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Quella nuova visione mi colse all’improvviso, tanto rapida che Guisgard non se ne accorse neanche. Battei le palpebre un paio di volte, quindi, ed inspirai profondamente... di nuovo Andros e Chymela... e, a giudicare dalle sue parole, parlavano proprio del luogo in cui eravamo diretti...
E così quelle visioni ci seguivano... o forse, pensai, ci stavano addirittura precedendo sul cammino... ma dove portava quel cammino? Cosa ci avrebbe riservato? “Oh, ma io sono pronta!” risposi così alle parole di Guisgard “Possiamo partire anche subito, se vuoi... e... e sono assolutamente d’accordo con te...” soggiunsi più piano, alzandomi “Credo che potrebbe proprio riservarci delle sorprese, quel luogo!” Era curioso: uno strano presentimento mi pervadeva adesso... un presentimento che, tuttavia, non sapevo se fosse scaturito dalle parole di quei tre uomini misteriosi o dalla visione... Citazione:
Non potevo vedere il nuovo arrivato, ma ne ascoltai i movimenti... erano rapidi e piccoli, concitati, ma in qualche modo misurati... questo mi sorprese... Mi chinai verso Guisgard, dunque... “Cerca un impiego... e lo cerca in una taverna e tra i viaggiatori in partenza?” sussurrai pianissimo al suo orecchio “Questo è, quantomeno, strano! Non trovi? Verrebbe quasi da chiedersi che genere di servigi offra...” |
Tremava tutto......il mio pensiero era rivolto ai nuovi amici che avevo incontrato in questa bolgia infernale, pregavo Iddio che li aiutasse.
Nel correre, notaì che Lilith aveva assunto una nuova espressione.....capì che li voleva salvare. "Lilith.....non preoccuparti, fidati di loro......sicuramente conosceranno vie a noi sconosciute per potersi salvare. Crediamo in loro." Anche io......li avreì voluti aiutare ma in gioco vi era un "piatto" molto più grosso.... Salvare Tylesia. |
Quegli uomini restarono a lungo a fissare Altea, dopo che questa aveva parlato loro.
“Noi...” disse il loro capo avanzando verso di lei “... noi siamo dei semplici mercanti, milady... conoscete dunque la città di Tylesia? Ed anche i suoi terribili nemici?” La fissò con ancora più attenzione. “Siete molto bella, milady... posso conoscere il vostro nome?" http://www.asahi-net.or.jp/%7Ehj7h-t.../simmons_3.jpg |
Con quell'incantesimo, Daniel aveva mutato gli alberi in specchi.
Il cavallo, allora, vide la sua immagine riflessa infinite volte. Cominciò a nitrire e a scalciare con vigore, poi, vinto dallo spavento, si accasciò al suolo. “Ora, Daniel.” Disse Giada. “Monta in groppa al cavallo e domalo. Ma ricorda che hai usato ben due incantesimi e dunque le tue forze sono al minimo. Attento a non sprecarle.” |
“Lasciamo subito questo luogo!” Disse Redentos a Parsifal e a Lilith. “Io per trovarvi ho seguito i segni che avete lasciato sulle pietre del labirinto. Faremo lo stesso per uscire, ripercorrendo il cammino a ritroso. Andiamo, presto!”
E fece segno ai due ragazzi di seguirlo. Nel percorrere la strada verso l'uscita, i tre non videro più nessuno nel labirinto. Raggiunta la porta di quel luogo, si ritrovarono di nuovo nel castello di Orco il Rosso. Ma ora il maniero appariva diverso. Un profondo silenzio dominava in esso e sembrava essere divenuto deserto. “Ma dove sono finiti tutti gli altri?” Guardandosi intorno Redentos. “Sembra che nessuno più dimori in questo castello.” Il cavaliere corse allora a suonare la campana della cappella, ma nessuno rispose a quella chiamata. “Credo sia meglio andare...” disse il cavaliere ai due ragazzi “... l'Avvilente Costumanza è stata vinta e noi non abbiamo altro da fare qui...” |
“Già...” disse Guisgard a Talia, fissando però la porta della locanda, da dove il curioso uomo era appena uscito “... solitamente i servigi si offrono presso una giostra a qualche cavaliere, o in qualche accampamento militare a soldati di ventura e avventurieri...” il suo sguardo era sospettoso, ma anche attento a non far conoscere quella sua inquietudine a Talia “... si, hai ragione...” cambiando discorso “... sarà meglio partire subito...”
“Signore.” Avvicinandosi una giovane zingara. “L'aria è umida la sera, perchè non prendete uno di questi scialli per la vostra bella dama? Li ha fatti a mano mia nonna. Sono comodi e caldi. Posso vendervelo per un quarto di Taddeo. Vi prego.” Guisgard portò una mano in tasca e controllò il denaro che avevano. “Tre Taddei e mezzo...” contandoli a bassa voce. Si accorse allora che fra i loro problemi vi era anche il denaro. “Un quarto di Taddeo?” Ripeté fissando la zingara. “Si, ma vi farà comodo.” Disse questa. “Vostra moglie potrà ripararsi dal vento e dall'umidità della sera.” “E sia...” dando il denaro alla zingara e scegliendo lo scialle più bello. Lo mise poi sulle spalle di Talia e le sorrise. “Ora ti scambieranno di nuovo per una Granduchessa.” Le sussurrò ad un orecchio. Il locandiere tornò e li avvertì che i cavalli erano pronti. Guisgard e Talia, allora, saliti in sella a Peogora e a Luthien, lasciarono quel luogo e si diressero verso Nord-Est. Ma un attimo dopo, lo strano individuo che si era avvicinato al loro tavolo, ritornò nella locanda. “Eh, già, già, già...” appoggiandosi al bancone “... come cambiano le cose... ora cominciano a passare da qui clienti importanti...” “Cosa volete dire?” Domandò il locandiere. “Un arrivo gradito, no?” Fissando il locandiere. “Un nobile cavaliere e la sua bella dama. Sembra l'inizio di uno di quei romanzi che vengono letti nei grandi castelli aristocratici. Lui, tenebroso e romantico e lei, bellissima ma cieca... soli, diretti chissà dove, attraverso queste lande misteriose e impenetrabili... l'ideale davvero per scriverci una storia di avventure cavalleresche, non trovate?” “Bah, avete la testa piena di fantasie.” “Bhu!” Con una smorfia lo strano tipo. “Cosa ne sapete voi di queste cose. Sempre rinchiuso qui dentro, a far da mangiare a mercanti e pellegrini. Quando mai avete visto cavalieri e dame, voi.” “Dite il vero.” Fece il locandiere. “E questa è appunto una locanda. Si mangia, si beve e volendo si dorme. Altrimenti è inutile venirci. Allora, cosa vi servo?” “Si, un bicchiere di vino buono.” Rispose l'uomo. “Così mi scioglie la favella e mi fa vivace l'umore.” “A me sembra che parliate allegramente già abbastanza.” Riempendogli un bicchiere di vino il locandiere. “Ho visto che prendevano la strada verso Nord-Est uscendo da qui...” bevendo l'uomo “... chissà... chissà...” “Chissà cosa?” Fissandolo il locandiere. “Chissà...” mormorò l'uomo “... chissà che madonna Fortuna non si sia decisa a voltarsi verso di me... e magari anche a sorridermi...” Nel frattempo, lungo la strada, Guisgard e Talia galoppavano con andatura regolare. “Non vedo l'ora di arrivare in quella città.” Disse il cavaliere. “E di vedere poi il castello di cui parlava quell'uomo.” Ad un tratto, sulla strada, videro un uomo accanto ad un carretto. Su di esso c'erano diversi cesti di ciliegie. “Salute, buon uomo!” Salutandolo Guisgard. “Potreste indicarci dove conduce questa strada?” “Continuando in questa direzione” spiegò l'uomo delle ciliegie “vi ritroverete alle pendici dei monti Dell'Arce e Della Gioia.” “Due monti...” mormorò Guisgard “... e vi è una città presso quei due monti?” “Certo.” Rispose l'uomo. “Tra quei monti si trova la città ducale di Faycus.” |
I segni lasciati sul muro rimasero intatti......ancora non mi spiegavo come fosse riuscito a dedurre il significato. Raggiungemmo l'uscita è tutto era diventato "silenzio".
Nessun fiotto d'aria si udiva. Provammo a controllare nella cappella ma non abbiamo ricevuto risposta. Sir Orco, Lady Arya, sua madre.....non vi era nessuno. L'unica risposta, poteva essere solo una: il castello era sotto l'incantamento della bestia, probabilmente tutti i suoi abitanti erano o rappresentavano le diverse faccie dei cattivi presagi e sentimenti; forse fantasmi che adesso erano stati finalmente redenti...... Comunque sia....credo che abbiamo fatto la nostra parte. Chissà, quali pensieri traversarono Lilith dopo tutto quello che abbiamo passato: "Lilith, come stai? Immagino che non avevi mai vissuto un evento così eccezionale nel tuo percorso......" le dissi ridendo. |
risi di gusto guardando il falco e dissi io non ho problemi al massimo li lasciamo qui loro e io e te proseguiremo il viaggio e guardai i due amici che festeggiavano
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Citazione:
Per qualche attimo ancora rimasi in silenzio... “E diteci...” chiesi poi, con voce non molto alta ma gentile “Quanto è distante la città di cui parlate? Credete che riusciremo a raggiungerla prima che si faccia sera?” |
L'uomo delle ciliegie fissò Talia e poi guardò la strada.
“Non è vicina” disse “ma cavalcando con una buona andatura arriverete giusto per la sera. Sono luoghi isolati ed è meglio muoversi con la luce del giorno.” “Capisco...” mormorò Guisgard “... allora meglio rimetterci subito in cammino... grazie, messere!” “Che Dio vi assista” fece l'uomo “e vi risparmi, ragazzi.” “Signore...” disse Guisgard “... sono davvero belle queste vostre ciliegie...” “Si, sono una delizia.” Sorridendo l'uomo “... sono scure e dunque mature e dolcissime. Sono sode e dense, una prelibatezza per il palato.” “Alla mia dama” fece Guisgard “piacciono molto... ne vorrei un cestino...” L'uomo annuì e prese il cestino con quelle più scure e grandi, porgendolo poi a Talia. “Quanto vi devo?” “Nulla.” Rispose l'uomo. “No, non posso accettare.” Disse Guisgard. “Sono frutto del vostro lavoro e...” “Cavaliere.” Fece l'uomo. “Io coltivo queste ciliegie da sempre. E ad esse è legato un mio voto fatto. La Granduchessa adora le ciliegie e quando arriva Maggio i contadini di tutto il ducato si recano nella capitale o in uno dei tanti castelli che formano la corte itinerante dei nobili Taddei, per portare alla nostra padrona tali frutti. E fra tutte, le mie ciliegie furono gradite alla Granduchessa. Da quel momento ogni anno io porto ai miei signori le ciliegie ed essi mi ricompensano con la loro gratitudine. E per questo ho fatto quel voto... per ringraziare la mia buona sorte, io non venderò mai ad una ragazza questi frutti, per omaggiare, così, la mia Granduchessa. Ora però devo andare. Vi auguro il meglio, miei signori.” E andò via, svanendo nella boscaglia. “Che bel pensiero, vero?” Sorridendo Guisgard a Talia. “Ora però, meglio rimettersi in viaggio. Dopo le parole di quell'uomo, preferisco non viaggiare dopo che avrà fatto buio.” E si rimisero in viaggio. Dopo un po' giunsero davanti ad una piccola cappellina, nella quale c'era una statua del Cristo Redentore. Accanto vi era un cartello che indicava la direzione per Faycus. “Siamo sulla buona strada.” Disse Guisgard per poi segnarsi davanti alla statua. Spronarono i cavalli e seguiti dal fedele Sheylon seguirono quel cartello. Attraversarono allora una verde campagna, fino a scorgere due alte cime in lontananza. E proseguendo, ad un tratto, dopo che la strada mutò in pendio, si ritrovarono davanti ad una grotta. “Quanto mancherà ancora?” Mormorò Guisgard. Ma proprio in quel momento, i due sentirono un vocio provenire dalla grotta. |
Reas sembrava un leone in gabbia......in cuor mio temevo che si fosse gia' pentito di essere andato via da Tylesia.......e io mi sentivo presa tra due fuochi.........ma guardavo Reas e sapevo che il suo era un cuore puro, lui amava Tylesia e la sua Regina come solo l'animo dei Cavalieri poteva....guardai fuori dalla finestra, il cielo era dei colori del sole calante......la gioia del crepuscolo..." Monaco, Tutto e' perduto credetemi, solo un uomo qui in questa stanza ha la capacita' di credere e di rischiare...donando la propria vita e quello e' Reas.....i cigni non sono vostre creature e come tali verranno via con noi, io amo la notte e la notte tutto si trasforma, la Dea Madre sara' con noi Monaco.....e se volete salva la vita vi pregherei di non intromettervi.....".......Il Cambiamento...questo si che era un atto di vita, i cigni cominciarono a muoversi dentro l'acqua come se quel luogo non fosse piu' un luogo amico, ilo momento stava iniziando....." Reas siate pronto a portare fuori di qui...qualsiasi creatura che a voi si presentera'.....correte piu' veloce che potete, io pensero' al Monaco......".......L'acqua ormai sembrava ribollire e piu' il canto dei cigni si affievoliva e piu' io mi avvicinai al Monaco...." Ditemi come volete impedire la cosa ?.."....
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Il monaco fissò Elisabeth e improvvisamente estrasse un lungo coltello.
Si lanciò su Reas e lo ferì ad un braccio. “Non è mortale questa ferita...” disse, tenendo poi il pugnale verso Elisabeth. In quel momento Reas si accasciò al suolo e perse i sensi. “La lama del mio pugnale è avvelenata...” mormorò il monaco “... e solo io conosco l'antidoto... neanche voi con i vostri poteri potete nulla, milady... ora sono io a dettare le regole del gioco...” |
“Oh...”
Accolsi il cestino di ciliegie con un vivido sorriso e ringraziai l’uomo. “Si...” risposi poi a Guisgard, in un sussurro “E’ davvero un bel pensiero! Questa gente deve amare molto i loro arciduchi... hai notato? Ne parlano tutti con così tanta deferenza e con sincero affetto... quest’uomo sembrava quasi venerare la Granduchessa...” Per qualche attimo rimasi in silenzio... come riflettendo su quella verità che, forse per la prima volta, mi si era con chiarezza imposta davanti agli occhi... ripensai ad Andros e a Chymela, allora... ripensai alle volte che avevo tentato, a Maddala, di chiedere informazioni sui Taddei e a come mai ero riuscita ad ottenerne... sospirai... ed ancora una volta mi trovai ad interrogarmi su quelle visioni e su tutto il resto... Guisgard era ripartito, intanto, seguendo la strada e le indicazioni dell’uomo. Luthien era diventata tanto brava, ormai, e tanto esperta nel seguire le indicazioni del cavaliere, che quasi non necessitava più della mia pur minima attenzione... D’un tratto Luthien diminuì l’andatura, destandomi dai miei pensieri... Citazione:
“Non lo so...” risposi a Guisgard, mentre le mia testa si voltava in direzione di quella grotta. Rimasi in silenzio per qualche istante, tentando di cogliere qualche parola o di comprendere il senso di quel brusio indistinto... ma non ci riuscii... “Ma che cosa succede?” chiesi dunque al cavaliere, accennando appena in quella direzione “Cosa c’è là?” |
Tutto successe in fretta, il pugnale feri' Reas.....non era mortale, ma lo vidi accasciarsi al suolo, un odio tremendo si impossesso' della mia anima....." Voi dettare legge....chi siete per dettare legge ?...Dio puo' dettare legge, la lama del vostro coltello non puo' avere alcun potere su di me.....e neanche ilo vostro veleno....sarete maledetto perche' succhiero' il veleno dal corpo di Reas e lo spruzzero nelle vostre visceri.........e giuro ...morto lui...morto voi..".....Il mio corpo si fece corteccia...nessuna lama avrebbe potuto farmi nulla......il Monaco era in piedi e mi puntava il coltello.....mi inginocchiai accantoa Reas e con le dita della mia mano...gli segnai dei prondi solchi a croce sul punto in cui il pugnale aveva tracciato la linea mortale...." O mi date il vostro antitodo...o succhiero il veleno e vi apriro' in due il ventre....vi faro' morire di una morte che neanche al peggiore degli esseri umani si augura....."...
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Guisgard non disse nulla e fece cenno a Sheyon di stare accanto a Talia.
Saltò allora giù da cavallo ed estrasse la spada. Con prudenza si avvicinò alla grotta per vedere chi ci fosse al suo interno. E vide due uomini che cercavano in diversi sacchi. “Perchè” disse Guisgard entrando nella grotta “vi muovete come ratti nella penombra?” Ai due uomini se ne affiancarono altri due. “Ah!” Esclamò guisgard. “E' un nido di ratti!” “Siete anche voi qui per i tesori?” Domandò uno di loro. “Tranquillo, li divideremo con voi.” “Io non sono un ladro come voi!” Disse Guisgard. “Il vecchio nasconde dei tesori, messere!” “Sporchi ladri!” I quattro, allora, estrassero dei bastoni e circondarono Guisgard. “Avete una spada” fece uno di loro “ma noi siamo in quattro.” Guisgard allora fischiò e un attimo dopo Sheylon arrivò nella grotta. “Due contro quattro, pare.” Sorridendo il cavaliere. I quattro, vistisi perduti, fuggirono via. “Spaventali un po', Sheylon!” E la tigre ricorse i quattro per un po'. Guisgard allora tornò da Talia. “Va tutto bene, gioia.” Avvicinandosi a lei. Ma in quel momento si accorse che non erano da soli. Un vecchio era giunto e li fissava. “Chi siete?” Domandò Guisgard. “Uno che vi è debitore, cavaliere.” Rispose. “Grazie per aver cacciato quei ladri.” |
Il monaco sorrise.
“Non ho nulla da perdere, milady.” Disse ad Elisabeth. “Volete uccidermi? Mi fareste un piacere... ma morirebbe anche il vostro amico o marito che sia... vedete, il veleno è potentissimo ed è già entrato in circolo nelle sue vene... fra tre giorni sarà morto se io non gli somministrerò l'antidoto... ora, se volete, parleremo di un nostro possibile accordo...” |
" Voi volete un accordo, e la morte non vi spaventa, devo dirvi che la morte non spaventa neanche me......non quanto mi spaventa l'odio che avra' per me Reas se dovessi aiutarvi.........ma la sua vita mi e' cara piu' della mia.......e sia..ditemi quello che devo fare.."...rimasi accanto a Reas, sapevo che lo avrei perduto, ma infondo non era mai stato mio....la sua vita.....avrei fatto questo per lui, anche se......avrebbe odiato se stesso per quello che sarebbe accaduto..
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Lo sentii scivolare silenziosamente giù dal cavallo...
“Guisgard, ti prego...” mormorai, con un tono tra il preoccupato ed il rassegnato “Ti prego, stai attento!” Ci fu qualche momento di silenzio... poi udii delle voci, un fischio e Sheylon che saltava in avanti... un attimo dopo grida e passi di corsa... tre o quattro uomini mi passarono davanti senza degnarmi di un solo sguardo e corsero via, con Sheylon alle calcagna... Citazione:
Ma subito tacqui, avvertendo quella nuova presenza... ed anche Guisgard se ne accorse... così mi voltai nella direzione da cui era giunta quella voce. |
Il vecchio fece entrare Guisgard e Talia e pregò loro di accomodarsi su una panca in noce che lui stesso aveva costruito.
La grotta, infatti, era arredata con vari mobili, tutti fatti dal vecchio. “Bene...” disse “... sono lieto di avervi miei ospiti. Sono sempre da solo.” “Il mio nome è Guisgard” fece il cavaliere “e lei è Talia. Possiamo conoscere il vostro nome?” “il mio nome?” Ripeté il vecchio. Oh, il mio nome ormai è taciuto da troppo tempo... ed anche io lo rammento a stento... solitamente sogno di notte e al mio risveglio ho ancora l'illusione di essere il protagonista di quei sogni... forse sono Alessandro di Macedonia, o forse Giulio Cesare... chi può dirlo!” E rise. “Perchè vivete qui da solo?” “Sono originario dell'Afraghingia” rispose “e sin da giovane ho nutrito il desiderio di sapere cose fosse nascosto nel mondo.” “Ecco perchè quei ladri dicevano che eravate un cacciatore di tesori!” “Eh, la stoltezza umana è pari solo all'avidità!” Ridendo il vecchio. “Tesori? Io chiamerei invece quelle cose con altro nome... meraviglie! Si, scoprire da dove provenisse l'acqua delle sorgenti, da dove sorgessero i fumi bollenti dalle viscere della terra e dove si formassero l'oro, l'argento e le altre pietre preziose. Ho così cominciato a vagare prima sui mari, poi tra boschi, colline e monti. In principio mi imbarcai su una nave che batteva bandiera Veneziana... alla nostra partenza, il cappellano di bordo recitò la Santa Messa e invocò su noi tutti la Divina Benedizione. Mai avevo pregato con tanto fervore prima d'ora. I miei nuovi compagni mi apparivano come eroi di un mondo sconosciuto, in balia di incredibili pericoli, ma protetti da una formidabile Fortuna. Il mare... sembra il custode dei più grandi tesori...” Con i bastioni rivolti verso Occidente, a cento passi dalla fortezza marina aragonese, si estendeva un piccolo molo sottoposto al frizzante vento che soffiava dalle isole e agli screziati riverberi che il caldo Sole del Sud faceva tintinnare, come dobloni d'oro portati a riva dalla marea, su quella sterminata e sognante distesa blu. Nel molo erano lasciate a galleggiare alcune imbarcazioni di pescatori, sospinte dalla dolce corrente del mare, dai colori un tempo vivaci e oggi sbiaditi e seccati dalla salsedine. Il maestro aveva raccomandato a suo figlio di non muoversi ed attendere il suo ritorno. Il ragazzino, dagli occhi vispi e azzurri come quel mare sferzato dal Sole, era allora rimasto su uno degli attracchi ai quali venivano legate le imbarcazioni, con lo sguardo rivolto verso il mare e l'immaginazione, dello stesso colore dei suoi occhi, già salpata dietro le scie lasciate dalle varie navi che avevano abbandonato il porto da quando era giunto con suo padre. Poi, quasi senza che lui se ne accorgesse, la sua attenzione fu rapita da una barca capovolta, sulla quale un marinaio stava apportando dei lavori. “Le donne sono come il mare.” Disse all'improvviso il marinaio, senza però voltarsi verso il ragazzo. “Basta guardarle per sognare e hanno sempre mille occhi languidi che le seguono.” Guisgard restò incuriosito. “Sei stupito, ragazzo?” “Parlate a me, signore?” Domandò Guisgard. “Sicuro.” Rispose il marinaio. “Vedi altri qui oltre noi due?” Guisgard sorrise. “Allora, sei d'accordo?” “Su cosa, signore?” “Sui sogni.” “Quali sogni, signore?” “Quelli che facciamo quando guardiamo le donne.” Guisgard sorrise nuovamente. “Si, sono come il mare le donne.” Continuò il marinaio, sempre lavorando alla sua barca. “Guardi il mare e subito immagini isole lontane, raggiungibili attraverso rotte mai battute, racchiuse nello scintillio di stelle sconosciute, perdute nella foschia che rende incantato l'orizzonte. E su quelle isole cominci ad immaginare di trovarci inestimabili tesori.” Alzò gli occhi e fissò il mare. “Non conta il colore dei suoi occhi, poiché c'è sempre qualcosa di tinto del medesimo pigmento.” Si voltò allora verso Guisgard. “E la tua? La tua di che colore ha gli suoi occhi?” “Io, veramente...” “Non c'è una ragazzina che ti fa girare la testa?” Domandò il marinaio. “O che ti faccia battere il cuore?” Guisgard sorrise. “Guarda il mare, il cielo e la costa tutt'intorno...” asciugandosi il sudore il marinaio “... se tutto questo spettacolo, improvvisamente, si ferma e muta colore e riflessi, allora sei innamorato.” Guisgard lo ascoltava come rapito. “Non mi credi?” “Non saprei, signore.” “Avanti, guarda...” indicando il panorama davanti a loro il marinaio “... guarda e conta fino a dieci... poi chiudi gli occhi.” Guisgard fece come gli aveva detto. “Ora riaprili” disse il marinaio “e dimmi cosa vedi.” Guisgard aprì gli occhi e restò abbagliato dalla luce del Sole che sembrava riflettersi tutt'intorno e scintillare in infiniti bagliori dagli straordinari giochi cromatici. Poi, pian piano, forme e immagini cominciarono ad apparirgli, mano mano che la vista si riabituava a quella luminosità. Allora la grande scogliera di corallo, sulla quale giungevano a schiantarsi le spumose onde del mare, si mostrò come un luogo d'altri tempi, con torri d'avvistamento ed un grande faro bianco che illuminava l'accesso alla baia. Navi variopinte, in balia dei venti, attraversavano le acque, ciascuna battendo bandiere di paesi esotici e misteriosi. Il borgo pullulava di case piccole e bianche, tra le quali serpeggiavano viuzze strette ed intricate, simili ad un labirinto adoperato per difendere gli abitanti dai predoni e dai pirati. Il ragazzo, così, sognò di salire su una di quelle navi e partire alla volta di luoghi lontani, inaccessibili, noti solo grazie a miti e leggende. “E'...” mormorò “... è meraviglioso...” “Ed ora dimmi...” disse il marinaio “... con chi vorresti viaggiare? Con chi vorresti vedere e conoscere queste meraviglie?” Guisgard sorrise. “Si narra” fece il marinaio “che oltre i mari vi sono delle isole fantastiche... tanti le hanno cercate...” “Quali isole?” “Sono le Isole Felici...” disse il marinaio “... laggiù vivono orsi bianchi, uccelli dal raro piumaggio, unicorni e cavalli alati, piante e fiori che non appassiscono... nel cielo prendono forma incredibili meraviglie, come aurore boreali e giorni e notti lunghe quasi quanto un anno... il Sole allora arriva a splendere anche a mezzanotte e le stelle cadenti piovono nell'oscurità, dispensando desideri e sogni... e in quelle isole nessuno invecchia mai e non vi è giorno senza felicità e gioia...” “Un giorno le vedrò!” Esclamò Guisgard. Il marinaio rise. “Sicuro, amico mio!” Disse. “Anche io vorrei vederle! Per questo ho aggiustato la mia barca!” “Ha un nome la vostra barca, signore?” Il marinaio annuì e mostrò a Guisgard l'altro lato della barca. “Consiglia...” lesse il ragazzo “... è la vostra bella?” “Si.” Sorridendo il marinaio. “E un giorno, quando avrai una barca tutta tua, anche tu potrai dare a quella il nome della tua amata.” “Si, sarebbe bellissimo!” “Davvero?” “Si, signore!” “Aspetta, allora...” e cercò qualcosa nella sua barca “... ecco...” prendendo una barchetta di legno “... questa l'ho fatta io... è legno di sandalo, forte e compatto, l'ideale per navigare...” “E' molto bella!” Disse Guisgard. “Allora è tua!” Ridendo il marinaio. “Avanti, dimmi il nome.” Prendendo un pennellino. “Quale nome?” “Il nome della ragazzina che condurrai un giorno alle Isole Felici.” Guisgard sorrise. “Su, non essere timido.” Fece il marinaio. “Nessuno ci può sentire, siamo solo io e te. Anzi, scrivilo tu.” Dandogli la barchetta e il pennellino. Guisgard allora scrisse quel nome sulla barchetta e quando la vernice fu seccata, il marinaio mise in acqua la barchetta. “Dove andrà ora, signore?” Domandò Guisgard mentre le onde portavano via la barchetta. “Lo sa il mare.” Rispose il marinaio. “Ma un giorno la rivedrai...” “Davvero?” Fissandolo Guisgard. “E quando?” “Quando troverai le Isole Felici...” disse il marinaio “... quella barchetta ti attenderà là...” Il maestro tornò in quel momento e chiamò Guisgard per far ritorno a casa. “Arrivederci, signore!” Salutò il ragazzo. “E grazie di tutto!” “Buona fortuna, Sinuhe!” “Chi sarebbe?” “Un avventuriero e sognatore dell'antico Egitto.” Rispose il marinaio. “E ti affido alla sua stessa stella, amico mio.” Tornato col maestro al Casale, Guisgard andò subito in cerca di Talia. Raccontò così alla ragazza del marinaio e di ciò che avevano fatto. “E...” mormorò “... ti sembrerà sciocco, ma ho scritto un nome su quella barchetta...” “Davvero?” Fissandolo Talia. Lui annuì. “Talia, apparecchiamo?” Entrando uno dei fratelli. “Si, ormai è pronta la cena.” Rispose lei. “Ho cucinato il pesce che avete portato tu e il maestro.” Rivolgendosi poi a Guisgard. Lui non disse nulla. “Ah, mi stavi dicendo qualcosa...” “No, era solo una sciocchezza.” “Dai, ti prego...” fece lei “... cosa mi stavi dicendo?” “Nulla, una sciocchezza.” “Se ripeti di nuovo la parola sciocchezza...” In quel momento il maestro chiamò per farli andare a cenare. “Andiamo, ci stanno aspettando...” disse Guisgard, per poi uscire e raggiungere gli altri a tavola. “E trovaste davvero un tesoro?” Domandò Guisgard, destando, con la sua voce, Talia da quel ricordo lontano. “Lo cercai per mare” rispose il vecchio “e poi decisi di vagare sulla terraferma, tra grotte e miniere abbandonate, chiese e castelli diroccati... fino a ritrovarmi qui... in questa grotta...” |
Entrammo in quella grotta e ci sedemmo su di una panca... l’uomo ci fece accomodare e fu molto gentile con noi, raccontò della sua vita e dei suoi viaggi, di ciò che aveva amato e sperato in gioventù...
E fu ascoltandolo che, per qualche strana ragione, quel ricordo affiorò tra i miei pensieri... quel giorno lontano... Guisgard era tornato dal molo con gli occhi più brillanti del solito ed un largo sorriso sulla faccia, quegli occhi e quel sorriso che conoscevo bene, erano gli occhi ed il sorriso di quando era molto eccitato... Indugiai per qualche attimo su quel pensiero ed un vago sorriso mi increspò le labbra... ed allora, quasi inconsciamente, cercai la sua mano e la strinsi forte... Citazione:
Un attimo di silenzio... e subito mi schiarii la voce, e sorrisi. “Una ricerca piena di meraviglie, dunque, la vostra, signore!” dissi in tono fin troppo leggero “Conoscerete mille e più storie incredibili, allora... avrete visto i luoghi più impensati, e misteriosi, ed affascinanti...” |
Il monaco fissò Elisabeth.
“Non vi chiedo di fare nulla di male, milady.” Disse. “Vi chiedo di portarmi il Tesoro custodito a Tylesia ed in cambio avrete i cigni. Anche la vita del vostro amico non correrà rischi, se accetterete questo nostro accordo. Badate, però, che quel Tesoro è conosciuto veramente bene solo da due persone a Tylesia... dalla regina Destefya e dal suo precettore messer Cristansen... forse la sovrana preferirebbe mettervi a morte, anziché rivelarvi del suo Tesoro... cercate dunque il suo antico precettore... io attenderò qui il vostro ritorno... nel frattempo preparerò l'antidoto per il vostro amato cavaliere... non c'è altro... buona fortuna, milady...” |
Quando uscimmo dal labirinto, vedemmo che il castello era deserto ed io mi preoccupai subito: "Dove sono andati tutti? Poco tempo fa qui c'erano numerose persone!"
Redentos suonò le campane per attirare l'attenzione di qualche uomo, ma ci rendemmo conto che in quel luogo non vi era nessuno. "Dove andremo ora?" chiesi ai cavalieri, guardando i boschi all'orizzonte. |
“Comunque” disse Polidor a Tieste e a Cavaliere25 “possiamo portarci dietro l'oro. Caso mai sono le donne che rappresentano un problema, visto che continuano a fare baccano.”
“Se possiamo trasportare l'oro” replicò Tieste “allora possiamo fare altrettanto anche con le donne!” E i due cominciarono a litigare. “Accidenti!” Esclamò il falco. “Questi due sono arrivati alle mani! Cavaliere25, presto, separali prima che si facciano del male! Che idioti!” |
“Forse” disse Redentos a Parsifal e a Lilith “Orco e sua moglie erano imprigionati qui da quella maledizione, o forse la fine dell'Avvilente Costumanza ha fatto comprendere a quella gente le grandi colpe di cui si erano macchiate.” Fissò allora la selva che circondava il castello. “Il nostro compito qui è finito. Riprenderemo il nostro cammino per Tylesia, dove ci attendono i nostri compagni.”
Prepararono i loro cavalli e lasciarono il castello. Galopparono per un po' nella selva, fino a quando giunsero davanti ad una torre circondata da un giardino. Tutt'intorno vi erano raggruppate diverse persone che gridavano ed agitavano mazze e bastoni. “Ma cosa sta accadendo?” Fissando quello spettacolo Redentos. “A morte la strega!” Urlavano. “Bruciamola viva!” |
Il vecchio annuì a quelle parole di Talia.
“Si, ho visto molti luoghi ed ascoltato tante storie.” Disse. “Come i canti malinconici dei marinai alla Luna, o i versi che intonano i minatori prima di avventurarsi nel sottosuolo.” Fissò poi i suoi due ospiti. “Avete ragione, milady... spesso i tesori più grandi sono quelli che ci accompagnano ogni giorno, sin dall'inizio...” “E il tesoro più importante che avete cercato?” Domandò Guisgard. “Forse una delle Sante Reliquie?” “Le Reliquie hanno la capacità di unire la Terra al Cielo” rispose il vecchio “e di dispensare miracoli. Ma cosa rende davvero la Terra simile al Cielo? Cosa se non la Fede e l'Amore? E non sono forse queste due potenze a compiere i miracoli più grandi e belli? Comprenderete, allora, dolci amici, che il Tesoro più grande è quello che racchiude Fede e Amore.” “E cosa incarna queste cose insieme?” Chiese Guisgard. “La forma non è poi così importante.” Sorridendo il vecchio. “Sulla terra molte cose si celano sotto umili e semplici sembianze. Come un Calice, un Chiodo o una Lancia insanguinati, un Velo macchiato a Sangue, una scheggia di Legno, una Sindone con impressa una Forma Umana... oppure un Fiore...” “Un Fiore?” Ripetè Guisgard. “Si...” annuì il vecchio “... era proprio un Fiore quello che stava cercando un borghese che conobbi quando ero giovane... egli assoldò dei volontari ed intraprese un avventuroso viaggia per cercarlo... rammento il mio primo giorno al suo servizio... giungemmo presso un vecchio maniero abbandonato e ricoperto di sterpi e rovi... il borghese mi diede una lanterna ed un crocifisso di legno... trovammo allora un pozzo e scendemmo fin sul fondo, dove scoprimmo un passaggio segreto... e mentre attraversavamo quel punto, io mi sentivo eccitato e felice, seguendo la luce della mia lampada come fosse lo scintillio della stella guida dei giramondo... lì sotto scoprimmo un groviglio di cunicoli e gallerie... era come un regno sotterraneo, un mondo incantato... il gorgoglio dell'acqua tra le rocce, la lontananza della superficie abitata e civile, l'incerta ed irreale penombra e l'eco dei nostri passi mi facevano sentire come avvolto in una magia... già, il mestiere del cercatore di tesori deve essere benedetto da Dio... non vi è infatti disciplina che predisponga il cuore alla Fede e alla saggezza più di quella del cercatore di tesori.” “Trovaste quel Tesoro poi?” “No, perchè all'improvviso una parete crollò e bloccò il passaggio. Il borghese non volle darsi per vinto e continuò la sua ricerca, ordinando a noi altri, però, di ritornare in superficie... non seppi più nulla di lui e dei suoi compagni... ma giurai, sulla stima che provavo per lui, che avrei continuato quella ricerca... che avrei continuato a cercare quel Fiore...” “E lo trovaste poi?” “Fino ad oggi non sono ancora riuscito a trovarlo!” Esclamò il vecchio. L'imbrunire cominciò a mostrarsi, stendendo un velo d'ombra sulla foresta e sulle pendici dei monti. “Sta per fare notte.” Disse Guisgard. “Sarà meglio andare.” “Dove siete diretti?” “In una città che non dovrebbe distare troppo.” Rispose Guisgard. “La città di Faycus. La conoscete?” “Si, non è lontana.” Disse il vecchio. “Non ci vado spesso, perchè evito i luoghi troppo affollati e preferisco la muta campagna o gli austeri monti. Però è prossima quella città. Ma non volete restare qui per stanotte? Per poi ripartire domattina?” “Vi ringrazio.” Fece Guisgard. “Ma non mi sento sicuro a restare in una grotta. Perdonatemi, non per scortesia, ma non posso accettare il vostro invito.” Il vecchio fissò lui e poi Talia. “Si, posso comprendere.” Annuendo. “Vi auguro il meglio dalla vita, ragazzi miei. Che possa sorridervi ed illuminarvi come voi avete fatto con me oggi. Pregherò per voi.” Guisgard allora salutò quel vecchio e preparò i cavalli. Partirono subito dopo verso i due monti che apparivano lungo la strada. Galopparono per un po', fino ad intravedere le mura di una città racchiusa proprio tra quei due monti. |
Non mi chiedeva nulla di male....cosi' disse il Monaco, e allora se non era male, perche' non andava lui stesso a prendere questo Tesoro.....l'elenco delle vite che dipendevano da me sembrava allungarsi......Goz e ora Reas, " Mi state chiedendo l'impossibile, quel Tesoro e' nascosto e custodito come niente al mondo e credetemi, se metto piede a Tylesia e senza cigni, ci sara' piu' di una persona che vorra' la mia testa servita su un piatto d'argento........ma noi donne sembriamo avere un codice d'onore che si chiama Amore e alla fine per Amore si tenta anche per l'impossibile........cerchero' il precettore e spero che abbia almeno la compiacenza di ascoltarmi...".......diedi un bacio sulla fronte di Reas....sembrava che la morte stesse alitando sul suo viso......avevo poco tempo, Amare due Cavalieri....dovevo essere pazza, mi alzai da terra ed uscii da quella stanza, non volevo vedere null'altro.......volevo uscire, la notte era appena iniziata e se avessi cavalcato senza fermarmi alle prime luci dell'alba sarei arrivata a Tylesia.....scesi nel cortile del vecchio monastero......e senza stupore alcuno...trovai un bellissimo cavallo, era piu' nero della notte stessa.....con una mano strinsi la sua criniera e con l'altra montai in sella...........l'aria era fresca, e questo mi dava il senso dell'immenso piacere dell'odore umido della terra, ripercorsi il tragitto a ritroso.........e come per una strana magia il Cavallo sembrava in sintonia col mio stesso spirito...sembrava volasse....L'Alba..una palla di fuoco che si innalza tra gli alberi, Tylesia spelndida ai primi scoccare di luci.....frenai la corsa del mio amico e rimasi un attimo a guardare la porta della citta'.........dovevo cercare un precettore.....e dove trovarlo ?....il precettore era colui che si occupava dell'insegnamento , ma era anche colui che si occupava degli ordini militari.......bene sarei andata prima nella biblioteca del Palazzo......Messer Cristansen....cosi' aveva detto il Monaco.
Ripresi il mio cammino....ed entrai in citta', sembrava ci fosse uno strano fervore......ma forse ero io che avevo il cuore in tumulto e cosi' arrivai a Palazzo..........scesi da cavallo, ed entrando cercai la biblioteca.......questa era a pian terreno ed era cosi' grande cheprendeva tutta un'ala del palazzo, era grandissima ..alte mura di libri...grandi tavoli in legno intarsiato e sedie con alti schienali....sembrava deserta..sino a quando non sentii cadere un libro..... |
Molti sguardi su di me, il capo si avvicinò spiegandomi erano dei mercanti, ma la cosa mi insospettiva...mercanti? e allora perchè parlano dei nemici di Tylesia, di quel loro capo che si sarebbe arrabbiato se avessero fallito..sospirai, ancora una volta mi ero imbattuta in qualcosa di strano.
"Milord..vi ringrazio per le vostre attenzioni anche se non ci conosciamo quindi mi sorprendo di questo vostro linguaggio" sorrisi rispondendo al loro capo che aveva appena proferito apprezzamenti sulla mia figura "il mio nome è..Altea. E voi come vi chiamate? Ebbene si, conosco Tylesia e vi sono approdata dopo una lunga avventura sul Calars, non sono originaria di quella città." mi sedetti sull'erba, ero stanca, strappai un fiore e ci giocavo tra le mani "Anzi, all'inizio fui portata come prigioniera nel palazzo reale dai Cavalieri del Tulipano ma la regina Destefya fu benevola e ci liberò e cosi fui una sorta di...ospite prigioniera" mostrai loro il fiore. "Vedete questo fiore? E' questo che voglio scoprire, dentro a un giardino inaccessibile si cela un fiore con un qualcosa di magico o celato." Scossi quei pensieri e fissai il capo cercando di carpire qualche smorfia nel suo viso o strano gesto "ma non conosco i suoi nemici..la Lacrima di Cristo, so solo che ci furono diversi incendi a Tylesia, si dice per opera di questi nemici e cosi io...e....un cavaliere..di nome Fyellon partimmo alla ricerca di questi nemici, ma trovammo mille ostacoli e nessuna traccia di questi presunti nemici". |
Citazione:
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Io credo che erano stati puniti.....e adesso sono liberi.......devo dire la verità, una tiepida malinconia attraversò il mio cuore; era vero......rischiavo la morte ma non la temevo poichè era per qualcosa di giusto.
Mi guardaì intorno, sorridevo.....e ad un tratto incrociaì lo sguardo di Belfagor: "Ehilà amico mio....come stai? Sembra che non ti veda da un secolo......" dissi. "Ricomincia la corsa per il Longinius....", e scuotendo il capo, Belfagor comprese. Salimmo in sella e porsi la mano a Lilith: "Lilith.....vorresti galoppare insieme a me e Belfagor?" |
Parsifal mi propose di cavalcare con lui. Presi la sua mano e salii subito sul suo destriero.
Galoppammo insieme per alcune ore, per poi giungere dinnanzi ad una torre circondata da uomini pieni di rabbia; gridavano e agitavano i loro bastoni. Riuscii a comprendere le parole di uno di loro. Volevano uccidere una strega. Scesi da cavallo in un istante e mi diressi tra la folla senza pensare ai miei compagni di viaggio. Cercai di avvicinarmi alla torre spingendo le persone, che imprecavano e si arrabbiavano con me. Mi rivolsi ad un uomo che sembrava meno agitato rispetto agli altri, domandandogli: "Dov'è la donna che volete uccidere?" Nel mio passato avevo assistito numerose volte ad impiccagioni, roghi e lapidazioni di streghe. Erano spesso druidesse come me, ma anche semplici donne che si dedicavano alla magia ed alla guarigione. Nel mio cuore nutrivo un profondo odio per tutti coloro che desideravano la morte di queste persone e fu proprio in quel momento che esso si esternò. |
Mentre Elisabeth si trovava nella biblioteca, all'improvviso, si udì un rumore.
“Libri, libri e ancora libri.” Disse un ometto che scendeva dai ripiani più alti della biblioteca. “Sono stufo di cercare fra questi libri. Ma perchè non ci pensano loro a trovare ciò che gli occorre?” Si accorse di Elisabeth. “Come siete entrata qui, milady? Non siete certo una che lavora qui, perchè non vi ho mai vista in questa biblioteca. Cercate un libro forse? Se è così, sappiate che avete scelto il momento sbagliato. Messer Cristansen si è dimesso da poco e qui dentro ora domina un gran caos.” |
“I nemici di Tylesia...” disse il capo di quei mercanti ad Altea “... davvero non conoscete i suoi nemici? Strano, visto che siete stata in quella città... però avete detto di aver navigato sul fiume Calars... allora non siete originaria di queste terre, poiché nessuno a Tylesia naviga sulle sue acque... da dove venite, milady?” Sorrise. “Ma perdonatemi, non ho risposto subito alla vostra domanda... il mio nome è Heyto e come vi ho detto, insieme ai miei compagna ci occupiamo di commercio. E anche noi siamo giunti qui grazie al Calars.”
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Appena Daniel saltò in groppa al cavallo, questo tentò di scalciare, nitrendo e dimenandosi con forza.
Ma alla fine, stremato, si accasciò di nuovo al suolo. “Bravissimo, Daniel.” Disse Giada. “Sei riuscito a domarlo. Ora questo formidabile cavallo sarà il tuo destriero.” |
Appena Lilith raggiunse quegli uomini inferociti dal loro fanatismo, fu subito afferrata con forze da uno di loro.
“Guardate.” Disse agli altri. “Vedete com'è abbigliata? Forse è anche lei una strega. Bruciamola!” “Si!” Gridò un altro. “Al rogo anche lei!” Urlarono tutti gli altri. “Lilith!” Gridò Redentos. “Parsifal, hanno preso Lilith!” |
Sentii una voce stizzita che parlottava tra le lunghe file di libri...un ometto che saltellava su e giu' per mettere a posto pile enormi di tomi......vedendomi mi parlo' a raffica....e senza saperlo mi diede informazioni sull'uomo che cercavo..." Buongiorno......sono qui in citta' da poco, la mia passione e' la lettura...ero venuta perche' cercavo Messer Cristansen, ma mi avete preceduta.......ho la necessita' di incontrarlo, sapete dove posso trovarlo ?.....e' importante..".....E mentre parlavo con l'ometto incominciai a passargli i libri da riporre nei ripiani......se non trovavo lui, dovevo andare dalla Regina, e questo mi sarebbe valsa la testa......
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"La ringrazio Damigella....." dissi.
Spronammo i nostri cavalli e proseguimmo il viaggio verso Tylesia, il destino di un popolo era nelle mani di coloro che volontariamente avevano seguito il richiamo della campana. Passarono poche ore e ci ritrovammo nel bel mezzo di una folla inferocita: "cosa era tutta quella confusione....."mi chiesi. In lontanzanza, si udivano le frasi di incitamento e condanna per una donna tacciata di stregoneria: "Non può essere, non in presenza di Lilith.....non doveva vedere la scempiaggine e la crudeltà di noi uomini......"mi volsi verso Lilith per dirle che non doveva preccuparsi, ma non vi era...... "Lilith" gridaì. Scesi da cavallo e la inseguì. Sapevo che sarebbe andata così, corsi tra la folla e vidi che anche lei stava per essere condannata. "Fermi......in nome di Dio......cosa state facendo!!! Non siete autorizzati a condannarla". Dovevo escogitare qualcosa. |
"No milord Heyto, io non ho mai visto i nemici di Tylesia ma ne ho sentito parlare molto, infatti come vi dissi ho visto appiccare incendi nella città, a dir degli abitanti, da parte dei loro nemici. E io e sir Fyellon siamo riusciti a scappare da Tylesia proprio per cercarli e sconfiggerli, ma non vi è traccia vedo, voi sapete qualcosa a riguardo?". Guardavo il loro capo e come sempre il mio sesto senso mi diceva di stare all'erta, dalle sue parole capii erano pure loro forestieri. "Vengo da molto lontano, non so nemmeno io per quanto abbiamo viaggiato sul Calars, purtroppo il barcone dove abbiamo viaggiato si distrusse sulle piene vicino alle cascate, sono sicura di tre superstiti oltre a me, degli altri non so nulla. Voi siete stati più fortunati vedo...ma perchè siete interessati a Tylesia?"
E in quel momento un pensiero mi balenò..Fyellon, mi sentivo sola e indifesa, più che altro per quel discorso che sentii parlare su delle ragazze sacrificate per Tylesia, forse fu un errore allontanarmi da lui, con lui mi sentivo sicura nonostante tutto...sospirai e scossi il capo pensando "che sciocca sono!!sciocca e sciocca, non faccio altro che mettermi nei guai". |
Ascoltando le parole del vecchio qualcosa in me aveva sussultato... un uomo che cercava qualcosa di speciale, un Fiore... un uomo che aveva viaggiato per mari e per terre in cerca di quel tesoro, senza mai arrendersi... un intrigo di gallerie e grotte sotterranee ed il gorgoglio dell’acqua che filtrava tra le rocce... sì, qualcosa in me tremò perché quelle parole risvegliarono nella mia mente il ricordo di una visione...
Avevo avuto molte visioni da quando io e Guisgard avevamo lasciato il Casale e molte cose erano accadute... eppure ogni singolo frammento di quelle immagini era impresso in modo indelebile nella mia mente... E così, a quelle parole del vecchio, proprio una di quelle visioni tornò con forza di fronte ai miei occhi... e rividi Andros ed i suoi compagni, e rividi quell'impossibile groviglio di grotte, rividi Chymela... Esitai, tuttavia, dibattendomi nell'incertezza e nel dubbio... era possibile? O forse era solo una coincidenza? Era la mia immaginazione che galoppava? O forse era un segno? Esitai, tuttavia... ero incerta... ed improvvisamente, per qualche ragione, ero di nuovo tesa... come chi è consapevole di star seguendo un cammino creato appositamente per lui ma non sa dove quella via conduca, non sa cosa dovrà affrontare per giungere alla meta eppure vede tutti quei piccoli segnali messi lì per lui e, traendo forza da essi, prosegue. Restammo ancora per poco tempo in quella grotta... un attimo dopo, infatti, Guisgard decise che era tardi e rimandare ancora il nostro viaggio sarebbe stato pericoloso, risalimmo a cavallo dunque e ripartimmo. Per tutto il resto della strada, tuttavia, rimasi in silenzio... pensierosa... Quelle parole del vecchio continuavano a vorticarmi nella mente, così come quella visione e altre mille domande, congetture, sensazione... Citazione:
“Siamo arrivati?” chiesi dunque a Guisgard. |
mi misi tra i due litiganti e dissi ma che vi sta succedendo siete impazziti litigare per queste cose non ce bisogno di litigare forza prenderò io la decisione lasciamo tutto qui e ce ne andiamo dissi chiaro e fissai tutti con uno sguardo severo e irritato
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XXV Quadro: Faycus
"Questo castello è tanto forte, e non credo proprio che prima del mio ritorno possa essere conquistato d'assalto, ma nessuno può guardarsi dal tradimento." (I Romanzi della Tavola Rotonda, Fuga di Re Ban) Avvistata la città tra i due monti, Guisgard sorrise. “Siamo a Faycus, Talia.” Disse. Spronarono allora i cavalli e raggiunsero la città ducale. Oltrepassata la porta, risalirono fino alla parte alta del centro abitato, dove trovarono una locanda. “Salute a voi!” Entrando Guisgard e conducendo con sé Talia. “Benvenuti, signori!” Sorridendo il locandiere. “Una bella stanza.” Fece Guisgard. “Anzi, la migliore che avete!” “Certo, messere.” Annuendo il locandiere. “Gaien!” Chiamò. “Presto, conduci questi signori nella Stanza del Duca!” “Del duca?” Ripetè Guisgard. “Non immaginavo tanto sfarzo!” “E' detta così” fece il locandiere “perchè quando questa locanda era gestita da mio nonno, una sera di burrasca venne ad alloggiare qui un uomo in incognito. Solo dopo scoprimmo che si trattava di un nobile cugino dell'Arciduca. E così, da allora, quella stanza ha preso quel nome. Inoltre dalla finestra potrete vedere il maestoso castello ducale di Faycus.” “Benissimo.” Ridendo Guisgard. “Sentito, gioia?” Rivolgendosi a Talia. “Per una notte saremo duca e duchessa.” Gaien allora accompagnò i due nella stanza. Rimasti soli, Guisgard aprì la finestra e subito apparve loro il monumentale castello ducale di Faycus. Il nobile Taddeide si trovava proprio nella stanza dei trofei insieme all'abate Pinus. “Dovete dimenticare quella ragazza, mio signore...” disse l'abate “... è inutile pensarci ancora.” Andros fissava la campagna da una finestra. “La corte di Sygma” continuò il religioso “è molto bella, lussuosa e capace di abbagliare i sensi. Sebbene non possa paragonarsi alla magnificenza che solo l'autorità ed il prestigio millenari possono dare alla nostra corte, essa dona molti svaghi a chi si lascia sedurre dalle sue forme. Io, per esempio, ho saputo che vi è in quel regno un magnifico giardino, forse simile a quelli dei vostri palazzi disseminati per il ducato, in cui fioriscono meravigliose rose e dal quale si può godere una superba vista della bellissima capitale di quel regno.” Andros si voltò a fissarlo. “E non penso sia sciocco credere” fece l'abate “che in tale splendore ella sia presa da ben altri pensieri. Perdonatemi, milord, ma dico ciò che penso.” Sorrise. “Mio signore, ci sono tante e belle dame nella nostra terra e nessuna fra quelle desidera altro che esservi amica, compagna e moglie.” “Non vi è al mondo” disse Andros “un siero, una pozione o un unguento capace di ammansire il cuore? Se si, allora tutto sarebbe più facile.” “Il cuore, milord, va domato con la forza dell'animo” replicò il religioso “e non con balsami e veleni. Soffrire in amore tocca a tutti, è quasi una legge, un tributo che quel sentimento impone al cuore.” “Conoscete ciò che l'amore impone ai cuori, monsignore?” “Capita” sorridendo l'abate “che molti giovani vengano a me per confessarsi e quasi sempre gli unici mali che li affliggono sono pene d'amore.” “Già, soffrire e struggersi” mormorò Andros, tornando poi a fissare la campagna “spesso è un pegno richiesto a chi ama...” “E sta a voi” disse il religioso “liberarvi di tale pena, fortunatamente. Sono certo che i bellissimi occhi di qualche dama vi aiuteranno in questo.” In quel momento entrarono Tessio, Byrros e Pacos. “Mi piace questo posto, sai, Talia!” Esclamò Guisgard, destandola da quella visione. http://us.123rf.com/400wm/400/400/bo...al-pascolo.jpg |
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