogni albero si inchinava al mio passaggio.....ogni fiore si apriva emanando un profumo speziato.....sino a quando non vidi il padre di Daniel era li' come se ttendesse il mio arrivo...ed io incominciai a correre correvo senza mai raggiungerlo...metre Isolde apparsa dal nulla uccise l'amata figura...mi destai in preda all'affanno....e cercai di comprendere dove fossi.....
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La governante tentò di farsi forza.
Accennò un lieve e forzato sorriso e baciò teneramente il capo di Chantal. “La Città dei Cieli…” mormorò, accompagnata dal rassicurante rumore della legna che si consumava nel focolare “… si, vi sono Angeli… essa ha quattro porte… ricordo che così recitava un mendicante giunto un giorno a casa mia… io ero una fanciulla e restai incantata dal suo racconto… diceva di essere stato un poeta poi caduto in disgrazia… al seguito di un potente signore, raccontava, aveva visitato contrade e regioni lontane… e mi narrò della Città dei Cieli e delle sue quattro porte… tante quanti sono gli elementi di cui è composto il mondo… e a guardia di quelle porte vi sono quattro cavalieri, simili ad Angeli…” mentre narrava di queste cose, calde lacrime rigavano il volto della governante, impaurita com’era dalla presenza di quei tre fuggiaschi. Chantal ascoltava paziente,di una pazienza volta a smussare le acuminose spigolature di quella notte fatta di paura e sangue mentre la governante disquisiva su quella città fantastica locata nelle nuvole. E ritmata di gemiti e lamenti. Chiuse gli occhi e ricreò nella sua mente le immagini che la donna aveva così minuziosamente decritto. Angeli che armavano cavalieri..questo le era rimasto impresso negli occhi di quella città dei Cieli. Angeli che armano cavalieri..cavalieri simili ad Angeli.. http://www.sightswithin.com/Arthur.H...ir_Galahad.jpg Oh!Come fu tenero al cuore di Chantal quel racconto così delicato e colorito di sogni della governante. Appariva un sogno anche alla ragazza. Lei che aveva sempre saputo essere i cavalieri gli esseri più vicini a Dio,le creature più degne di assimilarsi agli Angeli..lo udiva,ora,in quelle parole insorte nel cuore di una donna saggia e cara. Quel racconto, finemente avvolto in una sindone di incanto e divinità, spezzava le sofferenze di quella notte che non accennava a cedere il passo ai lumi del giorno,pregna com'era,di tenebre e turbamenti.. In quella voce tremante della governante,tuttavia,Chantal aveva colto come un dissapore di chi evoca qualcosa di perduto o molto lontano. Il ricordo di quel poeta disgraziato aveva,forse,riacceso in lei antichi e spenti sogni. La ragazza convenne ascoltare in silenzio,senza domandare cosa procurasse una sì tremolante emozione alla donna nel narrare di quella città del Cieli e del suo cantore. Desiderava solo che la donna lasciasse fluire dalla bocca e dai suoi occhi quei ricordi vissuti con tanta partecipazione e vibrante emozione. Convenne abbandonarsi al dolce evocare di quelle immagini che la governante le proponeva come se davvero l'avesse veduta e attraversata la città dei Cieli. Intanto,la governante,aveva preso ad accarezzare la ragazza teneramente,poggiando la sua mano sul capo di Chantal. Emanava calore il grembo della donna che accoglieva il capo della ragazza,la donna prese a curare i capelli di Chantal,delicatamenti trattenuti da un nastro avorio che si intrecciava ad essi per tutta la lunghezza,essi apparivano morbidi e setosi al palmo della mano della donna che li lisciava come a volerli accomodare e coccolare. Chantal sentì che la governante,a quel racconto,fosse riuscita a rasserenarsi un poco.Lo sentiva attraverso la sua mano che la donna lasciava scivolare sui suoi capelli in modo sicuro e leggero. Per un momento parve che quel sorriso,inizialmente forzato e lieve della governante,si stesse vestendo di franca autenticità e sospirata speranza,e ne fu grata. La ragazza,allora,alzò il capo e posò i suoi occhi in quelli della governante,e vide le sue lacrime scendere come un filo di perle sul volto della donna.Chantal tentò di asciugarle,anzi,raccoglierle con la punta delle dita,le sfiorò piano poggiando i polpastrelli sulla pelle non più giovane della donna,ma che al tatto ancora era morbida e vellutata,sebbene appena increspata dallo scorrere inesorabile del tempo sui suoi anni. Poi,con un gesto inconsueto,stupì la donna fino a strapparle ancora un sorriso,un sorriso di meraviglia e di lieve commozione dinnanzi all'ingenuità della ragazza. Chantal,infatti,poggiate le dita sulle guance della donna aveva lasciato che si impregnassero di quell'umore impalpabile e trasparente e così volatile al flebile calore trasudato dai pori,e piano piano aveva portato le dita umide delle lacrime della donna a poggiarsi sule sue labbra,come se queste volessero schiudersi in un bacio,lasciando che una lacrima della donna le affiorasse alla bocca per assaporarla. E senza mai staccare gli occhi da quelli della donna Chantal accennò a queste parole:"Allora è vero,le lacrime hanno il sapore dei ricordi..Non sono salate,ma dolci come nettare di ambrosia.." La governante,allora,la strinse al seno,come sorpresa da quella ragazza oramai donna che ancora riusciva a destare stupore in lei,pur saggia ed anziana,con i suoi semplici e fanciulleschi atteggiamenti. E sembrò rasserenarsi un momento,inducendo anche in Chantal un sorriso che affiorava con leggerezza alle sue labbra. E in quel momento di tenerezza tra le due si posò la triste realtà di quella notte a smorzarlo. Un lamento.Un sofferto ed agonizzante sibilo.. Ad un tratto Vayvet cominciò a lamentarsi. “Deve essere il delirio causato dalla febbre…” fissandolo la governante. “No!” Saltò su all’improvviso il ferito. Si guardava intorno ansimando. Fissò le due donne: prima la governante, poi Chantal. Un attimo dopo cadde di nuovo addormentato. Chantal annuì alle parole della governante. Sì,doveva essere a causa della febbre indotta da una ferita che,probabilmente,stava divenendo purulenta e infiammata. Tuttavia il cuore di Chantal si strinse nella morsa della pena. E nel sentirsi gli occhi di quel fuggiasco addosso la aveva indotta a credere che quell'uomo potesse essere persino pentito di ciò che aveva,inesorabilmente,procurato alle due donne. Quell'uomo,lì,accanto al fuoco,sdraiato,con un pugnale che gli pendeva di fianco ed ancora la catenina con l'effige dellaVvergine stretta nella mano serrata a pugno,pur malvagio,forse,non sarebbe stato in grado di ledere o fendere neppure l'aria col suo respiro per quanto fosse provato e vinto dalle sue stesse miserie. Si,Chantal riteneva il confidare degli uomini nella forza del ferro e dell'uso della violenza una debolezza che rendesse l'uomo ancorato alle sue miserie. Ma ora era ferito quell'uomo,non più carnefice ai suoi occhi,ma fragile vittima di una sorte avversa. Chantal lo udì lamentarsi e si voltò verso di lui,poi guardò la governante in cerca di un segno che le infondesse coraggio. Le due si compresero anche senza parlare e gli occhi della governante le avevano dato quell'approvazione che Chantal aveva ricercato nel suo sguardo pur senza proferire parola alcuna. Allora la ragazza si staccò dal grembo della donna,ed andò a prendere posto vicino al moribondo. Si inginocchiò dietro di lui,sollevando appena la testa del f e poggiandola sulle sue ginocchia dove Chantal aveva ripiegato più volte l'orlo della sua lunga camicia perchè il capo dell'uomo affondasse nella freschezza del lino della sua veste. L'uomo aveva la fronte calda e madida di sudore,anche i suoi capelli erano umidi,sebbene vigorosi,e l'uomo tremava sotto l'alta temperatura corporea che scuoteva i suoi muscoli percuotendoli dalle tempie fino al collo,poi alle spalle,infine alle braccia,percuotendo tutto il suo corpo. E Chantal lo percorreva con gli occhi,attraversando la sua figura massiccia e ben tornita da muscolo a muscolo. Gli poggiò un momento le mani con le sue palme sul petto,lasciando che le maniche della sua camicia facessero da fresco lembo di tessuto asciutto sulla pelle dell'uomo umida e calda,penetrò con esse sotto la vestaglia dalla quale era riparato senza scoprirlo per non raffreddarlo.Il petto dell'uomo era ansimante,e si scuoteva con violenza sotto i brividi e attraversato dagli affannosi e sofferti respiri. Chantal potè anche apprezzare i contorni della ferita con la punta delle dita,era molto calda,lievemente imbevuta,lo percepiva da sopra la benda di fortuna utilizzata per fasciarla. Le mani risalirono poi dal petto al collo dell'uomo.Qui,Chantal aveva imparato ad apprezzare la frequenza dei battiti cardiaci,tastò lievemente i muscoli del collo fino a che riuscì a percepire nel varco tra essi le carotidi sotto le sue dita,ed ascoltò.Ascoltò trattenendo il respiro i battiti che attraversavano il flusso delle arterie,si accorse del loro susseguirsi con una velicità tale che non lasciava dubbi ad una ipertermia febbrile. Ma sapeva che solo lui,con le sue forze,avrebbe potuto superare quella notte che lo vedeva tanto provato. Solo lui ed il suo robusto fisico. Nè lei,nè la governante potevano nulla se non confidare in Dio e nella robustezza di quel corpo di maschio adulto ed allenato alla lotta.Almeno,era quello che appariva scrutando il suo fisico ben tornito. Chantal cercò un momento lo sguardo della governante che se ne stava adagiata ancora sulla pietra accanto al camino a scrutare i movimenti della ragazza,questa annuì col capo,come in un cenno di approvazione a come stava agendo. In fondo,Chantal faceva tenerezza alla governante che la guardava in ogni suo movimento in quella situazione così inusuale. E Chantal si rincuorò a sapere d'essere assecondata. Allora la ragazza portò le sue mani dal collo alle tempie dell'uomo,con esse asciugò il sudore,strofinando piano la fronte,poi lasciò che si posassero e a lungo ancora sulle tempie,cercando di costringerle nelle sue palme affinchè pulsassero con minor violenza e consentissero qualche momento di sollievo all'uomo. Questi si era abbandonato al sonno,pur delirando,pur in uno stato di incoscienza. Eppure,Chantal sussurrò qualcosa muovendo appena le labbra,accennò ad una dolce e vecchia canzone che le cantavano sempre quando da bambina si ammalava,una canzone di antichi sapori. Una canzone lei cui strofe accoglievano gesti di amore e di coraggio di donne che vegliavano sui cavalieri alla guerra,e che forgiavano le loro armi nella pietà e nelle acque di fiori.. "C'era un giardino incantato.. dai fiori nascevano spade d'amore e di petà eran forgiate e come creature di acque di fiori innaffiate." Chantal amava quella canzone,ed era cresciuta desiderando di emulare quelle donne che si ponevano a fautrici di virtù di grazia e miserricordia da infondere nel braccio dei cavalieri erranti.. I cavalieri erranti.. Ancora una volta si interrogò cosa potesse accomunare quel fuggitivo ad un cavaliere. Niente,forse.O forse tutto.Erano uomini entrambi.Uomini dal braccio armato. E Chantal avrebbe desiderato armare il braccio di quell'uomo di misericordia. Ma non le importava ricercare una risposta o delle similitudini,ora le interessava che quell'uomo,in un modo o in un altro,superasse la notte e vivesse. E Chantal aveva visto quella canzone sempre un po' magica,capace di suscitare buoni principi e soprattutto,capace di farle vedere in ogni uomo le virtù divine per i quali era stato creato e destinato. Cantava per lui,per rasserenarlo,ma anche per se stessa,per riuscire a guardarlo con gli occhi del perdono dopo tutto. Forse,Chantal,voleva che quelle immagini a lei tanto care entrassero nella mente di quell'uomo e lo inducessero a non compiere più malvagità,rinnegando di spargere sangue senza pietà. Così,intonava sottovoce,con un tono appena udibile e percepibile solo da chi le era così vicino,solo da quell'uomo delirante e moribondo,il susseguirsi delle strofe che ancora riuscivano a suggestionarla fino a vedere animarsi le donne di cui ella stessa andava,ora,cantando.. http://www.sightswithin.com/Thomas.W...g/The_Days.jpg E mentre ne icordava le parole anche lei andava acquietandosi,lenendo il male che le procuravano quei concitati momenti. E la governante sentì il suo spirito placarsi,sebbene fosse ancora irrequieta e preoccupata. Intanto..l'attesa andava consumandosi piano tra i fremiti del cuore delle due donne e gli affannosi respiri di quell'uomo sofferente e delirante. |
Daniel entrò di corsa nella cabina dove si trovava Cavaliere25.
All’agitazione del giovane apprendista mago, Jovinus lo fissò turbato. “Perché arrivi qui gridando?” Alzandosi e avvicinandosi verso Daniel. “Questo ragazzo è molto malato” indicando il boscaiolo “e ha bisogno di riposo. Cosa agiti nella tua mano?” Fissando la fiala che aveva il mago. In quel momento un uomo dell’equipaggio entrò nella cabina. “Frate…” rivolgendosi a Jovinus “… come sta il boscaiolo?” “Non bene, buonuomo…” rispose Jovinus. “Purtroppo…” mormorò l’uomo “… anche l’ultimo dei marinai colpito da questa febbre è morto… è morto un’ora fa… cinque uomini uccisi… ormai è rimasto in vita solo questo povero boscaiolo, fra quelli che hanno contratto questa febbre…” |
I colpi di Bar contro il pennone, per inchiodare quella coda di crine, sembravano come scandire un lungo ed inesorabile conto alla rovescia.
Quei colpi destarono Elisabeth da quella veglia e dalle visioni che essa aveva procurato alla maga. Il Carrozzone scivolava apparentemente tranquillo sulle calme e calde acque del Calars. “Insomma, Bar!” Visibilmente seccato Goz. “Perché diffondere questa superstizione a bordo?” “Superstizione?” Fissandolo il vecchio marinaio. “Capitano aprite gli occhi! Alcuni uomini sono morti a causa di una misteriosa e letale febbre! E solo perché si sono tuffati nelle acque di questo fiume! E poi, diteci… dove stiamo andando? Dove ci sta conducendo questo viaggio?” “Bar, cosa ti prende?” “Capitano, c’è qualcosa di oscuro!” Esclamò Bar. “Qualcosa che ci sta seguendo, o che forse è già su questa nave!” “Stai solamente diffondendo il panico a bordo.” “Il capitano Goz ha ragione.” Intervenendo Lainus. “Capisco che siete uomini di mare e che avete a che fare con tutta una serie di tradizioni e leggende legate alla navigazione, ma tutto questo è ridicolo! Probabilmente le acque del Calars in questo punto sono avvelenate a causa di qualche palude o stagno! Non c’è nessuna stregoneria!” Si voltò poi verso Altea. “Forse sarà meglio portare dentro la piccola Rykeira, milady… è meglio che non ascolti questi discorsi…” Il maestro si voltò allora verso Rykeira, ma rimase stupito da ciò che vide: accanto ad Altea non vi era più una bambina, ma una fanciulla di qualche anno più grande. http://file051.bebo.com/2/large/2010...697281499l.jpg |
Parsifal lesse ed annotò ogni cosa.
Nel libro era riportato un dialogo tra un frate di nome Isoleno ed un novizio: NOVIZIO: “Sono pratiche pagane e lontane dai lumi della ragione…” ISOLENO: “Figliolo... esistono pratiche oscure, rituali remoti eppure ancora vivi ed efficaci...” NOVIZIO: “La Fede non illumina solo la verità e ciò che esiste realmente?” ISOLENO: “Si, ma la Fece non nega l’esistenza di ciò che ci circonda…” NOVIZIO: “Il paganesimo non è falso e bugiardo?” ISOLENO: “Si, il paganesimo si... ma le forze del Male sono reali come lo siamo io e te in questo momento, figliolo...” NOVIZIO: “Perché Dio permette al Male di esistere?” ISOLENO: “Dio non crea il Male... esso nasce da solo... il Male è la negazione della Divina Volontà, figliolo...” NOVIZIO: “Non comprendo...” ISOLENO: “Un giorno comprenderai... questa è la perfezione del Creato... essa è il Bene e andare contro le sue leggi genera il Male...” NOVIZIO: “E come difenderci dal Male?” ISOLENO: “Riconoscendolo… ricordi la casa di quei contadini? Le capre sgozzate, le galline mutilate e i cavalli stremati come se avessero corso per tutta la notte? Rammenti cosa ho fatto ieri sera? Seguimi...” NOVIZIO: “Il crine di cavallo che avete inchiodato sulla porta della loro casa... perché ora è intrecciato?” ISOLENO: “Quel crine ha salvato quella gente… la bestia non è entrata nella loro casa stanotte… ha impiegato tutta la notte per intrecciare il crine e con l’albeggiare è poi fuggita via…” NOVIZIO: “Che storia è questa? Quel crine è forse magico?” ISOLENO: “Ti ho detto, figliolo… vi sono oscure tradizioni… antiche quanto il mondo…” http://noidinapoli.files.wordpress.c...anara_blog.jpg |
Chantal e la governante fissavano quell’uomo, tra le mille inquietudini della notte.
Ad un tratto un rumore proveniente da fuori. “Forse…” mormorò la governante “… forse è tuo padre…” Sulla porta apparve allora una figura. “Una di voi due venga qui…” disse Monty “… presto…” La governante ebbe un attimo di paura. “Avanti, non aver paura…” sbuffò l’uomo “… allora vieni tu… su, non ti accadrà nulla…” rivolgendosi a Chantal “… devi spiegarmi una cosa di questa casa… per meglio sorvegliarla…” spiegò Monty “… avanti, vieni e non farmi perdere tempo…” fissò poi la governante “… tu resta qui e bada che al capo non accada nulla…” Vayvet, infatti, era ancora addormentato. |
Quel ricordo... quel ricordo scivolò tra i miei pensieri senza alcun preavviso e mi si impigliò sul cuore... sorrisi tra me e me...
“...un giorno, quando sarò un cavaliere ricco di fama e onori, avrò per me questo luogo... si, difendendolo da chiunque ne avanzi pretese...” Quanto tempo era passato... e tante, forse troppe, cose erano successe... eppure i suoi occhi, di quell’azzurro intenso, erano più che mai chiari e vividi nella mia mente... le sue parole, la sua voce e quel suo consueto tono tra il serio e il canzonatorio continuavano ad accarezzare spesso i miei pensieri... “...difendendolo da chiunque ne avanzi pretese...” Sospirai... se fossimo stati in una di quelle cavalleresche storie, quelle che quel mio ramingo fratello amava leggere e raccontare da ragazzo, non avrei avuto da preoccuparmi... in una di quelle storie egli sarebbe di certo tornato ed io non mi sarei più sentita tanto sola come in quel momento... Avevo sempre creduto in quelle storie, anche se lui sosteneva il contrario... la mia fiducia era sempre stata totale e incrollabile... E improvvisamente un altro lontano ricordo fece breccia tra i miei pensieri... L’aria fredda e limpida del primo mattino bagnava ogni cosa di un candore quasi irreale, ad ogni passo l’erba quasi congelata scricchiolava sotto i miei piedi, le mie mani erano ben strette dentro il manicotto. In pochi minuti giunsi sulle sponde del lago... ma c’era già qualcuno lì... “Maestro!” esclamai, vagamente sorpresa. L’uomo, al suono della mia voce, sussultò. “Talia...” disse, voltandosi a guardarmi di scatto come chi è appena stato destato da lontani pensieri “Che cosa ci fai qui?” Lo osservai per un istante... aveva gli occhi innaturalmente lucidi e un tono di voce fin troppo basso, mi aveva guardata per appena un attimo e subito si era voltato di nuovo a scrutare l’acqua limpidissima... “Beh... potrei fare la stessa domanda, suppongo!” risposi, andando a sedermi vicino a lui. L’uomo non rispose, limitandosi ad un leggero movimento della testa. “Sei triste, Maestro?” domandai dopo qualche istante. Per qualche minuto l’uomo non si mosse e non parlò, poi lentamente... “Sai, Talia...” iniziò a dire “Io credevo di far bene qui... ogni cosa che ho fatto, io l’ho fatta per voi... per te e per i tuoi fratelli... premiando i più meritevoli e punendo ogni atto di ribellione, credevo di essere nel giusto... E invece ora capisco di aver sbagliato tutto!” Sospirai... le immagini del giorno precedente, il giorno nel quale quel mio fratello era partito, erano ancora ben vivide nella mia mente... “E così sei rimasto qui al lago tutta la notte...” mormorai. “A pensare!” rispose. “A pensare a...” “A lui!” mi interruppe il maestro “Si!” Sospirò, e i suoi occhi si fecero più cupi... rimase in silenzio per qualche momento, poi riprese: “Lui è sempre stato il più ribelle tra i miei figli... ogni giorno aveva mille idee stravaganti e non temeva di metterle in pratica... era bravo, certo... capace... eppure non sfruttava le doti che possedeva, sembrava non gliene importasse nulla... per questo spesso lo punivo: desideravo solo che smettesse di essere un bambino e che diventasse un uomo... desideravo insegnargli tutto ciò che sapevo... pensavo che sarebbe potuto diventare grande... il più grande, forse! Ed invece... invece così l’ho solo fatto fuggire! Non l’ho mai capito. Non ho mai fatto il pur minimo sforzo per capirlo ed ora è tardi... mi odia, odia questo posto... l’ho perduto! Ed ho fallito il mio compito.” Rimasi a lungo in silenzio, osservando il profilo dell’uomo che mi stava accanto... e per la prima volta compresi quanto immenso bene doveva aver voluto a quel mio fratello ribelle... per la prima volta compresi quanto doveva aver sofferto per la sua partenza... e compresi anche quanto è facile dimenticare, nell’ora della disperazione, ciò che noi stessi si è insegnato. “Ma tu, Maestro, non hai fallito il tuo compito...” dissi, dopo qualche momento di silenzio “Lui oggi se n’è andato, certo... ma tu hai ancora il tuo compito da assolvere... il compito di aspettare, come il padre del figlio prodigo e come ogni padre... Vedi, Maestro... io non credo che ti sia mai stato chiesto di impedire ai tuoi figli di fuggire, ma ciò che ti è stato chiesto è di preparare loro la via del ritorno.” Quando la mia voce si spense l’uomo rimase immobile per qualche momento... poi si voltò a guardarmi e sorrise. Citazione:
Voltai appena la testa e lo osservai un momento... “Non lo so...” mormorai “C’è ben poco che possiamo fare da soli, temo... Scriverò al Vescovo, intanto!” |
Ciò che uscì fuori da quella traduzione sembrava il presagio di un'eterna lotta tra il Bene e il Male che perdura da secoli..... il paganesimo ha contribuito a salvare delle vite..... ma il Male è sempre in agguato.
Il paganesimo viene visto come una religione infima e malvagia, ma per dei contadini.....in particolare quelli, è stata un'ancora di salvezza. Il mistero del crine era stato svelato, una bestia immonda lo ha creato e la stessa lo conserverà come una maledizione poichè non è riuscita a concludere il suo rito. Era tempo di tornare dal mio Maestro ma prima di andar via volevo continuare a leggere quel libro, forse conteneva qualcosa di ancora più interessante..... mi sarebbe piaciuto tenerlo ma non credo che possa essere allontanato da quel sacro luogo. Pensaì, e mi posi questo quesito: "Quale è il filo sottile che lega la realtà del Bene a quella del Male?"..... Se lo si scoprisse, l'uomo sarebbe in grado di scegliere la retta via?..... Non credo...., siamo esseri imperfetti ma non è detto che io non possa farlo. Mi decisi, avreì chiesto al frate se avessi potuto studiare quel libro, con il giuramento di riportarlo indietro una volta concluso il mio viaggio. |
Il maestro stava guardando verso di me con un moto di terrore "Maestro, ma che vi succede?", egli puntava il dito verso la bimba senza riuscire a proferire parola, mi girai per guardarla e stupita mi volta verso il maestro "Ma che succede?Mi sembra che la nostra piccola milady non abbia nulla di strano". Più di qualcuno guardava la piccola bimba spaventato, e non riuscivo a capirne il motivo, era una bimba...normale.
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E' colpa mia dissi se i marinai che sono scesi in acqua con me sono morti la colpa è mia continuai a dire ed è giusto che anche io muoia come sono morti loro non sono degno di vivere e rimasi fermo senza un fiato
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Schiocchi Frati perchè non capiscono? pensai..
<<Sta per morire dategli questa benedetta boccetta!>> Dissi sgolandimi.. |
Vagavo ormai tra la vita e la morte.....tra il mondo degli uomini e quelli dei defunti....tra il mondo visibile e quelloo invisibile, mi alzai da terra riprendendo piano piano l'equilibrio, la voce di Goz era forte ed irritata....speravo sinceramente che Daniel avesse personalmente dato parte della fiala al boscaiolo..avevo la necessita' di avere il resto, intanto mi avvicinai a Goz..." Qualcosa vi sta sfuggendo di mano, il viaggio sta diventando....una storia strana, vero Goz?.....le avventure sono sempre una cosa stupenda e qui devo dire che i vostri ospiti saranno esauditi......vi ho detto che il Carrozzone e vostro ma non le acque che state navigando......imi spiace per i vostri uomini, ma non avrebbero dovuto immergersi....dove' Isolde, Goz...l'avete persa di vista ?.....anche questo potrebbe costarvi caro, e se devo dirvela tutta i vostri uomini incominciano a vedere le loro stesse paure prendere forma, cercate di non perdere la loro fiducia.....sarebbe una rovina"...Rimasi a guardare gli occhi di Goz.....due pozze...scure dove leggere la fine diventava angoscioso..
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Ad un tratto alcuni dei ragazzi raggiunsero Talia e gli altri due che erano con lei.
Il signorotto e i suoi sgherri erano appena andati via, ma qualcos’altro sembrava averli turbati. “Presto, venite a vedere!” “Cosa succede?” Domandò uno dei due fratelli che erano con Talia. Ma gli altri non risposero nulla e due di loro presero Talia per mano. “C’è un demone nel giardino del Casale!” Agitato uno di quelli. “Presto, venite a vedere!” Talia e gli altri due furono così trascinati nel giardino. Una superba fiera, di grossa taglia e fogge vigorose, col manto chiazzato giallastro e screziato di nero, stava distesa fra i cespugli, leccandosi le poderose zampe. Accortasi di loro, la feroce belva cominciò a fissarli con i suoi occhi fiammeggianti, restando tuttavia immobile. I ragazzi fissavano quell’incredibile animale senza emettere nemmeno un alito. Quella visione sembrava averli rapiti; paura mista a meraviglia avvertivano per quella belva che mai avevano visto. “Il…” mormorò uno di loro “… il maestro una volta ci… ci parò dell’Oriente e delle sue meraviglie… di… di uomini dalla pelle bruna e di una terra fertile a forma e immagine di una mezza Luna…” “Non…” lo richiamò uno dei suoi fratelli “… non fissarla in quel modo… finirà col comprendere che… che parli di lei…” “La…” intervenne un terzo “… la stiamo… fissando tutti…” “Forse è davvero un demone…” singhiozzando un altro ancora “… forse se raggiungiamo il Tempio saremo al sicuro…” “Non è un demone…” riprese il primo che fra loro aveva parlato “… almeno credo… il maestro, vi dicevo… una volta mi parò dell’Oriente… e dopo la terra della Mezzaluna… narrava il maestro… dopo di quella, vi è un’altra terra… una terra da cui spunta il Sole ogni giorno… laggiù la gente ha la pelle gialla e vivono numerosi animali a noi sconosciuti… e il maestro mi parlò di un formidabile predatore… che gli uomini del posto chiamano mangiatrice d’uomini…” “Cosa diavolo c’entra tutto questo?” Domandò uno dei suoi fratelli. “Il predatore del racconto del maestro… si, ecco… era in tutto e per tutto simile a questa belva…” “Ehi, ragazzi!” Urlò all’improvviso uno dei fratelli che non era con loro, facendoli saltare tutti su per lo spavento. “Ehi, siete qui!” Arrivando di corsa. Ma un attimo dopo, davanti a quell’incredibile felino, anche lui restò pietrificato come gli altri. “Cosa diavolo urli!” Lo riprese a bassa voce uno dei fratelli. Ma il nuovo arrivato sembrava aver smarrito la parola. “Allora, cosa dicevi mentre correvi qui?” Chiese quello che l’aveva richiamato. “Avanti, cosa dicevi?” “C…” balbettò il nuovo arrivato “… c’è… c’è uno… c’è uno straniero davanti… davanti alla tomba del maestro…” http://www.cruzo.net/user/images/k/5...d8dd6_1000.jpg |
“Normale?” Ripeté Lainus fissando Altea. “L’avete vista? Non c’è più quella bambina!”
“Cosa succede?” Domandò la fanciulla ad Altea. Lainus la fissava con un moto di terrore. “Non mi vuoi più bene, Altea?” Fece la ragazza. “Chi sei tu?” Chiese Lainus alla fanciulla. “Non mi riconosci?” Fissandolo lei. “Sono Rykeira…” Tutto l’equipaggio sul ponte si avvicinò a loro. “Cosa succede?” Domandò Goz. “Dice di essere Rykeira…” disse Lainus “… ma è impossibile…” “Ovvio!” Esclamò Goz. “Rykeira è una bambina… questa è un’adolescente!” “Avete visto, capitano!” Urlò Bar. “E’ lei la strega!” Tra l’equipaggio si diffuse il panico. “Dobbiamo buttarla in acqua!” Inferocito Bar. “Si, morte alla strega!” Gridò l’equipaggio. “Ho paura…” fece la ragazza che diceva di chiamarsi Rykeira, stringendosi ad Altea. “Sembra che abbiano trovato un’altra potenziale strega…” ridendo Isolde ed avvicinandosi ad Elisabeth, che era poco lontana da loro. |
Visto che nessuno si decideva a rispondermi infilai metà fiala in gola a cavaliere25 e uscii subito fuori.. C'era un macello.. Volevano buttare in mano la bambina.. Che non c'entrava niente.. Isolde stava importunando la bambina.. Corsi da Elisabeth e le infilai l'altra metà in gola.. E dissi a Isolde:
<<Strega mi devi ancora trasformare in un maiale? Sto aspettando!>> Poi corsi dalla bambina e mi misi tra lei e la folla e urlai: <<NON è UNA STREGA! Ma è possibile che non sapete distinguere una strega quando la vedete?>> Avevo il fiatone.. Quel viaggio si stava rivelando un inferno.. |
Adolescente?? Il maestro aveva il viso pallido di terrore e sudava, sentivo quella voce "Non mi vuoi più bene Altea?" e gli uomini del Carrozzone addossarsi contro lei, puntandole il dito e accusandola di stregoneria, di volerla uccidere. Ad un tratto la vidi...Rikeyra era una adolescente. Deglutii...cose strane stanno accadendo, ma tutto era possibile in questo Carrozzone.
La ragazza mi guardava spaventata e si attaccò alle mie braccia, la presi per mano "Volete gettarla in mare? Allora getterete in acqua pure me. D'altronde di che vi meravigliate, non era il Carrozzone delle Meraviglie questo, dovevano accadere cose mai viste...e io mi sono imbarcata qui proprio per vederle". Mi misi davanti a Rykeira per difenderla. Ad un tratto il ragazzo che era sempre vicino a lady Elisabeth, arrivò pure a difendere la ragazzina. "Fatevi da parte" gli dissi "se butteranno in acqua loro la seguirò pure io". |
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