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Io non dubitavo delle parole di Lilith......poichè molte volte ci è tornata utile.
Non posso neanche dire che fosse pazza, in quanto le mie visioni apparivano in sonno e da poco anche sul mio diario: "Tranquilla Lilith.....io ti credo.....". La voce parlava che Tylesia sarebbe stata condannata e che il cavaliere che dovrà sacrificarsi deve essere solo lui lì presente.... ma chi poteva essere? Attesi un poco e dissi: "Lilith.....credo che la verità ed il significato di questa voce e profezia possiamo ricavarlo solo quando arriveremo lì....." "La città è condannata, ma non credo che tutti gli abitanti la debbano pagare......io direì di proseguire..." Guardaì gli altri, attendendo risposta. |
Fyellon annuì a quelle parole di Altea e fece cenno alla ragazza di seguirlo.
Si avvicinò allora al piccolo ponte che conduceva verso il portone d'accesso al monastero. Mise appena un piede su quel ponticello e accadde qualcosa. “Per coscienza” disse una voce dall'alto delle mura “devo rivelarvi che quel ponte è pericolante e dunque pericoloso come una trappola mortale. Anche perchè, sotto le sue incerte assi, scorre un canale di melma e fango.” “Chi ha parlato?” Guardando in alto Fyellon. “Il vento.” Rispose quella voce. “Sono solo la voce del vento che vi porta un fraterno consiglio... riprendete la vostra strada e dimenticate questo luogo.” |
Elisabeth era riuscita a guadagnarsi la fiducia di quel cavallo.
Ora aveva la possibilità di lasciare Tylesia per tornare da Reas. Ma proprio mentre era accanto al cavallo, qualcuno le si avvicinò. “Milady...” disse Vivian giunta all'improvviso “... è... è accaduta una cosa terribile...” piangendo “... i soldati stanno riportando i prigionieri nelle prigioni, visto che il palazzo non sembra aver subito danni molto gravi... e con essi vi è anche mio padre... è stato reso noto che verrà processato fra due giorni... capite, milady? Vogliono condannarlo per le sue idee! Milady, aiutateci!” |
Anche Redentos restò molto turbato dalle parole udite da Lilith.
“Una voce” disse il cavaliere “che si manifesta ad una sola persona è un segno e contiene di certo un messaggio... ma da dove ci giunge questo messaggio? Dai Cieli o dagli inferi?” Restò allora qualche istante a riflettere. Fissò, infine, prima Parsifal, poi Lilith. “Si, anche io la penso come Parsifal...” mormorò “... solo giungendo a Tylesia potremo scoprire la verità... il messaggio sembra chiaro... se è stato rivelato a Lilith, allora riguarda comunque noi tre... io ho sempre creduto che il destino di ogni uomo sia segnato sin dalla sua nascita... e il nostro destino, ragazzi miei, credo passi indiscutibilmente per Tylesia... raggiungeremo allora, come deciso sin dall'inizio di questo nostro viaggio, quella città...” si avvicinò a Parsifal “... rammenta ciò che giurasti quando questa nostra avventura cominciò, ragazzo mio... giurasti di obbedirmi sempre ed in cambio io mi impegnai ad insegnarti tutte le mie conoscenze... quando saremo a Tylesia rammentalo, ragazzo mio... obbedirai ad ogni mio ordine, senza mai discutere. D'accordo?” |
La duchessa si voltò verso Talia e restò a fissarla.
“Mi sembrava” disse con tono severo “di averti proibito di pronunciare ancora quel nome. Trovo tremendamente sconveniente che una mia dama di compagnia parli di uomini di così dubbia moralità. Soprattutto in mia presenza. Io non posso, ahimè, impedirti di pensare, ma di sicuro esigo un contegno rispettoso e all'altezza del ruolo che ora occupi. Forse dovresti trascorrere un po' di tempo nel convento di San Pasquale...” fissando il convento che dominava dall'alto l'intera città “... può darsi che le suore siano più adatte di me nell'impartirti i valori degni di una ragazza che si trova alla corte ducale...” Suor Linda, quando ormai il convento cominciava ad abbandonarsi nel lungo ed austero silenzio che avrebbe scandito l'imminente notte, bussò alla cella, per poi entrarvi. La ragazza era ancora sveglia, seduta sul piccolo lettino, mentre la debole luce di una candela era tutto ciò che illuminava, in modo vago ed incerto, quell'ambiente. “Atlia...” disse la suora avvicinandosi a lei “... cosa significavano quelle parole? Era un'altra delle tue storie? Di quelle che ami inventare di tanto in tanto? Eppure era così diversa da quelle precedenti... e tremavi nel raccontarla... guardami, per favore...” sedendosi accanto a lei “... era così... reale... Atlia, ti prego, rispondimi... cosa significava quella storia? Perchè hai parlato del castello ducale e dei Taddei? E quel ritratto? Atlia, guardami, ti prego... devi stare attenta a ciò che racconti... potrebbero punirti e impedirti di dipingere... tu ami dipingere, vero? Allora sta attenta... promettimi che non inventerai più storie simili... lascia stare la famiglia ducale... promettimelo, Atlia...” In quel momento suonò la campana della chiesa del Santissimo Salvatore. Era il segnale che tutte dovevano ritirarsi. “Devo andare...” mormorò suor Linda “... riposati e non pensare più a nulla... a domani, se Dio vorrà...” ed uscì, lasciando la ragazza in un abisso di solitudine e tristezza. “E comunque...” fece la duchessa, destando Talia da quell'angosciante visione “... spero che tu ed il tuo amico non vi siate intrufolati con l'inganno anche nel palazzo del Belvedere, come accaduto quando siete stati scoperti qui al castello ducale...” Un colpo di vento scostò il velo dal capo di Talia e subito lady Vicenzia le si avvicinò per accomodarglielo. E in quel momento, grazie alla luce del Sole, infinitamente più viva e forte delle candele che la sera prima avevano illuminato le sale del castello, la duchessa si accorse della pietra rossa che la ragazza aveva al collo. “Come hai avuto questa pietra?” Chiese meravigliata la donna. “Rispondimi!” |
Nero come la notte...il suo manto era lucidissimo.....era spaventato, il terremoto era stato violento e gli animali lo subivano emotivamente piu' di tutti....ma lui si era calmato, annusando con le sue narici la mia mano.......ero pronta ad andar via....quando una voce di donna spense i miei pensieri...Vivian, nonostante il terremoto, e la paura di essere attaccati ancora avevano voglia, di fare una giustizia, che giustizia non era......." Vivian, basta piangere....e cominciate a pensare.......Ho problemi con tutta Tylesia e la Regina non ascolterebbe da me neanche un consiglio su quale dolce preferire dopo il pranzo, Guxyo....non mi ha graziata, il terremoto lo ha interrotto...cosa dovrei fare.......un atto di magia ?.....tranquilla a Tylesia non e' possibile...la mia magia si e' fermata fuori dalle sue mura, ho le visioni Vivian.......e cio' che vedo non mi sembra ne' brutto ne' bello.....e' tutto cosi' fermo e pesante qui, che neanche la vita sembra avere un decorso normale.........".....non so con chi stessi parlando..se con me stessa o con Vivian.....ma cosa potevo fare per suo padre......Goz, lui voleva i suoi cigni e i suoi cigni poteva averli solo tramite il padre di Vivian..........diedi una pacca sul sedere del cavallo, che volo' via come il vento..." Mi pentiro' di non aver seguito il cuore.....ma andremo a trovare un buon uomo, forse lui potra' darci una mano e se non fosse lui..ci appelleremo alla sua pazzia.."...e cosi' seguita da Vivian..andammo sino alla stanza dove avevo lasciato qualche tempo prima Goz....la porta era aperta, il terremoto qualche danno lo aveva fatto...la aprii lentamente e vi guardai dentro....chiamando a bassa voce Goz.....
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Citazione:
"Giada che succede?" |
Seguii Fyellon, arrivammo vicino un piccolo ponte che dava all'entrata principale del monastero.
Appena Fyellon mise un piede sul piccolo ponte si udì una voce, mi guardai in giro ma non capivo da dove provenisse ma ero sbalordita...il vento? "Siete il vento?" chiesi "Io parlo sempre col vento e a volte egli con me, e allora...diteci Vento, dove dobbiamo proseguire per arrivare a Tylesia? Che sta succedendo ora in quella città" chiesi non molto convinta e guardai Fyellon quasi ridendo, lui cosi scettico...immaginavo che avrebbe proseguito per il ponte. |
Ero commossa dal fatto che i due cavalieri mi credettero subito. Ero anche felice della loro decisione di proseguire verso Tylesia, poiché vi era qualcosa in me che voleva che io continuassi con sir Parsifal e sir Redentos il mio viaggio. "Allora è deciso. Andiamo a Tylesia." dissi io, guardando l'orizzonte. Una volta arrivata a Tylesia avrei visto l'uomo al quale apparteneva la misteriosa voce, poichè egli aveva detto di trovarsi già lì; gli avrei parlato ed avrei cercato di capire quali fossero le sue intenzioni e come mai avesse scelto proprio me.
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Rimasi contento del fatto che tutti quanti avevamo deciso di continuare..... chissà.....quali insidie e prove ci si pareranno innanzi. Ero veramente carico di adrenalina. Finalmente, potrò comprendere qualcosa in più sui miei sogni e lo strano disegno apparso nel mio diario.
Prima di proseguire, il Maestro Redentos mi rammentò la mia promessa: "Ascoltarlo ed Obbedirlo"; ed io risposi: "Non temete Maestro, rispetterò il giuramento....ma non faccia cose avventate per proteggermi.....non lo sopportereì......non sareì degno del mio Ordine....." lo sorrisi per rassicurarlo e proseguimmo. |
Elisabeth e Vivian erano giunte davanti a quella stanza, che sembrava però silenziosa e vuota.
Ma ad un tratto cominciarono ad udirsi dei rumori. Come quelli tipici di una fucina. Poi cessarono di colpo. Un attimo dopo una figura si mostrò ad Elisabeth e a Vivian. “Lady Elisabeth...” disse Goz, senza tradire apparentemente emozioni “... siete già di ritorno? Non vi attendevo così presto, ad essere sincero. C'è una strana sensazione a Tylesia. Paura e follia. La gente grida nelle strade e i soldati sono più austeri del solito. L'altro giorno un servo mi ha domandato del mio pranzo... ho chiesto dei carciofi, ma ormai non è più stagione... è triste tutto ciò... ormai è giunta l'Estate e col caldo lavoro male. Non riesco mai a concentrarmi come vorrei. Poi l'aria è sporca e non si riesce quasi mai a vedere oltre le mura di questa città...” |
“Tylesia è sotto attacco.” Disse Giada, vibrando al fianco di Daniel. “E questi attacchi saranno sempre più devastanti.”
“Ehi, voi!” Gridò un uomo a Daniel, quando la scossa finalmente terminò. “Presto, mi occorre aiuto! Ci sono dei feriti da tirare fuori dalle macerie!” |
Redentos sorrise prima a Lilith, poi al suo allievo Parsifal.
Ripresero così il loro cammino verso Tylesia. Per la strada, però, intravidero una carovana. Un uomo, allora, scese dal carro e fece cenno ai tre di fermarsi. “Messeri.” Disse andando incontro ai tre. “In Nome del Cielo, ci occorre aiuto.” “Cosa vi è accaduto?” Chiese Redentos. “Un cavaliere ci ha attaccato a tradimento.” Rispose l'uomo. “Ci ha assaliti col favore delle tenebre e poi è fuggito approfittando del caos provocato dal terremoto. Hai ucciso molti dei nostri e ha portato via con sé una donna che era con noi.” “Un solo uomo è riuscito ad uccidere diversi dei vostri” fissandolo Redentos “per poi rapire una donna?” “Si.” Annuì l'uomo. “Egli era un cavaliere e combatteva come un demonio. Noi invece siamo solo dei mercanti.” “In che direzione è fuggito?” Domandò Redentos. “Sapreste riconoscerlo?” “Si...” disse all'improvviso un altro di quei mercanti “... indossava una corazza rossa. E non dimenticherò mai il suo sguardo.” Fissandolo Heyto, il capo di quegli uomini. Lo sguardo poi di quest'ultimo si posò sulla giovane Lilith. |
Fyellon alzò lo sguardo verso le alte mura del monastero diroccato.
“Allora” disse “se qui dimora solo il vento, vuol dire che il monastero è disabitato.” Si voltò verso Altea e fece cenno alla ragazza di seguirlo. Prese allora a camminare sul piccolo ponte, fino a quando alcune assi scricchiolarono per poi spezzarsi. Fyellon perse l'equilibrio e solo la sua abilità nel tenersi alle corde, che tenevano quel ponte, gli permise di non cadere nel fosso sottostante. Si arrampicò allora fino alla fine del ponte, ritrovandosi così davanti all'ingresso del monastero. “Altea...” voltandosi verso la ragazza “... raggiungetemi... camminate sul lato destro del ponte, dove le assi sono più resistenti... avanzate lentamente, senza lasciare mai le corde... vedrete che il passaggio sarà sicuro.” Cominciò poi a colpire con l'elsa della spada sul poderoso portone del monastero. “E visto che qui non nessuno verrà ad aprirci, mi aprirò allora io un varco per entrare.” Ma pochi istanti dopo, qualcuno aprì il portone. “Cosa volete qui?” Chiese un monaco. |
Il cammino riprese.....quando ad un tratto imbattemmo in una carovana di mercanti, anche se dalle vesti che utilizzavano non sembravano tali. Ci dissero che vennero attaccati a tradimento da un cavaliere in arme rossa, sentendo ciò chiesi:
"Il suo nome era Fyellon......, o mi sbaglio? Conosco il suo nome perchè ha incrociato la sua strada con la mia e si è macchiato di un terribile delitto..... Era in compagnia di qualcuno?" Dopo un pò, notaì che colui che sembrava essere il capo soffermò lo sguardo su Lilith.....la cosa andava iniziando a insospettirmi tanto che chiesi: "Perdonate Messere.....perchè fissate la mia compagna?" |
“Quel cavaliere è giunto da solo.” Disse uno dei mercanti a Parsifal. “Nascondendosi come un ratto nel manto delle tenebre. Ci ha assaliti e poi si è portato via una ragazza che era con noi. Dite di conoscere il suo nome? Ed anche che si è macchiato di un grave delitto? Allora bisogna catturarlo subito! Se ci aiuterete a prenderlo, noi sapremo ripagarvi profumatamente.”
“Perdonatemi...” mormorò Heyto fissando Parsifal “... fisso la vostra compagna perchè lei mi ricorda tantissimo una fanciulla conosciuta tempo fa... posso conoscere il vostro nome, damigella?” Chiese poi a Lilith. |
La reazione della duchessa giunse secca e precisa come l’avevo immaginata... ed io a stento riuscii a trattenere un sospiro...
“Mi rincresce avervi indisposta, Vostra Grazia... vogliate perdonarmi! E di certo non avrei mai contravvenuto a quel vostro ordine, che è ben vivo nella mia mante, se ciò non fosse stato necessario per rispondere alla vostra domanda...” mormorai con un candido sorriso sulle labbra. Sorriso che si spense appena un istante dopo quando, in modo del tutto inatteso, quella visione si affacciò alla mia mente. Atlia... trattenni il respiro e tentai di trattenere quelle immagini nella memoria il più a lungo, possibile... Atlia, mi ripetevo... chi era Atlia? Respiravo a fatica... la mia mente lavorava frenetica...ero tesa, agitata, eppure vagamente emozionata per quella visione... Citazione:
Istintivamente portai la mano al collo e strinsi quella pietra... quante cose mi aveva mostrato quella pietra... “Questa pietra...” sussurrai poi, sforzandomi di mantenere la voce bassa e regolare “Questa pietra l’ho avuta in dono da un anziano uomo che sosteneva di aver conosciuto lord Andros in persona.” Esitai un istante... non era una bugia, dopotutto... non del tutto! “Non so perché abbia voluto che l’avessi io...” soggiunsi “Ma così è stato!” |
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da Heyto......non mi ispirava fiducia.
In queste terre è facile imbattersi in qualcuno che è alla ricerca di persone dotate di particolari poteri, soprattutto se vuole acquisire gloria e fregiarsi del titolo di eroe che ha distrutto il Maligno. Cercaì di proteggere damigella Lilith....temevo per lei tanto che le dissi all'orecchio: "Ti prego Lilith, fidati di me....". La strinsi a me. "Fai attenzione...." Quest'incontro non poteva essere meno indicato in quel momento.....il tempo stringeva e gli uccelli già annunciano la rovina..... "Messeri......se dobbiamo catturare quest'uomo......dobbiamo proseguire verso Tylesia.....credo....che sia diretto lì." |
“Tylesia...” disse Heyto fissando Parsifal “... perchè credete che il Cavaliere Rosso sia diretto proprio in quella città? E come mai lo conoscete? Prima avete accennato ad un delitto commesso da lui... quale?”
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Il menestrello continuava il suo racconto, mentre l'osteria cominciava ad affollarsi sempre di più.
Così, seduti ai tavoli, altri ascoltatori incitarono il cantore per udire quell'avventura. “Quel menestrello” disse Guisgard, sempre appoggiato alla finestra che dava all'interno del locale “mi da sempre più ai nervi! Sono certo che prolungherà quel suo racconto per ore, o forse per giorni, pur di scroccare altro cibo e altro vino!” “Calmatevi.” Fece Umans. “Voi avete una particolare e vivissima abilità a ficcarvi nei guai, amico mio.” “Io e te non siamo amici.” Voltandosi Guisgard. “E dubito che qualcun altro” replicò Umans “vorrà esservi tale, visto il caratteraccio che vi ritrovate.” “Ma tu cosa vuoi da me?” Sempre più infastidito Guisgard. “E' da prima del nostro arrivo qui che ci sei addosso. Cosa diavolo vuoi?” “Aiutarvi, amico mio.” “Non ho bisogno del tuo aiuto!” “Volete rivedere una certa dama?” Fissandolo. “Allora fate il bravo. Diamo la possibilità a quel menestrello di terminare il suo racconto e dopo lo metteremo sotto torchio. Fidatevi, io sono il vostro Angelo Custode, amico mio.” E fece cenno a Guisgard di voltarsi a guardare dentro l'osteria. Qui, infatti, il menestrello stava continuando il suo racconto... Appena uscito dal sacro edificio, Andros si trovò davanti il poderoso cavallo di Mars. “Immagino” disse questi “sia tu Andros, vero?” “Si, sono io.” “Bene, il capo ti stava aspettando!” E detto questo si diresse rapido verso i suoi compari. Andros raggiunse allora anch'egli gli altri uomini della banda Torix. Feudis lo fissò con attenzione. “Sei tu dunque quell'Andros di cui mi hanno parlato i ragazzi!”Esclamò. “Sono qui.” Disse Andros con uno sguardo di ghiaccio. “Ora lasciate andare i ragazzini.” “Una cosa per volta, amico.” Rispose Feudis. “E’ vero? Sei uno spadaccino?” “Si, sono stato un cavaliere.” “Cosa vuol dire sei stato?” Chiese infastidito Feudis. “Chi è stato un cavaliere, fosse anche per un giorno o per un’ ora, lo sarà per sempre!” Andros fissava quel criminale senza dire niente. “Dove si trova la tua spada?” Chiese con rabbia Feudis. “E' nascosta qui vicino.” “Non perdiamo altro tempo.” Disse Feudis. “Va a prenderla e cominciamo!” “Solo a due condizioni.” Fissandolo Andros. “Quali sarebbero?” Chiese Feudis. “I ragazzi devono essere lasciati andare.” “E la seconda condizione?” Domandò ancora Feudis. “Combatteremo fuori dalla cittadina.” I tre si scambiarono rapide occhiate. “E sia.” Rispose Feudis. “Combatteremo poco prima dell’inizio di questa fogna! Hai pochi minuti per andare a prendere la tua spada!” “Siete in tre ed io uno solo. Come farò a sapere che non mi attaccherete alle spalle?” Chiese Andros. “Tranquillo.” Rispose Feudis. “Basterò io solo per batterti. Ora va a prendere la tua spada, bifolco!” I ragazzi allora furono lasciati andare ed i tre criminali raggiunsero il posto stabilito per lo scontro. Andros ritornò alla miniera abbandonata. Ripensava alla bravata del giorno prima. E mentre si tormentava con questi pensieri, raggiunse la sua Parusia. La impugnò e si diresse verso il luogo del duello. Qui, intanto, i tre Torix erano alle prese con qualche discussione. “Questa faccenda ci sta portando via troppo tempo!” Disse Duxa a Feudis. “I soldati potrebbero arrivare in qualsiasi momento!” “Falla finita!” Rispose Feudis, mentre già accarezzava l’idea di aggiungere una nuova vittoria alle sue feroci sfide. “Vedrai che tra meno di un’ora saremo già in viaggio verso Caizan.” “Al diavolo!” Disse col tono sempre più nervoso ed esasperato Duxa. “Mi sento la terra scottare sotto i piedi! E poi non mi piace fare la fine del topo preso in trappola.” “E cosa vorresti fare?” Chiese infastidito Feudis. “Comincerò ad andare.” Rispose Duxa. “Mi raggiungerete quando avrete finito.” “Canaglia e vigliacco!” Lo insultò Feudis. “Va via! Ma senza scorte e provviste! Dovrai aspettare il nostro arrivo per averli!” “Come vuoi.” Rispose Duxa e montò senza indugiare in sella al suo cavallo, prendendo poi la via verso la tundra. Ma quando fu di spalle, Feudis lo colpì a tradimento con la sua scure e poi gli si avventò contro con la sua temibile spada. L’arma cominciò a spaccareare e lacerare la corazza di Duxa, fino a penetrare nelle sue carni. Duxa lanciò un grido disumano, mentre moriva nella sua armatura. “Maledetto traditore!” Disse Feudis mentre osservava il suo ex complice senza vita tra le sue stesse lamiere. “Nessuno può fregarmi! Nessuno!” Nella chiesa intanto avevano avvertito il rumore dello scontro. In tutti sorsero ancora più paura e disperazione. Chymela allora, vinta dal timore, senza pensarci su, uscì fuori dalla chiesa e corse verso il luogo del terribile duello. “Dove andate, Chymela?” Gridò Hunz. “Tornate indietro! Tornate indietro!” Ma la ragazza non ascoltava le sue grida. L’unica cosa che sentiva erano i battiti del suo cuore che sembrava volerle esplodere nel petto, mentre correva verso suo marito... “Sei impertinente.” Disse lady Vicenzia a Talia. “E le ragazze impertinenti non mi piacciono.” Tossì. “Quanto a quella pietra che porti al collo...” fissando la ragazza con occhi severi “... sappi che in giro ci sono tanti truffatori e lestofanti... e tentano di spacciare qualsiasi cosa come se fosse autentica... ci provano anche con le false Reliquie di Nostro Signore...” Fece allora un cenno al cocchiere. “Si, milady?” “Portateci al convento.” La carrozza allora si diresse verso il luogo indicato dalla duchessa. Ma una buca nella strada fece sussultare la carrozza e per questo a Talia cadde in terra il libretto appartenuto ad Andros. |
...non le piacevano.
Strinsi le labbra per impedirmi di rispondere... non le piacevano le ragazze impertinenti... beh, e a me non piaceva il modo in cui si riferiva a me ed a Guisgard, quasi stesse parlando di qualche cosa di estremamente sgradevole e sconveniente... Inspirai profondamente, tuttavia, e mi costrinsi a restare in silenzio... tentando silenziosamente di convincermi che alimentare quella polemica non avrebbe portato a niente di buono. Ed anche alla sua affermazione successiva non risposi... truffatori e lestofanti, diceva... non sapevo che cosa credesse e non tentai di indagare... credeva, forse, che qualcuno avesse tentato di vendermi quella pietra spacciandola per chissà quale rarità appartenuta alla famiglia ducale? Ebbene, decisi che l’avrei lasciata in quella condizione... non avevo nessun interesse a rivelale ciò che davvero era accaduto al Belvedere, a raccontarle del veccio guardiano, della fabbrica, di ciò che io e Guisgard avevamo vissuto... né intendevo renderla partecipe del mio dono e delle visioni che spesso avevo, specialmente da quando ero entrata in possesso di quella pietra... sì, decisi che sarebbe stato decisamente più semplice per me se la duchessa avesse continuato a credermi poco più che una ladruncola! Citazione:
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che sta succedendo dissi che cosa è stato questo boato e mi guardai intorno siamo sicuri dissi alla guardia che non siamo in pericolo qui e aspettai la risposta un po di paura mi venne ma mi controllai
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"Semplice......messere......sono venuto a conoscerlo nella mia breve permanenza presso il maniero di Orco il Rosso". Fu lì che incrociaì la prima volta il cavaliere.
Inoltre, conosco l'obiettivo del "nostro amico" poichè chi accompagnava il cavaliere,ovvero la dama che cercate, era molto interessata a giungere presso Tylesia e scovarne il mistero che la circonda...... "Perdonate messere, ma non mi chieda quale sia il mistero che sta conducendo il regno alla distruzione perchè anche io sto cercando di comprenderlo.....". Iniziavano a seccarmi tutte queste domande, ma non bisognava perdere il controllo: "Il delitto di cui il cavaliere si è macchiato è stato l'assassinio di poveri innocenti che difendevano il loro più grande tesoro....."l'armatura rossa" che attraverso le parole del fabbro ucciso sarebbe stata donata soltanto a colui che affrontando il demone che dominava sul maniero, ne avrebbe ricevuto la protezione.......chiunque si fosse sottratto a questa condizione o si impadronisse della corazza con l'inganno.....non sarebbe sfuggito alla maledizione che circondava l'armatura. |
Il rumore del ferro contro il ferro..il caldo del fuoco, un uomo stanco...sudato, ci venne incontro era Goz.....mi parlo' di tante cose, e il suo parlare, anche s esembrava sconnesso..aveva un senso celato.....lo guardai con infinita tenerezza...." Salute a voi Goz....avete ragione a Tylesia sembra che tutto si afollia, pesno che la sua guerra sia iniziata, e la natura ha cominciato a dare i primi cenni di monito...il problema e' mio caro amico, che in questo posto ...sono ciechi e sordi......per quanto riguarda i vostri cigni, li ho visti e stanno bene.....ma ho bisogno del vostro aiuto....devo liberare un uomo dalle prigioni...se non libero lui, non rivedrete i vostri cigni e io non rivedro' piu' il capitano Reas.........e Vivian, la ragazza che e' qui con me, ha ancora bisogno di suo padre, ma pensate....la terra trema e loro domani lo giustizieranno.
Goz, vi prego...solo voi potete aiutarci...".....Avevo sempre pensato, che Goz non fosse pazzo.........Goz sapeva perfettamente cosa stava succedendo...e se mi avesse volutamente allontanare da Tylesia ?..... |
Come il mio intuito immaginò Fyellon si fiondò senza pensarci sul ponte e infatti era molto pericolante, sobbalzai quando vidi le assi spezzarsi ma per fortuna riuscì anche stavolta a cavarsela e addirittura arrivò alla entrata del convento e mi fece segno di seguirlo...mi mostrava dove camminare, stavo attenta ma sotto i piedi sentivo veramente tremare le assi.."Fyellon, mi sento un pò come Lancilotto sul Ponte della Spada, solo che non ci sarà nessun principe o re ad aspettarmi" dissi per sdramattizzare la situazione, mi feci coraggio e mi avvicinai a lui e riuscii ad arrivare dove si trovava Fyellon, quando vidi improvvisamente un monaco scorbutico aprire il portone e parlarci severamente.
"Scusate, padre, ma se questa è la Casa di Dio, voi non potete impedire a nessuno di entrarci". |
"da dove? da dove viene attaccata?"
Ignorai a malincuore la richiesta di aiuto dell'uomo e andai sulle mura per cercare qualcosa, mi affacciai alla ricerca di qualcuno "Giada aiutami dove sono? " |
Durante il nostro cammino incontrammo una carovana di mercanti che erano stati brutalmente attaccati da un cavaliere con una corazza rossa.
Quell'armatura spettava a Parsifal ed un uomo dalle intenzioni malvagie non aveva il diritto di utilizzarla. Di certo quell'uomo si sarebbe pentito in seguito, quando avrebbe avuto inizio la maledizione che avrebbe dovuto proteggere la corazza da uomini come lui. Mi resi conto di essere osservata da uno di quei mercanti, che mi domandò il mio nome. Parsifal sembrava non fidarsi, ma io, anche se non lo conoscevo, non temevo quell'uomo poiché non mi sembrava malvagio. Gli risposi: "Il mio nome è Lilith e dubito fortemente che mi abbiate già visto altrove." Parsifal, intanto, stava rispondendo alle domande postegli dai mercanti. Forse essi avrebbero continuato il cammino verso Tylesia assieme a noi per poter salvare la donna rapita. Erano persone innocenti e non meritavano tutto quello che avevano subito, quindi li avrei di certo aiutati. |
Il monaco non disse nulla, limitandosi ad osservare Altea e Fyellon.
“Già, la casa del Signore...” disse il cavaliere “... o forse il Padrone non desidera ospiti oggi?” Il religioso allora fece loro cenno di entrare. Li ospitò in una grande stanza. “Allora, cosa cercate qui?” Domandò poi loro. “Solo un'informazione...” rispose Fyellon “... e magari accompagnata da quella sana Carità Cristiana che nelle prediche voi religiosi amate tanto sottolineare... e se ricordo bene, vi era anche una parabola nei Vangeli che ne parlava... anche se ora non ricordo il titolo... sapete, non amo molto leggere di quelle Cose...” “Forse quella del Buon Samaritano.” Fissandolo il religioso. “Quale informazione vi occorre?” “Ci interessa conoscere la via più breve per giungere a Tylesia.” Disse Fyellon. “Non vi conviene andare a Tylesia...” mormorò il monaco. |
Daniel si affacciò dalle alte mura di Tylesia ed osservò la sterminata selva che avvolgeva la città.
Tra la fitta vegetazione e le difese vi erano canali concentrici, in cui scorreva, con un moto perfetto ed infinito, l'acqua che scendeva dai monti vicini. Era uno spettacolo straordinario. Ad un tratto, però, il cavaliere vide qualcosa muoversi nella selva. Prima lontana e confusa, poi sempre più vicina e nitida. Era uno sterminato esercito che muoveva assedio a Tylesia. Una muraglia di uomini e ferro si stava avvicinando, col solo scopo di cancellare la città dalla faccia della Terra. Nel frattempo, passata la scossa di terremoto, nella caserma cominciò a diffondersi un gran caos. Tutti correvano a destra e a sinistra, per controllare i danni e scoprire possibili feriti. “La caserma è solida e ben costruita.” Disse la guardia a Cavaliere25 e ai suoi compagni. “Tuttavia meglio correre a vedere. Venite con me, così in caso di danni e feriti mi darete una mano. Presto.” Giunsero allora nel cortile della caserma, dove si resero conto che una delle statue era crollata e sotto i detriti giaceva un soldato ferito. “Presto!” Gridò la guardia a Cavaliere25 e ai suoi amici. “Datemi una mano a liberarlo!” Ma il marmo della statua era troppo pesante e il poverino rischiava di morire schiacciato. “E' troppo pesante, maledizione!” Urlò la guardia. |
Heyto ascoltò Parsifal con attenzione.
“E' un bellissimo nome, damigella. Speciale, oserei dire...” disse rivolgendosi poi a Lilith “... e sia.. allora ci recheremo tutti a Tylesia. Posso sperare di avervi come compagni di viaggio, amici miei?” Chiese a Redentos, a Parsifal e a Lilith. “Voi cosa ne pensate?” Domandò Redentos al suo discepolo ed alla giovane che era con loro. |
“Avete solo una possibilità, milady...” disse Goz ad Elisabeth “... difendere domani messer Cristansen in tribunale... io vi ho osservata sin dall'inizio... non siete una donna comune... possedete valori e principi sacri, gli stessi che difende Cristansen... se vi sentite all'altezza, allora proponetevi come suo avvocato difensore... se riuscirete in questa impresa, egli per gratitudine vi accompagnerà a riprendere i miei cigni...”
Vivian fissò allora Elisabeth ed attese una sua risposta. |
Era Mezzogiorno e l'oste portò del cibo al menestrello.
Questi posò a terra il suo strumento e cominciò a mangiare. Nel cortile, invece, davanti a quella nuova interruzione, Guisgard cominciò a sbraitare ancora una volta. “E' incredibile...” disse “... fra tutti i mendicanti, pezzenti ed accattoni del mondo quel menestrello non troverebbe nessuno al suo pari... di questo passo quel tipo prolungherà il suo racconto fino a confonderlo con l'Iliade e l'Odissea, pur di tenerci tutti incollati qui... ed è ovvio... più dura la sua storia, più gli danno da mangiare!” “Volete darvi una calmata?” Fissandolo Umans. “Non vi basta essere stato messo alla porta di un'osteria? Guardate che è un buon primato, eh! Solitamente ci riescono solo i bari, gli ubriaconi e gli scrocconi.” E rise di gusto. “Insomma, ma tu cosa vuoi da me?” Voltandosi a guardarlo Guisgard. “Vi ho già detto...” sorridendo Umans “... sono il vostro Angelo Custode...” Intanto, sulla strada che dal centro di Faycus portava al convento di San Pasquale, la carrozza ducale conduceva Talia e la duchessa attraverso un cammino dissestato. E a causa di un sussulto della carrozza a Talia cadde in terra il libretto di Andros trovato al Belvedere. Lady Vicenzia si accorse subito di questo e lo raccolse, per poi sfogliarlo. Ad un tratto, la duchessa alzò gli occhi da quelle pagine e fissò la ragazza. “Ma tu...” disse “... tu chi sei?” |
ci penso io dissi tirai fuori il medaglione e mi trasformai in un cavaliere mi avvicinai al poveretto e dissi stai tranquillo ti tirerò fuori da qui e mi misi in posizione di forza e tolsi quella pietra poi presi e alzai la guardi a e dissi ora siete salvo ora vi accompagnerò in infermeria cosi vi medicheranno e lo presi sotto braccio
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Quella domanda mi sorprese.
Avevo capito subito che cosa era stato a scivolarmi dalla tasca a quello scossone ed a cadere a terra con un tonfo leggero... ero rimasta in silenzio, tuttavia. Avevo sentito la duchessa chinarsi e prenderlo, poi sfogliarlo... ed avevo atteso. Quella domanda, tuttavia, pronunciata con voce lieve e sinceramente stupita, quasi titubante, mi colse alla sprovvista. Esitai per qualche istante... infine sospirai. “Io...” mormorai allora “Io, milady, non sono nessuno! Ma... per qualche ragione, mi è stato concesso un dono. Un dono che richiede sacrificio e dedizione... e che oggi mi impone qualcosa da cercare. Sì... credo di essere una cercatrice, in fondo. Lo sono stata per tutta la vita... anche se sicuramente non per scelta! Quel libretto mi fu concesso insieme alla collana che avete appena notato... ed io credo che lì dentro vi siano molte risposte, molte chiavi che allevierebbero il mio compito... ma purtroppo, come potete ben immaginare, non posso leggerlo!” Tacqui, infine... raramente ero stata tanto sincera con qualcuno riguardo al mio dono... eppure non ero spaventata, né intimorita. Al contrario, per la prima volta da quando l’avevo conosciuta, improvvisamente, sentivo di essere io a prevalere sulla duchessa e non il contrario. Era una sensazione audace, insolita... ma ero certa che anche lei la avvertisse. “Ed ora, milady...” soggiunsi gentilmente, tendendo la mano “Posso riaverlo?” |
Il monaco ci fissava in modo enigmatico...quasi volesse leggerci nel pensiero e nell'animo.
Fyellon iniziò a dibattere con lui riguardo alla fede religiosa ma il monaco notavo era molto sicuro di se, mi sembrava strano vedere un monaco di carattere cosi forte e non umile, sembrava quasi seccato della nostra presenza...quando udii il suo suggerimento di non dirigerci verso Tylesia. "Padre, scusate..ma noi arriviamo da Tylesia e dobbiamo tornarci, abbiamo smarrito la strada...e chiediamo a voi come le pecore smarrite di indicarci la giusta strada" risposi con il suo stesso sarcasmo "sappiamo molto bene cosa sta accadendo a Tylesia quindi stiamo chiedendo una semplice domanda e ce ne andremo" nel frattempo mi guardavo attorno, mi chiedevo se quel monaco vivesse come un eremita. |
Guardaì il Maestro Redentos in cerca di uno sguardo d'intesa poichè non credevo che fossero dei semplici mercanti.....bastava osservare le loro arme.
Credo che il Maestro si sia accorto dalla verità che in un certo senso nascondevano...... e poi.....perchè questo ineteresse per Lilith.......da quello che abbiamo potuto osservare, questa terra è attraversata da un'alta percentuale di accusatori di fantomatici stregoni e streghe. Se dovessimo proseguire il viaggio insieme di certo non avreì potuto staccare l'attenzione da Lilith. Supportato da codeste osservazioni risposi: "Se per Lilith ed il Maestro non vi sono problemi......viaggeremo insieme.....". "Come si suol dire.....più siamo e meglio è.....non credete!!" e risi. |
Un esercito! Miseriaccia un esercito! Pensai su cosa potevo fare per salvare la città, o almeno prendere tempo.. Guardai il fiume.. Certo l'acqua! Chiusi gli ochhi e cercai la concentrazione... La Trovai e pronunciai l'incantesimo.. L'acqua comincio ad agitarsi e a muoversi.. Si innalzò in alte pareti spesse intorno alla città.. Quando vidi che le mura di acqua erano abbastanza alte schioccai le dita e l'acqua si ghiacciò all'istante formando un'alta e durissima parete di ghiacco che chiudeva la città! Corsi giù dalle mura fino al campanile della città dove inizia a suonare la campana d'allarme.. Poi uscii sul terrazzo e urlai
"SIAMO SOTO ATTACCO! TYLESIA è SOTTO ATTACCO!" |
Guardai Goz e Vivian, come se avessi visto dei fantasmi........incominciai a camminare avanti e indietro nella stanza.....pensare...dovevo pensare..." Io mi chiedo, ma siete impazziti ?....io difendere messer Cristansen, Goz......io ho un lascia passare temporaneo, io per molti di Tylesia, sono una strega.......e poi, per i vostri Cigni, dovremmo prendere il fiore che e' celato nel agiardino della Regina.............Mi chiedo come diavolo sia finita in questa situazione..io parlare d' Amore in tribunale......".....mi fissavano senza proferir parola " E va bene, difendero' messer Cristansen, cosi' ci saranno due sentenze..una per lui ed una per me......Ditemi Goz....vedete del buono in tutto questo ?..."..
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"Sarei davvero lieta di viaggiare con questi sfortunati mercanti che necessitano del nostro aiuto" dissi con un tono che, se studiato attentamente, sarebbe potuto sembrare velatamente ironico. Infatti, dopo aver udito le parole di Parsifal e dopo aver notato la grande quantità di armi, iniziai a pensare che essi non fossero realmente mercanti. Ciò però non significava che non li avrei aiutati, poichè ancora non avevo prove del fatto che questi "mercanti" non fossero stati realmente aggrediti da un cavaliere malvagio.
Mi avvicinai a Parsifal ed a Redentos per poter parlare loro senza che gli altri uomini sentissero "Questi uomini... non credo siano realmente mercanti..." sussurrai timidamente. |
Il monaco fissò Altea e poi sorrise.
“Certo...” disse “... vi indicherò la via per Tylesia... ma prima permettetemi di narrarvi una parabola...” “Non credo sia il caso.” Fece Fyellon. “Non preoccupatevi, non è molto lunga...” E cominciò a narrare... “Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta". E il padre divise fra loro i beni. Pochi giorni dopo il figlio più giovane, raccolta ogni cosa, se ne andò in un paese lontano e là dissipò le sue sostanze vivendo dissolutamente. Ma quando ebbe speso tutto, in quel paese sopraggiunse una grave carestia, ed egli cominciò ad essere nel bisogno. Allora andò a mettersi con uno degli abitanti di quel paese, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Ed egli desiderava riempire il ventre con le carrube che i porci mangiavano, ma nessuno gliene dava. Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti lavoratori salariati di mio padre hanno pane in abbondanza, io invece muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi lavoratori salariati". Egli dunque si levò e andò da suo padre.” “Sta zitto, frate!” Gridò Fyellon visibilmente alterato. “Vuoi forse farci la predica? Tieniti per te il tuo Vangelo e la tua propaganda clericale!” Il monaco restò a fissarlo, senza però rispondergli nulla. Un attimo dopo riprese a narrare... “Ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te e non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai suoi servi: "Portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei sandali ai piedi. Portate fuori il vitello ingrassato e ammazzatelo; mangiamo e rallegriamoci, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E si misero a fare grande festa. Or il suo figlio maggiore era nei campi; e come ritornava e giunse vicino a casa, udì la musica e le danze. Chiamato allora un servo, gli domandò cosa fosse tutto ciò. E quello gli disse: "È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo". Udito ciò, egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli, rispose al padre e disse: "Ecco, son già tanti anni che io ti servo e non ho mai trasgredito alcun tuo comandamento, eppure non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma quando è tornato questo tuo figlio, che ha divorato i tuoi beni con le meretrici, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato". Allora il padre gli disse: "Figlio, tu sei sempre con me, e ogni cosa mia è tua. Ma si doveva fare festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.” Fyellon lo stava fissando con occhi che sembravano sul punto di ardere. “Cosa vuoi da me, maledetto?” Fuori di sé il cavaliere. “Cosa?” Si lanciò allora sul monaco, per poi cominciare a stringergli la gola con le sue mani. |
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