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Gli diedi una pacca gentile sul collo e feci sparire gli specchi..
"Ora devo dargli un nome? " dissi rivolto a Giada.. Poi mi avvicinai all'orecchio del cavallo e gli dissi : <<Corri come il vento, portami a Tylesia!>> |
“Messer Cristansen” disse l'ometto ad Elisabeth “credo lo troverete nella sua casa, visto che ormai ha deciso di rinunciare al suo incarico di Segretario della corte reale. Ma vi consiglio di evitare di farvi vedere in giro con lui... ormai si è attirato un gran numero di nemici qui al Palazzo ed anche la regina pare sia molto in collera con lui. Se volete, posso condurvi dal ministro Berengario, ora è lui, dopo la regina, l'uomo più autorevole di Tylesia. Io vi ho avvertita, poi scegliete voi cosa fare.”
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Heyto fissò Altea e poi si voltò verso i suoi uomini.
“Il tempo comincia a mettersi per il peggio.” Disse. “Meglio mettere su le tende.” “Si, signore.” E gli uomini cominciarono a montare le tende. “Si, stiamo fortunati.” Fece Heyto, tornando a fissare Altea. “La nostra barca ha navigato senza alcun problema. Forse perchè siamo comunque abituati a spostarci di terra in terra e sappiamo come affrontare le insidie di un viaggio. Per quanto riguarda Tylesia, siamo interessati ai suoi mercati. Infatti abbiamo intenzione di esporre lì le nostre merci. Ma, come ho detto, il tempo volge al peggio. Se volete, possiamo ospitarvi nelle nostre tende, milady.” |
Ormai avrei dovuto saperlo che accadeva sempre così... quando ero meno pronta, quando ero più stanca o semplicemente quando meno me lo aspettavo, quando insomma ero con la guardia abbassata era il momento in cui quelle visioni mi coglievano. Sì, avrei dovuto saperlo, ormai! Avrei dovuto impararlo! Eppure non era così... eppure, per chissà quale ragione, quelle visioni riuscivano sempre a cogliermi di sorpresa...
Accadde anche quella volta, ed è per questo motivo che vacillai leggermente... Sporsi le mani, dunque, e, trovando accanto a me un muro, mi ci appoggiai pesantemente... Andros, l’abate, quei consigli... e poi i tre uomini che erano entrati... ero sicura di averli già visti... e quando rammentai dove il mio cuore ebbe un sussulto. Citazione:
“Davvero?” mormorai. Guisgard era di buon umore, potevo sentirlo chiaramente... era di buon umore fin dal momento in cui avevamo varcato le porte della città... mi chiesi se ciò dipendesse dal fatto che si sentiva più al sicuro, adesso, o se ci fosse dell’altro... “Ti piace?” ripetei quindi, muovendo qualche passo verso di lui ed avvicinandomi alla finestra da cui entrava un vento leggero e l’aria fresca delle sera “E cos’ha di speciale questo posto? Perché ti piace? Cosa vedi da questa finestra? Ti prego... oh, ti prego, Guisgard, descrivimi questo luogo... descrivimi ciò che ti piace di più, così sarà come se anche io potessi vederlo!” |
Ecco, bel consiglio mi aveva dato il Monaco......un'altro che si aggiungeva alla lista delle teste cadenti....alzai gli occhii al cielo e sospirai...." Ho bisogno di vedere Messer Cristansen, ma non so dove sia la sua casa, fatemi un favore accompagnatemi nei pressi...e poi andate via.....ho bisogno di incontrarlo con una certa urgenza........ve ne saro' eternamente grata......."......mentre l'ometto parlava con me....basto' un tocco del mio dito perche' tutto andasse a posto......non avrebbe mai compreso che fossi io l'artefice......di quel piccolo ringraziamento...
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Guisgard sorrise e prese accanto a sé Talia.
“Respira forte...” disse dolcemente alla ragazza “... senti l'aria pulita? E' anche profumata... assaporala con tutti i tuoi sensi... se riesci ad estraniarti da tutti i tuoi pensieri, potrai sentire l'odore della prima uva, degli albicocchi in fiore e delle querce sferzate dal vento che soffia dai monti... ascolta, Talia... senti questo lieve fiotto? E' un fiume che scorre accanto alla locanda... è talmente trasparente che è possibile quasi contare tutti i ciottoli addensati sul fondo... e poi c'è il castello... è maestoso, solenne e sembra che solo il vento possa volare sopra le sue torri... vorrei portarti in quel castello, Talia... si, vorrei condurti là... vagare tra le sue stanze ed immaginare, anzi sognare, di mille leggende, fatte di amori impossibili... credo che da quelle torri la Luna appaia più vicina che in qualsiasi altro luogo e forse si può addirittura toccare... il borgo comincia ad illuminarsi.” Sorrise. “E le luci soffuse sembrano riflettersi suoi monti vicini che dominano il paesaggio... vi è anche un convento poco più in alto della città...” In quel momento si udì il rintocco di una campana. L'osteria era colma di gente ed ovunque si udivano risate e schiamazzi. “Capitano!” Chiamò una voce. “Capitano Cairius!” Il militare si voltò. “Posso presentarvi messer Alfion?” Fece l'uomo, indicando la persona che era con lui. “Egli è un grande combattente e si è guadagnato gli onori della battaglia del Taburn.” “I miei omaggi, messere.” Con un lieve inchino Cairius. “E' un onore per me, capitano.” Disse Alfion. “A Faycus non si sente altro che parlare di voi.” “Si, la gente ama parlare. E spesso a sproposito.” Mormorò Cairius. “Spero almeno che dicano cose non troppo disdicevoli su di me.” “Solo che siete un grande stratega ed un formidabile cavaliere.” Disse Alfion. “Per questo molti si chiedono il perchè non siate più a capo della Guardia Ducale.” In quel momento si avvicinò l'oste. “Milord...” “Si?” Fissandolo Cairius “C'è un uomo che chiede di voi. Sta aspettando fuori. Dice che è cosa urgente.” Gli occhi azzurri di Cairius si accesero con attraversati da un lampo. “Fate chiamare subito messer Reinz e messer Davis.” Ordinò il militare. “Che attendano al piano di sopra il mio ritorno.” “Si, milord.” Annuendo l'oste. Poco dopo, in una stanza al piano di sopra, si ritrovarono due figure. “Cosa può volere?” Domandò Davis. “E lo chiedi a me?” Fissandolo Reinz. “Ormai conosci quell'uomo. Più misterioso di Re Riccardo quando tornò dalla Terrasanta.” “Ah, smettila.” Lo zittì Davis. “Risparmia le parole, visto che in prigione avremo molto tempo libero.” “Prigione?” Fissandolo Reinz. “Non pronunciare più quella parola.” “Forse preferisci impiccati?” Scuotendo il capo Davis. “O decapitati? Beh, cambia poco... così doveva finire, l'abbiamo sempre saputo... sin dal principio di tutta questa ignobile farsa...” “Farsa?” Adirandosi Reinz. “Però non dicevi così quando ti furono promessi i Taddei d'oro e il titolo con tanto di terre e privilegi, amico mio! No, il denaro e i possedimenti sono reali. Eccome se lo sono.” “Che pazzia ritrovare quella ragazza!” Esclamò Davis. “E ancora più pazzo io che ho accettato tutto questo!” “Si, è vero...” disse Reinz “... sappiamo che quella ragazza forse giace sul fondo del fiume, o magari sepolta tra questi boschi. Anzi, forse i repubblicani l'avranno venduta al migliore offerente, destinandola così a morire di stenti o forse, peggio ancora, condannata ad essere schiava chissà di chi.” “Si, lo sappiamo bene che ormai è morta.” Fece Davis. “E sfidare i Taddei è la cosa più stupida e pericolosa che si possa fare.” “Già e tutto per un ritratto incompiuto...” mormorò Reinz. Intanto, verso la parte bassa della città, una ragazza vagava solitaria presso il fiume. Spettri e demoni quasi la chiamavano da quelle acque e specchiandosi la sua immagine le parve deformarsi. Era pallida e malnutrita, vestita di stracci e sporca. “E' quella?” Fissandola da lontano Cairius. “Si, milord.” Annuì il suo servitore. “Sei sicuro che nessuno la stia cercando?” “E' una povera matta, milord.” Rispose il servitore. “Secondo me medita anche di togliersi la vita.” Cairius allora si avvicinò alla ragazza, mentre questa ancora si specchiava nel fiume. “Salute a voi.” Disse il cavaliere. “E' inutile che fissiate con tanto desiderio quelle acque. Non troverete sollievo e pace. Non lì dentro, almeno.” Altri rintocchi di campana e Talia si destò da quella strana e inquietante visione. “Si, davvero bello qui!” Fece Guisgard. “Ed il suo castello sembra magico!” |
Sir Heyto ordinò ai suoi di preparare un piccolo accampamento per rifugiarsi dal maltempo che sembrava incombere, e ascoltai il suo discorso sul viaggio del Calars, rimasi pensierosa...nemmeno Goz conosceva cosi bene il Calars, loro sembravano conoscerlo molto bene.
Al suo invito di essere loro ospite sorsero mille perplessità...c'era qualcosa che non mi convinceva molto, ora parlavano di mercanzia da vendere a Tylesia mentre prima parlavano dei nemici di Tylesia e delle ragazze sacrificate...e ne cercavano un'altra ricordai bene. "Io vi ringrazio sir Heyto, è stato un piacere fare la vostra conoscenza..ma penso che il mio caro cavaliere...sir Fyellon...mi stia aspettando più avanti e devo raggiungerlo." sorrisi cercando di non far capire fosse una bugia e indietreggiai per proseguire il cammino, a costo di prendere la pioggia. |
L'ometto annuì ed accettò di condurre Elisabeth presso la casa di Cristansen.
E quando furono poco lontani, indicato alla maga l'edificio, l'ometto ritornò al palazzo reale. Ora Elisabeth era davanti alla casa di colui che era stato il precettore della regina. E davanti al giardino di quella casa si accorse di una ragazza intenta a leggere un libro. |
L' ometto fu di parola e solerte....mi accompagno' sino alla casa del precettore.....era una casa su un unico piano...non vi era fumo che usciva dal camino.....ma fuori c'era una ragazza......stava leggendo, era bello poter vedere una donna che leggeva con tranquillita'....." Scusatemi, non volevo turbare la vostra lettura...ma avevo la necessita' di sapere se incasa c'era Messer Cristansen.....dovrei parlare con lui...."....Ero molto imbarazzata.....che cosa gli avrei dovuto raccontare a questo tizzio se mai ci fossi arrivata ?...
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La ragazza fissò Elisabeth e sorrise.
“Salve.” Disse. “Cercate dunque mio padre? Come mai, se posso chiedere?” In quel momento uscì un uomo. Era di gentile aspetto, dai modi garbati e dallo sguardo arguto. “Cosa accade, Vivian?” “Questa dama chiede di te, papà.” “Allora falla entrare.” La ragazza fece così entrare Elisabeth e suo padre ricevette la maga nella sua biblioteca. “Allora, milady...” fece Cristansen “... in cosa posso esservi utile?” |
“Milady, il tempo è ancora incerto.” Disse Heyto ad Altea. “Restate qui con noi, abbiamo provviste e un posto caldo. Inoltre tra breve il mio cappellano celebrerà la Santa Messa. Domattina poi, vi condurremo noi dal vostro amico. Si, vi prego di restare poiché la selva è pericola in queste condizioni. E tra un po' farà buio.”
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La ragazza aveva gli occhi vivacissimi.....non riuscii a dare risposta quando un uomo si presento' all' uscio........era alto e distinto, cortese nei modi e non sipreoccupo' di chiedermi chi fossi fuori dalla sua casa....ma ebbe la cortezza di farmi accomodare all' interno....era fresca e pulita....ed ebbi una morsa allo stomaco, imbarazzo o fame ?......meglio non chiederselo..." Perdonate se ho disturbato la vostra pace, non mi conoscete...mi chiamo Elisabeth, e non sono una cittadina di Tylesia, sono qui da qualche mese e devo dirvi che ne sono successe di cose......perdonate il mio imbarazzo.....ma per la prima volta nella mia vita io non so neanche da dove cominciare........Sono arrivata da voi dopo essere naufragata, sono stata accolta dalla vostra Regina neimigliori dei modi........ma poi le cose a Tylesia sono cambiate, aria di guerra........non chiedetemi come e perche', ma dovevo trovare due cigni, un mio caro amico rischia la vita, se io non gli portero' i suoi due cigni....la rischia lui e la rischio io........Voi conoscete il Comandante Reas.......un uomo di grande valore e fedelissimo alla sua Regina, tramite una mappa, lui ha riconosciuto dei luoghi dove andava da bambino .... e forse mosso a pieta' si e' prestato di accompagnarmi in questa avventura......in breve....siamo finiti in monastero ..immerso nella selva e li' abbiamo trovato i due cigni, cosi' come la mappa ci aveva indicato.............ma un Monaco ..il cui nome non conosco ha fatto di tutto per impedirci di portarli via...........a tal punto che con una lama avvelenata ha colpito Reas e senza un suo preparato morira'........la sua vita dipende da me.......se io non gli porto il fiore nascosto nel giardino di Tylesia....e' lui che mi ha dato il vostro nome......ha detto che solo voi avreste potuto aiutarmi................vi prego....non so cosa fare............"........dopo tanto tempo il pianto fu per me liberatorio.........
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"Credete pure voi che durante la notte la selva si popola di strani fantasmi?? Credete voi negli spiriti? Forse si riempirà di strani esseri provenienti da uno strano mondo sotterraneo che non sono visibili all'uomo di giorno e si mostrano loro solo di notte alle persone pure di spirito" lo guardai sorridendo " D'accordo accetterò il vostro invito, siete molto gentile, ma poi ripartirò domani, non preoccupatevi posso viaggiare sola".
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Quegli uomini mi presero per le braccia con forza, accusandomi di stregoneria senza alcuna motivazione.
Trattenni il mio istinto e non reagii in maniera violenta, ma urlai e mi arrabbiai: "Come potete accusarmi senza motivo! Credete che io sia una strega solo perchè indosso vestiti diversi dai vostri? Non pensate che se fossi stata una maga malvagia vi avrei già uccisi attraverso un sortilegio? Lasciatemi andare e liberate la ragazza che siete intenzionati ad uccidere!" mentre gridavo, il mio sguardo incontrò quello preoccupato di Parsifal, che si stava avvicinando per venire in mio aiuto. |
“Sei tu a dover dare un nome a questo cavallo, Daniel.” Disse Gaia. “Ora è il tuo destriero. Battezzalo come desideri e vedrai che ti sarà fedele per sempre. Nessuno infatti è mai riuscito a domarlo. E con questo formidabile destriero potrai andare ovunque vorrai.”
A quelle dure parole di Cavaliere25, Tieste e Polidor smisero di litigare. “Un momento.” Disse l'essere che avevano salvato dal pozzo. “Avete diritto ad un ultimo desiderio ancora.” |
A vedere Elisabeth in lacrime, Cristansen prese un fazzoletto per poi offrirlo alla maga.
Fece allora portare da sua figlia una tisana calda e qualche biscotto. “In questa casa” disse Cristansen ad Elisabeth “non vi sono più servitori ed io e la mia famiglia facciamo di tutto per condurre una vita senza troppe mancanze. Purtroppo da quando mi sono dimesso dalla carica di Segretario, ho dovuto rinunciare a molte cose. Fortunatamente i miei familiari si sono adeguati subito a questa forzata austerità. Ho udito il vostro racconto e sono addolorato per il capitano Reas, che conosco e stimo da sempre. Quanto a Ciò che quel monaco chiede... sono sincero, ignoro come egli possa conoscere Ciò che è custodito nel giardino di Tylesia, ma è fuori discussione che la regina possa privare la città del suo Tesoro... ed io posso fare ben poco per voi, visto che il mio nome, per un grottesco disegno della sorte, sembra essersi macchiato di infamia...” In quel momento ritornò la figlia di Cristansen. “Papà... ci sono i soldati...” Cristansen si alzò subito in piedi. “Vogliate seguirci al palazzo, messer Cristansen.” Fece il capo dei soldati. “Per quale motivo?” “Vi sarà esposto tutto solo quando sarete là.” “Papa!” Scossa Vivian. “Non temere, figlia mia.” Sorridendo Cristansen. “Prego, messere.” Fissandolo il capo dei soldati. “Si, andiamo.” E lasciarono la casa. “Milady, perchè?” Rivolgendosi Vivian in lacrime ad Elisabeth. “Cosa vogliano da lui? E' l'uomo più buono che ci sia a Tylesia!” |
Heyto sorrise a quelle parole di Altea.
“Non mi fanno paura gli spiriti” disse “ma le belve feroci e i serpenti. Per questo vi abbiamo offerto riparo presso il nostro accampamento, milady.” Poco dopo il cappellano celebrò la Santa Messa e poi tutti loro si sedettero per mangiare. Alla fine, fu indicata ad Altea la tenda destinata a lei. “Andate pure a dormire, milady.” Fece Heyto. “Domattina, poi, riprenderemo ognuno il proprio cammino.” Rimasto solo con i suoi, Heyto diede ordine di preparare il tutto per la partenza fissata all'alba. “E la ragazza?” Domandò uno di loro. “Possiede qualcosa...” mormorò Heyto. “Pensate che possa essere adatta?” “Forse.” “Cosa vi rende indeciso, signore?” “Ormai ne abbiamo viste morire così tante” rispose Heyto “che comincio a credere che tutti i nostri sforzi siano inutili per salvare Tylesia.” “Cosa decidete allora?” “Non abbiamo altra scelta...” disse Heyto “... Altea resterà con noi...” La notte trascorse in fretta e giunse l'alba a rischiarare la selva. |
Lilith fu spinta verso un albero e legata stretta al suo tronco.
Parsifal, che cercava di difenderla, fu invece colpito da diversi uomini armati con forconi e bastoni. “Morte alla strega!” Disse uno di quei fanatici. Redentos, allora, si lanciò in aiuto dei due ragazzi. Estrasse la spada e ferì un paio di quei facinorosi e altri ne disarmò. Ma erano tanti e tutti armati. Con loro avevano anche dei cani che aizzarono subito contro il cavaliere. In breve anche Redentos fu ridotto all'impotenza. “Uccidiamo anche gli altri due insieme alla strega!” Gridò qualcuno. Ma proprio in quel momento, una donna si affacciò dalla torre e cominciò ad agitare le mani, fino a far sorgere folgori dall'aria. “Via da qui, bestie!” Urlò la donna della torre. E spaventati quegli uomini fuggirono via. La donna scese allora dalla sua torre e raggiunse Redentos, Parsifal e Lilith. Liberò Lilith e si preoccupò delle condizioni di Redentos e Parsifal. “Spero stiate bene, amici.” Disse la donna ai tre. “Grazie per aver tentato di difendermi. Vi prego, accettate la mia ospitalità.” |
"Oh....che dolore...." dissi toccandomi il capo......"certo che è dura fare il cavaliere...." dissi sorridendo.
Ero conciato male, ma ne è valsa pena. Non potevo permettere a quei balordi di ergersi a giudici.....nessuno ha il diritto di farlo. Andaì verso Lilith e le chiesi: "Ti sei fatta male......ti chiedo scusa per la mia gente....non penso che ti sia giunta una buona impressione.....sempre pronti a condannare tutto e tutti.....per la sola paura e capacità". "Maestro......come state? Mi spiace averle procurato questi dolori....." Subito dopo....la donna che ci aveva salvato giunse verso di noi e con un caldo sorriso e calore, ci invitò ad entrare: "Milady....la ringrazio per il suo intervento ed aiuto. Perdonate la mia reazione, ma non potevo permettere che potessero fare del male a Lilith......" Improvvisamente, sentì una fitta all'addome.....il dolore era lancinante. E caddi. |
Le miei lacrime sembravano dispese in una pozza che aveva radici infinite....l'uomo mi parlo' con tutta la bonta' che un buon cristiano ha per un'altro suo simile......dai da bere e da mangiare a chiunque bussi alla tua porta, e io questo avevo fatto.....solo che avevo portato con me un fardello immensamente grande... I soldati entrarono e lo portarono via con un celato rispetto......rimanemmo sole io e la Ragazza..ora le sue lacrime si univano alle mie.
Vivian, questo era il suo nome.....e chiedeva a me perche' la bonta' di un uomo veniva cosi' ingiustamente ripagata. " Ascolta Vivian...so che in questo momento, tutto ti sembra ingiusto......la paura sta afferrando il tuo cuore e ogni cosa in te trema....l'uomo che ami di piu' al mondo sta subendo un'ingiustizia.....eppure qualcosa mi dice, che le cose andranno per il verso giusto....abbi fede in tuo padre, non temere mai le maldicenze su di lui....cammina sempre con la testa alta......questa sara' la tua risposta al male che gli stanno facendo.......".......La presi tra le braccia in un tenero abbraccio....e poggiai il mio viso sul suo capo...da li' potevo vedere fuori dalla finiestra, avevo perso anche quest'uomo.......e stavo perdendo ogni cosa in cui m'imbattevo..........ero disperata ?...no...mi sentivo inerme ed era terribile....la Regina....dovevo affrontare lei........" Vivian ascolta.......io devo andare a parlare con la Regina.... e devo arrivare da lei prima di tuo padre.....tu conosci un modo per arrivare nelle sue stanze, senza essere viste ?....".......Gli occhi della ragazza ripresero a brillare....... |
Heyto sembrava una persona razionale e saggia, finalmente qualcuno che non credeva a leggende dettate da superstizioni.
Ci fu la Messa, pregai la Madonna...perchè potesse avere a cura Barius che ancora non avevo scordato e poi mi recai in tenda. Non riuscivo ad addormentarmi, sentivo vociferare nella tenda dove si trovava Heyto e i loro uomini, ma preferii non andare ad ascoltare, sarebbe stato troppo pericoloso, finchè il sonno soprraggiunse e mi destai col sorgere del sole dal sonno. Uscii dalla tenda e cercavo qualcuno per poter vedere il daffarsi, era mia intenzione andarmente, ma certo non da fuggitiva e volevo ringraziare tutti per la ospitalità. |
Ascoltai le parole di Guisgard, le pause e le modulazioni della voce... e sorrisi.
Seguendo l’eco di quelle sue parole la mia mente vide tutto ciò che lui descriveva... vidi l’uva e gli albicocchi in fiore, sentii il gorgogliare del fiume ed il rumore del vento che fischiava tra le alte mura di quel castello, le sferzava e poi rotolava lontano verso quel convento, ne accarezzava le forme, ne ridisegnava la sagoma... Poi all’improvviso tutto mutò. Fu un attimo... per un istante la mia mente volò via con quel vento e misteriose immagini si mostrarono ai miei occhi... L’osteria chiassosa, l’odore forte di cibo e di gente, quelle parole, gli occhi azzurri e profondi del capitano Cairius... e poi quei discorsi colti solo in parte, l’allusione ad una pena, ad una farsa e all’azzardo di sfidare i Taddei, ad un quadro incompiuto... quest’ultima cosa attrasse più di tutto la mia attenzione... un quadro incompiuto... Ma tutto ciò fu presto spazzato via dalle sensazione che mi colsero poco dopo... una ragazza che vagava tra stradine e viottole, fino alle sponde del fiume... la visione mutò allora ed io vidi mille e più immagini, quelle stesse immagini che sconvolgevano la sua mente, che la turbavano, l’eco di ricordi o forse solo di sogni, schegge di luce in un mare di buio... ma lei non era pazza, anche se tutti la credevano tale... no, non era pazza... o forse si? Citazione:
Per un attimo fu il silenzio... mentre quella visione continuava a volteggiare nella mia mente risvegliando mille e più sensazioni ed emozioni... infine, lo sguardo di Guisgard su di me mi riscosse... “Sai... mi piacerebbe venire con te in quel castello...” mormorai, sorridendo appena “Mi piacerebbe davvero tanto!” |
I mercanti si erano svegliati presto e Altea li trovò tutti indaffarati con i preparativi per la partenza.
Buongiorno, milady.” Disse Heyto. “Dormito bene? Sentite che bell'odorino? Abbiamo appena preparato una deliziosa colazione. Volete unirvi a noi? Subito dopo ripartiremo.” |
I mercanti stavano preparandosi per la partenza, mi si avvicinò Heyto, col solito sorriso..lo guardavo in viso, solitamente non mi fidavo molto di chi mostrava troppa gentilezza all'inizio, io ero sempre restia nel dare subito la mia confidenza.
"Vi ringrazio sir Heyto, siete stato fin troppo gentile, ma io ora devo partire, davvero...grazie per la colazione ma stavolta dovrò rifiutare, spero non l'abbiate a male". |
Guisgard sorrise a quelle parole di Talia.
“Allora” disse “bisognerà proprio andarlo a vedere.” Prese la ragazza per mano e scesero al piano terra della locanda. “Usciamo per un giro in città.” Fece Guisgard guardando il locandiere. “A dopo, miei signori.” I due scesero allora in città e visitarono il borgo che correva ad arroccarsi intorno al maestoso castello ducale. Faycus era una città viva e vivace e le varie botteghe disseminate lungo le stradine donavano colori e profumi a tutto il centro abitato. Come tutti i luoghi costruiti presso pendici e vallate, anche Faycus offriva una bellissima vista su prati in fiore, foreste rigogliose e borghi adagiati sui monti vicini. Guisgard descriveva ogni cosa a Talia e più di una volta si erano trattenuti davanti ad un palazzo o ad una chiesa particolarmente caratteristici. Presero poi la via che conduceva al castello e poco prima di arrivarci, Guisgard si fermò davanti ad un uomo che dipingeva all'angolo della via. “Manca molto al castello?” Domandò al pittore. “No, pochi metri, poi bisogna voltare a destra...” “Cosa dipingete?” Chiese poi il cavaliere. Il pittore lo fissò. “Perdonatemi, ero solo curioso...” Il Pittore sorrise. “Mi chiedevo come mai non stavate dipingendo il panorama o il castello...” “Bisogna dipingere ciò che ci ispira.” “E cosa vi sta ispirando?” “Una fanciulla.” “Non vedo alcuna modella però...” “E non ne vedrete in questo luogo, messere.” Disse il pittore. “Cosa intendete?” “In alcuni luoghi vi sono dei fantasmi...” rispose il pittore “... ed anche a Faycus ne abbiamo uno...” |
Uscimmo dalla locanda e ci addentrammo per le stradine strette e torture del borgo... era sera e poche persone erano per strada, così potemmo passeggiare con calma... Guisgard descriveva tutto ciò che vedeva, soffermandosi su ciò che più lo colpiva o lo incuriosiva, rispondendo alle mie domande e ad ogni mia singola curiosità...
Poi Guisgard si fermò, come colpito da qualcosa... un pittore, intento nella realizzazione di un’opera... Guisgard si intrattenne qualche istante con lui, incuriosito, ed egli ci rivelò qualcosa che mi sorprese... Citazione:
Sorrisi leggermente... complesso era sempre stato il mio rapporto con questo genere di cose, poiché io fin dalla più tenera età avevo sempre avuto a che fare con sogni e visione, immagini dal futuro o ‘fantasmi del passato’ come amava chiamarli il Maestro... e poi c’era l’esperienza che avevamo avuto al Belvedere e di cui non avevamo più parlato... sospirai a tutti quei pensieri... “Ed è quella fanciulla che state rappresentando?” sussurrai “Voi... voi l’avete, forse, veduta?” |
Heyto fissò Altea, come a volerle leggere nel cuore e nell'anima.
“Partiremo tutti insieme, milady.” Disse. “Così non vi ritroverete a dover attraversare la selva da sola. Ormai manca poco alla partenza e potrete venire con voi. Saremo lieti di accompagnarvi dal vostro amico cavaliere.” Fece allora cenno ai suoi e subito prepararono il tutto per ripartire. “Vedrete che sarà un piacevole viaggio, milady.” Sorridendo Heyto. “Posso farvi un regalo?” E mise al collo della ragazza un ciondolo con una pietra turchese. |
A quelle parole di Talia, il pittore fissò il cielo di Faycus.
“Nessuno ha visto mai quella fanciulla, milady...” disse “... nessuno... forse qualcuno l'ha sognata, altri si sono illusi di vedere parte di lei in un sorriso, in uno sguardo o in un gesto... purtroppo, quando desideriamo troppo qualcosa, essa ci appare ovunque, in ogni luogo, in ogni sensazione, emozione e stato d'animo... spesso mai però nella realtà...” “Parlavate di un fantasma poco fa...” chiese Guisgard. “E un sogno irrealizzabile” fissandolo il pittore “non è forse un fantasma? Un rimpianto è il peggiore dei fantasmi... è un demone che non da tregua, che ti tortura ogni giorno...” restò poi un attimo in silenzio e alla fine sembrò destarsi da ciò che lo aveva spinto a parlare “... un pittore” sorridendo “ha l'ingrato compito di dover aprire il suo cuore e la sua anima... ed è in quei luoghi che si celano i nostri fantasmi... si, il castello è in quella direzione.” Indicando la strada. “E' molto bello e merita di essere visto. Anche se entrarci non è consentito a tutti.” Guisgard ringraziò e fissò poi Talia. “Andiamo a visitarlo allora?” Sorridendole. |
Vivian fissò Elisabeth e si asciugò le lacrime.
“Entrare dalla regina...” disse “... conosco solo tre uomini che hanno accesso libero al palazzo... il confessore di sua maestà, sir Reas e fino a poco tempo fa mio padre... gli altri per vedere la nostra sovrana devono chiedere udienza, ma non è facile ottenerla... ci vorrebbe un piano per poter entrare nel palazzo... ma quale?” |
Quelle parole del pittore mi stupirono... anch’egli parlava di un sogno... un sogno che sembra irrealizzabile, eppure un sogno rincorso, bramato, cercato... il sogno più bello che rischia di trasformarsi nel più terribile e nel più nero dei rimpianti...
Si, mi colpirono quelle parole... mi colpirono molto! Ma subito l’artista ci precluse la via a qualsiasi altra domanda, indicandoci la via per il castello... Citazione:
Ma solo per un attimo... Poi sorrisi alle parole di Guisgard. “Oh, si...” mormorai “Oh, si... ti prego!” Riprendemmo dunque la stradina in salita verso quel castello... “Peccato...” sospirai dopo qualche momento “Peccato, però, che non sia concesso entrarvi! Sarebbe stato così bello poterlo visitare... e vedere le sale... e salire sulla torre...” |
Heyto mi fissava, uno sguardo indagatore, sembra volesse leggere dentro la mia anima, ma non mi spaventava affatto.
Sbiancai alle sue parole, non ci sarebbe stato Fyellon ad aspettarmi, risposi evasivamente "Sir Heyto, avete ragione, ci sono mille pericoli in giro ed è meglio non viaggiare sola, ho già avuto troppe disavventure, ma penso...che sir Fyellon ormai se ne sia andato, è un tipo particolare, sapete." Sospirai augurandomi mi credesse quando mi chiese il permesso di farmi un regalo, sgranai gli occhi, non mi diede nemmeno il tempo di rispondere e subito mi trovai al collo uno stupendo ciondolo...di pietra turchese. "E'..bellissima.." dissi sorridendo "sapete il turchese è amato e usato in molti paesi del Medio Oriente, e poi ha il colore del Cielo sereno, ma perchè questo regalo? Non ho fatto nulla per meritarmelo". |
Guisgard e Talia, giunsero così, poco dopo, davanti al castello.
Lo spiazzo che precedeva l'ingresso era libero e sembrava possibile potersi avvicinare. “Il portone è semiaperto...” disse Guisgard “... e non vedo nessuno in giro... avviciniamoci...” Passarono alcuni istanti e nessuno arrivò. Allora Guisgard, sempre tenendo Talia per mano, si avvicinò alla porta e cominciò a sbirciare attraverso questa. “Vedo un grande cortile...” mormorò “... fiorito... e poi dei cavalli... ma nessun altro sembra esserci...” Allora, facendosi coraggio, sospinse la porta ed entrò, sempre con Talia per mano. Il cortile era spazioso ed alternava arcate con pilastri, a scuderie, fabbriche e posti per il cambio della guardia. Il camminamento di ronda era merlato e due alte torri congiungevano le mura del maniero, rafforzate ed abbellite da contrafforti e barbacani. I due passeggiavano tra le ombre delle torri che si allungavano sempre di più, mentre la luce del tardo meriggio disegnava surreali e sognanti riflessi sulle bandiere e sugli stendardi che si agitavano al vento. Ad un tratto giunsero davanti ad un androne che dava su una vasta scalinata interna. La curiosità in Guisgard fu molto forte e il cavaliere cominciò a salire quelle scale. Non diceva nulla a Talia, limitandosi a stringerle la mano. “E' bellissimo qui, Talia...” sussurrò all'improvviso “... si, bellissimo...” Alla fine si ritrovarono su un largo balcone che dava sulla corte interna. Le verdi colline di Sygma sembravano disseminarsi su un paesaggio infinito, tappezzato da faggi, olmi, cipressi, da ampie distese di girasoli che parevano seguire il cammino del Sole e lussureggianti vigneti che come un manto animavano, resi vivi dal vento che quasi continuo soffia su quei luoghi, quello scenario. Di tanto in tanto, come voluti da un immaginario pittore, spuntavano in lontananza isolate sagome di casali, castelli o chiese che parevano così rompere l'incantata atmosfera di cui erano intrise quelle terre. Non di rado un viaggiatore poteva imbattersi in una cappellina o piccola cripta ai margini di una stradina o nel punto in cui una via diveniva sentiero e finiva per serpeggiare nei meandri sconfinati di quelle contrade. E una di queste, dedicata a San Michele e che riproduceva l'immagine della cupola della sontuosa cattedrale della capitale sygmese, dominava una piccola collina sferzata dal sognante Sole pomeridiano. “Qui sorgeva la città fantasma...” disse Chymela “... proprio qui, dove ora si trova la cappella all'Arcangelo Michele... ed è tutto ciò che resta della città di Altafonte...” La principessa stava seduta nell'erba, all'ombra di un alto albero e con lei vi era Andros, intento a giocare con i capelli di lei attraversati dai riflessi del Sole. “Volle sfidare il potere della capitale” continuò la principessa “e per questo fu rasa al suolo... da allora domina, su queste terre, il divieto di costruire, con la sola eccezione della Cappella di San Michele.” “Allora dobbiamo ascoltare il vento?” Sorridendo Andros. “Perchè mai?” “Perchè si dice” spiegò Andros “che il vento porti con sé il lamento delle anime inquiete...” “Si, forse bisognerebbe ascoltare quando si arriva in questo luogo... non è un privilegio concesso a tutti...” “Sento già di amare questo luogo.” Disse il taddeide. “Così bello, sognante ed intriso di antiche leggende. Mi sento come quegli eroi dei poemi antichi, in balia della sorte, contro tutto e tutti e pronti a riscattarsi davanti al mondo, magari ritornando a casa e ritrovando la donna amata.” Chymela sorrise. “Vi è anche un'altra leggenda...” sussurrò poi lei “... una leggenda dimenticata forse anche dal vento...” “Il vento non dimentica mai nulla...” mormorò Andros “... di quale leggenda parli?” “Prima di essere distrutta” disse Chymela “gli abitanti di Altafonte riuscirono a portare fuori dalle mura della città tutto ciò che di prezioso era conservato in essa... e nascosero quell'inestimabile tesoro proprio qui intorno, almeno stando a quella leggenda...” “Davvero?” Con un sorriso lui. “Anche un tesoro? Allora questo luogo è davvero perfetto per me!” “Ah, si?” Voltandosi lei. “E perchè mai, mio signore?” “Beh...” tornando a giocare con i capelli di lei lui “... c'è San Michele... il mito di una città fantasma... ed il suo inestimabile tesoro nascosto chissà dove... forse, chissà, proprio sotto dove siamo seduti noi ora...” rise. “Io credo che questo luogo sia magico.” Fissando la cappella Chymela. “Si, è come il cuore...” “Il cuore?” Ripeté lei. “Si...” annuì lui “... questo luogo conosce tante cose, ha visto ed udito la gioia di molte persone, fino al loro dramma e alla disfatta di un mondo... è battuto dal vento che gli rammenta di quella storia e nel suo ventre forse racchiude davvero quel tesoro perduto... si, questa terra è come il cuore...” “Perchè il cuore?” “Perchè il cuore” rispose Andros “proprio come questa terra è custode di tante cose... conosce la nostra gioia, la nostra paura, i nostri desideri e tutti i nostri sogni... e proprio come questa terra, il cuore può custodire un tesoro inestimabile...” “Quale?” “Ciò che proviamo...” sussurrò Andros “... i nostri sentimenti, il nostro amore...” Lei si voltò e lo guardò senza dire nulla. Lui allora la baciò con passione. “Principe...” mormorò all'improvviso qualcuno. Era un mercante di colore. “Principe, acquista qualcosa.” Fece il mercante. “Qualcosa di bello per la tua principessa.” “Non sai che non si deve interrompere un bacio?” Fissandolo Andros. “Ora dovrò baciare da capo questa bellissima principessa... oppure tornerà subito ad essere una rana.” “Che scemo!” Ridendo Chymela. “Per questo ho parlato adesso, principe.” Sorridendo il mercante. “Perchè tu sei felice e non mi sgriderai. E perchè così, forse, comprerai qualcosa.” “Sei furbo, amico mio!” Esclamò Andros. “Su, vediamo cos'hai di interessante... vedi qualcosa che ti piace, bella principessa?” “Non saprei, mio signore.” “Questa!” Esclamò Andros. “Sembra la lampada delle favole! Da piccolo ho sempre sognato una così per giocarci!” “Ti piacevano le lampade?” Domandò Chymela. “Non le normali lampade.” Rispose Andros. “Ma una come questa.” “Cos'ha questa di speciale?” “Somiglia a quella di Aladino...” prendendo la lampada Andros “... conosci quella favola?” Fissando Chymela. “Si...” sussurrò lei “... ma voglio sentirla raccontata da te...” “Tutto comincia in una grotta piena zeppa di oro e gioielli...” disse lui “... piena di meraviglie e di oggetti preziosi... proprio come questa terra...” Chymela lo ascoltava come rapita. “Ma Aladino fu attratto solo da un oggetto...” continuò lui “... un oggetto magico, capace di realizzare qualsiasi desiderio...” “Barattò tutto per una semplice lampada...” sorridendo Chymela. “Si...” annuendo Andros “... poiché quella lampada custodiva qualcosa di meraviglioso... come i sogni...” “E cosa fece con quella lampada?” “Oh, realizzò i suoi desideri più sfrenati!” Esclamò lui. “Divenne un potente principe, amato, temuto e rispettato. Solo una cosa gli mancava per essere felice...” “Cosa?” “Una bellissima principessa...” sorridendo lui “... una principessa che aveva visto una mattina mentre attraversava il bazar... lui era ancora un povero ragazzo e lei, con un solo sguardo, gli rubò cuore e anima... allora, chiese al genio della lampada di farsi condurre da lei, davanti al suo palazzo... era una serata stella, con una meravigliosa Luna piena... strofinò la lampada e per magia il genio lo trasportò fino al palazzo reale... e lui fece poi svanire il genio...” “Perchè?” Chiese lei. “Perchè non aveva bisogno della magia per conquistarla.” Fissandola Andros. “No, non occorreva il potere della lampada per arrivare al suo cuore... certo, il genio gli aveva donato ogni ricchezza, ma il cuore della sua principessa era già intriso di magia e solo l'amore poteva conquistarlo... allora Aladino prese con sé la principessa e la condusse, col suo tappeto magico, oltre i palazzi e le torri della meravigliosa Bagdad... al di sopra delle nuvole rese argentate dalla Luna, volando tra il cielo chiaro di stelle ed il mare infinito, fino a raggiungere le bianche dune del deserto, tra miraggi millenari e oasi sgorganti di fresche acque trasparenti... e qui le sussurrò eterne parole d'amore, capaci di fermare il tempo e scandire, con il loro magico suono, ogni attimo della vita... e alla fine di quella magica notte, Aladino salutò così la sua amata... con queste parole... stanotte, amore mio, ti ho riscattata dall'amore di ogni tuo caro... perchè nessun altro, da ora in poi, potrà, saprà e vorrà amarti come ti amo io...” Chymela sospirò e fissò il suo Andros con i suoi occhi luminosi. “Oh, Andros...” Ma in quel momento uscì la balia di lei dalla Cappella di San Michele. “Milady, dove siete?” Chiamò la donna guardandosi intorno. “E' l'ora, devo andare...” disse Chymela ad Andros. Egli non rispose nulla, limitandosi a sorridere malinconicamente. “Ma presto ci rivedremo...” sussurrò lei. “Quando?” “Lunedì, mio signore...” Lei allora, portandosi una mano sulle labbra, gli mandò un dolce bacio e poi corse via, lasciando Andros a fissarla con in mano ancora la lampada di quel mercante. “Principe...” fece questi “... comprerai qualcosa? Vuoi questa lampada?” “Dimmi che è magica e ti crederò...” disse Andros “... dimmelo e ci crederò davvero... e la strofinerò, per chiedere che sia ogni giorno Lunedì... per sempre...” "Chi siete voi?" Disse una voce, sorprendendo i due sul balcone. "Come siete entrati? C'è la morte per chi entra nel castello senza il consenso di lady Vicenzia!" |
io non ho desideri da chiedere e ora andiamocene abbiamo cosi piu importanti da fare forza muoviamoci e mi incamminai
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In poco tempo la situazione si cambiò completamente. La donna che quei contadini volevano uccidere riuscì ad intimorirli ed a farli scappare.
"Grazie..." balbettai io mentre cercavo di riprendermi dallo spavento, rivolgendomi a Parsifal ed a Redentos. Accennai un inchino impacciato alla donna che i contadini avevano imprigionato e la ringraziai, chiedendole come fosse riuscita a spaventarli in quel modo. Non fece in tempo a rispondermi, perchè Parsifal cadde a terra. Vidi che aveva le mani sull'addome, quindi mi gettai in ginocchio accanto a lui e gli chiesi: "Parsifal... cos'è accaduto?" |
Guisgard mi portò fino alla piazza e lì si fermò... era vagamente teso, lo sentivo... ma era deciso a proseguire. Attese per qualche attimo, come valutando la situazione... poi disse che il portone era aperto e riprese a procedere in quella direzione...
Io lo seguivo senza una parola... ero emozionata ed il cuore mi batteva forte... una vaga eccitazione mi faceva battere il cuore quando spinse il battente ed entrammo nella corte... eppure non dissi niente: mi fidavo ciecamente di lui ed il solo fatto che fosse lì mi faceva sentire tranquilla. Salimmo una scala e giungemmo su di una terrazza... Guisgard era entusiasta, ed io con lui... Sospirai... E fu allora che quella visione mi colse... vidi Andros e Chymela su quella collina, vidi la cappella dalle pareti candide... e fu di nuovo una visione potente e assolutamente travolgente, una visione che mi rapì totalmente e che mi portò per un attimo via da lì. Era una curiosa emozione: ero su quella collina ma ero anche a Faycus, la mia felicità si confondeva con quella di Chymela ed i suoi sospiri erano i miei... Citazione:
I miei occhi si spalancarono spropositatamente, dunque, e le mie mani strinsero forte il braccio di Guisgard, in cerca di sicurezza. Non osavo parlare e non osavo muovermi, quasi non osavo respirare... solo la sua presenza mi permetteva di non sprofondare nella paura che mi aveva colta. |
"Damigella cara....." dissi ansimando. "Non temete......succede spesso......ma......stavolta credo di aver esagerato........"
Sicuramente....vi chiedete cosa possa essere......ebbene è il prezzo che bisogna pagare, quando ci si rivolge alle lettere dei Longiniu. Il mio maestro, molte volte mi ha illuminato e avvisato sui segreti e la maledizione della sua scrittura..... "Parsifal.....ricorri a questo espediente solo quando vi è in gioco la sopravvivenza dell'anima......la scrittura risale agli antichi scritti della terra degli dei del Nord.....è stata ideata dalla elitè dei cavalieri asgardiani..... richiede un dispendio di energia.....non magica, ma umana.....talune volte....anche la vita...." Sudavo freddo ma non potevo far preoccupare la mia compagna: "La ferita si rimarginerà presto......" strinsi i denti dal dolore ed urlaì..... |
Parsifal fu preso sulle spalle da Redentos e condotto, seguendo la donna che li aveva salvati, fin nella torre.
La nebbia scendeva in maniera sempre più decisa sulla selva, tanto fitta da rendere impossibile a Parsifal di riconoscere la strada che stava facendo. Ad un tratto si accorse di non essere più nella selva, ma in una città. Attraversava infatti una strada solitaria, silenziosa ed avvolta da una strana inquietudine. Poi tre rintocchi di campana lo destarono dai suoi pensieri. Da lontano vide alcune figure che vagavano silenziose. Tentò di raggiungerle, ma esse entrarono in una chiesa la cui porta fu poi chiusa. Accanto all'ingresso, Parsifal vide tre sagome intenta a fare qualcosa. Stavano giocando ai dadi. Ad un tratto uno dei tre si accorse di Parsifal. “Il gioco...” disse “... vi piace giocare? Volete partecipare? Se si, allora dovete puntare... sono in palio le anime di coloro che vivono a Tylesia...” In quel momento Parsifal riprese i sensi e trovò accanto al suo letto Redentos, Lilith e la misteriosa donna della torre. “Come stai, ragazzo?” Domandò Redentos. “Ti senti meglio?” “Massì...” sorridendo la donna “... sono sicura che si sente meglio e presto riotterrà le forze...” “Grazie di tutto, milady.” Disse Redentos alla donna. “Ma perchè volevano uccidervi quegli uomini?” “E' una lunga storia...” rispose lei “... lunga e vecchia... come il mondo... ma permettetemi di presentarmi... il mio nome è Granblu...” fissò poi Lilith “... ciò che cerchi non è lontano, ma difficilmente riuscirai a portarlo con te, ragazza mia...” disse col pensiero e solo la ragazza sentì queste sue parole “... lo so, puoi ascoltare le voci... lo so...” e sorrise. |
Cavaliere25 era deciso a proseguire.
Anche Tieste e Polidor annuirono e si misero a seguirlo. “Bene.” Disse Alberico il falco. “Avete deciso dove andare? Ritorniamo a Tylesia o preferite fuggire verso la selva?” |
“Perchè siete una ragazza speciale.” Disse Heyto ad Altea. “E questo ciondolo ha il potere di proteggere chiunque lo indossi.” Sorrise. “Bene, sarà meglio mettersi in viaggio. Tylesia ci attende.”
La carovana si mosse e tutti loro partirono. Heyto, seduto accanto ad Altea, prese una cetra e cominciò a suonare. Poi a cantare questa enigmatica canzone: “Gli occhi delle ragazze... Non sono rondini, né cigni, ma bianche colombe... Solcano i cieli e si perdono nel terso azzurro, come nel purpureo tramonto... Gli occhi delle ragazze... Si lasciano guardare ed anche amare se sai osservarli... ma ti concederanno un solo volo nei loro colori, non smarrirti o li perderai... Gli occhi delle ragazze... Sanno sorriderti ed incantarti, ma talvolta anche piangere... Dovrai ascoltarli e consolarli, poiché hanno bisogno di te, delle tue carezze e del tuo affetto... Gli occhi delle ragazze... Non abbandonarli mai, perchè vivono per te e dei tuoi sogni... Gli occhi delle ragazze... Non dimenticarli, potresti non perdonartelo mai... E alla fine di questo canto, Altea, fissando Heyto, si accorse che egli stava piangendo. |
“Sto aspettando una risposta.” Disse il soldato, mentre puntava il suo sguardo inquisitorio su Guisgard e su Talia.
“Veramente...” mormorò Guisgard, mentre col suo corpo tentava di fare scudo a Talia “... volevamo vedere il castello...” “Come siete entrati?” Con voce severa il soldato. “Il portone...” fissandolo Guisgard “... era aperto e...” “Stai mentendo, gaglioffo!” Urlò il soldato. “Siete entrati strisciando, ecco come!” In quel momento arrivarono altri due soldati. “Cosa succede?” Chiese uno di loro. “Ho scoperto questi due ladruncoli.” “Allora gli daremo una lezione.” Disse uno dei due nuovi arrivati. Si avvicinò a Talia e la prese per un braccio. “Non osare toccarla, bastardo!” Gridò Guisgard, colpendolo poi con un pugno. Gli altri due soldati, allora, lo bloccarono e cominciarono a picchiarlo forte, fino a farlo cadere a terra, dove continuarono a pestarlo con calci e a colpirlo con il legno delle loro lance. “Che sta succedendo?” Arrivando un altro individuo, abbigliato con abiti sfarzosi. “Abbiamo scoperto due ladruncoli nel castello, messer Paolo.” “Dategli una lezione e poi incarcerateli.” Disse Paolo. “Anzi... metteteli alla gogna... e lasciateli là fino a domani. Poi mozzerete loro mani e piedi.” “Si, messere.” Ad un tratto si ud' un campanellino. Paolo allora, scattò e corse via. “Cosa accade?” Domandò una voce nel corridoio. “Solo due ladruncoli, milady.” Rispose Paolo. “Due ladri?” “Si, un ragazzo ed una ragazza.” “Una ragazza?” “Si, milady.” “Voglio vederla.” “Subito, milady.” Allora Paolo ritornò sul balcone. “Presto, lady Vicenzia vuol vedere la ragazza.” Disse ai soldati. “Portatela subito dalla duchessa.” “E di lui cosa ne facciamo?” Domandò uno dei soldati indicando Guisgard a terra. “Mettetelo alla gogna fino a domani.” Ordinò Paolo. “All'alba gli mozzerete mani e piedi.” I soldati annuirono. Due portarono via Guisgard, mentre il terzo condusse Talia dalla duchessa. Giunti in una grande sala, lasciarono lì la ragazza. Con lei vi era anche Paolo. “Ecco la ragazza, milady.” Disse l'uomo. “Fatela venire avanti.” Con un cenno la duchessa. Era seduta di spalle e fissava una finestra. Paolo allora condusse Talia davanti alla duchessa. “Ora uscite.” Disse la donna a Paolo. “Qual'è il tuo nome?” Domandò la duchessa a Talia appena furono sole. “Perchè siete entrati con l'inganno nel castello'” |
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