![]() |
Reas annuì a quelle parole di Elisabeth.
E un attimo dopo ritornarono tutti nella stanza dove il capitano aveva riposato senza conoscenza a causa del veleno. E su un tavolino trovarono una boccetta. “Deve essere questo...” disse Reas “... si, è con questo antidoto che il monaco mi ha salvato...” “Milady...” rivolgendosi Cristansen ad Elisabeth... voi avete parlato del Fiore di Tylesia poco fa... avete giustamente detto che tutti lo cercano, ma poi avete sbagliato a dubitare della sua esistenza... quel Fiore si trova chissà dove a Tylesia... se così non fosse, la Lacrima di Cristo non sarebbe giunta per portarselo via...” “Perdonatemi...” prendendo la parola Reas “... ma credo che dovremmo tentare di capire cosa sta succedendo... i cigni, dove sono finiti? E soprattutto... chi ha ucciso il monaco? E perchè? Forse per derubarlo? E di cosa poi? Dei cigni, forse? E perchè l'assassino non ha ucciso anche me, approfittando della mia impossibilità a difendervi, visto lo stato in cui mi trovavo?” |
Guisgard fissò prima Talia, poi la chiesa.
“No, affatto...” disse alla ragazza “... la chiesa sembrava nel pieno della sua costruzione e l'odore della malta, dello stucco e della pittura era ancora molto forte... nelle navate laterali, poi, c'erano ancora le impalcature che salivano fino alle arcate... e poi, se rammenti, il maestro dei ritratti è sparito in quella botola, dicendoci che aveva altri lavori da compiere nella cripta...” “Ma di cosa state parlando?” Fissandoli il contadino. “Quella chiesa è come se fosse abbandonata!” Guisgard tornò a guardare Talia, per poi, dopo alcuni istanti, scuotere con decisione il capo. “Abbiamo la possibilità di dare una risposta a tutti i nostri dubbi...” mormorò “... basta tornare in quella chiesa... e voi verrete con noi.” Rivolgendosi poi al contadino. “Io?” Stupito questi. “Non ci pensa affatto a scendere da quest'albero! Non con quella bestiaccia ancora in libertà!” Indicando Sheylon, che nel frattempo si era accucciato accanto a Peogora e a Luthien. “Non siate ridicolo!” Esclamò il cavaliere. “La mia tigre neanche si ricorda più di voi!” E prendendolo per una gamba, lo tirò giù dall'albero. “Ma che modi sono questi!” Gridò il contadino. “Cosa diamine volete da me?” “Condurvi con noi in quella chiesa.” Disse Guisgard. “Giammai!” Esclamò il villano. “Ho i miei affari a cui badare!” “Come volete...” fece Guisgard, prendendo poi la mano di Talia “... vi lasciamo allora in compagnia della nostra tigre...” e si avviarono verso la chiesa. A quelle parole, Sheylon alzò la testa e fissò i tre. “Accidenti...” mormorò il contadino, per poi seguire i due fino al portico del sacro edificio. La porta era però chiusa e allora Guisgard decise di aprirla da sé. Estrasse il suo pugnale e sbloccò la serratura. Aprì così la porta e i tre si ritrovarono all'interno della chiesa. Talia era appena entrata, quando udì dei rumori alla sua sinistra. Provenivano dal confessionale che stava nella navata. E da esso uscì una figura, altera, solenne e nello stesso tempo avvolta da una mistica inquietudine. Un velo celava il suo volto e nelle mani stringeva un Rosario. Un attimo durò quella visione. Poi Talia avvertì la mano di Guisgard stringersi, per un momento, con ancora più forza attorno alla sua, destandola definitivamente da quell'apparizione. |
non so se suonarlo ancora devo vedere cosa succede se si avvicinano alla città do l'allarme immediato io li ho avvertiti ma non mi hanno creduto
|
Odorai la boccetta era un odore strano...speziato, non era un antitodo....il Monaco non avrebbe mai ucciso Reas voleva solo mandarmi a Tyleisa e dovevo andarci senza Reas...." Ci sono cose Reas che non si possono spiegare.....cose che vanno oltre la nostra immaginazione, Il Monaco e' una figura importante e non voleva uccidervi....era morte apparente la vostra e chi lo ha ucciso....ha creduto che voi foste agonizzante, pensava che foste morto di li' a poco....i cigni da soli...non sono andati da nessuna parte, e non so se chi ha ucciso il monaco fosse interessato a quei due volatili cosi' come siamo interessati noi............Il Fiore di Tylesia e la Lacrima di Cristo....pensate Messer Cristansen che io non creda alla sua esistenza ?.....ebbene...il fiore esiste ma non nella forma in cui noi lo cerchiamo........ci sono cose che nascono e vivono sotto i nostri occhi eppure siamo cosi' ciechi che non riusciamo a vederli.......solo chi ama quel fiore come nessuno mai ha saputo cose' l'amore...solo chi ha bandito l'Amore da ogni cosa..potrebbe riconoscere quel fiore.....non c'e' piu' nulla che possimao fare in questo luogo...chi ha ucciso il monaco ha qualche giorno di vantaggio rispetto a noi e noi non abbiamo nessuna idea di chi potesse essere o dove fosse diretto........"...guardai a terra..come a cercare qualcosa che mi era sfuggita.......e vidi a terra una piuma bianca...e poi un'altra..." Guardate....forse i cigni ci stanno lasciando una traccia...".....incominciai cosi' a seguire quelle tracce
|
"Maestà..allora voi pensate che quello sia un Regno da emulare e prendere ad esempio?" scossi il capo "che volete vi racconti di questo posto, io non sono originaria di quel Regno, si chiama Tylesia...è come un regno delle Favole dove il lusso e la bellezza sono padroni, non si può narrare quanto sia bello quel regno con le parole, ma di tanta bellezza splende esteriormente di tanta pochezza di animo splende interiormente.
Ivi vi regna una Regina, di nome, Destefya..e ciò che non capisco è come mai avendo una ottima guardia Reale abbia assoldato secondo me una specie di mecenari chiamati i Cavalieri del Tulipano, che compiono numerose angherie..io stessa ne fui vittima. Un giorno, mi trovai a camminare per la città in mezzo al popolo, era triste vedere come ai bimbi veniva vietato da una madre di non giocare a giochi come cavalieri che lottavano per dame e non si possano dare libero sfogo ai propri sentimenti...e voi permettereste questo al vostro popolo? Ma tanto, come ho detto, i vostri tormenti del Cuore non cesserebbero" sospirai e fissavo il re che continuava ad ascoltare, egli dimostrava una profonda tristezza e amarezza..ed era pure molto angosciante tutto questo.."Certo, maestà in questo Regno è celato un segreto...un Fiore che ancora non ho capito dove si trovi e che significhi, la Regina stessa un giorno mi stava quasi dicendo dove si trovasse..quando Tylesia fu vittima di uno degli ennesimi incendi o attentati dei suoi nemici..ma questa è un'altra storia, che penso poco possa interessarvi. Invece, maestà, vorrei darvi un consiglio...da persona anche del popolo, da persona che forse non ne ha il diritto. Il distacco che vi è fra voi e vostra moglie può essere riemarginato..vostra moglie si sente sola, per ciò che successe al principino". Stavolta mi avvicinai al Re poichè era un discorso molto serio "Per una madre non vi è cosa peggiore, vedere il proprio figlio in quelle condizioni, non poter correre e insegnarli la vita, quasi darebbe la vita in cambio della sua..e per lady Armelia l'unico appiglio è rimasta..la Fede. Poichè Iddio è l'Unico che ascolta le sue angoscie, non pensate che dovreste essere voi quello ad ascoltarla? In questo modo potrete anche cercare di capire cosa fare con il vostro erede e se trovassimo una soluzione sono certa tra voi tutto tornerebbe come prima e sarete felici...come nel finale delle migliori Favole. Mi raccontate cosa è successo al piccolo principe, magari io e Fyellon possiamo aiutarvi e non dovrete strapparvi il cuore per non soffrire" dissi con un sorriso che non era derisorio ma di comprensione e coraggio. |
La sagoma interruppe la corsa innanzi ad un cunicolo.....era alquanto angusto da poter riuscire facilmente ad aggirarlo, bisognava agire con cautela.
Lo osservaì per potervi trovare una soluzione, ma improvvisamente la mia attenzione venne catturata da alcune voci che si levavano dal lato opposto.....poggiaì l'orecchio per sentire se potevo riconoscere qualcuna di quelle..... Forse.....Lilith era tra quelle......ero molto preoccupato, non eravamo mai stati separati per molto. Avevo paura che quei manigoldi erano riusciti a raggirarla. |
"Non me ne andrò" dissi a quelle ragazze "finchè non sarete tutte libere. Come si rompono queste catene? Sembrano resistentissime. Nemmeno un'ascia potrebbe scheggiarle. Ci deve essere un modo per liberarvi, non posso lasciarvi qui a morire!" Mentre pensavo a come poter trovare un'arma per rompere le catene, mi venne in mente che avrei potuto usare un incantesimo. Ne conoscevo vari per liberare qualcuno dalle catene, ma in quel caso ne serviva uno davvero potente. Come diceva sempre la mia nonna, gli incantesimi migliori erano sempre quelli ideati dagli avi dei druidi. Erano incantesimi in lingua celtica antica, molto diversa da quella corrente e le pronunce erano fondamentali quanto la concentrazione.
Mi resi conto, però, che non avrei avuto abbastanza energia per pronunciare così tanti incantesimi da liberare tutte le ragazze. Avevo la forza sufficiente per pronunciarne soltanto uno. "Conosco un incantesimo" dissi io "che riuscirà a liberare solo una di voi, poichè servono molte energie per pronunciarne numerosi ed io non sono sufficientemente forte. Una di voi verrà liberata e mi aiuterà a trovare un modo per rompere queste catene. Una volta trovato, torneremo qua e sarete finalmente libere." |
Cavaliere25 scrutò l'orizzonte e di nuovo vide quel misterioso movimento.
Si spostava attraverso la selva, avvicinandosi sempre più alla città. Ad un tratto il boscaiolo notò qualcosa di ancor più strano. Era un misterioso cavaliere, in groppa al suo cavallo, che fissava l'orizzonte da uno spuntone di roccia che emergeva dalla selva. All'improvviso quel cavaliere suonò il suo corno e dalla vegetazione si alzarono in volo diversi uccelli, che poi presero a dirigersi verso le mura di Tylesia. E quando furono abbastanza vicini, Cavaliere25 capì che si trattava di avvoltoi. |
“Un giorno” disse Cristansen ad Elisabeth “vi narrerò di quel Fiore. Si, un giorno.”
Poi, tutti loro, cominciarono a seguire quelle piume disseminate a terra. Quelle tracce li condussero così fino in cima al campanile del monastero, davanti ad una porta chiusa. “Credo” fece Cristansen “che questa porta dia alle campane.” “Si, ma è chiusa dall'interno.” Disse Reas, tentando di aprirla. “Ma è bloccata... e non riesco ad aprirla...” Ad un tratto si udirono dei rumori provenire dall'altra parte della porta. Erano rumori di passi. Poi si udì anche la voce di una bambina. |
“E' una storia” disse Acerno ad Altea “di quelle tanto brutte da non volerle mai raccontare, né tanto meno ascoltare... eravamo una famiglia felice... poi un giorno, un maledetto serpente ha morso nostro figlio... il piccolo cadde subito in un sonno non troppo diverso dalla morte e tutto mutò... mia moglie cominciò a diventare fredda e distaccata, quasi insensibile e indifferente... fino a non voler farsi toccare più da me... e da quel momento ha deciso di dormire in un altro letto, senza farmi più avvicinare a lei... ecco, questa è la nostra squallida storia... forse hanno ragione i miei funzionari... dovrei ripudiarla... e magari riempire poi il mio castello di tante bellissime e sensuali schiave... si, questo dovrei fare!” E lanciò una pietra nel fiume.
Fissò poi di nuovo Altea. “In fondo” mormorò “comincio ad invidiare non poco quel regno... Tylesia è il suo nome, vero? Si, vivere senza più l'amore e i suoi tormenti... e dedicarsi solo ai piaceri della vita...” |
Parsifal avvicinò l'orecchio al cunicolo, per tentare di comprendere cosa dicessero quelle voci.
E finalmente cominciò ad udirle in maniera più chiara. “Ho sentito la presenza di uomini...” disse una di quelle voci. “Di nuovo con le tue manie?” Brontolò un'altra. “Di nuovo con l'idea di poter sentire il loro odore?” “Stavolta non è così...” “Davvero? E come mai?” “Perchè li ho sentiti per davvero.” “Come sarebbe?” “Ti dico che c'erano davvero.” “Dove?” “Nella grotta... erano alcuni uomini che ne hanno legato un altro in mezzo a tutte quelle armi che riempiono l'antro. Forse era un prigioniero...” “Comunque noi non ci immischieremo in queste faccende. Meglio restare lontani da potenziali guai.” Ci fu prima un mormorio tra quelle ragazze, poi finalmente annuirono all'idea di Lilith. Decisero allora fra loro chi fosse in condizioni fisiche ed emotive migliori. Alla fine fu deciso quale ragazze liberare. “E sia...” disse la prescelta a Lilith “... io sono pronta... liberami e troveremo insieme il modo per salvare poi tutte loro...” |
Era la voce di un gruppo di ragazze le quali avevano udito la presenza di quei farabutti e la mia sorte cche, fortunatamente, ero riuscito a limare.
Quella sagoma proveniva da questo muro......probabilmente vi era un passaggio che mi avrebbe condotto a loro. Iniziaì a tastare le crepe del muro in modo da poter trovare un qualche congegno....... Nel frattempo, tra quelle parole.....udì una voce alquanto familiare......mi sembrava che fosse Lilith, ma come era finita quaggiù. Presi un forte respiro e iniziaì a chiamare a gran voce: "Lilith.......sei tu? Se vi è qualcuno che possa parlarmi......non sono venuto a farvi del male.......ehilà.....c'è qualcuno?" |
suonai il corno e aspettai sta volta ero sicuro che stava succedendo qualcosa guardai la selva mentre aspettavo i soldati poi guardai quel cavaliere chissà chi era e che ci faceva li su quello spuntone di roccia
|
Scossi il capo e guardai re Acerno "Maestà, a Tylesia non è come dite voi..l'Amore è stato bandito ma non ci si dedica affatto ai piaceri della vita, volete far diventare il vostro Regno come un Harem, diventare un grande sultano..vi ripeto..potreste riempire il vostro castello di splendide e affascinanti donne ma solo una sarà sempre la Regina..lady Armelia. Potrete dimenticarlo in un attimo di amore con un'altra donna ma non per la vita. Se volete, io vi ho dato la mia disponibilità assieme a Fyellon per risvegliare il principino, ma non vi interessa di lui? Non lo avete mai nominato se non fosse stata per la mia domanda".
Mi alzai alquanto alterata, mi avvicinai a quel torrente e immersi le gambe, l'acqua era limpida e si potevano notare i mille colori dei ciottoli sul suo fondale, mi rissollevai dal caldo afoso di quella zona. "L'Amore" pensai "in questo viaggio per raggiungere Tylesia vi erano sempre innamorati infelici, uno amava e l'altro odiava. Eppure l'Amore dovrebbe unire e non dividere altrimenti non avrebbe nessun senso stare insieme..dovrebbe essere come per gli antichi Greci, la metà uguale di quella mela." Ma non mi meravigliai più di tanto, pure io ne ero del tutto indifferente..e quindi non ero nessuno per poter dare dei consigli alla fine, forse il re e la regina dovevano capire soli che si stavano..perdendo. |
Entrammo nella chiesa e quella visione mi attraversò la mente...
Una figura alta, severa e dall’aspetto vagamente inquieto... uscì dal confessionale e si voltò verso di me... tutto in quell’immagine mi incuteva timore, dal rosario che stringeva con forza in mano al velo che le celava il volto... Durò solo un istante, tuttavia... poi battei le palpebre e tutto scomparve. La mano di Guisgard si strinse con più forza intorno alla mia, allora, ed io avvertii tutta la sua sorpresa ed il suo sconcerto. Quell’odore di malta fresca e di pittura che ci aveva accolti al nostro precedente ingresso, adesso non riuscivo più a sentirlo... c’era quell’inconfondibile sentore di polvere, invece, tipico degli edifici chiusi da molto tempo. Ricambiai la stretta della mano di Guisgard con una leggera carezza sul suo braccio... “Il confessionale...” gli mormorai quindi all’orecchio, accennando alla nostra sinistra “Cosa c’è nel confessionale, Guisgard? Portami là, ti prego!” |
Guisgard fissò Talia incuriosito.
“Il...” disse “... il confessionale? Ma non c'è nessun confessionale qui...” ma proprio in quel momento si accorse di un confessionale nella navata. La chiesa appariva diversa da come l'aveva vista lui la prima volta, con odore di chiuso e di polvere. E quel confessionale, con le sue tendine viola ed ammuffite dal tempo, sembra quasi come un porta, un passaggio, tra quel tempo ed uno lontano ed incantato. “Come fai a sapere che c'è un confessionale?” Chiese Guisgard a Talia. Poi, fissandola, avvertendo la mano di lei nella sua, con tutte le sensazioni ed emozioni che trasmetteva, non fece altre domande e condusse Talia vicino al confessionale. Guisgard aprì le tendine e della polvere si alzò tutt'intorno. “E' vuoto, Talia...” mormorò lui “... ovviamente non c'è nessuno...” “E chi doveva esserci?” Intervenne il contadino. “Questa chiesa è vuota e ferma a trent'anni fa.” Guisgard allora alzò lo sguardo e restò sorpreso, quasi sbiancando. “Cosa avete?” Domandò il contadino. “Sulle navate...” indicò il cavaliere “... non ci sono più...” “Ci sono mosaici su scene dei Vangeli e immagini di Santi...” fece il contadino “... cosa doveva esserci?” “Prima vi erano tantissimi dipinti e mosaici che raffiguravano due amanti senza volto...” “In una chiesa? Assurdo!” Sentenziò il villano. “Ricordi anche tu, Talia?” “Ma lei è cieca!” Esclamò il contadino. “Non può averli visti! Forse il caldo vi ha dato alla testa!” Guisgard continuava a guardare nella navata, quasi incredulo di non vedere più quelle immagini incomplete. E approfittando della situazione, il contadino scappò via. |
Quando Guisgard scostò la tenda del confessionale l’odore di polvere si fece più intenso, tanto da raschiarmi la gola e farmi tossire forte... iniziai a sentirmi male lì dentro, allora, come se mi mancasse l’aria... e presto iniziai a capire che non era per la polvere o per quel silenzio assoluto che ci circondava, quanto piuttosto per una vaga ed indistinta sensazione di disagio... una sensazione che mi scuoteva l’anima e mi faceva venir voglia di fuggire via il più presto possibile...
Citazione:
Ero combattuta... combattuta tra quella sensazione impellente che mi spingeva a scappare via e l’immagine di quella visione... nessuna delle visioni che avevo avuto in vita mia mi era mai giunta per caso o senza motivo... mai. “Si, ricordo!” mormorai in risposta a Guisgard, ignorando le ultime parole del contadino “Ricordo quelle immagini... il ritratto... ricordo ciò che hai letto sul libretto di Andros...” Esitai solo un attimo... poi lasciai lentamente scivolare la mano di Guisgard dalla mia e mi azzardai a fare mezzo passo avanti, verso il confessionale... le mie dita incontrarono il legno ruvido e leggermente consumato, le tende polverose... le sfiorarono, esaminandole per qualche istante... poi, quasi in preda a quella visione che mi aveva colta poco prima, si posarono sull’apertura di legno ed io feci, mio malgrado, un altro mezzo passo dentro il confessionale... Fu un attimo... il mio passo risuonò sulla pedana lignea ed una improvvisa, incontenibile ed inspiegabile paura mi colse all’improvviso... “Guisgard!” chiamai, la voce improvvisamente tremante, tendendo subito la mano verso dove sapevo di averlo lasciato. |
Un giorno , forse un giorno il racconto sul fiore di Tylesia....mi avrebbe schiarito le idee su quel posto meraviglioso dove la gioia dei sentimenti era bandita.....
Seguimmo le tracce delle piume salii per una scala stretta dai gradini friabili....e arrivammo ad una porta......Cristansenforse aveva ragione potevano esserci le campane all'interno....ma le piume dei cigni finivano li'.....Vidi Reas tentare di aprire la porta.....e mentre tutti si taceva udii dei passi dall' interno.......e la voce di una bimba...." Reas non possiamo aprire la porta con violenza...se la bimba e' sola all'interno della stanza potrebbe farsi male.....mi chiedo pero' chi puo' esserci, una bimba piccola non si chiuderebbe li' dentro da sola.....".....poi ...mi venne in mente che appena arrivati al monastero, prima che il monaco ci accompagnasse nella stanza,vedemmo una donna con una bimba....." Reas...vi ricordate della donna che vedemmo prima di andare a riposare ?...e se fossero state chiuse proprio dal monaco, insieme ai cigni...per evitare che andassero a finire in mano a coloro che lo hanno ucciso?....".......mi avvicinai di piu' alla porta....e cominciai a bussare " Ditemi chi c'e' li' dentro.....non abbiate paura non vi faremo alcun male........."......un'altro tassello al grande enigma di quel luogo |
XXX Quadro: Gioia Antica, la Città degli Opposti
“C'è una sola locanda, L'oca Azzurra. Non ne servono altre, perchè a Perla non arrivano visitatori, solo futuri cittadini, tutti personalmente invitati da Patera e scelti con una particolare attenzione alle personalità eccentriche e fuori dalla norma.” (Alfred Kubin, L'altra parte) Guigard prese subito la mano di Talia e tirò a sé la ragazza. Anche lui era inquieto ed avvertiva una strana sensazione, come un misto tra angoscia e smarrimento. Prese allora Talia ed uscirono da lì. Fuori dalla chiesa, Sheylon si lanciò all'inseguimento del contadino, che, sentendo il superbo felino arrivare, cominciò a correre con un forsennato. “Sheylon...” disse Guisgard, ancora stravolto per l'accaduto in chiesa “... lascialo perdere... vieni qui...” E la tigre subito ritornò da lui e a Talia. “Andiamo ora...” mormorò Guisgard “... riprendiamo il nostro cammino...” Ripresero la strada e ad un tratto videro un carretto che veniva verso di loro. Era tirato da un mulo che solo a stento i tre uomini che conducevano il carretto riuscivano a far muovere. “Perdonatemi...” disse Guisgard. “Non ora, messere.” Fece uno di quelli. “Dobbiamo raggiungere un borgo vicino per la tradizionale Festa del Grano e questo dannato mulo non vuol saperne di camminare!” “Volevamo solo un'informazione...” mormorò Guisgard. “Non abbiamo tempo.” Disse un altro di quelli. “Solo un consiglio... tornate indietro. Oltre questo passo vi sono terre sconosciute o poco frequentate da secoli... e nessuno vi ha mai fatto ritorno.” E andarono via. “Che tipi...” scuotendo il capo Guisgard “... comunque non possiamo tornare indietro... abbiamo i cavalieri alle costole... e preferisco più un cammino ignoto, che finire in trappola dei nostri inseguitori...” E ripresero il cammino. Poco dopo apparve una figura lungo la strada. Sembrava animata da una gran fretta. “Perdonatemi...” fece Guisgard. “Non posso fermarmi.” Fissandoli. Era un uomo vestito con abiti particolari. “Solo un'informazione...” disse Guisgard. “Non posso, devo raggiungere un borgo oltre questa zona per partecipare alla processione del Santo Patrono...” Parlava in fretta e con un accento molto marcato. Rivelò anche il nome del Santo, ma né Guisgard, né Talia arrivarono a comprenderlo. E andò via. I due allora ripresero il cammino, fino a quando giunsero ad un pozzo. Guisgard ne approfittò per rinfrescarsi il volto e le braccia. Colse allora dell'uva bianca da una vite e ne offrì a Talia. “Mangiala, è molto dolce...” le sussurrò. Poi, voltandosi, vide un uomo accanto al pozzo. “Scusatemi...” avvicinandosi il cavaliere “... vorrei chiedervi dove conduce questa strada?” “Tornate indietro...” fece quell'uomo. “Non possiamo...” “Oltre è pericoloso...” disse l'uomo “... meglio tornare indietro, dove la terra è conosciuta...” “Perchè, cosa c'è alla fine di questa strada?” “Una città perduta” rispose l'uomo “che molti hanno cercato, ma che nessuno è tornato mai per descrivere...” “Che città?” “Gioia Antica...” fissandolo l'uomo “... la Città degli Opposti... vi regna una regina... ella è bellissima, ma ama solo l'Arciduca e per voi non avrebbe pietà...” Guisgard allora si voltò a fissare la strada davanti a loro. http://gallery.photo.net/photo/6512204-md.jpg |
Parsifal aveva udito quelle voci, ma probabilmente, a causa del rimbombo fra le rocce, gli erano giunte alterate.
O forse era il suo grande desiderio di ritrovare Lilith, insieme alla preoccupazione per le sorti della giovane, che gli aveva procurato questa sorta di illusione sonora. Chiamò allora Lilith attraverso quel passaggio, senza però, almeno inizialmente, ricevere risposta. “Amico...” disse finalmente una voce “... dovresti essere tu a preoccuparti, visto che ti hanno rinchiuso qui.” Ora la voce era finalmente chiara e nitida. Ed era quella di un uomo. |
Mentre Altea era in quelle acque, presa da pensieri e inquietudini, Acerno le si avvicinò alle spalle.
“Allora” disse “Tylesia non è un posto piacevole, visto che non si può godere dei piaceri che offre la vita... e voi? Voi ne godete, milady?” Poi, d'un tratto, prese in braccio Altea e cominciò a camminare tra le acque di quel fiumiciattolo. Raggiunsero così le rocce che stavano dall'altra parte del fiume, con le acque che arrivavano ormai al petto di lui. Acerno allora lasciò Altea, con i vestiti ormai completamente bagnati, sulle pietre umide e con le mani libere salì anch'egli su quelle rocce. Qui vi era un piccolo antro, con un mucchietto di terra addensata. “Mi chiedevate di mio figlio, no?” Fissando la ragazza. “Ecco, qui è stato morso da quel serpente... ed è sotto quel mucchio di terra che ho poi deciso di sotterrarlo, dopo averlo fatto a pezzi con le mie stesse mani...” |
"No..non sono avvezza ai piaceri della vita" risposi con fare sicuro quando mi trovai tra le braccia del re che mi portava sempre più in fondo alle acque del torrente, finchè raggiungemmo delle rocce scivolose, mi appoggiò con cura, e pure egli imitò quel gesto, ci trovavamo dentro un antro, e capii di trovarmi dove il principino era stato morso e mi indicò il punto dove la serpe era stata sotterratta.
Mi alzai con i vestiti zuppi, certo ero difficoltoso muoversi cosi ma mi avvicinai al luogo da lui indicato "Maestà, forse...se sono rimasti i resti di quella serpe qualche buon scienziato in materia potrebbe capire di che specie si possa trattare e troverebbe un antidoto o almeno parlarcene. Scavate con me e raccogliamo i suoi resti" detto questo iniziai a scavare con le mie mani ma non riuscivo a trovare nulla. |
Annuii alle parole della ragazza e mi avvicinai a lei. Quello che avrei fatto era un incantesimo molto difficile ed avevo bisogno della massima concentrazione. Presi due profondi respiri ed inizia a concentrarmi su ogni singola parola dell'incantesimo, inizialmente nella mente, poi sussurrandole ed infine, dicendole ad alta voce. Il loro significato era: Opprimenti catene, rompetevi all'istante per liberare quest'innocente condannata alla sofferenza ed al dolore. Lasciate che essa veda nuovamente le bellezze della natura; lasciate che essa veda nuovamente il cielo, gli alberi, l'acqua e le stelle. Non negate la libertà a chi la merita!
Lo ripetei tre volte, mentre muovevo le mani in movimenti circolari. Tra le mie mani nacque così l'energia necessaria per rompere le catene. Attesi qualche istante, poi volsi lo sguardo verso la ragazza verso cui era diretto l'incantesimo. |
Notaì che il rimbombo delle caverne storceva la percezione del suono.....era fiato sprecato......
Tornaì in senno e ripresi la ricerca di un qualche congegno che potesse procurarmi buoni risultati, indaffarato come ero, non mi accorsi della presenza di un uomo che era nelle mie vicinanze tanto da rispondere: "Ciò che sto cercando di fare......caro amico......" dissi. "Potreì anche usare mezzi bruti, ma crollerebbe tutto......" Dopo poco, mi accorsi del malinteso e mi voltaì di scatto verso la voce: "Cosa ci fate quaggiù? Chi è lei?"....... |
Elisabeth bussò e tento di parlare all'altra parte di quella porta, senza però avere risposta.
“Si, rammento la donna e la sua bambina.” Disse Reas. “Ma ora l'unica cosa che possiamo fare è aprire questa porta.” Estrasse allora il suo pugnale e tentò di forzare la serratura. “E' inutile... è bloccata dall'altra parte...” si guardò intorno e prese un grosso candelabro di pietra “... messere...” fissando Cristansen “... aiutatemi, dobbiamo buttar giù questa porta...” Cristansen annuì e prese la parte posteriore del candelabro, mentre Reas quella anteriore. “Non temete, milady...” disse Reas ad Elisabeth “... nessuno si farà male... ehi, lì dentro, mi sentite?” Rivolgendosi a chi stava dall'altra parte della porta. “Fatevi da parte... stiamo per entrare!” Fissò Cristansen e gli fece un cenno col capo. Cominciarono così a colpire la porta fino a sfondarla. E nella stanza trovarono la donna con la sua bambina che li fissavano spaventate. |
Lilith recitò l'incantesimo con le giuste parole e l'esatta ritualità.
Un alone caliginoso e mutevole cominciò a generarsi dalle sue mani, emanando improvvisi bagliori. Raggiunse la ragazza che era stata scelta per essere liberata, dissolvendone le catene come fossero di puro vapore. Un attimo dopo, la ragazza fu libera. “Incredibile...” disse incredula “... come è stato possibile?” “Non perdete tempo ora...” mormorò una delle ragazze prigioniere “... ora dovete trovare il modo per liberarci tutte...” “Cosa facciamo ora?” Chiese la ragazza liberata a Lilith. “Bisogna trovare un piano... e senza farci scoprire da quegli uomini, o sarà la fine...” e restò, come tutte loro, a fissare Lilith. http://www.vodkaster.com/var/vodkast...-tete-4698.jpg Intanto, nella grotta, Parsifal era alle prese con misteriose voci. “Noi viviamo qui.” Disse la voce al cavaliere. “Il nostro popolo vive qui da sempre... tu sei l'intruso, non certo noi.” Un'altra voce, accanto a chi aveva parlato, cominciò a ridere. “E comunque” continuò quella voce che aveva parlato “dovresti pensare a te e alla tua sorte, piuttosto che a noi... visto che difficilmente ti faranno uscire vivo da quella grotta, amico.” “Già, sei nei guai!” Esclamò l'altra voce, per poi ridere nuovamente. |
“Non troverete nulla, milady...” disse Acerno ad Altea “... il serpente l'ho ridotto in brandelli, per poi farne cenere... e quella ho seppellito sotto quel piccolo tumulo... venite, usciamo da questo posto...”
Tornò sulle rocce per poi gettarsi in acqua e cominciare a nuotare. “Gettatevi in acqua, milady...” fece il re “... vi farà dimenticare questa insopportabile calura...” Finito di nuotare, raggiunse la sponda opposta e si stese al Sole. “Vi consiglio” mormorò il re “di mettervi al Sole, o quei vestiti non vi si asciugheranno... e chissà poi a corte cosa penseranno!” E scoppiò a ridere. Poi tornò serio di colpo. “E' inutile...” disse fissando il cielo “... nessuno sa come risvegliare nostro figlio...” Ad un tratto, in groppa ad un asino, arrivò un servitore del re. “Maestà!” Gridò. “Presto, dovete subito tornare al castello!” “E giungi così, senza annunciarti, lazzarone?” Ridendo il re. “Magari potevi interrompere la nostra intimità!” Voltandosi a fissare Altea. “Avanti, cos'hai da strillare tanto?” Tornando a guardare il servo. “Dovete tornare subito al castello...” agitato il servo “... lady Armelia ha fatto chiamare nuovamente Mizasar per tentare di risvegliare il principino...” A quelle parole, Acernò si alzò di colpo, con lo sguardo inquieto e i pugni serrati per la rabbia. |
Al suono del corno, di nuovo due soldati raggiunsero Cavaliere25 che era di guardia.
“Allora...” disse uno di quelli “... cosa succede stavolta? Non ci avrai fatto venire di nuovo quassù per niente!” |
Il serpente era stato bruciato..ma forse nella terra vi erano ancora dei resti di materiale del serpente, presi la collana col ciondolo che conservavo gelosamente, lo aprii senza farmi notare, lo guardai..dentro il dipinto di un giovane cavaliere, il caro fratello che mori per la Chiesa..subito misi della terra dove era stata messa la cenere del serpente nel medaglione.
Si avvicinò il re Acerno e mi alzai repentinamente, era ora di andare e lo seguii gettandomi in acqua e arrivata alla sponda opposta del ruscello mi misi sotto il sole come suggeritomi dal re, un pò sorrisi, la cosa era buffa.."Maestà, davvero pensate che bastino delle vesti bagnate per destare scandalo...l'apparenza inganna, non sapete?" Ad un tratto arrivò un servitore del re e quando avvisò dell'arrivo di un certo Mizasar al castello il re si mostrò adirato, dal volto rilassato di prima passò a un volto contratto dalla rabbia e mi avvicinai a lui.."Maestà che succede? Rilassatevi, ditemi chi è questo uomo di cui parla il vostro servitore, uno di quelle persone che vostra moglie dice potrebbe salvare vostro figlio? Dobbiamo tornare al maniero" dissi tenendo il medaglione tra le mani, forse era un alchimista o qualcosa del genere e magari la cenere del serpente potrebbe essere servita come antidoto, sperai vivamente. |
guardate la indicando la selva e fissatela bene poi guardate su quello spuntone ce un cavaliere su un cavallo sta succedendo qualcosa è meglio se ci prepariamo a difenderci i nemici sono qui e stanno avanzando sempre di più date l'allarme di difesa e avvisate il capitano
|
Uscimmo in fretta dalla chiesa e subito riprendemmo la strada che conduceva verso nord... ero ancora scossa e il pensiero di quella chiesa, di quel ritratto ripetuto mille volte sulle pareti e poi scomparso, di quella visione continuava a tormentarmi... sentivo che c’era un messaggio celato in tutto questo... sentivo che tutto ciò che avevo visto e sentito lì era come un insieme di segnali... eppure non riuscivo a decifrarli, non riuscivo a comprendere in pieno cosa vi fosse celato dietro a tutto ciò... tutto sembrava condurmi verso quella misteriosa profezia ed incontro a quella maledizione dal nome tanto insolito di Gioia... ma cosa diceva quella profezia ancora non ero riuscita a scoprirlo, né sapevo cosa in definitiva fosse la Gioia... e, sopra a tutti questi dubbi ed incertezze, una domanda si faceva brutalmente strada tra i miei pensieri: perché io? Perché tutto ciò era stato mandato proprio a me?
La strada procedeva tortuosa e sconnessa, intanto... anche Guisgard era pensieroso, lo sentivo... eppure non osai chiedergli niente... pensai che probabilmente i suoi pensieri erano rivolti a problemi di natura totalmente diversa dai miei, ma di certo non meno pressante. Incontrammo delle persone lungo la strada, ma stranamente sembravano essere tutti troppo occupati o avere troppa fretta anche solo per darci un’informazione... la Festa del Grano, la processione del Santo Patrono... non ero riuscita a cogliere neanche il nome del santo che si festeggiava e questo, per qualche strana ragione, mi causò un leggero senso di disagio... e poi perché nessuno era disposto a fermarsi neanche per un istante? Infine raggiungemmo una zona in cui la strada si faceva più pianeggiante e qui, proprio in prossimità di un’ampia curva, sorgeva un pozzo. Guisgard decise di fermarsi ed io ne fui sollevata poiché iniziavo ad essere stanca... così smontai da cavallo... Citazione:
Eppure, a mio parere, non avevamo scelta: i Cavalieri della Luna Nascente erano una certezza dietro di noi, il pericolo in quella città di fronte a noi invece era solo una possibilità. “Gioia Antica...” dissi all’improvviso, come destandomi da quei pensieri “Un nome particolare! E’ davvero insolito scoprire quanti e quanti luoghi, in questa zona, riportino la parola ‘Gioia’...” Tacqui per un istante, poi, senza attendere la risposta dell’uomo, soggiunsi: “Come mai la definite ‘La Città degli Opposti’, signore?” |
“Quell'uomo” disse Acerno ad Altea “altri non è che un falso, un bugiardo. Una serpe pericolosa come quella che ha morso mio figlio...” i suoi occhi erano carichi di rabbia “... magari potessi schiacciarlo e farlo a pezzi, per poi bruciarlo e sotterrarlo con le mie mani! Purtroppo, però, mia moglie sembra avere una cieca fiducia in lui...”
“Tornerete al castello, maestà?” chiese il servitore. “Si...” annuì il re “... prendo i cavalli. Il servo allora fissò Altea con uno strano sorriso. Guardava le vesti bagnate della ragazza. “Vedo che è stato un piacevole pomeriggio, milady...” Un attimo dopo tornò Acerno con i loro cavalli. “Venite con noi, milady, o restate a prendere il Sole in attesa di asciugare i vostri vestiti?” Domandò il re alla ragazza. |
Chiamati dal corno suonato da Cavaliere25, giunsero i due soldati.
Però ciò che indicava il boscaiolo ora non era più visibile. Tuttavia qualcosa era rimasto. Si trattava degli avvoltoi apparsi in seguito al misterioso cavaliere visto da Cavaliere25. Erano tutti fermi lungo la merlatura delle torri, come in attesa di qualcosa. “Non mi piacciono quegli uccellacci.” Disse uno dei soldati. “Dobbiamo trovare il modo di liberarcene...” |
Il re non aveva molta fiducia in quell'uomo ma voleva tornare al castello e subito andò a prendere i cavalli, non diedi attenzione alle parole di quel servitore pettegolo e subito il re tornò, sembrava molto innervosito.
"Vengo con voi maestà...si è levato di nuovo il vento caldo da sud e i vestiti si asciugheranno subito..questo bagno è stato molto rigenerante, vero maestà? A discapito di quello che pensa il vostro servitore.." e guardai l'uomo con aria di sfida. Montai in sella al bianco cavallo, non c'era tempo da perdere e non potevo perdere l'occasione di conoscere l'uomo giunto al maniero. |
La porta si apri' sotto i colpi incessanti.....io rimasi accanto a Vivian sino a quando vidi aprirsi il luogo dove ci saremmo fatti altre mille domande.....la vidi,la donna con lasua bimba ...aveva gli stessi abiti di quando chiedeva al Monaco di partire in fretta.....perche' doveva andar via..senza aspettare il sorgere del sole....mi feci spazio tra gli uomini ed entrai nella stanza...."....Vi ricordate di me ?.....ci siamoviste qualche giorno addietro...volevate partire...vi ricordate ?......"....I suoi occhi sembravano persi nel vuoto...erano umidi...di pianto, la bimba era li' tra le sue braccia...sembrava tranquilla ..la stanza non era ampia e non vi era traccia dei cigni..non li' almeno, " Volete ancora andare via ?....volete venir via con me...."...
|
Tutte le ragazze contavano su di me. Non potevo deluderle e soprattutto non potevo lasciarle morire ingiustamente.
"Come vedete, non indosso dei vestiti da donna, ma degli abiti che ho trovato per strada... se camuffo la mia voce e nascondo il mio viso potrei entrare in un carro di quei finti mercanti e capire dove nascondono le chiavi per liberarvi. Tu verrai con me, ma prima dobbiamo trovare degli stracci da farti indossare per non farti riconoscere." dissi, rivolgendomi alla ragazza che avevo liberato. Mi ricordai poi del cavallo bianco della fanciulla che avevo incontrato in precedenza. L'avrei liberato, avrebbe potuto avvertire i parenti della sfortunata ed almeno lei sarebbe sopravvissuta alle crudeltà di quegli uomini. |
state attenti a guardarli bene sono in posizione di attacco ho stanno aspettando un segnale dobbiamo difenderci ho rischiamo che ste bestiacce faranno il loro pasto fresco
|
Quegli avvoltoi se ne stavano lungo la merlatura, come in attesa di qualcosa.
Uno dei due soldati tentò di contarli, ma la cosa si dimostrò subito difficoltosa. Infatti, ad ogni passaggio, quegli uccelli sembravano aumentare di numero. “Forse occorreranno gli arcieri.” Disse uno dei soldati. “Vado ad avvertire qualcuno degli ufficiali.” “Vengo con te.” Mormorò l'altro soldato. “Non mi va di stare sotto tiro di quelle bestiacce... mi raccomando, tienili d'occhio tu quegli uccellacci.” Rivolgendosi poi a Cavaliere25. E i due soldati andarono via. Ad un tratto giunse il falco Alberico. Si posò accanto a Cavaliere25 e restò a fissarlo. |
Reas e Cristansen sfondarono la porta e tutti loro entrarono così in quella stanza.
Qui trovarono la misteriosa donna con la sua bambina. Elisabeth tentò di parlarle, ma la donna ascoltava senza rispondere nulla. Poi, ad un tratto, scosse il capo. “State indietro, vi prego...” disse, rompendo finalmente il suo silenzio “... indietro, vi prego...” “Vogliamo solo aiutarvi, milady...” cercando di tranquillizzarla Reas “... lady Elisabeth ha ragione... venite via con noi... a Tylesia... lì sarete al sicuro...” “Chi sono mamma?” Chiese la piccola a sua madre. “Nessuno, piccola mia...” accarezzandola quella “... non sono nessuno... ora andremo via, tranquilla...” “Andare dove?” Fissandola Reas. “Nella selva? E' troppo pericoloso per una donna e una bambina.” La donna, per tutta risposta, guardò il cielo e si avvicinò all'unica finestra della stanza. In quel momento il cielo cominciò a schiarirsi e pian piano il Sole apparve all'orizzonte. Una luce, chiarissima ed intensa, allora avvolse la madre con la sua bambina. In un attimo tutto in loro mutò. Gli occhi divennero di un colore indefinito e lucidissimo, la pelle si ricoprì di piume e in un momento, tanto breve quanto intenso, due bellissimi cigni presero il loro posto. Tutto questo sotto gli occhi increduli di Elisabeth, Reas, Cristansen e Vivian. E terminata quella strabiliante ed incredibile mutazione, i due cigni volarono via. http://i52.tinypic.com/qprrtd.jpg |
“Io so dove trovare dei vestiti.” Disse la ragazza liberata a Lilith. “Seguimi.”
La ragazza la condusse così in una stanzetta piena di stoffe e abiti di varie taglie e di diversi colori. “Non so cosa commercino questi uomini...” fece la ragazza “... ma qui possiamo trovare tutto ciò che ci occorre per travestirci e passare inosservate... ah, io mi chiamo Cletya.” Sorridendo. “Tu cosa fai? Resti con i tuoi abiti, oppure cerchi qualcos'altro per camuffarti?” Si guardò intorno. “Ecco!” Esclamò. “Ho trovato questa giubba, con camicia, pantaloni e stivali! Così sembrerò un uomo!” Ad un tratto si udirono delle voci provenire da fuori. Voci che chiamavano Lilith. Era Redentos che la stava cercando. Cletya si accostò alla piccola finestra di quella stanza e vide che insieme al cavaliere c'era anche Heyto. “Ti stanno cercando!” Impaurita. “E c'è anche il capo di questi maledetti! Se mi trovano per me sarà la fine!” E cominciò a tremare e a piangere. |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 11.57.03. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli