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“Non agitatevi.” Disse la monaca a Talia. “Vi ho portato del latte caldo col miele... vi farà stare meglio.”
Posò accanto alla ragazza il piccolo vassoio in legno, su cui era adagiata la tazza di latte e con la mano toccò la sua fronte. “No, non avete più la febbre...” accomodando poi alcune ciocche di capelli che scendevano sulla fronte di Talia “... erano poche linee di febbre, forse dovute all'agitazione e allo sbalzo di temperatura... Faycus è a ridosso dei monti e l'aria qui è spesso fresca anche in questo periodo...” sorrise “... lady Vicenzia è nella cappella del convento... ha però dato ordine di essere avvertita subito al vostro risveglio...” “Mi piace molto questa città...” disse entusiasta la ragazza “... il profumo dei fiori, l'odore dell'erba di montagna e poi le grandi nuvole bianchissime e luminose, tanto vicine da potersi quasi toccare... mi piace anche ascoltare il gorgoglio delle acque del fiume che scorre poco più sotto del castello... vi sembrerà sciocco, ma mi diverto un mondo a lanciarci dentro i sassolini... sapete? Ieri ho rischiato di cadere nel fiume e farmi così un bagno fuori stagione!” Sorrise. “Che sciocca, vero? E solo per lanciare più lontano un sassolino e vederlo poi zampillare tra le increspature della corrente!” “Damigella!” Esclamò spazientito Paolo. “Evitate di gesticolare tanto, o il maestro non riuscirà mai a ritrarvi come si conviene!” “Messere...” con candore lei “... perdonatemi, ma io sono di Sygma e sono abituata a gestire, oltre che a pronunciare, quando parlo!” Fissò il pittore. “Voi gente del Sud dovreste ben comprendere, vistò che quando parlate, almeno molti di voi, fate diversi cenni ed ampi gesti. Sembrate dei teatranti certe volte!” Rise di gusto, per poi prendere uno dei biscotti sul vassoio accanto a lei. “Damigella!” Fissandola Paolo. “Per Carità Divina! Smettete di fare tutti questi movimenti! Cosa avete messo in bocca ora?” “Solo...” deglutendo ed ingoiando lei “... solo un biscotto... sono buonissimi ed io non resisto.” Fissò di nuovo il pittore. “Sono una pessima modella, vero? Siate pure sincero, maestro...” “Vi ho già detto, damigella...” disse lui, continuando a dipingere “... siate naturale... siate voi stessa... è voi che devo portare su questa tela, non una marionetta... naturalmente, per quanto possibile, evitate solo di alzarvi ed iniziare a correre per la sala...” e rise. “Oh...” sussurrò lei “... allora non vi seccherà troppo se prendo una di queste rose... mi piace tenerla in mano mentre mi ritraete...” ma tirò subito indietro la mano, portandosi poi un dito alla bocca. “Cosa succede?” Domandò Paolo, accortosi di quel rapido ed improvviso movimento. “Una spina, credo...” mormorò lei “... mi sono punta un dito...” “Lasciate che guardi.” Avvicinandosi Paolo. “E' solo un graffio.” Disse il pittore. “Lasciate che esca qualche goccia di sangue e non preoccupatevi oltre.” “Pensate...” mormorò lei fissando il pittore “... pensate sia un cattivo presagio?” “Sotto quella lapide?” La voce della monaca destò Talia da quella visione. “In verità non si sa con certezza chi riposi la sotto. E' stato seppellito il corpo di una ragazza sconosciuta, trovata morta nel fiume tempo fa. Fu lady Vicenzia a volere quella tomba nel nostro convento.” |
per ora cerchiamo di riposarci e di farci amici queste persone quando sarà il momento della battaglia ci penseremo ora godiamoci la tranquillità finche c'è e mi sdraiai sulla branda e cercai di riposarmi e di non pensare a niente
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Presi in mano l'albicocca ambrata e perfetta che Fyellon mi aveva messo tra le mani.. "Il vostro maestro era molto saggio, effettivamente non possiamo permetterci di sprecare nemmeno un secondo della nostra vita in pensieri negativi e cogliere anche un attimo fuggente che, forse, ci potrebbe donare un Tesoro, un qualcosa che desideriamo o sognamo e altro. Voi non avete sogni Fyellon?"
Aprii l'albicocca, era divisa in modo perfetto...presi metà parte io e una la porsi a Fyellon, e come da bambina scavai un piccolo buco nella terra e vi misi il nocciolo e coprii di nuovo il buco scavato con la terra.. "Da piccola aspettavo sempre che da questo piccolo nocciolo spuntasse un albero maestoso, ma poi non succedeva mai" dissi con un leggero sorriso. |
Come fare a trovare il Cavaliere di Tylesia? forse avevo un'idea...
Salii sul tetto del campanile.. Un'arrampicata molto pericolosa.. Arrivato in cima sguinai Giada e feci brillare il sole contro la mia corazza verde, poi urlai: "Cavaliere, Secondo Cavaliere dove sei?" |
Fissaì Heyto, leggermente infastidito.....poichè non avevo bisogno di una scorta.
Forse, il piano era un altro.......restaì calmo e osservaì ogni singolo movimento della "compagnia"...... Ci incamminammo lungo il sentiero e ad un tratto, sentimmo chiamare. Uno dei "mercanti" aveva scovato una grotta scavata nella roccia. Ci avvicinammo per osservarla meglio e notaì che essa conduceva verso l'interno. Ero incuriosito, ma non dovevo comportarmi da ingenuo: "Probabilmente è stata scavata dalle condizioni naturali.....potrebbe esserci qualche elemento carsico.....". Mi chiesero se era conveniente calarsi all'interno ma risposi: "Non penso che sia una giusta idea, il terreno e la grotta potrebbero essere friabili. Non credo che sia sano sfidare l'ignoto......" e ripresi la marcia. |
Guardai le mura della prigione, erano umide e strani animali velocissimi siinfiltravano tra le fessure della parete......da una grata entrava la luce del sole, il pulviscolo giocava formando uno strano ballo......Potevo immaginare cosi'..l'amore, uno strano ballo......" Vi ammiro, avete coltivato il seme emotivo che e' germogliato nel petto della vostra Regina..........lei conosce l' Amore e ha rifiutato questo dono....ecco il male di Tylesia..la terra trema eppure siamo qui a parlare di una cosa assurda.........Vostra figlia e' il dono piu' bello che vi e' stato affidato.....l'avete cresciuta con tutto l'amore che avete potuto.........Spero di farvi uscire al piu' presto da qui....dovete starle accanto...."....mi alzai dal tavolaccio, e mi avviai versoa la porta, dandogli loe spalle, tra le mie mani apprve una bottiglietta di miele ed eucalyptus...tornai da lui "....prendetela e bevetene qualche sorso la sera prima di addormentrvi....vi fara' bene ..."......tornata alla porta..." Guardia aprite, il colloquio e' finito"......in attesa,pensai a Reas..........se fosse morto...era solo colpa mia, ma in quel momento....un'altra vita dipendeva da me.....pregai L'Amore di aiutare la sua discepola..........lui solo poteva, il mondo era nulla senza di lui...
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"Una ragazza sconosciuta..." sussurrai sovrappensiero, facendo quasi eco alle parole della monaca.
Già, una ragazza sconosciuta... pensavo, osservando ancora per un momento quell'ultima visione... il pittore, il ritratto... e poi ancora il nome di quel luogo: Sygma... mi chiesi dove fosse il luogo chiamato Sygma... mi chiesi perché continuasse a tornare così spesso nelle mie visioni, nei sogni e nei discorsi... e tuttavia, curiosamente, quel nome aveva per me qualche cosa di vagamente familiare... quasi come il ricordo di un sogno... "Capisco!" dissi, destandomi improvvisamente da quei pensieri "Un gesto molto cristiano, non trovate? Un gesto di grande magnanimità, degno del più nobile degli animi... ma... come mai proprio quella ragazza, mi chiedo..." Il tono della mia voce era basso e leggero, quasi casuale... ma le mie mani, nascostamente, tormentavano la coperta. |
Così, Cavaliere25, Tieste e Polidor si stesero sulle loro brande per riposarsi finalmente, senza più preoccuparsi di dover fuggire e nascondersi.
“Ehi, voi...” disse un soldato che riposava su una branda “... siete nuovi, vero? Non vi ho mai visto.” “Si, ci siamo arruolati ora.” Fece Tieste. “Ma con chi è in guerra Tylesia?” “Non lo sapete?” Fissandoli il soldato. “Ebbene, sappiate che i nostri nemici sono la terribile Lacrime di Cristo.” “Lacrima di Cristo?” Ripetè Tieste. “E da dove provengono? Da un regno vicino?” “No...” rispose il soldato “... non vengono da un regno vicino e nemmeno da uno lontano... vengono dagli inferi... perchè la Lacrima di Cristo è una compagnia di ferocissimi ed invincibili demoni...” “Non lo troverai così, Daniel.” Disse Giada. “Non è così che lui o gli altri cavalieri si mostreranno a te. Sappi che uno si trova a Tylesia, mentre l'altro sta per giungervi. L'ultimo, invece, non è ancora apparso. Perchè la corazza non ha ancora scelto colui che sarà destinato ad indossarla.” “Ehi, incredibile!” Esclamò all'improvviso una voce. “Mai vista una corazza tanto bella! Chi siete, cavaliere?” Domandò un piccolo zingaro. “Io mi chiamo Mirna e sono il capobanda di tutti i ragazzini di questa città!” |
Parsifal aveva deciso di riprendere il cammino, ma qualcosa bloccò il suo intento.
“Cavaliere...” disse uno dei mercanti “... mi sembra di aver udito qualcosa... come un grido d'aiuto provenire da questa caverna...” “Ne sei certo?” Chiese un altro di loro. “Si, ne sono certo.” Rispose. “Forse qui dentro vi è qualcuno in pericolo.” Rivolgendosi di nuovo a Parsifal. “Forse rimasto intrappolato a causa del terremoto... cosa facciamo?” Alla fattoria, intanto, Redentos e Lilith erano rimasti con gli altri mercanti. “Damigella...” avvicinandosi a Lilith l'uomo che aveva accolto la carovana alla fattoria “... posso domandarvi un favore? Io ho una figlia della vostra età più o meno... ecco, è stata malata in questi giorni e solo ora comincia a riprendersi... ella è sempre da sola, poichè qui non viene quasi mai nessuno... posso chiedervi di farle compagnia per un pò? Ve ne sarei molto grato.” |
Cristansen ringraziò Elisabeth per quel dono.
Un attimo dopo la maga fu fatta uscire da quella cella. Frydom la stava aspettando e vedendola le fece cenno di seguirlo. Il ragazzo condusse così Elisabeth in una stanza. “Milady...” disse “... avete un solo giorno per preparare la vostra difesa. Domani infatti comincerà il processo e voi dovrete essere pronta ad affrontare le accuse che verranno mosse a messer Cristansen. Inoltre, è mio dovere riportarvi un messaggio del ministro Berengario... egli vi chiede, anzi vi prega, di rinunciare a difendere messer Cristansen perchè egli è colpevole. La vostra difesa a nulla porterà, se non ad un prolungamento inutile e nocivo della questione. Se invece desisterete da questo proposito, non solo la giustizia trionferà in tempi brevi, ma il ministro saprà ricompensarvi. Egli vuole offrirvi un ruolo importante qui a corte. Magari il posto lasciato vacante proprio da messer Cristansen. Cosa ne pensate?” |
Fyellon prese la metà di quell'albicocca e poi sorrise ad Altea.
“Questa volta” disse “sono certo che l'alberò spunterà e darà bellissimi frutti. E magari, un giorno, qualcuno verrà a cogliere quei frutti.” Assaggiò l'albicocca. “I miei sogni? Io credo che in fondo tutti abbiamo gli stessi sogni... felicità, salute, benessere... è la nostra capacità di sognare e la determinazione con cui rincorriamo poi quei sogni ad essere veramente importante... si, il mio maestro era un uomo molto saggio...” un velo di tristezza scese sui suoi occhi “... siate sincera, Altea... credete che io sia stato un cattivo figlio? Perchè non stato capace di difendere mio padre contro mio fratello? Siate sincera... pensate questo di me? Pensate che sia un vigliacco? Perchè non vado in cerca di vendetta?” |
“Si, un gesto di Carità Cristiana...” disse la monaca aprendo le tende della piccola finestra di quella stanza, lasciando così che il luminoso Sole di Faycus raggiungesse il volto di Talia “... anche se...” mormorò la religiosa “... anche se molti si sono meravigliati di quel gesto... in fondo non si sapeva nulla di quella ragazza... è emersa, una mattina, dalle acque del fiume e nessuno è riuscito a riconoscerla o ad identificarla... probabilmente era una vagabonda, o magari una zingara... forse addirittura una prostituta e per questo molti hanno visto questa cosa con perplessità... seppellire una donna di dubbia moralità in un convento... ma lady Vicenzia non ha voluto sentire ragioni...”
In quel momento qualcuno bussò e poi entrò nella stanza. “Milady...” chinando il capo la monaca. “Vedo che Talia ha ripreso conoscenza.” Disse la duchessa. “Si, milady.” Rispose la monaca. “Si è svegliata da poco. E volevo appunto farvi avvertire...” “Bene.” Disse la duchessa. “Sorella, lasciateci sole.” La monaca annuì ed uscì dalla stanza. La duchessa allora si sedette accanto al letto di Talia. “Sei ancora un po' pallida” fissando la ragazza “ma mi sembra che tu stia meglio ora. Il pallore ti passerà appena mangerai qualcosa e prenderai un po' d'aria fresca.” Aveva un libro in mano. “Ieri è stato il giorno di San Giovanni Battista. Avrei voluto ascoltare la messa con te, ma non ti eri ancora ripresa. Quella festività è particolare e ricca di significati... Lancillotto fu armato cavaliere proprio quel giorno e proprio in quel giorno, si narra, la regina Ginevra, guardandolo, si innamorò di lui...” richiuse quel libro “... inoltre, San Giovanni è uno dei Santi più venerati anche a Capomazda, visto che è uno dei due protettori di Sygma...” a quel nome si voltò a guardare la finestra “... stare qui forse non mi fa bene... non vorrei mai dare una tale soddisfazione ai miei medici, ma temo che sia così... fissare queste colline non fa che rammentarmi la terra di Sygma... allora comincio a vagare con lo sguardo... ma poi comprendo che questa non è Sygma e che in realtà ho solo sognato... ed il risveglio dai sogni non è mai bello...” Nel frattempo, poco distanti dall'osteria, Guisgard e Umans stavano decidendo sul da farsi. “Cosa avete intenzione di fare?” Domandò a Guisgard. “Voglio trovarla e portarla via.” “Che follia!” Esclamò Umans. “E' con la duchessa ed è impossibile avvicinarsi a lei.” “Non ho altra scelta.” “E in caso di fallimento?” “Devo riprendermi Talia.” “Ovvio...” fissandolo Umans “... o quello, o penzolare con un cappio al collo.” “Non mi servono uccelli del malaugurio.” “No, ma un po' si sale in zucca si.” “Avevi detto di essermi amico” disse Guisgard “e di volermi aiutare.” “Infatti.” Annuì Umans. “Ed è ciò che sto facendo. Sto cercando di salvarvi da morte certa. Ascoltatemi... la ragazza ora è con la duchessa e nessuno potrà mai avvicinarsi. Siete stati trovati nel castello ed è un miracolo che non vi abbiano uccisi o rinchiusi. Datemi retta, il mare è pieno di pesci e il mondo pieno di donne...” “Ascoltami, sacco di vento!” Prendendolo per il bavero Guisgard. “Io ripartirò da questa città insieme a Talia, intesi? La libererò e la porterò via con me! E su questo puoi scommetterci l'anima... perchè è sicuro come il sorgere del Sole!” E mollò finalmente il suo bavero. “Va bene...” ansimando Umans “... va bene... mai discutere con un prete o con un innamorato...” “Cosa vuoi dire?” “Ciò che ho detto...” risistemandosi la camicia Umans “... voi avete fondamentalmente un problema... oh, uno soltanto, intesi... ma, purtroppo per voi, un grande, immenso problema... forse il più grande che io abbia mai riscontrato in un uomo... un problema infinitamente più complicato della vostra testa calda, del vostro ardore, della vostra suscettibilità e di quell'innata capacità che avete nel mettervi nei guai...” “Ma cosa diavolo stai blaterando?” “Si, voi avete un grosso problema, amico mio...” “Quale?” Fissandolo Guisgard. “Il vostro problema...” mormorò Umans “... è che siete disperatamente e perdutamente innamorato di quella ragazza.” “Tu parli troppo.” Disse Guisgard. “E vuoi solo prendere tempo... allora, cosa decidi? Mi aiuterai a liberarla? Non voglio obbligarti, ovvio, ma se hai deciso di non farlo, allora togliti adesso stesso dai piedi...” “Ho detto che vi sono amico...” sorridendo Umans “... e voi mi piacete sempre di più, sapete? Massi, in fondo siete il mio eroe. Ardimentoso, romantico, coraggioso, innamorato e completamente pazzo. Proprio come i protagonisti delle ballate recitate dai bardi. Ma ditemi solo una cosa... lei sa in che stato si trova il vostro cuore?” “Insomma, piantala!” Esclamò Guisgard. “Le tue chiacchiere ci fanno perdere solo tempo. Era un sì? Mi aiuterai dunque?” “Certo...” annuendo Umans “... vi aiuterò... almeno se morirò, sarà per una nobile causa... il vostro tormentato amore, amico mio!” E rise di nuovo. “E finiscila!” Spingendolo via Guisgard. “Bene... andiamo al convento ora...” |
Seguii Freedom, in religioso silenzio e mi ritrovai in un'altra stanza, il luogo della meditazione...il luogo in cui la ragione doveva prendere il posto dei sentimenti, dovevo preparare la mia arringa in difesa del precettore.......Amore e ogni essere invisibile ad occhi umani, mi avrebbero aiutata, alcune cose...si possono ascoltare solo col cuore, sicuri che quella sia la verita' e niente altro....le parole di Fredom mi arrivarono come ghiaccio dopo una giornata di sole dove anche l'aria sembra rovente al respiro...." Lasciatemi sola Messere e dite al primo Ministro, che non ho alcuna necessita' di occupare il posto di nessuno......sino a quando questo processo non sara' terminato.....la Regina ha ancora il suo precettore......e che Dio assista tutti noi.....".....mi voltai verso l'unica finestra in quell'angusta stanza....volutamente dando le spalle a Freedom...........volevo essere lasciata sola. Su di un tavolo c'era una candela e dei fogli bianchi...il necessario per scrivere, due versioni....tradimento ed innocenza, non avrei scritto nulla........meditare mi avrebbe fatto bene.....certe cose..non possono essere scritte...vanno dettate al momento.......avrei atteso, questo non mi spaventava.......
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Ascoltavo con interesse le parole della monaca, mentre nella mia testa si susseguivano mille e più pensieri e congetture...
La monaca aveva ragione: era uno stano comportamento... ma per quel poco che avevo potuto conoscere la duchessa ero certa che non fosse stato un gesto senza significato o senso, così come ero altrettanto sicura che lady Vicenzia conoscesse esattamente l’identità della misteriosa ragazza, o per lo meno la sospettasse, o non l’avrebbe mai fatta seppellire lì. Non era donna da colpi di testa, la duchessa, né da azioni insensate. E fu proprio allora che due leggeri colpi sulla porta mi destarono da quei pensieri e subito dopo la dama entrò nella stanza, chiedendo alla monaca di lasciarci sole. Citazione:
Esitai... “Mi rincresce, milady!” dissi poi “Mi dispiace non aver potuto assistere con voi alla festività di San Giovanni... vi avrei accompagnata volentieri!” Osservai un minuscolo attimo di silenzio, poi ruotai anche io meccanicamente la testa verso la finestra, così che il sole di quella mattina mi accarezzasse il volto... “Sygma...” sussurrai “Vostra Grazia mi perdonerà... ma non conosco quel posto! Anche se, da ciò che dite, mi piacerebbe magari visitarlo un giorno!” |
"Me lo auguro, che molte persone potranno gustare una albicocca come questa e come diceva il vostro maestro...trovarne magari un tesoro, e magari si chiederanno chi sarà stato a piantare tale magico e meraviglioso albero" sorrisi mangiando l'albicocca quando improvvisamente il volto di Fyellon si fece cupo al ricordo del suo maestro e padre e mi pose una domanda a bruciapelo.
"Perchè dovete sentirvi in colpa Fyellon? Chi ha tradito vostro padre, voi o vostro fratello...mi sembra vostro fratello quindi deve essere egli a tormentarsi per ciò che ha fatto, ma sarà il Divino Creatore a dargli una giusta punizione, a meno che egli non capisca l'errore commesso e si ravveda, e si penta...allora Nostro Signore potrà dargli del sollievo. Io non penso voi siate un vigliacco, appunto...perchè non siete voi che dovete vendicarlo, non mi piace questa parola, l'odio e la vendetta sono sentimenti che uccidono l'animo Fyellon...cercate di dimenticare vostro fratello e se mai il fato vorrà che un giorno vi incontrerete, cercate di capire cosa l'ha spinto a tale gesto ignobile, forse vostro padre da dove si trova lo ha già perdonato, per tanto amore che prova per egli". Guardai i miei vestiti, li toccai, erano asciutti..."Vado a cambiarmi e poi partiremo di nuovo verso Tylesia, che dite?" |
Fyellon sorrise ad Altea ed annuì.
“Si...” disse “... andatevi a cambiare, così da poter riprendere il cammino... io vi aspetterò qui...” Rimasto solo, il cavaliere ripensò a suo padre, al Casale degli Aceri e a tutti coloro che erano cresciuti in quel luogo. E solo alla fine, un volto emerse nei suoi angoscianti ricordi. Un volto che Fyellon odiava più di ogni altra cosa. Il volto di quel suo fratello. “Maledetto...” mormorò “... maledetto... per colpa tua ho dovuto rinunciare a ciò che mi spettava... mi hai rubato l'amore e la stima di mio padre, di mia sorella e di tutti gli altri miei fratelli... io ero e sono migliore e invece tu hai voluto sostituirti a me... perchè? Perchè, maledetto?” E per la rabbia conficcò la sua spada nel tronco di un robusto albero. |
“C'è una sola cosa che mi fa paura...” disse lady Vicenzia, senza però voltarsi verso Talia “... e credo che faccia paura a qualsiasi uomo o donna di questa terra...” per un momento smise di parlare, come se cercasse di vincere quella paura stessa “... mi fa paura, anzi, mi terrorizza, mi annienta comprendere di amare una cosa solo quando questa è perduta... si, questa è la mia unica paura... la sola che la vita non sia riuscita a vincere... più della vecchiaia, del dolore, della solitudine, della tristezza e della pazzia... forse perchè questa mia paura incarna tutte queste cose... è da ciò che nascono i rimpianti, i peggiori fantasmi che possono albergare dentro di noi...” e poi un leggerissimo, quasi impercettibile, gesto sembrò destarla “... non conosci Sygma? E' strano, visto che in queste terre ormai da anni non si fa che parlarne... nelle strade, o nelle piazze delle cittadine si trovano sempre bardi e cantastorie che verseggiano di qualche poesia di quel regno... e nei mercati e nelle fiere è quasi sempre possibile incontrare mercanti o banchieri di Sygma... potresti chiedere a loro, facendoli così felici, visto che chi è lontano dalla propria casa prova sempre piacere a rinvigorirne il ricordo... ma sbaglieresti... non dovresti chiedere ad un abitante di Sygma di parlarti della sua terra, poiché non ne avresti che un quadro imperfetto... infatti chi possiede una cosa, spesso da per scontata la sua fortuna... ecco perchè le cose che davvero desideriamo richiedono molto, tanto, forse troppo per essere raggiunte e fatte nostre... ecco perchè dovresti invece chiedere ad un abitante di Capomazda di parlarti di Sygma... essi infatti ne conoscono la bellezza e le virtù, i pregi e le mancanze, fin nell'intima essenza, eppure amano ancora quel mondo, poiché ne hanno posseduto per un breve attimo il caldo abbraccio, prima che esso poi venisse loro sottratto con la forza... ed è in quel momento allora che ne hanno compreso il vero valore ed il bisogno... chiedi dunque a chi vive qui di parlarti di Sygma... e qualcuno forse ti risponderà narrandoti una storia... forse di una terribile ed inumana maledizione che per beffa qualcuno ha chiamato Gioia... o forse di un ritratto incompleto che a sua sembianza anche il Tempo sembra essersi fermato... o, chissà, la storia di una principessa triste e innamorata e di un Arciduca stolto e folle... o magari di mille e più altre storie che giustificano un legame più forte del tempo e della vita stessa... a me invece, tempo fa, hanno narrato un'altra storia... più antica di tutte queste e quasi del tutto sconosciuta ai più... la storia di un amore impossibile e per questo assoluto ed infinito... come tutte le Cose che non appartengono a questo mondo...”
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Sorrisi appena alle parole della donna...
“E’ una teoria interessante, milady!” mormorai “E probabilmente avete ragione... non si riesce mai a comprendere pienamente il valore di una cosa quando la si ha ogni giorno sotto il naso... forse davvero si può comprendere quanto per noi significhi soltanto quando la si perde... o si rischia di perderla... o è lontana...” Sospirai... ed allora la mia mente corse al Casale ed al Maestro, corse a ciascuno dei miei fratelli e ai giorni spensierati nei quali non avevano alcun pensiero ed alcuna preoccupazione, corse a Nestos che adesso forse non aveva più nessuno con cui parlare ed a Fyellon che aveva perso la via e forse non lo sapeva... ma più di tutto la mia mente corse a Guisgard, che avevo perso tante e tante volte ed ogni volta avevo ritrovato, che mi era mancato come l’aria per dieci anni e che desideravo poter tornare a vedere come nessun’altra cosa al mondo, che ora era lontano ma che sentivo così vicino al mio cuore... Poi, d’un tratto, le parole della duchessa mi riscossero... Citazione:
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“Nessuno dunque” disse la duchessa a Talia “ti ha mai narrato di storie con amori incredibili, quasi impossibili? Di storie tanto romanzate, eppure reali, da confondersi con la fantasia? Da spingerci ad evadere per rifugiarci nei sogni? Da farci desiderare di poter varcare, seppur per un momento, ciò che separa la realtà dal sogno?” La fissò. “Non hai sperato di udire qualcosa capace poi di essere realizzato solo per te? Foss'anche il mondo intero? Il mondo intero da offrire come pegno per il tuo cuore? Se è così, ragazza mia... allora non sei mai stata amata veramente.”
In quel momento qualcuno bussò alla porta. “Avanti.” Disse la duchessa. “Milady...” entrando una monaca “... sono giunti alcuni cavalieri e chiedono di essere ricevuti da voi...” “Cavalieri?” Ripetè la duchessa. “Vengono da Capomazda?” “No, milady...” rispose la monaca “... sono stati inviati da sua grazia il vescovo...” “Arrivo subito.” Disse la donna. “Riposati, Talia.” Rivolgendosi poi alla ragazza. Ed uscì insieme alla monaca. |
Presi le mie vesti e mi vestii in fretta dietro un cespuglio quando sentii un rumore sordo, mi alzai di scatto e vidi Fyellon adirato e la sua spada conficcata in un tronco di un albero...mi avviai verso di lui e con rabbia estrassi la pesante spada dall'albero "Cosa significa questo? Vi leggo nel vostro volto, leggo la voglia di vendetta e la vostra ira...ora ditemi..cos'era quel sangue che rigava il vostro volto quando uscite dal convento..e non era vostro e questo?" gli mostrai il suo mantello con le macchie di sangue, Fyellon nascondeva certamente qualcosa, era impercettibile e cambiava umori ed espressioni facilmente, ma quelle macchie di sangue mi davano una strana sensazione.
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I mercanti allungarono il percorso del viaggio verso Tylesia per recarsi da un loro fornitore.
Durante la fermata, in seguito ad una raccomandazione di Parsifal, decisi che avrei camminato un po' per sgranchirmi le gambe assieme a Redentos. Improvvisamente, uno di quei mercanti mi si avvicinò, chiedendomi di far compagnia alla figlia malata. "Certamente" gli dissi, sorridendo "ma preferirei che sir Redentos venisse con me" aggiunsi, poichè dopo tutto ciò che mi aveva detto Parsifal mi era difficile fidarmi completamente di quegli uomini. |
Sentii la duchessa alzarsi ed avviarsi verso la porta, richiudendola poi dietro di sé.
E così, una volta rimasta sola, sospirai e mi lasciai ricadere indietro, con la schiena contro il cuscino soffice. Le parole della duchessa mi volteggiavano in mente... avevo voluto provocarla, avevo voluto farle credere di cadere dalle nuvole con l’intento preciso di farla parlare... ed invece ciò che avevo ottenuto era qualche cosa che non avevo previsto. Le sue parole risvegliarono in me mille ricordi... ricordi dolci e felici di giornate passate nel bosco e di serate sotto le stelle... momenti meravigliosi nei quali avevo udito centinaia di storie... ed ognuna mi era apparsa più bella delle altre, ognuna ogni volta mi era apparsa la più incredibile, la più avventurosa, la più romantica... e Guisgard sorrideva quando lo dicevo, sorrideva e non diceva niente... ed io non avevo mai sapute che cosa pensasse dei miei commenti a quelle sue mille storie diverse. Una nuova ogni sera, una nuova ogni volta che volevo... In quei giorni avevo creduto che quella fosse la felicità perfetta, e che mai sarebbe passata. In quei giorni credevo che non mi avrebbe mai lasciata, che non se ne sarebbe andato mai... Fino al giorno in cui avvenne. Sospirai... ed improvvisamente sentii il mio cuore scivolare verso il basso... Non gli avevo mai chiesto dove fosse stato e che cosa avesse fatto nei dieci anni in cui era mancato dal Casale... non gli avevo mai chiesto se qualche volta avesse desiderato tornare... non gli avevo mai chiesto se mi avesse mai pensata, almeno un po’... Se solo avesse saputo quanto io lo avevo pensato e quanto avevo pregato perché tornasse... quanto avevo sentito la sua mancanza, la mancanze delle sue storie, del suo sorriso, di quel suo modo di farmi sentire sicura... Ed improvvisamente mi accorsi che mi mancava. Improvvisamente mi accorsi che avevo paura adesso... avevo paura perché non era con me, ed avevo paura che se ne andasse di nuovo. Chiusi gli occhi, allora, ed inspirai profondamente, tentando di scacciare quei pensieri... appoggiando la fronte sulle mani e quasi costringendomi ad abbandonarli... E fu con questo vano tentativo che la mia mente, per la prima volta da quando la duchesse era uscita, considerò anche quell’altra idea... Cavalieri, aveva detto la monaca... Cavalieri appena giunti, Cavalieri mandati dal Vescovo... I miei occhi si spalancarono a quell’idea e per molti minuti mi mancò l’aria. |
Guisgard e Umans risalirono le pendici del monte e raggiunsero una piccola locanda sulla strada verso il convento.
“Lasceremo i cavalli qui.” Disse Umans. “Così non sentiranno avvicinarci al convento.” Guisgard annuì e i due entrarono nella locanda. Qui trovarono alcuni uomini. “Per la barba del demonio!” Esclamò uno di quelli, seduto al tavolo con un ragazzo. “Mai visto un cinghiale più grande! Ha ucciso il mio nuovo sauro basco!” Vide in quel momento i due nuovi arrivati. “Ehi, voi!” “Dite a noi?” Voltandosi Guisgard. “Si, a voi.” Annuì l'uomo. “Mi sembrate due giovani in gamba... voglio assoldarvi per un lavoro.” “Mi spiace, ma non possiamo fermarci...” “Sciocchezze!” Fece l'uomo. “Ho bisogno di voi! Sono Ludovico De'Taddei e quanto è vero il mio nome voi verrete con me... o vi farò arrestare!” “Cosa dovremmo fare, milord?” Domandò Umans. “Aiutarmi a cacciare un cinghiale!” Rispose il nobile taddeide. “E saprò ricompensarvi a dovere! Questi è il mio bracconiere... messer Tisoon...” presentando il giovane che era con lui. “Milord, noi...” mormorò Guisgard. “Silenzio!” Lo zittì il taddeide. “E' deciso! Domattina presto partiremo per la caccia! Locandiere! Una stanza per i miei due nuovi bracconieri!” Intanto, Talia era rimasta sola nella stanza. Trascorse così un'ora e poi un'altra ancora. Dopo tre ore, col meriggio ormai morente, la ragazza avvertì dei passi. Poco dopo la porta si aprì e qualcuno entrò nella stanza. Talia riconobbe il passo della duchessa. La donna però non disse nulla per qualche momento. “L'aria di Faycus è fresca” disse all'improvviso “ma temo che la corte di Capomazda mi reclami. Domani partirò per la capitale e tu verrai con me, Talia. Conoscerai così la città dei Taddei.” |
La porta della stanza si aprì e qualcuno entrò...
La mia mente, anche se tutta presa dai mille e più cupi pensieri che la affollavano, riconobbe la duchessa e avvertì che il suo animo era inquieto... e ne fu stupita. Citazione:
“Ma...” mormorai poi, tentando di mantenere un tono sereno “Ma... Vostra Grazia... avete proprio deciso? Perdonatemi, ma... ecco... solo poco fa, non mi sembravate intenzionata a partire, così...” Continuavo a pensare a Guisgard, a quando lo avrei finalmente rivisto, a come avrebbe potuto mai fare per ritrovarmi se fossi partita... e mi mancava l’aria a quei pensieri... Poi, d’un tratto, la mia mente si aprì ed io, finalmente, riuscii a vedere la faccenda per intero... riuscii a vederla oltre le mie personali paure, oltre il mio lancinante desiderio di riavere presto Guisgard, oltre tutto ciò che c’era di evidente e di chiaro... “Milady...” sussurrai, sollevando la testa e volgendo gli occhi su di lei, come se così potessi sentirla meglio “C’è forse qualche cosa che vi preoccupa, mia signora?” |
ma voi siete pronti ad affrontarli vero signore dissi guardando la guardia quanti soldati siamo in tutto e questi feroci soldati quanti possono essere e aspettai una risposta mentre guardavo il soffitto
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Mi avvicniai al ragazzino e mi abbasai alla sua altezza:
<<Ciao Mirna! Facciamo un patto? Se tu e la tua banda riuscite a trovare un uomo con la mia stessa corazza ma di un colore diverso vi racconterò la mia magnifica storia.. Ti va?>> Mi rivolsi mentalmente a Giada e le dissi: "Secondo te può andare?" |
“L'esercito di Tylesia” disse il soldato a Cavaliere25 “può vantare fino a centomila fanti corazzati ed oltre trentasettemila arcieri. A questi va poi aggiunta la cavalleria pesante. Come vedete, il nostro esercito è capace di travolgere qualsiasi nemico. Quanto ai nostri avversari, invece... in verità nessuno sa con esattezza quanti siano... alcuni dicono di averli visti sotto le mura di Tylesia in un numero non inferiore a cinquecentomila cavalieri. Altri ancora, invece, affermano che la Lacrima di Cristo vanta almeno un milione di cavalieri. E tutti pesantemente armati.”
Mirna fissò Daniel. “Un cavaliere con una corazza simile alla vostra” disse il ragazzo “ma di colore diverso? E di quale colore, cavaliere?” “Chissà...” vibrando Giada al fianco di Daniel “... potrebbe anche riuscire questa tua trovata... ma dovrai essere vigile, Daniel...” |
“Quel sangue” disse Fyellon ad Altea “risale alla scorsa notte, quando affrontai quegli uomini che volevano sacrificarvi. Rammentate? Purtroppo da allora non sono riuscito a lavare il mantello e i vestiti. Per questo vi sono ancora tracce di sangue.” Esitò per un momento. “Perdonatemi, Altea, se vi sono sembrato accigliato... ma, vedete, talvolta i ricordi mi assalgono e con essi il denso di colpa... non riesco a perdonarmi... dovevo essere con mio padre, quel giorno... così avrei potuto difenderlo da quel bastardo di mio fratello...”
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Redentos annuì e accompagnò Lilith all'interno della fattoria.
Qui si ritrovarono in un ampio cortile con al centro era un piccolo pozzo. Tanto piccolo da permettere solo ad un ragazzino di poterci entrare. Redentos si sedette all'ombra di un albero, per ripararsi dal caldo. All'improvviso Lilith udì una voce di fanciulla provenire dal piccolo pozzo. “Ehi...” disse quella voce a Lilith “... sono andati via? Quei mercanti dico... sono ancora in giro? Mi stanno cercando, sai? Vogliono catturarmi e farmi del male... ti prego, aiutami... però non rivelare a nessuno di me... non dire che mi hai sentita... ti prego, non mi abbandonare anche tu...” |
Elisabeth restò per un pò in quella stanza, fino a quando il rintocco di una campana la destò dai suoi pensieri.
Giunsero due soldati e la condussero in un'altra zona del palazzo. Qui la maga fu introdotta in una monumentale aula di tribunale. In fondo stava in trono la regina e tutt'intorno sedevano i suoi funzionari: chierici da un lato e aristocratici dall'altro. In mezzo all'aula, stava invece in piedi messer Cristansen. A lui si avvicinò il ministro Berengario. “Inizia il processo a messer Cristansen...” disse questi “... accusato di alto tradimento nei confronti della Corona.” “Maestà...” mormorò Cristansen “... perdonatemi, ma la prigionia mi ha fiaccato più del dovuto... potrei sedermi?” La regina fissò un soldato ed annuì. Il militare portò allora una sedia all'imputato. “Allora, si dia inizio al processo.” Disse Berengario. “Messere...” rivolgendosi a Cristansen “... perchè vi siete rifiutato di firmare l'Atto Unico varato da questo Augusto Senato, rinnegando così il vostro giuramento di fedeltà alla Corona?” “Se io avessi firmato quell'atto” rispose Cristansen “allora avrei rinnegato il mio giuramento di fedeltà.” “E perchè mai?” “Perchè quell'atto è deleterio per questo regno, molto più del terremoto che ne ha fiaccato le fondamenta.” “Ritenete dunque” fece il ministro “che non leggere più i trattati filosofici sull'amore, o non conoscere la poesia lirica amorosa sia peggio che veder crollare la propria casa o perdere i propri cari sotto le macerie?” “I mali peggiori” rispose Cristansen “sono quelli che fiaccano nell'animo. Da un terremoto si può ripartire e la storia ci insegna ciò. Ma se perdiamo la speranza e la fede per un mondo migliore, allora ci verrà meno anche la forza di voler andare avanti. E un mondo senza Amore, messer ministro, è privo di quella speranza, di quella fede e di quella forza che nutrono l'animo dio ogni uomo, spingendolo verso una vita degna di essere vissuto.” “La vostra eloquenza è nota a questa corte.” Disse Berengario. “Ma non vi salverà. Dovete attenervi alle domanda che vi vengono poste, senza ricamarci sopra parole pompose ma inutili a questo processo. Chiede perciò alla corte che le parole di messer Cristansen siano cancellate dai registri.” Si voltò di nuovo verso Cristansen. “Rispondete si o no a ciò che vi domanderò. Non una parola di più. L'Atto Unico reca la firma di sua maestà?” “Ho letto il nome della nostra regina alla fine di quel documento.” “Si o no?” Gridando il ministro. “Si...” “Quindi l'Atto Unico è volontà di sua maestà. Giusto?” “Si...” “E non accettarlo equivale a disubbidire, Giusto?” “No.” A quella risposta di Cristansen nell'aula sorse un forte mormorio. “Come sarebbe?” Fissandolo Berengario. “Se rileggete una copia del giuramento che ogni suddito presta alla Corona” rispose Cristansen “allora non vi sfuggirà il passaggio che recita così, più o meno... Ogni legge del re è sacra e legittima perchè discende dalle Leggi di Dio... nessuna legge del re andrà mai contro quelle di Dio, altrimenti, se così fosse, perderebbe ogni legittimazione e valore...” “Citatemi allora” spazientito Berengario “il passo Biblico o dei Vangeli in cui l'Amore viene visto come Legge Divina!” “Tutte le Sacre Scritture” rispose Berengario “essendo l'immagine riflessa della Creazione, non sono altro che un infinito richiamo alla parola Amore in tutte le sue forme.” “Fandonie!” Urlò Berengario. “L'amore di Dio verso le Sue creature è tutt'altra cosa dell'Amore pagano o dell'Amor Cortese! E trovo blasfemia quanto affermato da messer Cristansen! Io non ho altre domande, per ora. La parola alla difesa.” |
“Affatto.” Disse lady Vicenzia a Talia. “Sono solo stata trattenuta da alcuni viaggiatori inviati da sua grazia il vescovo. E raccontandomi dei loro trascorsi in Terrasanta, ho appreso di alcune questioni davvero poco interessanti per una donna.” Fissò la ragazza. “Mi hanno narrato che un imprevisto li ha trattenuti presso un'isoletta delle Cicladi, dove una ragazza è stata processata per aver violato i suoi voti monacali a causa di una relazione con un cavaliere del posto. Quei viaggiatori mi hanno poi detto che il cavaliere in fuga è stato ritrovato in un paesino sulle coste italiane. Ora, pare, lo stiano andando a prendere.” Tossì. “Come vedi, sono solo storie di fughe amorose e faide tra cavalieri. Ora riposa. Devi rimetterti. Partiremo presto, all'alba. Domattina ci penseranno le monache a svegliarti. Ti auguro una serena notte.” Ed uscì.
Quella notte trascorse inquieta. Nella stanza di quella locanda a poca distanza dal Convento di San Pasquale, Guisgard si girava e rigirava nel letto, preda di un'ansia e di una agitazione senza fine. Nel letto accanto al suo, Umans invece sembrava riposare senza alcun problema. E così Guisgard fissava il soffitto, per poi alzarsi ed avvicinarsi alla finestra, cercando nel buio della notte la sagoma del convento che a stento emergeva tra la vegetazione e le rocce sovrastanti la locanda. Sapere che Talia si trovava lì, a poca distanza da lui, che invece era impotente in quella situazione, sembrava farlo impazzire. Cosa stava facendo? Si chiedeva. Lo stava pensando? Lo stava sognando? Avvertiva la sua stessa ansia? La sua stessa solitudine? Cominciò allora a giocherellare col suo pugnale, incidendo qualcosa nella pietra. E così trascorse tutta la notte. Una notte lunga e silenziosa, lontana e indifferente. Fino all'alba che rischiarò con le sue dita rosate le vette dei due monti che racchiudevano Faycus. Il gallo cantò e la locanda si destò. Umans saltò giù dal letto e trovò Guisgard accanto alla finestra, con la testa poggiata sulla nuda pietra e rischiarata dal Sole mattutino. E su quella pietra dove ora riposava, aveva inciso col suo pugnale il suo nome e quello della sua amata. “Il letto” svegliandolo Umans “non era forse abbastanza comodo, amico mio?” Guisgard scosse il capo e saltò su. Scesero allora al pianterreno e qui un profumo di focacce calde e pannocchie scaldate li accolse. “Ti ho detto che erano proprio dei cavalieri!” Disse un uomo seduto ad un tavolo, mentre conversava con un compagno. “E che genere di cavalieri?” Chiese questi. “Non saprei...” rispose l'uomo “... sulla tunica recavano un simbolo sconosciuto, come quelli che portano gli ordini cavallereschi che combattono in Terrasanta per il Santo Sepolcro.” “Buongiorno!” Esclamò Ludovico De' Taddei attivando nella stanza e destando Guisgard dall'attenzione che aveva dato alle chiacchiere di quei due uomini al tavolo. “Una bella colazione e poi comincerà la nostra battuta di caccia!” “Milord...” avvicinandosi a lui Guisgard. “Dopo, dopo, giovanotto!” Disse il taddeide. “Prima bisogna mangiare! Su, sedetevi e facciamo colazione!” Finito di mangiare, i quattro partirono verso la boscaglia. “Ma cosa stiamo cacciando?” Domandò Guisgard a Tysoon. “Un grosso cinghiale.” Rispose questi. “Forse il più grande mai avvistato da queste parti.” E mentre si allontanavano, Guisgard si voltò a fissare il convento, avvertendo una malinconia ed un senso di smarrimento mai provati prima. |
Ascoltavo le parole di Fyellon ma non ero convinta, le macchie di sangue sembravano non di lunga data...e poi quel rivolo rosso sul suo volto dopo essere uscito dal vecchio monastero?
Preferii non andare oltre e vedendolo preoccupato lo ascoltai.."Se vivrete con questo senso di colpa non potrete essere sereno nella vita...purtroppo per quanto crudele possa essere dovete pensare che cosi doveva andare, e capisco il vostro dolore per aver perso vostro padre. Vi ripeto..non dovete pensare più a vostro fratello, e soprattutto con questo astio, fate male solo a voi stesso". Gli presi la mano..."Andiamo, su, Tylesia ci aspetta" e lo trascinai verso la selva. |
Dobbiamo prepararci bene dobbiamo annientali tutti dissi guardando il soldato dovremo anche fare una strategia di attacco parlerò con il comandante appena potrò e guardai i miei amici
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Le parole di lady Vicenzia mi colpirono... aveva parlato con tono leggero, quasi noncurante, eppure i suoi occhi erano fissi su di me e parevano studiarmi. E poi quell’allusione alla ragazza processata... credevo di conoscere abbastanza bene lady Vicenzia, ormai, da dubitare che lo avesse detto per caso... la duchessa non diceva mai niente per caso e di certo non una cosa del genere.
Rimasi in silenzio, tuttavia... sforzandomi di non lasciar trapelare la pur minima emozione... e solo dopo che fu uscita di nuovo dalla stanza mi abbandonai a pensieri e congetture... Cavalieri dalla Terrasanta, aveva detto... Potevano essere i Cavalieri della Luna Nascente ad esser giunti fin lì? E volevano me e Guisgard? Ma, se così era, perché non ero ancora stata consegnata? E perché la duchessa non mi aveva semplicemente chiesto di dire la verità? Perché, infine, si era risolta tanto in fretta a ripartire per la capitale? Fu una notte agitata quella... una notte in cui sogni, visioni, ricordi e paure si susseguirono nella mia mente senza posa... mi girai e rigirai nel letto infinite volte, continuando a pormi e ripormi sempre le stesse domande, continuando a chiedermi dove fosse Guisgard e se avesse visto arrivare quei cavalieri, chiedendomi se fosse al sicuro e chiedendomi che cosa ne sarebbe stato di me a partire dal giorno successivo... Infine, stanca e provata, sentii l’aurora giungere e penetrare attraverso la finestra. |
Guisgard e Umans partirono prestissimo, insieme a Ludovico e a Tisoon, per cacciare il cinghiale.
Ad un certo punto i quattro si separarono. Il taddeide mandò in una direzione Guisgard ed il suo compagno, mentre lui e Tisoon si diressero nell'altra. “Dobbiamo approfittarne per scappare.” Disse Guisgard a Umans. “E se ci faranno inseguire?” “Voglio riprendermi Talia!” Ad un tratto si udì un nitrito. Il cinghiale aveva aggredito il cavallo di Ludovico, che sbizzarritosi aveva poi fatto cadere a terra il taddeide. “Acc...” dolorante questi “... credo di essermi rotto una costola...” alzò gli occhi e vide il cinghiale “... Tisoon, aiutami!” Ma il ragazzo fuggì via. “Canaglia!” Urlò il taddeide. Intanto, Guisgard e Umans avevano visto tutta da lontano. “Fuggiamo ora!” Esclamò Umans. “Non possiamo lasciarlo così.” Disse Guisgard, per poi correre verso Ludovico. Il cinghiale aveva già puntato il taddeide ma un grido lo bloccò. “Ehi!” Urlò ancora Guisgard, agitando il suo mantello. Il cinghiale allora cambiò preda e si lanciò verso il cavaliere. Questi però evitò l'attacco dell'animale, lasciandolo invece avventarsi contro il suo mantello. La corsa furiosa del cinghiale fece si che il mantello si attorcigliasse attorno alla testa dell'animale, fino ad impedirgli di vedere. Tuttavia quella folle corsa non accennò a diminuire fino a quando il cinghiale non frantumò la sua testa contro una dura pietra e stramazzò al suolo col collo spezzato. “Come state, padron De'Taddei?” Soccorrendolo Guisgard. “Credo di avere una costola rotta...” In quel momento giunse Umans con i loro cavalli. “Dove eri finito?” Fissandolo Guisgard. “Ero lì, pronto ad intervenire!” Guisgard fece una strana smorfia, poi insieme al suo compagno aiutarono il taddeide a salire in sella ad uno dei cavalli. Nel frattempo, al convento, una monaca aveva svegliato Talia, per poi aiutarla a prepararsi. Poco dopo scesero nel refettorio, dove la duchessa attendeva la ragazza per fare colazione. “Buongiorno.” Vedendola arrivare con la monaca. “Dormito bene? Sei ansiosa di arrivare a Capomazda?” |
Altea e Fyellon ripresero così il loro cammino attraverso la selva.
“Avete ragione.” Disse il cavaliere. “Non dovrei sprecare pensieri ed energie per quel vigliacco... anche perchè, conoscendolo, a quest'ora sarà imprigionato o forse morto. Era un poco buono, imbevuto di se stesso, arrogante e superbo. Era un meschino e un falso. Al Casale degli Aceri, dove siamo cresciuti, con noi vi era una sorella... l'unica ragazza... beh, lui mise gli occhi su di lei... non per amore, perchè lui era incapace di amare altri al di fuori di se stesso... no, lui voleva solo divertirsi... lui voleva piacere a tutti, soprattutto alle donne... aveva bisogno di sentirsi il cavaliere perfetto, amato ed ammirato... e poi, invece, era solo un ipocrita... si professava credente, eppure non ebbe molti scrupoli ad interessarsi di nostra sorella, visto che il maestro aveva destinato lei ad una vita sacerdotale... fortunatamente lei non si lasciò mai affascinare da lui... più che altro lui era una sorta di distrazione, di divertente dimenticanza... era pur sempre una ragazza e probabilmente la intimoriva il suo destino di sacerdotessa... e quando lui scoprì come stavano realmente le cose, per rabbia scappò via dal Casale...” scosse il capo “... perdonatemi, Altea... non vi parlerò più di quell'individuo... a quest'ora avrà di certo avuto ciò che meritava...” |
Citazione:
Esitai alle sue domande... Avevo dormito bene? No! Ero ansiosa di giungere a Capomazda? Ancora meno! Ero agitata, tesa, preoccupata... e quella notte non aveva affatto alleviato le pene della sera precedente, né portato consiglio ai miei dubbi ed alle paure... Abbassai gli occhi ed inspirai appena... “Deliziose le focacce, Vostra Grazia!” dissi, in tono forse fin troppo leggero “Avevate assolutamente ragione voi, milady: credo che mangiare qualche cosa mi farà bene, dopotutto, e che mi aiuterà a rimettermi da quel piccolo malore!” |
Camminavamo per la selva e Fyellon iniziò ad aprirsi, mi parlò di quel fratello ma con tanto odio e di sua sorella..."Vostra sorella? scusate ma allora non eravate fratelli e sorelle di sangue? E voi siete certo di ciò che provavano vostro fratello e vostra sorella? vi siete mai soffermato a parlare con vostra sorella se ella desiderava una vita monacale? Molte ne sono costrette, io...sinceramente, non ci sarei riuscita. Fyellon...mi piacerebbe davvero che un giorno voi possiate riappacificarvi con la vostra famiglia di origine. Se notate, io vago sola...e non mi perdo certo in vecchi rancori contro.. mia madre." Seguì un silenzio, l'avevo lasciata sola per partire verso il Calars e chissà come stava. "Che strana questa quiete, non trovate?" dissi per smorzare quella strana atmosfera creatasi.
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“Fantastici.” Disse Ludovico ormai in sella al suo cavallo. “Davvero fantastici! Meritate un premio!”
Guisgard sorrise. “Sarete i miei nuovi bracconieri e resterete a Faycus per sempre!” “Come sarebbe?” Mormorò Guisgard. “Si e forse un giorno, chissà, vi farò Gastaldi!” “Milord...” fece Guisgard “... io ve ne sono grato... ma non posso accettare...” “Come sarebbe?” “Non posso restare a Faycus...” “E perchè mai?” Stupito Ludovico. “Siete forse ricercati?” Guisgard chinò il capo. “Forse...” mormorò il taddeide “... forse questo luogo non fa per voi... forse potrei trovarvi un'altra sistemazione... potrei farvi partire oggi stesso!” “Padron De' Taddei...” disse Guisgard. “Cosa c'è ancora?” “Io ora non posso lasciare questa città...” “Come sarebbe?” Meravigliato il taddeide. “Insomma, quale altro problema c'è? Chi si trova nei guai non può temporeggiare tanto! C'è un solo motivo a questo mondo che può spingere un uomo...” si zittì all'improvviso “... ah, che sciocco... eh, l'amore!” Guisgard lo fissò. “E dove si trova la bella dama?” “Ecco...” “Cos'è quella faccia, giovanotto?” Domandò Ludovico. “Non sarà mica nelle grinfie di un drago o di un orco?” “Peggio, milord...” mormorò Guisgard “... è al Castello Ducale... la duchessa credo ne abbia fatto una sua servitrice o qualcosa di simile...” A quelle parole Ludovico scoppiò a ridere, per lo stupore di Guisgard e Umans. Intanto, al convento, la colazione di Talia e lady Vicenzia continuava. “Ti ho chiesto di come avevi trascorso la notte.” Disse la donna a Talia. “E di come stai vivendo la nostra partenza per Capomazda. Probabilmente sei indisposta. Tieni però presente che non sai fingere, ragazza mia. Bene... quando avrai terminato la colazione, partiremo...” Fece allora preparare la sua carrozza e poco dopo lei e Talia furono condotte fuori. In quel momento però arrivò al convento qualcuno. Era un uomo scortato da alcuni soldati. “Salute a voi, cara cugina!” Salutò Ludovico, che poi con un cenno mandò via i suoi uomini. “Che sorpresa, Ludovico.” Disse la duchessa. “Vedo siete in partenza.” Sorridendo lui. “Ah, avete una nuova dama di compagnia... molto carina... come vi chiamate, milady?” “Talia, si chiama.” Rispose la duchessa. “Ora però siamo in partenza, cugino.” “Talia...” ripetè Ludovico “... che bel nome! E siete sola al mondo? Nessun padre, nessuna madre? Fratelli, sorelle? Spasimanti?” “Insomma, che assurdità!” Esclamò la duchessa. Ludovico rise. |
La parola alla difesa.....perche' il mio cuore mi diceva che ci sarebbe stato ben poco da far comprendere a quegli uomini senza anima. Un mondo senza Amore...." Che posto strano questa vostra citta'......mi sembra di udire un vagito e comprendo che esso e' stato concepito senza amore.....odo lacrime funebri e comprendo che nessuno ne sentira' il distacco....l' Amore da Bandire eppure e' il dono piu' grande che Dio ci ha donato......ci ha dato la vita perche' conoscessimo la morte, non credo che Messer Cristansen possa essere accusato di alto tradimento........chi dovrebbe aver tradito.....la vostra Regina ?......no..perche' ha coltivato ogni suo piccolo sentimento......perche' come un buon padre....ha fatto si' che portasse avanti il suo Regno....nel rispetto dellle regole del Divino......Il terremoto non e' nulla, ma l'aridta' delle vostre anime ha impaurito anche quel Dio che disconoscete.......perche' chi non conosce l' Amore....non conosce Dio,la Regina ha deciso che gli abitanti del suo regno non potessero conoscere cio' che Dio ha riservato per noi tutti........ma La vostra Regina non e' Dio e lei..soltanto Lei dovra' ritenersi responsabile di quello che subira' Tylesia.........per quanto riguarda Messer
Cristansen.....non firmando...ha lasciata aperta una porta..per ilperdono di un peccato cosi' grande...........Ho detto"......non avevo detto nulla..ma io non ero un'avvocato..speravo solo che avessero ascoltato con il cuore le mie parole...ma in quanti avevano un cuore all'interno di quell'aula.... |
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