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“Che io sia impiccato...” mormorò la guardia nel vedere Cavaliere25 bardarsi con la straordinaria Corazza Blu e salvare il soldato intrappolato “... mai visto niente di simile... siete un cavaliere formidabile! Lasciate stare il ferito, ci penseranno i miei soldati a portarlo in infermeria... voi venite con me... voglio presentarvi al comandante della caserma.”
Daniel aveva fatto suonare con forza la campana, per poi uscire fuori e gridare alla città di quell'attacco. “Cavaliere...” disse all'improvviso un prete “... perchè avete suonato la campana? E perchè mai gridate con tanto ardore?” |
Goz fissò Elisabeth.
“Anche Tylesia attende una sentenza, milady...” disse alla maga “... siamo tutti in attesa di giudizio e la giuria chiamate a decidere non fallirà, credetemi... sapete cosa insegnano gli esorcisti ai loro discepoli? Di non parlare mai col demone da scacciare... nessuna domanda, nessun contatto... e la stessa cosa va fatta con i demoni che abbiamo dentro... mai ascoltarli, o finiremo per dar retta alle nostre paure... difendere messer Cristansen è come difendere tutti noi... se sarà condannato, allora questa immensa tragedia troverà un drammatico finale...” accennò un lieve sorriso “... sapete perchè rimpiango l'Inverno? Per le castagne... io adoro le castagne... soprattutto se ancora calde... spero arrivi presto Settembre... si, se Dio vorrà...” In quel momento si udì il suono della campana proveniente dalla Cappella Palatina. “E' ora...” mormorò Goz “... si sta riunendo il Senato... esso deciderà la sorte di messer Cristansen... sarà dunque il Senato il vostro avversario, milady...” |
Redentos ascoltò Lilith.
“Anche io credo che non siano mercanti...” disse poi a lei e a Parsifal, sempre attento a non farsi udire da Heyto e dai suoi uomini “... e ho la sensazione che siano molto interessati a noi... ma forse rifiutare il loro invito può essere rischioso... non credo infatti che ci lascerebbero andare così facilmente... quindi, meglio fingersi ingenui ed ideare nel frattempo un piano per fuggire da loro...” Si avvicinò allora ai mercanti. “Amici...” fissandoli “... abbiamo deciso... ci uniremo a voi per arrivare a Tylesia.” I mercanti allora esultarono e si prepararono per partire. “Gentile damigella...” disse Heyto a Lilith “... permetteteci di farvi un regalo... abbiamo con noi molte stoffe e tutte di pregevole fattura... recatievi sul carro blu e scegliete quale più vi piace.” Poco dopo, la carovana si mise in marcia, portando con quei mercanti anche Redentos, Parsifal e Lilith. |
“Sei un tipo strano...” disse Guisgard a Umans “... e continuo a non comprendere cosa tu voglia da me...”
“Cavaliere...” fece Umans come a voler richiamare l'attenzione di Guisgard “... il menestrello sembra abbia finito di mangiare...” I due allora si voltarono a guardare di nuovo nella locanda, dove videro il menestrello sul punto di riprendere il suo racconto... Intanto, nel luogo scelto per il duello, Feudis fremeva nell’attesa di quella fatale contesa. Ad un tratto Andros apparve con in pugno la sua spada. “Ti ritrovi un bel gioiellino fra le mani, bifolco!” Disse con meraviglia Feudis, nel vedere la superba Parusia. “Starò attento a non danneggiarla troppo… ho idea che la tua spada finirà nel mio corredo d'armi! Del resto è la tua testa che voglio, bifolco!” E rise in modo grottesco. Poi, rivolto al suo compare, aggiunse: “Mars, conta fino a tre… sarà il segnale che darà inizio al duello!” Per un attimo gli sguardi dei due contendenti arrivarono quasi a confondersi. Al tre, Mars gridò. Era il segnale. I due cavalieri scattarono rapidi, cominciando a colpirsi a forte velocità. Una pioggia di colpi cominciò a dirigersi verso Andros, mentre questo si spostava rapidissimo tra la polvere. “Sei veloce, maledetto!” Gridò Feudis. ”Allora useremo le maniere forti!” Estrasse così la scure e tentò di braccare sui due lati il suo avversario. Andros allora cercò di evitare quei letali fendenti, ma uno di quei colpi andò a segno, ferendolo di striscio ad un fianco “Un altro paio di colpi così e quel cane farà la fine degli altri, capo!” Urlò eccitato Mars. Feudis riprese a vomitargli addosso i suoi terribili colpi e Andros solo a stento riusciva ad evitare l'attacco del suo nemico. Feudis, più attaccava, più vedeva i suoi colpi fallire il bersaglio. “Maledetto!” Gridò verso il suo avversario. Ma continuò a bersagliarlo, con tutta la forza che aveva in corpo. “Dannazione, sono scoperto!” Urlò all'improvviso. A quel punto Andros si lanciò verso di lui. La corazza di Feudis, sotto i colpi di Parusia, cominciò ad emanare bagliori incandescenti. “Coprimi, Mars!” Ordinò Feudis. Un attimo dopo, Mars si lanciò verso Andros. “Ora sono due…” mormorò il taddeide, che non ebbe il tempo di aggiungere altro, ritrovandosi sotto i colpi del nuovo nemico. Tentò di evitarlo, ma quei fendenti erano violentissimi. Cercò allora di rispondere a quell'attacco, ma la ferita cominciò a bruciare intensamente, a causa della povere che vi si era attaccata sopra. “Maledizione!” Urlò il cavaliere di Capomazda. “Sei mio!” Disse Mars piombandogli addosso per il colpo decisivo. Ma il Torix fece l’errore di avvicinarsi troppo. In una frazione di secondo, Andros lo mise sotto tiro e menò due violenti fendenti. Un colpo raggiunse la testa di Mars, facendo volare via l'elmo. Il secondo gli mozzò la testa, uccidendolo dunque sul colpo. Un’alta e soffocante nube di polvere si alzò tutt'intorno, rendendo praticamente impossibile vedere qualcosa. Alcuni istanti dopo il vento iniziò a dissipare quella densa nuvola di morte e tutto intorno ad Andros cominciò a mostrarsi chiaramente. Ciò che restava di Mars giaceva al suolo, ma di Feudis nemmeno l’ombra. Intanto Chymela era giunta quasi sul luogo dello scontro. Aveva avvertito i rumori della battaglia e vedeva piccole colonne di polvere alzarsi nel vento. Corse allora più velocemente, con tutta la forza che aveva in corpo, come sospinta dal vento e dai battiti del suo cuore. Nel frattempo, Andros continuava a guardarsi intorno. Faceva caldo. Un caldo infernale che impediva quasi di pensare. Ma lui doveva restare lucido. Ad un tratto un sibilo si diffuse nel vento. Andros si voltò e intravide la sagoma di Feudis dirigersi verso di lui, impugnando la sua spada. L'eroe in quel momento vide tante immagini attraversargli la mente. E tra queste vi era Chymela, la più bella di tutte. Il suo sguardo, il suo sorriso e l'eco delle sue parole sembravano accompagnare ogni respiro dell'eroe. Ebbe però solo il tempo di stringere con forza l'elsa di Parusia, dopo di che avvenne il mortale e devastante contatto tra i due contendenti. Un sordo impatto sancì quel momento, per poi perdersi in un angosciante silenzio. Chymela cadde al suolo poco più avanti. Aveva gli occhi stravolti ed il suo cuore sembrava volersi fermare, mentre un Averno di polvere si alzava nel vento. Il giorno dopo a Solopas giunse una squadriglia di soldati che fu accolta da un triste evento. Tutta la popolazione seguiva un’austera e silenziosa processione, mentre la chiesa della cittadina sembrava scandirne il passo con il solenne rintocco delle sue campane. “Sono il capitano Anwelf, della guardia del Gastaldo.” Disse l’ufficiale presentandosi ai cittadini che seguivano quel corteo funebre. “Siamo sulle tracce di tre feroci criminali. Dovrebbero essere giunti in questa cittadina.” “Si, sono giunti ieri, capitano.” Rispose Hunz. “Cosa è accaduto qui?” Chiese il capitano, notando i resti della violenta battaglia del giorno prima. “I tre criminali, una volta arrivati in città, hanno sfidato un uomo che viveva qui da qualche tempo.” Spiegò Hunz. “Era stato un cavaliere, ma non so quale motivo abbia scatenato l’insensata battaglia. Forse odio e rancori personali.” “Quell’uomo aveva delle armi?” Chiese il capitano. “Si, una spada…” rispose Hunz. “… l’aveva nascosta in una miniera abbandonata. Ma, come potete vedere, dei quattro non è rimasto nulla.” Disse indicando i resti delle corazze e delle armi sparsi ovunque. “Già, vedo…” mormorò il capitano. “… e sia, qui non c’è altro da fare. Del resto è destino che simili individui non riescano mai a fuggire dalle loro tristi e violente esistenze.” Poco dopo, assicuratisi che tutto fosse tranquillo in città, i soldati ripartirono. E quando furono lontani, la folla accorsa al funerale iniziò a scomporsi. E da essa emersero un ragazzo ed una ragazza. “E’ finita, vero Andros?” Chiese Chymela. “Si, è finita per sempre.” Rispose lui. “Ora che Parusia è di nuovo sepolta, potremo cominciare a vivere una vita tutta nostra. E un giorno ritorneremo a Capomazda, per rinchiuderla nella Cappella della Vergine, come supremo simbolo di pace.” “Ora siete due persone nuove” intervenne Hunz “e nessuno verrà più a cercare Andros il cavaliere... poiché tutti lo crederanno morto nella battaglia di Solopas. E quel tumulo dove riposa Parusia, sarà tutto ciò che resta della leggenda della spada sepolta.” Concluse indicando il luogo in cui era stata sotterrata la formidabile arma dei Taddei. Tutti allora si strinsero con gioia attorno ad Andros e a Chymela, salutandoli in quella che da oggi sarebbe stata la loro nuova vita. Perché quella vecchia era finita per sempre. Confusa ed abbandonata nella medesima leggenda. La leggenda della spada sepolta. http://cineplex.media.baselineresear...7170_large.jpg La duchessa restò a fissare Talia per qualche istante. Chiuse poi il libretto e lo riconsegnò alla ragazza. Per tutto il tragitto fino al convento nella carrozza dominò un irreale silenzio. Poco dopo si fermarono proprio davanti al sacro edificio. Il cocchiere scese e suonò la campanella che pendeva dal grande portone d'accesso. Una finestrella allora si aprì e due occhi fissarono colui che aveva appena annunciato il loro arrivo. Il portone così fu subito aperto e la carrozza entrò. Nel cortile poi il cocchiere aiutò la duchessa e Talia a scendere. “Milady, che onore.” Disse la badessa andando in contro a lady Vicenzia. “Madre...” salutandola con un cenno del capo la duchessa “... volete condurci nel piccolo cimitero?” La badessa annuì e pregò la duchessa di seguirla. “Dammi il braccio, Talia.” Mormorò lady Vicenzia, per poi seguire la badessa insieme alla ragazza. Giunsero così in un piccolo spiazzo, dove vi erano alcune lapidi. Alla fine la duchessa si fermò davanti ad una che sorgeva quasi in disparte, circondata da fiori di campo e che recava un nome inciso sulla sua pietra. |
Il caldo era infernale, il sudore si mischiava alla polvere dei crolli dovuti al terremoto....settembre, quando l'aria sarebbe stata piu' fresca e respirabile..Tutto era un giudizio, ma io avevo un'avversario che non conoscevo, mi sentivo data impasto ai leoni...." Goz....se l'aria fosse fredda, vorrei anch'io delle calde castagne da trattenere tra le mani.....in questo momento, ho la sensazione di avere carboni ardenti....e Si Goz, affrontero' il senato.....Ascoltate il vento, vi portera' notizia, perche' se andra' male...questo e' il nostro ultimo saluto....Vivian...rimanete con lui...lo preferisco, emotivamente sara' terribile, ma Goz ha mille argomenti per tenervi impegnata..."......Ero gia' stata nella stanza dove si riuniva il senato...cosi' ...apparentemente sicura di me....mi ritrovai dietro la grande porta......tre colpi...ed attesi
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Fortunatamente intesi che entrambe li compagni avevano avuto il mio stesso guizzo di intuito.
Era giusto il pensiero del Maestro, poichè, se non fossimo andati con loro vi era il rischio di imbattersi in duello......e non conoscendo le loro capacità sarebbe stato meglio agire di ingegno. Comunicata la decisione, la compagnia dei "mercanti" rimase entusiasta.....anche se venne proposta a Lilith la possibilità di salire sulla carozza e provare una delle loro stoffe..... mi volsi verso lei come nel dirle: "non accettare......non sappiamo nulla di loro ed intenzioni.....agisci con prudenza.......". |
Il monaco sembrava voler aiutarci ma prima ci chiese di ascoltarlo e iniziò a narrare la parabola del Figliol Prodigo, lo ascoltavo con attenzione ma Fyellon continuava a lamentarsi, lo guardai in viso era alterato e ne fui sorpresa. Il monaco continuò e finito di parlare davanti a me si presentò una scena che mai mi sarei aspettata.
Fyellon, senza motivo alcuno, si gettò contro il monaco e vidi le sue mani cingere il suo collo come per volerlo uccidere, nel volto di Fyellon vi era un misto di sensazioni ed emozioni, e tutte negative. Mi gettai contro di lui per allontanarlo "Fyellon, cosa state combinando, ma siete impazzito? Avete intenzione di uccidere questo servo di Dio senza motivo?", ma vane erano le mie parole e Fyellon era più forte di me, guardai il monaco ed era quasi cianotico. |
Senza parlare né opporre resistenza, porsi il braccio alla duchessa e lasciai che mi conducesse là dove desiderava andare.
Eravamo rimaste in silenzio per tutto il viaggio, dopo che la dama aveva scoperto il libretto ed io le avevo fornito quella spiegazione... sentivo i suoi occhi indagatori e ora vagamente sopresi su di me, ma non avevo fatto commenti in merito. Infine ci fermammo... Citazione:
“Vi è una pace quasi irreale in questo luogo...” sussurrai al termine di un lunghissimo silenzio “Questo sepolcro che Vostra Grazia desiderava visitare... accoglie una donna, vero? Atlia...” La mia voce si spense in un sospiro... non sapevo perché avevo detto quella cosa, mi era sfuggita dalle labbra quasi senza che me ne accorgessi... eppure non vi era esitazione in me, né titubanza alcuna. |
XXVIII Quadro: Il ritratto del Bacio
“Questo ritratto attirò subito l'attenzione del conte di Montecristo, perchè attraversò con passo rapido la stanza e si fermò di botto davanti ad esso.” (Alexandre Dumas, il conte di Montecristo) Andros camminava lungo il maestoso corridoio con le mani sugli occhi di Chymela che invece lo precedeva. La ragazza rideva e teneva strette le sue dita contro quelle di lui. “Non mi ero mai accorta che questo corridoio fosse così lungo.” Disse lei. “Non è che stai barando? Magari non siamo più nel tuo palazzo e mi stai portando invece chissà dove?” “Sai che potrebbe essere un'idea?” Fece lui. “In effetti qui intorno ci sono tanti posticini appartati e molti romantici...” “E immagino tu li conosca bene, vero, mio signore?” Andros rise di gusto. “E chissà quante dame avrai portato in quei posti!” “Tutte le dame di Capomazda!” “Allora forse qualcuna ti sta ancora aspettando, grande duca!” “Eh, peccato che una certa biondina di Sygma mi abbia stregato...” “Davvero? Beh, peggio per te!” Disse lei stizzita. “Ora togli queste mani dai miei occhi... mi è passata la voglia di vedere quella cosa... ora mi ritirerò nella mia stanza e tu, mio signore, potrai tornare in uno di quei posticini a te tanto cari... magari anche in buona compagnia!” “Invece sto andando in un posto speciale...” sussurrò lui “... e voglio mostrarlo a te... e a te sola...” “Vediamolo allora questo posto...” imbronciata lei “... ma solo perchè sono curiosa...” Andros sorrise e i due ripresero a camminare verso la fine del corridoio. Ad un tratto lui aprì una sfarzosa porta e un attimo dopo lei avvertì un'aria fresca ed avvolgente, intrisa di un profumo particolare e indefinibile. Andros tolse le sue mani dagli occhi di Chymela e lei poté finalmente guardarsi intorno. “Eccoci nella Sala del Duca...” disse Andros “... la più grande e sontuosa di tutto il palazzo...” Ovunque vi erano quadri e ritratti e tutti di stimati maestri e artisti. Paesaggi romantici ed inquieti con i colori del mare e della campagna, moli dimenticati e fari nella notte, temporali dalla primordiale forza e i primi raccolti della nuova stagione. Poi ritratti della Vergine e del Bambino, con i Santi e con gli Angeli, intervallati dai volti di duchi e duchesse. Poi, ad un tratto, lei si voltò verso la parete più lontana, dove vi era un quadro coperto da un lungo telo... http://www.info2015expo.it/uploads/h...polavoro.2.jpg Talia sentì il braccio della duchessa scivolare via dal suo. In quel momento la ragazza avvertì freddezza e distanza fra loro. L'aria fresca di Faycus accarezzava i capelli di Talia e tutto sembrava svanire nel medesimo silenzio. “Come conosci quel nome?” Rompendo quello strano incanto la duchessa. “Da chi lo hai sentito? Dalla gente in strada? O forse da qualche mio servo? Rispondimi!” |
La voce di Altea scosse Fyellon, che finalmente mollò la gola del monaco.
Il religioso, libero da quella morsa, cadde a terra e tossì forte. Fyellon invece ansimava, con gli occhi rossi per la rabbia. Una strana smorfia era impressa sul suo volto, quasi da deformarne le fattezze. “Perdonatemi...” disse con la voce ancora stravolta “... perdonatemi, Altea... andiamo... riprendiamo il nostro cammino verso Tylesia...” prese allora la ragazza per mano ed uscirono dal monastero. |
Vivian, sebbene a malincuore, restò con Goz e fissò Elisabeth mentre si allontanava.
La maga raggiunse così il luogo dove si riuniva il Senato e dopo aver bussato, un servo aprì la porta. “Milady...” disse fissandola “... cosa cercate? Qui non è consentito l'accesso al popolo. Mi spiace, ma non potete restare.” “Cosa succede?” Arrivando un giovane. “Messer Frydom, stavo appunto spiegando che...” “Non potete entrare qui, milady.” Disse Frydom. “Io sono lo scriba del ministro Berengario. Qui tra breve ci sarà un processo. E solo i ministri, i loro uomini, l'imputato e gli avvocati possono essere presenti. Oltre, naturalmente, a sua maestà.” |
Fyellon mollò la morsa ma era stravolto, il monaco era vivo per fortuna.
Fyellon mi afferrò e mi intimò di andarcene e prese la via dell'uscita e ci trovammo di nuovo sul ponte pericolante..."Fyellon sono stanca dei vostri colpi di testa...ma siete ammattito?" |
Quella visione mi prese all’improvviso... mi colse alla sprovvista e mi portò via da lì con tanta violenza da farmi vacillare...
Ed allora i miei occhi tornarono ad accarezzare l’immagine di Andros ed il mio cuore prese a battere all’unisono con quello di Chymela, avvertii la sua gioia, la sua curiosità ed ogni altra pur piccola emozione che le attraversava il cuore, vidi quella sala speciale, i dipinti... e poi vidi quell’opera sulla parete più lontana, coperta da un telo... Tentai un passo, allora... un passo verso quella parete... ma... Citazione:
La voce della duchessa mi colpì: tentava di suonare dura e severa, ma in realtà giungeva alle mie orecchie soltanto molto agitata, sorpresa al massimo stadio, tesa e vibrante... Sorrisi in modo quasi impercettibile, rassicurante. “Milady...” sussurrai dolcemente dopo qualche istante “Credetemi, non vi è ragione per non restare calmi. Sono stata molto sincera con voi... molto più di quanto non sia solitamente consigliabile nella mia condizione. Molte persone non credono, altre non capiscono... ma io sentivo che Vostra Grazia era diversa, perciò vi ho raccontato la verità!” La mia mano corse involontariamente alla pietra che avevo al collo... la sfiorai appena, poi sospirai... “Io, mio malgrado, conosco molte cose... alcune mi sono state narrate, altre mandate in dono... tra esse vi è anche quel nome! Ma, sapete... sfortunatamente non vi è un modo per controllare simili doni... ed è per questo che conosco molte cose e molte altre mi sono oscure! Conosco quel nome, sì... ma non so niente altro. Non ancora. E Vostra Grazia, forse, potrebbe aiutarmi!” |
“Salute a voi, capomazdesi.” Disse Cairius entrando nella stanza. “Sperando che l'aver tralasciato se Guelfi o Ghibellini non abbia urtato la vostra vocazione di sudditi fedeli.”
“Alla buon ora!” Esclamò Reinz. “Dove eri finito? Qui siamo alla catastrofe!” “Il solito esagitato.” Sorridendo Cairius. “Temo che stavolta abbia ragione lui, Cairius.” Fissandolo Davis. “Non ora, amici miei.” Disse Cairius. “Prima vorrei essere informato sulla nostra situazione patrimoniale e comprendere così la nostra capacità di azione.” Sedendosi poi. “Davvero?” Sarcastico Reinz. “Bene, caro il mio capitano, ora ti illuminerò io. E sappi che la nostra situazione patrimoniale verrà spazzata anch'essa via da quella catastrofe di cui ti accennavo.” “Cosa succede?” Chiese Cairius. “Succede che proprio stamattina” rispose Reinz “siamo stati chiamati dal consiglio riunitosi nel palazzo del barone Mussuit.” “Davvero? E cosa volevano?” “Volevano pressapoco le medesime cose che noi promettemmo loro circa tre anni fa.” Disse Reinz. “Quando affermammo loro che lady Atlia non giaceva sul letto di un fiume, ma era viva e vegeta. Rammenti? E ricordi quanti giorni sono passati da allora? E quante ragazze abbiamo presentato loro spacciandole per lady Atlia? Ma come ho fatto ad essere così idiota da fidarmi delle tue strambe trovate!” “Beh, quelle ragazze erano tutte molto carine” fece Cairius “e devi riconoscere che ho un certo gusto. Ma, rinfrescami la memoria, vecchio mio... chi è stata l'ultima? La bionda con gli occhi chiari?” “No, quella è stata la terzultima.” Rispose Reinz. “L'ultima è stata la rossa con gli occhi verdi. Quella che trovasti in quel bordello. Che stupidaggine! Spacciare quella tipa per la ragazza del ritratto... conosceva tutti gli uomini di Faycus! Probabilmente solo con noi tre non era stata!” “Parla per te, vecchio mio.” Con un sorriso Cairius. “Stavolta siamo nei guai, Cairius.” Disse Davis. “Il consiglio ci ha dato un ultimatum.” “Già, se fra tredici giorni non porteremo loro la vera lady Atlia, allora ci faranno impiccare per frode!” Esclamò Reinz. “Ce ne hanno messo del tempo per capire!” Sarcastico Cairius. “E la cosa non ti tocca?” Asciugandosi il sudore Reinz. “Al nostro prossimo imbroglio ci appenderanno alla forca!” “Loro non riconosceranno mai la vera Atlia.” Disse Cairius. “Perchè ella si trova sepolta chissà dove. Loro cercano un fantasma. E i fantasmi non hanno né volto, né voce. E saremo noi a dare a quel fantasma un volto ed una voce.” E si diresse verso la porta. Aprì e prese per mano la ragazza che attendeva nel corridoio insieme ad un vecchio servitore del capitano. “Amici...” avanzando Cairius con quella ragazza “... vi presento lady Atlia. Su, non abbiate paura...” rivolgendosi a lei “... siete tra amici... avanti, avanzate verso di loro... tranquilla, vogliono solo osservarvi...” “Sei impertinente, Talia.” Disse la duchessa con tono ritornato immediatamente fermo, destandola da quella visione. “Parli di cose che non conosci e delle quali ignori il valore. Sai quanti imbroglioni sono venuti da me con quel nome? Quanti hanno approfittato per torcermi denaro e terre? Anzi, da oggi in poi non pronunciare più quel nome in mia presenza. Intesi?” |
Entrare, sarebbe stato difficilissimo, la prima volta fui condotta li' per volonta' della Regina...ma adesso ?.....Due uomini mi trattenevano con le stesse giustificazioni fuori dalla porta......" Messer Frydom, non vi e' stato comunicato nulla ?......sono l'avvocato difensore dell' imputato, sono qui per richiesta della figlia di Messer Cristansen.....Dite al ministro Berengario, che Lady Elisabeth e' qui per difendere Messer Cristansen...!..".... Feci dei sospiri profondi....ed attesi la risposta
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Risposi subito alla proposta di Heyto: "Vi ringrazio, ma io non indosso abiti di stoffe pregiate e non intendo farlo. Lo trovo un terribile spreco e in più non sono interessata all'abbigliamento. Grazie comunque della vostra gentile offerta"
In seguito dissi a Parsifal: "Non temete: non mi lascerò ingannare da questi uomini, ma voi restatemi sempre vicino... temo che possano rapirmi..." Durante il viaggio non mi allontanai mai dai due cavalieri e mi guardai continuamente attorno per sentirmi sicura. |
Fyellon appariva ancora visibilmente accigliato.
Altea gli parlava, ma lui sembrava assente, con la mente da tutt'altra parte. “Perdonatemi per prima...” disse all'improvviso “... si, avevo quasi perso la testa... forse, si... forse dovrei scusarmi con quel monaco... non sarà una bella cosa e forse non vorrà nemmeno vedermi, ma voglio chiedergli scusa... voi però attendete qui, Altea... si, vi prego... sarà più semplice per me trovare le parole giuste... ritornerò presto...” e tornò nel monastero. Qui vide il monaco che stava bevendo un liquore alle erbe per riprendersi dall'aggressione di poco prima. Quando si accorse di Fyellon restò a fissarlo in silenzio. I loro sguardi erano l'uno in quello dell'altro. “Immagino” mormorò il monaco “siete tornato per terminare ciò che avete cominciato...” Fyellon non rispose nulla. Si avvicinò allora al monaco e prese dal camino una pietra sulla quale il religioso cuoceva il miele, per poi colpire violentemente la sua testa. Colpì diverse volte, fino a frantumargli il cranio. Prima di morire, però, il monaco aveva benedetto e perdonato il suo carnefice. Fyellon, completato quell'assassinio, gettò di nuovo la pietra nel focolare e tornò da Altea. “Altea!” Avvicinandosi alla donna. “Ho fatto. Non è stato né semplice, né piacevole, ma alla fine quel monaco ha accettato le mie scuse. Sapete? Voleva anche confessarmi, ma sinceramente non mi sembrava il caso. Dopotutto ho chiesto scusa all'uomo e non all'abito che indossava. Su, rimettiamoci in marcia, Tylesia ci attende!” E sorrise. |
Heyto annuì a quelle parole di Lilith.
“Siete una damigella di rara saggezza e candore.” Disse con un sorriso. Poi si avvicinò ai suoi uomini per indicare loro alcune direttive per il viaggio. La carovana intanto proseguiva il suo viaggio verso Tylesia. Ad un tratto Heyto diede ordine di imboccare un sentiero secondario. “Perchè andiamo in questa direzione?” Chiese Redentos. “Così allunghiamo il tragitto.” “In verità” spiegò Heyto “ci sta attendendo un nostro fornitore. Dobbiamo prelevare della merce da vendere poi a Tylesia. Non preoccupatevi, non impiegheremo molto tempo.” Poco dopo giunsero presso una fattoria. La carovana si fermò ed un uomo gli andò incontro. “Messer Heyto.” Disse. “Vi stavo attendendo. Novità per me?” “Forse si...” rispose Heyto, per poi voltarsi a fissare, per un momento, Lilith. “Venite, ragazzi.” Disse Redentos a Parsifal e a Lilth. “Scendiamo dal carro per sgranchirci un po' le gambe.” “Amici...” fece Heyto fissando i tre “... qui ci sono delle stanza se volete riposare un po'.” |
“Io...” disse stupito Frydom ad Elisabeth “... io non sapevo, milady... venite, vi condurrò io stesso dal ministro Berengario... seguitemi, prego...” e la condusse dal ministro.
Giunti da lui, Frydom lo prese in disparte e gli spiegò tutto. “E così” avvicinandosi Berengario ad Elisabeth “voi siete l'avvocato difensore di messer Cristansen... sapete di quale colpa si è macchiato il vostro assistito? Di alto tradimento. Davvero volete difendere un uomo simile? E sia... immagino vi interessi incontrare messer Cristansen, vero? Messer Frydom, accompagnate lady Elisabeth nella cella dell'imputato.” Frydom chiese allora ad Elisabeth di seguirlo. Poco dopo, la maga si ritrovò nella cella di Cristansen. “Milady...” stupito questi “... cosa ci fate voi qui?” |
Fyellon sembrò pentito del suo comportamento e volle ritornare nel convento per chiedere perdono al monaco, ero sopra quel ponte barcollante e pericoloso ma udivo voci concitate dentro il convento...quando vidi Fyellon uscire mi sorrise dicendo che era tutto a posto e che si poteva procedere..guardavo il suo volto..."Fyellon perchè avete una macchia di sangue al volto? vi siete ferito?" gli passai un dito su quella macchia ma non era una ferita e il suo volto ritornò candido e la mia mano sporca di sangue..."cosa significa questo Fyellon?" dissi e corsi verso l'entrata del convento.
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Altea corse rapida verso il portone, ma all'improvviso un'asse del ponte si spezzò sotto i suoi piedi e la ragazza cadde nel piccolo canale sottostante, fatto di melma e fango.
In un attimo la ragazza si ritrovò intrappolata in quella fanghiglia e cominciò a sprofondare in maniera inesorabile. Non riusciva a muoversi, né a districarsi in quel pantano e ormai sembrava destinata ad una terribile morte. Ad un tratto, però, un forte braccio agguantò l'unica mano di Altea che ancora non era affondata in quella trappola di fango e melma. Fyellon strinse forte la mano di Altea e cominciò a tirarla su. “Tenete duro, Altea...” disse, mentre cercava di aggrapparsi ad alcune radici che fuoriuscivano dal terreno “... non lasciate la mia mano... non fatelo...” Alla fine il cavaliere riuscì a tirare fuori la ragazza da quel canale. La prese in braccio e la portò sotto un albero. “Prendete questo...” dandole il suo mantello “... spogliatevi dei vostri abiti ormai sporchi ed indossate il mio mantello. Poi cercheremo un ruscello in cui potervi lavare per bene. Su, spogliatevi e mettetevi addosso il mio mantello. Io vi attenderò laggiù.” E si allontanò di qualche passo per non guardare. |
Correvo col cuore che batteva forte, cosa era successo, e poi il vuoto sotto me e vedevo la melma avvicinarsi e vi caddi dentro inesorabilmente, cercavo di uscirne ma la melma mi impediva anche di respirare, quando una mano mi afferrò e mi trascinò fuori....e vidi Fyellon...mi aveva salvato la vita.
Ero senza parole, egli mi diede il suo mantello, ero completamente sporca di melma, egli si allontanò di poco ma io mi nascosi dietro un cespuglio, tolsi le vesti e mentre mi mettevo il suo mantello mi accorsi pure li di alcune macchie di sangue fresco. Non ci badaii, mi avvolsi nel mantello e mi alzai..."Fyellon eccomi, cerchiamo un ruscello mi devo lavare completamente di questa melma, mi sento a disagio, come se fosse pervasa da qualcosa di malefico". |
Fui condotta all' interno della sala, tutti gli occhi erano puntati sulla mia persona, mantenni un portamento fiero....ma il mioo cuore traballava ad ogni passo.....sino a quando non arrivai al cospetto del Ministro, non vidi alcun atto e capi d'accusa rivolta a Cristansen .....Solo Alto Tradimento...a chi e a che cosa, impossibili da chiedere li', non avevo molto tempo e fui felice di essere condotta nelle prigioni, l'unico che poteva schiarirmi le idee era Cristansen stesso........vidi lo stupore sul suo volto....entrai nella sua cella ed il soldato rischiuse la porta....." Io qui.....non fatevi domande a cui non potete rispondervi, Vivian sta bene e l'ho lasciata in compagnia di un buon amico......vuole rivedere suo padre e io sono l'unica persona che puo' tentare di farlo, ieri io e vostra figlia vi abbiamo sentito parlare......e conosco qual'e' il vostro pensiero.....sappiate che esso e' anche il mio...entrambi abbiamo la stessa visione della vita e crediamo nell' Amore.....in questa terra, dove tutto sembra cosi' rigoglioso in realta' vive la morte stessa.....ora vi prego, mettetemi al corrente di quelli che sono i vostri capi d'imputazione.....e datemi la vostra verita', per il resto...saro' il vostro avvocato difensore.....sapete bene che le donne ne sanno una piu' del diavolo..."...mi sedetti accanto a lui su una tavola di legno....sperando che ci lasciassero piu' tempo del dovuto.......
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certo signore dissi rivolgendomi alla guardia vi seguirò senza problemi e mentre aspettavo di parlare col capitano mi guardai intorno per vedere il disastro del terremoto poi mi rivolsi hai miei amici e dissi voi aspettatemi qui torno subito
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Atlia... Cairius... Reinz e Davis... l’ultimatum...
Ero completamente in balia di quelle visioni, ormai... mi sentivo debole al loro confronto ed incapace di opporvi la benché minima resistenza. Mi sentivo sbalzata da un luogo all’altro, da una sensazione all’altra... e ne ebbi paura. Mi ero già sentita così in passato, era accaduto subito dopo il nostro arrivo al Belvedere... quella volta, però, c’era Guisgard con me. Adesso lui non c’era, era lontano, non sapevo dove... ed io mi sentivo tratta via dal mio corpo troppo spesso... iniziai a sentirmi tesa, dunque, agitata... iniziai a sentirmi debole e spaventosamente vulnerabile... Ed allora la mia mente corse di nuovo a lui, pensandolo forte... tanto forte da costringermi a restare nel mio corpo... Citazione:
“I vostri soldi?” sussurrai “Le vostre terre? Milady, a me non interessa niente di tutto questo, non saprei che cosa farmene dei vostri soldi e meno ancora bramo le terre in cui siete signora. Non pronuncerò più quel nome, se è davvero questo ciò che desiderate... ma sappiate che ciò che perseguo è ben altro: verità, risposte, pace... la mia pace, poiché non ne avrò finché non avrò assolto il compito cui sono chiamata. E ciò, credetemi, non mi rallegra!” Per molti attimi continuai a tenere i miei occhi immobili su di lei... con essi, infatti, io non potevo certo osservare e studiare la donna come avrei voluto, ma lei invece poteva guardare nei miei e riconoscere la sincerità delle mie parole. Sospirai, infine, e li abbarrai appena... “C’è un profumo gradevole, qui...” dissi in tono leggero, cambiando discorso come se niente fosse accaduto “Sono fiori... fiori di campo. E ve ne sono molti...” la mia voce si perse per un attimo in quella sensazione, poi sorrisi “Si, un profumo davvero gradevole!” |
Il menestrello, raccolta qualche moneta e del cibo, uscì dall'osteria e si diresse verso la parte bassa della città.
Ad un tratto qualcuno lo prese per un braccio. “Davvero una bella storia.” Disse Guisgard. “Dove l'hai sentita? Chi erano i due protagonisti?” “E' tratta dalla materia di Capomazda...” rispose il menestrello “... dove si narrano gli amori e le gesta degli Arciduchi e dei cavalieri...” “Si, ma quei due nomi...” fissandolo Guisgard “... voglio sapere tutto su di loro...” Ad un tratto arrivò Umans. “Lasciate perdere questo cantore.” Disse a Guisgard. “Ho novità ben più interessanti.” “Come sarebbe?” “Un uomo giunto all'osteria mi ha detto che la duchessa è uscita dal castello dopo diversi giorni che non lo faceva.” Fece Umans. “E non era sola.” “Come sarebbe?” “C'era una ragazza con lei.” “Forse era Talia!” Esclamò Guisgard. “Portami da quell'uomo!” “E sia, ma solo se promettete di non perdere la testa.” “Andiamo, presto!” E Umans portò Guisgard da quell'uomo. Tornati nell'osteria, subito i due si sedettero al suo tavolo. “Cosa volete?” Chiese l'uomo. “Sapere della ragazza che era con la duchessa.” Disse Umans. “Ma non so...” fece l'uomo “... era nella carrozza con lei ed aveva un velo in testa...” “E non hai notato altro?” Domandò Umans. “No... ah, si... quando sono giunte al convento...” “Cosa?” Chiese Guisgard. “Si, quando sono arrivate al convento, perchè io, sapete, mi occupo talvolta dell'orto delle monache... e non per vantarmi sono anche molto bravo...” “Venite al dunque, stramaledizione!” Lo interruppe Guisgard. “Si, certo... dicevo... la ragazza camminava appoggiandosi alla duchessa... si, come se fosse cieca...” A quella parola, Guisgard e Umans si scambiarono una profonda occhiata. Andros aveva introdotto Chymela in un salone che sembrava essere intriso di un'aria d'altri tempi. Le pareti tappezzate con fantasie pastorali, dove audaci e vivaci giochi di bucolici artifici rincorrevano fantasiosi sfarzi di memorie barocche, avvolgevano ogni cosa con l'incanto dei loro colori assopiti e solo appena pronunciati. Statuine d'alabastro raffiguranti paladini di Francia e cavalieri templari si alternavano a esotici uccelli scolpiti nella giada, a pedine di una scacchiera laminate in oro, a frutti sbocciati nel cristallo variopinto e ceramiche capaci di assumere qualsiasi forma e sembianza con la grazia dell'aria di Primavera. Superbe armi damaschiate pendevano sul mobilio o giacevano su veli d'Aragona orlati con fili d'argento, mentre tutt'intorno risplendevano splendidi dipinti di bambini simili ad Angeli e ancelle dalle fattezze verginali. Ma più di ogni altra cosa, ad attirare l'attenzione di Chymela fu il dipinto velato sulla parete più distante. “Andros...” disse lei in un sussurro, per poi cercare la mano di lui. “Si...” annuì lui “... è quello il ritratto...” stringendole la mano. Si avvicinò e tolse di colpo il velo, mostrando alla ragazza finalmente il ritratto. Chymela restò così a fissare la tela incompiuta per un tempo che parve indefinito. “Secondo qualcuno” disse lui “questo ritratto reca imprigionato qualcosa fra i suoi colori... ed è strano come nessuno sia ancora riuscito a completarlo... io vengo qui spesso a vederlo... e credo che davvero questo ritratto rappresenti l'Amore... quello vero e totale, eterno e divino...” Ad un tratto Chymela si voltò verso Andros e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Lui la fissò per un momento e poi si baciarono fino a spogliarsi, restando tutta la notte, fino all'alba, a fare l'amore davanti al ritratto. http://25.media.tumblr.com/tumblr_m5...pzvo1_1280.png “Si, l'aria qui è davvero profumata.” Disse la duchessa destando Talia da quella visione. “A volte credo che qui crescano fiori che in altri luoghi sono sconosciuti. Forse questa è l'unica terra del ducato che mi ricorda Sygma...” esitò per un momento “... una guerra, una maledizione, due profezie, segni e sogni... Capomazda e Sygma... due terre divise eppure unite da sempre...” Aveva parlato ad alza voce, quasi però senza accorgersene. |
Andros e Chymala... in un istante rividi quella sala pervasa da mille bagliori d’oro e d’argento, l’alabastro delle statuette e i colori dei dipinti... mi sentivo pervasa da una strana emozione, una sorta di sottesa eccitazione, simile a quella che i bambini provano di fronte ad un grande ed inatteso pacco regalo...
Vacillai... ma non volevo andarmene da quella visione, non volevo abbandonarla prima di aver scartato il mio dono, di aver raggiunto quel dipinto in fondo alla sala... Istintivamente allungai un braccio e mi appoggiai alla lapide a me più vicina... era fredda e ruvida per l’azione del tempo, ma io ci feci caso a fatica... faticavo a stare in piedi e tutto ciò che la parte ancora lucida della mia mente riusciva a pensare era che, per la prima volta da quando avevo visioni tanto potenti, Guisgard non era lì per occuparsi di me... non c’era, era lontano... e questo mi faceva paura. E poi, all’improvviso, accadde. Andros afferrò il velo e lo tirò via dal quadro... e finalmente i miei occhi incontrarono quel misterioso dipinto... fui colta da un’inspiegabile e travolgente emozione... come di fronte a qualche cosa di speciale, di unico, di magico... Non so quanto tempo passò, non so per quanto tempo i miei occhi rimasero incollati a quel ritratto, incapaci di spostarsi altrove... non so quanto tempo passò, poi mi ritrovai tra le braccia di Andros. Citazione:
“Andros e Chymela...” sussurrai pianissimo, quasi facendo involontario eco alle ultime parole delle duchessa “Il libretto e la collana... e poi quel ritratto...” Ma la mia voce era diventata un soffio, ormai... un soffio che si perdeva con la leggera brezza che sfiorava il piccolo cimitero... All’improvviso le mie ginocchia si piegarono ed io mi accasciai contro la lapide, scossa da brividi caldi e freddi insieme e lottando contro me stessa per riuscire a non perdere conoscenza. |
Guardai malissimo il frate..
"Ma non vedete che ci attaccano da sotto le mura? Dovete muovervi! Sbrigarvi! Guardate la parte di ghiaccio!" Continuai a scuotere la campana pregando che qualcuno come me, magari un altro cavaliere, mi capisse.. Ricevesse il mio mesaggio.. "Giada! come cavolo faccio?" |
Fyellon ed Altea, allora, si avviarono sul sentiero che dal vecchio monastero conduceva al cuore della selva.
Poco più avanti trovarono un piccolo rio. “Qui potrete lavarvi, Altea.” Disse Fyellon alla sua compagna di viaggio. “Io intanto raccoglierò della frutta. Dovremo pur mangiare, no?” E le fece l'occhiolino, per poi allontanarsi di qualche passo in cerca di frutta. |
Arrivati vicino un piccolo rio, Fyellon andò a cercare della frutta per mangiare e quando fui certa di essere sola mi gettai nel piccolo fiume e mi tolsi quella melma appiccicosa e maleodorante, ma persa nei miei pensieri...cosa era quel sangue che rigava il bel volto di Fyellon e il suo mantello? Mi avvicinai alla riva presi le mie vesti e le lavai nell'acqua e la melma si confuse con l'acqua limpida, rendendola non più cristallina. Salii sulla sponda e mi coprii col mantello di Fyellon aspettando il suo ritorno, attorno a me...solo silenzio e i miei pensieri.
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Daniel, agitato e preoccupato, tentava di mostrare al monaco l'assedio che quella sterminata armata stava portando a Tylesia.
“Cavaliere...” disse il monaco dopo aver guardato oltre le mura della città “... ma avete bevuto o cosa? Forse siete ancora stravolto per il terremoto? Nessuno ci sta attaccando?” Infatti quell'armata vista da Daniel sembrava sparita nel nulla e le pareti di ghiaccio si erano ormai quasi completamente sciolte per il calore. “Forse soffrite di allucinazioni, cavaliere?” Fissandolo il monaco. Cavaliere25 fu così condotto dal comandante della caserma. “Signore...” disse la guardia al comandante, per poi avvicinarsi e raccontare quanto fatto da Cavaliere25 poco prima. “Davvero?” Alzandosi il comandante ed avvicinandosi all'ex boscaiolo. “Bene, bene... e ditemi, cavaliere... vi interessa arruolarvi nell'esercito di Tylesia?” |
Cristansen sorrise ad Elisabeth.
“Sapete, milady...” disse “... sapete qual'è la vera virtù delle grandi donne? E' il coraggio. Io credo che le donne siano infinitamente più coraggiose degli uomini. Non a caso fu Maria Vergine a seguire sul Calvario Nostro Signore.” Tossì. “Perdonatemi, ma le condizioni della mia prigionia non sono delle migliori... si, vi sono grato di essere il mio avvocato... e grazie per aver accudito Vivian... vi parlerò della mia situazione... io sono stato il precettore di sua maestà sin da quando era ancora una giovanissima principessa... ho assistito alla sua crescita, ho conosciuto i suoi sogni e ho visto il suo dolore... vi assicuro che ella è una grande donna, dal cuore grande come poche altre cose a questo mondo... ma, come spesso accade, il dolore ha stravolto i sensi... ella era ancora una giovane principessa quando conobbe un cavaliere di ventura giunto a Tylesia... si innamorarono e si giurarono amore eterno... ma il re non accettò quell'unione... lui era solo un semplice soldato e non poteva ambire alla mano della principessa... lui allora decise di andar via, ma lei non volle seguirlo... non voleva infatti mettersi contro la volontà di suo padre... tuttavia giurò solennemente di non innamorarsi mai più e di voler bandire l'amore da questo regno... da quel momento sono state emanate tutta una serie di leggi volte ad allontanare la conoscenza dell'amore da Tylesia... e l'ultima, voluta dal Senato, impone addirittura di cancellare ogni traccia di quel sentimento dalla nostra cultura... tutti hanno così firmato l'Atto Unico, il provvedimento che permette di cancellare la poesia, la filosofia ed ogni altra disciplina che tratta dell'amore dalla nostra civiltà... tutti, tranne io... per questo sono stato accusato di tradimento...” |
La lunga notte era appena iniziata.
Le costellazioni, molte delle quali sconosciute, attraversavano il cielo infinito tra bagliori e scintillii di indefinita intensità. La città sembrava assopita nell'incanto notturno ed avvolta da un mite bagliore. Talia passeggiava fra le strette stradine, seguendo una musica lontana e quasi impalpabile. Eppure sentiva di conoscere quella melodia. Ad un tratto una figura apparve in fondo alla strada. Nel vedere la ragazza,la figura smise di suonare. Lei allora gli corse incontro. “Guisgard!” Disse Talia abbracciandolo. Ma non era Guisgard. Era un giovane dai lunghi capelli d'argento e lo sguardo penetrante. “Dov'è Guisgard?” Chiese lei. “Ti sta aspettando...” rispose lui “... vieni, ti condurrò da lui...” e presa la sua mano, condusse la ragazza in un meraviglioso giardino. Era composto da alberi di ghiaccio e da piante di cristallo, cosparsi di fiori e frutti di mille e più colori. Le grazie di quelle forme, la varietà di quelle luci e gli artifici dei colori donavano sontuosità a quel luogo. Tutto era forgiato con una perfezione sconosciuta e cesellato nel modo più prezioso ed artistico. Tra le candide chiome delle piante che si intrecciavano con i vigorosi e slanciati rami degli alberi, pendevano frutti luccicanti di color rubino, di fantasia di madreperla, di riflessi di giada, di bagliori d'ambra e di splendido corallo. Argento e oro rivestivano le cortecce degli alberi e riverberi di platino si confondevano col quarzo, col granito e con l'alabastro più puro. “Dov'è Guisgard?” Domandò di nuovo lei. “Guisgard non verrà.” Rispose il giovane. “Ora tu appartieni al mio signore, il Re del Firmamento Crepuscolare e farai parte del suo seguito.” Talia, a quelle parole, sentì crescere in sé un'angoscia ed una paura senza fine. In quel momento, però, la ragazza vide accendersi una luce in mezzo a quel meraviglioso giardino. Una luce che cresceva sempre più in intensità e vigore. Talia scorse allora Qualcosa che sembrava sbocciare con una luminosità ben più forte dell'albeggiare. E la luce fu così potente che finì per accecare la ragazza. “Sono qui per riavere Talia.” Disse all'improvviso una voce. Lei, anche senza vederlo, riconobbe subito che apparteneva a Guisgard. “Lei appartiene al mio sovrano.” Replicò il giovane. “Con che diritto vieni qui a reclamarla?” “Perchè io amo Talia...” “Non puoi amarla, è tua sorella, non tua moglie.” Fissandolo il giovane. “Chiama il tuo sovrano” disse Guisgard “e la sposerò davanti a lui. In questo stesso momento.” “E se io rifiutassi?” “Allora ti ucciderò.” Rispose Guisgard. “Portami il Fiore Azzurro” disse il giovane “ed io ti renderò la tua amata. Aspetterò da qui a un mese e se per quella scadenza non sarai ritornato col Fiore, allora terrò la ragazza qui con me. Per sempre. Accetti? Sul tuo onore?” “Si, accetto.” Annuì Guisgard. “Sul mio onore.” In quel momento un titanico cavaliere emerse dalla vegetazione, armato con una grossa spada a doppia lama. “Se fra un mese ritornerai senza il Fiore” disse il giovane a Guisgard “allora questo cavaliere ti giustizierà. Ami davvero a tal punto quella ragazza?” “Si, amo Talia al di sopra di tutto e di tutti.” “Allora che il Cielo ti assista, cavaliere.” Mormorò il giovane lasciando i suoi occhi di ghiaccio in quelli di Guisgard. Il cavaliere armato di quello spadone, allora, sollevò la visiera del suo elmo e un tetro lamento si diffuse straziante nella notte. Talia si svegliò di colpo. Ansimava ancora per l'agitazione causata da quel misterioso sogno. “Ben svegliata.” Disse una monaca che si trovava accanto al suo letto. “Come vi sentite? Va meglio? Ricordate cosa è successo?” Sorrise. “Avete perso conoscenza mentre eravate nel piccolo cimitero insieme a lady Vicenzia.” |
Certamente dissi guardando il comandante ma ci sono anche dei miei amici con me e vorrei che anche loro venissero arruolati mi metto a vostra disposizione signore e mi guardai intorno
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I sospetti aumentavano.....infatti siam giunti in un accampamento alquanto insolito.
Osservavo l'ambiente circostante onde evitare pericoli, un occhio era lungo il sentiero e l'altro verso Heyto. Poco dopo ci fermammo e ci invitarono a scendere da cavallo e riposare, ma non sentivo l'esigenza e risposi: "Vi ringrazio Messere, ma dopo troppo tempo speso a piedi.....preferisco rimanere in sella al mio Belfagor......penso che faremo una piccola ronda......se gli altri vogliono unirsi a voi, ben venga." Mi voltaì verso Lilith e le chiesi: "Lilith se hai bisogno di riposo fai con comodo......", poi, fingendo di baciarle il collo le dissi: "occhi aperti.....stai vicino al Maestro......mi raccomando" e le baciaì la mano. |
“NO!”
Mi ero svegliata di colpo, balzando seduta sul letto... ansimavo, tremavo e quel grido mi raschiò la gola... Capii subito di aver solo sognato... c’era una luce tenue a diffusa intorno a me che riuscivo a percepire anche se non potevo vederla, un vago profumo di fiori mi avvolgeva e soffici coperte mi accarezzavano la pelle... Eppure niente di tutto ciò servì a tranquillizzarmi neanche un poco... era vero, era stato soltanto un sogno... ma ormai sapevo fin troppo bene quanto potevano essere reali i miei sogni... Chiusi gli occhi e mi presi la testa tra le mani, cercando di scacciare quell’idea... continuando a ripetermi che quel sogno non significava niente, che non significava che Guisgard fosse in pericolo e non significava che non lo avrei più visto per molto tempo... no, non significava niente quel sogno... Citazione:
“Ho... ho perso conoscenza...” sussurrai, facendo eco a quelle parole... Ed allora rammentai... rammentai tutto: le visioni, le forze che mi erano venute a mancare, Atlia, il capitano Cairius, Andros e Chymela, lady Vicenzia, il castello, il convento, il ritratto, la profezia... Chiusi gli occhi, tentando di raccogliere le idee. “Si...” sussurrai dopo qualche istante “Si, ora ricordo! Ricordo qualcosa...” Esitai. “Dov’è lady Vicenzia?” chiesi “Chi riposa in quel sepolcro che Sua Grazia era venuta a visitare?” |
Non capiva , non capiva! Scesi con rabbia le scale di quella torre e finii in strada in mezzo al caos..
"Giada! Giada a chi posso chiedere aiuto? Ricordo che una volta Nigros mi parlò di quattro cavalieri! DOve sono gli atri tre? Giada aiutami!" |
Altea era persa nei suoi pensieri, quando all'improvviso una mano le mostrò un'albicocca di un ambrato scuro e dalla forma perfetta.
“Il maestro un giorno mi narrò una storia...” disse Fyellon “... le albicocche durano per poco... sono frutti simili alla Primavera, che rappresenta un soffio tra il gelido Inverno e l'afosa Estate... Visnu allora nascose nelle albicocche dei tesori, per sottrarli ai malvagi demoni... molto uomini partirono così alla ricerca di quei tesori, ma il tempo per cercarli si esauriva ogni volta troppo presto, visto il breve passaggio concesso dalla natura a quel frutto... la morale di questa storia è che nella vita ci è data solo una fuggevole possibilità per raccogliere le cose belle che si trovano nel mondo...” sorrise “... sinceramente dubito che in questa albicocca qualcuno abbia nascosto un tesoro, ma la vedo abbastanza matura per essere mangiata...” offrendola così ad Altea. |
Il comandante annuì a quelle parole di Cavaliere25 e diede poi ordine alla guardia di condurre il Cavaliere Blu, insieme ai suoi amici, agli alloggi dei soldati.
Così, Cavaliere25, Tieste e Polidor furono arruolati e vennero assegnati loro degli alloggi. “Che pacchia.” Disse Tieste buttandosi sulla sua branda. “Un letto e pasti gratuiti. Questa si che è vita!” “Mi chiedo quando ci toccherà combattere...” mormorò Polidor “... ho sentito dire che i misteriosi nemici di Tylesia siano molti forti... qualcuno pensa addirittura che non siano umani...” “Si, i quattro Cavalieri degli Elementi...” disse Giada, vibrando al fianco di Daniel “... tre di essi, te compreso, sono già stati armati... ne percepisco chiaramente l'aurea risvegliatasi... e uno, come te, si trova proprio qui a Tylesia... dovresti cercarli, Daniel... in attesa che anche il quarto faccia la sua comparsa...” |
“Veniamo con voi, messere.” Dissero due di quei mercanti a Parsifal. “Meglio essere in tre prima di muoversi per un giro d'ispezione.”
“Portate anche un altro con voi.” Fece Heyto, fissando i due mercanti. “Meglio essere in quattro.” Ed un altro mercante si unì a loro. Parsifal e i tre mercanti, così, si addentrarono nella selva per il loro giro di controllo. Ma, ad un tratto, uno dei tre attirò l'attenzione degli altri. “Cosa succede?” Domandò uno dei suoi compagni. “Venite a vedere!” Gridò. “Ho trovato uno strano passaggio! Non è naturale... è stata costruito da qualcuno..." Sotto uno spuntone di rocce, infatti, una stretta apertura era stata scavata. “Cosa facciamo, messere?” Chiese uno dei tre mercanti a Parsifal. “Scendiamo a controllare?” http://fortinorditalia.altervista.org/pics/zebio/23.jpg |
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