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Dacey aprì uno degli oblò per consentire all'aria pulita di entrare.
Fuori il crepuscolo ormai si avvicinava inesorabilmente. Passarono lunghi minuti, poi forse anche un'ora. Infine la ragazza perse la concezione del tempo. Poi, ad un tratto, la porta si aprì ed entrò Nero. “Oh, fate come se foste a casa vostra, madama.” Disse l'uomo, accendendosi una sigaretta. “Vi piace la mia cabina?” Tirando una lunga boccata. “Beh, manca il tocco di una donna, lo ammetto, ma almeno non è banale.” Rise, per poi sedersi su una poltrona dalla fodera sbiadita per il fumo. “Avanti, ditemi cosa gradite mangiare... in vostro onore farò servire qui la cena... contenta?” |
Mi strinse a se` ed io mi sciolsi fra le sue braccia, mentre asciugavo dolcemente le lacrime dal suo viso.
Poi, mi voltai verso gli uomini. In effetti, le loro domande erano lecite. "Costui e` l'uomo che amo ed e` vero cio` che dice, inizialmente fui io colpjta dall'incanto e poi e` toccato a lui. E` tutto a posto, signori" voltandomi poi verso Clio per conferma. |
Mi ero affacciata alla finestra osservando il cielo e avevo perso la cognizione del tempo fino a quando la porta si aprì.
- Nessuno vi ha insegnato a bussare vedo...- dissi voltandomi a Capitan Nero che incurante accese un'altra delle sue puzzolenti sigarette. - Se state in qualche modo insinuando che dovrei riordinare la vostra cabina potete scordarvelo signore. Per quando riguarda la cena non è necessario che vi scomodiate tanto per me, quello che farà il vostro cuoco andrà bene.- Come erano lontani i giorni in cui cucinavo per Dension e la sua ciurma, quanto mi mancavano quei giorni. |
Nero rise alle parole di Dacey.
“Ah, madama madama...” disse guardandola “... ammiro il vostro coraggio, oltre che la vostra bellezza... si, perchè non temete nulla, anche se dovreste... io governo una nave immensa e capace di radere al suolo un'intera città... ho ucciso uomini, donne e persino bambini in anni di viaggi e battaglie... molti mi bollano come assassino, tiranno, criminale ed anche folle... e voi invece? Voi nulla...” divertito “... potrei farvi torturare e violentare da ciascuno dei miei uomini... potrei marchiarvi a sangue come si fa con le schiave, fino a farvi gridare il vostro desiderio per me... ma voi nulla... eh, si, siete coraggiosa... ma vi consiglio di non tirare troppo la corda... mi stupisco io stesso della mia pazienza con voi... ma non abusatene...” fissandola. Bussò qualcuno. “Entra.” Fece Nero. Entrò il cuoco e servì loro la cena. |
Gli gettai addosso un'altra occhiata di disprezzo, crescente ad ogni parola che pronunciava.
- Pensate di farmi paura lodandovi e narrando le vostre prodezze, lanciando minacce... Non siete il primo che mi tratta in questo modo, non mi stupisce che siate il compare di X in effetti... E come allora preferirei la morte, non mi farò toccare da voi o da nessuno dei vostri uomini...- dissi con una gelida calma osservandolo fumare. - Voi credete di poter ottenere tutto solo perché siete un violento ma mi dispiace dirvelo, vi sbagliate... Si ottiene molto più con l'amore che con la violenza e la paura...- Fui interrotta dal cuoco con le sue pietanze e forse fu meglio così. La mia audacia nel parlare con il Capitan Nero nasceva dal fatto che ero stufa di essere minacciata, rapita e segregata da qualche parte, ma era un'audacia effimera. Dentro di me sapevo che era meglio non provocarlo troppo. |
Udino, Jean e gli altri restarono increduli a quelle parole di Gwen.
“Dunque...” disse Jean “... siete vittima di un incanto?” “Si...” annuì Elv “... per questo sono fuggito da lei...” indicando Gwen “... per liberarla dal mio fardello... poi mi sono imbattuto nella nave nera e mi hanno preso a bordo. Volevano farmi confessare... rivelare della Divina Misericordia, ma io ho finto di essere matto... e appena giunti qui sono fuggito... e mi sono imbattuto in questo buon frate...” |
"Ecco cosa ci facevi su quella maledetta nave..." accarezzandogli il viso.
Sospirai, per poi poggiare la testa sulla sua spalla. Non ci credevo ancora di essere di nuovo con lui, di averlo ritrovato ed era la sensazione piu`bella del mondo. |
Osservavo quella scena con le lacrime agli occhi è un largo sorriso.
Ora era tutto chiaro, perché fosse andato su quella nave, perché fosse rimasto lontano da lei. Ero felice per Gwen, terribilmente, e quella felicità mi infuse serenità e speranza. E nel vedere i due innamorati finalmente ricongiunti, mi si strinse il cuore al pensiero del momento in cui avrei potuto riabbracciare il mio Amore. Poi prestai attenzione agli uomini. "Dice il vero.." Annuii "Per quanto assurdo possa sembrare, se siamo stati tutti testimoni, purtroppo..". Poi sorrisi ad Elv. "È bello vedervi, messere... Ci è mancato terribilmente il sorriso di Gwen.." Dissi, sorridendo alla ragazza. "Proseguiamo la ricerca?" Chiesi agli uomini. |
Il cuore batté così forte quando Guisgard le sfiorò le labbra con le dita che ella si paralizzò all'istante, ma poi si sciolse quando lui le chiese semplicemente di non piangere più e di donargli solo sorrisi. Come se fosse un comando, Sophie sorrise a quell'uomo che aveva sciolto ogni paura in lei.
Le disse che stava meglio e che poteva camminare senza far troppa fatica e le chiese se fosse pronta a lasciare il rifugio. Non avrebbe mai voluto separarsi dal suo caldo abbraccio, non avrebbe voluto lasciare quel nascondiglio segreto che rendeva tutto così misteriosamente romantico, ma era giunto il momento cercare una vera via di fuga. "Si, a patto che non mettiate a rischio le vostre ferite. Se dovessero continuare ad aprirsi s'infetterebbero di sicuro e a quel punto non saprei come salvarvi la vita." Raccolse gli unguenti e cominciò a togliere le pietre per poter uscire da li, poi prese il mantello e lo legó al collo di Guisgard "non potete prendere freddo" disse come fosse una madre apprensiva. Quando uscì dal rifugio si sentì investita dalla paura di poterlo perdere e dalla convinzione che non ne sarebbe uscita viva da quella storia. |
“Non temete...” disse Guisgard, mentre Marwel gli allacciava il mantello “... non è così facile mettermi fuorigioco.” Facendole l'occhiolino.
I due lasciarono il loro nascondiglio e si ritrovarono nella vasta boscaglia ormai sul punto di mutare le sue fattezze in ombre. Infatti il crepuscolo era giunto. Guisgard strinse a sé Marwel, per riparare entrambi col montello e si incamminarono su uno stretto sentiero fatto di ciottoli. Prese poi la sua bussola elettromagnetica e cominciò ad orientarsi. “La Nave” mormorò “è a Sud della cittadina, bloccata in una cavità rocciosa...” si guardò intorno “... ecco... verso quelle montagne...” indicando i monti che si stagliavano lungo l'orizzonte inquieto di quelle lande. I due allora seguirono quella direzione, mentre tutto intorno a loro mutava con l'imbrunire ormai inoltrato. Ad un tratto, dalla vegetazione, udirono dei versi. Poi un ringhio. A Guisgard si gelò il sangue. “Affrettiamo il passo, Sophie...” alla ragazza. |
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