Camelot, la patria della cavalleria

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Clio 27-12-2016 23.30.45

Davvero intrigante questo frammento, milord.. capace di far immaginare mondi, situazioni, avventure.
Il Feudalesimo del Fuoco non delude nemmeno questa volta.
Attendo anch'io (im)pazientemente i prossimi frammenti.. intanto non smetto di sognare ;)

Guisgard 28-12-2016 02.06.12

LE AVVENTURE DI TAFFERUILLE

Genere: Cappa e spada

Azione: :smile_lol:
Sentimento: :smile_lol:
Magia: :(
Mistero: :smile:



Discesero la viuzza che dalla campagna dava sulla strada maestra, fino al limitare del Lagno col suo corso verdastro e mormorante tra i platani, gli olmi e le vecchie querce.
Ed in quell'angolo di vecchia Cartesia due figure, dai tratti giovanili e l'andatura pacata, quasi stanca, si avvicinavano alla piccola locanda che ammuffiva dietro uno spiazzo rustico ed irregolare, all'ombra di un castagno carico e robusto.
"A quanto pare" disse Gemmil al suo compagno di viaggio "hai dimenticato il motivo della nostra sortita qui, amico mio." Fissandolo. "Ho un appuntamento con monsieur il capitano. Desidera infatti ascoltarmi ancora sull'argomento. Ma nutro buone speranze."
"Speranze di cosa?" Chiese l'altro, guardandolo con i suoi occhi azzurri ed indagatori.
"Che monsieur il capitano faccia ammenda com'è in suo potere." Spiegò Gemmil. "Che si occupi della suora e dei suoi orfanelli. Altrimenti perché dovrebbe volermi vedere ancora?"
"Magari per un'insolita condiscendenza." Fece l'altro. "Comunque presto lo scopriremo."
I due arrivarono alla locanda e furono introdotti dal locandiere in una sala sulle sinistra, destinata all'uso privato di monsieur il capitano fin quando questi avesse deciso di onoraria.
Nel focolare in fondo alla sala bruciavano vivacemente due ceppi di legno e proprio accanto al fuoco sedevano monsieur il capitano Misk ed un suo funzionario, l'ispettore Rasputin.
Si alzarono entrambi quando entrò Gemmil, mentre il suo compagno lo seguiva, fermandosi poi sulla porta.
"Vi sono grato per la vostra cortesia, monsieur Gemmil." Il capitano, ma con un tono freddo tale da smentire la gentilezza delle parole. "Accomodatevi, prego. Ah, è con voi monsieur?" Indicando l'altro sulla porta.
"Se non vi dispiace, capitano." Questi.
"Perché dovrebbe?" Il capitano a quello dagli occhi azzurri. "Trovatevi pure una sedia." Aggiunse girando solo il capo, come ci si rivolge ad un lacchè.
"È gentile da parte vostra, monsieur, avermi concesso quest'altra opportunità di continuare la nostra discussione." Gemmil.
Il capitano accavallo' le gambe e tese la mano verso la fiamma del camino.
"Per il momento è meglio soprassedere sulla gentilezza di questa mia convocazione." Rispose Misk senza prendersi la briga di voltarsi verso di lui.
E Rasputin rise.
"Ma io vi sono grato" replicò Gemmil "perché vi siete degnato di sentirmi perorare la loro causa."
Il capitano si voltò a fissarlo.
"La causa di chi?" Domandò.
"Che diamine, la causa della suora e degli orfanelli dell'orfanotrofio di San Giovanni."
A quelle parole di Gemmil, il capitano spostò lo sguardo su Rasputin e questi di nuovo rise.
"Credo" lentamente il capitano Misk "che ci sia stato un fraintendimento. Vi ho chiesto di venire qui perché la piazzetta non era luogo consono a proseguire questa nostra discussione." Con voce cupa. "Ma il mio interesse è legato a certe frasi che avete lasciato cadere qui e là. E a proposito di queste frasi, monsieur, che vorrei sentirvi, se mi concedete l'onore. "
L'altro, quello dagli occhi azzurri, cominciò a sospettare che ci fosse qualcosa di sinistro nell'aria.
"Non vi seguo, monsieur..." sorpreso Gemmil "... a cosa vi riferite?"
"A quanto pare, monsieur, devo rinfrescarvi la memoria." Misk girandosi di lato sulla sedia, in modo da trovarsi faccia a faccia con Gemmil. "Vi siete espresso, monsieur e per quanto foste in errore, vi siete espresso con grande eloquenza. Un'eloquenza quasi eccessiva a mio parere. E tutto a proposito dell'infamia di un gesto che avete dipinto come un atto di giustizia sommaria contro questo ladro, questo custode dell'orfanotrofio di San Giovanni o quale sia il Santo a cui è dedicato." Accavallando di nuovo le gambe. "Infamia è proprio il termine che avete utilizzato, senza ritirarlo quando ho avuto l'onore di informarvi che è stato per mio ordine che la polizia l'ha ucciso."
"Se l'atto è stato infamante" pronto Gemmil "la sua infamia non è sminuita dal rango, per quanto elevato, della persona che ne è responsabile. Ne è semmai aggravata."
Allora il capitano estrasse dalla tasca una tabacchiera d'oro.
“Mi sovviene, capitano, che dobbiate vedere una giustificazione per quel gesto che tuttavia a me non è così evidente.” Ancora Gemmil.
“Così va molto meglio.” Disse Misk, annusando il tabacco e spazzolando dalle briciole il bel bavero della sua divisa. “Si, decisamente meglio, monsieur. Avete compreso che, data la vostra scarsa conoscenza in simili questioni che vi deriva dal non essere un ufficiale statale, forse avete tratto delle conclusioni avventate ed ingiustificate. Che vi sia dunque di monito, monsieur. Fidatevi, se vi dico che per mesi sono stato infastidito da tali e deprecabili depredazioni. Capirete dunque che sono stato praticamente costretto a porre fine a tale situazione. Sfamare un pugno di bastardelli, declamando ora il nome di un Santo, ora di un altro, sfruttando il demanio pubblico è irriguardoso, oltre che da vigliacchi ed incivili. Ma vi dirò di più. Non è tanto il furto in sé ad infastidirmi, quanto l'assoluta indifferenza ai dettami statali, soprattutto tenendo conto che il governo non riconosce alcun ordine, né fondazione di tipo religioso, in modo particolare quelle legate alla Chiesa Cattolica. Se poi qualcosa di quanto vi ho deto è per voi ancora oscuro, allora vi rimando alla lettura delle nostre leggi e dei diritti di ciascun libero compagno e cittadino circa l'assoluta indipendenza dell'indole umana da qualsiasi forma di religione e dai suoi precetti.”
Detto ciò, il militare si girò di nuovo verso il camino acceso e la sua posizione ora pareva intimare la fine di quel colloquio.
“Non ci sono dunque al mondo” esclamò Gemmil visibilmente agitato “altre leggi che quelle di un governo laico, se non addirittura ateo? Come le leggi dell'umanità?”
“E cosa avrei a che fare io con tali leggi?” Stancamente Misk.
“Niente, ahimè.” Rassegnato Gemmil. “Spero ve ne ricorderete, quando un giorno finirete per appellarvi proprio a quelle leggi che ora irridete.”
“E questo cosa rappresenterebbe?” Alzando lo sguardo Misk. “Non è la prima volta oggi, mi pare, che facciate ricorso ad oscuri richiami che sembrano voler celare vaghe minacce.”
“Non una minaccia, capitano...” a lui Gemmil “... ma un avvertimento, poiché tali atti perpetrati contro una creatura di Dio...”
“Mensieur!” Alzandosi di scatto Rasputin e facendo schioccare la sua frusta.
Ma subito il capitano lo placò.
“State interrompendo monsieur Gemmil ed io nutro molto interesse per questo suo discorso.”
Allora il giovane dagli occhi azzurri si alzò, avvicinandosi al suo amico.
“Meglio se andiamo via, Gemmil.” Quasi percependo l'alone di malvagità dipinta sul viso di Misk.
Ma Gemmil, sospinto dall'impeto della passione non ascoltò quel consiglio.
“Monsieur.” Incalzò. “Riflettete su ciò che siete e su ciò che fate. Voi ed i vostri simili vivete nell'abuso, nella libertà senza freni e nella cultura di una sbando barbaro e bestiale!”
“Un rivoluzionario!” Sprezzante Misk. “Ecco cosa siete ed impunemente esternate le vostre menzogne ed il vostro veleno davanti a me!”
Di nuovo il suo compagno cercò di tirare via Gemmil, ma senza riuscirvi.
“Monsieur...” con rabbia Gemmil “... non vedete dunque le nuvole che si addensano sul vostro mondo? Credete che i vostri tribunali Popolari potranno impunemente continuare a mandare al patibolo chierici e nobili?”
“Voi, monsieur, avete il pericolo dono dell'eloquenza.” Sedendosi meglio il capitano. “Pericoloso per voi, più per gli argomenti di cui farneticate. Ma temo, a vostra discolpa, sia tutto a causa dei vostri indubbi Natali. A causa dell'indiscrezione di cui vostra madre di certo si sarà resa colpevole.” Con i suoi occhi liquidi in quelli ardenti di Gemmil ed un vago sorriso di scherno.
A quelle parole offensive Gemmil sentì il sangue bollire nelle vene, la testa scoppiargli e la vista annebbiarsi.
Allora emanò un grido, per poi colpire al viso il capitano.
Un attimo dopo Rasputin fu in piedi fra loro due.


Il giovane dagli occhi azzurri smise di raccontare.
“E cosa accadde?” Chiese il suo amico Petrien.
“Riconobbi la trappola solo in quel momento...” il giovane con gli occhi fissi nel fuoco del focolare “... mi proposi al capitano... chiesi, scongiurai che si ritenesse offeso da me... ma quel suo sguardo freddo, il ghigno sul suo viso mentre estraeva la spada... ci fu un duello... una farsa...” scuotendo il capo “... il miglior spadaccino del paese contro un povero idealista... lo infilzò davanti ai miei occhi...”
“E poi?” Chiese Petrien.
“Raccolsi le sue ultime parole...” svelò il giovane “... e lo vidi morire fra le mie braccia... avevo una pistola, la estrassi, puntandola verso quel vile capitano ed il suo leccapiedi... avrei potuto ucciderli, freddarli entrambi... ma no... volevo vederlo implorare pietà, leggere la paura sul suo volto... veder sparire quel ghigno... giurai vendetta... e fuggii via... nascondendomi in questo vecchio castello, oggi mia prigione... come una maledizione... la maledizione dei Taddei...”
https://i1.wp.com/www.classicfilmfre...awk-1940-5.jpg

Nyoko 28-12-2016 02.25.33

Accidenti, Milord, che ispirazione meravigliosa. Questa storia è davvero interessante, ma davvero non so ancora quale scegliere fra le due, mi lasciano sempre senza parole le vostre meravigliose idee. 😄

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Lady Gaynor 28-12-2016 10.09.58

Milord, bellissima storia... fra le due proposte finora, questa riscontra senza dubbio la mia preferenza 🌸

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Guisgard 29-12-2016 18.22.41

ANARCOPOLIS

Genere: Fantascienza

Azione: :smile_lol:
Sentimento: :smile_lol:
Magia: :(
Mistero: :(



Era un chiaro e freddo pomeriggio fatto di vento e riflessi ambrati sugli alti vetri dei palazzi popolari, con raffiche che soffiavano taglienti negli stretti e bassi vicoli sullo sfondo delle fumose ciminiere dei quartieri industriali.
Lungo i marciapiedi si sentivano le infinite e confuse voci dei tanti schermi al plasma, ciascuno sintonizzato su un canale differente, che dalla vetrina di uno dei tanti negozi provavano ad invogliare i passanti a fermarsi e riflettere sul loro possibile acquisto.
Gli incentivi governativi in realtà stimolavano i negozianti a tenerli accesi ad ogni ora del giorno affinché la propaganda martellasse e bombardasse continuamente la gente.
Nulla è più subdolo della propaganda di una grande democrazia, pensava Petrus mentre camminava tra le vetrine affondando col viso nel bavero del suo cappotto.
Non ti impone nulla, anzi, ti lascia libero di ascoltare e soprattutto di scegliere.
Infiniti canali televisivi, tutti apparentemente in concorrenza fra loro, altrettante frequenze radio attraverso le quali ognuno dava una diversa visione del mondo a chi se ne stava a guardare e ad ascoltare.
Un universo di punti di vista, tutti differenti, tutti validi, persino condivisibili.
Eppure nessuno di quei canali e di quelle radio sembravano preoccuparsi della verità, diceva fra sé e sé Petrus mentre raggiungeva il portone di ferro del Palazzo Ipazia, destinato ai funzionari statali.
L'ingresso emanava un insistente odore di salse rustiche e salsicciotti bolliti, mentre al primo pianerottolo, sulla parete opposta alle scale, stava un monitor di quelli a pannelli, con un volto metallico che fissava chiunque salisse o scendesse, ripetendo con intervalli a cadenza regolare i risultati sportivi, gli indici di borsa e le previsioni del tempo in questa sequenza.
Petrus imbocco' le scale per salire fino al quinto piano, diretto all'ufficio anagrafe.
Aveva nel suo fascicolo altre tre denunce a nome di ignoti, tutte contro personaggi che avrebbero imposto alle loro mogli nomi del proprio padre o della propria madre, urtando così contro la libertà individuale di ciascun cittadino di poter scegliere liberamente il nome del proprio figlio o della propria bestiolina, che fosse un cane, un gatto o qualsiasi altro tipo di animale da tenere in casa.
Le leggi contro il cosiddetto Tradizionalismo erano forse le più severe, visto erano state concepite proprio per difendere la vera forza dello stato contro fantasmi e demoni del passato.
Petrus bussò con vigore alla porta, fino a quando venne ad aprire una sorta di manichino robotico ed inespressivo che lo fissò senza dire nulla.
Lesse così nella retina marrone dell'uomo e lo lasciò entrare.
"Prego, signor Petrus." Disse con tono metallico ed artificiale dopo aver riconosciuto il suo codice genetico ed invitandolo ad entrare.
Petrus annuì ed entrò.
Dai vetri Anarcopolis appariva sterminata, fumosa, anonima e pullulante di infinite luci intermittenti, frutto di un nugolo di negozi e locali che scintillavano in quel pomeriggio destinato ormai al crepuscolo.
Sui tetti svolazzavano droidi pubblicitari, satellitari e militari intenti a sorvegliare ogni strada ed ogni angolo di quella monumentale megalopoli.
Naturalmente tutti erano sotto osservazione e nessuno poteva sapere quando effettivamente un droide lo stava monitorando.
Secondo qualcuno ogni giorno la Robopolizia sorteggiava a caso un dato numero di cittadini da sorvegliare.
Altri invece ritenevano che tutti erano controllati.
Continuamente.
Intelligenze artificiali potevano celarsi nelle betacamere dei supermercati o in quelle davanti agli ingressi delle banche.
Forse ve ne erano diverse in ogni strada, in qualunque piazza e persino nei locali pubblici.
Addirittura qualcuno affermava di essere stato denunciato mentre chattava in Internet con una ragazza.
Infatti bastava poco per ritrovarsi denunciato e schedato.
Se per l'opinione pubblica qualcuno era anche solo minimamente sospettato di Tradizionalismo poteva passare guai molto seri.
I giudici infatti avevano un potere praticamente illimitato.
"Una democrazia non può non obbedire ai propri giudici." Ripeteva meccanicamente il viso robotico dal suo monitor di pannello.
E la maggior parte dei giudici di Anarcopolis era costituita da donne.
Un'altra cosa che ad Anarcopolis non mancava erano i partiti politici.
Vi era una vera e propria Babele di schieramenti istituzionali, ognuno con le sue idee ed i suoi propositi.
Il partito maggioritario era tuttavia quello detto Delle Quattro Stelle.
Contava fra le sue fila tutti giovani, naturalmente uomini e donne e poteva contare sull'appoggio delle macchine, vere ed uniche custodi e tutrici della libertà.
Ad Anarcopolis tutto o quasi era permesso.
Tutto tranne il non essere liberi.
Liberi era forse l'unico status consentito ad Anarcopolis.
Le macchine, ormai vere ed uniche padrone della città e di chi vi abitava, sembravano essere programmate solo per questo.
Ossia rendere liberi tutti i cittadini, a qualunque costo.
Non era paradossale dire che la libertà veniva prima delle stessa vita umana.
Ma in realtà, come ben sapeva Petrus, la verità, quella negata dai tanti canali e dalle tante radio, era ben celata dalle macchine.
Dopotutto erano state costruite e programmate per questo.
Ma qual'era la verità?
Forse era talmente pericolosa che nessuno poteva e doveva concepirla.
Poiché la verità era davvero l'unica cosa che poteva mettere a repentaglio la libertà ad Anarcopolis.
E questo le macchine non lo avrebbero mai permesso.
http://images.huffingtonpost.com/201...metropolis.jpg

Lady Gwen 29-12-2016 18.30.07

Particolare questo frammento molto "distopico", nonostante io sia propensa a orientarmi sugli altri due, non solo perché mi sono piaciuti molto, ma soprattutto perché lo scorso gdr era stato contemporaneo, tuttavia anche questa trama sembra interessante :)

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Nyoko 29-12-2016 18.36.55

Bella Milord, ma anche io sono più propensa a votare le altre due :)

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Guisgard 29-12-2016 18.45.41

Ora che tutti e tre gli scenari sono stati descritti, ogni partecipante potrà fare, se vuole, una domanda per ciascuno scenario.
Fatto ciò, presenterò il sistema di voti affinchè tutti possano esprimere le proprie preferenze :smile:

Nyoko 29-12-2016 18.50.22

Non so, Milord. Le storie mi sembrano tutte ben organizzate. Non ho domande da porvi, ma se me lo permette, io voterei anche adesso 😄

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Lady Gwen 29-12-2016 18.54.02

Io, riguardo i primi due, vorrei sapere se avranno uno scenario fisso o ci si sposterà :)

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Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 11.25.48.

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