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Elena.
Lo stesso nome, per personaggi di così diversa entità. Subito, lady Dafae aveva evocato quel nome per se stessa, ricordando la futura madre del Cavaliere del Graal, mentre subito, io avevo ricordato il medesimo nome pensando alla donna che divenne la causa della sventura della perduta Troia. Lo stesso nome, due entità estremamente diverse. Risi, mentalmente, pensando ad una vecchia storiella, di un cantore della Roma Antica, la quale affermava che ognuno di noi ha due sacchi sempre addosso, uno, nel quale sono contenuti i difetti altrui, posizionato sul davanti, in modo che possiamo sempre attingere da esso; l'altro, con i nostri difetti, posizionato sulla schiena.....Ed in quel sacco, non guardiamo quasi mai, sta lì dietro proprio perché possiamo dimenticarcene. Allo stesso modo, spesso le aspettative, e le opinioni, che abbiamo su noi stessi, non corrispondono a quelle che gli altri hanno di noi; da questo nascono incomprensioni, e duplicità. Forse la frivola donzella alla quale avevo promesso fedeltà, aveva virtù nascoste, e sensibilità superiori, o forse il musico dal cuore infranto aveva avuto le sue ragioni, perché si sa, talvolta messer Amore può avere indole capricciosa, e può ferire. Sta di fatto, che per Amore si può gioire e soffrire, si può combattere e morire, elevare lo spirito o rodersi nell'incomprensione.......Sta di fatto, però, che messer Amore, non si può insultarlo, per nessun motivo, e con nessuna scusante......E' questo che ci rende diversi dalle bestie. Detti un colpo di tosse, poi intervenni; -Invero, mia signora, dovete aver infranto il cuore del musico, per averlo spinto a parlare in quel modo. Ma le mie parole non vengano scambiate per indulgenza nei suoi confronti, vogliate comunicarmi il luogo ove possa trovarlo, e mi adopererò immediatamente-. |
Velv e Nettuno fissarono il punto segnato da Elisabeth sulla mappa.
Erano coordinate che indicavano un tratto di mare non battuto da alcuna rotta commerciale. “Qui non vi è nulla, madama...” disse Velv alla donna. “L'isola su cui naufragai” fece Nettuno “non è segnata da alcuna mappa e dunque mi sembra naturale che qui ne ignoriate totalmente l'esistenza. Comunque...” aggiunse “... come detto, a mio giudizio il vascello volante quasi sicuramente ha risalito in questo punto il Lagno...” segnando un tratto di quella mappa. “Si, potrebbe darsi...” annuì Velv “... signor Nertier...” chiamando uno dei suoi ufficiali “... tutto a babordo... e manteniamo questa rotta fino a nuovo ordine.” “Si, signore!” Intanto Nettuno aveva preso in disparte Elisabeth, in modo che nessuno oltre loro due sentisse. “Come fai a sapere dell'isola di Elisabeth?” Chiese alla donna. “Tu non ci sei mai stata, Symoin.” |
“Bene.” Disse Dafae a Galgan. “Sarò lieta di indicarvi il luogo i cui troverete quel musico superbo ed irriverente. Egli si esibisce in una locanda poco oltre questo castello. Ogni sera giunge in quel luogo per mostrare la sua arte in cambio di qualche moneta. Il suo nome è Oric.”
“Dimenticalo e non serbargli rancore, figlia mia.” Fece il barone. “Ma io lo ignoro dopo ciò, padre mio.” Mormorò la ragazza. “Ma se sir Galgan, come ha detto egli stesso, si offre come mio campione allora è giusto che sappia delle offese che vengono mosse verso di me.” “Eppure” intervenne Tizio “io conosco quel musico ed invero posso dire che è uomo dai nobili principi e dai sentimenti genuini.” “Ma anche dal forte orgoglio e dalla vivace villania, a quanto pare.” Replicò Dafae. |
“Non temete.” Disse Laika ad Altea. “Quegli uomini pagheranno comunque. Dalle nostre miniere non si esce vivi.”
“Sono cattivi, vero?” Chiese una delle bambine. “Si, molto.” Annuì Laika. “Dunque la nostra trattativa riguarderà solo la spada, Altea. Ammesso che non sia stata fusa o gettata via.” Tornando a rivolgersi alla dama. “Ma discuteremo di tutto ciò a cena.” In quel momento entrò Anghela. “Vieni avanti.” Con un cenno Laika. “Abbiamo qui due ospiti.” “Salute a voi.” Anghela ad Altea e a Imia. “Pare che i due uomini imprigionati e quella spada appartengano a questa donna.” Fece Laika, indicando Altea. “Domani apparterranno alla morte.” Sorridendo Anghela. “Cosa è accaduto?” Chiese Laika. “Hanno avuto la stupida idea di tentare la fuga.” Rivelò Anghela. “Aiutati da quella sciocca ragazza. I miei sospetti su di lei erano esatti.” “E dimmi...” incerta Laika “... altri hanno tentato questa fuga?” “Tutti i prigionieri, ma ora sono al lavoro in condizioni ancora più dure.” Rispose Anghela. Laika chinò il capo e non aggiunse altro. E sul suo viso scese un indefinito velo di inquietudine. |
La cella era semibuia ed umida.
Un odore di aria insopportabile e chiusa aleggiava tra le rocce ed il muschio di quelle pareti, rendendo quel luogo opprimente. Guisgard e Pepe se ne stavano accanto alle sbarre di ferro, immobili, con lo sguardo perso nella penombra, tra mille e più pensieri. Clio invece era seduta a terra, afflitta a fissare il vuoto di quella cella. Poi, ad un tratto, il freddo umido che rivestiva quelle pietre per un momento svanì. Guisgard si sedette dietro di lei, adagiando ciò che restava del suo mantello, lacerato per i lavori, sotto le gambe della ragazza e portandola con la schiena contro il suo petto, stretta fra le sue braccia. “Sarai anche dannatamente seducente con questa corazza” disse lui piano ad un orecchio di lei “ma questa cella è troppo umida e fredda per lasciarti così.” E in quell'abbraccio prese poi le mani di lei nelle sue per scaldarle. “Quando giunsi dal maestro” sussurrò “chiesi subito di quel luogo e di chi vi abitava...” sorrise piano “... ricordo che bersagliai il maestro di domande di ogni tipo... poi la sua governante, madama Aglett, mi parò di te... di una ragazzina che amava fare il maschiaccio... e mi incuriosì subito... infatti la sera nella mia camera non feci altro che pensare a come potevi essere...” rise appena “... arrivai persino a sfogliare qualcuno dei libri del maestro che trovai nella mia camera... cercavo di scoprire se esistessero eroine guerriere... e così passai in rassegna Clorinda, Brunilde, comprese tutte le Amazzoni e le Valchierie...” le mani di lei erano sempre in quelle di lui “... ma più di tutto mi incuriosiva il tuo aspetto, il tuo volto soprattutto... così, un momento ti vedevo come un'eroina classica... e un momento dopo invece ti immaginavo più eterea o selvaggia, come le donne dei racconti celtici e gotici... ma, al di là di tutto, di una cosa ero sicuro... che dovevi essere bellissima... di una bellezza particolare, diversa da tutte le altre ragazze... e scioccamente mi addormentai cercando di capire come si potesse conquistare il cuore di un'eroina così...” la testa di Clio era china sul petto di lui e la ragazza poteva sentirne il respiro. E a poco poco la dolce penombra, le parole di lui, le sue carezze, l'atmosfera divenuta di colpo serena portarono la piratessa a seguire i sussulti del petto di lui, fino a quando i due ebbero quasi il medesimo respiro. “Non so...” mormorò Guisgard “... ma stanotte una cosa mi assilla... quella cioè di non averti mai detto quanto mi apparisti bella poi la prima volta che ti vidi... e come lo sei tutte le volte che ancora oggi mi fermo a guardarti, Clio...” http://media-cache-ak0.pinimg.com/73...8bbf296998.jpg |
Si forse....si certamente......ma guardiamo le cartine........ma in che razza di mondo vivevano.....compassi e squadra.....su una cartina a cui mancavano un paio di piccole isole....ma Nettuno aveva evitato di darmi del tutto torto...anche se aveva deviato il corso delle mie parole.......e quando Velv fu impegnato a dare ordini Nettuno mi prese da parte....e con tono che non ammetteva repliche.....mi fece alcune domande.......La parte di SYmoin in qualche modo aveva perso tono......almeno con Nettuno, e mi rendevo conto che dovevo essere sincera con lui.....se volevo essere il suo aiuto e non la sua rovina....." Intanto calmatevi......Tu e Velv mi avete fatto infuriare abbastanza, non sapete assolutamente nulla e la vostra arroganza ha fatto si che abbiate perso qualche bellissima nave.....il problema però sono le vite umane........quelle non si possono recuperare....per quanto riguarda me, perchè pensate che io sappia molte cose di Elisabeth....non vi e' mai venuto in mente che io sia lei ?......Vi ha trovato una delle mie ancelle sulla spiaggia e io e Pileo siamo accorsi per portarvi nella mia camera....dove siete stato lavato e medicato....la vostra divisa anche che se non proprio presentabile come questa fu appoggiata sulla poltrona accanto al mio scrittoio.......vi ho informato del fatto che non potevate stare con noi per molto tempo.......vi ho fatto vedere la mia serra ....e i fiori meravigliosi che in essa crescono......e poi a Pileo e' arrivata la geniale idea di incontrare la Signora della montagna.......già......invece abbiamo incontrato Symoin......e Lei....mi ha ingannata...mi promise che se l'avessi aiutata mi avrebbe portato dalla Signora in questione...e invece ....una bugia dietro l'altra......"......ero stata una stupida....ma non per Symoin o Nettuno ..infondo nessuno dei due mi conosceva bene....ma Pileo...lui non mi aveva riconosciuta...li' al fiume...lui e Nettuno così intimi......e io ..mi aveva creduta Symoin......" Bene....questo e' quanto, sappiate che la mia isola verrà spazzata via se non vi farò ritorno......per quanto riguarda Te...puoi credermi o no...sei libero di farlo....infondo e' una delle pochissime libertà che ha l'uomo.....".......lo guardai negli occhi.....sapevo quale sarebbe stata la rovina...credere in lui...pensare di poter essere un appoggio come lo sarebbe stato lui per me.......rendermi conto che nella vita c'e' una completezza...un uomo e una donna........quando si vive da soli...manca una parte importante di noi.....ma questo si comprende col tempo.........ma nonostante tutto...dovevo ritornare a casa........".....Ti prego....abbi fede in me.....ti ho salvato una volta......e lo rifarei altre cento.....ma ora devo ristabilire degli equilibri e anche se tu non lo comprendi.......sarà un bene anche per te....c'e' qualcosa che non andava prima che tu perdessi la memoria....si vede....il tuo volto assume delle espressioni gravi .....una persona che non ricorda....ha pochi pensieri..se non quello di ricordarehttp://static.screenweek.it/2011/11/...ilm-7-_mid.jpg
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Ascoltai Laika e la osservavo..mi chiedevo il motivo per cui non volesse dare la libertà a Guisgard e Pepe..erano solo due dei tanti uomini a loro disposizione e ne avrebbero avuto altri, che differenza faceva? Forse...era la Legge di Auroria e lei doveva seguirla...per nessun compromesso. Eppure come la prima volta la avevo vista in questo Palazzo..bellissima con queste bimbe, ed estremamente sola..come se rinchiusa e forse lei stessa era prigioniera o di se stessa o di altri. Anghela, invece, sembrava guidarla e Laika quasi la emulava.
"Davvero Laika" dissi sorridendo e guardando le bimbe con aria di sufficenza senza parlare loro "mi auguro di avere la spada entro stasera...è un pezzo raro..di manifattura incredibile..vale una cifra enorme..fate il possibile gentilmente". Ad un tratto entrò Anghela e Laika ci presentò e guardai la donna guerriero senza abbassare lo sguardo, irremovibile e dritto nei suoi occhi..."E' un piacere conoscervi...Anghela..potete chiamarmi Angelique..tra donne dalle stesse idee vi è complicità" certo..potessi spaccarti la faccia..e sorrisi freddamente "Ero qui per affari, infatti Laika ha ragione..i due uomini appartengono a me..ho appunto narrato della indovina era qui..è mia suddita e non voglio parlarne..una donna assurda che vive solo per Amore..il musico e il prete sono fuggiti e io sono venuta per riprenderli ma Laika dice è impossibile..vedete queste pepite? Volevo comprarli...avreste fatto un affare". Ma poi Anghela informò di ciò che avvenne e della esecuzione...barcollai e presi Imia per un braccio guardandola, ero sbiancata immaginavo...non potevo permetterlo..e quindi pure Clio era li..doveva aver tentato di salvarli. Ora non devi avere tentennamenti..avanti Altea..e poi pensi lui sia preoccupato per te? Non si ricorderà nemmeno il tuo viso più..ma devi salvarli. Annuii a Imia e presi coraggio.."Ecco..avevo appunto detto a Laika era pericoloso..un attaccabrighe..è fuggito col chierico, la moglie e la donna dal mio regno e infatti volevo portarvelo via per essere giudicato secondo la nostra legge..ha rubato pura la mia spada...Laika ha detto di trovarla e ridarmela, gentilmente..prima della esecuzione quindi, voglio vederlo in faccia e assistervi". Mi voltai e vidi Laika a capo chino e turbata..trasalii..cosa aveva? Era come qualcosa la preoccupasse e questo dopo aver saputo della esecuzione e la presi per mano e feci cenno a Imia di seguirmi. Uscii nel corridoio e mi tenni ben lontana e guardai Laika sempre in modo freddo ma dovevo usare le informazioni datemi da don Tommaso.."State bene Laika? Ho visto dopo la notizia della esecuzione siete sbiancata e il volto rabbuiato...oh, sono sempre una donna...posso aiutarvi in qualcosa? Potete fidarmi di me..vi ammiro molto come donna e vorrei io e voi fossimo amiche..quasi confidenti...vi dirò un mio segreto..il musico..era il mio fidanzato e mi ha tradito con quella perfida e astuta zingara..uomini..corrono dietro alla prima gonnella..e cosi l'ho costretto a lavorare con sfinimento..ora mi rammarico solo di una cosa..che voi lo ammazziate..ora non potrò godere più dello spettacolo di umiliarsi davanti a me..io dovevo fargliela pagare" e finsi astio nella mia voce. Dovevo accapparrarmi la sua simpatia..sapere i suoi pensieri e soprattutto sfruttare cosa sapevo di questo posto o non avevo scelta...ma dovevo avere Mia Amata. E qui doveva intervenire Imia..avevo preso il pugnale nella cabina di Guisgard ed era nei miei stivali e poi avevo quello datomi da mio cugino Tommaso. Se non avessero ceduto, dovevo presenziare alla esecuzione e ferire almeno chi stava per giustiziarlo, e avendo avuto Mia Amata lo avrei liberato e poi gli avrei dato la spada...Mia Amata si diceva si fondeva con l' Animo del Taddeide che la possedeva ed ecco perchè Guisgard era imbattibile con la spada e lo sarebbe stato e nel frattempo io e Imia avremmo liberato Pepe e Clio e Dio volendo saremmo riusciti a fuggire. Guardai Laika nuovamente e sorrisi. |
Nel suo essere così intricata, quella faccenda era tremendamente semplice, o almeno lo era il ruolo che, in quanto cavaliere, avrei dovuto avervi.
Parlai serenamente; -Difficilmente, chi segue la via di Dama Musica, non possiede nobiltà d'animo e d'intenti, perchè questa, di per sè, tocca solo i cuori gentili. Tuttavia, nessuno è immune all'errore, e l'errore reclama punizione, persino le Sacre Scritture ce lo insegnano. Re Davide era unto da Dio, eppure peccò, e da Questi fu punito, recuperando successivamente il Suo favore. Comunque siano andati i fatti, è mio dovere fare luce sulla questione; da parte mia, posso promettere a tutti i presenti che sarò inflessibile, ma mai prepotente- Accennai ad un sorriso, poi mi inginocchiai rispettosamente di fronte alla dama ed al suo nobile padre; -Con vostra licenza, e se uno dei due fratelli, Tizio e Caio, volesse accompagnarmi, allo scopo unico di indicarmi se si tratta della persona che sto cercando, partirei subito-. |
Restai avvolta in quel dolce tepore ad assaporare le sue parole e il rassicurante ritmo del suo respiro per lunghi istanti.
In pace. Valeva la pena vivere per un istante come quello. "Beh ci sei riuscito..." sussurrai piano, portando la testa all'indietro in modo da riuscire a scorgere il suo viso nella penombra "...a conquistare il mio cuore, intendo... ma non chiedermi come.." risi appena, restando con gli occhi nei suoi "Forse era il modo in cui mi guardavi..." mormorai "O forse.. forse.." trattenni il fiato, divincolando delicatamente una mano dalla sua stretta per sfiorare delicatamente il suo viso così vicino, eppure terribilmente lontano "Forse il modo in cui mi sorridevi..." con un filo di voce, senza staccare gli occhi dai suoi. Ma poi non riuscii più a parlare, la mia mano aveva sfiorato per un breve istante le sue labbra. Sentii il cuore accelerare. Per un momento fui sul punto di attirarlo a me e baciarlo, ma alla fine mi fermai. Distolsi lo sguardo per un momento e sorrisi, tornando a guardarlo. "Sei fortunato.." mormorai "Se quello era l'unico pensiero che ti assillava questa notte.." risi appena "..se io dovessi ascoltare i pensieri che mi assillano, credo che potrebbero consumarmi.." senza togliere gli occhi da lui. |
Nettuno fissava incredulo Elisabeth.
“No, non può essere...” disse con uno sguardo cupo su di lei “... tu non sei Elisabeth, sei Symoin... si, ne sono certo... vuoi confondermi, come hai tentato di fare sin dall'inizio...” la sua espressione divenne impenetrabile “... vuoi confondermi, ingannarmi su di te come questa gente sta facendo con me, chiamandomi de Gur... ma io non ti credo... sei Symoin...” Intanto la Regina d'Afravalone aveva preso la rotta indicata da Nettuno per risalire il Lagno. |
Altea tentò di prendere Laika per mano, ma questa con un gesto improvviso e deciso si scostò.
“Non c'è motivo per cui noi due dobbiamo parlarci con tale confidenza.” Disse freddamente. “E comunque sto benissimo.” Fissandola con i suoi bellissimi occhi azzurri. “Quanto a quel musico... pagherà... pagherà secondo le nostre leggi. Se volete” guardando lei e Imia “potrete assistere all'esecuzione domattina. Mancano ormai quasi due ore. Altro non vi sarà concesso su quei prigionieri.” Si voltò poi verso Anghela. “La spada? Queste due donne sembrano molto interessate.” “Benissimo.” Sorridendo Anghela. “Sentiamo... quanto siete disposte a pagare per avere la spada?” Chiese ad Altea e a Imia. |
Guisgard baciò lievemente il dito con cui Clio accarezzava le sue labbra.
“I miei pensieri di stanotte...” disse lui sorridendo appena “... vuoi davvero conoscerli?” Con la sua mano che scivolò, sotto il mantello, sul petto e poi sui fianchi della ragazza. “Forse non valgono tanto, ma c'è abbastanza magia in questa tragica notte che restare in silenzio è quasi una colpa... i miei pensieri... in verità ne ho uno soltanto... e mi sta consumando...” il suo sguardo quasi arrivò a penetrare quello di lei ed i suoi occhi si tinsero di un azzurro intenso e disperato “... vorrei fare l'amore con te, Clio... fino a domattina... farlo una prima ed un'ultima volta... farlo come se l'alba non dovesse arrivare mai...” Ad un tratto si udì un rumore di passi. “Arrivano...” mormorò Pepe, che se ne stava in disparte accanto alle sbarre. |
Sorrisi a Laika mentre scostava la mano e mi guardava coi freddi occhi azzurri..sembrava rabbia la sua..nascondeva qualcosa, lei stava mentendo a se stessa.
"Grazie...saremo onorate di poter assistere alla esecuzione" non avevo scelta dunque..dovevo salvarli sul momento ma mi balenò una idea ma dovevo parlarne con Imia...e dovevo scoprire prima dove e come sarebbe avvenuta la esecuzione e durante la notte...incendiare il Palazzo e creare trambusto non era una idea malvagia. Mi voltai verso Anghela e risi.."Mi sembra Laika aveva detto prima la spada la avrei riavuta senza barattarla..questo a me interessa...è rara ed appartiene alla mia famiglia e quel musico me l' ha rubata. Come ho detto sono qui solo per affari..ora la devo barattare ma sta bene" estrassi dalla sacca una pepita di oro grande.."Questa può bastare oppure volete altro oro e gioielli..eh avevo proposto un affare a Laika in cambio degli ostaggi, Anghela, poichè io ho delle miniere di oro..in questo modo anche se mi avreste ridato quei due e la donna che è in combutta con loro..io non vi avrei fatto perdere l'oro..ma lei ha rifiutato" sospirai guardando la pepita e mostrandola a Anghela "Mi faresti vedere i prigionieri? Li voglio veder soffrire prima di morire...assieme a te ovvio e la mia dama di compagnia, non oserei mai violare le vostre leggi e nemmeno andarmene sola in questo posto..vi capisco..pure io non amo gli estranei facciano questo nel mio regno che sto costruendo..anzi stavo..visto mi state uccidendo il musico che era il capomastro...dunque affare fatto?" e la guardai in modo freddo e serio. Non vi era nulla da scherzare davvero...e comunque notavo il cinismo faceva per me stranamente. |
“Voglio tre pepite come questa in cambio della spada.” Disse Anghela ad Altea. “Questo è il prezzo per riaverla. Prendere o lasciare.”
“E' molto bella questa spada...” avvicinandosi una delle bambine all'arma. “Si, ma non toccarla.” Fece Laika. “Non voglio che voi tocchiate delle armi.” Guardò poi Altea. “I prigionieri potrete vederli solo sul patibolo.” Sentenziò freddamente. “Ma perchè” chiese la bambina “un musico deve rubare una spada? E' forse un soldato?” “Anche re Davide e Tristano” intervenne Imia “amavano dilettarsi con la musica, pur essendo comunque formidabili guerrieri.” “Zitta.” La riprese Laika. “Non voglio che le bambine ascoltino simili cose. Re Davide e Tristano vedono le loro storie infarcite d'Amore, ma sono solo fandonie scritte dagli uomini. Nessuno uomo nella realtà può amare una donna al di sopra di tutto e di tutti.” Scosse il capo. “Ora mi ritirerò per un po'...” mormorò “... vado a pregare nella stanza del Fiore d'Oro... lascio a te le bambine.” Fissando la vecchia che aveva ingannato Clio. |
Indignato e cieco.....no..non aveva perso la memoria era cieco......come tutti gli uomini......" Credi ciò che ti pare....non mi importa.....io sono chi ho detto di essere....e s e non ci credi e' un problema tuo, dimmi ...che interesse avrebbe Symoin così spregiudicata così necessitante della presenza maschile.....a trovare la mia isola.......e poi sai cosa ti dico...che forse Velv...vi sta raggirando...ma io no...in nessuno dei due casi....ne' come Elisabeth ne' come Symoin.....voglio andare nella mia cabina....e che Dio vi aiuti..."......
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Chiusi gli occhi a quelle carezze, che mi infuocarono l'anima.
E quando li riaprii restai incatenata al suo sguardo, così intenso, e i suoi occhi non mi erano mai parsi tanto belli come in quella umida cella. Sorrisi alle sue parole, annuendo appena. "Sì.." mormorai, con un lampo di malizia nello sguardo "Fossimo stati soli..." con un sorriso. Ma poi la voce di Pepe mi riportò alla realtà. Come poteva essere già finita la notte? Non avevo mai avuto paura della morte, ma in quel momento, forse per la seconda volta in vita mia, conobbi un vero terrore. "No.." mormorai. Non adesso.. E allora mi voltai verso di lui, con gli occhi appassionati e spaventati. Non c'era più tempo, avevo aspettato troppo, avevo aspettato una vita intera. Così mi avvicinai, e con un gesto improvviso, dolce e appassionato lo baciai. Un bacio colmo di ricordi, sogni e passioni. Un bacio che sembrava aver fermato il tempo. Un bacio che sarebbe stato il primo e l'ultimo. Il bacio che mi sembrava di aver aspettato tutta la vita. |
"Affare fatto Anghela" presi altre due pepite..a dire il vero una apparteneva a me, visto prima di andarmene dalla Corte avevo preso degli averi per sopravvivere.
Le misi a terra e allungai la mano verso Anghela freddamente.."Ora a me la spada gentilmente." Quella bambina chiese della spada, trattenni un sorriso..era una domanda normale per una bimba..loro ancora erano innocenti e dovevano conoscere il mondo quando udii Imia..oh no, avevo detto pure non parlava bene perchè non facesse commenti e la guardai facendole l' occhiolino e dissi bruscamente.."Imia cara, parla solo quando sei interpellata, l' Amore non esiste..e nemmeno un uomo in grado di essere un buon guerriero..infatti ho notato qui delle grandi donne combattive". Ma trasalii quando Laika disse doveva andare a pregare nella sala dove si trovava il Fiore d' Oro e la vidi sparire....già potevo chiedere alla bambina..la bocca della verità ma guardai l'anziana donna..in questo posto non ci si doveva fidare di nessuna. "Bene" dissi ad Anghela "con gioia ho di nuovo la mia spada" aspettando me la tornasse e incrociando le braccia aspettando "ma la esecuzione quando avverrà e in che modo? So che sembro cinica ma purtroppo lo sono". |
“Conosco quel musico” disse Tizio a Galgan “e dunque vi accompagnerò io.”
“No, non tu.” Protestò Caio. “Tu gli sei amico e patteggi per lui.” “Non è una contesa questa.” Fissandolo Tizio. “Invece si.” Annuì Caio. “Basta voi due.” Intervenne il barone. “Non ci andrà nessuno dei due.” Battè le mani e nella sala entrò un giullare. Fece una capriola e cominciò a motteggiare: “Il dubbio è nemico della certezza, che da sola si sa da sempre fortezza. Ma il dubbio se però riguarda l'Amore, porta l'ebrezza in ogni assopito cuore. Fuggi da me allora mia sicurezza sobria, piochè Amore ama spesso l'ardore e la boria.” “Bravo, mio buon buffone!” Divertito il barone. “Ma bada a non essere troppo irriverente o ti farò tagliare la lingua!” Lo guardò. “Accompagnerai messer Galgan alla taverna, dove stasera ci sarà musica e gente.” |
Nettuno fissò Elisabeth per un lungo istante.
“Neanche io voglio tornare in quella cabina...” disse “... ho bisogno d'aria... vieni con me...” La prese per mano e senza attendere una sua risposta uscì sul ponte insieme a lei, mentre Velv e gli altri erano tutti presi dalle loro faccende. I due falsi coniugi uscirono così. Il cielo era denso di foschia e una calma piatta circondava la nave ammiraglia che solcava le onde. “Anche il mare stasera pare muto ed indifferente...” mormorò Nettuno “... o forse sono io che non riesco a sentire la sua voce...” scosse il capo “... se davvero fossi quel de Gur di cui tutti parlano allora sarei in grado di ascoltare il mare...” guardò Elisabeth “... invece sono solo Nettuno, incapace di comprendere se stesso e gli altri... e tu invece chi sei veramente?” Chiese alla donna. |
Fu un bacio dolce e appassionato.
Lungo, intenso, fatto di trasporto ed ardore. Le calde labbra di Guisgard, animate da una febbrile bramosia, arrivarono così ad unirsi a quelle morbide ed accoglienti di Clio. La baciò ed assaporò di lei ogni sensazione, ogni emozione. E nel baciarla le mani di lui cominciarono a scendere lungo tutto il suo corpo, accarezzandola ovunque, come se fosse sua e soltanto sua. Da sempre. E restarono così, a baciarsi e a stringersi, l'uno contro l'altra, fino a quando la voce di Pepe li destò. Quei passi. Un attimo dopo davanti alle sbarre apparvero delle donne. Alcune erano armate, altre indossavano lunghe tonache. “Queste suore” disse Onsia “sono qui per confessarvi. A nessuno neghiamo la Misericordia di Dio. Neanche a voi.” “Questa è bella...” sarcastico Pepe. “Fossi in voi” fissandole Guisgard “terrei per me la Misericordia di Dio. Ne avete molto più bisogno di noi.” “Cane insolente!” Esclamò Onsia. “E poi” sorridendo beffardo il presunto Taddeide “le donne che io sappia non hanno accesso al Sacramento della Confessione.” “E comunque ci sono io.” Fece Pepe. “Sono un monaco, no?” “Certamente lo sei più di quanto non siano misericordiose loro.” Divertito Guisgard. “Allora morirete in peccato!” Con astio Onsia. |
“Tieni a bada la tua ancella.” Disse seccata Anghela ad Altea. “O la zittirò io.” Guardando con astio Imia. “E questa sua negligenza ti costerà un'altra pepita d'oro.” Voltandosi verso Altea. “Dammela ed avrai la spada.” Con un ghigno. “Comunque, l'esecuzione avverrà all'alba, per impiccagione. La donna verrà seppellita nel nostro cimitero in comune, mentre i due uomini verranno infossati in terra sconsacrata. Come meritano.”
“Perchè sono cattivi.” Disse sorridendo una delle bambine. |
Guardai Imia in modo serio, in modo di farle intendere di non parlare.
"Scusa Anghela, penso Imia abbia capito e io pagherò pegno" ed estrassi una altra mia pepita e la consegnai. Pensa tu...io devo privarmi delle mie ricchezze e lui..lui se ne sta fregando di te ovviamente...e pensa di fare così il Duca? Se lo vedesse Taddeo l'Austero..non oso immaginare..starà amoreggiando con l' altra donna..se ne usciamo vivi Guisgard, ti tratterò peggiò di queste donne. Impiccagione..lo avevo immaginato...ora si doveva sapere quante donne erano presenti..se fossero state troppe, come avrei potuto pugnalarle..ora dovevo avere la spada da dare a Guisgard. "Le bambine sono molto curiose..ma non rispondo alle loro domande perchè come ogni madre penso le giuste risposte dovete darle voi, in modo di educarle a vostro modo...bene, ora che posso avere la spada..possiamo un attimo ristorarci in una stanza, gentilmente con la mia ancella cosi le insegnerò pure come deve portare rispetto qui" e guardai la donna anziana con indifferenza osservando l'anello prezioso di smeraldo portavo...era pure quello un dono di Taddeo, si diceva fosse appartenuto a una grande Granduchessa...eh già, povero Duca..lo riteneva un anello di fidanzamento ma non sapeva..ma vendendolo avrei recuperato l'oro perso, quando mi accorsi vi era il simbolo taddeide e lo nascosi di nuovo mettendomi i guanti. |
Anghela annuì ad Altea e ordinò ad una soldatessa di condurre le due ospiti in una stanza.
Così, Altea e Imia furono portate in una stanza in cui rinfrescarsi e riposarsi. “Che posto assurdo...” disse Imia ad Altea appena rimaste sole “... è una dittatura di donne...” guardò la spada “... è una spada molto bella... ma avete pagato una fortuna... vale così tanto? E' forse appartenuta ad un re?” Scosse il capo. “Cosa accadrà ora ai vostri compagni? Credo sia impossibile salvarli ormai... siamo in due contro un'intera città di donne armate...” |
Io volevo andare in cabina....ma ovviamente sua Signoria aveva deciso che non doveva andare così......così mi trascino' sul ponte........la sera era silenziosa solo un lieve rumore che proveniva dalla chiglia dove si infrangeva il mare......la foschia si levava dall'acqua sembrava un mondo immerso in una favola........" Non siete sordo Nettuno......siete preso da mille pensieri...fermatevi ad ascoltare e fatelo ad occhi chiusi.....non pensare di essere De Gur o Nettuno....siete una qualsiasi persona........prendete le mie mani ....e provate...a perdervi nel silenzio di questo mondo...".....e presi le sue mani tra le mie........lo vidi concentrarsi corrugando la fronte.....e poi..mentre il tempo passava il suo viso si rilassava....." Non aprite gli occhi ed ascoltami......Non ho motivo di mentirti e questo lo sai.....forse Symoin e' quella parte nascosta di me...ognuno di noi ne ha una......io ho avuto la fortuna di conoscerla......."...continuai ad accarezzargli le mani......" Sono la Vestale della Dea Diana.....mantengo gli equilibri tra i pensieri degli Dei e quelli degli uomini......la mia Isola.......deve essere salvata.....la Tua venuta mi e' stata preannunciata dall' Oracolo......ma non l'ho compreso subito......forse solo ora sto incominciando a comprendere...come vedi..sono sorda anche io....."..........lo guardavo.....e stavo cominciando a comprendere.......e i suoi occhi si aprirono sul mio volto.....
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Finalmente eravamo sole in stanza, era ciò che volevo e bisbigliai sottovoce cingendo la spada alla vita.."Parla piano Imia, qui i muri hanno le orecchie."
E mi sedetti a un letto vicino lei.."Si,ti avevo detto non vi è da scherzare qui per questo evita di parlare ma ti chiedo di agire". Guardai Mia Amata e sospirai e guardai Imia.."Appartiene a Guisgard, il nostro capitano...già, non sono fortunata come te..io lo amo ma lui no da come si mostra..lui dovrebbe essere il presunto Duca..non so se sai la storia del bambino taddeide scomparso a Sygma, sarebbe il vero Duca di Capomazda" e accarezzai la spada. "Quante donne vi saranno alla esecuzione, ho due pugnali, io pensavo di..uccidere o ferire in modo grave prima la donna vicino a Guisgard col pugnale, è ben affilato" e sorrisi pensando al boccolo di Yolanda " e poi liberare Guisgard e dargli la spada, in modo tale avrebbe potuto difenderci, è incredibile con questa spada, io l'ho visto combattere" estrassi da uno stivale il mio pugnale "Tieni questo e nascondilo bene..questo è mio..mentre Guisgard usa la spada noi liberiamo gli altri due ostaggi...poi si vedrà..può funzionare?" Poi riflettei..."Ma avevo pensato...pure di dare fuoco stanotte a questo Palazzo..penso succederebbe il pandemonio..noi saremmo fuori e dovremmo raggiungere le miniere, eventualmente appiccare incendi pure in città e le soldatesse forse sarebbe impegnate a spegnere il fuoco e noi..forse riusciremmo a liberare gli ostaggi? Pensaci pure tu...dobbiamo essere veloci e usare le torce". |
Mi lasciai trasportare dalla passione dolce ed infuocata di quel bacio.
Sentivo le sue mani su di me facendomi dimenticare ogni cosa: la cella, l'esecuzione, Auroria stessa. Nulla esisteva all'infuori delle mani che mi stringevano, delle labbra ardenti che si univano alle mie. Ma quei passi ci riportarono alla realtà. Restai ferma per un momento, con gli occhi spalancati ed increduli nei suoi. Mai in vita mia avevo assaporato una gioia così grande. Quei passi erano sempre più vicini, e mi spostai controvoglia. Restai immobile a guardare la scena. Monache? Scoppiai a ridere. "Questa sì che è bella... Misericordia? Ad Auroria? Ci prendete in giro?" Divertita "Ma se non ho visto altro che odio in questa città?" Risi appena, scuotendo la testa. |
Nettuno guardava Elisabeth in modo confuso.
Molte infatti erano state le cose che questo naufrago si era ritrovato ad affrontare in poco tempo. E le rivelazioni di Velv e poi quelle di Elisabeth erano state certo le più sconvolgenti. “Che cosa buffa la vita...” disse sorridendo malinconicamente “... fino ad un momento fa pensavo di essere uno dei tanti naufraghi del mare, uno dei tanti orfani della civiltà, sperduto tra le onde dell'esistenza... poi, ad un tratto, mi viene detto prima che sono un capitano della Marina Ducale e poi che la mia compagna di viaggio è tutt'altra donna...” strinse le mani di Elisabeth “... perchè allora solo adesso mi dici tutto ciò? Se sei davvero Elisabeth, allora dimmi perchè solo adesso ti sei decisa a dirmi la verità? Perchè, in nome di tutti i Santi del Cielo?” |
Onsia guardò con disprezzo i tre prigionieri.
E nel vedere Clio stretta a Guisgard un ghigno apparve sul suo volto. “E sia.” Disse annuendo. “Visto che non volete la Misericordia Divina, vi sarà negata anche quella terrena. Chissà, per compassione, forse, vi avrei fatto morire insieme. Ma non sarà così. Morirai tu per prima” fissando Clio “e poi tu.” Spostando poi lo sguardo su Guisgard. “Ed io?” Fece Pepe. “Morirò forse da solo?” Con sarcasmo. “Certo.” Rispose Onsia. “E' il riguardo che abbiamo al tuo saio, monaco.” Ridendo. “Avanti!” Ordinò alle sue soldatesse. “Aprite queste sbarre e portateli al patibolo!” Ma proprio in quel momento tutto intorno a loro cominciò a tremare. A oscillare così forte che le pareti della cella ed il soffitto cominciarono a venir giù. Poi un boato e tutta la miniera iniziò a sgretolarsi. “Crolla tutto!” Urlò una delle soldatesse. |
Imia ascoltò con attenzione i due piani che Altea gli aveva esposto.
“In verità” disse la ragazza “io non mi intendo molto di queste cose... ma mi sembra che questa città sia piena zeppa di soldatesse ed immagino che un gran numero ci sarà anche all'esecuzione. In due e con due pugnali non credo riusciremo a fare molto. Anzi, forse è il modo più veloce per farci condannare insieme ai vostri compagni...” scuotendo il capo “... ma forse l'altro piano è migliore... anche se molto rischioso...” Ma all'improvviso i vetri della stanza cominciarono a vibrare. Le due donne iniziarono a sentire i mobili intorno a loro sussultare in maniera sempre più decisa, mentre la lampada appesa al soffitto oscillava come se l'intero palazzo sobbalzasse. Fino a quando le pareti della stanza presero a spaccarsi. |
"Oh.. adesso sì che vi riconosco... crudeli e perfide come solo le donne sanno essere.." divertita "É inutile che fingiate di essere brave persone, non vi crede nessuno.." risi.
Beh, morire per prima era quello che volevo, ma evitai accuratamente di dirlo, prima che cambiassero idea. Ma quando furono sul punto di aprire la cella tutto iniziò a crollare. L'esecuzione era diventata improvvisamente l'ultimo dei loro problemi. "Eccoti la tua misericordia..." mormorai tra i denti. Forse avevamo una possibilità di uscire da lì, sempre che il terremoto sgretolasse le pareti e ci rendesse liberi, altrimenti saremmo semplicemente stati schiacciati dalle macerie. Lanciai un'occhiata di intesa a Guisgard e Pepe. "Forse abbiamo un'occasione.." mormorai piano "In tutto questo caos nessuno baderà a noi.. e siamo vicini al confine no? Dobbiamo tentare.. oppure moriremo qua sotto al posto che sul patibolo.. cos'abbiamo da perdere?". |
Sospirai guardando Imia.."Siamo nelle mani del Signore..che altro devo dire."
Fu un attimo...ad un tratto i vetri delle finestre iniziarono a muoversi, il lampadario oscillava e vidi delle crepe formarsi sui muri..."Presto Imia..qui crolla tutto...usciamo". La presi per mano, dovevo mantenere la calma, tutto oscillava e sembrava il palazzo dovesse crollare e vidi donne spaventate e le bambine e le fermai guardando Imia..."Imia fai l' avanti fila...e voi tutte prima portate le bambine e le anziane in salvo, allontanatevi dai vetri o scoppieranno dalla pressione, state a ridosso del muro e scendete le scale di fretta in fila indiana, altrimenti con la ressa moriremo" e feci cenno ad Imia di avviarsi. Le guardai seguire i miei ordini in fretta, e io mi guardai attorno ma non vedevo Laika.."Laika dove sei..qualcuno ha visto Laika?". Erano sempre donne..vi erano pure bambine quindi anime innocenti..e forse tra quelle donne vi stava chi era contraria al regime di Auroria. Dovevo salvare pure Laika...poi quando tutto il Palazzo era vuoto, sarei uscita per ultima...non avevo nulla da perdere..e mi chiesi in quel impercettibile momento se Guisgard, Pepe e Clio fossero salvi. |
Guisgard fissò Clio ed annuì, per poi lanciare un'occhiata a Pepe.
Un cenno d'intesa tra i due e un attimo dopo Guisgard si lanciò verso le grate ormai a terra per il rovinarsi delle pareti. “Seguitemi...” disse a Clio e a Pepe. Le Amazzoni erano ormai fuggite via e con loro anche le monache. Ma uno spuntone di pietra crollò proprio lungo la galleria, finendo addosso ad una delle suore in fuga. “Maledizione...” mormorò il presunto Taddeide, fermandosi poi di colpo. “Vieni via!” Gridò Pepe. “Non lascerò certo una donna morire così.” Fece il falso musico. “Una monaca poi.” E tentò di spostare la pietra che bloccava le gambe ella religiosa. Ma era troppo pesante. Pepe allora, sbuffando, tornò indietro e cominciò a spingere anche lui la pietra. Ma era tutto inutile, essendo troppo pesante. Intanto la galleria continuava a sussultare e sgretolarsi sopra di loro. |
Imia annuì ad Altea e fece come le aveva detto.
Prese le bambine in lacrime per lo spavento e cominciarono a dirigersi verso l'uscita del palazzo. Tutto però sussultava intorno a loro e le pareti di marmo si sgretolavano come se fossero friabili e leggere. Ma la paura fece bloccare alcune di quelle bambine, rendendo impossibile per loro proseguire. Imia cominciò a gridare per incitarle a muoversi, ma quelle erano immobilizzate dal terrore. Ovunque si udivano urla disperate e rumori di crolli. Corpi senza vita erano nella polvere o schiacciati sotto blocchi spaccati di marmo. Ad un tratto apparve Anghela. Prese in braccio due di quelle bambine e ad altre due diede loro la mano. “Avanti, bambine...” disse “... vi porterò fuori di qui...” guardò poi Imia “... prendine anche tu una in braccio e le altre guidale per mano... presto, o moriremo tutte schiacciate...” Intanto di Laika non si avevano più notizie. |
Il palazzo inevitabilmente si stava sbriciolando..era di marmo..leggero...era vuoto come sembrava vuoto il cuore di quelle donne.
Le bambine erano spaventate ovviamente ma per fortuna intervenne pure Anghela e vidi Imia aiutarla e salvare le bimbe anche se vi erano vittime a terra. Laika...era a pregare davanti al Fiore d' Oro..ora ricordavo...ma dove..in una stanza..o forse era fuori quel Fiore in giardino..era strano Anghela non la cercasse e nessun altro. Pregai fosse cosi e mi diressi verso le scale correndo attaccata al muro della colonna portante e iniziai a scendere le scale seguendo la fila per uscire. |
Riuscimmo ad uscire, in quell'inferno di pietra.
Guisgard tornò indietro, cercando di aiutare una monaca intrappolata. "Moriremo tutti se restiamo qui.." sbuffai. Non riuscirono a spostarla, così mi avvicinai, prendendo anch'io la pesante pietra, forse in tre saremmo riusciti a sollevarla. Intanto tutto intorno a noi crollava e si sgretolava. "Siamo in una miniera, diamine, dobbiamo andarcene di qui o resteremo intrappolati..". |
La sua confusione era tangibile....ero confusa anch'io.....un ambiente a me sconosciuto quello.....ma Pileo era stato bravo maestro......e mi aveva parlato di tutte quelle cose che non lambivano neanche lontanamente la mia isola......".....Desidero che tu comprenda che la verità rende liberi...ed io per natura ed per dedizione sono una donna libera.......Symoin aveva promesso di aiutarmi a ritrovare questa donna della montagna...ma incomincio a non capire dove mi volesse portare Pileo...a meno che lui non avesse il compito di allontanarmi dall'isola.............Siamo io e Te Nettuno....e se io mi rintanassi nella bugia......non ti aiuterei.....per gli altri sarò Symoin...come tu sarai De Gur.......due coniugi uniti da uno strano destino........in questo momento solo tu puoi aiutarmi...nessun'altro........."..lo abbracciai.......per quel primordiale istinto porta due persone a cercarsi..per comprendere che non si e' soli........per comprendere che infondo insieme si puo' vincere una guerra.....
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Tra urla, cadaveri, rovine, polvere e disperazione, Altea, seguendo quelle che le stavano d'avanti, raggiunse con loro l'uscita del palazzo.
Corsero attraverso il grande cortile colonnato e lasciarono finalmente il palazzo ormai destinato alla rovina. In strada vi era una moltitudine di donne in lacrime e spaventate. Ora non più marmo ed oro dominavano ad Auroria, ma solo rovina e morte. |
“E' troppo pesante...” disse Pepe ansimando “... e Clio ha ragione... restare qui è un suicidio...”
“Dannata pietra...” mormorò Guisgard spingendo senza risultato. “Non abbandonatemi...” in lacrime la suora “... vi supplico...” Ma ad un tratto, tra il sussultare di quel luogo, si udirono altre grida. Non di donne, ma di uomini. Erano gli altri prigionieri, anch'essi in fuga e guidati da Acludio. “Acludio!” Gridò Guisgard. “Aiutateci! In tanti riusciremo!” “Io non aiuterò nessuna di queste maledette!” Gridò uno dei prigionieri. “Ti prego, Acludio!” Urlò il presunto Taddeide. Alla fine il capo dei prigionieri annuì a Guisgard e chiamò altri con lui. Si unirono al presunto impostore, a Clio e a Pepe, spingendo tutti insieme. E alla fine la pietra si spostò. Tirarono così fuori la suora da quella trappola e corsero tutti verso l'uscita delle miniere. E dopo un po', finalmente, raggiunsero la luce del Sole. Ai loro occhi allora apparve in lontananza la città che sprofondava nel sottosuolo. “Io devo tornare ad Auroria.” Disse Acludio. “Vuoi morire laggiù?” Fissandolo Guisgard. “Si, se è necessario.” “Perchè?” “Devo salvarla...” ripose. Guisgard capì che non parlava della città. “Abbiamo allora qualcosa in comune...” sorridendo il falso musico “... entrambi abbiamo qualcosa di importante laggiù...” si voltò verso Clio e Pepe “... io vado a cercare il Fiore... voi aspettatemi qui...” “Ma piantala!” Esclamò Pepe. “Sai benissimo che non resteremo qui!” Il presunto duca rise appena e poi corse via con Acludio verso la città. “Seguiamolo...” Pepe a Clio “... o finirà per morire davvero...” |
Finalmente raggiungemmo l' uscita e seguii le superstiti...passammo per un giardino colonnato, mi guardavo attorno ma non vedevo Laika..come era possibile.
Arrivata in salvo vidi Auroria crollata..distrutta ... e osservai Anghela..non potevo immaginare per salvare se stessa avesse dimenticato Laika..aveva salvato le bambine. Si, ma le bambine erano il futuro per continuare il dominio di Auroria, Don Tommaso disse Laika avrebbe dovuto andare al trono..o forse Anghela mirava a questo? Scossi il capo...avevo salvato quelle donne nonostante i loro errori, ma mio nonno Mandus, il duca Taddeo e Frate Nicola mi avevano insegnato di aiutare con la Misericordia del Signore chi aveva sbagliato per far capire i loro errori..ma tutto questo era possibile ad Auroria? Mi avvicinai a Anghela e Imia.."State bene almeno voi? Le bambine vedo sono in salvo..ma dove si trova Laika, ha detto andava a pregare davanti al Fiore d' Oro" e guardai la capo guerriera in modo seria.."E' possibile salvarla? Vengo io ad aiutarti Anghela..non possiamo lasciarla morire". A quella ultima parola guardai verso l' orizzonte pensando a dove fossero i miei compagni di viaggio, toccai Mia Amata..e lui era ancora vivo? |
E nonostante i dubbi e le inquietudini anche Nettuno strinse Elisabeth.
I due restarono così uniti per alcuni istanti in quel rassicurante abbraccio. “Si, riusciremo ad uscire da questa storia...” disse piano lui “... e forse torneremo entrambi alle nostre reali vite...” Intanto la Regina d'Afravalone aveva imboccato il Lagno, risalendo il suo corso millenario ed attraversando la sua verdeggiante piana. Una natura incontaminata e primordiale dominava quel mondo, fatto di antichissimi miti e dimenticate leggende che erano alla base delle origini di Capomazda. Così, i due falsi coniugi restarono dal parapetto della nave a fissare quello spettacolo. “Chissà dove si trova adesso...” mormorò all'improvviso una voce. Nettuno si voltò e vide un vecchio marinaio impegnato a sistemare delle cime sul ponte. “Chi?” Chiese il naufrago. “La Dama...” rispose il vecchio “... chi altri? Non sapete che questa è la sua dimora?” Indicando il paesaggio circostante. |
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