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Sentii un bicchiere andare in frantumi, ma continuai a camminare, finchè non lo sentii afferrarmi il polso, in una stretta non violenta, bensì ricca di ardore virile.
Lo guardai negli occhi. "È proprio questo il problema... Non ho bisogno delle frustate per dirti che ti amo..." mormorai, quasi sussurrando. Non potevo credere di averlo detto. Ma mi era venuto così spontaneo rispondere... Mi liberai dalla sua presa, mi volta e corsi. Corsi a perdifiato, finché non fui lontana e mi appoggiai ad un muro chiudendo gli occhi, per riprendere fiato e immaginando le conseguenze che avrebbe avuto quello che avevo appena detto. |
Altea e Solo si nascosero tra la vegetazione, ben armati e pronti ad accogliere eventuali nemici.
Si udirono altri rumori e un attimo dopo dai fitti cespugli emersero delle sagome. Uomini, donne e bambini. "Amici..." disse Solo uscendo dalla vegetazione e facendo segno ad Altea di fare lo stesso "... amici... sia lodato il Cielo, siete salvi..." Erano infatti i superstiti del villaggio fortificato. |
Jean e Clio si allontanarono dal padiglione, con la ragazza che si separò dal cortigiano, in attesa di poter agire.
Jean dopo un pò tornò verso il padiglione ed entrò. Trascorsero lunghi istanti in cui Clio attese. Vide allora uscire il cortigiano e una suora che si allontanavano, diretti verso le tribune. Jean era riuscito a dare campo libero alla mercenaria. |
Gwen scappò via, correndo fino a raggiungere un muro.
Restò così, tra paure, dubbi ed inquietudini, mentre il tardo meriggio volgeva verso il tramonto. Ad un tratto avvertì una presenza dietro di lei. Il padrone le si avvicinò, restando in silenzio per un lungo momento. "Tra breve sarà buio..." disse "... io devo andare, sono atteso in un posto e tornerò solo domattina... se vuoi stanotte potrai dormire nella mia camera..." |
Avvertii una presenza dietro di me.
Restammo a lungo in silenzio, poi lui ruppe il ghiaccio. Ovviamente sapevo la verità sulla sua mancanza al castello quella notte, come tutte le altre notti. Mi voltai piano, annuendo impercettibilmente, per poi guardare il tramonto. |
Anche il padrone si voltò a guardare il tramonto.
Fissò poi Gwen per un altro lungo istante. "A domani..." disse con un tono vago, enigmatico, indefinito e carico di malinconia, voltandosi e andando via. |
La Freccia Gigliata
Jean ce l'aveva fatta.
Presi un profondo respiro e raggiunsi il padiglione, per poi scostare la tenda che prima era presidiata dalla suora ed entrare dove stava riposando il ferito. Come sospettavo, la principessa era al suo capezzale, e come sospettavo lo stava curando. Cercai di non guardare lui, concentrandomi invece sulla ragazza. "Dovete andare, ora, Milady..." Con tono deciso ma gentile "Messer Jean vi attende, e non sarà contento di sapere che stavate aiutando un traditore..." Con un leggero sorriso "So che non mettereste mai nei guai il vostro futuro marito, quindi vi prego.. Indicandole la tenda... Ci penso io, adesso..." Chinando appena il capo in cenno di saluto. |
Restammo in silenzio, ancora. A guardare il tramonto.
Anche se ad un certo punto mi sentii, come sempre, osservata. Poi mi salutò e andò via. Quella malinconia onnipresente nella sua voce mi distruggeva; mi distruggeva il pensiero che stesse soffrendo e che io non sapessi cosa fare. Iniziai a passeggiare sulla via del ritorno, finchè arrivai al castello, presi al volo una focaccia dalle cucine e andai in camera mia, mettendomi a leggere sul letto mentre mangiavo e aspettando che il tempo passasse per andare a dormire. |
"D'accordo, ma spiegami come intendi agire... bisogna essere prudenti e allo stesso tempo muoverci rapidamente, o rischieremo di morire in tre..."
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Restai impietrita dalle parole del Cavaliere. Lo guardai stringendo la sua mano. Provavo pietà per quell'uomo, in quel momento era debole e indifeso e fuori da quella tenda lo attendeva la morte.
<< Lo so... >> mormorai pianissimo dispiaciuta, << so che il Barone vi vuole morto. Non avreste dovuto partecipare al torneo, era tutta una scusa per farvi uscire allo scoperto. Vorrei potervi aiutare ma non posso... Ci sono circostanze al di fuori del mio controllo e poi... E poi la mia vita dipende dalla vostra morte>> Mi interruppi guardandolo, la consapevolezza che la mia libertà dipendeva da lui, dalla sua morte mi faceva uno strano effetto, un orrendo effetto, il senso di colpa aleggiava nel mio cuore. << L'unica cosa che posso fare é farvi stare meglio per affrontare la vostra sorte a testa alta >> quanto suonava stupida quella frase detta ad alta voce ma nella mia testa l'avevo pensata come qualcosa di generoso, che avrebbe mantenuto il suo onore intatto fino all'ultimo. << Ora cercate di riposare >> Udii la tenda che veniva spostata, alzai lo sguardo ma non era la suora. Non feci fatica a riconoscere la donna dinanzi a me. Era la mercenaria nonché madrina di Fargas. La sua presenza era molto sospetta. << Come siete entrata? Non può entrare nessuno e voi non avete l'aspetto di una suora >> Mi parai davanti alla donna incrociando le braccia e la ascoltai. Non potevo credere alle mie orecchie e quando colsi anche una sottile minaccia nella sua voce fui tentata di risponderle in malo modo ma non ne valeva la pena e poi non era nel mio modo di agire. << Perdonate la mia diffidenza ma... Non sono incline a credere alle vostre parole. Per prima cosa la suora non permette di entrare e voi siete qui, il che mi fa sospettare che le abbiate fatto qualcosa di male. Perché far entrare voi e non Jean, lui ha di certo più influenza e potere di voi e viene davvero per conto del barone. Su di voi non ho certezze invece. Inoltre siete la madrina del Maresciallo. Uomo che é stato battuto da questo cavaliere, ora chi mi assicura che voi non siate al servizio di Fargas e vogliate uccidere un uomo ferito e indifeso nel suo letto, solo per far piacere al vostro cavaliere e permettergli di avere la vittoria, una vittoria immeritata. E poi quest'uomo é un nemico pubblico e quindi va giustiziato dopo un processo, e la sua morte deve essere monito per tutti gli altri traditori. Dubito che il barone si farebbe scappare l'occasione di giustiziare pubblicamente il suo nemico lasciando a voi il divertimento. E state attenta al tono che usate con me. Le minacce non mi spaventano affatto, non siete certo la prima a minacciarmi. Se mi fate del male ne rispenderete direttamente al barone. Avete idea di quanto valgo per lui? Più di quanto voi e i vostri uomini potrete mai guadagnare nella vostra vita. E ora se quello che dite non è una menzogna chiamate il mio futuro marito. Se lui confermerà la vostra storia mi farò da parte e vi lascerò fare ciò che dovete. Altrimenti per uccidere quest'uomo dovrete prima uccidere me e vi assicuro non sarà una passeggiata>> |
Attimi di attesa, fruscii di erba e cespugli...pronta all' attacco.
Alcune persone uscirono...uomini, donne e bambini e Solo si alzò, andando incontro a loro felice e dal suo cenno capii erano degli abitanti del villaggio. Mi alzai seguendolo e sorridendo..."È vero, è un miracolo siate vivi...anche se ciò che è successo è tremendo". Vidi una bimba dai lunghi capelli biondi con in mano il suo giocattolino di legno e la presi in braccio e presi un altro bimbo per mano...chissà quanta paura per loro. "Meglio nasconderci tra la vegetazione..Non sia mai tornino...così ci racconterete cosa è avvenuto". |
Squadrai la ragazza con aria vagamente divertita.
"Come sono entrata? Semplice, mi ha aiutato Jean, lui ha distratto la suora in modo che io potessi entrare a compiere il mio lavoro... quindi vi prego di non immischiarvi e farvi da parte, non mi piace l'idea che una fanciulla mi metta i bastoni tra le ruote perché vuole giocare a fare l'eroina... So benissimo quanto valete per il barone, e so anche quanto sarebbe felice di sapere che lo state tradendo, proteggendo questo traditore... Credo anzi che non aspetti altro per sottrarvi alla custodia di messer Jean... Che peraltro riferirà lui stesso al barone del mio fallimento, è stato molto chiaro, ma vi assicuro che se fallirò per colpa vostra, io perderò il lavoro, ma voi molto di più.." Indicai nuovamente la tenda. "Non ho tutto il tempo del mondo!" cercando di non perdere la calma. Ci mancava solo quello adesso. |
Gaynor non terminò neanche di parlare che dal padiglione uscì nientemeno che il Cavaliere Burbero.
Indossava la sua corazza, con l'elmo ancora in testa che ne celava il volto. Il misterioso campione a passo svelto lasciò il padiglione, sotto gli sguardi stupiti della dama e di Adespos. Un attimo dopo anche Pepino uscì dal padiglione. |
Solo ed Altea fecero nascondere i superstiti tra la vegetazione.
“Raccontateci tutto...” disse il brigante. “Sono giunti all'alba i soldati...” raccontò uno dei superstiti “... non sappiamo da dove... sono sbucati fuori all'improvviso, come serpi, come demoni... ci hanno colpiti mentre dormivamo... è stata una strage... ferro e fuoco... erano belve feroci... non sappiamo come sono riusciti ad arrivare... nessuno conosce come giungere al villaggio... qualcuno ci ha traditi...” |
"Strano erano così agguerriti, e strano non si sia detto nulla al torneo..." ascoltando le ultime parole chinai la testa e guardai Solo "Già...forse è meglio spiegate voi Solo come sono andate le cose..eppure, io non saprei come entrare qui e pure Didas era ben coperta".
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“Inutile pensare a ciò che è stato...” disse Solo ad Altea “... piuttosto, cerchiamo invece di capire quale modo hanno trovato per raggiungere il villaggio... nessuno oltre noi della Freccia Gigliata sa come giungervi... su, cerchiamo possibili tracce in giro...”
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Annuii..."Purtroppo l' odio di Ferico e Fagan verso di voi avrebbe, in ogni modo, mietato delle vittime..ora cerchiamo di capire e poi si vedrà di far rivivere il vostro villaggio..come la Fenice..risorge sempre dalla cenere".
Guardai Solo..chissà cosa avremmo trovato.."Andiamo..cerchiamo queste tracce o indizi." |
Altea, Solo e gli altri superstiti si misero a cercare possibili tracce o indizi sul terreno lasciati dai loro nemici.
Dovevano fare presto, poiché era ormai quasi buio e cercare oltre sarebbe stato impossibile. Ma ad un tratto Altea notò qualcosa sul terreno. Una strana polverina rossa. |
Il sole stava quasi tramontando...pensai a dove avremmo trovato riparo, ma prima si doveva scoprire qualcosa, un indizio.
Guardavo a terra, mi abbassai per poter aver meglio la visuale quando, improvvisamente, notai una polverina a terra color rosso...rimasi perplessa.."Venite...ho trovato qualcosa...guardate qui...cosa potrebbe essere?" non osavo nemmeno toccarla. |
Altea indicò a Solo quella strana polverina rossa.
Sembrava disegnare a terra una sorta di sentiero che dal villaggio correva verso il bosco che conduceva a Monsperon. |
Gwen tornò nella sua camera, sola con una focaccia ed un libro.
Il Sole era ormai tramontato e la sera era calata sul castello. Pian piano il maniero si addormentò e la notte giunse a coprire ogni cosa con le sue ombre ed i suoi misteri. |
Le due ragazze erano l'una accanto all'altra, con sguardi fieri e decisa ciascuna a tenere testa all'altra.
Il misterioso ferito invece era ancora steso sulla brandina, tra veglia, sonno e i deliri della febbre portata dalla sua ferita. Ma ad un tratto la tenda si aprì e una figura apparve nel padiglione, proprio mentre Dacey e Clio si trovavano faccia a faccia. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...7965077ec2.jpg |
Guardai Solo..."Potrei pensare Didas abbia lasciato una traccia quando venni qui, ma il vento e gli animali l' avrebbero cancellata..l'unico modo per sapere..è seguire questa traccia prima faccia buio, che ne pensate? Andremo a cavallo...domani potrebbe già essere sparita".
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Quella sciocca principessa avrebbe pagato caro l'essersi messa tra me e la mia missione.
Non si degnava di rispondermi, ancora un istante e l'avrei messa fuori combattimento. Avevo detto chiaramente a Jean che non dovevo trovarla lì al mio arrivo. Oh, ma il barone sarebbe stato contentissimo di sapere che aveva difeso il cavaliere. Poi una figura apparve nel padiglione. Ecco, ci mancava solo. Mi voltai per vedere chi era. |
“Buona idea...” disse Solo ad Altea “... la seguiremo io e voi... è notte e in caso di pericolo ci nasconderemo... gli altri resteranno qui e se dovessero tornare i soldati sapranno ben mimetizzarsi tra la vegetazione.”
Così il brigante e la dama, in sella ai loro cavali, seguirono la strana polverina rossa. |
<< Non ho alcuna certezza che diciate la verità. Non mi fido di una donna che offre i suoi servigi al migliore offerente. Non vi è alcun onore in quello che fate... Ripeto, chiamate Jean e se avrò la sua conferma allora lascerò la tenda>>
Non mi faceva alcuna paura perché ero certa di agire nel giusto. << E come ho già detto prima le minacce non mi spaventano. Ho già perso tutto quando sono stata rapita e portata qui, voi non potrete togliermi proprio nulla >> Ero stanca di fare la brava pecorella pronta ad obbedire a chi alzava appena la voce con un ordine. Ero stanca e non volevo sulla coscienza un'altra morte. Ero stanca di vivere in quel luogo pieno di odio e violenza. Ero stanca di essere comandata, e soprattutto da una donna che non aveva alcun diritto di parlarmi in quel modo. Ero stanca di tacere e accettare tutto senza dire la mia. << Io una traditrice? Io trarrei molti più vantaggi dalla morte di quest'uomo che voi, ed è per questo che voglio essere certa che venga giustiziato, davanti ai mie occhi e quelli del barone. Per quanto ne so magari il vostro piano é aiutarlo a fuggire >> e dopo quelle parole udii entrare qualcuno e sperai che fosse la suora, o Jean o qualcuno che intervenisse in quella discussione ponendo fine allo stallo che si era creato. |
Clio e Dacey si voltarono e videro qualcuno appena entrato nel padiglione.
Era stranamente bardato dalla testa ai piedi, nonostante la giostra fosse ferma in quel momento. Si trattava del misterioso Cavaliere Burbero. Si avvicinò alla brandina dove si trovava il Cavaliere Esiliato e gli lanciò un rapido sguardo. “E' toppo affollato questo padiglione per i miei gusti.” Disse poi fissando la mercenaria e la principessa. |
Riconobbi l'individuo come uno dei giostranti. Feci un leggero inchino verso di lui osservandolo.
<< Io sono la madrina di questo cavaliere e ho ricevuto il permesso dalle suore di assistere questo poveretto... Questa donna invece... Beh non sono sicura di cosa voglia e di come sia entrata>> |
Quella ragazza giocava col fuoco, e nemmeno se ne rendeva conto.
"Bene, allora restate, così vi dimostrerò che il mio intento non è affatto farlo fuggire..." Alzando le spalle. "A me sembra che lo stiate proteggendo, e vi assicuro che questo non piacerà nè a Ferico, nè a Jean.." Con un sorriso perfido. Poi mi voltai, e vidi il cavaliere burbero. Guardai Dacey divertita, scuotendo la testa. "Siete poco informata, sono stata mandata qui dal barone Ferico a sincerarmi delle sue condizioni.. Tutto il pubblico è testimone.." scuotendo appena la testa. "Voi, invece, cosa ci fate qui?" Al cavaliere. |
“Sono qui” disse il Cavaliere Burbero a Clio “perchè non mi piace che un prode campione ferito sia lasciato a marcire qui, senza essere sottoposto invece alle cure del medico del barone.” Guardò poi Dacey. “Le suore hanno incaricato questa dama di accudire al cavaliere, dunque tornatevene dai vostri padroni e riferite che uno dei partecipanti ha molto da ridire su come è stato organizzato questo torneo.” Di nuovo rivolto alla mercenaria. “Ho sempre saputo che la civiltà in questo paese differisse tra la zona al di sotto della città Papale da quella posta al di sopra. Dopotutto c'è differenza se un territorio ha conosciuto la Magna Grecia, mentre l'altro solo tribù di rozzi galli più simili a bestie che agli uomini.”
Il tono di quel cavaliere era tagliente e nonostante i modi spicci tradiva comunque un certo carisma ed una buona cultura. Intanto il Cavaliere Esiliato continuava a lamentarsi nel delirio. |
La notte calò sul maniero, che divenne improvvisamente silenzioso.
Così mi spogliai, indossando poi una camicia da notte e la vestaglia e uscii dalla mia camera. Mi mossi silenziosa come un'ombra nel castello, finchè raggiunsi la sua camera e, senza il minimo rumore, vi entrai. |
Gwen raggiunse al buio la stanza del padrone e vi entrò.
Una fitta penombra dominava, sfiorata appena dal pallido pallore lunare che proveniva dalla finestra. Ovunque però la ragazza percepiva la presenza del signore del castello, persino il suo profumo. Infatti i suoi abiti erano là, così come tutte le sue cose. |
Ormai il mio piano era bellamente fallito.
E io odiavo fallire. Quando poi c'era qualcuno di mezzo, lo odiavo ancora di più. Gli insulti di quel cavaliere non mi toccavano, quella non era la mia terra, dopotutto. Elaborai rapidamente un altro piano. "Naturalmente, Sir.." Dissi, gentilmente "riferirò al barone..." fissai intensamente la bella principessa "riferirò ogni cosa...". C'era una luce perfida nel mio sguardo. Diceva di aver perso tutto, ma si sbagliava, si sbagliava di grosso. Fu allora che, per la prima volta, mi voltai a guardare il viso del cavaliere. Non avevo neppure osato pronunciare il suo nome. Quando lo feci capii che avevo fatto bene ad aspettare quel momento. Sentii una fitta al cuore, profonda, intensa, una fitta che non sentivo da molto tempo. Familiare, implacabile, inesorabile. Il mio viso restò impassibile. Cercai di non guardare lo sguardo di Lila affacciata alla torre. Tornerò, Amor mio, te lo prometto.... Ancora una volta vicina, eppure invisibile. Tutto quello sarebbe finito presto mi dicevo. Così, mi voltai ed uscii dalla tenda, furente. Raggiunsi il padiglione del barone, e come promesso, raccontai come erano andate le cose, di come Jean mi avesse aiutato ad entrare e di come Dacey l'avesse difeso fino a rendere vano il mio piano. "È davvero inammissibile!" Tuonai, a bassa voce. "Ora che diremo al pubblico?". |
<< Curioso che siate stata mandata qui, voi madrina del cavaliere che é stato battuto da costui, dopo che il barone ha incaricato me e il mio futuro sposo, nonché consigliere del barone, di verificare la condizioni di quest'uomo. Come ho già detto dimostrate la veridicità delle vostre parole e non avrò nulla da obiettare, altrimenti, e mi associo a questo cavaliere, andate via. Un uomo ammalato ha bisogno di quiete e riposo>>
Infatti il Cavaliere Esiliato si lamentava in preda alle sofferenze. << Vi porgo le mie scuse messere se avete delle rimostranze contro la gestione del torneo. Sono la principessa Dacey di Mirza, se posso esservi d'aiuto non avete che da chiedere e se non è troppo di disturbo per voi, dovreste aiutarmi con quest'uomo, da sola non riesco a sollevarlo>> Non capivo perché quella donna era stata così testarda, se fin da subito avesse chiamato Jean ... Ma non l'aveva fatto e per questo mi ero convinta che stesse mentendo. E io non avrei più accettato menzogne e sotterfugi, ne avevo viste troppe e avevo taciuto, e non aveva mai portato a nulla di buono. Ora era tempo che prendessi una vera posizione. Il Cavaliere Esiliato meritava di essere curato, come ogni uomo. Dopo di che la legge del barone avrebbe deciso su di lui ma alla luce del sole, davanti a tutti e non nell'ombra di una tenda, approfittando della debolezza, affondando la lama in una carne già martoriata, diventando giudice e esecutore senza neanche dichiarare al giustiziato la sua condanna. La mia vita dipendeva dalla morte del cavaliere. Questo purtroppo non potevo cambiarlo. Ciò che potevo fare era permettergli di affrontare la morte da vero uomo, da cavaliere. Potevo solo dargli i suoi ultimi momenti vissuti con onore. |
Pochi istanti in cui Clio fissò il volto del cavaliere.
Era una mattina di Autunno, con le colline che si tingevano di un variegato giallino. Clio era nella campagna, diretta chissà dove, quando udì dei cavalli giungere. Si voltò e riconobbe i cavalieri. Erano alcuni nobili rampolli Capomazdesi che galoppavano. “Ma dai, non esiste...” disse uno di loro. “Ti pare che tra queste terre viva una donna in perfetto stile Dama del Lago?” Ridendo un altro. “Sogna sogna.” Un altro ancora. “Meglio così.” Divertito colui che guidava il gruppo, i cui occhi azzurri guardavano le colline senza troppo badare a ciò che dicevano i suoi compagni. Si accorse allora di Clio. “Perdonate, damigella...” alla ragazza “... ditemi, voi che siete giovane e candida, diversamente da questi miei aspri e vuoti compagni... ditemi... voi credete all'esistenza della Dama del fiume Helsa?” Clio restò a fissarlo. “Dunque?” Lui guardandola con i suoi occhi chiari. “Non saprei...” fece lei “... non sono originaria di Sygma...” Quel ricordo lontano attraversò la mente di Clio, mentre raggiungeva il luogo in cui avrebbe trovato il barone. Lo trovò insieme a Fagan e a Jean, per poi raccontare loro tutto. “Vi siete fatta dare ordini da un cavaliere sconosciuto?” Seccato Ferico. |
La stanza era in penombra e l'unica luce chevi entrava era quella vaga e pallida della Luna.
Sapevo che non era lì, ma ovunque percepivo la sua presenza, la sua essenza, il suo profumo che in quel momento, come quella mattina, mi invadeva e che amavo, dato anche dai suoi vestiti, che erano nella stanza. Tolsi così la vestaglia e mi misi a letto. Era una cosa strana. Era soprattutto strano che lui me lo avesse proposto; ma in fondo, il motivo non mi importava. Rimasi quindi sotto le coperte ad osservare la camera in penombra e nutrirmi del suo profumo. |
Clio uscì dal padiglione ed il Cavaliere Burbero aiutò Dacey a sollevare il campione ferito, in modo che la ragazza potesse medicare la ferita alla spalla.
“Presto verranno a prenderlo...” disse piano il Cavaliere Burbero alla principessa “... se resterà qui lo uccideranno, la sua Sorte è decisa e non vi sarà alcun processo... se volete davvero aiutarlo bisogna farlo ora che è buio... ma la decisione spetta a voi, non certo a me...” adagiò il ferito alla meglio sulla brandina “... ditemi si ed io lo salverò... altrimenti me ne andrò, lasciandolo alle vostre cure ed alla giustizia del barone.” Fissandola attraverso il suo austero elmo d'acciaio. |
Quel ricordo, ancora dolce, ancora privo di dolore.
Asciugai rapida una lacrima mentre camminavo. Poi raggiunsi il barone, relazionai, ma lui non capì un accidente. "Avete ascoltato una parola di quello che ho detto?" Guardandolo. "No che non mi sono fatta dare ordini, ho colto l'occasione per non dare sospetti e venire qui a dirvi come stanno le cose, così magari mi farete la cortesia di mettere al suo posto la vostra principessa!" Guardai Jean. "Volete venire con me e dirle di farsi da parte oppure preferite che protegga un traditore?" Ero davvero furiosa. "Vi avviso, che se si metterà nuovamente tra me e la mia missione non sarò affatto gentile, non l'ho toccata perché immagino che ci tentiate ad averla viva, e.. Come dire, intatta.." Guardando stavolta il barone. "Ma se mi sono sbagliata e vi sta bene che lei si comporti così, che difenda e curi un traditore, allora nessun problema.." Alzando le spalle. "Io so che avevo l'ordine di ucciderlo e quella donna ha mandato tutto a monte... Ebbene, volete accompagnarmi?". |
<< Lo so... Quella donna é una mercenaria al soldo del barone... So che era qui per ucciderlo e io avrei dovuto lasciarla fare... Temo che le mie motivazioni non verranno accettate dal barone e verrò accusata di tradimento. Io sono un suo ostaggio e farà di me ciò che vorrà ma prima di allora avrò già ingerito del veleno... La mia non è una scelta facile. Mi state chiedendo di scegliere tra la vita di uno sconosciuto e la mia. Voi cosa fareste al mio posto?>> guardai il Cavaliere Burbero con il cuore che batteva all'impazzata, iniziavo ad avere paura, paura vera. Iniziavo a sentire la mia posizione vacillare e la prospettiva di morire era angosciante.
<< Salvatelo...>> in un filo di voce, molto velocemente prima di pentirmi di averlo detto, << non posso vivere con una morte sulla coscienza... Salvatelo ma trovate un modo per salvare anche me.. Colpitemi forte così sembrerà che sono stata colta all'improvviso e ero all'oscuro di tutto oppure... Oppure portatemi con voi, rapitemi e salvatemi da questa gente>> l'ultima opzione era animata dalla speranza ma non mi facevo alcuna illusione, ciò che chiedevo era molto rischioso per lui e non gli portava alcun vantaggio. |
“Per tutte le schiave” disse inviperito Ferico “del Sultano Turco!” Alzandosi di scatto. “Avete udito?” A Jean. “La vostra berbera sposa presta cure ad un traditore! Ad un nemico di Monsperon e di Sygma!”
Il cortigiano chinò il capo. “Andate e uccidete quel cane!” Ordinò il barone a Clio. “Un momento...” intervenne Fagan “... se quel Cavaliere Burbero ha preso le sue difese allora è chiaro che molti fra il popolo pensano che mi abbia sconfitto.” “Sta morendo, dunque avete vinto voi.” Ferico. “Ho vinto” con rabbia Fagan “ma non l'ho battuto.” “Non stiamo a sottilizzare ora.” Seccato il barone. “Ne va del mio onore!” Fagan. “Allora cosa proponete?” Fissandolo Ferico. “Che la mercenaria e messer Jean vadano nel suo padiglione con dei soldati” rispose il Maresciallo “in modo che lo prelevino e lo conducano al castello per curarlo... e lì invece lo uccideremo, dicendo poi che è morto in seguito al mio colpo mortale durante il torneo.” “Si, giusto.” Annuì il barone. “Andate con dei soldati nel padiglione.” A Clio e a Jean. |
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