Camelot, la patria della cavalleria

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Daniel 18-01-2012 17.51.30

Abbracciai la Dama.. Io avevo capito chi era quella donna..
<<LEi.. Lei ha ucciso tante persone lo sento.. Lei ha ucciso mio fratello quella notte..>>
Era la prima persona a cui ne avevo parlato eccetto Il supremo..

elisabeth 18-01-2012 17.57.40

Lo abbracciai come una madre abbraccia un figlio.....e tra le pieghe del mio abito il suo segreto mi investi'.....lo allontanai da me.....aveva il volto contratto......" Daniel.....che stai dicendo....tuo fratello ?......come fai a sapere che e' Lei che ha ucciso tuo fratello ? "....

Daniel 18-01-2012 18.05.50

Erano anni che non rivelavo il mio segreto..
<<Avevo 14 anni.. Io e mio fratello per superare l'esame di ammissione come apprendisti del Supremo Mago dovevamo passate la notte nel bosco Maledetto.. Lo stesso del sogno.. Beh quella notte lei arrivò... Mi scagliò un'incantesimo contro ma mio fratello mi fece da scudo col suo corpo e morì.. Ora dopo la visione sò che è lei.. Prima non ne ero certo... Prima che se ne andasse sempre quella notte mi disse che presto avrebbe finito il lavoro che aveva cominciato..>>
Senza accorgermene lcrime mi rigavano il volto..

elisabeth 18-01-2012 18.10.17

asciugai le sue lacrime...con le mie mani.....poggiai poi la mia fronte sulla sua .....e vidi quel ricordo...udii le urala e lo strazio......" Daniel nel bosco maledetto ci so tante di loro...come ci sono le nostre paure e le nostre maledizioni.............ascplta...ti aiutero'.....perche' la tua magia e' ancora troppo debole per te.........ma non essere impulsivo.....alimentersti la sua cattiveria della tua energia.....".......

Guisgard 18-01-2012 18.12.36

“E cosa volete fare, ragazzo mio?” Domandò Goz a Cavaliere25. “Qui siete in vacanza! Godetevi il viaggio! Presto giungeremo alle sorgenti del fiume e scopriremo cosa ci attende!” Si voltò poi verso gli altri passeggeri.
Isolde aveva chiesto di quei cigni.
“I cigni…” mormorò Goz “… sono davvero bellissimi… e invidio la loro sorte… possono stare insieme… per sempre… riconoscersi nel vedersi, cercarsi, trovarsi… com’è giusto per qualsiasi famiglia…”
E divenne scuro in volto.

Daniel 18-01-2012 18.14.34

Aveva ragione.. Dovevo essere meno impulsivo.. Mi voltai appogiai i gomiti sulla balaustra e feci soffiare un dolce vento caldo sul mio viso.. Dovevo cercare di calmarmi.. Avrei dovuto usare il dolore come punto di forza..
<<SI!>> Urlai.. E mi voltai verso Elisabeth..
<<Ho capito perchè noi siamo qui.. Era stato già scritto.. è Destino.. Noi dobbiamo sconfiggerla!>>
Sì ero sicuro.. Era la spiegazione a tutto..

cavaliere25 18-01-2012 18.15.06

va bene capitano dissi come dite voi sono in vacanza anche se mi sarebbe piaciuto aiutarvi non riesco a stare qui a fare nulla su questo carrozzone e mi misi a guardare fuori e pensai chissà dove stiamo andando e chissà che ci sarà alle sorgenti del fiume

Altea 18-01-2012 18.28.33

Ascoltai sir Goz e vidi la tristezza nel suo volto e mi avvicinai a lui "Goz, come mai parlare di questi cigni vi rattrista mentre la loro bellezza e il loro candore dovrebbe illuminare l'anima...sembra quasi li invidiate, che anche voi vorreste qualcuno da cercare, vedere e stare insieme per sempre."

Guisgard 18-01-2012 18.45.51

A quelle parole di Talia, tutti annuirono.
“Fyellon verrà, lo so…” disse uno di loro alla ragazza “… e lo sai anche tu… non ci lascerà piangere il maestro da soli…”
“Si, hai ragione…” facendosi avanti un altro “… e sono sicuro che scoprirà la verità… si, Fyellon capirà cosa è accaduto al maestro… riuscirà a dissipare le tenebre che avvolgono la sua morte…”
“Non c’è alcun mistero…” intervenne un terzo fratello “… nessuno, bandito o ladro, avrebbe potuto uccidere il maestro… e poi aveva il collo spezzato, senza presentare ferite da taglio… l’unica spiegazione possibile è che il maestro è caduto pesantemente, battendo la testa e morendo sul colpo…”
Quella spiegazione sembrò convincere tutti.
Poi, tutti loro, lasciarono il Tempio.
Talia e Nestos restarono soli.

“Ehi, Nestos, vieni qui, presto!” Gridò.
Nestos lo raggiunse subito.
Erano davanti alla facciata Sud del Casale, dove domina la grande vetrata.
“Sai che se si rompe uno di questi vetri” spiegò lui “poi si può esprimere un desiderio? Però bisogna rompere il vetro al primo colpo!”
Nestos gesticolò nervosamente.
“Sta calmo!” Fece lui. “E’ inutile che cerchi di farmi desistere, tanto neanche riesco a capirti! Ora scansati che devo prendere la mira...” facendo segno al fratello di allontanarsi un po’ da lui.
Un attimo dopo lanciò il sasso, colpendo in pieno uno dei vetri, frantumandolo in tanti pezzi.
“Hurrà!” Gridò, per poi scoppiare a ridere. “Non ridi, fratellino?” Fissando Nestos.
Questi lo fissava sconcertato.
“Ehi, devi esultare, Nestos!” Esclamò lui. “Il desiderio era per te! E un giorno non avrai più bisogno di fare tutti questi gesti per farti capire dagli altri!” E risero insieme.
Ma proprio in quel momento Fyellon giunse col maestro.
“Ecco, ti avevo detto, maestro...” disse Fyellon indicando la vetrata rotta.
“Lasciateci soli...” fece il maestro.
Fyellon e Nestos si allontanarono subito, lasciando da soli il maestro e quel fratello ribelle.
Nestos però si voltò a fissare suo fratello e lui lo tranquillizzò facendogli l’occhiolino.

Nestos, dopo quel lontano ricordo, fissò Talia con gli occhi bagnati da lacrime.
Corse allora fuori, prese un sasso e lo lanciò verso la vetrata del casale.
Ma il tiro si perse fra gli alberi, mancando il bersaglio.
Nestros allora si accasciò al suolo, maledicendo di non essere abile e forte come gli altri suoi fratelli.

Lady Gaynor 18-01-2012 21.06.47

“Vi vedo in ansia, milady…” disse Lainus fissando Gaynor “… va tutto bene? Non ho potuto fare a meno di notare quel velo di tristezza sul vostro bel volto…”
"Milord, sono in ansia perchè qui a bordo sta accadendo qualcosa di strano. C'è aria di stregoneria ovunque ed io, in tutta onestà, non sono avvezza a certe cose. Mi sono imbarcata in cerca di un brivido nuovo, di un'avventura che mi distogliesse dalla monotonia, ma mai e poi mai avrei pensato di imbattermi in streghe e sortilegi. Quanto alla mia tristezza, beh, quella è un'altra storia, ma mi scuserete se non ve la racconterò... Oh, ecco Goz..."
Isolde chiese a Goz di parlare di nuovo dei suoi cigni e, dopo aver ascoltato la risposta di lui, l'assurdo pensiero che aveva fatto poco prima le si riaffacciò alla mente. Stava per rivolgersi al capitano, quando Altea la precedette. Si rivolse allora ad un marinaio e gli disse: "Appena Goz si sarà liberato, volete pregarlo di raggiungermi sul ponte? Ho bisogno di parlare con lui..." Detto questo, si allontanò dalla sala e uscì all'aperto.

Talia 18-01-2012 23.52.59

Corsi fuori dal Tempio subito dietro a Nestos, lo vidi raccogliere un sasso e lanciarlo con forza verso una delle vetrate... ma la mira di Nestos non era mai stata molto buona e il sasso andò a finire molto lontano, tra gli alberi... e lui si accasciò al suolo, gli occhi pieni di lacrime e il capo chino.
Mi fece male vederlo in quello stato... avevo sempre sospettato che a Nestos mancasse quel nostro fratello ribelle, ma non avevo mai immaginato che avesse sofferto tanto... per tutto quel tempo... tanto in solitudine...
Il cuore mi si strinse ed una lacrima scese a rigarmi la guancia...
Di corsa raggiunsi Nestos, quindi, e mi inginocchiai accanto a lui, cingendogli le spalle con entrambe le braccia...
“Manca anche a me, Nestos...” mormorai, con la voce che tremava “Manca anche a me! Non sai quanto!”

Talvolta, al mattino, il Maestro usciva per il bosco. Quella mattina, come molte altre, uscì di buon’ora...
“Vegliate su vostra sorella!” disse ai ragazzini prima di uscire.
La mattinata passò tranquilla... poi il pomeriggio, sereno e piacevole tra giochi e compiti da portare a termine.
Si fece buio, infine, e allora tutti rientrammo in casa e ci sedemmo in cerchio, in attesa che il Maestro, il nostro padre adottivo, facesse ritorno...
Tuttavia, quando poco dopo il Maestro tornò, non era più solo. C’era un ragazzino con lui, un ragazzino che non avevo mai visto prima... era tutto sporco e con i vestiti strappati in più punti, non parlava ma ci guardava tutti con diffidenza e quasi con astio...
Lo scrutai per qualche minuto, incuriosita... non sapevo perché ma, per qualche strana ragione, quella sua aria diffidente e quasi ostile suscitava in me simpatia.
“Chi è questo, Maestro?” chiese ad un tratto uno dei ragazzi, dando voce alla curiosità di tutti.
“Un nuovo fratello...” rispose il Maestro, con un piccolo gesto della mano “Resterà con noi!”
“Come ti chiami?” chiese allora qualcun altro, facendosi un poco avanti.
Lui non rispose... ed anzi, si voltò a guardarlo con aria combattiva e addirizzando la schiena, quasi pronto a difendersi.
Tutti rimasero interdetti da questa sua reazione e per qualche istante nessuno parlò. Egli mosse lo sguardo intorno... sembrava quasi stesse cercando una via di fuga... poi i suoi occhi, chiari e profondi come mai ne avevo visti, si posarono su di me...
E per la prima volta, da quando era entrato, vidi la sua maschera cadere... per un istante mi parve sorpreso, mentre fermava i suoi occhi nei miei...
Gli sorrisi...
E, per un attimo, ebbi la precisa sensazione che anche lui stesse per sorridermi...
“Dopo un bagno caldo ed un buon pasto, ci rivelerà il suo nome!” la voce del Maestro ci interruppe, riportandoci tra loro “Su, forza! Prepariamoci per la cena!”

Quel ricordo, il ricordo del suo arrivo tra noi, mi attraversò la mia mente.
Ed altre lacrime mi rigarono le guance.
Strinsi un po’ di più Nestos, allora, cercando di infondergli calore e speranza.

Guisgard 19-01-2012 00.27.05

Fu un attimo.
Cavaliere25 stava guardando fuori dal Carrozzone, quando gli parve di scorgere qualcosa.
Una sorta di visione, un attimo, indefinito e sfuggente.

Sette cavalieri, bardati di pesanti corazze e rivestiti di lunghe tuniche, stavano dall’altra parte del fiume Calars.
Tutto attorno a loro taceva, mentre solo il vento sembrava in grado di attraversare quell’innaturale silenzio col suo soffio, simile ad un lungo e straziante lamento.

Un istante dopo,quella terribile visione svanì tra i vapori che salivano dalle calde acque del Calars.
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Guisgard 19-01-2012 01.07.57

A quelle parole di Altea, Goz non disse nulla.
Fissò la vasca e nel vedere i cigni nuotare, la madre col suo piccolo, un velato sorriso ingentilì il suo volto rude.
Era un uomo dalla robusta stazza e dai modi non propri gentili.
Era loquace, aveva gli occhi attraversati da una chiara vivacità e gesticolava abbondantemente, come amano fare molte persone del Sud.
La sua andatura era dinoccolata e quasi sempre un largo sorriso era sospeso sul suo viso.
I suoi uomini lo temevano e lo amavano allo stesso tempo e questa cosa, come affermava Tucidite, è di gran lunga la più importante virtù da possedere per un capo.
Goz appariva simile a quegli uomini capaci di dominare sempre i propri sentimenti, pur essendo votati ai propri istinti e ai propri impulsi; fondamentalmente un animo buono, a tratti ingenuo, in altri momenti di un fanciullesco egoismo ed affascinato dal magnifico e dal meraviglioso.
Chi scrive ha conosciuto tutti i lati del suo carattere, ammirandone i pregi e biasimandone le debolezze.
E può ben raccontare la cupa sensazione che prendeva forma nel suo sguardo, ora che stava fissando quei cigni.
“Mi chiedete cosa davvero mi rende triste, milady?” Parlando ad Altea, pur senza voltarsi verso di lei. “Forse vedere la felicità, riconoscerla, arrivare quasi a sfiorarla e gridando per fermarla, mentre essa si allontana indifferente al mio dolore…” poi si destò “… è stata di vostro gradimento la colazione, signori?” Rivolgendosi a tutti loro. “Bene, allora vi consiglio di raggiungere il ponte del Carrozzone… tra un po’ supereremo l’ansa settentrionale del Calars e allora ai nostri occhi si mostrerà una regione sconosciuta ai nostri simili… le sorgenti del Calars non sono lontane…”
Un marinaio gli si avvicinò e riportò il messaggio di Gaynor.
Goz annuì e raggiunse la ragazza sul ponte.
Isolde lo fissò e decise di seguirlo, restando però a debita distanza.
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Guisgard 19-01-2012 02.02.00

Talia e Nestos restarono davanti alla grande vetrata, sotto una pioggia di infiniti e colorati riflessi, frutto dei giochi di luce che il Sole mattutino generava a contatto con quei vetri.
Gli occhi di lei, inondati da quei bagliori e resi lucidi dalle lacrime, risplendevano come gocce d’ambra, assumendo riverberi, limpidi e trasparenti, di un’indefinita intensità.
In quel fraterno abbraccio, i suoi lunghi e chiari capelli scendevano leggeri come un velo sul più debole e sensibile dei figli del maestro, mentre le sue braccia, racchiudevano l’affannoso e incerto respiro di Nestos in un tenero tepore.
Restarono così, immersi nella medesima tristezza, fino a quando, poco a poco, il respiro di Nestos si placò e tornò normale.
Ad un tratto qualcosa li destò dai loro pensieri.
Rumori di cavalli e voci si udirono nel viale del Casale.
Talia e Nestos sentirono i loro fratelli parlare con qualcuno.
“Chi vi ha fatto entrare?” Domandò uno dei figli del maestro ai nuovi arrivati.
Erano quattro cavalieri che scortavano un signorotto locale.
“Il cancello era aperto, figliolo…” rispose questi “… e poi, se ben ricordo, l’accesso al Casale non è mai stato vietato ad alcun visitatore…”
“Siete qui per il Tempio?” Chiese nuovamente il figlio del maestro, mentre tutti gli altri suoi fratelli lo raggiunsero. “Solo al Tempio è permesso l’accesso ai visitatori.”
“Davvero?” Fissandolo il signorotto. “E quale documento da forza a questa vostra affermazione?”
“E’ sempre stato così…” rispose un altro dei fratelli.
“Già, gli usi e le consuetudini sono dure da far crollare…” mormorò il signorotto, fingendo di lucidare il proprio anello “… Ghiovin…” rivolgendosi ad uno dei suoi “… cosa dice in merito a questa situazione la legge del Gastaldato?”
“Secondo quanto è riportato nei documenti ducali” cominciò a dire Ghiovin “questo Casale fu dato in gestione da sua grazia il vescovo ai Cavalieri dell’Ordine della Luna Nascente. Con la morte però dell’ultimo cavaliere del suddetto ordine, il Casale torna nelle rendite ecclesiastiche.”
“Eccellente!” Esclamò il signorotto. “E vi annuncio” fissando i figli del maestro “che ho già fatto un’offerta a sua grazia per acquistare questa proprietà.”
“Non si può mettere in vendita il Casale!” Gridò uno dei figli del maestro.
“E perché mai?” Ridendo il signorotto. “Il diritto di possesso è scaduto con la morte dell’ultimo cavaliere della Luna Nascente!”
“Ci siamo noi!” Replicò un altro di loro. “Siamo i suoi legittimi figli!”
“Siete dei bastardi!” Esclamò con superbia il signorotto. “Bastardi trovati all’angolo di qualche strada, davanti ad una chiesa o in qualche lercio letamaio, dove le vostre madri, simili a cagne in calore, vi hanno generato con chissà quali gaglioffi!”
“Come osate!” Gridarono alcuni di loro. “Voi parlate a futuri cavalieri!”
“E chi vi armerà mai come cavalieri?” Con disprezzo il signorotto. “Il re dei mendicanti? Buffoni e attori girovaghi saranno la vostra corte? E a quale dama offrirete i vostri servigi? Alle donne di qualche bordello forse?”
I suoi quattro sgherri accompagnarono quelle parole del loro padrone con pesanti risate.
“Siete degli straccioni e dei bastardi!” Continuò il signorotto. “E non avete neanche la forza per rivendicare questo posto!”
“Bastardo!” Ringhiò uno di loro, lanciandosi poi verso il nobile arrogante.
Ma uno dei suoi colpì il ragazzo e lo fece cadere nella polvere.
“Il prossimo fra voi” intimò il signorotto “che oserà fare una cosa del genere non se la caverà solo con un pugno.”
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Altea 19-01-2012 08.19.16

Ascoltai le parole di Goz, era un uomo misterioso, dalle mille sfaccettature, non riuscivo a capire il vero lato del suo carattere. Lasciai la vasca dei cigni, quando egli ci preannunciò l'arrivo presso una Terra interessante, cosi chiamai il mio maestro e ci dirigemmo verso il ponte, ero curiosa di scoprire quali bellezze ci avrebbe riservato. Guardandomi attorno però notavo il malcontento che appariva nei volti dei compagni di viaggio.

elisabeth 19-01-2012 09.02.06

Ascoltai lo sfogo di Daniel...era lo sfogo della gioventu'....pensava di avere soluzioni ad ogni problema....io intanto avevo la morte nel cuore, il nostro incontro non doveva essere cosi', il nostro incontro doveva essere diverso...ancora qualche anno e sarebbe stato portato nei boschi nella sua casa natia e Daniel avrebbe conosciuto sua madre........Lo guardai cosi' fiero, aveva il cuore del cavaliere e i doni dell' universo...era l'unione Alchemica di suo padre e di........di me !!!...." Daniel....ascolta, e ti prego di acsoltare col cuore e con la ragione cio' che ti dico.......la malvagita' non e' un problema a cui si trova una soluzione, non basta puntare una mano per anientare Isolde, se cio' fosse stato possibile stamane l'avresti arrostita bene bene, in te c'e' tutto il bene che l'universo ti abbia potuto concedere......ma devi imparare, devi saper attendere e come un buon Cavaliere ha il grande dono dell' umilta'....un Mago ha il dono dell' attesa, puo' leggerti nel cuore come farebbe tua madre, e lei lo userebbe solo per farti del male...........conosco Isolde e lei conosce me, non fare nulla per darle modo di ucciderti....io ne morirei !!!!....".......avrei voluto parlare con lui per ore, spiegargli le leggi del nostro mondo ed il motivo per cui era vissuto con me per poco tempo, il tempo necessario per cui venisse allevato dal Mago Supremo.......in quel momento non trovai le parole, e il destino mi fu di aiuto, dalla sala da pranzo si sentivano le voci degli altri passeggeri salire sul ponte, guardai Daniel e gli poggia la mano sulla guancia " Devi credere ij me Daniel, se staremo uniti Isolde non avra' nessuna possibilita' di vittoria".....

cavaliere25 19-01-2012 10.55.20

Ma che mi stava accadendo iniziavo a avere le visioni che posto è questo pensai e perchè mi venne davanti agli occhi quella visione di quei cavalieri mi domandavo pensai che non era niente di buono ciò che avevo visto e rimasi fermo a guardare fuori piu attentamente

Chantal 19-01-2012 11.33.13

Vyavet fissò Chantal come incuriosito.
“A quei bastardi” disse “non è stato inflitto nulla che non meritassero… ora staranno bruciando insieme a qualche dannato satanasso all’Inferno…” si adagiò meglio che poteva su quella sedia “… non avvicinatevi, oltre…” intimò alla ragazza “… restate ferma dove siete… sono ferito, ma posso immobilizzarvi quando voglio… e poi questa ferita non è un bello spettacolo da vedere per una gentile donzella…” tradì una velata smorfia di dolore..

Chantal era come avvolta in una cappa che,seppur in modo flebile,la teneva isolata da quell'agghiacciante visione.
Non udiva le parole dell'uomo.
Non riusciva ad udirle.Giungevano e cozzavano contro quella coltre di timore e di paura nella quale si era rifigiata,esse giungevano come l'eco che si infrange sui vetri e si smorza,disperdendo il senso del suo messaggio.
Così,incurante di ciò che le aveva detto l'uomo,continuò ad avanzare verso di lui.
Forse questi provò ancora ad intimarle di non muoversi,di rimanergli lontana,ma Chantal non l'udiva,non udiva niente se non il suo petto affannoso ed il suo sangue a percuoterle violentemente le arterie..
Eppure,ad un tratto..sentì come se il cuore avesse arrestato d'improvviso i suoi battiti.
Fu quando si ritrovò così vicino all'uomo che potè toccarlo.
Gli occhi della ragazza erano immobili in quelli di lui,come inchiodati da qualcosa che non le permetteva di separsene,e le impediva di chinare il capo o serrare le palpebre.
Allora,improvvisamente,si fece forte il suono della smorfia di dolore dell'uomo,così forte che giunse alle orecchie di Chantal come un fragoroso ed improvviso frastuono.
Come se l'aura che l'aveva avvolta,e che le impediva di udire i rumori e le parole di quella circostanza,si fosse,improvvisamente,spezzata,infranta,rotta come un'ampolla di cristallo che si frantuma.
Si chinò piano sull'uomo.Così piano,così lentamente che i suoi occhi non si staccarano mai da quelli dell'uomo.
E con la stessa lentezza,la stessa flemma,mosse la mano per portarla a scoprire il lembo della camicia dell'uomo.
Che inspiegabile sensazione l'attraversò.
Si muoveva con flemmatica leggerezza ma la sua mano tremava,tremava così tanto che la rouche della manica si posò,coi suoi candidi merletti,sulla ferita,inzuppandosi un poco di sangue,prima ancora che la mano riuscisse a scoprire lo squarcio.
Chantal guardò lentamente quella goccia rossa impregnare la bordura dela sua camicia,ma non ritrasse la mano,pur ancora tremante come una foglia sebilante al vento.
Forse quello fu l'unico istante in cui i suoi occhi si staccarono da quelli dell'uomo che le stava di fronte per passare dalla sua manica impregnata alla ferita al petto dell'uomo.
E poi ritornare in quelli dell'uomo.
E le bastò quel frangente per rendersi conto che trattavasi di una ferita importante,grave,mortale.
Lasciò i suoi occhi in quelli dell'uomo che,a sua volta,aveva ceduto,in parte,al dolore che il taglio gli procurava.
Fu allora che la ragazza disse:"Ho visto curare una ferita simile.Credo di essere in grado di poterlo fare."
Poi,prese a scoprire piano il petto dell'uomo.
Si sentì fermare le mani da un gesto inconsulto e forte dell'uomo,bloccando le mani della ragazza nelle sue,ma le mani di Chantal tremavano così tanto che,a quel tremore,l'uomo si arrese,ritrasse le sue grosse grose e robuste da quelle della fanciulla piccole e incerte,e lasciò che continuasse,agonizzante per il dolore che la ferita gli procurava.
Chantal colse quel gesto come una sorta di fiducia affidatale da quell'uomo così sicuro,eppure debole ora che soffriva.
Non doveva essere malvagio,pensò.
Ma aveva ucciso.
Aveva ucciso senza pietà e senza cogliere incertezza nella sua mano assassina.
Eppure,avrebbe potuto lei giudicarlo?
Lei,figlia di un cavaliere,un comandante della guardia reale che aveva trovato nella spada e nelle vite spezzate la giustizia infinite volte?
Quel pensiero la turbò.
Si scosse,lungi da lei assimilare un fuggitivo,un ladro forse,alla venerabile per lei figura cavalleresca di suo padre!
Ma,in quel frangete,di fronte a lei vedeva un uomo.Un uomo come lo era suo padre.Un suo simile,con le paure e le debolezze di una creatura imperfetta,e sofferente.
Non sarebbe stata lei,dunque,a giudicarlo.
Non in quel momento che egli era ferito mortalmente.
Inspirò profondamente fino a che l'odore del sangue di quella ferita gli salisse nella mente e raggiungesse i suoi pensieri.
E,continuando a scoprire la ferita,e slacciando la camicia dell'uomo,aiutandolo,infine,a sfilarsela debolmente fino a rimanere a torso scoperto,ripensò alla sua domanda.

“… non mi sembra di aver compreso il vostro nome… forse perché non l’avete rivelato… e non credo sia buona educazione celare il proprio nome, milady… e poi io sono un tipo all’antica e mi piace conoscere il nome della dama che mi offre la sua cortese compagnia… come vi chiamate? E badate che non rifarò ancora questa domanda…”

"Il mio nome potrebbe essere l'ultima cosa che sarete in grado di apprendere se,nel curarvi di esso,lascerete che quella ferita vi dissangui.."
Chantal,allora,si alzò piano e cominciò ad adagiare legna sulla brace che stava oramai spegnendosi.Piano piano,pose piccoi rametti,poi legna un po' più grossa prelevata dalla cesta posizionata di fianco al focolare.
Aveva colto,oramai,arrendevolezza nella superbia di quell'uomo.
Mente attendeva che il fuoco prendesse piede,si tolse la veste da camera che aveva indossato sopra la bianca e leggera camicia da notte e la distese sull'uomo.
Gli coprì il petto e riprese a governare il fuoco.
La fiamma si ravvivò velocemente e con la stessa velocià chantal,riscandata da quel fuoco che aveva preso a scintillare anche nei suoi occhi,inspirò fortemente ed imboccò la forza che le perimese di pronunciare apertamente il suo pensiero:"Porgetemi il vostro pugnale,ve ne prego.."
Comprese che l'uomo avesse ragione nel guardarla con perplessità e dubbiosa incertezza.
Chantal,allora,glielo strappò di mano,senza spiegare le sue intenzioni.
L'uomo tentò di immobilizzarla,ma era così sofferente per la sua ferita che gli mancarono la forza ed il fiato.
Chantal prese il pugnale e depose la sua lama nella brace ardente del fuoco che oramai illuminava tutta la stanza,anche il suo volto pallido,e quello dell'uomo,deturpato dal dolore e dal sudore.
Poi,si mosse verso la credenza,prese l'infuso alcoolico più forte che fosse presente in casa,sentiva la forza mancarle nelle gambe,ma,pur tremanto,giunse di nuovo a lui,si chinò sul suo corpo oramai inerme,posandosi con le ginocchia verso di lui,all'altezza del petto e la sua schiena al fuoco,e fece bere l'uomo,sorreggendogli la testa con una mano e reggendo con l'altra la bottiglia.
"Ingoiatente quanto più ne potete.."Disse Chantal.
Questi bevve.Bevve senza esitazione nella speranza di lenire l'agghiacciate dolore.
Poi,Chantal scoprì il petto dell'uomo facendo scivolare piano la sua veste da camera dalle spalle alle gambe del ferito,perchè continuasse a tenergli caldo.
Prese il contenuto della bottiglia,ne versò sulla ferita vivamente sanguinante e strinse un momento la mano dell'uomo.
Questi sussultò per il bruciore,e quando si fu calmato e aveva ripreso fiato,Chantal,ancora con le mani che non accennavano ad abbandonare il tremore,strinse i denti e ripetè un'azione che aveva visto fare una volta a suo padre,emulandolo in tutto e per tutto.Prese il pugnale dalla lama rovente e lo posò per un infinitesiame istante,sulla ferita aperta dell'uomo,sottraendolo,poi,alla carne con un gesto rapido e sicuro.
L'uomo urlò disperatamente,tentando di sottrarsi,inutilmente,a quel male che le stava procurando il ferro rovente.
Ma era debole,così debole,che,pur respirando affannosamente,non riuscì a sottrarsi alle intenzioni della ragazza.
Tuttavia,non perse i sensi.
L'acre odore della pelle che bruciava,frammisto al sangue che si era riversato dalla ferita,creò un'aria dall'emanazione nauseabonda che Chantal,per un momento,avvertì come un riflessivo contato di vomito.
Chiuse gli occhi un momento,allora,si portò il braccio al viso per coprirsi il naso e la bocca,lascciando che il fresco profumo della sua veste notturna,bianca e candida,scacciasse un momento quell'odore di dolore e ferita,frammisto a quello di morte che s'era formato nella stanza.
E guardò la ferita e ciò che lei le aveva procurato.
Ci era riuscita.
Riaprì gli occhi e vide che era stata in grado di farlo.
Sorrise appena,tirando un sospiro di sollievo.
Creando quella bruciatura sulla ferita al petto dell'uomo era riuscita a bloccare la colata di sangue che si riversava copiosa da essa e che sarebbe stata causa certa di morte per lui.
Chental guardò l'uomo,strinse il pugnale accompagnando con la sua mano nella mano dell'uomo,ella stessa costrinse le dita di lui sul manico del pugnale.
Questi,infatti,non aveva più forze in seguito a tanto strazio.
"Vi ho ridato ciò che è vostro.."Disse Chantal fissando l'uomo con un'inaspettata compassione per il male che percepiva svivolare dagli occhi di lui.
Poi gli asciugò la fronte dal sudore con un lembo della camicia della quale aveva svetito l'uomo e,allontanandosi piano da lui,si tolse la catenina dal collo.
Una catenina che recava un piccolo ovale di porcellana sul quale era stata ritratta l'immagine della Vergine.
Chantal lo portava sempre al collo perchè la Vergine vegliasse su di lei.
Guardò quell'ovale che pendeva dalla catenina come una goccia,lo strinse nella sua mano e poi lo posò nella mano libera dell'uomo che aveva appena curato.
E gli strise forte anche quella mano,così come aveva fatto con quella che aveva accolto il pugnale.
Strinse la mano forte e grande dell'uomo,sporca di sangue assassino,nella sua,piccola,fragile e tremante.,affinchè accogliesse quel che lei gli stava donando:
"Avrete questo.."Disse la ragazza,avvicinandosi di nuovo a lui posando gli occhi in quelli dell'uomo e stringendo forte nelle sue la mano dove aveva posato il ciondolo,"..in cambio del mio nome."
Infine,la ragazza sentì il bisogno di ritrovare le sue forze,aprì piano la finestra affinchè filtrassero i primi lumi dell'alba attraverso la fenditoia,accolse con cura nelle mani la piccola creatura che aveva trovato rifugio sul davanzale e,mentre la guardava,seduta nella penombra che ancora regnava della sala,a capo chino espresse la sua preghiera all'uomo ferito:"Lasciate che ora raggiunga mio padre,ve ne prego.."

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Talia 19-01-2012 12.35.04

Lentamente Nestos si calmò, il suo respiro tornò piano piano alla normalità e i singhiozzi si placarono... sciolsi quindi l’abbraccio e tornai a guardarlo negli occhi, con un sorriso incoraggiante.
Poi, d’un tratto, qualcosa ci richiamò alla realtà... scalpiccio di cavalli sul viale, voci...
Scambiai una rapida occhiata interrogativa con Nestos, appena un istante... e subito mi alzai, aggirando il Casale verso il viale d’ingresso.
Ciò che vidi mi preoccupò... cinque uomini a cavallo: modi sgarbati e prepotenti, sguardi superbi e noncuranti... parlarono come chi non teme niente e di niente ha rispetto.
Ascoltai la loro parole, celata oltre i rami del salice piangente, udii le domande dei miei fratelli e le risposte secche di colui che tra loro era certamente il capo... probabilmente un nobiluccio di bassa lega, a giudicare dalle sue maniere arroganti e proterve...
E tuttavia presto la situazione precipitò: uno dei miei fratelli si lasciò fomentare dalle parole del signorotto, si lanciò contro di lui, ma fu colpito e gettato a terra...
Non potevo lasciarli fare ancora, così mi feci avanti.
“Signori...” dissi, attraversando la volatile cortina di rami del salice e giungendo tra loro con passo leggero “Siate i benvenuti al Casale degli Aceri!”
Lanciai una rapida occhiata ai miei fratelli, per controllare che stessero tutti bene e ingiungendo loro, con un solo sguardo, il silenzio. Poi tornai a posare gli occhi sui nuovi venuti, il mio sguardo era gentile ma non mostrava il pur minimo segno di disagio né di imbarazzo.
“Il mio nome è Talia, figlia del Maestro, ultimo valente Cavaliere della Luna Nascente. Vi prego di scusare i miei fratelli, essi sono giovani ed irruenti ma non volevano certo mancarvi di rispetto, né venire meno alle regole che la cortesia ci impone.”
Feci appena una breve pausa, durante la quale i miei occhi continuarono implacabili a fissarli, poi ripresi: “Ho udito che avete già interpellato il Vescovo circa questa piccola diatriba, perciò ritengo che non vi sia ragione di discutere ancora... sono certa che egli, nella sua grande e magnanima saggezza, deciderà ciò che è giusto. A noi non resta che attendere! Intanto, qualora desideriate riposarvi qualche momento nel nostro giardino prima di riprendere il vostro viaggio, sarete di certo i benvenuti. Potete affidare i vostri cavalli ai miei fratelli, che provvederanno ad accudirli ed abbeverarli, in modo che siano poi pronti.”
La mia voce si spense e per appena un istante fu il silenzio.
Poi mi inchinai appena...
“Vi auguro una serena giornata, miei signori!”
Mi voltai e mi avviai verso il Casale con passo sereno, facendo impercettibilmente segno a due dei miei fratelli di seguirmi... avrei immediatamente scritto al Vescovo ed ai frati del convento vicino: non potevano buttarci fuori!

Daniel 19-01-2012 15.11.37

Fissai Elisabeth.. Mi sembrava di conoscerla..
<<Voi mi capite.. Come se già mi conosceste..>> Poi sentii le persone arrivare sul Ponte..
<<Come la sconfiggeremo? è più potente di me.. E non voglio che rischiae la vostra vita per me..>> Ero pieno di pensieri..

elisabeth 19-01-2012 16.22.27

" Ogni forza e' piu' forte di te Daniel.....sei pieno di rancore, e questo non aiuta. Sapere che hai ancora cosi' chiuso nel cuore la perdita per tuo fratello e' per me impossibile da sopportare la mia vita......vivere o morire e' una mia scelta e questa scelta la feci tanto tempo fa,so che non puoi capire ma io saro' abbastanza forte anche per te, Isolde non e' qui per te....Isolde sa....lei ha in serbo qualcosa per ognuno di noi, ma tranquillo il destino ci ha fatti incontrare perche' Isolde e' me che vuole e ora e' sicura di poter colpire al meglio...."......Non riuscii a guardarlo negli occhi speravo per lui una felicita' immensa...conoscevo ogni suo passo...ma il suo ritorno a casa doveva essere quello di un principe...di una cosa ero sicura...lui sarebbe ritornato sano e salvo...

Daniel 19-01-2012 17.44.30

La presi per le spalle, la guardai negli occhi e le dissi:
<<Voi non dovete rischiare la vita avete capito? Sarò anche deboe ma io ho un'arma che Isolde e nessun altro può combattere quando sarà il momento la userò..>> Mi girai intorno per controllare che nessuno vedesse e poi le mostrai il tatuaggio di un piccola volpe dalla coda infuocata che avevo sulla spalla..
<<è il demone del fuoco.. Basta risvegliarlo e la sua furia si scatenerà attraverso il mio corpo.. Non dovevte preoccuparvi..>> dissi sorridendo

elisabeth 19-01-2012 17.53.29

" Daniel ...ora basta.....so tutto di te...tutto anche della tua volpe, conosco ogni passaggio conosco ogni elemento.....conosco ogni tuo pensiero......Daniel.....le cose non stanno come credi......Ho molti piu' anni di te, per sapere come va la vita...non credi ? e adesso pensiamo a vivere per morire c'e' tempo....."........Tutto suo padre.......impulsivo...e protettivo.....

Guisgard 19-01-2012 19.29.09

Elisabeth e Daniel parlavano fra loro.
Qualcosa c’era fra i due.
Come un segreto lontano, sofferto.
Ad un tratto Isolde si avvicinò a loro.
“Come è calmo qui il fiume…” disse fissando quelle acque “… e che pace… forse qui potrei vivere serena anche io…” si voltò poi verso Elisabeth e Daniel “… mi spiace se la mia presenza è stata motivo di disagio… appena il Carrozzone approderà da qualche parte, vi prometto che scenderò e mi ritirerò nella mia solitudine… ormai ho compreso che la felicità e il calore dei miei simili non sono doni per me…” e sorrise malinconicamente.
Altea, anch’ella sul ponte, era in compagnia del suo maestro.
“Che terra fantastica…” sussurrò l’uomo guardando la sponda selvaggia del Calars “… la vegetazione appare quasi primitiva, figlia di un tempo remoto e dimenticato… chissà quante specie animali vivono nascoste in questo scenario lussureggiante…” fissò Altea e sorrise “… non vi nascondo che venderei quel pò che posseggo e fuggirei qui… qui, in questa natura incontaminata, tanto fitta e fluente che anche il Sole trova difficoltà a superarla… la terra è umida, i sassi lividi e luccicanti, levigati e ammansiti dalle calde correnti di questo fiume… avete visto i frutti che pendono dai rami? Sono grossi il doppio di quelli che crescono dalle nostre parti! E hanno colori e profumi sconosciuti ai nostri sensi! Non trovate affascinante tutto ciò, milady? Chissà quale sostanza contengono queste acque, per giustificare il loro caldo e vivifico alito…”
Ad un tratto qualcosa attirò l’attenzione delle sentinelle sul ponte.
Uno della ciurma gridò qualcosa e indicò a tutti di guardare a prua.
Una quercia, grossa forse il doppio di quelle normali, spezzata e caduta in acqua, bloccava il passaggio, rendendo impossibile proseguire oltre.

Guisgard 19-01-2012 19.59.44

Vayvet, in un primo momento, cercò di impedire ogni azione a Chantal.
Ma il dolore che quella ferita gli procurava e, soprattutto, la delicatezza di quell’eterea ragazza, riuscirono a far desistere il risoluto fuggiasco.
Lasciò allora che la ragazza curasse la sua ferita.
Alla fine, il dolore a poco a poco divenne più sopportabile, ma il fuggitivo cominciò a sentire la febbre salire.
“Forse avete fatto tre cose sciocche…” ansimando Vayvet “… mi avete curato una ferita forse mortale… mi avete restituito il pugnale… e affidato alla protezione di questa catenina…” la sua vista, a causa della febbre, era sempre più annebbiata “… chi vi dice che… una volta guarito io non vi uccida insieme alla vostra governante? Magari dopo avervi posseduta tutta una notte… e divisa poi con i miei compagni?”
Ad un tratto un grido.
Poi nella stanza arrivò, in lacrime, la governante.
Istintivamente raggiunse Chantal e abbracciò la ragazza.
Un attimo dopo anche Monty tornò di corsa.
“Quell’uomo!” Gridò la governante. “Vuole violentarmi!”
“Aspetta che ti metta le mani addosso e vedrai!” Mormorò, colmo di lussuria, Monty.
“Non farai nulla di tutto questo…” intervenne Vayvet “… almeno per ora…”
“Ma cosa ti prende, capo?” Stupito Monty. “E’ tanto che non passiamo del tempo con una donna… e tu non puoi impedirci di…”
“Ho detto che per ora si fa così!” Sentenziò Vayvet. “E ora, presto, organizzatevi in turni di guardia dentro e fuori la casa… io credo di aver bisogno di riposo…”
Monty annuì a quelle parole e raggiunse il terzo complice.
Rimasto solo con le due donne, Vayvet disse a Chantal:
“Spero che le vostre cure facciano effetto… lo spero per voi… se non ci fossi io, nessuno terrebbe a bada l’ardore dei miei due compagni di fuga…” fissò per un pò Chantal, per poi cadere, a causa della febbre, addormentato.

cavaliere25 19-01-2012 20.08.23

guardai verso la prua dove la sentinella aveva detto di guardare e vidi il tronco allora presi e mi lanciai in aqua cercando di provare a spostare quel grosso tronco ma era come incastrato a qualcosa non riuscivo a smuoverlo allora dissi qualcuno mi venga ad aiutare dobbiamo trovare un modo di spostarlo se no non potremo andare oltre e aspettai che mi venississero in aiuto

Altea 19-01-2012 20.31.27

Il maestro era estremamente affascinato da quelle terre.."Maestro, non vi ho mai sentito parlare cosi, davvero il vostro sogno sarebbe quello di lasciare tutto e tutti e vivere in eremitaggio in queste terre. Certo sembra una specie di paradiso, ciò che amo di più è il leggero fluttuare delle acque. Quanto a questa abbondanza divina di meraviglie, potrebbero essere frutto di alcune sostanze del Calars...ricordate mi narraste di un fiume dell'Antico Egitto.." mi soffermai improvvisamente dal trambusto creato da una sentinella, mi avvicinai e vidi un tronco di grosso albero fermare quel dolce fluttuare, vidi un giovane cavaliere gettarsi per toglierlo ma non vi era in grado.

elisabeth 19-01-2012 20.42.11

Vidi avvicinarsi Isolde era affascinante....la vidi al mio fianco ed entrambe svuotammo nello sguardo nel fiume......."Isolde sapete bene che veniamo dallo stesso mondo....ma voi avete avete scelto altre strade.....sapete bene che io non vi avrei chiuso le porte della mia casa.....L'amore e' parte di ognuno di noi e nessuno e' negato......non fate la vittima vi prego e per quanto riguarda il Carrozzone che voi ci siate o meno non cambierebbe nulla...."....lo sguardo si poso'improvvisamente su una grande quercia che ostacolava il passaggio del Carrozzone.......un uomo si butto' in acqua ma era impossibile muovere il tronco.....era possente e vivo.......parlai allora al tronco con la voce dell'anima..." Mio buon amico....perche' hai tolto le tue radici dalla terra che ti nutre....hai scosso le tue fronde e spaccato i tuoi possenti rami.........mio buon amico.....non far nulla che possa farmi soffrire.....e se puoi...renditi leggero perche' questo giovane possa spostare la tua regale mole..".............solo una preghiera, non volevo usare magie e forze straordinarie, non volevo interferire con quello che erano gli intenti delle nostre vite......il tronco avrebbe fatto la sua scelta....ognuno nel mio regno aveva un grande dono...la liberta'

Guisgard 19-01-2012 20.52.23

Talia smise di parlare al signorotto e si allontanò, seguita poi da due dei suoi fratelli.
Bisognava difendere il Casale.
Ad ogni costo.

Il vento soffiava impetuoso e ribelle fra le cime degli alberi che correvano lungo il viale, fino a disperdersi attorno al Casale.
“Questo luogo è magnifico…” sussurrò il giovane.
“Cosa?” Fissandolo Talia. “Non ho capito cosa hai detto... parli da solo?” Sorridendo.
“Si, forse...” sbottò lui, gettando uno sguardo vagamente risentito “… con chi altri vuoi che parli?”
“Ah, ti ringrazio.” Replicò lei. “Questo sì che è un degno complimento alla mia conversazione. Grazie tante.”
“Già…” fece lui “... tanto mi prenderesti in giro...”
Talia lo fissò sorridendo.
“Dai, ti prometto che non lo farò, mio permaloso cavaliere.”
Lui la fissò nuovamente, per poi tornare a guardare gli alberi animati dal vento.
Erano poco distanti dal Casale, all’ombra di un albero.
“Pensavo alla bellezza di questo posto...” perdendosi nell’incanto di quella terra lui “... un giorno, quando sarò un cavaliere ricco di fama e onori, avrò per me questo luogo... si, difendendolo da chiunque ne avanzi pretese...”
“Perché dovrebbe accadere?” Chiese Talia.
“Perché il mondo è pieno di malvagi e prepotenti...”
“Vedi sempre guerre e scontri ovunque, tu...” replicò lei.
“Già…”
“Allora ci penserai tu?” Ridendo lei. “Possiamo fare sogni tranquilli?”
“Ecco, sapevo che ci avresti scherzato su...”
“Vedi che sei permaloso?” Sorridendo lei. “Comunque io ti credo. Ti credo che difenderai sempre questo luogo e tutti noi.”
Lui la fissò e sorrise.
“E il maestro, per questo ti darà un premio.” Aggiunse lei.
“Non mi interessano i premi del maestro.” Tornando a guardare il cielo lui. “E poi lui sa solo mettermi in punizione e sgridarmi...”
“Allora lo farai senza richiedere alcun premio!” Esclamò Talia. “Ma solo per onore cavalleresco!”
“Magari me lo darai tu il premio…”
“Io? Mai io sono solo una piccola dama... per un cavaliere ci vogliono grandi onori, terre, castelli.”
“Lo sapevo...”
“Va bene.” Sorridendo Talia. “E che premio vorresti?”
“Posso chiedere qualsiasi cosa?”
“Certo.”
“Ne sei certa?” Fissandola lui. “Senza alcun limite?”
“Beh, nel limite della ragionevolezza.”
“Sapevo che c’era il trucco...”
“Su, quale premio brami, cavaliere?”
Lui la fissò, lasciando per un attimo l’azzurro dei suoi occhi in quelli di lei.
“Talia!” Chiamò all’improvviso uno dei fratelli che giungeva dal Casale.
“Oh, deve essere l’ora della preghiera...” alzandosi lei “...su, il tempo stringe… quale premio desideri?”
“Vai, sei attesa...” fissando il verde bosco lui “... ti dirò del mio premio la prossima volta che il maestro ti lascerà venire qui...”

“Talia, cosa faremo per difendere il nostro diritto sul Casale?” Domandò uno dei due fratelli che la stavano seguendo, destandola così da quel lontano ricordo che sembrava volato via col vento che soffiava sul bosco.

Daniel 19-01-2012 21.49.23

Vidi Isolde avvicinarci e ci parlò.. La fissai per alcuni istanti e poi le dissi..
<> Con noi non riuscirai a usare i tuoi giochetti Strega! Io se voglio non sai come ti riduco! Ti conviene star zitta e girare al largo!>> Incrocia le braccia e aspettai..

Chantal 19-01-2012 23.58.14

Vayvet, in un primo momento, cercò di impedire ogni azione a Chantal.
Ma il dolore che quella ferita gli procurava e, soprattutto, la delicatezza di quell’eterea ragazza, riuscirono a far desistere il risoluto fuggiasco.
Lasciò allora che la ragazza curasse la sua ferita.
Alla fine, il dolore a poco a poco divenne più sopportabile, ma il fuggitivo cominciò a sentire la febbre salire.
“Forse avete fatto tre cose sciocche…” ansimando Vayvet “… mi avete curato una ferita forse mortale… mi avete restituito il pugnale… e affidato alla protezione di questa catenina…” la sua vista, a causa della febbre, era sempre più annebbiata “… chi vi dice che… una volta guarito io non vi uccida insieme alla vostra governante? Magari dopo avervi posseduta tutta una notte… e divisa poi con i miei compagni?”

Chantal ascoltò in silenzio,poi si alzò dal suo posto,andò alla finestra e liberò l'uccellino raccolto poco prima sul davanzale.
Respirò l'aria fresca molto profondamente,chiudendo gli occhi e lasciando che i caldi e muschiati profumi provenienti dal fiume le penetrassero i sensi.
Quanto aveva asserito il fuggiasco era grave,e lei per un momento,era stata colta da un brivido.Ma qualcosa la induceva a non cogliere malvagità in quell'uomo,solo necessità di agire in quel modo forse per difendersi,forse perchè in collera con la sorte,forse perchè non riusciva a cogliere quel profondo senso di rispetto e di pietà che ogni essere umano dovrebbe nutrire per i propri simili e dissimili.
Si voltò,e dal suo posto,lì accanto alla finestra,lo scrutò.
Ne analizzò i lineamenti del volto,i contorni del corpo,i vestiti che indossava,lo scrutò con attenzione da capo a piedi,poi si fermò nei suoi occhi.
E quegli occhi esprimevano la sofferenza di quel momento,mentre il volto contratto palesava il suo dolore.
L'uomo respirava affannosamente,era visibilmente febbricitante.Chantal non conosceva i rimedi per curarlo.Pur avendo attraversato molte volte le medicherie dei campi durante le campagne militari di suo padre,ella non sapeva come agire,ma aveva imparato a riconoscere dal visus un malato febbricitante distinguendolo da altri tipi di affanno o sofferenza.
Fu allora che decise di accostarsi all'uomo,gli si avvicinò,lo aiutò a distendersi completamente ripiegando sotto la sua testa la camicia e la giubba dell'uomo stesso.
L'unica cosa che avrebbe potuto fare era rinfrescargli la fronte con un panno di lino ed attendere che col riposo la ferita prendesse a risanarsi.
Probabilente era in atto una flogosi,lo aveva sentito dire tante volte ai soldati feriti che suo padre raccomandava di ospitare,talvolta,in casa loro.
Ma non conosceva rimedi.erbe forse,sarebbero occorse,ma quali,e dove reperirle?
Chantal,allora,confidò nel Buon Dio e pregò,seppur per un momento,che davvero quella catenina con l'ovale potesse condurlo,per Bontà Divina,a guarigione.
Mentre lo guardava così inerme,indifeso,fragile,pur essendo un uomo forte e robusto,si interrogò su di lei.
Si domandava come fosse possbile per lei nutrire pietà per un uomo che aveva ucciso così freddamente.
Già,non se lo spiegava Chantal,e non si spiegava neppure cosa potesse spingere un uomo a divenire assassino.Davvero solo il vile denaro?Solo quel tesoro che i complici gli avevano sottratto?
O era un'indole la sua?
E lo guardava Chantal,lo guardava senza interruzione.

Ad un tratto un grido.
Poi nella stanza arrivò, in lacrime, la governante.
Istintivamente raggiunse Chantal e abbracciò la ragazza.
Un attimo dopo anche Monty tornò di corsa.
“Quell’uomo!” Gridò la governante. “Vuole violentarmi!”
“Aspetta che ti metta le mani addosso e vedrai!” Mormorò, colmo di lussuria, Monty.
“Non farai nulla di tutto questo…” intervenne Vayvet “… almeno per ora…”
“Ma cosa ti prende, capo?” Stupito Monty. “E’ tanto che non passiamo del tempo con una donna… e tu non puoi impedirci di…”
“Ho detto che per ora si fa così!” Sentenziò Vayvet. “E ora, presto, organizzatevi in turni di guardia dentro e fuori la casa… io credo di aver bisogno di riposo…”
Monty annuì a quelle parole e raggiunse il terzo complice.
Rimasto solo con le due donne, Vayvet disse a Chantal:
“Spero che le vostre cure facciano effetto… lo spero per voi… se non ci fossi io, nessuno terrebbe a bada l’ardore dei miei due compagni di fuga…” fissò per un pò Chantal, per poi cadere, a causa della febbre, addormentato.

Chantal e la governante si ritrovarono,così,l'una abbracciata all'altra,a farsi forza,a dividere la paura ed il terrore di quel momento.
La donna,vedendo Chantal vestita solo di quella leggera camicia,la strinse a sè più forte per riscaldarla ma anche perchè la vedeva esposta e preoccupantemente indifesa.
Le cinse le spalle,la accarezzò,e per chissà quale benevolenza del destino il temibile pericolo della violenza usata alle due donne sembrò essere scongiurato.
Chantal fece presente alla governante che l'uomo fosse in preda al delirio della febbre alta e che avrebbe dormito a lungo,cedendo al sonno anche favorito dalla buona dose di infuso alcoolico che lei gli aveva porto per placare il dolore.
La governante,allora,domandò alla ragazza come stesse.
E Chantal,quasi con una sorta di mestezza in viso le rispose:"Non lo so.Non so come mi sento..smarrita,forse.."
La governante cercò di consolarla,le prese le mani,erano gelate ed a tratti tremavano ancora.
La guardò negli occhi e comprese da essi che era preoccupata,turbata,e forse in cuor suo viveva una sorta di abbandono.
Chantal,allora le sorrise dolcemente,non avrebbe voluto che la donna leggesse nei suoi occhi il suo disagio poichè ella stessa era a sua volta sconvolta e provata.
La ragazza poi si separò lievemente dalla donna,le poggiò una mano sulla sua cercando ancora quel contatto,poi gliela strinse e muovendosi trascinò per mano anche la governante affinchè la seguisse fino al focolare.
Lì le due donne si adagiarono.
La governante,nella foga di scappare dalle minacce del suo aggressore,non aveva provveduto a portare bende o medicamenti per la ferita.Ma Chantal non volle che ella si allontanasse di nuovo e la lasciasse sola ancora.
Oramai aveva coperto l'uomo con la sua veste da camera,egli riposava ed era un bene per lui e per la sua ferita.
Le due donne si accoccolarono davanti al fuoco,la governante sedeva su un gradino di pietra del focolare e Chantal si pose in ginocchio,di fronte a lei,col capo chino sul grembo della donna e gli occhi fissi sull'uomo che s'era addormentato.
"Vorrei avere notizie di mio padre.."Sussurrò la ragazza.
La governante la accarezzò dolcemente e con amorevole premura.
A quelle carezze Chantal si abbandonò,chiuse gli occhi e,sottovoce,con un flebile sospiro, le chiese:"Perchè non mi narrate di nuovo di quella città dei Cieli?Ditemi,ci sono Angeli a sua custodia?"
E si lasciò sfiorare i pensieri dalle tenere ed delicate immagini di un mondo sospeso per incanto..

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Guisgard 20-01-2012 01.10.29

Quel tronco impediva di proseguire oltre.
Cavaliere25 fu il più lesto di tutti: si tuffò in acqua e tentò di rimuovere quel grosso ostacolo, ma ogni tentativo risultò vano.
Chiamò allora qualcuno per aiutarlo.
Goz fece cenno ad alcuni dei suoi e subito diversi marinai raggiunsero il boscaiolo in acqua, per tentare di spostare quel gigantesco tronco, ma niente sembrava capace di spostarlo.
“Sembra che in queste remote terre” sussurrò Isolde avvicinandosi all’orecchio di Elisabeth “la natura non comprenda il vostro idioma fatto di libertà, amica mia…” fissò poi Daniel e accennò un enigmatico sorriso “… mi spiace deludervi, ragazzo mio, ma non sono una strega… se lo fossi mi sarei difesa da sola contro il fanatismo di quelli come voi…” e si avvicinò poi a Goz per assistere al tentativo di quegli uomini di spostare il tronco.
“Non c’è modo di farlo muovere, capitano.” Gridò uno dei marinai a Goz, che assisteva alla scena dal ponte del Carrozzone. “L’unica cosa da fare è tentare di spaccarlo.”
Goz allora annuì e i marinai, prese asce e picconi a bordo, insieme a Cavaliere25 cominciarono poi a colpire violentemente il tronco.
Per diversi minuti tutti loro colpirono ripetutamente quel tronco di quercia, fino a quando, sotto quei colpi, si spezzò in due, per poi essere trascinato via dalla corrente.
“Hurrà!” Esultarono in coro i marinai.
“Ehi, guardate laggiù!” Gridò all’improvviso il maestro di Altea, indicando la sponda settentrionale del fiume. “C’è qualcuno… sembra… sembra una bambina!”
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Guisgard 20-01-2012 01.24.13

La governante tentò di farsi forza.
Accennò un lieve e forzato sorriso e baciò teneramente il capo di Chantal.
“La Città dei Cieli…” mormorò, accompagnata dal rassicurante rumore della legna che si consumava nel focolare “… si, vi sono Angeli… essa ha quattro porte… ricordo che così recitava un mendicante giunto un giorno a casa mia… io ero una fanciulla e restai incantata dal suo racconto… diceva di essere stato un poeta poi caduto in disgrazia… al seguito di un potente signore, raccontava, aveva visitato contrade e regioni lontane… e mi narrò della Città dei Cieli e delle sue quattro porte… tante quanti sono gli elementi di cui è composto il mondo… e a guardia di quelle porte vi sono quattro cavalieri, simili ad Angeli…” mentre narrava di queste cose, calde lacrime rigavano il volto della governante, impaurita com’era dalla presenza di quei tre fuggiaschi.
Ad un tratto Vayvet cominciò a lamentarsi.
“Deve essere il delirio causato dalla febbre…” fissandolo la governante.
“No!” Saltò su all’improvviso il ferito.
Si guardava intorno ansimando.
Fissò le due donne: prima la governante, poi Chantal.
Un attimo dopo cadde di nuovo addormentato.

elisabeth 20-01-2012 10.09.21

Ascolati paziente la melliflua voce di Isolde......" Isolde cara, sapete bene che se avessi voluto....quel tronco sarebbe svanito in un istante, cosi' come siete riuscita a comprendere il mio silenzioso dialogo con lui........ma in questo carrozzone io sto diventando la cattiva a gli occhi di Goz e voi siete la brava bambina.....abbiamo degli uomini di chiesa che non prenderebbero bene nessuno dei miei sortilegi....e io finire al rogo......e voi invece ?.......Avete avuto gia' troppo Isolde, avete allontanato il mio sposo...era un umano e l'inganno ha fatto presa sul sul suo cuore...avete ucciso mio figlio e adesso cosa volete......e' Daniel che volete ? o il mio regno....eravamo unite una volta.....eravamo sorelle nulla avveniva se non divisa in parti uguali.......cose' successo ?.....il mio regno sarebbe stato il nostro regno....ma tu hai fatto la tua scelta.......e io ne sto pagando tutte le conseguenze !!!.......".....spavalda la vidi allontanarsi.....altera nella sua figura.....si avvicino' a Goz...gia' gli uomini questo era il gioco che le piaceva di pu'......mi rivolsi a Daniel..." Ti prego...ti prego....Daniel, stammi accanto aiutami.....e non rivolgerle piu' la parola, non darmi un dolore anche tu....non potrei reggerlo..."....Lo bacia sulla guancia e mi ritirai su un lato del ponte....dove feci scivolare le mie lacrime.....avevo il cuore colmo di amore e dolore..e la mente ando' indietro nel tempo...un tempo in cui non avevo mai la visione di nuvole nere ....poi le tenebre cominciarono a riempire di incubi le mie notti........una bimba sulla sponda.....ma guarda Isolde...una bimba......guardai Daniel e in una muta preghiera lo pregai di non dir nulla e di tacere,,,,,,,,

Altea 20-01-2012 10.13.41

Alle parole del maestro guardai con cura la sponda, una bimba sembrava vestita di bianco, ci fissava e non parlava. "Fermate il battello" gridai "quella bambina ha bisogno di noi, vi prego sinceratevi della sua salute e della sua sorte".

cavaliere25 20-01-2012 11.13.40

Guardai verso la sponda e vidi una sagoma e dissi vado fino alla sponda voi raggiungetemi con il carrozzone e mi feci una nuotata fino alla spomda poi vidi una bambina e dissi hei bambina che ci fai qui tutta sola come ti chiami dissi mentre la guardavo e mi strizzavo i vestiti bagnati

Parsifal25 20-01-2012 11.47.09

La ricerca era complicata, nulla che trattasse della Croce dei Longiniu e di quel crine.....

"Non posso crederci, neanche un argomento che parlava del crine, ma come può essere....." mi grattaì la testa.

"Riflettiamo..... se fosse stato un semplice amuleto non avrebbe provocato la reazione negativa dei contadini; poteva essere un incantesimo? Sì.... ma non era collegato a nessuna miscela magica......, accidenti!!! La cosa si complica", sbuffaì e caddi sulla sedia. Alzaì gli occhi al soffitto e dissi: "Cosa può essere!!!"

Chinaì il viso verso sinistra, è tra mille libri ne notai uno.... lo presi e recava tal titolo: "Le Penitenze di Santa Caterina"..... "ma....." -dissi- "speriamo che sia la chiave di volta" lo aprì e intrapresi le ricerche del crine e del Longiniu.

Guisgard 20-01-2012 13.51.50

La voce di Lainus prima e di Altea poi spinsero tutto l’equipaggio a guardare verso la sponda del fiume, dove stava immobile una bambina.
Cavaliere25, allora, senza pensarci su due volte si lanciò a nuoto fino a raggiungerla.
Alle sue parole, però, la bambina non rispose nulla.
Lo fissava con uno sguardo vuoto e l’espressione indefinita.
“Presto, portatela a bordo!” Gridò Goz al boscaiolo.
Poco dopo tutti gli uomini risalirono sul Carrozzone.
“Bisogna darle dei vestiti asciutti.” Disse Lainus. “O potrebbe prendere un malanno. Portatela nella vostra cabina ed asciugatela, milady.” Rivolgendosi poi ad Altea.
“Si…” annuì Goz “… io vi farò portare dei vestiti adatti a lei.”

Guisgard 20-01-2012 13.54.44

Parsifal cominciò a sfogliare quel misterioso libro.
Era scritto in un latino molto antico e diverse illustrazioni, molte delle quali inquietanti, animavano quelle pagine.
E sfogliando, ad un certo punto, Parsifal notò un’immagine: era una treccia di crine simile in tutto e per tutto a quella vista nella casa dei contadini.

Daniel 20-01-2012 14.09.59

Sorrisi alle parole di Elisabeth e la abbracciai.. Poi mi girai e vide che C'era una bambina.. Non sapevo chi era.. Provai a entrare nella sua mente ma non sentii niente se non un lento e lugubre canto.. Mi avvicinai a Elisabeth e le dissi:
<<Sembra che abbia ricevuto il Bacio del Dissennatore.. Cioè quando il Dissennatore ti succhia via l'anima dal corpo è vero?>> Guardai Elisabeth abbastanza Turbato..


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