La moglie del taverniere tornò con dei vestiti.
Ed io guardai l'uomo sbigottita.
Poi Elv, alla stessa maniera.
Abiti ortodossi?
Vestiti strani? Noi?
Bah...
Scossi la testa e feci segno ad Elv.
"Abbiamo bisogno di un posto dove cambiarci" con tono svogliato alla donna.

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"Venite con me." Disse la donna a Gwen e ad Elv.
Li portò in un vestibolo laterale, dove potevano cambiarsi gli abiti, usando anche un piccolo bagno.

La donna ci portò in un vestibolo, dove avremmo potuto usare anche un bagno.
Allora mi rinfrescai e rimasi lì, davanti al lavandino, il viso affondato nella tovaglia, a pensare.
Pensavo a tutto ciò che avevamo perso, se davvero erano passate centinaia e centinaia e centinaia di anni, lavoro, famiglia, tutto.
Tutto.
Ogni cosa.
Non riuscivo a capacitarmene, era più forte di me.
Dopotutto, non era certo normale ciò che ci era accaduto e finché non avessi avuto la prova che era tutto un maledetto incubo, non mi sarei rassegnata.

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Gwen ed Elv indossarono infine quei vestiti.
Erano particolari, curiosi, quasi anacronistici.
Avevano un taglio vittoriano sotto un certo aspetto, ma rivisitato, come se fosse una riproposizione di abiti del tardo XIX secolo.

"Grazie, ci andremo subito!" Sorrisi.
Volevo proprio vederlo, questo astroporto di cui la federazione non sapeva nulla.
Dopo poco F22 si svegliò.
"Buongiorno dormiglione!" Risi "Allora, ricognizione!" Ordinai per vedere se era stato messo a posto bene.
"Cosa le devo?" Al meccanico, intanto.

Quei vestiti sembravano usciti da un libro di storia, come appartenenti all'epoca tardo-vittoriana.
"Assurdo... Veramente assurdo..." commentai, guardandomi allo specchio del bagno.
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"5 crediti, grazie." Disse il meccanico sorridendo a Destresya.
Lei aveva con sè un macchinario capace di realizzare all'istante qualsiasi tipo di valuta usata nella galassia.



Gwen ed Elv indossarono quegli abiti che ai loro occhi apparivano molto strani.
Tornarono allora nell'altra parte della locanda, dove c'erano tutti gli altri, ancora intenti a bere, cantare e ridere.

Tornammo nella locanda, mentre cercavo di muovermi decentemente in quegli strani abiti e tutti erano intenti a bere e ridere, ancora.
"Mi sa che il capitano non è ancora arrivato..." dissi sarcasticamente ad Elv.
Allora mi avvicinai di nuovo all'uomo.
"Dunque, tra quanto arriverà il capitano?"

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"Tra non molto, ragazza." Disse Tesuia a Gwen. "Egli è come il vento equatoriale, caldo e pesante. Ma anche come lo zefiro boreale, salato ed intenso. Può giungere con la prima stella del mattino, o anche con l'ultimo bagliore del crepuscolo morente." Bevendo un intero boccale di birra.

Alzai gli occhi al cielo sconfortata.
Oh ma tutti poeti, qui?
Cos'era, una nuova dimensione dell'amor cortese?
"Vuoi restare qui a fare il pieno di poesie per un Master in letteratura, o magari aspettiamo fuori?" sarcastica ad Elv, sperando rispondesse la seconda.

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