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Citazione:
Le rivolsi un inchino rispettoso e risposi: "Mia signora, questo è un biscione coronato... è ancora un cucciolo, ma diventerà abbastanza grande da poter rapire una pecora... si tratta di un drago lacustre, molto raro." Continuai a rinfrescare il cucciolo disidratato. "Non sono di indole feroce, si limitano ad attaccare quello che entra nei loro territori e di solito affogano la preda trascinandola nella loro pozza. Vivono nei laghi e negli acquitrini... osservate le zampe palmate e il ventre liscio" sfiorai un arto dell'animale, che all'apparenza sembrava molto goffo. "Non sputa fuoco, ma un vapore acqueo bollente... letale..." il cucciolo ci guardò con un'aria così patetica da far pensare che avrebbe si e no catturato e mangiato una rana a dir tanto. "Come vedete non c'è traccia di nessuna corona sul suo capo... in realtà lo chiamano così perchè è un avido cacciatore di preziosi... il suo nido di solito è ricolmo di tesori... il suo comportamento è simile a quello delle gazze ladre. Vedete come osserva il luccichio del vostro anello? Non mi sorprenderebbe pensare che quando il vostro antenato uccise il biscione, si impossessò del tesoro e che questo faccia parte del celebre tesoro dei Taddei. Ma non temete, questo giovane cucciolo è addestrabile e mangia a mala pena piccoli animali... otto piccioni al giorno lo terranno in forze." Rivolsi un cenno allo stalliere: "Preparategli un piccolo pantano e uno specchio d'acqua in cui possa immergersi, non sopravviverebbe senza... e slegatelo, vi prego. E' ancora giovane e le sue ali non sono abbastanza forti, tanto più che anche in età adulta riesce a fare solo brevi voli e non si allontana mai tanto dal proprio nido. Mi raccomando, trattatelo senza paura e con molti riguardi... una creatura simile nasce ogni cento anni... è un miracolo!" Mi rivolsi alla lady: "Siete davvero misericordiosa, mia signora, a prendervi cura di questo piccolo..." Sorrisi. Incrociai lo sguardo del capitano Monteguard e mi domandai ora come avrebbe agito. La lady avrebbe mai dato il suo consenso a un piano tanto intricato? Sembrava fiera e combattiva, forse avrebbe compreso. |
Ascoltai con attenzione le parole di Melisendra, cogliendo altresì l’occasione per osservarla: il suo atteggiamento e le sue parole durante la cena del giorno precedente, infatti, mi avevano molto incuriosita e così, adesso, mi presi un attimo per studiarla da vicino.
E l’impressione che ne ricavai fu molto chiara: parlava con competenza e con estrema precisione, i gesti erano misurati eppure quasi fuggevoli e tradivano un’indole forse irrequieta, il suo sguardo era attento e, avrei giurato, alquanto inclemente... Io ero sempre stata molto istintiva nel giudicare le persone e in quel momento quella donna mi piacque. Citazione:
“Sì, lo porteremo là... tra un momento! Intanto curatevi di adibire quell’aria secondo le indicazioni forniteci dalla nostra ospite!” dissi, facendo intanto segno ad un servo di slegarlo completamente “Che abbia l’acqua di cui abbisogna ed un ricovero confortevole! Oh, si... e recatevi alle cucine per trovare il necessario! Dovrà nutrirsi!” soggiunsi. Alle parole di Melisendra, tornai a guardarla... Citazione:
“Vi sono riconoscente per il vostro aiuto, milady...” dissi invece “Consideratevi la benvenuta a Capomazda! E...” soggiunsi “naturalmente, se doveste avere bisogno di qualcosa, non esitate a rivolgervi a me!” Le rivolsi un piccolo cenno di saluto, poi mi voltai per seguire gli stallieri che stavano conducendo il mio nuovo ospite verso il luogo a lui preposto... “Oh, e... Capitano Monteguard!” dissi allontanandomi “Sapete quello che dovete fare! Tenetemi informata!” |
Lo fissai anch'io, a lungo, senza muovermi e senza dire una parola. Lui se ne andò, doveva parlare con il capitano...
Sparecchiai e me ne andai a letto, sola, come tante altre notti. Ripensavo al desiderio al quale aveva accennato durante la cena, chissà a che cosa aveva pensato lui. Io avevo desiderato un futuro roseo e felice per me, il mio bambino e l'uomo che amavo. La mattina dopo preparai, come facevo sempre quando Friederich aveva avuto la guardia notturna, degli ottimi panini dolci che riposi nel cestino assieme a delle mele. Mi gettai il mantello sulle spalle e uscii di casa. Passai davanti alla bottega di quel porco traditore che il giorno prima voleva divertirsi su di me. Lo guardai con sdegno e disgusto fulminandolo con lo sguardo, lui chiuse la porta al mio passaggio "Hai ragione Friederich, grazie a te non mi darà più fastidio" pensai. Attraversai tutto il borgo finchè arrivai in caserma "Guardia! Avvisate mio marito, Sir Friederich, che sua moglie Lady Dafne lo sta attendendo" Ma mentre pronunciavo queste parole mi sembrò di vederlo nel cortile e lo salutai con un gran sorriso e con un gesto della mano... |
Li lasciai andare, e poi iniziai a cavalcare verso Camelot.
Quell'uomo, aveva detto: Citazione:
Dovevo provarci... mi sarei risparmiato parecchi giorni di viaggio. Girai il cavallo, e mantenendo molto alta l'attenzione, presi la direzione del gruppo di uomini che avevo incrociato. |
Il Tramonto.
Intenso, vivo, tingeva lo sterminato orizzonte che si apriva ad Oriente col suo rossore, mentre sulla campagna sembravano accendersi, arse da quell’alone purpureo, forme e immagini sopite durante lo scorrere del giorno ormai morente. I Cavalieri annunciarono il loro ritorno facendo echeggiare fin sulle mura del castello il suono del loro corno. Il ponte levatoio si abbassò ed i guerrieri entrarono nel maniero. Poco dopo un passo svelto, fiero ed orgoglioso si annunciava a sir Cimarow. “Missione compiuta, cavaliere?” Chiese questi sorseggiando dal suo calice ed osservando le grottesche figure che si animavano dalle fiamme del camino. “Se semplici scorrerie sono missioni da compiere, allora come definiremo il nostro trionfo finale?” “Quanti morti contiamo oggi?” Chiese ancora Cimarow. “Non li conto mai…” rispose Gouf “… non mi occupo dei morti, solo dei vivi…” “Vi erano anche donne e bambini?” “Non conosco un luogo dove non ve ne siano.” “Bene… tanto meglio…” mormorò Cimarow sempre con uno sguardo assorto in una qualche lontana riflessione “… il loro sangue ricadrà sui Taddei, non su di me.” “Vi sta tanto a cuore trovare una giustificazione a tutto questo?” Domandò con un sadico sorriso Gouf. “Un giorno governerò queste terre” rispose Cimarow “e non voglio guardarmi dall’odio della gente!” “La paura basterà ad affievolire ogni loro sentimento.” Replicò il Cavaliere del Gufo. “Ora scusatemi, milord… col vostro permesso mi ritiro.” Raggiunse allora la sua camera e qui vi trovò Aitly. “Non sei ad allenarti?” Chiese alla donna. “Oggi è stata una magnifica giornata” rispose questa fissando ciò che restava del tramonto sulla campagna “e forse la sera sarà ancora più bella…” “Siamo in guerra” disse Gouf, mentre due servitori lo spogliavano della sua corazza “e la bellezza della terra e del firmamento non fermeranno i nostri nemici.” Aitly lo fissò e sorrise. “Cosa hai fatto oggi?” “Sei strana stasera, Aitly.” Fissandola Gouf. “Sai…” sospirò lei “… un’indovina mi ha predetto il futuro…” “E cosa ti ha detto?” Chiese lui. “Mi ha chiesto cosa desideravo… tra una vita breve ma felice… ed una lunga ma senza ciò a cui tengo…” “Queste cose si possono predire a chiunque…” mormorò Gouf “… è la sciocca superstizione della gente che poi da valore a queste cose… come magistralmente fa la Chiesa di Roma con i suoi ignoranti fedeli…” “Amore e morte il tuo cuore visiterà… legandoti al tuo amante per l'eternità…” recitò Aitly. “Sei dunque innamorata, amica mia?” Domandò lui quasi divertito. “Si, mio signore…” “E chi è costui?” Chiese Gouf. “Forse Nyclos, il giovane fratello di sir Cimarow?” “No, mio signore…” “Allora uno dei nostri cavalieri?” “No, nessuno fra essi…” “Capisco… il tuo amato non è di questo castello allora.” Lei sospirò e fissò la campagna ormai prossima al crepuscolo. Ed uno schiaffo la colpì all’improvviso, destandola dai suoi sogni. “Basta con queste sciocchezze!” Disse quasi con disprezzo Gouf. “Invece di sognare inutilmente dovresti allenarti con la spada! Presto dovremo affrontare sul campo la vera forza dei nostri nemici!” Aitly allora corse via, con gli occhi intrisi di calde lacrime ed il cuore colmo di un sordo dolore. http://www.everyeye.it/public/immagi...-copy-copy.jpg |
“Beh, il fatto che io non sia fortunato” disse Guisgard rivolgendosi a Morrigan, mentre si apprestava a sellare il cavallo “non vuol dire che non creda alla fortuna. Sapete, milady, il male di molti uomini è il non voler prendere in considerazione che misteriose ed arcane forze agiscono intorno a noi…” aggiunse “… del tutto indifferenti a ciò che possiamo o meno credere… e così, a madonna Fortuna poco importa delle nostre opinioni! Per fortuna, aggiungo io!” E rise di gusto.
“E sia, milady…” fece August alla donna guerriera “… il momento non ci consente di far differenza se una spada è impugnata da un uomo o da una donna. Preparatevi dunque… siete dei nostri.” Il cavaliere allora disse qualcosa al capitano Monteguard e poi chiamò Perecourt. Un attimo dopo il gruppo di volontari, formato da Guisgard, Morrigan, Finiwell, Cavaliere25, oltre che naturalmente da August e Perecourt, lasciò il palazzo per tornare al Gorgo del Lagno. E dopo poche miglia il gruppo guidato da August incrociò di nuovo Hastatus sul proprio cammino. |
Il gruppo dei volontari guidati da August aveva da poco lasciato il palazzo ducale, quando Pasual vi aveva fatto ritorno.
L’atmosfera non era delle migliori e ben presto all’orecchio del cavaliere giunsero le tristi notizie che riguardavano il duca. Il giovane allora si presentò subito al capitano Monteguard. “Impetuosi ed imbecilli sono i miei cavalieri!” Tuonò questi. “Ecco cosa sono! Lasciare il proprio posto di guardia è una cosa inaudita! Ed in tempo di guerra ogni ordine disubbidito si può pagare anche con la propria testa! Cosa hai da dire a tua discolpa, cavaliere?” “Signore, io…” “Silenzio quando parlo io!” Lo interruppe il capitano. “Conosco già questa storia! Come si chiama stavolta la dama di turno? E’ lady Asharmot? O forse madam de Rutery? O magari una delle figlie di sir Mimonth? A quale nuova avventura amorosa dobbiamo la tua ultima bravata, dimmi?” “Capitano, sul mio onore…” mormorò Pasuan “… vi sbagliate di grosso questa volta…” “Al diavolo!” Lo zittì di nuovo Monteguard. “Sei fortunato che abbiamo problemi ben più gravi della tua negligenza! Ora sparisci dalla mia vista prima che decida di spogliarti della tua corazza e mangiarla pezzo per pezzo!” Pasuan salutò il suo superiore e si recò poi nella cadetteria. “Ho bisogno di un favore, Ilio…” chiese alla guardia che presiedeva l’ingresso “… dovresti dare un’occhiata agli archivi…” “Cosa? Ma sei matto!” Esclamò Ilio. “Sai che è vietato ed il capitano è già di pessimo umore oggi!” “Ho già sfidato il leone.” Replicò ironico Pasuan. “E proprio nella sua tana! Dai, è importante… e sai bene che mi devi più di un favore.” “E sia… sperando di non finire nei guai…” “Mi servono informazioni su un cavaliere… il nome è sir Friederich…” “Allora… si, eccolo, l’ho trovato…” disse Ilio dopo aver sfogliato i registri “… è caduto nella battaglia di Suesson Hill… fu il primo attacco che le armate di Cimarow mossero contro il ducato…” A quelle parole Pasuan chinò il capo e restò in silenzio per alcuni istanti. “Grazie, Ilio…” mormorò per poi uscire. E quando fu nel cortile una voce lo chiamò, destandolo dai suoi pensieri. Dafne gli sorrideva, salutandolo a gran voce. E vedendola, per un attimo, Pasuan dimenticò ogni tristezza. Le sorrise e le andò incontro. |
Poco dopo, il capitano Monteguard chiese di parlare con Izar.
“Ho avuto modo di parlare con quella misteriosa donna…” cominciò a dire il capitano al fidato consigliere del duca “… Melisendra…” “Vi ascolto, capitano…” “Forse sono vere le voci che sempre più insistentemente circolano tra i soldati… il capo dei mercenari di sir Cimarow potrebbe davvero essere il temibile Cavaliere del Gufo…” “Come fate a dirlo?” Chiese Izar. “Quella donna, Melisendra… ho motivo di credere che sappia molte cose a riguardo… e tutto ciò spiegherebbe benissimo le folgoranti vittorie che l’esercito di Cimarow sta ottenendo…” “Perché dovremmo fidarci di lei?” “Perché forse non abbiamo molta scelta…” “Comunque sia…” dopo un attimo di riflessione Izar “… dobbiamo attendere il ritorno di sua signoria… ogni decisione spetta a lu solo." “Credete sia ancora vivo?” “Certo che lo credo!” Rispose il filosofo. “Il mio ruolo me lo impone! E voi?” “Il mio ruolo…” mormorò il capitano “… mi impone di combattere e di difendere le terre del mio signore… o di chi prenderà il suo posto… ora perdonatemi, ritorno ai miei compiti.” Aggiunse salutando e congedandosi da Izar. Nel frattempo, nel cortile, i servitori, secondo quanto ordinato da lady Talia, presero con loro il cucciolo di biscione coronato e lo sistemarono nella sua nuova tana, nei giardini del palazzo. Melisendra allora, in attesa di conoscere le successive decisioni di Monteguard, passeggiava nel cortile, quando udì alcuni cavalieri che finito il turno di guardia discutevano tra loro. “Io ho udito il racconto di Perecourt” disse uno di loro “e non credo ci siano molte possibilità di trovare ancora in vita sua signoria…” “Non dirlo neanche per scherzo!” Lo riprese un altro. “Dobbiamo essere realisti, amici miei…” intervenne un terzo “… la stirpe dei Taddei è maledetta… ed anche lord Icarius ha probabilmente fatto la stessa fine dei suoi avi.” “E se così fosse cosa accadrà ora?” “Il diavolo mi porti se lo so!” “Piantatela, uccellacci del malaugurio!” “C’ è sempre la granduchessa…” “Non è una capomazdese… è della terra di Sygma… e quella terra non ha mai portato fortuna al nostro ducato… sin dalla sua conquista è diventata un’ossessione per ogni Arciduca… non c’è pace in nessun accordo o alleanza tra noi e quella terra…” “Avete visto? Il duca forse è morto e lei non ha versato nemmeno una lacrima… anzi, sembra del tutto indifferente a questa tragedia…” “Cosa ti aspettavi? Lei e sua signoria si detestano! Qualcuno dice che non condividono neanche più lo stesso letto! E forse non lo hanno condiviso mai!” "Ingoiatevi la lingua, dannati calunniatori! Ricordate che sta parlando della moglie del nostro signore!" "Però forse è obbligata a comportarsi così... dopotutto il momento è assai delicato e deve mostrarsi forte, altrimenti resterebbe schiacciata dagli eventi. E con lei tutto il ducato!" “Attenti, ragazzi! Il capitano Monteguard sta arrivando!” Indicò uno di loro saltando in piedi. “Presto, via di qua o ci richiamerà per aver oziato tutta la mattinata!” Ed ognuno ritornò alle proprie mansioni. |
I servitori portarono il piccolo draghetto presso uno dei vecchi forni del palazzo.
Scelsero il più grande e lo sistemarono per l’occorrenza, preoccupandosi, come aveva ordinato lady Talia, di seguire tutte le indicazioni fornite da Melisendra. La grottesca bestiola attendeva accanto alla nuova padrona che la sua tana fosse pronta. Stava ai piedi di Talia, ora mordicchiando la sua gonna, ora mettendosi a pancia all’aria in attesa di coccole. Di tanto in tanto gettava uno sguardo incuriosito verso Pascal, che immobile lo fissava da un muretto vicino. Il gatto sembrava guardingo e sospettoso verso il nuovo arrivato, forse a causa della gelosia. Ad un tratto, probabilmente per gioco, il draghetto spalancò gli occhi, accennò ad un piccolo balzo in avanti e lanciò uno strano verso contro Pascal. Il gatto, spaventato, saltò giù dal muretto e corse a nascondersi nel palazzo. "Ecco, milady..." disse uno dei servitori a Talia "... la nuova tana di questa bestiola è pronta. Accanto vi è una vecchia fontana che abbiamo riempito d'acqua come indicato da lady Melisendra." |
segui il gruppo e dopo un po ci fermammo e vedemmo Sir Hastatus sul nostro cammino e dissi rivolgendomi a lui Salve cavaliere le nostre strade si incrociano di nuovo a quanto vedo sorridendo vi unite a noi? domandai gentilmente e aspettai una sua risposta
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L'assenso di August non era stato certo accompagnato da grande entusiasmo, ma Morrigan ragionò che in fondo era quanto di meglio si sarebbe potuta aspettare. Quell'uomo l'aveva conosciuta con un vestito cremisi, fiori bianchi tra i capelli scuri e l'aria di chi non ha mai visto niente più che le proprie stanze in un castello... era più che naturale che non si fosse abituato all'idea che lei potesse essere anche qualcos'altro!
Preparò svelta la cavalcatura, con una rapidità ed un'efficienza che volevano evidentemente impressionare gli uomini che aveva attorno e dimostrare loro che ben sapeva come comportarsi. Poi salì a cavallo e partì con loro. Lungo il cammino decise di stare vicino a Guisgard, e anche di parlare con lui, se ve ne fosse stato il tempo e l'occazione. Da quando l'aveva rivisto, tra le macerie del villaggio distrutto, aveva provato profonda curiosità verso il suo atteggiamento. Si chiedeva perchè mai si comportasse a quel modo. Sembrava un animo scherzoso e gioviale, eppure da quando era arrivato non aveva cercato la compagnia di nessuno. Guardava tutto, ma non faceva troppe domande, e se le domande erano volte a lui, sovente le mutava in scherzo. Inoltre Morrigan non aveva potuto fare a meno di notare il profondo mutamento che il suo volto aveva subito di fronte allo spettacolo del villaggio distrutto. Aveva perso perfino la favella, per quanto poi avesse tentato, successivamente, di ritornar scherzoso. Nella foga che stavano generando quegli eventi, lì a Capomazda, nessuno in realtà si era preoccupato di capire chi fosse quell'uomo, da dove venisse e perchè stava restando... e Morrigan pensò che sarebbe stata lei a chiederlo, se nessun altro l'aveva fatto. In fondo, nessuno aveva chiesto nulla nemmeno di lei, e Morrigan era lì per un motivo... cercava informazioni, e qualunque uomo poteva essere l'uomo giusto per lei... tanto più se era un uomo che dava l'aria di essersi spostato molto per quelle terre! Per questo gli restò vicina, e quando furono già per la strada, riprese: "Avete detto il vero sulla Fortuna, signore... e avete detto il vero anche sulla stoltezza degli uomini al riguardo! Se tutti noi fossimo più consci degli inevitabili incroci del Fato, forse la nostra vita scorrerebbe più agevolmente..." Tacque un istante, poi lo fissò intensamente, ma di traverso, senza for scorgere quello che le passava negli occhi. Era un rischio dare ad un estraneo troppe notizie. Però se voleva avere l'occasione di interrogarlo per saperne di più, doveva pur dir qualcosa, concedere qualcosa... la fiducia non si ottiene che con la fiducia... "Voi, ad esempio..." riprese dunque, decisa "portate un nome, signore, che mi è parecchio caro... portate il nome di un uomo che un tempo ebbe un ruolo molto importante nella vita di qualcuno che amo molto... e adesso che io mi trovavo a vagare tra queste terre, alla ricerca di qualcosa che sembra non trovarsi in nessun luogo, l'avervi incontrato mi è sembrato quasi un segno che Madonna Fortuna mi abbia inviato... il primo segno dopo un tempo infinito e deserto di ogni speranza! Ditemi dunque qualcosa di voi... di dove siete? E perchè mai vi incontrammo così male in arnese lungo la strada per Capomazda?" |
Osservai la giovane signora distribuire disposizioni e allontanarsi verso i giardini. Il cortile presto si svuotò di gente e io mi lasciai scivolare su una panca di pietra, nascosta da un colonnato.
Riflettevo... forse il piano era davvero pericoloso, ma dubitai che la mia vita sarebbe mai stata in pericolo. Gouf avrebbe potuto uccidermi prima che lo facessi io: aveva avuto molti mesi a sua disposizione e quando gli confessai ogni cosa... mi avrebbe potuto torcere il collo con una mano legata dietro la schiena. Non ero una guerriera, le mie armi non avevano nulla a che vedere con la forza fisica. Dei rumori di passi mi riscossero. Dei soldati si erano fermati poco lontano da me e stavano parlando tra loro. Citazione:
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Quindi mi alzai e oltrepassai il colonnato. Ormai non c'era più molto tempo. Aspettare ancora non sarebbe stato saggio in una situazione in cui gli eventi continuavano a stravolgersi bisognava essere tempestivi. "Capitano Monteguard" lo chiamai e mi avvicinai, ben consapevole che talvolta anche i muri hanno orecchie "ora che sua signoria è disperso, chi potrà avallare il piano di cui vi parlavo? Non vorrei sembrarvi indelicata, ma qui sembra che gli eventi precipitino di ora in ora..." Sospirai sinceramente dispiaciuta. |
Seduta sul basso muro di marmo, osservavo gli uomini affaccendarsi per eseguire gli ordini che avevo imposto loro secondo gli utili consigli di Melisendra.
Il draghetto era stato condotto lì e adesso, a dispetto della sua terribile fama, non sembrava più feroce di un cucciolo di cane: esplorava il giardino annusando dappertutto, poi mi tornava vicino e si lasciava carezzare, mordicchiando per gioco l’orlo del mio abito. Pascal, dal canto suo, sembrava tutt’altro che entusiasta del nostro nuovo amico: se ne stava seduto sul mio stesso muro, ma si teneva ad una debita e dignitosa distanza, atta a dimostrare il suo scontento. Inoltre, come se ciò non fosse sufficiente, ringhiava malamente al curioso draghetto, ogni qualvolta questi gli si avvicinava più del dovuto. All’ennesimo ringhio, sospirai... quindi, con un sorriso vagamente divertito, mi alzai e mi avvicinai al gatto. “Andiamo, Pascal...” mormorai, iniziando a carezzarlo piano “Perché non gli concedi una possibilità?” Il drago passò di nuovo lì vicino e, di nuovo, il gatto ringhiò. “Coraggio...” sussurrai “Non vedi che è soltanto un cucciolo? E’ piccolo ed indifeso... è stato preso dal suo rifugio e portato qui, dove rischierebbe davvero molto se nessuno che si occupasse di lui... è qui ed è tutto solo, Pascal, proprio come noi!” Mormorai quell’ultima frase quasi sovrappensiero... I miei occhi tornarono a posarsi sul drago e nell’osservarlo un lontano ricordo affiorò, chissà per quale motivo, nella mia mente... Me ne stavo acquattata dietro il tronco di un enorme albero con quella cordicella in mano, immobile e silenziosa. Matthias, di fianco a me, sospirò d’impazienza e io gli lanciai un’occhiata torva, zittendolo all’istante. “E’ inutile!” sussurrò ad un tratto il ragazzino al mio orecchio “Tanto non la prenderai mai!” “Certo che la prenderò! Aspetta e vedrai!” ribattei. Lui scosse la testa sfoggiando un mezzo sorriso, come faceva spesso di fronte alle mie idee più bizzarre, e tuttavia rimase fermo al suo posto. Poco dopo si udì un leggero fruscio tra l’erba e io mi irrigidii... fissai il punto esatto dove sapevo essere la trappola e, non appena l’erba lì intorno iniziò a muoversi, tirai con forza la cordicella. Si udì un tonfo leggero e subito un paio di orecchie fuggirono da quel punto in direzione degli alberi più vicini. “Oh, accidenti!” esclamai io, contrariata, balzando in piedi e correndo verso il centro di quella piccola radura “Accidenti, mi è sfuggita!” “Ma certo che ti è sfuggita!” esclamò Matthias, raggiungendomi e ridendo sonoramente “Avresti forse avuto qualche possibilità se l’avessi lasciato fare a me, ma tu... tu sei una frana: hai tirato troppo presto, lei si è spaventata ed è fuggita!” Sempre sogghignando divertito, il bimbetto si piegò e iniziò a smontare la nostra rudimentale trappola mentre io, in piedi, lo osservavo in silenzio: eravamo soltanto due bambini, all’epoca, ma lui sembrava più grande di me e possedeva una capacità nel costruire e smontare piccoli meccanismi che a me mancava totalmente. Fatto ciò, si stese disinvoltamente nel ritaglio di sole che penetrava tra le fronde degli alberi e incrociò le braccia dietro la testa. Io mi stesi di fianco a lui e, a mia volta, osservai quel triangolo di cielo terso... “E poi ti immagini che scandalo se proprio tu venissi sorpreso a cacciare lepri?” lo punzecchiai io dopo un istante. Anche lui sorrise, poi ribatté: “Beh... tecnicamente questo non è bracconaggio dato che tu sei la principessa e queste terre, essendo di tuo padre, sono anche tue! E poi...” ruotò la testa e mi lanciò un’occhiata sarcastica “In effetti, non si può neanche dire che stavamo cacciando, dato che non credo tu avessi intenzione di ucciderla e mangiartela, quella povera lepre. No?” Un’espressione sconvolta si dipinse sul mio viso... “Ucciderla e mangiarmela?” ripetei allarmata “Ma certo che no! Io non volevo farle alcun male... volevo soltanto prenderla!” “Ci avrei scommesso!” ghignò lui, fece una breve pausa e poi soggiunse “A proposito... perché la volevi prendere?” “Perché è carina!” risposi semplicemente. Di nuovo lui si voltò a guardarmi, questa volta con un’espressione decisamente sconcertata sul volto... “Perche è... carina?” chiese. “Sì, lo è!” confermai. “Come il capriolo che hai voluto portare a palazzo tempo fa?” chiese sarcastico. “Oh... quello dovevamo farlo! Poverino... si era ferito, ricordi? Non potevo lasciarlo al suo destino!” Lui scosse la testa, divertito... “E comunque...” proseguii io con rammarico “Mio padre ha voluto che lo liberassi di nuovo, una volta guarito! E adesso chissà dov’è...” “E così, ora che non hai più quel capriolo, ti sei messa in testa questa storia della lepre!” commentò lui dopo un istante “Ma possibile che tu non possa vivere se non hai qualche creatura di cui occuparti?” “Beh...” sospirai candidamente, ignorando l’ultima cosa che aveva detto “Sai, ho anche pensato che il capriolo sono stata costretta a farlo rinchiudere in un recinto fuori del palazzo, poverino! Mentre una lepre... beh, quella è piccola e la potrei anche portare nella mia stanza!” Lui si sollevò e si mise seduto, voltandosi a guardarmi... mi scrutò per un lungo momento, con la fronte vagamente corrugata, poi scoppio a ridere: “Lady Talia... tu sei completamente matta!” sentenziò “Completamente!” “Oh, non ridere!” lo rimproverai, mettendomi a mia volta seduta. Lui scosse la testa e riacquistò un tono falsamente serio: “Sai... tutto considerato è andata bene!” disse “E’ una fortuna che ti sia scappata... non avrei voluto vedere la faccia del Principe se tu fossi tornata a palazzo con un nuovo animaletto sotto braccio! Una lepre da compagnia, poi!” “Beh...” ribattei con lo stesso tono “E io non avrei voluto vedere quella di tuo padre quando avesse scoperto che eri stato tu ad aiutarmi a prenderla...” “...tu che sei proprio il figlio del guardiacaccia, dannazione!” ribatté lui, esibendosi in una perfetta imitazione della voce profonda e vagamente roca di suo padre. Ed entrambi scoppiammo a ridere. Infine lui guardò verso il cielo, sospirò e si alzò in piedi... “Andiamo, milady!” disse, tendendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi “E’ tardi: dobbiamo tornare a palazzo, prima che ci scoprano!” Quel ricordo sfumò lentamente tra i miei pensieri e mi lasciò con un vago sorriso sulle labbra... era stata un’infanzia felice la mia, era stato un periodo totalmente spensierato durante il quale mai un dolore o un dubbio avevano sfiorato il mio cuore. Sensazioni che avevo lasciato a Sygma, evidentemente... poiché tutto era cambiato dopo il mio arrivo a Capomazda. Citazione:
Poi mi voltai verso il servitore e sorrisi: “Benissimo!” annuii alzandomi “Vi ringrazio! Adesso tornate pure alle vostre mansioni... se mi occorrerà qualche altra cosa, chiamerò!” Il drago, intanto, si era precipitato verso quella fontana piena d’acqua e vi era saltato dentro, schizzando tutto intorno... lo osservai agitarsi e sguazzare al colmo della gioia e, nonostante tutto, sorrisi. |
Il Sole calava stancamente oltre i monti lontani, persi nella foschia e nelle illusioni di un orizzonte che sembrava incantato.
Lunghe ombre si allungavano sulla campagna che circondava Capomazda, quasi a disegnare spettri e fantasmi a cui il lieve soffio del vento pareva dare voce sottoforma di angoscianti lamenti. E tra le austere mura del palazzo prese vita quell’etera figura. Sembrava una donna. Aveva un velo nero che le scendeva dai capelli fino alle spalle, lasciando appena scoperto il viso tinto di un pallore innaturale. Camminava quasi senza posare a terra i propri passi, fino a giungere ad un confessionale. Qui si inginocchiò e vi restò per un tempo indefinito. Poi, dall’altra parte del confessionale uscì un monaco per svanire nel buio di quel luogo. Dopo un attimo anche la donna lasciò quel confessionale, per andare a pregare ai piedi della statua della Vergine. All’improvvisò, dopo essersi alzata e segnata con la croce, si voltò verso Melisendra. Gli occhi, verdi come le limpide acque del mare al mattino, sembravano spenti ed il volto era segnato da una sofferenza senza fine. “Non ho detto ad alcuno del mio bambino…” mormorò fissando l’incantatrice “... solo al buon monaco… devo tenerlo nascosto... è un maschio, lo so, lo sento…” sospirò accarezzandosi il ventre “… ma lui non devo saperlo o giungerà a strapparmelo! E’ li fuori!” Fissando il vuoto oltre una finestra. “Non sa ancora del nascituro, ma è come una fiera attirata dall’odore del sangue… il nobile e maledetto sangue dei Taddei…” In quel momento Melisendra udì i rintocchi della campana della Cappella della Santa Vergine, che la destarono da quella visione. "Milady..." la chiamò all'improvviso il capitano Monteguard "... cosa avete? Forse un capogiro? Mi sembrate strana... va tutto bene?" |
Vidi il mio cavaliere avanzare verso di me, aveva un passo tranquillo, forse era un po' stanco.
Appena mi fu abbastanza vicino feci un inchino scherzoso abbassando gli occhi come se davanti a me ci fosse il duca Icarius in persona. Poi alzai lo sguardo e sorrisi, mi avvicinai a Friederich e gli baciai dolcemente la guancia mettendogli in mano il cestino prieno di panini dolci e frutta. "Sei stanco caro?" chiesi e scostai il tovagliolo che copriva il cibo "Tieni, ti ho portato qualcosa da mangiare, se vieni a casa subito e non ti devi trattenere c'è anche del sidro caldo che ti aspetta. Ho pure cambiato le lenzuola del letto così, se vorrai riposarti un po' le troverai pulite e profumate". Alzai il viso per guardarlo diritto negli occhi visto che ancora non mi aveva risposto e aggiunsi: "Ma guarda quelle stupide guardie come ci osservano, non hanno mai visto una moglie e un marito parlare? Certo che voi soldati siete proprio strani, vi scandalizzate per così poco e poi la sera andate a fare baldoria con le donnacce delle osterie. Eh ma tu non c'andrai più, mio caro..." Risi, girai i tacchi e feci per andarmene ma mi voltai un'ultima volta lanciando a mio marito un'occhiata languida come per dirgli: "forza tesoro! Non stare lì fermo come un mammalucco, vieni a casa che ti aspetta una sorpresina..." Come sempre non capì immediatamente le mie intenzioni... http://img822.imageshack.us/img822/8421/2heatdejpg.gif |
“Il mio nome? E’ un nome come un altro…” disse Guisgard sorridendo alle parole di Morrigan “… forse addirittura scelto a caso… in queste terre, pare, solo gli aristocratici sono vincolati a nomi che si tramandano per generazioni… credono nella capacità del sangue e dei nomi di essere portatori di grandezza e virtù… io, per mia sfortuna o fortuna, sono di umili origini e ai miei è bastato scegliere un nome che fosse facile da ricordare e non troppo difficile da chiamare!” E scoppiò a ridere.
Hastatus, intanto, incrociato il gruppo, aveva preferito continuare il cammino verso Capomazda, dove giunse poco dopo. Il gruppo invece, proseguendo per la propria strada, era giunto, alcune miglia dopo, al luogo chiamatop Gorgo del Lagno. La selva, distrutta per un tratto dal fuoco della spaventosa bestia emersa dalle acque, presentava ancora qualche falò qua e là. “Perecourt…” chiamo August “… indicaci il luogo esatto dove è caduto in acqua sua signoria.” “Qui!” Indicò il guardiacaccia. “Proprio qui!” “Queste acque sono come sabbie mobili…” mormorò Finiwell. “Presto, procuratevi dei lunghi rami…” ordinò August al gruppo “… li useremo come pertiche per tastare il fondo melmoso di queste acque.” Così fecero e cominciarono le disperate ricerche. Ma ben presto il crepuscolo si fece annunciare. “Maledizione…” mormorò August “… è quasi già buio… restare oltre sarebbe troppo pericoloso…” “Io non lascerò questo luogo senza aver ritrovato il mio signore!” Esclamò Perecourt. “Forse quella bestia che avete visto al momento della sparizione di sua signoria” intervenne Finiwell “potrebbe proprio ritornare col favore delle tenebre!” “Cos’avete, cavaliere?” Chiese divertito Guisgard. “Paura forse?” “Amico mio, la paura mi è ignota” rispose lesto Finiwell “quanto lo è il peccato alla coscienza di un neonato!” “Restare comunque qui” prendendo la parola August “è pericoloso… ricordate che i nostri nemici si muovono nella brughiera devastando ogni cosa… e loro mi preoccupano più di qualsiasi bestia di questo mondo!” Fissò un’ultima volta le acque del Lagno. “Presto, si torna a Capomazda…” disse senza tradire alcuna emozione. Almeno in apparenza. “Dio del Cielo, no…” cominciando a piangere Perecourt. “Torneremo qui domani mattina presto… ora andiamo.” Ordinò August ai suoi. In quel momento Morrigan avvertì qualcosa. Una sorta di profonda inquietudine. Un senso di angoscia tanto irrazionale, quando reale. E, all’improvviso, Samsagra cominciò a vibrare intensamente. http://3.bp.blogspot.com/_kkDe5JnDqB...ng-6229232.jpg |
Dafne si voltò per tornare a casa, ma la mano di Pasuan, afferando la sua, la fermò.
La fissò per qualche istante. “Perché tornare a casa? C’è un bellissimo crepuscolo…” disse “… il capitano Monteguard mi ha… ehm… messo in libertà fino a domattina… prendi quel cestino che hai preparato… ti voglio mostrare un luogo speciale…” In sella allora al suo cavallo, i due giovani galopparono verso il borgo di Capomazda. Poco dopo giunsero ad una vecchia torre diroccata. Pasuan si tolse il mantello per stenderlo sull’erba. “Sai…” fissando le ultime luci del giorno morente “… ci venivo spesso qui quando ero uno dei cadetti… dalla torre diroccata si può vedere in direzione del mio paese natale… è un posto bellissimo e ti sarebbe piaciuto vederlo, ne sono certo… quando l’aria è limpida come adesso è possibile contare quasi tutte le stelle del Cielo… e più le conti, più ti sembrano vicine… fino a quando giunge un soffio di vento per farle volare quasi tutte via…” sospirò malinconicamente. Si voltò verso di lei e le sorrise. “Dai, sono curioso di assaggiare quello che hai preparato per me!” Esclamò. “Un cavaliere, soprattutto dopo aver affrontato il capitano Monteguard, ha bisogno di nutrirsi bene!" http://www.writersmarch.com/cinemani...akin_padme.jpg |
Il piccolo draghetto fissava incuriosito la sua nuova tana.
Osservava quel rifugio girandogli intorno, annusandolo ed osservandolo con attenzione. Emise poi uno dei suoi strani versi e vi saltò dentro agitando la coda e le piccole ali che aveva sul dorso. Pascal intanto era corso dentro, nel palazzo. Talia lo ritrovò nel corridoio, ormai immerso nella penombra della sera. E per un attimo la giovane principessa di Sygma ebbe l’impressione che Pascal non fosse da solo. Un’immagine, una figura sembrò muoversi tra le ombre del corridoio. Poi i luminosi occhi di Pascal fissarono l’infelice moglie del duca. Proprio sotto uno dei tanti ritratti del palazzo. “E’ lady Gyaia…” disse una voce alle spalle di Talia “… tanto bella, quanto sfortunata ed infelice…” è tardi, milady, forse dovreste mangiare e poi riposare…” aggiunse Izar avvicinandosi a lei, mentre gli enigmatici occhi della Granduchessa Gyaia li fissavano. http://images.easyart.com/i/prints/r...te--134236.jpg |
"Oh no mio caro, il cestino può aspettare, ora ho troppa voglia di vedere il tuo paese natale. Dai, è ancora abbastanza chiaro per vedere un po' in lontananza!"
Detto questo mi alzai di scatto e mi precupitai alla torre cercando di mettere i piedi sui gradini buoni di una vecchia scala. Raccogliendo le gonne intorno alla cintura mi arrampicai fino in cima senza troppa fatica. Il cavaliere mi seguiva un po' perplesso. Io ero felicissima, un po' accaldata a dire il vero. Mi passai una mano sulla fronte dicendo: "Uff che faticaccia, era un pezzo che non mi muovevo così velocemente, e pensare che prima di sposarmi correvo a destra e sinistra per tutti i nascondigli di Camelot per sfuggire alla suora che voleva a tutti i costi farmi studiare la matematica... che sceneggiate! " Lo guardai, lui non era affaticato per nulla. Mi voltai per dirgli: "Mi è venuta un'idea, perchè non ci fermiamo a dormire qui questa notte? Non fa freddo e non credo nemmeno che ci sia d'aver paura qui. Che ne dici, ti va?" |
“Non c’è bisogno di correre!” Disse divertito Pasuan a Dafne. “Guarda che il mio paese non scappa mica!”
Fece allora gli scalini a tre alla volta e raggiunse la ragazza che lo precedeva, animata com’era dal suo vivo entusiasmo. Pasuan e Dafne salirono così fino in cima alla vecchia torre diroccata. La sera era ormai giunta e la fresca brezza che aveva soffiato per tutto il giorno aveva reso il cielo chiaro di stelle scintillanti e l’orizzonte limpido, sgombro da nebbia e foschia. “Eccolo, è laggiù…” disse Pasuan indicando il punto in cui si trovava il suo paese natio “… se fissi con attenzione il punto che ti indico, potrai vederne le luci in lontananza…” Dafne, raggiante era davanti al cavaliere, con la schiena poggiata sul suo petto. E sentiva battere forte il cuore di lui. Pasuan invece la fissava mentre, con un sorriso e gli occhi luminosissimi per la gioia, la ragazza si perdeva in quello scenario reso incantato dalla magia della sera. Restarono a fissare quello spettacolo per un tempo indefinito, fino a quando Pasuan l’avvolse nel suo mantello. “L’aria comincia ad essere un po’ troppo fresca…” mormorò “… vieni, meglio scendere…” Si sistemarono allora nel vano sottostante, che presentava ancora la copertura lignea per poterli riparare. Pasuan coprì Dafne col suo mantello e poco dopo la ragazza si addormentò. Lui restò però sveglio, a fissarla tutta la notte. “Sorridi, piccola…” pensava il cavaliere guardandola “… forse era da tanto tempo che non sorridevi… troppo tempo…” Fissò allora il cielo attraverso una delle finestre e si accorse che mai come quella notte gli era parso così bello. |
"Mi chiedo se il segreto della vostra capacità di ridere sia celato in un cuore colmo di gioia, o se piuttosto non sia che un modo per non pensare all'orrore di questo mondo..." mormorò Morrigan udendo la risposta la risposta di Guisgard.
Quindi, sollevando su di lui uno sguardo serio, che voleva lasciar intendere come fosse decisa a proseguire in quella discussione: "... ma di una cosa potete star certo, signore: di sicuro non è un buon modo per eludere le domande di chi si interessa a voi!" Gli disse questo, poi, insieme agli altri, si impegnò in quella ricerca, che si rivelò presto tanto faticosa quanto infruttuosa. Quando infine il sole fu prossimo a scendere oltre la linea dell'orizzonte, presero a discutere su cosa fosse meglio fare. “Torneremo qui domani mattina presto… ora andiamo!” ordinò August alla fine, mettendo a tacere ogni protesta. In quel momento Morrigan avvertì qualcosa. Era angosciante, le prendeva il cuore, le toglieva il respiro e le occupava la mente, senza che la ragazza potesse comprenderne le origini e le ragioni. Un'inquietudine profonda, simile a quella provata la notte precedente, come un antico presagio di sventura o un infausto pensiero di sangue... ... e in quel momento Samsagra, al suo fianco, prese a vibrare, irradiando intorno a sè cupi bagliori di smeraldo. La reazione di Morrigna fu immediata. Conosceva la sua spada, ormai da molti anni. "Aspettate, capitano!" gridò allora, fermando August con un gesto della mano. Poi, guardando Guisgard, Finiwell, Perecour e Cavaliere25 che la stavano fissando sorpresi da quell'interruzione, cercò di mutare il tono della voce, per far comprendere loro quanto fosse serio il suo avviso: "Sta per succedere qualcosa..." disse ai compagni "qualcosa di pericoloso... che vogliate restare a vedere o volare via come il vento, in ogni caso... armi alla mano e occhi aperti!" |
Lungo la strada, incrocia nuovamente il gruppo di uomini di prima, ma proseguii verso Capomazda, nonostante l'invito ad unirmi a loro, dove giunsi prima di sera.
Gli uomini di guardia, erano molto attenti, quindi mi identificai e poi chiesi di parlare col barone.. ricordavo di averlo visto più di una volta a Camelot. Da lui, forse avrei saputo ciò che stava accadendo. |
Citazione:
Non nascondo che un brivido di paura corse lungo la mia schiena. Sistemai il cappuccio per darmi forza e uscii dalla stanza. Percorrendo il corridoio verso l'esterno in direzione dello spiazzo di entrata, le parole di Lady Cornelia rimbombavano dentro la mia testa.."ma che cosa significano? che vorranno mai dire?". Giunta allo spiazzo notai movimento. Vi era un cavaliere e alcuni soldati. "Ma io ho già visto quel cavaliere...ora ricordo: mi pare si chiami Hastatus. Si! E' proprio lui! " e, a passo veloce, mi avvicinai all'uomo. "Buona giornata cavaliere. Non sono sicura se ricordate di me. Io sono Llamrei, figlia di ap Llewellyn, sono la figlia "monaca" per dovere. Ricordate la mia storia? Io mi ricordo di voi" |
"Buongiorno milady, ... il vostro viso mi è familiare, però non riesco a ricordare dove ci siamo incontrati. Conosco però molto bene vostro padre."
Dopo un attimo di pausa continuai "Perdonatemi, ma manco dalla Britannia da più di un anno, e non so di chi fidarmi... ora forse voi potreste ragguagliarmi su quello che sta accadendo... questa mattina ho attraversato un luogo dove è stata fatta una strage... avrei potuto capire se i morti fossero stati solo dei soldati, ma gli uomini che hanno compiuto la strage hanno anche decapitato un bambino innocente." |
Sbaragliai gli occhi nell'udire il racconto agghiacciante dell'uomo.
"Oh mio Signore! Ma cosa state dicendo?! Ma cosa sta succedendo? Non riesco a far collimare i vari pezzi di questo ingarbugliato mosaico. Ho solo dei tasselli sparsi che potrebbero condurre a qualcosa di terrificante..e in più quello che mi state raccontando voi..Io...io non so di chi ci si può fidare..sono giunta qui per caso...forse qualcuno, di cui ancora ignoro l'identità, ha voluto che io fossi qui.." attesi un attimo riflettendo su quanto era accaduto fin d'ora e sul racconto del cavaliere... "Signore: dite bene voi. Conoscete mio padre e immagino avete conosciuto l'uomo che perse la vita per ricevere quell'onore che richiedeva il mio genitore..credo abbia combattuto valorosamente al vostro fianco...Ora è al mio di fianco, a proteggermi dalle insidie del mondo visto che l'abito che indosso sembra essere più un fardello di cui disfarsi che una corazza di protezione. Per quanto riguarda il motivo per cui siamo qui...perché non chiediamo spiegazioni al barone?" |
Trovai Pascal in quel corridoio... era arrabbiato per lo spavento che il drago gli aveva fatto prendere e così, non appena mi avvicinai, mi sfuggì e andò a rintanarsi nell’angolo più buio, che si trovava nel canto oltre l’ultima finestra.
Sospirai e gli andai dietro... il corridoio era ormai immerso in un’atmosfera crepuscolare, il sole era calato e lunghe zone oscure si allungavano tra una colonna e l’altra. Oltrepassai l’ultima, certa che vi avrei trovato soltanto Pascal, e invece sussultai: due occhi mi fissavano nella penombra. Fu soltanto un momento, una sensazione fulminea, poi mi resi conto che era soltanto un altro delle decine di ritratti che riempivano quel corridoio: una giovane donna. La osservai per un istante e subito ne rimasi affascinata: la figurazione era semplice ed essenziale, non indossava un abito particolarmente ricco ne’ gioielli vistosi, eppure vi era qualcosa di più in esso... la sua presenza era quasi viva oltre il velo della pittura, il suo sguardo sembrava bucare la tela e raggiungermi, riversandomi addosso mille e più intensi significati. Citazione:
“Mangiare e riposare?” chiesi “Come potrei riuscire a mangiare, o anche solo a riposare, adesso che Sua Signoria non è qui? Come potrei, sapendolo disperso?” Lo dissi senza alcun risvolto particolare, e mi stupii molto nel notare invece nella mia voce una nota vagamente acerba... Tuttavia non volevo che Izar indovinasse il mio stato d’animo, del quale forse non ero ancora neanche del tutto certa... così, in fretta, distolsi gli occhi e li puntai sul dipinto di fronte a noi. “Lady Gyaia?” mormorai “E così questa è lady Gyaia... era di Sygma, non è vero? Come me! So che è morta molto giovane...” Fissai il dipinto ancora per un istante e sospirai... “Guardatela!” proseguii subito dopo “Non trovate che sia bellissima? Di una bellezza sorprendente... Eppure, se osservate i suoi occhi, vi accorgerete che sono oltremodo tristi! Non vi è alcuna gioia in essi, non vi è la pur minima traccia di sorriso, non vi è che dolore e solitudine...” Feci una breve pausa, senza staccare gli occhi da quelli della donna... riflettevo... “Ho passato del tempo in questo corridoio, sapete? Ho osservato questi ritratti... e non potrei dire che ve ne siano di gioiosi! Pare che nessuna Granduchessa di Capomazda sia mai stata realmente felice... non è curioso? Verrebbe da pensare che sia una sorta di... eredità! C’è chi eredita terre, chi eredita potere e tesori... le duchesse di Capomazda sembrano destinate ad ereditare infelicità!” sorrisi un momento all’ironia di quel ragionamento, sebbene non fossi niente affatto divertita. “Sapete, Izar... nessuno ha mai voluto parlarmi delle storie delle persone in questi ritratti... lord Rauger sembrava addirittura voler evitare il discorso! In effetti, voi siete stato l’unico che abbia mai sfiorato l’argomento con me!” mi voltai e fissai intensamente i miei occhi in quelli dell’uomo, appena dietro di me “Eppure... come mai ho la netta sensazione che anche voi, come tutti gli altri, stiate cercando di tenermi all’oscuro di qualcosa?” |
Una sensazione di freddo e vertigine mi assalì quando gli occhi della donna mi guardarono. Erano terribilmente tristi. Quando la sua mano toccò il ventre rigonfio... istintivamente portai la mano sul mio. La donna era disperata ed emanava una paura profonda e terribile che mi colpì in pieno. Era una sensazione che ricordavo... e mi spaventò in ogni fibra del mio essere.
Un rintocco mi trascinò fuori dalla visione e tutto svanì come nebbia. Citazione:
Nella mente mi rimbombavano le parole di quella donna dagli occhi verdi. Mi appoggiai a una colonna e respirai profondamente. La visione era venuta a me con forza inaudita, come se qualcosa tra quelle mura stesse gridando per farsi sentire... e aveva trovato me. Chi era quella donna? E chi era la creatura che sentiva il bisogno di proteggere? E soprattutto chi era "lui", quel pericolo incombente? La mente era affollata di interrogativi. "Sto bene..." risposi "io... ho visto..." mi ripresi all'improvviso. mi schiarii la gola: "Ditemi, capitano, come intendete procedere?" Non avrei potuto descrivere ciò che avevo visto e udito. Non avrebbero creduto alle mie parole e si sarebbero insospettiti nuovamente. |
Mi svegliai riposata la mattina seguente. Mi girai verso il posto nel quale aveva giaciuto il mio cavaliere ma non lo vidi. C'era solo la paglia schiacciata al suo posto. Mi alzai a sedere, mi guardai attorno. La torre era deserta. Lo chiamai:
"Firederich caro, dove sei?" Nessuno rispondeva. Al passare dei minuti i miei occhi si abituavano sempre più alla luce del giorno, mi accorsi che mi aveva lasciato il suo mantello e, proprio dove aveva appoggiato la testa durante la notte c'era ora un mazzolino violette ed eriche. Fui contenta di quel piccolo regalo e me ne misi alcune tra i capelli con le altre adornai la scollatura. "Sarà tornato a Capomazda, aveva il turno di guardia questa mattina! Poteva svegliarmi, saremmo tornati assieme". Così dicendo mi alzai e notai che mi aveva lasciato il suo cavallo: "Santo Cielo! E' pazzo: mi ha lasciato sia il mantello che il cavallo, il Capitano gli farà una bella ramanzina visto che non ha l'uniforme completa! Speriamo almeno che riesca a prendere uno dei cavalli dalle scuderie altrimenti lo metterà pure in punizione... Strano però, Friederich è sempre stato così diligente in queste cose. In effetti lo vedo un po' cambiato: meno istintivo, meno passionale ma molto più romantico. Credo proprio che in tutti questi mesi di matrimonio non c'eravamo mai fermati a dormire sotto le stelle e perdipiù abbracciati; era sempre così restio alle effusioni pubbliche. Beh si vede che la lontananza l'ha fatto maturare". Mentre facevo tutte queste riflessioni raccolsi le cose che la sera prima avevamo lasciato un po' qui e un po li, salii in groppa al cavallo e mi avviai felice verso casa. Una volta passato il ponte lavatoio valutai se andare a portargli il mantello e, ovviamente, il cavallo in caserma o se attenderlo direttamente a casa... decisi di portargli il mantello. Avevo però lo stomaco sottosopra, vidi che tutto intorno a me iniziava a girare vorticosamente e svenni, cadendo da cavallo, proprio a due passi dal posto di guardia. |
Morrigan aveva appena finito di pronunciare quelle parole e subito i suoi compagni si misero in guardia.
“In un posto come questo…” disse Finiwell guardandosi intorno “… sta sempre per succedere qualcosa…” “Un motivo in più per tornare a Capomazda.” Mormorò August. “Domattina, a Dio piacendo, ritorneremo qui con dei rinforzi… le tenebre che stanno scendendo su questo luogo sono lo scudo migliore per eventuali assalitori…” “Domani potrebbe essere troppo tardi!” Esclamò disperato Perecourt. “Non voglio lasciare questo luogo senza aver ritrovato il mio signore!” “Presto qui non si vedrà nulla più!” Intervenne Finiwell. “E dalle tenebre potrebbe spuntare qualsiasi cosa… e noi saremmo impotenti!” “Presto, in marcia!” Ordinò August. Il gruppo così si mise in marcia, attraversando con attenzione la brughiera. E a notte ormai inoltrata giunse a Capomazda. “Riposatevi…” disse August al gruppo di temerari “… domani ci attende una nuova giornata di ricerche in quel posto maledetto. “Ah, voi due…” chiamando Guisgard e Morrigan “… potete riposare negli alloggi dei cavalieri, anche se non siete ancora formalmente arruolati.” Fissò poi con attenzione Morrigan ed aggiunse: “Ah, certo, voi siete una donna… forse è il caso che prendiate una stanza alla locanda per stanotte, in attesa che domani vi trovino un alloggio appropriato in caserma. Ora tutti a dormire. La sveglia domani sarà di nuovo presto!” "Ragazzo mio, ora ti insegnerò un'altra cosa..." mormorò Finiwell a Cavaliere25 "... un vero cavaliere deve anche saper corteggiare... e quella del corteggiamento è un'arte i cui segreti non mi sono affatto ignoti! Osserva un maestro in azione!" "Immagino che ti sentirai sola alla locanda, bellezza..." disse Finiwell avvicinandosi a Morrigan "... e sia, ho capito... sei timida e non ti andava di chiedermelo... verrò con te e prenderemo una bella stanza matrimoniale, che ne dici? Così potrò vegliare sui tuoi sogni!" Aggiunse sicuro di sé e facendole l'occhiolino. http://s11.allstarpics.net/images/or...mw8ksiwmk1.jpg |
Il Capitano Monteguard apparve per un momento pensieroso alle parole di Melisendra.
“Sua signoria è…” esitò un attimo e poi continuò “… è scomparso, farse sarà ferito e spetta a lui pronunciarsi su qualsiasi piano o strategia riguardo alla guerra in atto… ho comunque accennato di quello che mi avete detto ad Izar, il consigliere del duca… se malauguratamente domani non si avranno ancora notizie di sua signoria, metteremo al corrente lady Talia dei vostri propositi…” Lady Talia. Quel nome echeggiò nella mente di Melisendra, così, apparentemente senza alcun motivo. “Lady Gyaia… come tutte le persone raffigurate in un ritratto… mostra solo una parte di sé…” disse Izar fissando il ritratto della Granduchessa “… un ritratto è simile ad uno specchio, mia signora… rappresenta solo una realtà, ossia il punto di vista, le sensazioni del pittore che dipinge la tela, o di colui che si riflette nello specchio…” Il ritratto di lady Gyaia si mostrò come un’improvvisa visione a Melisendra. “Era bella…” mormorò all’incantatrice una voce misteriosa. http://www.turismo.it/fnts/turismo/i...hino_di_pe.jpg “Ma quando fu ritrovata morta l’orrore aveva preso il posto della bellezza sul suo volto…” http://scrawlfx.com/wp-content/uploa...s-announce.jpg “Ora è tardi, tornate nei vostri alloggi al palazzo, milady.” Quelle parole di Monteguard destarono ancora una volta Melisendra da quella nuova e misteriosa visione. |
Llamrei, nel frattempo, parlava col nuovo cavaliere giunto a Capomazda, Hastatus, quando qualcuno la chiamò da lontano.
“Sorella! Sorella, sono qui.” Avvicinandosi alla monaca ed al cavaliere. “Sono un messo dell’abate Ravus ed incontrarvi cela senza dubbio la mano della Divina Provvidenza! Questo cavaliere che mi accompagna” indicando l’uomo che era giunto insieme a lui “è sir Gervan.” Riprese fiato e continuò: “Vedete, ha scritto all’abate la badessa del monastero delle Agostiniane che si trova presso Scarlett Hill. In quel santo luogo è conservato un codice molto antico e prezioso, conosciuto come Le Angosce di Santa Lucia… ebbene, a causa della guerra che imperversa su questi territori, la badessa teme che quel codice non sia più al sicuro nel suo monastero e ha chiesto all’abate Ravus di inviare qualcuno per prelevarlo e portarlo proprio qui a Capomazda… però solo una monaca può entrare in quel convento, essendo di clausura… ecco allora che incontrarvi, sorella, è stata un gran fortuna! Accettate, in nome del Cielo, di recarvi al monastero delle Agostiniane per prelevare quel codice?” “Purtroppo però in questo momento non è possibile sguarnire troppo le difese di Capomazda” intervenne Gervan “ed ecco allora che il capitano Monteguard ha incaricato me solo di scortare la monaca fino al monastero delle Agostiniane. Ma voi, messere, potreste venire con noi.” Rivolgendosi poi a Hastatus. “Due cavalieri saranno più che sufficienti per accompagnare questa pia monaca al monastero. Siete d’accordo?” |
“Il mio braccio è inattivo da troppo tempo ormai!” Disse il soldato di guardia. “C’è una guerra in atto e vorrei essere già nella mischia! Anche tu la pensi come me, Pasuan?” Chiese al cavaliere che gli stava accanto. “Pasuan? Mi ascolti?”
“Eh? Cosa hai detto?” “Oggi hai la testa da tutt’altra parte!” “Si, scusami, ero sovrappensiero…” mormorò Pasuan “… ascolta, tu conoscevi un cavaliere di nome Friederich?” “Può darsi l’abbia sentito nominare…” cercando di rammentare il soldato “… ma non saprei adesso… perché?” “Nulla, lascia stare…” Ad un tratto però l’attenzione delle due sentinelle fu attirata da un capannello di persone proprio davanti al posto di guardia. “Cosa accade?” Chiese il soldato. “Non saprei…” rispose Pasuan “… non riesco a vedere niente… ma, un momento! E’ lei!” Il cavaliere allora saltò giù dal camminamento delle mura e lanciandosi per le scale scese nel cortile in un baleno. “Dove vai, Pasuan?” Urlò l’altra sentinella. “Non puoi abbandonare il posto di guardia!” Ma Pasuan era già presso quel capannello di persone. “E’ pallida, forse si tratta di debolezza…” mormorò uno dei presenti. “Lasciatemi passare!” Gridò Pasuan. Si chinò allora a terra e prese Dafne in braccio. “Ti occorre una mano, Pasuan?” “No, basto io solo.” Montò allora in sella al suo cavallo e riportò la ragazza a casa. Il prato fiorito, animato dai colori più belli ed intriso dei profumi più intensi della Primavera. Dafne era felice e correva col vento che sembrava sospingerla, mentre tutt’intorno quello scenario si apriva al suo passaggio. Sentì allora un poderoso nitrito. Si voltò e vide un cavaliere che si avvicinava. “Friederich!” Lo chiamò lei, correndogli incontro. Ma in un attimo tutto mutò ed il fuoco avvolse ogni cosa. Scoppiò una battaglia e quel cavaliere fu colpito a morte proprio sotto gli occhi di Dafne. “Non mi lasciare, Friederich!” Gridò lei. Dafne si alzò di scatto. “Ehi, va tutto bene.” Disse sorridendo Pasuan. “E’ stato solo un brutto sogno.” Le mostrò allora un bellissimo fiore. “Guarda… si dice che se al risveglio qualcuno ci dona un fiore, la giornata sarà fortunata e ricca di gioia.” E la bellezza di quel fiore si specchiò negli occhi di Dafne, che tornarono così ad illuminarsi di nuovo. |
“Si, milady…” disse Izar a Talia “… lady Gyaia era di Sygma, la vostra stessa terra… una terra bellissima, dove l’arte, la poesia, la storia dominano come in poche altre parti del mondo… Sygma, da sempre sogno dei grandi di Capomazda… dopo la vittoria che la portò nei domini del ducato, si tentò di trovare accordi e stringere legami fra la casa reale di Sygma e gli Arciduchi di Capomazda… e naturalmente nessun legame è più forte di quello matrimoniale… e così la bella e giovane Gyaia andò in sposa ad Ardeliano, l’erede dei Taddei…”
Fissò il ritratto smettendo per un attimo di parlare. “Lady Gyaia… come tutte le persone raffigurate in un ritratto… mostra solo una parte di sé…” riprese Izar senza smettere di fissare il ritratto della Granduchessa “… un ritratto è simile ad uno specchio, mia signora… rappresenta solo una realtà, ossia il punto di vista, le sensazioni di chi lo sta guardando… sia esso il pittore che ritrae, o colui che si riflette nello specchio…” Si voltò verso Talia e sorridendo aggiunse: “Questi ritratti hanno assunto il volto delle nostre preoccupazioni, delle nostre angosce… non lasciatevi turbare da essi, milady… quanto alla loro storia, non vi è nulla, credetemi, da tenere segreto… purtroppo l’uomo si lascia spesso affascinare dal passato, ricordando solo i momenti belli e piacevoli, finendo così per idealizzarlo… avete un ducato da governare, mia signora… il presente ed il futuro di noi tutti sono nelle vostre mani… sarebbe sciocco, soprattutto per una dama intelligente come voi, perdersi guardando al passato.” Mostrò un lieve inchino e si ritirò. La carrozza entrò rapida a Capomazda, per poi imboccare la via che conduceva alla monumentale Porta dei Leoni. Due fieri leoni fissavano la strada, tenendo sotto la zampa uno scudo con inciso il simbolo dei Taddei. Poco dopo la carrozza attraversò la porta tra le due possenti statue leonine e giunse nel cortile del palazzo. Le guardie subito andarono incontro ai due passeggeri che scesero da essa. “Sono il priore Hadoss” si presentò uno dei due “e questi è messer Matthias de Lastry. Siamo inviati di sua maestà il re di Sygma.” E mostrò loro il sigillo reale di quelle terre. Izar fu subito avvertito del loro arrivo e li raggiunse all’istante. “Vogliate seguirmi, signori…” disse “… vi condurrò da lady Talia.” Detto ciò li annunciò alla Granduchessa. |
"E' un susseguirsi di sorprese oggi!" dissi ad alta voce con tono ironico. Stavano accadendo eventi molto strani ma tutti accomunati da un filo comune: paura.
"E stia bene, buon uomo. Mi recherò presso il convento delle Agostiniane. A patto che io sia scortata da sir Hastatus di cui conosco la fama, la prodezza e l'onore. Sta bene anche il vostro di cavaliere purché ubbidisca ai comandi di sir Hastatus. Mi chiedo: perché quale motivo Gervan non mostra il suo volto? E voi sir Hastatus, avete la compiacenza di accompagnare una povera e indifesa monaca presso il convento qui vicino? Vi prometto che non vi farò incontrare monaca alcuna....giusto per proteggere la vostra incolumità:D" E cosi dicendo voltai le spalle al gruppetto e mi avviai verso l'uscita in direzione Convento delle Agostiniane. |
Una nuova vertigine mi fece mancare il respiro.
Il volto bellissimo di quella donna era rapidamente mutato in una smorfia di terrore. La nebbia si diradò e ascoltai le parole del capitano Monteguard. "Sì, mi ritirerò nelle mie stanze in attesa del colloquio con lady Talia e riposerò... c'è qualcosa tra queste mura..." mormorai tra me e me "Lady Gyaia..." Sospirai, ancora sopraffatta dalla tristezza dello sguardo di quella visione. "A domani, capitano, che la notte rechi sollievo e ristoro all'ansia di queste ore" mi inchinai e mi diressi verso la mia camera. Una volta entrata chiusi la pesante porta alle mie spalle e mi accasciai sul letto. "Non andrai da nessuna parte... non così!", ruggì. "Pensi che non sappia cosa è successo? Come hai potuto permetterlo?" Mi difesi dalla sua stretta, ma era troppo forte per me. "Di quale utilità mi potrai essere ora?" Il bosco intorno a me era deserto e non avevo speranze di fuga. "Ma tu... tu porterai a termine questa missione e lo ucciderai." Mi strinse il polso a tal punto che gemetti. "Oppure io ucciderò te..." Spalancai gli occhi... per la prima volta quella promessa mi fece davvero paura. Portai la mano al ventre, istintivamente. Lo sentii sogghignare. "Te e il tuo bastardo..." Il sangue mi si ghiacciò nelle vene. Mi sospinse via e mi voltò le spalle. Caddi a terra, tra le calde foglie secche del sottobosco, furiosa, spaventata e sconfitta. Allontanai quei ricordi e mi spazzolai i capelli con più solerzia del necessario. Lo specchio rimandava un'immagine di me con gli occhi resi ancora più grandi dal luccichio delle lacrime che non sarei mai riuscita a piangere. Mi guardai a lungo e non mutai espressione. Sospirai. Quella lady Gyaia era disperata... e io avevo conosciuto una disperazione simile... un tempo. |
Guardai il mio compagno all'opera per imparare a corteggiare dentro di me dissi non sembra difficile si deve solo trovare le parole giuste da dire a una donna e rimasi li a guardare la scena
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Mi svegliai concitata, sudata, spaventata e con il cuore che esplodeva nel petto. La prima cosa che riuscii a vedere, appena apersi gli occhi era un fiore grandissimo e profumatissimo. Immersi il naso nella sua corolla lasciando che tutto l'olezzo salisse su fino ad inebriarmi completamente. In quello stesso momento pensai:
"Che cosa risponderò se Friederich mi chiederà il motivo per il quale sono svenuta proprio in mezzo alla piazza?" Non trovavo le parole, non sapevo cosa dire. Tacqui aspettando di capire a che cosa stesse pensando lui per agire di conseguenza. Lo guardai sorridendo, aveva l'aria di un ubriaco, mi venne da ridere! Lui ancora sembrava perso nel suo mondo così continuai a pensare tra me e me: "Forse glielo dovrei dire che sono incinta. Siamo in guerra, potrebbe essere chiamato a combattere in ogni momento, è giusto che lo sappia; se dovesse morire (Oh, Dio ce ne scampi!) dovrebbe sapere che mi lascerebbe un erede. Però se glielo dico e poi partisse per la guerra potrebbe essere distratto dai pensieri e dalle preoccupazioni sapendomi sola e incinta; potrebbe fare qualche errore sciocco che gli potrebbe costare la vita. No, forse meglio non dirglielo..." E, mentre ancora stavo facendo questi ragionamenti iniziai a cantare, senza accorgermene, una vecchia canzone di guerra: "Io non ti lascio sola, ma ti resta un figlio ancor, nel figlio ti consola nel figlio dell'amor..." |
Citazione:
Fummo interrotti da un'abate, scortato da un cavaliere. Ascoltammo quello che aveva da dire e poi llamrei, prese la decisione per tutti noi, e poi se ne andò. Citazione:
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Morrigan seguì l'ordine di August di malavoglia... se avesse avuto un po' più di voce in capitolo in quel consesso, avrebbe dato man forte alle proteste di Perecour... non già perchè le stesse a cuore il destino di Icarius, no... non aveva visto il Granduca che una sola volta, e quella sera, a parte la sua palese capacità di occuparsi di tutto fuorchè della salute delle sue terre (cosa che non faceva che testimoniare la sua mancanza di buonsenso, ma che Morrigan riteneva deliziosamente divertente), il contegno di quell'uomo non le aveva ispirato nient'altro che indifferenza.
No, Morrigan voleva restare per vedere. Per soddisfare la sua innata curiosità e la sua attrazione verso tutto ciò che di ignoto esiste al mondo. Voleva restare perchè Samsagra le aveva parlato, e questo risvegliava in lei sempre una grande trepidazione... "Morrigan, vieni con me..." Non aveva che dieci anni. Ma il ricordo di quel giorno era così vivo e chiaro. Suo zio Morven l'aveva presa per mano e l'aveva condotta con sè, lungo i corridoi del palazzo, su per le scale, fino ad una sala remota del castello. Avevo uno sguardo serio e pensoso, come se un'ombra gli oscurasse il sorriso. E Morven sorrideva sempre quando era con lei. Giunsero in quella sala, e l'uomo chiuse la porta dietro di sè, come se tenesse alla segretezza di quel momento. La bambina si guardò intorno con viva curiosità. Non aveva mai visto quella sala circolare, e non ne conosceva nemmeno l'esistenza. Due alte feritoie lasciano entrare lame di luce che si disegnavano sul pavimento, come due lance poste a difesa di un altare che si levava in fondo, al centro. Su quell'altare una grande pala, finemente disegnata, ritraeva uno splendido angelo che reggeva una grande spada di fuoco. Aveva uno sguardo bello e terribile al contempo, e Morrigan lo fissò incantata per alcuni istanti. Ai lati della pala, due miniature più piccole ritraevano due cavalieri che subito attrassero la sua fantasia. Quello di destra impugnava una lancia con la quale stava trafiggendo un drago che agonizzava ai suoi piedi, quello di sinistra era inginocchiato di fronte ad una coppa che risplendeva, mentre la sua armatura riluceva di una luce soffusa e divina. Sotto questo spettacolo di colori, poggiata su una basamento di pietra liscia e scura, giaceva una spada. Morven prese Morrigan per mano e la condusse proprio di fronte a quella pietra. Con una mano carezzò l'arma, passando le dita lungo la lama. A quel gesto, quasi seguisse quella carezza, un luccichio color smeraldo si accese, corse sul metallo e si spense appena cessò quel contatto. Morrigan lo seguì con lo sguardo stupito, come si segue il volo di una farfalla che si leva improvvisa da un prato. "Che cosa vedi?" chiese allora Morven. Ma la bambina ebbe paura di dire il vero, temendo che le sue parole sarebbero state prese per scioca fantasticheria. "Nulla," mentì "solo una spada" Morven allora la fissò con occhi tristi. "Allora non sei pronta..." mormorò, ma poi, fissandola intensamente negli occhi, riprese "ma ricordati che Parsifal pagò amaramente la sua paura di dire ciò che aveva visto!" A quelle parole, la bambina ebbe un sobbalzo, prese d'urgenza la manica della camicia di Morven e lo tirò a sè. "Ho visto una luce... una luce verde quando la toccavi!" esclamò. Morven, udendola, sorrise, con un senso di trionfo che gli illuminava il viso, finalmente. "Morrigan..." disse con tono pieno d'emozione "prova a sollevarla..." E gentilmente la spinse verso la spada. Lei tese la mano, la strinse attorno a quell'impugnatura che sembrava troppo pesante per quelle dita ancora piccole e sottili, poi, con enorme stupore, sollevò dalla pietra quella spada che nelle sue mani le sembrò leggera come una piuma... ... erano passati molti anni da quel giorno. Adesso Samsagra non lasciava mai il suo fianco, nemmeno la notte. Eppure Morrigan sapeva di non essere ancora in grado di udire la sua voce, nè di saperne leggere i segni. Per questo, dal momento che la spada sembrava essersi svegliata, avrebbe voluto restare per vedere, per capire... ... ma obbedì agli ordini, e senza alcun entusiasmo, galoppò di nuovo verso Capomazda, continunado a voltarsi indietro ad ogni metro, nella speranza che qualcosa si mostrasse in lontananza. E avrebbe anche obbedito alla richiesta di August, pur non avendone alcuna voglia, di andare ad alloggiare in una locanda, per non avere discussioni con quell'uomo nel cuore della notte, quando tutti loro erano ormai stanchi da quella faticosa giornata. Avrebbero discusso il giorno seguente su come lei voleva essere trattata... Proprio in quel momento, però, vide Finiwell che le andava incontro, con quel suo solito sorriso spavaldo sulla faccia e dando un'occhiata di intesa all'altro giovane cavaliere che era insieme a lui. Già da quell'occhiata, Morrigan si mise sulle difensive e lo fissò con aria che mescolava lo scherno alla noia. "Immagino che ti sentirai sola alla locanda, bellezza... e sia, ho capito... sei timida e non ti andava di chiedermelo... verrò con te e prenderemo una bella stanza matrimoniale, che ne dici? Così potrò vegliare sui tuoi sogni!" aggiunse sicuro di sé e facendole l'occhiolino. Lo sguardo di Morrigan si mutò in una espressione di sorpresa... quell'uomo era ancora più assurdo di quanto avesse immaginato! E se qualche dote possedeva, di certo era quella di non perdersi d'animo! Forse era il caso di farla finita, pensò, e di mettere a posto una volta per tutte l'ego smisurato di quel bellimbusto! Ebbe un'idea... Gli si avvicinò sorridendogli amabilmente, e con la mano prese a carezzare la fibbia che tratteneva il suo mantello, guardandolo con occhi da cerbiatta. "Oh, mio signore..." rispose con voce marcatamente languida "non potevo certo sperare in una simile fortuna, ma vedete... anche i sogni più belli possono trasformarsi in incubi!" E detto questo, di colpo mutò espressione e tono della voce, tirò via la fibbia che stringeva in mano e il mantello di Finiwell finì a terra in mezzo al fango, vicino agli zoccoli del suo cavallo. Morrigan si staccò da lui, si mise le mani suoi fianchi e prese a ridere di fronte allo stupore che lesse sulla faccia di coloro che seguivano la scena. "E io, caro signor Irresistibile," continuò con un sorriso ironico "preferirei dormire su quel mantello in compagnia del mio cavallo, piuttosto che dividere la più sontuosa delle camere con voi! E se queste parole vi paiono offensive, possiamo anche risolvere diversamente... ho una spada che non chiede altro che essere usata, poverina... sapete, da quando sono a Capomazda non ho trovato nemmeno un manichino di stoppa su cui esercitarmi!" Poi, vedendo che il giovane che avevano chiamato Cavaliere25 continuava a guardare la scena, si girò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo. "E tu che hai ancora da guardare, ragazzino?" chiese con aria irritata. |
Nulla mylady dissi guardando quella donna scusatemi ma sto imparando come si fa a corteggiare una donna e chinai il capo dal imbarazzo
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