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Tieste e Polidor annuirono a quelle parole di Cavaliere25.
“Alla Caserma Reale.” Disse Alberico. “Per essere arruolati dovete recarvi alla Caserma Reale. Questo diceva il banditore.” |
“Si, è davvero un bellissimo disegno.” Disse Redentos. “Davvero bello.”
Ma Parsifal sapeva di non aver mai messo a mano a quel disegno. “Siete molto bravo” fece Granblu, guardando il giovane apprendista di Redentos “con i disegni. I disegni sono tra le forme d'arte più antiche... mettere sotto forma di immagini e colori ciò che il nostro cuore vede e la nostra mente realizza, è stato ritenuto dagli antichi come una potente forma di magia, in cui la natura si manifesta attraverso l'uomo.” Ad un tratto Lilith udì una misteriosa voce che come un lamento recitò: “La sentenza è stata emanata. Tylesia è dunque condannata.” E lei sola sembrò aver udito quelle inquietanti parole. |
Mentre dormivo fui assalita da incubi o visioni..
La selva davanti a me era viva, di rumori e profumi ma quel velo bianco mi impediva di vedere bene tutto ciò, camminavo facendomi largo tra le fronde con le mani e solo la Luna rischiarava il verde circostante. Sentivo il battito del mio cuore, il mio respiro affannoso e poi una figura...mi fermai...cercai di metterla a fuoco e su un cavallo vi era un Cavaliere maestoso celato da una tunica sconosciuta e robusto, non parlava e solo mi fissava. Io finsi di non vederlo e iniziai a correre, ma il velo impediva ogni visuale, ero scalza e i rovi e la sterpaglia ferivano i miei piedi finchè caddi a terra e mi accorsi del cavaliere vicino a me.... Mi svegliai di soprassalto, ero sudata e col velo mi mancava l'aria, ricordai quel sogno o visione...chi era quel Cavaliere? perchè scappai, egli non mi mostrò cattiveria alcuna..quando sentii dei passi da fuori e qualcuno che si avvicinava alla mia tenda, era Heyto? quel Cavaliere? |
Non avevo mai visto.....quel disegno......non lo avevo mai fatto.
"Ma......" stavo per pronunciare la frase, però mi fermaì. Quello è il giardino che ho intravisto nei miei sogni e nell' Arcanium..... sicuramente, voleva significare qualcosa..... Vidi Lilith che mi fissava, era preoccupata per me ma non doveva temere stavo meglio. "Lilith, Maestro....dobbiamo pertire immediatamente per Tylesia.....la sua fine è vicina....". Quel disegno che non avevo mai presentato, mi aveva trasmesso questo messaggio. Chissà.....un sesto senso o qualche cosa relativa al Longiniu. Bisognava partire. |
Altea si accorse che qualcuno si stava avvicinando alla sua tenda.
Ad un tratto, nell'enigmatico ed indefinito buio circostante, una figura apparve davanti alla tenda. Indossava un lungo mantello ed il capo era celato da un cappuccio. Un attimo dopo aprì la tenda ed entrò, restando per qualche istante a fissare Altea. |
La duchessa si irritò alle mie parole e mi zittì molto seccamente... mi faceva arrabbiare quel suo tono e quell’atteggiamento di ostentata superiorità.... e tuttavia, per qualche curiosa ragione che non riuscivo a spiegare neanche a me stessa, trovai questo suo irritarsi per quelle mie poche parole vagamente divertente.
Rimasi in silenzio, tuttavia, mentre parlava... ed anche quando entrò Paolo, preoccupato per la tosse della sua signora, non mi mossi e non parlai... E tuttavia, appena un istante dopo, quella donna così dura, burbera ed altera riuscì a sorprendermi come non credevo che fosse possibile... Citazione:
“Come?” mormorai... ma fu appena un sussurro appena percettibile... Né la duchessa né Paolo badarono a quelle mie parole, tuttavia, continuando serenamente a tessere i loro piani e ad esternare le loro sensazione, assolutamente senza tener conto di me, quasi come se io non fossi presente... altra cosa, questa, che normalmente mi avrebbe indisposta non poco. Ma fu ciò che dissero alla fine a scuotermi violentemente da quel mio stato di profonda sorpresa... Citazione:
“No!” esclamai... “Ma non è giusto!” urlai. Il Maestro non si voltò e non rispose... anzi, mi ignorò totalmente, come se non fossi lì o come se non stessi parlando. “Non è giusto, Maestro!” tornai allora a ripetere “Non è giusto! E’ andato tutto bene, dopotutto... stiamo tutti bene... quel cavallo è stato riportato al monastero... è tutto come se non fosse accaduto niente!” Per qualche attimo fu il silenzio nella Cappella, poi finalmente l’uomo parlò... “Vai nella tua stanza, Talia! Non te lo ripeterò di nuovo!” Un vivo fiotto d’ira mi percorse tutta, giungendo a farmi brillare gli occhi... “Tu non mi ascolti!” sibilai, stringendo i pugni nel tentativo di dominarmi. “E tu non ascolti me!” ribatté, la voce un poco più alta del solito, ruotando finalmente la testa verso di me “Non voglio sapere che cosa gli sia passato per la mente quando ha preso quel cavallo dalle scuderie del monastero, non voglio sapere ciò che voleva fare e non voglio neanche sapere che cosa c’entri tu in questa storia...” sentenziò “Ma Guisgard merita una punizione per ciò che è accaduto questo pomeriggio! Non può continuare a pensare di poter fare tutto ciò che gli passa per la mente senza che vi siano poi delle conseguenze! E’ ora che lo impari! Ed ora va’ in camera tua, Talia!” L’uomo di fronte a me richiese gli occhi e tornò a fronteggiare l’altare... io rimasi immobile dove mi trovavo ancora per qualche istante, ma sapevo che non mi avrebbe detto niente altro... e così, poco dopo, mi decisi ad uscire dalla chiesetta per raggiungere la mia stanza... Il tramonto era ormai sceso e nel giardino buio, appena rischiarato dalla luce lunare, vi era un’aria vagamente fredda. Ad un tratto, inaspettatamente, una leggera risata mi raggiunse... mi fermai e mi voltai ad osservare quella figura che usciva dalla zona d’ombra subito accanto alla cappella e veniva verso di me... “Fyellon...” mormorai “Che cosa c’è? Che ci fai qui?” Lui sorrise... “Oh, niente... trovo soltanto molto divertente questo tuo imperituro desiderio di tirarlo fuori dai guai... mi chiedo quando finalmente ti annoierai di questo... e di lui...” “Smettila!” lo ripresi subito, prima che potesse continuare. “Andiamo, Talia...” sussurrò allora, con voce bassa e suadente “E’ per te che lo dico, è per te che mi preoccupo... ed è per te, anche, che talvolta faccio cose di cui non vado molto fiero...” Per un attimo non compresi... fissavo Fyellon e lui fissava me, mentre il vento spazzava il giardino facendo volare le foglie e piegando gli alberi della foresta... Poi d’un tratto, inaspettatamente, quella verità fece breccia nella mia mente... “Sei stato tu...” sussurrai “Sei stato tu a dire al Maestro di aver visto Guisgard su quel cavallo...” Fyellon rimase in silenzio. “E... e poi gli hai detto che ero andata con lui...” “Io...” mormorò. “E gli hai detto dove trovarci... la direzione che avevamo preso...” “Talia...” “Lo hai fatto, Fyellon?” Per qualche attimo fu il silenzio... “Si!” ringhiò poi, prendendomi per le braccia e scuotendomi “L’ho fatto per te, lo capisci? Per te...” Ma non poté aggiungere altro... io mi divincolai e, con forza, mi allontanai di mezzo passo... tremavo di rabbia e di delusione, mi sentivo tradita, ferita... d’impeto sollevai una mano e lo colpii sul volto con tutta la forza che avevo. Sentii quello schiaffo risuonare nel buio, poi scappai via. “Voi non potete dire questo!” esclamai, la voce bassa e vibrante “Voi non lo conoscete... non sapete ciò che dite e non sapete ciò che ha fatto per me! Ogni volta che si è preso cura di me, ogni volta che mi ha protetta o che mi ha aiutata, ogni volta che mi è stato vicino... e sempre senza chiedere niente in cambio! E’ testardo e cocciuto... nessuno lo sa meglio di me. E’ avventato, imprudente e talvolta persino sconsiderato... ma ha il cuore più grande e più giusto che io abbia mai incontrato... e non merita di essere punito. Non merita di andare alla gogna! E se voi, ora, intendete mandarcelo lo stesso... beh... con tutto il dovuto rispetto, milady... state facendo un errore!” |
La tenda si apri lentamente, non riuscivo a vedere bene, quel velo ostruiva la mia vista e il mio respiro e fu cosi che me lo levai definitivamente e respirai l'aria fresca della notte e ne fui rissollevata.
Davanti a me apparve una figura, potevo solo scorgerne l'ombra nel buio..indossava un lungo mantello con cappuccio, e repentinamente entrò nella tenda e mi guardava...come mi fissava il Cavaliere di quel strano sogno o visione. "Chi siete Voi" disse balbettando "volete che mi metta ad urlare per attirare l'attenzione di tutti? No, non lo farò perchè fuggireste e voglio scoprire chi siete...orbene, scoprite il vostro volto e mostratemi la vostra identità." deglutii ma dovevo mostrarmi forte. |
Redentos fissò con attenzione Parsifal, dopo che il suo discepolo aveva pronunciato quelle parole.
“Allora” disse il cavaliere “se ti senti meglio, ragazzo mio, è giunto il momento di ripartire per Tylesia.” A quelle parole di Redentos, il sibilo del vento mutò in un lento e sinistro lamento, come se qualcosa di tetro ed angosciante si fosse liberato nella selva. “Che il Cielo vi assista” fissandoli Granblu “e vi risparmi, amici miei.” Ed accarezzò teneramente il volto di Lilith. |
La figura entrò tanto rapidamente, quanto silenziosamente nella tenda di Altea.
“Se urlate” disse “allora tutti quegli uomini accoreranno qui e voi sarete offerta come vittima in questa delirante farsa.” Sorrise lievemente e fissò con i suoi occhi vispi la ragazza. “Sapete che questo velo bianco non vi sta per niente male? Magari è un po' paganeggiante, ma sicuramente molto sensuale.” Aggiunse Fyelon per poi fare l'occhiolino ad Altea. |
A quelle parole di Talia, la duchessa si alzò di scatto.
“Piccola impertinente...” disse per poi cominciare a tossire forte. “Milady!” Avvicinandosi a lei Paolo. “Non dovete agitarvi!” “E smettetela di trattarmi come se fossi impedita!” Fissandolo la donna. “Sono giunta qui perchè le troppe premure della corte di Capomzada mi davano ai nervi! E non voglio preoccuparmi anche delle vostre sciocche ed inutili cure!” Paolo chinò il capo. “Se non sbaglio” continuò la duchessa senza smettere di guardare il suo servitore “vi avevo detto di occuparvi di questa ragazza e di renderla almeno presentabile. Obbedite.” “Si, milady.” Annuendo Paolo. L'uomo prese allora con sé Talia e la condusse in una grande sala, per poi affidarla alle cure di alcune servitrici. Queste, così, prepararono con cura la ragazza, lavandola e profumandola come si conveniva per una degna dama di compagnia e abbigliandola, infine, con un abito all'altezza del suo nuovo ruolo. Paolo, ritornò dunque per riprenderla e riportarla dalla duchessa. Le acque del fiume erano scure ed inquiete e nulla sembrava riflettersi su di esse. Neanche la Luna che, pallida ed enigmatica, risplendeva silenziosa e mutevole nello sterminato cielo di Faycus. La ragazza fissava immobile quelle acque, forse in cerca di un volto o di un cenno che la chiamassero a sé. Ma anche il fiume sembrava non riconoscerla più. “Smettetela” disse il capitano Cairius avvicinandosi a lei “di fissare quelle acque. Sapete quante prostitute, quante ladre, zingare, vagabonde o semplicemente povere pazze emergono ogni nuovo giorno da ogni fiume che attraversa ciascuna città del mondo? Ragazze senza più nome, né volto, né valore. E sapete qual'è la cosa peggiore? L'indifferenza o la pietà della gente che assiste a quegli spettacoli.” La fissò, cercando di leggere, attraverso gli occhi di lei, ciò che attraversava la sua mente ed il suo cuore. “Perchè siete fuggita da quel convento? Vi trattavano male? Erano cattive con voi? O forse vi hanno cacciato loro, perchè vi ritenevano una povera pazza? Una folle visionaria da abbandonare al suo destino?” Paolo bussò e quei colpi sulla porta destarono Talia da quella misterioso ed angosciante visione. “Milady, la vostra dama di compagnia è pronta.” Entrando con la ragazza nella sala. La duchessa si voltò allora a fissare Talia, come a volerla studiare con molta attenzione. “Andrebbe pettinata un po' più decentemente.” Mormorò la donna. “Ha dei bei capelli... e forse qualcosa sulle gote, della polvere di gerani, per ravvivare un po' quel pallore... e poi l'andatura... oh, assurdo...” scuotendo il capo “... assurdo... il volgo è capace di mutare una ragazza in qualcosa di inconcepibile e del tutto aliena al buon gusto e ai dettami della cortesia... e non si poteva abbigliare in maniera più appropriata?” “Quest'abito” disse Paolo “era tra i vostri preferiti, milady.” “Forse quando ad indossarlo è una ragazza cresciuta in un contesto civile.” Infastidita la duchessa. “E sia, non posso e non voglio adirarmi per una plebea. Potete andare...” facendo un cenno a Paolo. “E del ladro catturato insieme alla ragazza?” Domandò il servitore. “Cosa ne facciamo, milady?” “Non posso pensare a tutto ora!” Esclamò la donna. “Del resto sono qui per rilassarmi! Ci penserò dopo. Ora lasciateci.” Paolo mostrò un lieve inchino ed uscì. “E sia...” mormorò lady Vicenzia “... cerchiamo di fare del nostro meglio per una convivenza perlomeno accettabile... quando sei in mia presenza è bene che tu sappia cosa fare e cosa dire, ma soprattutto cosa non fare e non dire... io non concepisco che vengano usate in modo improprio parole come libertà, verità e giustizia... il popolo non può comprendere il loro senso e trovo insopportabile ascoltare qualcuno parlare di ciò che non conosce... tu hai qualche convinzione religiosa? Sappi che ogni giorno viene celebrata una messa al castello e voglio che tu sia con me ad ascoltarla... inoltre alle tre in punto di ogni pomeriggio io recito i Divini Misteri del Santo Rosario e per nessuno motivo al mondo voglio essere disturbata... ora raccontami di te, Talia... del luogo in cui sei cresciuta e del perchè sei giunta a Faycus...” http://farm3.static.flickr.com/2112/...afbfc63ff8.jpg |
Il cavaliere celato iniziò a parlare e ascoltando le sue prime parole un sorriso apparve sul mio volto, lo riconobbi subito...
"Fyellon" dissi con un impeto abbracciandolo "pensavo di non vedervi più, sono scappata da quel luogo angusto e quella Montagna perchè avevo capito non tenevate a Barius" parlavo sottovoce per non farmi sentire e gli feci moto di sedersi accanto a me in un angolo "Fyellon, quegli uomini mi hanno parlato della Lacrima di Cristo, non è un esercito di uomini ma demoni...e per sconfiggerli..sembra si debba superare questa prova del sacrificio, non siate scettico come sempre". Gli strinsi la mano, non potevo credere che era venuto in mio soccorso..poi mi balenò quella visione avuta durante il sonno...chi era quel Cavaliere cosi maestoso? Mi sembrava di averlo già visto..e mi ricordai di quella apparizione nella chiesetta sconsacrata di un Cavaliere molto fiero e forte prima di arrivare al maniero di Sir Orco..forse era solo una mia impressione. |
Quel disegno che mi era apparso.....non credo che mentisse, poichè secondo me la soluzione del conflitto sta in quel giardino. Si narra di Tylesia come un luogo mistico e terribile ma non credo che tutti i suoi abitanti siano dei spregevoli assassini.....forse ero troppo ottimista, ma lo si deve pur essere talune volte.
"Maestro......possiamo andare. Mi sento meglio. Inoltre, le parole di Granblu mi hanno illuminato." dissi. "La ringrazio vivamente milady e non temete per le sorti di questa terra e di Lilith......è in gamba" dissi rivolgendo lo sguardo verso la mia compagna. Osservandola, percepì che aveva riposto le sue speranze e fiducia nelle capacità di Lilith.....chissà......forse Milady Granblu si rispecchia molto in lei. Si dice che talune volte i più profondi legami vengono a formarsi soltanto attraverso lo sguardo di un passato che fu anche se cronologicamente ancestrale....... Un ultimo sguardo a quella calda casa ed io con Lilith ed il Maestro ci allontanammo dalla sua sicurezza. |
bene ora che sappiamo dove andare ad arruolarci andremo senza dare nel occhio non si sa mai chi potremo incontrare forza andiamo e mi incamminai verso il posto dove il falco disse di andare mentre controllavo in giro
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“Demoni” disse Fyellon ad Altea “ che assediano Tylesia? Sono dunque loro i misteriosi ed invincibili nemici che tengono in scacco quella città? E tutte le maestose e sfarzose chiese che si trovano laggiù? Non dovrebbero servire per tenere lontani demoni, diavoli e roba simile? O forse il Clero in quella città è solo come un mobilio, magari per rendere più caratteristica la fauna locale?” Rise e poi scosse il capo. “Ah, milady... possibile che le cose più assurde riescano sempre ad impressionarvi? A Tylesia non ci sono demoni, come non ve ne sono giù all'Inferno. Sono solo una delle tante pittoresche invenzioni della nostra Santa Madre Chiesa per tenere soggiogati i più superstiziosi e sciocchi. Questi uomini che avete incontrato nella selva sono solo dei fanatici che hanno deciso di sacrificarvi per spazzare via la loro ignoranza e la loro paura. Ora noi invece tireremo loro un bel tiro e fuggiremo via da questo luogo.”
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Cavaliere25 e i suoi compagni giunsero così presso la caserma dove ci si poteva arruolare.
Si accedeva attraverso un grande cortile dal quale poi si arrivava ad un androne laterale. Qui incontrarono un soldato. “Non tutti possono entrare qui.” Disse. “Cosa cercate?” |
Redentos, Parsifal e Lilith ripresero così il loro cammino verso Tylesia.
Di nuovo si addentrarono nel lussureggiante ventre della selva. “Allievo...” disse Redentos a Parsifal “... c'è una cosa di cui non abbiamo ancora parlato... quando decidesti, insieme a Lilith, di affrontare l'Avvilente Costumanza in palio non vi era solo la liberazione di quel castello e dei suoi infelici abitatori... no, in palio vi era ben altro... come premio era stata infatti offerta una formidabile corazza... mentre attendevo il vostro ritorno da quel labirinto, alcuni nani che avevano servito Insegrid il fabbro mi parlarono di quell'armatura. Essa rende invincibili ed è consacrata ai Sacri misteri del Fuoco... e tu Parsifal, come vincitore dell'Avvilente Costumanza, hai diritto ad indossare quella corazza. Quel cavaliere che giunse al castello, rammenti? Tale sir Fyellon? Ebbene, egli rubò la corazza dopo aver ucciso il fabbro. Era giusto che tu sapessi, ragazzo mio.” Ad un tratto, mentre udiva le parole di Redentos, Lilith sentì una misteriosa voce. Essa, udita solo da lei, cominciò a recitare: “Che il giovane cavaliere riprenda l'Armatura Rossa, affinché la secolare questione del Longiniu risolvere possa.” |
La duchessa impartì di nuovo quell’ordine ed io fui presa da Paolo, che mi portò via da quella stanza per poi affidarmi ad alcune donne.
Le sentivo affaccendarsi intorno a me, silenziosamente... mi sfilarono senza troppo garbo il vestito che avevo e mi infilarono in una vasca di acqua vagamente fredda... tremavo ed ero a disagio, ma nessuna di loro sembrava farci troppo caso... poi m rivestirono con un abito di stoffa morbida e frusciante di una ricchezza che, anche solo al tatto, mi parve persino eccessiva. Pochi istante dopo sentii la porta tornare ad aprirsi e di nuovo la voce di Paolo mi raggiunse... la sua mano, allora, tornò a stringersi strettamente intorno al mio braccio e da lui fui condotta fuori, per alcuni corridoi ed attraverso molte porte e saloni... E fu allora, camminando speditamente senza sapere dove andavo, che quella strana e spaventosa visione tornò a lambirmi la mente... Vidi quella ragazza, vidi il suo volto magro e bianco, i suoi occhi larghi e spaventati... la vidi come riflessa nella acque cupe del fiume, la vidi e provai qualche cosa di curioso: quasi come se vedessi nei suoi lineamenti i miei, eppure non li avvertissi come familiari... ne fui turbata... ne fui profondamente scossa. Citazione:
Esitai... incerta su che cosa dire... incerta, persino, su come sentirmi al suo cospetto... Infine sospirai... “Di me?” mormorai “Temo, milady, che di me non vi sia molto da dire. Il luogo in cui sono cresciuta era un antico casale, attorniato da un favoloso giardino, in mezzo ad un bosco. Al mattino l’aria fresca entrava dalle alte finestre e gonfiava le tende bianche e leggere, facendole volere in alto... ed allora il profumo dei gelsomini che ricoprivano gli archi della loggia saliva fino al primo piano, così delicato eppure così persistente... il ricordo più antico e più vero che possiedo riguardo al Casale è il profumo di quei gelsomini... è come se quello fosse per me il vero profumo di ‘casa’...” Un lieve ed involontario sorriso mi increspò le labbra a quei ricordi... “In inverno, invece...” proseguii dopo pochi istante, la voce bassa e leggera “In inverno il freddo era pungente da quella parte del bosco... allora il Maestro, mio padre, accendeva il grande camino nel salone. Prendeva tutta la parete est, quel camino, e a me piaceva tanto sentirlo crepitare nella penombra, quando la luce traballante della fiamma disegnava sulle pareti le immagini più bizzarre... ed allora noi giocavamo a riconoscere in quelle forme danzanti gli animali più curiosi o paesaggi incantati, vi vedevamo castelli e cavalieri in combattimento... ed intessevamo storie, e trame, e leggende... e Guisgard era il più bravo di tutti in questi giochi... lui riusciva a farci vedere mondi lontani e sconosciuti, riusciva a farci sognare. Il Maestro diceva che questa dote gli veniva dal cuore... diceva che se avesse trovato il modo per credere davvero in tutti i suoi sogni, allora e solo allora sarebbe diventato un vero cavaliere, un grande cavaliere...” sospirai “Era un uomo giusto, il Maestro... era un uomo lungimirante. Era stato un cavaliere importante, aveva riscosso fama e gloria... ma alla fama ed alla gloria non era interessato. Credeva nei suoi valori, invece... vi credeva fermamente. E vi ha creduto fino alla fine!” |
Fissai Fyellon, per quel poco che potevo vedere nel buio in quella tenda leggermente rischiarata dalla Luna..scossi il capo e mi misi le mani tra i capelli.."Ma perchè doveva essere tutto cosi difficile?" pensai "Forse era meglio non tornasse, lui mi contraddice sempre".
Alzai il volto e con convinzione dissi.."Fyellon, mi spiace ma io rimarrò qui, perchè a Tylesia la gente parlava..dei demoni, voi potete tornarvene da dove siete venuto.Ma prima ditemi come sta Barius". |
“Non siate sciocca.” Disse Fyellon ad Altea. “Volete davvero morire per niente? Domattina sarete sacrificata, ma Tylesia resterà nella morsa dei suoi nemici e voi sarete morta per niente. Se volete davvero salvare Tylesia, allora venite con me e lotteremo per la sua liberazione. Quanto a Barius... vi dirò tutto quando saremo lontani da qui.”
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Rimasi per un bel pò a fissare la tenda silenziosamente...forse Fyellon aveva ragione.."D'accordo ma dobbiamo essere cauti a uscire da qui sapete? Potrebbero scoprirci...avete parlato di un piano o sbaglio? Volete indossare voi il velo e io la corrazza?" e riuscii a trattenere a stento una risata.
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Potevo udire un canto antico uscire tra le pieghe del cuore della Regina...gia' l'Amore, chi avrebbe potuto cedere che tutto questo sarebbe successo per Amore........Era inorridita...alla nostra vista, come potevamo aver varcato quel luogo consacrato....." Nessuna messa in scena mia Regina....nessuna trovata teatrale, ma era l'unico modo per potervi parlare...per poter parlare al vostro cuore che a quanto pare non riesce piu' a battere, desidero informarvi su alcuni fatti, che probabilmente qualcuno vi ha tenuto nascosti......non fate un passo...non urlate...perche' se lo fate, qualcuno che vi e' molto a cuore morira' e adesso siccome siamo qui portate da Messer Amore....dovrete ascoltarmi......."......mi sedetti su una panchina vicina a noi..e sperai vivamente che Vivian e la Regina, facessero la stessa cosa....." Ascoltatemi....vi siete presa cura di Goz, lo avete sfamato, lo avete vestito e anche se per molti e' èazzo, voi non lo avete mai deriso...bene....sappiate che Goz sta lavorando per conto di Guxio...deve forgiare un'armatura, un'armatura invincibile.....ma chi poteva imporre a Goz questa richiesta ? la sottoscritta....dovete sapere che sono stata colpevolizzata di Stregoneria......ma solo se avessi convinto Goz alla costruzione di questa armatura.....avrebbe firmato per la mia innocenza.....Goz ha accettato, ma ad un patto che io ritrovassi i suoi cigni..e qui entra in gioco il Comandante Reas......era l'unica persona a cui avrei potuto raccontare ogni cosa....e cosi' e' stato, se vi ricordate qualche giorno fa...e' partito per andare in un luogo a lui conoscoiuto si n da bambino, ero con lui...secondo una mappa, fattami arrivare da Goz...lui conosceva quel posto e li' avrei trovato i suoi cigni.....ognuno ha le sue disgrazie e io ne devo avere una immensa......dopo qualche piccolo intoppo.....abbiato ritrovato i cigni..ma un Monachello.....ha avvelenato Reas...e mi ha ricattata, se non gli avessi portato il fiore celato nel vostro giardino privato.....lui non avrebbe dato l'antitodo a Reas e lo avrebbe lasciato morire......mi consiglia di farmi aiutare dal vostro precettore..il padre di Vivian, ma che volete, la fortuna non perseguita tutti....e cosi' il tempo di arrivare a lui...che questi viene portato via e segregato con accuse che trattano L'Amore....figuriamoci, mia Regina.......L'Amore e' primario..........non e' cosi' che la pensate ?.....no..non e' cosi' che la pensate.....perche' se cosi' fosse, non saremmo qui travestiti da monaci a parlarvi sotto minaccia.............Adesso...mia soave donna, voi forse avete perduto la persona amata....io ne ho persa piu' di una e non intendo perdere ancora qualcuno...a Vivian e' rimasto solo suo padre...un uomo che per voi darebbe la vita.......Sono stanca.....ma ho bisogno di Voi...ho bisogno che voi risorgiate come Donna e intendo Donna in tutta la sua essenza........se questo non succedera'...vi giuro che solo con l'aiuto del pensiero....sdradichero' ogni pianta...ogni filo d'erba..ogni albero..ogni essere vivente del vestro giardino"...........Non avevo piu' fiato.....avevo solo voglia di pregare....e questa volta avrei incendiato Tylesia......
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Riprendemmo il cammino ed io continuavo a ripensare a quello strano disegno che non avevo fatto ma mi era giunto fra le mie carte. Lilith er in sella con me e sembrava che anche lei pensasse.
Improvvisamente, il Maestro Redentos irruppe il silenzio parlandomi della prova da poco affrontata. Mi rammentò del premio dell'Avvilente Costumanza.....ricordavo dell'armatura......ma non sapevo che sir Fyellon avesse commesso una tale infamia, e Lady Altea.....come mai non è intervenuta, forse anche lei ha avuto la sua parte in questa storia, ma non posso permettermi di giudicare.....avreì potuto pensarci anche io però i miei dogmi parlano chiaro poichè si fondano sui più alti dettami dell'Antico Codice. Oramai il premio era lontano e non sapevo come avreì potuto recuperarlo. Di certo, non mi sarebbe stato restituito gratuitamente......un prezzo da pagare ci sarebbe stato, forse quello più tremendo.......no......non mi sareì macchiato di un crimine così nefando. Il volere divino saprà cosa farne dell'usurpatore ed assassino. |
Fyellon annuì sorridendo a quelle parole di Altea.
“Sapete” disse “che non è poi una malvagia idea? Ma dubito che questa corazza riuscirà a mettere in evidenza le vostre grazie, milady.” Un attimo dopo si fece serio. “Ora cominciamo ad uscire da qui... con attenzione e molto lentamente...” aprì la tenda e fece cenno ad Altea di uscire con lui. Ma appena furono fuori, subito si mostrarono alcune figure, come emerse dal buio circostante. “Ci rincontriamo, cavaliere...” disse Heyto nel vedere Fyellon “... rammentate? Eravamo sulla stessa nave che attraversava il Calars...” “Si, ora ricordo il vostro volto...” con un ghigno Fyellon “... e a quanto vedo non avete perso l'abitudine di mettere a morte delle povere ragazze...” “Ora” fissandolo Heyto “non moriranno solo ragazze... uccidetelo!” Ordinò ai suoi uomini, che, a quell'ordine, estrassero le spade e circondarono Fyellon ed Altea. |
La regina ascoltò Elisabeth senza battere ciglio.
Solo quando la maga terminò di parlare, Destefya guardò, ma solo per un momento, Vivian. “Il capitano Reas” disse la sovrana di Tylesia “mi ha dunque mentito... era partito per questa assurda missione senza rivelarmi le sue reali intenzioni... ed io cosa dovrei fare adesso? Mettere a repentaglio il mio popolo per salvare uno solo dei miei sudditi, perlopiù bugiardo?” Si avvicinò al muretto e si appoggiò, come a voler cercare un sostegno. “Reas... anche voi, dunque, mi avete delusa...” “Maestà!” Esclamò Vivian. “Mio padre è innocente e devoto alla corona! Aiutatelo!” “Ragazza mia...” voltandosi a guardarla la regina “... vostro padre ha disobbedito ad un mio ordine e perciò ha tradito il suo popolo... non posso fare nulla per aiutarlo...” lo sguardo era fiero, ma nel fondo dei suoi occhi era possibile scorgere un dolore sconfinato. “Forse questa questione” disse all'improvviso qualcuno “riguarda da vicino noi Cavalieri del Tulipano. E credo sia giusto mettere al corrente lord Guxyo di tutta questa storia.” “Lady Shoyo.” Mormorò la regina. “Non vi siete fatta annunciare.” “Perdonatemi, maestà, ma il protocollo di corte non è mai stato il mio forte.” Fissandola la ragazza guerriera. “Ora, col vostro permesso, condurrò lady Elisabeth da lord Guxyo. Ci penseremo noi cavalieri a risolvere questa faccenda.” |
Seguii le parole di Fyellon, non senza inquietudine..Heyto e i suoi uomini sicuramente non mi avrebbero perso di vista poichè ero da "offrire" a qualche divinità o demone per Tylesia.
Lo seguii lentamente, egli aprì la porta della tenda, vi era un silenzio stranamente surreale e all'improvviso sentii delle voci e come pensai Heyto e i suoi uomini ci scoprirono. Rimasi allibita quando ordinò ai suoi uomini di uccidere Fyellon...non pensavo Heyto arrivasse a questo gesto estremo. Fummo circondati da quegli uomini e da ciò che capii loro due si conoscevamo dapprima, Fyellon era un combattente eccellente ma sarebbe riuscito da solo a sconfiggerli? "Heyto vi prego, lasciate andare Fyellon...non uccidetelo, io rimarrò qui, e farò come da Voi richiesto e manterrò la promessa data, ma non fate del male al cavaliere" il mio volto si incrociò con quello di Fyellon "questa volta non voglio sentire ragioni, Fyellon, se vi daranno la grazia e vi libereranno dovete andarvene, non voglio che rischiate la vita per me". |
“State indietro, Altea...” disse Fyellon con un tono di voce che non dava la possibilità di essere contraddetto “... non si può patteggiare con simili fanatici...” ed estrasse la spada.
Tutti allora si lanciarono contro il Cavaliere Rosso, che con violenza cominciò a rispondere a quegli attacchi. Lo scontro fu durissimo. Sembrava disperato, eppure Fyellon riusciva a tenere testa a quegli uomini. Alla fine, però, uno dei pochi superstiti, approfittando della confusione, afferrò Altea e puntò la sua spada al collo della ragazza. “Fermati, cavaliere!” Urlò a Fyellon. “Fermati o la tua amica sarà sacrificata ora!” |
Lady Vicenzia ascoltò ogni parola di Talia, fissando con attenzione l'espressione della ragazza.
“E' cosa di certo sconveniente” disse la duchessa “che una mia dama di compagnia parli così spesso di un uomo. Da quanto ho potuto comprendere, quel tale... Guisgard?” Per poi tossire. “Rammentare i nomi altrui non è mai stata tra le mie vocazioni... dicevo, quell'individuo è tuo fratello, o un qualcosa di simile, vista la dubbia condizione che legava tutti voi a quel maestro... ebbene, sappi, che non voglio assolutamente sentire pronunciare in mia presenza nomi di persone estranee a questa corte... un detto antico recita... lontano dagli occhi, lontano dal cuore... faremo dunque in modo di allontanare il ricordo di quell'individuo da te...” prese allora il piccolo campanellino in ottone che aveva sul tavolino e lo fece suonare. Un attimo dopo, Paolo ritornò nella sala. “Milady...” mostrando un lieve inchino. “Avvicinatevi, non posso urlare da qui.” Paolo si avvicinò alla donna. “Date ordine di liberare l'individuo che avete arrestato al castello.” “Non volete più punirlo per essersi intrufolato nel castello, milady?” “Forse è colpa mia...” mormorò la duchessa “... forse sono davvero diventata così vecchia da non essere più in grado di dare ordini convincenti ai miei servitori... sarà probabilmente per il tono più incerto della mia voce, o per questa tosse che mi perseguita dando alle mie parole meno efficacia... o forse, potrei pensare, che non sono più capace di scegliermi servitori all'altezza, in grado di comprendere subito i miei ordini senza aver invece bisogno di commentarli, giudicarli o, peggio ancora, di discuterli...” “Perdonatemi, milady.” Annuendo Paolo. “Farò subito liberare il prigioniero.” “Bene.” Disse la duchessa, per poi congedarlo con un cenno della mano. “Dove eravamo rimasti?” Rivolgendosi nuovamente a Talia. “Ah, si... non mi hai ancora detto del motivo che ti ha condotta a Faycus...” la fissò di nuovo col suo sguardo indagatore “... e smetti di pensare a quel gaglioffo... ora che è tornato libero, credimi, monterà in sella al suo cavallo e abbandonerà questo luogo... gli uomini conoscono il senso della paura come se fosse un istinto primordiale racchiuso dentro di loro e lui non metterà di nuovo alla prova la sua buona sorte...” Poco dopo, nelle segrete del castello, tre soldati entrarono nella cella di Guisgard. “In piedi, cane!” Urlò uno di quelli. “Vieni con noi!” “Dove mi portate?” Chiese lui. “Voglio vedere Talia... dove si trova?” I soldati lo spintonarono attraverso un lungo corridoio, senza però rispondere nulla a quanto domandava. Giunsero così davanti al portone del castello e lo buttarono giù per le scale. “Che vuol dire?” Gridò Guisgard. “Dov'è Talia?” “Dimenticala, cane!” Urlò con disprezzo uno di loro. “E se ti rivediamo per la città, sai cosa ti attende!” E richiusero il portone. Guisgard allora si lanciò contro quell'ingresso, urlando e mandando pugni e calci contro il legno. Ad un tratto, però, qualcuno si avvicinò al cavaliere e cercò di portarlo via. “Lasciatemi!” Gridò Guisgard, tentando di liberarsi da quella presa. “Sto cercando...” a fatica quell'uomo “... di salvarvi la vita... e cercate di calmarvi, diamine...” “Lasciami!” Con vigore Guisgard. “Hanno preso Talia! Devo liberarla!” “Vi farete solo uccidere...” portandolo via quell'uomo “... se continuerete a gridare come un ossesso...” Alla fine, vinto dalla disperazione e dalle percosse subite nel castello, Guisgard si accasciò, permettendo così a quell'uomo di portarlo via. |
Fyellon non volle sapere ragioni, e non potei farlo persuadere, era più convinto che mai, estrasse la spada e lo vidi combattere, come sempre dimostrando quella abilità di Cavaliere che solo suo padre poteva avergli insegnato, doveva essere stato un grande guerriero.
A terra vedevo uomini morti, mi ricordai di quello scontro coi nani nella fucina, Fyellon non aveva pena per la morte di un uomo, io invece ero innoridita, stava uccidendo di nuovo anche per me, mentre io detestavo la violenza. Ad un tratto sentii una forte stretta e vidi la lama di una spada sul mio collo, uno degli uomini di Heyto mi aveva preso e minacciava Fyellon di fermarsi o mi avrebbe uccisa subito..un impeto di rabbia mi pervase.."Smettela per carità cristiana...cosa state combinando? Heyto, voi dovevate sacrificarmi per placare i demoni che minacciavano Tylesia e il suo popolo...e voi e i vostri uomini cosa state facendo? vi state comportando al pari...usate la violenza e la minaccia peggio di quei demoni. Avete iniziato voi, sir Heyto, minacciando di uccidere Fyellon. Ebbene sappiate, che io non sono di vostra proprietà e non potete decidere della mia vita, morte e nemmeno su quella di Fyellon, dite al vostro uomo di riporre subito questa spada dal mio collo e parliamone civilmente". |
Citazione:
In un lampo, quella parola fece breccia tra i miei pensieri spazzando via tutto il resto. Ora che è tornato libero... Niente gogna, dunque... nessuna punizione, nessuno scotto... nessun rischio di giungere alle orecchie dei cavalieri... sospirai ed un vago sorriso salì ad incresparmi le labbra... un sorriso che svanì appena un istante dopo, quando l’altra parte di me –non senza un filo di panico- iniziò a chiedersi dove fosse in quel momento, quanto fosse lontano... Ma forse, pensai poi, non era il caso di irritare ulteriormente quella donna... non finché non avessi compreso che cosa volesse da me, almeno. "Oh..." sussurrai quindi, nel vago tentativo di prender tempo "Avete ragione, milady... perdonatemi! Ma vedete... Faycus in realtà era solo una tappa di un viaggio. Un caso che mi sia fermata qui, si potrebbe dire... Un caso fortunato, tuttavia: da ciò che ho sentito ed appreso credo che sia un luogo davvero incantevole!" |
XXVII Quadro: La leggenda della spada sepolta
“Un guerriero sa che la stella più lontana dell'Universo si manifesta nelle cose che stanno intorno a lui.” (Paulo Coelho, Manuale del guerriero della luce) Guisgard fissava il bicchiere davanti a lui, girandolo e rigirandolo fra le sue mani. Lo sguardo era cupo e l'espressione stravolta. “Eh, se questo tuo buon vino, caro oste, fosse invece un elisir...” disse Umans appoggiato al bancone con l'oste che lo fissava dall'altra parte “... di lunga vita, o magari capace di tramutare in oro i materiali vili... eh, caro oste, quanti problemi si potrebbero risolvere...” e scolò il bicchiere tutto d'un fiato. “Quell'uomo che avete condotto qui...” mormorò l'oste indicando Guisgard che stava seduto ad uno dei tavoli “... cos'ha? E' forse muto? O pazzo? Non sarà, voglio sperare, un ricercato o qualcosa di simile.” “Eh...” con un ghigno Umans “... il nostro uomo è malato...” “Malato?” Ripetè l'oste. “Ed è grave?” Umans però non rispose e raggiunse Guisgard al suo tavolo. “Perchè mi avete portato via dal castello?” Domandò il cavaliere. “Forse per non vedervi morto, messere.” Rispose Umans. “Meglio per voi andare via da questa città. E dimenticarvi di tutto e tutti.” In quel momento un menestrello iniziò a strimpellare la sua lira. “Miei signori...” disse “... per un piatto caldo vi ripagherò con qualcosa di straordinario... una storia... ma non una storia qualunque...” “Avanti, menestrello!” Fece Umans. “Vediamo se sai davvero meritartelo quel piatto caldo!” Il menestrello annuì e cominciò a suonare il suo strumento... Il cielo. Immenso, indefinito, imperscrutabile. Attraversato da inquiete e smisurate nuvole, rese bianchissime e luminose dai vigorosi raggi del Sole che scolpivano sul loro manto contorni da sogno, quel cielo copriva l’inquieta terra tra la lussureggiante tundra di Taburingia e le grandi città del lontano Nord. Alberi secolari e colline dalle forme incantate e primordiali rendevano spettrale ed immutabile quel remoto scenario. Sareste riusciti a percorrere miglia e miglia senza incontrare nessuno e a fantasticare sulle misteriose presenze che, secondo leggende e tradizioni ormai dimenticate, abitavano quei luoghi inospitali e sperduti. La strada, qualsiasi direzione si fosse scelta, mostrava sempre lo stesso desolante scenario. L’unica fortuna, l'unica speranza per i viaggiatori di quei meandri maledetti era quella di imbattersi in uno di quei dimenticati villaggi che sorgevano dove le condizioni di vita apparivano più sopportabili. Questi erano gli unici posti in cui la civiltà sembrava aver toccato quei luoghi e dove potevano trovarsi scorte e viveri per proseguire la risalita verso il mondo conosciuto. E fu per questo motivo che quella mattina, al villaggio fortificato di Caias gli abitanti del posto videro giungere tre cavalieri pesantemente armati. Veloci e silenziosi come avvoltoi che hanno fiutato la loro preda, arrivarono alle prime luci dell’alba, forse nascosti tra la foschia che la notte appena trascorsa aveva lasciato in quella landa. Ebbero facilmente la meglio sulla debole squadriglia di mercenari che difendeva svogliatamente il villaggio, che serviva come tappa verso l'entroterra più profondo e raccolsero tutto ciò che era possibile trasportare. Ma mentre stavano per andar via, emerse dal silenzio l’ultimo soldato della squadriglia. “Prendete ciò che vi occorre e andatevene da qui!” Disse il sopravvissuto. “Siete feccia... e qui non ne vogliamo di gente come voi!” “Non scaldarti troppo, amico!” Rispose uno dei tre. “Del resto non sono morte donne, né bambini! Quanto ai tuoi uomini, beh, avresti dovuto addestrarli meglio!” E rise di gusto, seguito dai suoi due compagni. “Maledetti!” Ringhiò il superstite. “ Io, capitano Karlyon, giuro che vi darò la caccia fino in capo al mondo!” “Karylon?” Ripetè colui che sembrava essere il capo dei tre criminali. “Pyt Karylon? Il famoso mercenario? Quelli che molti definiscono la spada più abile della Taburingia?” “Se conoscete la mia fama” rispose Karylon “allora saprete che vi darò la caccia fino all’Inferno!” “Non c’è bisogno di attendere tanto!” Disse il capo dei tre. “Raccogliete la spada di uno dei vostri compagni morti. Vi do la possibilità di vendicarli.” “Non farlo, Feudis!” Gridò uno dei tre al suo capo. “Abbiamo ciò che ci occorre! E’ inutile perdere tempo con queste sfide!” “Tranquillo, sarà questione di un momento!” Rispose Feudis. “Avanti, raccogliete quell’arma” gridò poi al suo avversario “e dimostrate di essere degno della vostra fama!” Karylon raccolse la spada appartenuta ad uno dei suoi e si mise in posizione di scontro. Un attimo dopo i due contendenti cominciarono a studiarsi come due bestie feroci che si contendono il controllo del territorio. All’improvviso entrambi e con la medesima velocità cominciarono a vomitarsi addosso una pioggia di colpi avvolti dal bagliore e dal tintinnio delle loro spade. Feudis però era abilissimo, scaltro e veloce. Colpì al busto il suo avversario, facendolo cadere al suolo. Si fiondò poi verso di lui e un attimo dopo Karylon si accasciò su stesso. “Non era poi così forte!” Gridò compiaciuto Feudis. “Era necessaria questa perdita di tempo?” Gli chiese infastidito uno dei suoi. “Certo che lo era, Duxa!” Rispose Feudis. “Io sono il miglior guerriero del mondo! E chi non è d’accordo dovrà dimostrarlo sul campo!” Un attimo dopo, i tre criminali cavalcarono via, lasciando nel villaggio una nuvola di polvere ed una scia di morte... http://www.svanningeskole.dk/Faelles...s10/tundra.jpg Intanto, nel castello, Talia era ancora al cospetto della duchessa. “Un posto vale l'altro...” disse la donna “... sono le persone e le sensazioni che sanno trasmetterci a renderli speciali...” fissò dalla finestra “... qui è molto diverso da Capomazda... vi giunsi per via dell'aria pulita dei monti... e poi vidi lei...” mormorò quasi senza accorgersene. |
“Sta zitta.” Disse ad Altea l'uomo che aveva puntato la spada al suo collo. “Rimettete giù la spada, cavaliere” rivolgendosi poi a Fyellon “o la vostra amica morirà. E non voglio più ripetervelo.”
Rapidamente, allora, Fyello contò gli uomini ancora vivi: erano una mezza dozzina, compreso quello che aveva preso Altea. “Mettete giù la spada!” Gridò di nuovo quell'uomo. “Io non amo sottostare a ordini” mormorò Fyellon con uno sguardo carico d'odio “o minacce...” e con un gesto tanto rapido, quanto improvviso, lanciò la sua spada contro l'uomo che teneva stretta Altea, colpendolo in piena fronte ed uccidendolo sul colpo. La ragazza vide così cadere al suolo colui che la minacciava. “Maledetto!” Gridò uno degli altri. “Ma ora sei disarmato! E per te è finita! Uccidiamolo!” Ma proprio in quel momento, una violenta scossa di terremoto fece sussultare tutta la selva. |
I miei occhi non potevano vedere che buio, ma la mia mente era aperta e completamente protesa ad ascoltare la duchessa...
La sentivo esitare, sentivo lo sbalzo delle sue emozioni cozzare contro di me... sentivo la sua voce ora alta ed arrogante, modularsi di tanto in tanto in un tono più basso e mite, tremante, vagamente sognante... Sentivo che il cuore di quella donna era combattuto e che probabilmente era alla ricerca di qualche cosa... anche se non riuscivo a comprendere cosa fosse. E poi quell’allusione... “Purtroppo non ho mai visto Capomazda...” sussurrai “Ma ne ho sentito parlare, ed ho sentito dire che è grande e maestosa, con secolari ed imponenti edifici, giardini ed uno splendente palazzo ducale. Da quando sono arrivata a Faycus, invece, non ho colto che brevi commenti su questa città... mi concedereste, dunque, milady, l’ardire di chiedere a Vostra Signoria che cosa vi trovi di altrettanto bello, qui a Faycus? Sapete... da quando non posso più vedere, non posso che basarmi su sensazioni e stati d’animo... ma ciò è molto difficile di fronte ad un’intera città!” |
Avevo pieta' per lei, avevo pieta' per lei sotto tutte le formeche il creato poteva darci il dono di conoscere.......era cosi'prigioniera del suo dolore che non riusciva a guardare oltre il suo naso......" Reas vi ha delusoe tradita.....il vostro mentore vi ha delusa e tradita....volete salvare il vostro popolo e invece non avete capito che ucciderete tutti.....e il vostro animo sara' talmente pesante,che neanche appoggiarvi a questo muretto potra' darvi sollievo.....".....Non mi voltai neanche alla voce di Lady Shoyo....sapevo che avrei dovuto pareggiare i conti, tolsi il cappuccio dalla mia testa...." Io non so se avro' ancora la possibilita' di salvare qualcuno.....vorrei tanto Vivian che vostro padre avesse giustizia, ma a Tylesia e' cosa rara.....Mia Regina vi auguro una splendida giornata...."......" Andiamo Lady Shoyo, non vorrei far aspettare troppo Lord Guxyo...."...voltai le spalle a quella donna che vrebbe potuto....ma che invece preferiva rimanere chiusa nel suo grande dolore.........incendiare quel Giardino.....sarebbe stato magnifico, nessuno avrebbe potuto raccogliere quel fiore....neanche l'unica persona che ne conosceva il profumo........Pensai a Reas...la sua morte era solo colpa mia..lo amavo eppure non avevo fatto nulla per strapparlo alla morte e per Goz.....anche per lui non ero stata in grado.......col saio indosso...arrivammo a palazzo
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Appena udii quella voce misteriosa la mia espressione divenne subito più preoccupata. "Dobbiamo andare" dissi ai cavalieri "Tylesia è in grave pericolo".
Ringraziai di cuore la dama Granblu e le promisi che un giorno ci saremmo incontrate nuovamente. Sentivo che quella donna avrebbe potuto insegnarmi molto. Camminammo per un po' di tempo verso Tylesia, quando Redentos iniziò a parlare della corazza rossa. "Parsifal" dissi io, dopo che la voce mi parlò nuovamente "dovete avere quella corazza. Potrete così risolvere una questione secolare, del... Longiniu..." balbettai, cercando di ripetere fedelmente ciò che la voce mi aveva detto poco prima. I cavalieri mi guardarono stupiti ed io volsi il mio sguardo verso la strada percorsa. "Deve essere qualcosa di importante per voi, vero?" aggiunsi, rivolgendomi a Parsifal. |
Un solo colpo...uno solo...e ben assestato in fronte all'uomo che mi teneva prigioniera e cadde a terra priva di vita, non avevo parole, ma era l'unico modo per salvarmi. Poi vidi Fyellon guardare gli altri uomini ed era disarmato, estrassi la spada presa al fabbro, attirai l'attenzione di Fyellon e gliela lanciai quando sotto i miei piedi tutto cominciò a sobbalzare...mi misi in ginocchio ma la terra tremava ancora di più...furono pochi secondi ma furono come secoli, guardai i cavalieri e Fyellon, era un terremoto lo sapeva, nessuna ira di demoni...finita la scossa rimasi seduta in silenzio, certo non sarei mai scappata per la selva rischiando di farmi travolgere dagli alberi.
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Il menestrello smise di raccontare per bere del vino portatogli da uno dei clienti.
“Su, forza.” Disse Umans. “Continua a raccontarci quella storia.” Il menestrello annuì e riprese a suonare... La vita scorreva tranquilla nella piccola cittadina di Solopas, dimenticata nel cuore della Taburingia. Sede di contadini che ben sfruttavano la fertilità di quel luogo, il villaggio era stato in passato una tappa obbligata per la via che dava verso i monti. Quella mattina la locanda di Philow era più affollata del solito. Molti che avevano visitato la Fiera del Nord si erano ritrovati a scambiarsi, davanti ad un boccale di birra, opinioni sulle meraviglie che avevano visto laggiù. L’allegria e lo stupore di quei racconti testimoniavano in pieno come qualche evento straordinario fosse l’unico modo per rompere la monotonia del posto. E la Fiera del Nord riusciva ogni anno a scuotere il torpore di quei semplici e bonari contadini. “Vi posso giurare” esclamò entusiasta Palm dopo il terzo o quarto boccale di birra “che quelle armi che ho visto avrebbero potuto perforare l’acciaio più rinforzato!” “E’ la birra che ti fa dire queste cose” chiese ironico Vision “o è stato il Sole della tundra?” “Il nostro Palm è talmente invaghito di armi e cavalieri vari” intervenne divertito Hunz “che vede quelle cose ovunque!” “Magari ne parla anche con sua moglie la notte!” Aggiunse Vision, scolandosi il suo boccale e ridendo di gusto. “Cosa potete saperne voi!” Rispose vagamente infastidito Palm, mentre sorseggiava la sua birra. “Io qui sono l’unico ad aver combattuto in guerra. E quando hai visto da vicino quei formidabili guerrieri, statene certi, qualsiasi altra cosa vi sembrerà poco più che una bazzecola!” “Lo sappiamo, amico mio.” Intervenne Sepeng. “Non dimenticare però che chiunque viva in questo posto da almeno dieci anni ha dovuto combattere per guadarsi il pezzo di terra che ora possiede.” Gli altri, a queste parole, annuirono tutti. “Infatti!” Disse Palm. “Quindi dovreste comprendere il mio stupore davanti alle meraviglie di cui parlo.” Ma proprio in quel momento nel locale entrò Andros. Era un uomo silenzioso, asciutto, con lo sguardo sempre crucciato e l’espressione perennemente inquieta. E questo suo tormento ben gli si leggeva sul volto, che appariva malinconico e distaccato, nonostante i bei lineamenti e la gradevole figura. “Salve a tutti.” Disse entrando. “Philow, potreste darmi del sidro? Andrà bene qualsiasi gusto.” Chiese poi al locandiere. “Certo, Andros.” Rispose cortese Philow. “Fanno mezzo Taddeo.” “Hei, Andros…” chiamò all’improvviso Hunz “... non siete stato alla Fiera del Nord voi? Avreste trovato cose utili per il vostro emporio.” “No, Hunz.” Rispose Andros mentre raccoglieva il resto dal bancone. “Non mi interessano queste cose.” “Immagino.” Intervenne Palm. “La Fiera non è un posto per bottegai. Lì ci vanno i grandi mercenari o i cavalieri.” Gli altri, a quelle parole, fissarono Palm come a volerlo riprendere. “Che vuol dire, poi!” Esclamò Hunz, cercando di sminuire l’uscita del suo amico. “Neanche io sono un esperto di armi, eppure ci vado ogni anno!” “Palm...” disse visibilmente contrariato Andros “... per voi chi non sa usare un’arma o non ha mai prestato servizio in guerra non è un vero uomo, giusto?” “Ecco, veramente io…” farfugliò imbarazzato Palm. “Avanti, Andros...” intervenne Hunz “... Palm non voleva certo offendervi.” “Ma sì, Andros...” disse Philow “... siamo tra amici e si è alzato un po’ il gomito. Non è il caso di dar peso a questo genere di battute.” “No, aspettate.” Li interruppe Andros, zittendoli con un cenno. “Avanti, Plam, ditemelo in faccia che non mi considerate un vero un uomo. Nemmeno degno di bere qui con tutti voi. E magari vi fa anche sorridere che io beva bibite dolciastre. Ditemelo, Palm! Ditemelo!” “Non scaldatevi ora, Andros.” Intervenne ancora Hunz. “State ingigantendo una questione che non esiste nemmeno.” “Lasciamo perdere.” Disse Andros. “Meglio che vada. Non vorrei rovinare una bevuta tra veri uomini.” Detto questo, corse fuori, sbattendo la porta. “Ma cosa diamine gli è preso?” Chiese dopo qualche istante Palm, rompendo l’imbarazzante silenzio che era sceso nel locale. “Non ho mai visto Andros comportarsi così.” Disse Philow. “Tranquilli.” Intervenne Sepeng. “Ora tornerà da sua moglie che lo calmerà dandogli un bicchiere di succo d’arancia!” Ed una sonora risata alleggerì l’imbarazzo del momento. Andros restò un attimo fermo nel bel mezzo della strada. Il Sole batteva con vigore a terra e lui sentiva di impazzire. Osservò con rabbia le bottiglie che aveva in mano. Avrebbe voluto stringerle forte, fino a frantumarle tra le sue dita. Si voltò di nuovo verso il locale e restò a fissarlo per alcuni istanti, con lo sguardo di chi portava nel cuore un’inquietudine senza fine. Il suo viso era rigato dal sudore, che sembrava lacerargli la pelle, mentre i suoi occhi azzurri erano diventati vermigli per la rabbia... La duchessa non rispose subito a Talia. “Faycus...” mormorò “... è molto diversa da Capomazda... vi sono luoghi speciali, sospesi tra questo mondo e quello che ci sovrasta... resti di fortezze sannite, roccaforti longobarde, chiese e monasteri legate al monachesimo... vi è poi un luogo mistico e forse un giorno lo visiteremo insieme... o forse ci andrai non con me, se Dio vorrà...” tossì “... cos'è Faycus? Forse oggi è la mia casa... Capomazda non mi manca... fatta eccezione per quel ritratto...” |
Elisabeth seguì Shoyo e i suoi uomini.
Fu condotta così da lord Guxyo. “Sono lieto di rivedervi, milady.” Disse l'uomo. “E ho saputo che recate con voi grandi notizie. Uno dei miei vi ha sentito parlare alla regina... sapete, ho molti occhi ed orecchi in questa corte... così ho mandato lady Shoyo a chiamarvi...” Ma proprio in quel momento, una forte scossa di terremoto fece tremare tutta Tylesia, causando danni e qualche vittima. |
Fui molto colpita dalle parole della duchessa, sì come dal tono della sua voce, ora molto diverso...
“Un luogo mistico?” sussurrai dopo qualche momento, mentre una strana e curiosa agitazione si impadroniva di me, quasi che il mio inconscio avesse percepito qualche cosa che sfuggiva alla parte razionale della mia mente “Temo di non capire, milady... alludete forse ad un luogo di questa terra? Un luogo che Vostra Signoria vorrebbe visitare?” Per qualche attimo esitai... sempre in balia di quella sensazione cui, tuttavia, non riuscivo a dare un nome... ed ero certa che mi stesse sfuggendo qualche cosa, un collegamento, forse un ricordo... era come un frammento, un immagine che restava appena al di là della mia capacità di scandagliare sogni, ricordi e visioni... E poi, inaspettatamente, la mia mente fu attratta da qualcos’altro... “Un ritratto, milady? Ma... Vostra Signoria può disporre di tutto ciò che desidera, può chiedere tutto ciò che vuole... come mai, dunque, proprio quel ritratto?” |
Orecchie e occhi indiscreti.....non mancavano mai..." Parlavo con la Regina,non credo sia anche questo un divieto...almeno spero, visto che non essendo una cittadina di Tylesia, potrei non conoscere tutte le regole"...nessuno ebbe piu' il coraggio di dire nulla,la terra reclamava la sua onnipotenza e comincio' a far tremare ogni cosa, volevo stare ferma o scappare, ma le gambe non si muovevano......tutto....venne giu' parte del tetto....polvere ed urla si mescolarono, gente sepolta e Lady Shoyo che chiedeva il mio aiuto.....aiuto,come avrei potuto negarglielo.....incominciai a togliere pietre e legnio dalle sue gambe, sino a quando non fu libera....le diedi una mana per rimettersi in piedi........." E allora Lady Shoyo,forse e' il tempo di unirsi e andare a dare una mano......sempre se non vi sembra troppo, unirsi ad una come me..."......
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Il menestrello si fermò ancora una volta per bere e poi, incitato dai presenti, riprese a suonare...
Andros intanto era tornato al suo emporio. Ad attenderlo c’era una donna. “Buongiorno, messer Andros.” “Buongiorno a voi, madama.” “Ricordate quel macinino per il sale da antiquariato che faceste arrivare direttamente da Winburg?” “Certo, madama.” Rispose Adros. “Lo ricordo benissimo.” “Ecco, c’è un problema.” “Problema?” “Si... purtroppo era danneggiato.” “Danneggiato?” Ripetè Andros. “Ma se lo abbiamo provato proprio in questo negozio e funzionava benissimo.” “Si vede che era già danneggiato.” Rispose la donna. “Forse il danno è peggiorato quando l’ho provato a casa mia.” “Madama Marbeck...” disse Andros con il tono di chi cerca di restare calmo “... siete sicura di non averlo danneggiato voi? Magari accidentalmente?” “Messere, ma dico!” Esclamò risentita la donna. “Sono una persona per bene, io!” “Madama, vi ripeto che il macinino funzionava benissimo. E voi lo avete visto!” “Allora state insinuando che l’ho rotto io!” “Di certo non sono stato io, madama!” “Non alzate la voce con me, messere!” “Madama...” rispose Andros cercando di mantenere la calma “... non sto alzando la voce. Vi sto solo dicendo che il macinino funzionava perfettamente quando ha lasciato questo negozio.” “Io non so allora cosa dirvi.” Ribatté la donna. “Comunque, non vi chiedo certo indietro il denaro. Ordinatemene un altro ed io prenderò quello.” “E cosa dovrei farne io di questo che ho fatto arrivare direttamente da Winburg?” “Non pretenderete certo che io li prenda entrambi!” Rispose risentita la donna. “Non saprei cosa farmene di un macinino rotto!” “Madama, io…” “E’ assurdo che voi pretendiate di vendermi due macinini, considerando poi che uno è rotto!” “Madama, vi prego…” “E che di certo non sono stata io a romperlo!” “E va bene.” La zittì Andros. “Datemi questo maledetto macinino. Non lo volete più? E sia! Allora prendete tutto ciò che vi pare! Prendetevi l’intero negozio e tutta la maledetta merce che contiene!” “Ma dico? Siete impazzito forse?” “Andate via e lasciatemi in pace!” Disse Andros con gli occhi rossi dalla rabbia. “Andate via o io…” “Madama Marbeck!” Intervenne una voce di donna. “Date a me questo macinino rotto. Me ne occuperò io.” “Grazie, Chymela.” Rispose la donna. “Vostro marito oggi sembra strano ed intrattabile.” “Si e scusatelo. Abbiamo avuto una giornata dura oggi.” Disse Chymela. “Io ho bisogno di aria.” Fece Andros correndo fuori di corsa. “Forse è colpa mia…” disse madama Marbeck. “… forse avrei dovuto tenermi il macinino rotto.” Chymela non rispose nulla. Fissava solo, attraverso la finestra, il marito che correva via, come se fosse inseguito da antichi fantasmi. E quando venne l’ora di chiusura, serrò la porta del negozio ed attese il ritorno di Andros. Questi tornò dopo alcune ore, quando ormai la sera era scesa serena sulla piccola cittadina. Chymela era accanto al braciere ed ebbe un sussulto nel rivedere suo marito. “Andros, sei tornato finalmente!” Gli disse correndogli incontro. “Scusami, Chymela…” rispose lui con il viso stravolto e teso “... avevo bisogno di restare un po’ da solo.” “Dove sei stato?” Chiese lei preoccupata. “In giro.” “Sei stato alla vecchia miniera abbandonata, vero?” “Chymela, ti prego…” “L'hai nascosta laggiù, vero?” Chiese lei con gli occhi inumiditi dalle prime lacrime. “Non è vero allora che te ne sei liberato! Hai ancora quella spada!” “Chymela, la spada non c’entra niente…” “Avevi giurato che avremmo avuto una vita tranquilla, come chiunque altro!” Gridò lei in lacrime. “L’avevi giurato!” “Chymela, ascoltami…” sussurrò lui prendendola fra le braccia. “Ti ho promesso che avremmo avuto una vita come tutte le altre persone. E per questo che siamo giunti qui. E rispetterò questa promessa. Ora calmati.” “Il tuo sguardo…” disse lei con la voce rotta “... conosco il tuo sguardo… i fantasmi che ti tormentano sono tornati… lo sento… e saremo costretti di nuovo a lasciare tutto e ricominciare da capo…” “Chymela...” disse Andros asciugandole le lacrime e sorridendole “... non accadrà. Non ho il diritto di farti altro male. Ti amo… e la nostra vita è qui ormai.” La strinse forte e la baciò. Ma nel suo cuore, quegli antichi demoni erano ormai tornati per tormentarlo di nuovo... La duchessa si alzò in piedi, avvicinandosi alla finestra. "Perchè solo poche cose nella vita hanno valore." Disse a Talia. "Poche cosa hanno davvero un significato. E solo esse hanno il potere di scandire la nostra esistenza... per secoli un ritratto può giacere dimenticato, facendo magari sorridere ripensando alle storie che si porta dietro... conosci la leggenda del Nodo di Gordio? Per anni re e condottieri hanno pensato ad esso come una favola... fino a quando un uomo giunse a tagliarlo, spezzando in due la storia del mondo..." |
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