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“Si, accade spesso...” disse la vecchia a Clio, dopo essersi tranquillizzata per la fine del sisma “... qui dicono che sono le colpe degli uomini a causare l'ira della terra...” tornò a fissare la piratessa “... domattina dirò loro che sei uscita presto per vedere la città... ora andiamo, tra non molto sarà l'alba...”
Uscirono così dal palazzo ed attraversarono la città, che splendida era avvolta nel silenzio e nella meraviglia dei suoi marmi. Raggiunsero la campagna e poco dopo apparve un grosso blocco di silice e quarzo, le cui antiche murature parevano stonare con la luminosa bellezza di Auroria. Era un castello austero ed enigmatico. “Ecco il Castello del Moro...” indicò la vecchia “... sotto di esso sono scavate le gallerie delle miniere d'oro... io devo tornare al palazzo... buona fortuna... ma se fossi in te scapperei via da questo luogo...” e andò via. Nel frattempo, proprio sotto il castello, anche i prigionieri avevano avvertito la nuova scossa. “E' la seconda volta...” disse Pepe. “Si, capitano spesso scosse simili...” annuì Acludio. “E non temete che possano essere scosse di avvertimento?” Inquieto Guisgard. “Sono queste gallerie...” mormorò Acludio “... hanno svuotato il sottosuolo di Auroria... temo che un giorno l'intera città possa sprofondare...” “E ve ne state qui come se nulla fosse?” Agitato Pepe. “La morte, a volte penso, sarebbe una liberazione...” chinando il capo Acludio. “Già, immagino...” scuotendo il capo il presunto Taddeide. “Di morire non mi importa...” disse Acludio “... mi importa solo di lei... più di tutta l'intera città...” “Lei chi?” Incuriosito Guisgard. “Laika...” fissandolo Acludio. “Chi è Laika?” Domandò il presunto impostore. Ma Acludio non rispose nulla, limitandosi a tirare con violenza un pugno contro la parete rocciosa, al punto da farlo sanguinare. “Bravo...” strappandosi un lembo della sua camicia Guisgard, per poi fasciare la mano di Acludio “... se cercavi una scusa per non lavorare, beh, l'hai trovata con la mano ridotta così.” Aggiunse ironico. |
Quella notte era strana ed enigmatica...la Luna brillava in cielo guardandomi e pregai per tutti noi e per lui...non era possibile Burmid si fosse arreso..dovevamo andare avanti..proseguire..egli ci stava studiando, quell' uomo era astuto.
Mi misi sul suo letto e accarezzai il suo cuscino, le sue coperte e mi stesi, sentendo il suo profumo era come averlo li. Udii Irko e gli altri sul ponte...non potevo credere senza di lui erano persi. Mi misi a guardare la sua stanza ma non toccai nulla..non mi sarei permessa..volevo solo la sua protezione. |
Mi voltai e feci avvicinare Nettuno......sentii le sue mani...mentre mi allacciava i vestiti.......aveva le mani calde........e i movimenti erano lenti mentre mi parlava...un languore mi attanaglio' lo stomaco e per istinto vi poggiai le mani.....mi voltai verso di lui......e lo guardai negli occhi......." Saprete governare ogni cosa...riuscendo con vostro istinto a riconoscere gli amici dai nemici.....Le vostre mani sono sapienti e non solo in fatto di navigazione.......Ti ringrazio per il complimento.......non ne ho ricevuti molti in vita mia, e comunque....fidati di me.....se puoi...sarò i tuoi occhi in questo momento di buio......."......gli accarezzai il volto.......la mente senza ricordi poteva far impazzire......." Andiamo De Gur......siamo attesi....".....
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Rimasi un istante in silenzio, perché in quel momento capii, non senza indulgenza, che in effetti, forse, stavo vedendo in quella dama un'ombra del mio passato, un passato che, inevitabilmente, era rimasto tale, mentre la mia umana esistenza aveva seguito il proprio corso.
Ringraziai l'Altissimo, per la lezione che, ancora una volta, non aveva mancato di impartirmi, cosa che, con mio grande sollievo, mi fece sentire che non ero solo. -Graziosa donzella- proruppi, in risposta a lady Dafae; -Invero, provengo da una terra bagnata dal mare, e dai boschi rigogliosi e fitti, e proprio in quella terra fui creato cavaliere, allo scopo di servire un potente signore di un ducato vicino- Sospirai, con un mezzo sorriso; -Tuttavia, il Disegno Divino si compie sempre, e noi uomini abbiamo il dovere di seguirlo. Non raggiunsi mai la corte di quel signore, e trascorsi diversi anni errando di corte in corte e di contesa in contesa, unico compagno il mio destriero. Invero si, giovane dama, molti avversari affrontai, numerosi draghi, e numerosi orchi, anche e forse, questi vi avrebbero stupito per il loro aspetto così......Umano- Risi, amaro; -Ma forse, e penso sia così, i draghi e gli orchi di più spaventevole aspetto, sono celati proprio sotto le nostre stesse fattezze. Questa consapevolezza mi guidò per diverso tempo, finchè, mia somma letizia, non capii, perché trovai la Via- Annuii, con gravità; -Capii che avrei servito solo il Re più giusto di tutti, e solo a lui mi sarei inchinato con fervore, donandogli la mia vita. E così fu. Votai la mia spada a Cristo, e nella sua luce essa risplende- MI interruppi un momento, e la fissai, prima di proseguire; -Ma ditemi, lady Dafae, quali sono le vostre, di prove da affrontare, o già affrontate? Anche una dama, ed anche se giovane, si misura in contese altrettanto delicate di quelle in cui si lancia un cavaliere- |
Osservai rapita quel sontuoso maniero.
"Non so perché tu abbia deciso di aiutarmi ma.. grazie davvero.." sorrisi. Rimasta sola, presi un profondo respiro. Sembrava impenetrabile, austero, irraggiungibile. Ma lui era lì da qualche parte. Dovevo studiare un piano. Potevo fingermi una recluta? Oppure entrare di soppiatto e rubare una divisa? Dovevo trovare un modo per muovermi tra quelle mura. Mi avvicinai sempre di più a quel maestoso castello. |
La Santa Caterina appariva come orfana di qualcosa.
Immersa nell'oscurità della notte, avvolta in un'attesa ed in un silenzio che sembravano insopportabili, galleggiava sulle primordiali acque del Lagno come in balia di una sorte beffarda ed enigmatica. Altea dalla cabina di Guisgard udiva mormorii e voci confuse, fino a quando il profondo silenzio di quella notte rese pian piano più definite e chiare quelle parole. “Dobbiamo agire...” disse Palos “... fare qualcosa...” “Ma cosa?” Scuotendo il capo Miseria. “Se ci muoviamo e finiamo in un passaggio stretto, quei dannati riprenderanno ad ingaggiar battaglia, togliendoci ogni vantaggio.” “Forse” fece Irko “alcuni di noi devono scendere a terra e cercare di raggiungere Auroria per liberare Guisgard, Clio e Pepe. Anche perchè non potendo volare questo vascello non riuscirebbe mai a raggiungere quella città.” “Ma come diavolo si arriva ad Auroria?” Chiese Palos. “Lady Altea conosce la via...” mormorò il Rosso. Nel frattempo, mentre gli altri parlavano, Cid se ne stava in disparte a fissare le acque in balia di pensieri e preoccupazioni. Poi, ad un tratto, udì qualcosa. Un attimo dopo, dal buio, prese forma qualcosa. Era Matiz, la gabbianella blu, che scese a posarsi sul parapetto davanti al ragazzino. |
Più Clio si avvicinava, più quell'austero castello mostrava le sue rozze ed aspre fattezze.
Le murature, essenziali e squadrate, arrivavano quasi a confondersi e perdersi tra gli irti spuntoni rocciosi che si innalzavano dal basso ed il muschio spuntato irregolare qui e là. Un recinto fortificato racchiudeva quel luogo lamentevole, oltre il quale uno spiazzo conduceva ad un alto e robusto portone di legno e ferro. E a guardia di questo rudimentale ed impenetrabile ingresso vi stavano alcune Amazzoni, ricoperte di stoffe bardate ed armate di lance. |
Dafae sorrise a Galgan.
“Che vita affascinante quella di voi cavalieri.” Disse lei. “E come trovo sognanti le meravigliose metafore che rendono le vostre vite in bilico tra la realtà ed il romanzesco.” Annuì. “Io amo la letteratura cavalleresca e voi, invero, mi apparite simile a qualcuno di quei grandi cavalieri.” Rise con fare infantile. “E se posso dirvi, senza apparire troppo sciocca, che mi diletto spesso in un ingenuo gioco. Quello, ossia, di abbinare i cavalieri che incontro in questa corte a qualcuno di quegli eroi dei poemi e dei romanzi che tanto amo leggere. E voi, se mi permettete, richiamate alla mia mente un po' il leggendario Cid della lotta spagnola agli infedeli, ma anche il leale e saggio Galgano, definito il più cortese di tutti i cavalieri. Ma forse più di tutti io vi vedo simile ad un novello Beowulf, che, richiamato dal suo volontario eremo, non nega il suo aiuto nella lotta alle forze del male.” Chinò poi il capo. “Quanto a me...” arrossendo “... io mi definirei una novella Elena, che sogna Lancillotto. Il mio Lancillotto? E l'Amore se stesso. Si, perchè io sono innamorata dell'Amore.” |
Nettuno sorrise ad Elisabeth, mentre le sue mani, sotto quelle di lei, erano poggiate sui fianchi della donna.
E le sue dita potevano sentire così il respiro di lei, ma anche i suoi timori e le inquietudini che affliggevano Elisabeth. “Si, certo che mi fido di te.” Disse lui annuendo. “Dopotutto sei l'unica persona che conosco davvero qui.” Rise. “Andiamo... ma ti prego... per ora sono ancora Nettuno. Non conosco alcun de Gur.” I due allora lasciarono la stanza e furono portati da due soldati al porto. Qui trovarono ad attenderli la Regina d'Afravalone pronta a salpare. Salirono così a bordo e Velv andò loro incontro con un sorriso. “Bentornato a bordo, signore.” Fissando Nettuno. “Sono certo che col vostro aiuto e la vostra esperienza troveremo e cattureremo presto quel traditore di Guisgard.” Poco dopo la possente nave ammiraglia lasciò il porto di Baias, diretta verso l'orizzonte sterminato e le avventure che esso custodiva. A caccia di un impostore o di un eroe. O forse solo di un Ulisse in balia del Fato e alla ricerca della sua Itaca e della sua Penelope. http://www.cichw1.net/monout/westwardho1.JPG |
Rimasi in silenzio ad ascoltare gli uomini...si avevano ragione..il Lagno, come aveva detto Guisgard, era melmoso e con una andatura non regolare ed era pericoloso navigare.
Uscii dalla cabina di Guisgard e andai nella mia camera, mi vestii e andai pure io sul ponte.."Si, infatti, pure Guisgard disse il Lagno è difficile da navigare..io sono disponibile..ma chi rimarrà qui? E' un pericolo.." scossi il capo quando vidi vicino Cid la gabbianella Matiz "Loro sono qui..Matiz manda via Burmid" la accarezzavo "aiutaci a salvare Guisgard e tutti noi". Un attimo di silenzio poi mi rivolsi a Irko.."Se tornassimo là, gli uomini non dovrebbero entrare..io ho visto dei vestiti un pò strani in un baule e una parrucca e potrei mascherarmi di nuovo e direi sono una aristocratica e sto costruendo una città tutta di oro e gemme e ho bisogno di uomini per il lavoro..sarò come loro..e dovrò pure trattare male i nostri uomini. Dirò, appunto la mia indovina ovvero io, era fuggita e tornata sola raccontandomi tutto e che Guisgard era il mio capomastro e lo volevo indietro assieme ad altri uomini per costruire il mio regno e le avrei pagate..con l'oro..visto li sfruttano per questo..tanto per tanto..e forse riesco a riprendere pure Mia Amata..poi dovrei inventare qualcosa per Clio..ma so le darebbero la libertà come me..avete oro..gemme? Secondo voi può funzionare? E poi devo cercare di scoprire su quel Fiore se non lo ha scoperto già Clio..ditemi voi". Scossi il capo..era una idea stupida "Vedete voi..è una idea sciocca lo so...posso fare solo una cosa allora..darmi a Burmid cosi voi sarete liberi e potrete salvarli..dirò lui mi sono pentita e tornerò a Corte e dirò al duca che so tutto su voi...ovviamente dirò cose fasulle..Dominus sarà felice penso di riavermi dalla sua parte". Tornai nella mia stanza...non potevo fare altro, non ero fatta per loro..e poi Guisgard non voleva me..lo avevo già capito chi amava e forse stare lontano lui era meglio. |
Sorrisi, mesto ma non senza benevolenza, perché il fare così fanciullesco di lady Dafae mi rendeva predisposto all'indulgenza; quella fanciulla mi pareva, seppur frivola, una sorta di fiore primigenio, capivo quindi, il bisogno di suo padre di fugare le ombre che al momento la attanagliavano, e forse arrivavo a comprendere, anche se non a giustificare, la contesa dei due fratelli Tizio e Caio, allo scopo di prestarle aiuto;
-Le vostre parole nei miei confronti, madama, sono alquanto gentili e cortesi, ma forse troppo indulgenti- Riempii d'acqua il mio boccale, e dopo aver dato un piccolo sorso, proseguii; -Invero, una novella Elena, vi si addice, dal momento che, come per lei, per voi si incrociano le lame- Feci una risata bonaria e composta; -Ma non affliggetevi, è il destino di ogni dama in fiore, il raccogliere l'amore di chi si elegge a suo campione. Voi amate l'Amore in se, ed egli stesso è il vostro Lancillotto- Avevo notato che ad una novella Elena aveva associato un Lancillotto, non un Paride; poteva trattarsi di una svista, eppure a me parve avere un significato maggiore; -Eppure, ci saranno sicuramente messeri dalle umane forme, smaniosi di assumere il ruolo di vostro Lancillotto, di incarnare il vostro ideale di Amore- |
Osservai attentamente il tetro castello. Imponente, rude.
Il recinto lo rendeva impenetrabile e le guardie anche. Sorrisi nel vederle armate di lancia. La mia adorata lancia. Certo, il maestro sosteneva che in un duello fosse scomoda, pericolosa, ma io adoravo il modo in cui riuscivo a danzare insieme a lei. Non era il momento di abbandonarsi ai ricordi. Presi un profondo respiro e decisi di rischiare. Potevo sempre ritentare se mi avessero chiuso la porta in faccia. Viceversa non potevo fare perché se mi avessero sorpreso sarebbe stata la fine. Come potevo entrare senza farmi vedere? Era impossibile. Forse il modo migliore per nascondersi è restare in bella vista, sperai. Così, tolsi il bel vestito e lo abbandonai a malincuore in mezzo ai cespugli. Non avrebbero voluto l'ingenua fanciulla ma magari avrebbero dato una possibilità alla vera me. Così, rimasta in pantaloni e corpetto, mi avvicinai fino a raggiungere il cancello con le amazzoni. "Salute a voi.." fermandomi a debita distanza, in modo da non sembrare minacciosa "Vengo dall'Incertofato.. ho sentito dire in città che avete bisogno di reclute... sono giunta da poco ad Auroria, vorrei fare la mia parte ma ancora non ho trovato il mio posto.. purtroppo l'unica cosa che so fare è combattere.. mi hanno suggerito di provare a venire qui.. sono nel posto giusto?". |
Mi irrigidii al tocco delle sue mani sui miei fianchi.........non ero Symoin ...e non conoscevo il mondo maschile.......sperai che Nettuno non se fosse accorto......gli avrei raccontato ogni cosa....lo avrei fatto...le bugie avevano le gambe corte.........ma non in quel momento.....mi diede il braccio ed andammo al porto....dove la Regina di Afravalone ci attendeva...........salita la passerella il fischio del Nocchiere diede il benvenuto a De Gur......ogni alto in grado riceveva gli onori per l'accesso a bordo e Velv era lì......ad attenderci......ascoltai il suo discorso....emi ricordai di quel nome...Guisgard.....doveva aver fatto qualcosa orribile...per aver tutte le navi ammiraglie contro...un uomo solo.....e un esercito intero.......avrei voluto conoscerlo, doveva essere un portento.......Rivolgendomi a Velv " Perdonatemi se mi intrometto.....non mi intendo di gradi ma dovreste essere un capitano anche Voi....?......Mi chiedo...come un solo uomo si sia potuto attirare tutte le furie della Regia Marina.......preferirei averlo come amico che come nemico..un tipo del genere.......".......dopo detto la mia....guardai Nettuno...che aveva gli occhi a fessura......già...avevo dimenticato che ero sulla nave solo alla gentilezza di sua Grazia il Duca.....ed avevo cominciato..la mia avventura con una deliziosa brutta mossa........" Credo che forse se mi mostrate quale sarà la mia cabina farò meglio ad andare a leggere un buon libro.......".......
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Dafae sorrise ed arrossì a quelle parole di Galgan.
“Eppure, cara figlia...” disse il barone “... Elena amava Lancillotto al di sopra di ogni altro uomo e dalle sue nozze col Primo Cavaliere nacque poi Galahad, colui destinato a compiere ciò che in principio era stato deciso per lo stesso Lancillotto. Anche se quest'ultimo, in realtà, amava solo Ginevra.” “Si, conosco la leggenda, padre mio.” Annuì la ragazza. “Cavaliere...” tornando a fissare Galgan “... voi parlate da paladino e da saggio. Vorreste dunque essere il mio campione fino a quando resterete in questa corte? E difendere il mio nome da chi senza indugio ha mancato verso di esso?” |
Velv sorrise ad Elisabeth ed invitò lei e Nettuno a sedersi con lui.
Il capitano chiese poi ad uno dei suoi uomini di portar loro del buon vino, che fece servire per lui, per la donna e per il naufrago. “Vedete, madama...” disse Velv ad Elisabeth “... è risaputo che convincere il popolo di una menzogna è cosa assai più semplice che persuaderlo invece ad accettare una verità. Sin dall'antichità la gente è attratta dalla bugia, specie se fantasiosa. Così, il rinnegato e traditore, conosciuto col nome di Guisgard, ha pensato bene di spargere le sue falsità ben condite con meravigliose assurdità. Egli, approfittando del dolore del duca e della volontà del popolo di riallacciare il presente con la fama del passato, è ricorso al trucco più vecchio del mondo, quello ossia di spacciarsi per un fantasma. E non un fantasma qualunque.” Rise beffardo. “Il fantasma di un bambino rapito ed ucciso anni fa e guarda caso unico erede all'antico seggio dei nobili Taddei.” Sorseggiò del vino. “Guisgard è un impostore, un vile. Un uomo ambizioso ed astuto. Ed io non avrò pace fino a quando non lo avrò trovato e spedito all'Inferno.” |
“Credo sia troppo rischioso il vostro piano...” disse Irko ad Altea “... almeno da ciò che ci avete raccontato di Auroria... laggiù pare detestino a morte gli uomini e non penso sia facile contrattare con simili donne...” restò a pensare qualche secondo “... però mi viene in mente una cosa... avete parlato di un prete... Don Tommaso, giusto? Ricordate come si arriva da lui? Potremmo andare là e chiedere consiglio a lui sul da farsi, visto conosce così bene Auroria... cosa ne dite?” Chiese alla donna prima che questa andasse nella sua cabina.
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Nel vedersi arrivare davanti Clio, quelle Amazzoni restarono a fissarla per qualche istante.
“E così” disse poi una di loro “tu vorresti arruolarti qui, giusto?” Osservando con attenzione la piratessa. “E dici anche di saper combattere...” rise, per poi voltarsi verso le sue compagne “... vogliamo mettere alla prova questa recluta?” Sarcastica. Le altre annuirono divertite. “E magari tagliarle la sua bella chioma bionda ed usarla per abbellire i nostri elmi?” Chiese ancora alle sue compagne. “Cosa succede qui?” Arrivando un'altra di quelle Amazzoni, che per come abbigliata appariva di un grado superiore alle altre. “Nulla, Onsia...” scuotendo il capo quella che aveva parlato a Clio “... questa sciocca voleva giocare a fare la soldatessa.” “Sono io che comando qui” fece Onsia “e sapete che dovete condurre da me tutte quelle che chiedono di arruolarsi.” Con tono perentorio. E nessuna di quelle osò replicare. Onsia cominciò allora a guardare Clio con accuratezza. “Qui servono sempre nuove guardiane.” Disse poi. “Vieni con me.” Con un cenno del capo alla piratessa. La condusse così all'interno del castello, fino a giungere in una sala di legno colma di armi. “Queste cose dovrebbero andarti bene...” prendendo schinieri, bracciali, elmo e piastre di ferro “... sotto metti questa...” dandole anche una leggera tunica di lino da indossare sotto quell'essenziale e rozza corazza “... avrai solo un pugnale ed una lancia di legno... ti basteranno.” Mostrandole le due armi. “Appena sei pronta ti poterò giù, nelle miniere. Lì sorveglierai i prigionieri. Bada però di non rivolgere loro la parola, né di stare più del dovuto con quei miserabili. Sono simili a bestie ed i loro sguardi lascivi non ti lasceranno neanche per un secondo. Anzi, se qualcuno tenterà di toccarti sei autorizzata ad ucciderlo come un cane. Intesi?” |
Avevo visto giusto, a dispetto delle apparenze, l'Elena citata dalla figlia del barone non era quella delle Omeriche storie, ma ben più nobile dama, appartenente a ben più nobile corte.
Elena e Lancillotto, dal cui frutto sarà grandezza, anche se i maligni, in seguito, in questo videro l'inganno......... Ma il Disegno è inarrestabile, e alla fine trova sempre, inesorabilmente, il giusto compimento. Trovai bello che, a dispetto della non celata frivolezza di modi e di cotanta fanciullezza nell'essere, lady Dafae avesse associato se stessa ad una novella Elena; vidi in questo una cortesia superiore, e non so se ingenuamente o con arguzia, decisi di proteggere questo stato di cose; -Invero, per il tempo che sarò in questa corte, sarò il vostro campione, perché a questo corrisponde il mio preciso dovere di cavaliere. Lo farò con gioia, perché un fiore va protetto da mani rozze, e queste ultime, credetemi, troveranno in Galgan la giusta punizione- Il mio sguardo vagò un istante, per la sala; -Tuttavia, verrà per me il tempo di partire, perché altre imprese mi attendono, ed io troverò, alla fine, il modo di raggiungere i miei compagni- Rimasi in silenzio, poi, accarezzando l'elsa della spada, ripresi; -Ma ditemi, milady, chi è che, impudentemente e senza indugio, osò mancare verso il vostro nome?- |
“Cavaliere...” disse il barone a Galgan “... potrete restare in questo castello per tutto il tempo che vi piacerà. Per noi sarà un onore avervi come ospite.”
“Mio padre dice il vero, cavaliere.” Intervenne Dafae. “Quanto a ciò che vi ho chiesto... vi è davvero qualcuno che ho osato beffeggiare il mio nome. Qualcuno che non ha avuto titubanza ad accusarmi con parole gravi.” “Di chi parli?” Sorpreso il barone. “Di un musico, padre.” Rispose la ragazza. “Lo stesso che mi confidò il suo Amore e mi chiese poi di sposarlo. Eppure egli non ha indugiato a rivelarmi tutto il suo disprezzo, affermando che io non conosco il significato dell'Amore e che sono simile ad un libro con la copertina rilegata e preziosa, ma con dalle pagine bianche e vuote...” Il barone batté con rabbia il suo pugno sulla tavola |
Alzai gli occhi al cielo e allargai le braccia.
"Sono qui apposta, mica penso che mi crediate sulla parola.." Dissi, calmissima. Oh, Cielo che oche... Poi arrivò il loro capo e mi disse di seguirla. "Grazie.." Annuii. Osservai le cose che dovevo indossare, felice di poter tenere i miei stivali che nascondevano i pugnali. Ascoltai attentamente le istruzioni che mi venivano date e annuii sorridendo alle ultime parole. "Intesi, è quello che ho sempre fatto, nessun problema.. Grazie..". Così, indossai quella rudimentale corazza, e tutto il corredo. Ero abituata a ben di meglio, ma dovevo calarmi nella parte. La tunica di lino era leggerissima. Andatevene in giro mezze nude, poi lamentatevi che vi guardano. Calai l'elmo sul viso, e impugnai delicatamente la lancia con un sorriso. "Eccomi.." Dissi, tornando dalla donna "Sono pronta..". |
Mi guardavo allo specchio..certo era tutto pericoloso per me..ero andata fino ad Auroria con loro, ero riuscita a scappare e da sola tornare fino qui...e per loro io non ero in grado di affrontare nulla...Ma Altea..avanti sei solo una scioccarella dama di corte..ma cosa vuoi fare tu futile dama.
Mi alzai e mi sistemai il vestito e la scollatura visto non era congeniale per il posto dove dovevo recarmi e frugai nell' armadio trovando uno scialle di seta e mi avvolsi le spalle. Sospirai...e loro cosa avrebbero fatto qui fermi sul Lagno? Non so..era tutto bloccato. Tornai sul ponte e mi diressi verso Irko.."Dunque" dissi in tono serio "quando devo andare da Don Tommaso? Ora? Domani? Ditemi voi che devo fare..visto fino ora non me la sono saputa cavare da sola..e decidete chi deve accompagnarmi". |
Clio indossò quell'essenziale corazza e si mostrò ad Onsia.
La leggera tunica di lino fasciava i fianchi e parte del petto fino ai seni, mentre le piastre di ferro coprivano a stento le parti del corpo con gli organi vitali, lasciando invece scoperte le spalle, le braccia e le gambe. “Bene, seguimi.” Disse l'Amazzone a Clio. Scesero così nei meandri di quel luogo, arrivando nei suoi umidi ed opprimenti sotterranei. La ragazza cominciò ad udire il tintinnio dei picconi ed il rumore della terra che veniva spostata. Onsia la portò allora nel cuore di quell'ambiente, dove infinite e claustrofobiche gallerie erano scavate fino a confondersi e a perdersi l'una nell'altra, come un impenetrabile labirinto di Conosso. Un labirinto nel quale un Icaro senza ali non poteva fuggire. Poi, ad un tratto, Clio udì qualcosa. Una musica. La musica di un'ocarina. |
“Milady...” disse Irko con tono deluso ad Altea “... voi continuate a lamentarvi e a compiangervi. Eppure qui siete stata accolta come una dell'equipaggio. Nessuno tra noi, infatti, vi ha mai rimproverato o richiamato per nulla. Tre dei nostri compagni sono prigionieri in quella città e forse rischiano la vita, eppure voi non sapete fare altro che vagare tra il ponte e la vostra cabina, commiserandovi per chissà cosa. Forse a voi non interessa della sorte di Guisgard, di Clio e di Pepe, visto riuscite a pensare a chissà quale vostro malanimo in una simile situazione. Qui ognuno di noi cerca di fare del suo meglio, tra quella dannata nave di Picche che ci bracca e i nostri compagni imprigionati. E sinceramente ora come ora neanche mi interessa sapere cosa vi angustia tanto. Se volete darci una mano allora indicateci dove si trova quel prete. Poi se volete partecipare alla missione, bene, altrimenti restatevene pure qui. L'aiuto di tutti è sempre benaccetto, futili ed inutili malumori, specie in una simile e drammatica situazione, francamente li trovo inutili. Scegliete voi dunque cosa fare. Io comincio a vedere se vi sono volontari per scendere a terra.”
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Lo guardai attonita e lo seguii "Ma non riesco a capire..io ho fatto il possibile per arrivare fino qui...per venire a cercare e salvarli, ho camminato senza sosta per affrettarmi prima accada il peggio, ho fatto il possibile per loro tre e non pensate possa sentirmi ora pure in colpa se a loro tre fosse successo qualcosa? E io sono qui viva? Non mi interessa di voi? Ho lasciato tutto ciò che avevo per cercare di aiutare Guisgard nella sua missione e mi dite non mi interesso di voi, ho fatto il mio dovere in questa nave e ho lavorato come tutti. Non capisco le vostre parole...vi ho pure detto ero pronta a darmi a Burmid in cambio della vostra libertà.". Quelle parole mi avevano ferito profondamente, i piedi doloranti e le ferite alle gambe e braccia dovute ai rovi erano nulla in confronto a quelle parole.
Una lacrima di rammarico scese sulle mie guance.."Vedo allora non avete capito le mie intenzioni..ho pure proposto un piano e mi sarei buttata sola...non mi sarebbe interessato..avrei rischiato pure la morte". Guardai Irko e la radura.."Io vado da Don Tommaso..voi state qui nella nave, non pensate a me..come sono arrivata sola posso andarci pure sola..non ho altro da dire, se mi fate scendere gentilmente..non posso presentarmi in cattive condizioni dal diacono". |
Seguii docilmente l'amazzone, mentre tutto attorno a me si faceva buio e umido.
Potevo sentire i picconi percuotere le viscere della terra, al ritmo della fatica. Ma io camminavo come se tutto quello non mi toccasse, in silenzio. E poi la sentii. Dolce, melodiosa e maliconica. L'ocarina: lui era lì. Rimasi impassibile nonostante il cuore iniziasse ad accelerare. Ero riuscita ad arrivare fin lì, dovevo giocarmi bene le mie carte. Dovevo essere lucida se volevo avere una possibilità. Sono qui.. ti tirerò fuori di qui... te lo prometto.. Continuai a camminare, impassibile, seguendo Onsia. |
“Forse dovreste ascoltarvi quando parlate.” Disse Irko ad Altea. “Così sentireste il modo in cui vi lamentate e vi commiserate, dicendo di essere solo una sciocca dama di corte. Ma ora l'unica cosa che mi interessa è salvare quei tre. Scenderete a terra con Ammone e con Lainos. Andrete da Don Tommaso e chiederete il suo aiuto. Noi altri resteremo qui a sorvegliare la nave di Picche ed a cercare di riparare i guasti.”
Il boccaporto sulla fiancata della Santa Caterina si aprì e i tre scesero a terra. |
“Io dimoro nella vigna del Signore.
Egli Ha posto il mio giaciglio tra dolci colline, fra freschi venti e al tepore del Sole, mentre pure, limpidi e piacevoli acque dissetano il mio corpo. Benedice i miei semi e ritempra i miei fiori per tutto il cammino delle stagioni. Se dovesse giungere una tormenta io non temerei nessun male, perchè Tu Sei con me. La tua verga da sostegno alle mie braccia ed i tuoi segugi scacciano le volpi dalle mie vesti. I miei rami fai traboccare di frutti prelibati davanti a coloro che mi sono nemici. Mi doni Grazie e Gioia in tutti i giorni della mia esistenza e vivrò nella Tua Dimora. Per sempre.” +++ In quel momento Onsia e Clio entrarono nel piccolo antro scavato nella nuda roccia. “Bene...” disse l'Amazzone con disprezzo “... la sosta è terminata. Ora riprendete i lavori, cani.” Gli uomini si alzarono ed ognuno ritornò a prendere il proprio piccone e la propria pala. “Bel canto...” Acludio a Guisgard “... ma la dolcezza delle tue parole e l'armonia della tua musica mal si legano al lezzo di questo posto...” Guisgard sorrise appena. “Cos'avete da parlare voi due?” Fissandoli Onsia. “Nulla...” scuotendo il capo Acludio. “Tu...” rivolgendosi l'Amazzone a Guisgard “... dammi quella tua ocarina.” “Perchè?” Chiese il presunto Taddeide. “Perchè non siete qui per divertirvi.” Rispose Onsia. “Dammela.” “E' colpa mia.” Mormorò Acludio. “Io gli ho detto di suonare per tutti.” “Allora pagherai per tutti.” Ridendo Onsia. “Voi...” a due delle sue carceriere “... legatelo alla parete.” E quando Acludio fu legato, cominciò a frustarlo. Venti lunghe e dure frustate che gli lacerarono la schiena. “No, ferme!” Urlò Guisgard. “Stai indietro tu!” Lo ammonì Acludio. “Qui comando io! Torna a lavorare!” Guisgard lo guardava. “Obbedisci!” Gridò Acludio. Le frustate ripresero e quando il supplizio terminò l'uomo fu finalmente slegato e poi buttato a terra. “Fa la guardia a questi relitti.” Ordinò Onsia a Clio, per poi allontanarsi. |
Lo guardai e risi..."Ma io non mi sono lamentata..forse voi avete il potere di leggermi nei pensieri? Mi spiace Irko..probabilmente questa sarà la ultima volta la mia presenza vi darà fastidio..voi non avete vissuto ciò che io ho fatto ora..e credetemi per me è stato molto..ma non mi preoccupo io sono stata istruita a peggio..e non ho voluto nemmeno esservi di peso quando sono caduta dalla Santa Caterina e stavo morendo..solo Afiel e Guisgard lo sapevano. Mi spiace se mi sono recata in cabina ma mi sono presa uno scialle anche perchè nella Casa del Signore non si va con abiti scollati e poi ho preso troppo freddo fino ora..ma non mi sto lamentando..quando tornerà Guisgard con gli altri..perchè torneranno gli dirò di questo e lascerò la Santa Caterina..vi ritenevo una famiglia e avevo fiducia in voi".
Non aggiunsi altro, guardai il boccaporto aprirsi e sorrisi scendendo con Ammone e Lainos e infatti erano proprio gli uomini volevo assieme a me. E senza dire nulla con delle lanterne imboccai il sentiero dritto per la casa del diacono..sempre dritta, camminavo forte sebbene i piedi dolevano e mi trovai nel bivio.."Ecco" dissi ai due con un sorriso " questo è il bivio, laggiù si va verso Auroria in quella radura vi è la casa del diacono...venite" e mi incamminai fino alla chiesa. http://i61.tinypic.com/2mpd44x.jpg |
Velv non mi fece condurre nella mia cabina ma accompagno' me e Nettuno nel quadrato ufficiali e li' ci offrì da bere....ero astemia ma Symoin non aveva paura del deliziare del dolce nettare e Nettuno non doveva sospettare.,.......così presi tra le mani il fragile calice e mi bagnai le labbra...ascoltando il racconto di Velv...parlava di bugie...di falsa identità.......e avendo la coscienza sporca.....incominciai ad avere qualche accenno di imbarazzo e allora i piccoli sorsetti divennero sorsi.............sentii un gran calore salire su per le guance e non avevo piu' quella strana sensazione chiamata timidezza........ascoltavo Velv dichiarare il suo immenso odio per questo Guisgard che aveva rubato l'identità ad un bambino......un certo Taddei....omio Dio....sentivo la sua voce immersa in una coltre di nebbia......Velv mi riempiva il bicchiere e io bevevo......." Quanto odio Capitano...cercate l'aiuto di.....come ti chiami De Gur o Nettuno......ma..per me sei Nettuno...comunque chiedete il suo aiuto...ma lui non prova lo stesso rancore che voi provate per questo Guisgard......magari quando lo incontra gli sarà anche simpatico......"...incominciai a ridere........" Vorrei il mio Gedeone in questo momento........quanto mi manca...e Pileo...che fine ha fatto........Nettuno perche' non gli dici anche tu...che non puoi andare a fare una guerra che non ti appartiene . avanti ..il Capitano vuole solo la verità.............non e' vero Velv ?......" mi alzi ......era una parola.......ma la barca sembrava muoversi come se ci fosse una tempesta in mare......" Dio mi sento male......."....
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Irko non rispose nulla ad Altea, limitandosi a scuotere la testa.
Ora avevano cose più importanti a cui pensare. Scesi a terra la dama, Ammone e Lainos, cominciarono a dirigersi verso la casa del prete. Attraversarono un breve tratto di boscaglia, per giungere infine davanti ad una casa. Altea la riconobbe, era infatti quella in cui aveva visto il prete con i due ragazzi alla sua tavola. “Bene, sarà meglio che bussiate voi, milady.” Disse Lainos ad Altea. |
Elisabeth cominciò a sentire intense vampate su tutto il viso e poi forti capogiri.
Ad un tratto iniziò a perdere l'equilibrio. Nettuno allora le si avvicinò. “Capitano, penso che riprenderemo il discorso più tardi...” disse a Velv “... mia... mia moglie credo abbia esagerato col vino... meglio che la porti nella nostra cabina.” “Certo.” Annuì Velv. Un marinaio indicò la cabina a Nettuno e questi, presa Elisabeth in braccio, la portò là. La fece stendere a letto e chiese una tisana calda al cuoco di bordo. E quando fu pronta si sedette accanto a lei, facendogliela bere a piccoli sorsi. “Su...” lui alla donna “... tra un po' starai meglio... è solo una sbornia...” sorridendo. |
Nonostante fosse notte, ma non fonda, vi era una flebile luce che usciva dalla casupola e bussai mormorando piano.."Don Tommaso, non preoccupatevi..sono la duchessa Altea de Bastian..sono qui per salvare tre persone in pericolo...potreste aprirmi gentilmente?".
Aspettai mi aprissero la porta ma dentro me il cuore era traboccante di ferite e dolore per le ferite infertomi da Irko. |
La porta dopo un po' si aprì ed una ragazza apparve sull'uscio.
Aveva lunghi boccoli biondi, il viso pulito e gli occhi di un meraviglioso azzurro. “Salute a voi...” disse ad Altea e agli altri due che erano con lei “... chi siete? Mio zio non è in casa ora. E' andato in un borgo vicino per celebrare la messa.” |
Aprì la porta proprio la nipote del prete...era ancora più bella vista da vicino e molto gentile.
"I miei omaggi milady..come ho detto io sono la duchessa Altea de Bastian e questi sono Ammone e Lainos..loro sono" ebbi un attimo di esitazione guardandoli.."si, loro sono miei amici..volevamo parlare con vostro zio, don Tommaso..mi ha parlato di voi un signore chiamato Il Cocchiere..pensate tarderà molto?" poi mi rivolsi ai due uomini "Secondo voi dobbiamo aspettare o cercarlo in quel borgo se non è lontano?". |
La sua voce riempiva quel buio androne in quel canto di Fede e speranza.
Oh, Guisgard... Onsia gli chiese l'ocarina, lui si voltò ma non mi vide. Restai ferma e impassibile alla scena che seguì. Quell'uomo diceva di comandare, possibile? Sicuramente si prendeva la responsabilità di tutti. No, ma le donne sono migliori degli uomini.. Sì, sì, credeteci.. Quando ebbero finito di frustarlo lo lasciarono a terra sanguinante, e Onsia mi ordinó di restare. Beh, era stato più facile del previsto, ero lì, certo non avevo la più pallida idea di come uscirne, ma almeno ero nel posto giusto. Lui però non mi aveva visto, e io non potevo parlare. A loro non potevo parlare! Ad Onsia sì! Così mi voltai verso l'amazzone e annuii. "Certamente..." Dissi chiaramente, sperando che lui sentisse. Era troppo poco, ma non potevo rischiare che mi portassero via da lì, dovevo tenere un comportamento esemplare. Così restai immobile ad osservare la stanza, sperando che, anche solo per caso lui si voltasse e incrociasse il mio sguardo. Sarebbe bastato un istante per dargli speranza. Andiamo, andiamo voltati... Guardami.. Ma nessuna emozione traspariva dal mio sguardo. |
Ero tra le braccia di Nettuno......e stavo così male...ma lui era così bello in quell'uniforme ....." Non ve l'ho mai detto ma siete un bellissimo uomo.......pero' camminate senza ondeggiare o la vostra divisa......si rovinerà....."...che mal di mare....fui sdraiata nel letto di Velv a quanto avevo capito.....Nettuno mi adagiò cercando di non farmi stare peggio di quanto mi sentissi..........qualcosa di caldo.....non avrei retto....." Lo so che sono brilla......sai ?...non avevo mai bevuto in vita mia.......e non ho mai avuto un uomo invita mia.......me l'aveva detto l' Oracolo...guai in vista e Gedeone.....sara' infuriato........ma vi confesso una cosa...non intromettetevi in questa guerra...quel Guisgard.....avrà preso l'identità di un'altra persona...ma non l'ha fatto per male......Neanche io l'ho fatto per male.........io credo sia una brava persona..........Infondo io sono una brava persona....visto ?......l'Arcano e' stato risolto...e ora devo vomitare......."......e purtroppo così fu...sui calzoni bianchi di Nettuno................e quando ebbi terminato un feroce mal di testa si impossesso della mia persona......
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“Meglio aspettarlo qui.” Disse Lainos ad Altea.
“Si.” Annuì Ammone. “Allora entrate, vi prego.” Fece la ragazza. “Il mio nome è Imia.” Poi offrì loro del latte caldo. “Vostro zio tarderà molto?” Chiese Lainos. “Il tempo di celebrare la messa.” Rispose Imia. “Capisco.” “Ma di cosa si tratta?” Domandò poi la ragazza ai tre. |
Clio aveva l'elmo abbassato sul viso, lasciando liberi solo gli occhi.
Ma a quella sua parola ad Onsia, breve e leggera, Guisgard si voltò di scatto e restò a fissarla. E nei suoi occhi sussultarono. I picconi intanto avevano preso a consumare la roccia, mentre le pale alzavano un gran polverone. Poi ad un tratto uno di quei prigionieri, approfittando che Acludio era ancora terra, impossibilitato dunque a controllare quegli uomini, si avvicinò piano a Clio. “Ehi...” disse alla ragazza “... sai che quel gonnellino ti sta proprio bene? Scommetto che quando ti muovi è anche meglio, vero?” “Pensa a lavorare...” fece un altro di quei prigionieri. “Va al diavolo tu.” Mormorò l'uomo, per poi tornare a fissare Clio. “Su, scommetto che lassù, fra tante donne, un bel maschio ti manca da morire la notte, vero?” E a quelle parole Guisgard, mosso da quell'irrazionale e forse improbabile sospetto, da quella strana sensazione, cominciò a fissare con astio quell'uomo. E più quello parlava a Clio, più Guisgard lo fissava con rabbia. “Allora bella...” l'uomo alla piratessa “... vuoi vedere qualcosa di bello che ho qui con me?” “Perchè non torni a lavorare.” Avvicinandosi il presunto Taddeide all'uomo. “Perchè non vai al diavolo tu?” L'uomo a lui. Guisgard lo guardò. “Su, scegline un'altra.” Continuò l'uomo. “Questa è mia. Magari prova ad attirare qualcuna con la tua musica.” Ridendo. Il falso musico allora lo spinse contro la parete, facendolo cadere poi a terra. Tutti allora si voltarono. “Carogna...” mormorò l'uomo alzandosi “... ora me la pagherai...” e si lanciò sul presunto Taddeide. I due così presero ad azzuffarsi nella polvere, sotto le grida e le risa degli altri prigionieri. |
Annuii a Lainos e Ammone e feci loro cenno di entrare e li seguii.
La ragazza si sedette e fu gentile da portarci del latte caldo.."Siete davvero gentile..di cosa si tratta? Una storia molto lunga...questo messer Cocchiere mi ha detto Don Tommaso è l'unico conosca Auroria e forse i suoi segreti..io sono scappata da là ma tre persone erano con noi sono rimasti prigionieri laggiù...e due sono uomini e quella città è governata da donne piene di odio verso gli uomini...sono in pericolo e dobbiamo salvarli". In quel momento mi resi conto chiamai Guisgard "persona"...ma forse pure lui pensava di me lo stesso di Irko..era meglio dimenticarlo..o sarei sembrata una vittimista pure per amarlo..dovevo imparare a comandare i miei sentimenti, non li avrei mostrati più a nessuno e bevvi un sorso di latte ma non scendeva per quel nodo alla gola e respirai profondamente.."Voi milady Imia non sapete nulla di Auroria? E del loro Fiore d' Oro?". |
Nettuno si cambiò pantaloni e tornò accanto ad Elisabeth.
“Sei più sbronza di quel che pensavo.” Disse lui ridendo. “Si, a giudicare da ciò che dici. Parli di isole, oracoli e persino di quel Guisgard, di cui ignoriamo tutto.” Le accarezzò i capelli. “Credo che tu ora debba riposare. La tisana ha fatto il suo dovere e ti ha liberato lo stomaco. Ora chiudi gli occhi. Io resterò qui e col fischio ti chiamerò l'omino del sonno...” e prese a fischiettare piano per farla addormentare. |
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