Camelot, la patria della cavalleria

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Talia 22-05-2012 17.59.04

Tante e tante volte quel ricordo aveva attraversato la mia mente... quella sera, la sera nella quale tutto aveva preso il volo per poi precipitare mestamente, la sera nella quale il Maestro aveva infine compreso che non poteva più temporeggiare, la sera in cui ero stata infinitamente felice e poi infinitamente triste, la sera di quel ballo, la sera nella quale Guisgard aveva infine lasciato il Casale...
Quante e quante volte avevo ripensato a quella sera dopo la sua partenza... quante e quante volte avevo chiuso gli occhi e l’avevo rivista, sognata...
Sospirai, mentre quel lontano ricordo tornava a passare di fronte ai miei occhi... e mi chiesi cosa Guisgard stesse vedendo, mi chiesi se ci avesse mai più pensato...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 46561)
“Dimmi...” sorridendo lui “... sei felice, Talia?”

Sospirai e poggiai la testa sulla sua spalla...
“Oh, si... felice! Sono tanto felice! Immensamente felice! Felice come quella sera...” esitai poi, in un sussurro, soggiunsi “E come quella sera, adesso, ho paura! Ho paura che ci separino!”

Guisgard 22-05-2012 19.04.54

“Nessuno ci separerà...” disse Guisgard fissando Talia “... ti prometto che non accadrà mai...”
La musica continuò e con essa le danze.
Poi tutti i presenti furono invitati a prendere posto per la cena.
Ad una grande tavola furono serviti così cibi e bevande per onorare degnamente la festa.
Guisgard si guardava intorno, in cerca di ombre e figure che tradissero la presenza dei cavalieri della Luna Nascente, ma quelli sembravano non esserci o, forse, solamente celati nei meandri della sera.
“Dame e cavalieri!” Prendendo la parola uno dei presenti. “Come è da tradizione, ora verranno letti alcuni brani tratti da Il Lancillotto in Prosa. Si tratta di un agone poetico chiamato, come vuole il degno omaggio, Addio, bello e dolce Amico. Ogni cavaliere avrà così la possibilità di recitare versi per la sua dama. Estratti a sorte, sia il brano che il cavaliere destinato poi a leggerlo, sapranno di certo accendere questa cortese serata!”
Tutti applaudirono.
Per primo fu estratto un artigiano che aveva scelto di abbigliarsi come Cliges.
Egli sorteggiò alcuni passi e li declamò poi alla sua Fenice.
Alla fine, tutti lodarono lo spirito e la vivacità dell'artigiano, che riuscì a strappare un sorriso alla sua amata e dolci parole di ringraziamento.
Venne poi sorteggiato un giovane borghese, che aveva deciso di essere Tristano.
Lesse il brano che la sorte gli aveva fatto scegliere e la sua Isotta per ricompensa gli donò il suo fazzoletto come pegno d'amore.
Il gioco proseguì e fu estratto Guisgard.
Il cavaliere fu colto alla sprovvista.
Non era sua intenzione partecipare a quel gioco, vista la difficile situazione, ma ora non poteva tirarsi indietro o avrebbe attirato su di sé i sospetti di tutti.
Fissò Delucien e questi annuì.
Il cavaliere allora si alzò e prima di estrarre i versi da leggere, si voltò a guardare per un momento Talia.
Sorteggiato il brano, cominciò a leggere:
“Passato il Giorno di San Giovanni, quando fu armato cavaliere, Lancillotto, salutata la regina Ginevra, si avviò verso Nohant, dove affrontò dure prove.
Verso sera, al palazzo, la dama di Nohant domandò al cavaliere chi avesse nel cuore.
Egli non volle pronunciare il nome della regina e la dama chiese allora una sua descrizione.”
Guisgard alzò lo sguardo e cercò di nuovo il volto di Talia, che ascoltava seduta al suo posto.
“Se descrivessi quel volto” sussurrò, stavolta senza leggere più da quel brano “allora dovrei narrarvi del mio amore. L'ho guardato tante volte, quante, quasi, le volte in cui l'ho sognato... talvolta è il suo sorriso ad incantarmi, altre volte le sue labbra che vibrano quando mi parla o quell'espressione divertita quando riesco a farla ridere... conosco di lei ogni gesto, anche quelli più piccoli, come quando inarca le sopracciglia nel tentativo di comprendere una mia espressione, una parola celata, un pensiero sfuggente, un sorriso compiacente... a volte invece resta a fissarmi in silenzio... in quei momenti colgo in lei una lieve tristezza, una soffusa malinconia, una inquieta solitudine... allora una cupa amarezza mi coglie, perchè vorrei farle comprendere che non è mai sola... in quei momenti, allora, sono tentato di rivelarle tutto... si, tutto ciò che provo e sento, dimenticando, o fingendo di farlo, ogni paura, ogni difficoltà, ogni ostacolo... e resto ad immaginare parole che non sono mai state dette e scritte, parole vergini da ogni poesia o romanzo conosciuto, parole da mutare in versi, capaci di farle comprendere che tutto è reale, tutte le mie promesse e tutti i sogni raccontati e descritti in lontane notti stellate o in luminosi pomeriggi animati dai sussulti dell'immaginazione... vorrei conoscere ogni sua paura per vincerla ed ogni suo desiderio per farlo mio... ma quelle notti e quei pomeriggi non sono eterni, non ancora... non sono ancora riuscito ad ammansire il Tempo, a scacciare l'alba che desta le notti o la sera che oscura il meriggio... ed io non ho il tempo di comporre quelle parole e quei versi... e tutto sfuma, smarrendosi nell'infinita distanza che mi separa dai sogni e dalla Gioia... io non sono un poeta, ma solo un cavaliere... conosco ciò che ho nel cuore, eppure vorrei farglielo vedere... se vi riuscissi, allora lei sarebbe mia, per sempre, poiché amore più grande non esiste... ho sentito che in un paese lontano un negromante custodisce uno specchio fatato... allora vorrei rubarlo per farla specchiare in esso... vedrebbe così nel fondo dei suoi occhi... lì, dove dimora l'eterna giovinezza, dove si estende il mio mondo e dove sono custoditi tutti i miei slanci... vedrebbe così nel mio cuore e conoscerebbe allora il mio amore... e mi donerebbe, ne son certo, un bacio speciale che li racchiude tutti... un bacio in cui è impresso un infinito sospiro... ed in quel sospiro è imprigionato quell'eterno e dolce si che attendo da sempre...” richiuse il libro, da dove non aveva più letto.
Il cuore gli aveva fornito le parole per descrivere la sua vera Ginevra.
Tutti allora applaudirono ed elogiarono il cavaliere.
Fernand e Delucien lo fissarono ed un cenno d'intesa corse fra i tre.
“Ed ora...” disse uno dei presenti “... la parola alla bella Ginevra, se ha gradito quei versi!”
E di nuovo un applauso si alzò dalla tavola.

elisabeth 22-05-2012 19.32.13

Un velo di tristezza si poso' sul mio cuore...Reas stava raccontando alle stelle il segrete di quel giardino.....chiuso..perche' all'interno nessuno violasse il suo Amore Sacro.....L' uomo aveva la consuetudine di costruire segni al suo pensiero...quel giardino non era altro che il cuore della Regina stessa al centro di esso. il suo amato....tutto era chiuso nessuno poteva amare, perche' amare era solo sofferenza, gia'.....io lo sapevo...e la conoscevo bene la sofferenza, non mi alzai dal letto e Reas continuava a guardare le stelle....." Ho amato un Cavaliere.....di un Amore puro..passavamo intere notti a vivere il nostro Amore guardati solo da Madonna Luna, il nostro stare insieme era quasi impossibile....io ero stata concepita perche' Regessi un regno celato ad occhi umani e lui era un Cavaliere che aveva fatto una promessa a Dio e al suo Signore....questo non ci fermo', fummo fortunati e il nostro Amore fece piangere la natura stessa...concepii con lui due figli...uno mori' e l'altro lo avete conosciuto a Tylesia.......ditemi Reas si puo' amare sino all'infinito.. eppure trovare il coraggio di tradire ?......Mia Sorella porto' via da me il mio Amore.....non so dove sia..so solo che lei lo avra' gettato via cosi' come ha fatto con tutti quelli che ha amato raggirare...........Eppure non impedirei mai a nessuno di soffrire per Amore........"......rimasi cosi' in silenzio....le ombre incominciarono a ritrarsi tra i meandri piu' scuri del nostro essere...la luce stava prendendo lo scettro alle tenebre....

Guisgard 22-05-2012 20.01.22

Reas si voltò verso Elisabeth.
“Io credo” disse “che il tradimento sia la più grande negazione per qualsiasi sentimento... avete detto di avere una sorella... dove si trova ora? L'avete mai cercata?”
L'alba cominciò a rischiarare il cielo.
A poco a poco si spensero, l'una dopo l'altra, tutte le stelle e da Oriente ad Occidente il carro del Sole percorse la volta celeste.
“Ma forse non sono affari miei...” continuò Reas “... perdonatemi, vi prego...”
Ma proprio in quel momento si udì il canto di un cigno.
“Avete udito, milady?” Fissandola Reas. “Avete sentito anche voi? Era il canto di un cigno... e non c'erano al nostro arrivo qui...” guardò dalla finestra, ma non vide nulla “... e neanche potrebbero esserci... è troppo desolato ed abbandonato questo luogo... vi sono belve feroci e uccelli rapaci... no, un cigno qui non potrebbe sopravvivere...”
Ma in quello stesso momento, si udì di nuovo quel canto.
“Di nuovo!” Esclamò Reas. “Di nuovo quel canto! Come può essere?” Fissando Elisabeth.

Lilith 22-05-2012 22.33.16

La canzone della bestia mi spaventò ancora di più; non sapevo se fosse collegata all'enigma ed i miei pensieri in quel momento erano terribilmente disordinati.

Quando il mostro ci disse che il tempo stava per scadere, il mio cuore iniziò a battere in una maniera così veloce che pensai potesse esplodere da un momento all'altro. Tremavo e piangevo, ma non riuscivo a pensare con tranquillità. "Parsifal.." dissi, singhiozzando. Non volevo morire.

Il crine di cavallo... doveva esserci qualche incantesimo per poterlo rendere utile... pensai... "io..." non avevo idee.

Guisgard 23-05-2012 01.13.07

La belva ascoltò le parole di Parsifal e Lilith.
“Folli e stolti...” disse con un ghigno “... pensate davvero che un antico rimedio adoperato da contadini e pastori per scacciare streghe e fattucchiere possa nuocermi?” Risse forte. “Voi avete sfidato la maledizione conosciuta come l'Avvilente Costumanza e vi è solo un modo per vincerla... risolvere quell'arcano... se non ci riuscirete, io avrò le vostre anime... erano questi i nostri patti...” e di nuovo la sua sinistra risata echeggiò nei meandri pietrificati del labirinto “... forse la vostra avventura sta per giungere al termine... avete fallito...”

Parsifal25 23-05-2012 01.19.58

Negli occhi di Lilith.....riconobbi il terrore.....

Quella canzone le aveva risucchiato la sua essenza....non potevo permettere che si perdesse.....non sarebbe accaduto. La presi e la portaì verso il mio petto, decisi di abbracciarla e le sussuraì queste parole:

"Non temere....dolce Lilith, non periremo.....non lo permetterò. C'è ancora tanto da vivere e da scoprire. Non preoccuparti, questa non sarà nè la prima e ultima volta che ti sentiraì persa......non sei sola, ci sono io." La guardaì e dopo di che la porsi dietro di me.

Il momento era giunto, la prova richiedeva il suo premio ed io.....dovevo procedere. Quell'arcano era molto difficile da dedurre, ma una risposta bisognava consegnarla......presi un forte sospiro, baciaì il mio amuleto e......

Guisgard 23-05-2012 01.50.36

Il demone osservò i due ragazzi.
Parsifal aveva stretto a sé Lilith, che, sentendosi in balia di quel malvagio potere, si era abbandonata ad un momento di sconforto.
Il cavaliere ora doveva essere forte per entrambi.
E in quel momento, il giovane apprendista, rammentò un mattino trascorso con il suo maestro Redentos durante il loro viaggio verso Tylesia...

“Ogni cavaliere” disse Redentos al suo apprendista “si trova sempre a battersi... quasi sempre i suoi nemici sono esseri umani in balia delle proprie debolezze, o sedotti dalle forze del male... ma talvolta i suoi avversari non sono di questo mondo... sono creature oscure giunte dagli inferi o in procinto di ritornarci... un cavaliere è scudiero dell'Arcangelo Michele e dunque gli è concesso il potere di cacciare i demoni... affrontare però un demone non è semplice... combattendo contro di esso potrai fare affidamento solo su te stesso, perchè la battaglia avverrà dentro di te, nel tuo cuore e la posta in palio sarà la tua anima... il demone conosce le tue debolezze e le muterà nei suoi punti di forza... non ascoltarlo mai... mai, ragazzo mio...”

La risata del demone destò Parsifal da quel ricordo.
“Tieni molto a questa ragazza...” fissandolo “... al punto di sacrificarti per lei... ma vale davvero la pena? Hai visto Orco il Rosso e sua moglie? Un tempo erano innamorati, oggi invece tra loro regna l'apatia e l'indifferenza... è stato il vuoto che li separa ad avermi evocato, ad aver generato tutto questo... male chiama male, morte chiama morte... sono dunque io il colpevole? No, non lo sono affatto... nessuno potrebbe incolparmi di questo dolore... sei ancora in tempo, cavaliere... ti offro un'ultima possibilità... lasciami la ragazza e ti risparmierò, facendoti andare via... ma se non accetti, allora vi ucciderò entrambi, a meno che non risolviate subito il mio arcano... scegliete... scegliete, o perite...”

cavaliere25 23-05-2012 12.55.15

guardai gli altri e dissi che facciamo amici miei lo tiriamo fuori oppure lo lasciamo in quel pozzo e aspettai una loro risposta mentre mi guadavo intorno

Talia 23-05-2012 15.19.24

Rimasi in silenzio per un lungo, lunghissimo momento quando Guisgard ebbe finito di parlare... udii grida ed applausi intorno, poi silenzio, una voce lontana, poi ancora applausi e di nuovo silenzio... eppure non badavo a niente di tutto quello... il mio cuore batteva forte, tanto forte che temevo quasi tutta la piazza potesse udirlo.
Avvertivo molti sguardi su di me, eppure era uno soltanto quello cui ponevo attenzione... uno sguardo penetrante eppure carezzevole, uno sguardo che conoscevo bene...

L’aria era fresca e pulita quella mattina e l’odore dell’erba bagnata si confondeva con quello, più delicato, dei gelsomini già in fiore. Io, seduta sul grosso tronco cavo proprio al centro del giardino, scrivevo... era uno dei miei compiti annotare ciò che accadeva: scrivevo ogni giorno ciò che avveniva al Casale, come in una sorta di giornale, ed allo stesso tempo annotavo le mie sensazioni, i sogni che facevo, i miei progressi e le sconfitte... il Maestro desiderava che lo facessi, sosteneva che quell’attività mi avrebbe aiutata a capire meglio il mio dono. E poi a me piaceva scrivere.
Poi, ad un tratto, chiaro come un raggio di sole, l’avvertii... non un suono incrinò l’aria, eppure io avvertii quella presenza esattamente dietro di me, immobile ad una certa distanza, avvertii quello sguardo tra l’incuriosito ed il diffidente, e quella sorta di vaga indecisione...
Non mi voltai, tuttavia.
La mia mano, anzi, continuò a muoversi rapida sul foglio, fermandosi di tanto in tanto a riflettere, giocherellando con la piuma.
Passò così qualche momento... infine, senza tuttavia sollevare lo sguardo, sorrisi...
“Puoi avvicinarti, se vuoi!” dissi.
Lo sentii sussultare, stupito... lo sentii incerto sul da farsi... e così, prima che lui potesse prendere una qualsiasi decisione, sollevai gli occhi e mi voltai a guardarlo...
Il ragazzino esitò solo un attimo, come colto in fallo, poi, con passo lento e vagamente guardingo, si avvicinò e si sedette a sua volta sul tronco, nel punto probabilmente più distante da me che gli fu possibile scovare. Io chiusi il quaderno e rimasi a fissarlo...
“Stavi cercando il Maestro?” domandai allora.
Lui non rispose.
“Non è qui, comunque!” ripresi dopo qualche momento “E’ alla radura con i fratelli. Ci vanno tre giorni alla settimana... sai, per gli esercizi con la spada... ed oggi è uno di quei giorni!”
Lui, sempre immobile, mi fissava in silenzio... aveva uno sguardo che non avevo mai conosciuto in nessun altro prima: quei suoi occhi spropositatamente chiari erano penetranti come non mai eppure, in qualche maniera, quello sguardo non mi infastidiva, né mi creava disagio...
Attesi che dicesse qualcosa, ma lui non mi parve intenzionato... Gli sorrisi...
“Forse un giorno il Maestro porterà anche te alla radura!” continuai “Per il momento credo che ritenga non sia il caso... penso che desideri che ti ambienti un po’, prima! Sai... il Maestro è un uomo buono, si prende cura di noi come fosse nostro padre, anche se in verità noi non siamo tutti figli suoi... ognuno di noi ha una storia diversa ed ognuno è giunto qui in un modo diverso, ma il Maestro dice che non è importante il modo in cui siamo arrivati, ciò che conta è che ci siamo e lui dice che se il Destino ci ha infine condotti qui è senz’altro per un motivo!”
Un’altra breve pausa in attesa di una sua qualche reazione che, di nuovo, non venne...
“E, magari, questo vale anche per te, sai?” proseguii dunque “Anzi, ne sono certa! E credo che anche il Maestro pensi questo!” tacqui infine e lo scrutai per qualche istante...
I suoi occhi vivi e brillanti erano su di me, mi scrutavano e quasi sembravano studiarmi... erano occhi indagatori... però adesso mi sembrava che quello sguardo ostentatamente diffidente che lo aveva contraddistinto fin dal suo arrivo si stesse un poco addolcendo, sebbene non una parola fosse ancora uscita dalle sue labbra.
“Sono già tre giorni che sei arrivato qui!” esclamai infine “E nessuno di noi ti ha sentito pronunciare una sola parola! Neanche il tuo nome ci hai detto! Qualcuno dei miei fratelli crede che tu sia come Nestos... sai, Nestos non può parlare e si esprime con un linguaggio suo, un linguaggio fatto di gesti! Ma io non credo che tu sia così! No... io credo che tu, semplicemente, non voglia farlo! E’ così, vero? Non vuoi parlare con noi... non vuoi... perché non ti fidi di noi, forse!” esitai un attimo e gli lanciai uno sguardo di sottecchi, come sperando di coglierlo in fallo... ma non accadde.
E così, infine, con un sospiro, mi arresi.
Scavalcai il tronco con entrambe le gambe e mi lasciai scivolare a terra...
“E tardi!” dissi, senza guardarlo più “Tra poco il Maestro e gli altri torneranno... sarà meglio che vada ad accendere il camino, saranno stanchi!”
E fu allora che lo vidi, quel piccolo e delicato fiore candido che cresceva da solo in quell’angolo di giardino... solitario e diffidente, un po’ come quel curioso nuovo arrivato... mi piegai, dunque, e colsi quel fiore, per poi voltarmi e porgerlo al ragazzino...
Lui osservò il fiore un istante, poi tornò a guardare me... era visibilmente stupito.
“E’ un dono!” spiegai, con un lieve sorriso “Per te! Perché spero che prima o poi tu possa credere che non hai niente da temere qui... che, qualsiasi cosa ti sia successa, ora non devi più preoccupartene... perché ora hai trovato una casa e, se vorrai, tutto andrà bene da adesso in poi!”
Di nuovo mi voltai e feci per andarmene, ma quella voce mi bloccò... una voce calda e bassa...
“Guisgard!” disse.
Il mio cuore si fermò per un istante, poi prese a battere più velocemente... ed i miei occhi tornarono ad incrociare i suoi...
“Il mio nome...” ripeté “Il mio nome è Guisgard!”
Sorrisi...
“Il mio è Talia!”


Quel ricordo mi attraversò la mente alla velocità della luce quando la voce di Guisgard si spense in un sussurro... i miei occhi si chiusero per trattenere tutta l’emozione che le sue parole mi avevano fatto nascere dentro... emozione tradita, però, dal battito frenetico del cuore e da quel rossore inopportuno che, ne ero certa, mi aveva tinto le guance.
Sospirai... un sospiro profondo e dolce...
Avrei voluto dirgli tante cose, avrei voluto dirgliele da sempre... eppure mai avevo avuto il coraggio di farlo...
Lentamente cercai la sua mano e, trovandola, mi alzai in piedi... improvvisamente dimenticai dove eravamo, dimenticai che probabilmente c’erano decide di persone intorno a noi e che tutti ci stavano guardando, dimenticai tutto ciò che non era noi... e lentamente mi avvicinai...

elisabeth 23-05-2012 19.09.41

" Il tradimento e' una parte importante dell' uomo....e' l'unica cosa che spesso gli riesce meglio......Conoscete molto bene Lady Isolde, lei e' la mia amata sorellina......"......Reas mi zitti'....il canto di un cigno....per ben due volte canto' allo spuntar dell' alba....." Reas e' una cosa meravigliosa, Socrate lo definiva il canto funebre........la notte lascia spazio alla nascita..la luce e i cigni ci donano il loro canto.....sono bianchi e puri, come il capo di un anziano....e quando raggiunge la perfezione e' pronto a ritornare tra le stelle...tra le braccia del Divino.......Goz...il suo capo e' canuto e i suoi cigni hanno cantato....sono qui Reas i cigni sono qui da qualche parte.....e il monaco lo sa....."...mi avvicinai a Reas e gli posai una mano sul braccio....." Andiamo Reas, portiamo a termine questo compito...cosi' sarete libero di tornare alla vostra vita......sono sicura che alla vostra Regina la vostra presenza manca......"......Mi voltai ed andai ad aprire la porta della stanza......

Guisgard 23-05-2012 20.02.48

Reas, a quelle parole di Elisabeth, annuì.
I due allora andarono in cerca del monaco.
Lo trovarono nel piccolo spiazzo racchiuso tra le vecchie mura del monastero diroccato.
“Buongiorno, amici.” Disse mentre era intento a sistemare alcune delle piante che crescevano in quel luogo. “Avete riposato bene?”
“Ottimamente, grazie...” avvicinandosi a lui Reas “... non immaginavamo che ci fossero animali qui...”
“Animali?” Fissandolo il monaco. “Si, ma non qui dentro. La selva è piena di animali di ogni genere.”
“No, io parlavo di alcuni animali in particolare...”
“Davvero?”
“Si...” annuendo Reas “... animali come cigni, ad esempio...”
“Cigni?” Sorridendo il monaco. “Che assurdità! Vi siete visto intorno? Non possono vivere dei cigni qui!”
“Eppure abbiamo sentito il loro canto.” Disse Reas.
“Forse in sogno.”
“No, eravamo svegli.” Replicò Reas. “Abbiamo sentito chiaramente il loro canto, vero?" Rivolgendosi poi ad Elisabeth che era accanto a lui.
http://archive.sat1.de/imperia/md/im...roductions.jpg

Guisgard 23-05-2012 20.09.58

A quella domanda di Cavaliere25, Tieste e Polidor restarono pensierosi.
Il falco, invece, restò a fissarli in silenzio.
“Veramente...” mormorò Tieste “... non saprei... prima ci ha minacciato, ora invece ci promette desideri da realizzare...”
“E poi, come ha detto il falco, è un essere innaturale, grottesco...” aggiunse Polidor “... possiamo davvero fidarci di lui?”
“Aiutatemi, vi prego!” Gridò l'essere nel pozzo. “Aiutatemi!”

elisabeth 23-05-2012 20.24.22

Il Monaco era incredulo alle parole di Reas....Cigni....io li avevo sentiti erano li'....percettibili come il loro canto...." Monaco....il Cvaliere dice il vero e per giuramento non puo' mentire...due volte il canto dei Cigni si e' manifestato...e nessuno dei due ha dormito questa notte, abbiamo visto l'alba sorgere e il canto e' stato chiaro.....ascoltatemi Monaco, non stiamo vivendo un bel momento, ogni cosa puo' farci del male.......quei cigni sono importanti......se non riuscissimo a trovarli sarebbe come condannare a morte uomini innocenti......non fate caso alle miserie umane e aiutateci a trovare quei cigni......appartengono ad un uomo...la cui vita dipensde da loro....."........la Magia sarebbe stata la miglior arma.....ma ci sono cose che non si possono trovare con l'uso dell' occulto.....bisogna affidarsi al cuore...

Altea 23-05-2012 22.04.23

Entrai alla locanda e dopo aver chiesto di Renya ella subito si avvicinò freddamente, cercando di allontanarmi presto.
"Milady" dissi sottovoce "non è un discorso molto breve...vedete, fino adesso io sono stata con..vostro marito Barius...e mi ha confessato che teme di perdervi, dice che vi ama alla follia ma voi probabilmente siete più interessata ai soldi e sentite di vivere la vostra vita miseramente. Per questo egli è imprigionato in quella montagna...per il vostro Amore, voleva trovare un Tesoro innestimabile tanto da rendervi la dama più bella, ricca e felice non del mondo ma di tutta questa zona, ma gli ho fatto promettere che quando uscirà egli vi porterà dove vorrete..vi riferisco solo questo e meditate, non immaginate quale straordinaria persona avete vicino, ha rischiato la sua Vita per voi..ora sono stanca e vado a riposarmi nella stanza, dopo dovrò dare il cambio a Fyellon perchè i soccoritori stanno cercando di salvare Barius".
Salii le scale silenziosamente ed entrai in camera, mi stesi sul letto, e guardando il soffitto una lieve tristezza aveva pervaso il mio animo...Renya teneva davvero a Barius? Sarei stata amaramente desolata se, una volta uscito, egli avrebbe trovato la sua indifferenza...e che gli avrei detto quando sarei tornata se mi avesse chiesto di lei?
Volevo solo questa storia finisse e continuare verso Tylesia...e cosi mi sforzai di addormentarmi, dovevo essere in forma quando Fyellon mi avrebbe chiamato per cambiare il turno di guardia, eppure tutto questo mormorio di gente estranea fuori della locanda e vicino alla Montagna mi insospettiva. Se non fosse stata per la promessa fatta a Barius me ne sarei andata via davvero sola, senza Fyellon, ma non avrei mai rotto una promessa fatta a una persona che seppur sconosciuta mi era quasi diventata grande amica..e mi persi in un sonno profondo.

Guisgard 24-05-2012 00.49.29

Renya accolse sdegnosamente le notizie riportate da Altea.
“Ah, è così...” disse quasi con disprezzo “... voleva trovare un tesoro? Per me? Per portarmi poi via da questo buco? Finirà che la colpa di tutta questa storia sarà stata la mia...” sorridendo ironicamente.
Non aggiunse altro e restò a fissare Altea mentre ritornava nella sua camera.
Ma dopo un po', qualcuno bussò alla porta della stanza dove la ragazza stava riposando.
“Milady, siete sveglia?” Domandò dal corridoio il vecchio locandiere. “E' giunto un uomo e chiede di potervi parlare... se siete stanca gli dirò di attendere, non preoccupatevi...”

Guisgard 24-05-2012 01.00.20

Il monaco ascoltò le parole di Elisabeth senza tradire alcuna emozione.
“Come detto, io non ho sentito nulla.” Disse poi. “Né cigni, né altri animali insoliti per questi luoghi...” fissò Reas e poi di nuovo la maga dei boschi “... tuttavia, se voi siete così certi di aver sentito dei cigni, allora vi aiuterò a cercarli qui intorno...”
“Grazie!” Esclamò Reas.
“Però prima farete colazione.” Fece il religioso. “In cucina troverete del pane caldo e qualche frutto. Dopo aver mangiato ritornerete qui ed insieme andremo alla ricerca di quei cigni.”
“Bene!” Sorridendo Reas. “Andiamo in cucina...” rivolgendosi poi ad Elisabeth “... una buona colazione è quello che ci vuole. Poi riprenderemo la ricerca... forse tra non molto ritroveremo quei cigni.”

Guisgard 24-05-2012 02.19.59

Tutti osservavano Guisgard e Talia che, però, incuranti di tutto il resto, si erano ricongiunti dopo il breve momento in cui lui aveva parlato come fosse stato davvero il Primo Cavaliere.
Le loro mani si erano cercate ed infine trovate, intrecciandosi fra loro.
“Non rammentavo” disse Fernand mentre tutti applaudivano ed attendevano la risposta di Ginevra “quel passo letto dal nostro Lancillotto.”
“Questo perchè” replicò sua moglie “non sei abbastanza romantico!”
“Forse questo hanno di magico le grandi storie d'amore...” sorridendo Margel “... che le loro parole risuonano sempre intatte, come pronunciate per la prima volta.”
“O forse” intervenne Delucien “perchè la più grande storia d'amore non è ancora stata scritta, amici miei...”
Tutti i presenti fissavano Lancillotto e Ginevra, in attesa della risposta della regina.
Un altro applauso si alzò dal palco e qualcuno chiedeva, a gran voce, una parola da parte della regina, un bacio o anche solo un cenno per ricambiare le parole del suo campione.
“Siete una bellissima coppia, miei signori!” Gridò uno degli invitati.
“Si, è vero.” Applaudendo la moglie di Fernand. “Anche se solo per gioco, anche se solo per una sera.”
“Cosa ne sai tu?” Fissandola di colpo il marito.
“Beh, sono fratelli, Fernand.” Rispose lei, come se quella fosse la cosa più ovvia del mondo.
Guisgard si voltò a fissarla.

La dolce boscaglia che corre tra il Casale degli Aceri e la strada che conduce poi al paese era un luogo magico.
Circondato da frondosi castagni, rigogliosi olmi, maestose querce e verdeggianti salici, poteva mutarsi nei luoghi più fantasiosi e straordinari conosciuti da chi amava sognare.
Sapeva, infatti, divenire la foresta di Brocelandia, il Deserto dei Gobbi, una selva incantata, un castello inespugnabile o uno dei tanti porti meta di corsari e filibustieri.
Ogni volta bastava la pagina di un libro letta ad alta voce, un'illustrazione o un quadro visto di sfuggita nel Casale o nel vicino monastero per accendere la fantasia dei ragazzi, capaci così di diventare poi i protagonisti di quello che erano in grado di immaginare e sognare.
“Ed io?” Chiese Talia.
“Tu cosa?” Fissandola Guisgard, mentre era intento a scheggiare quel ramo che aveva scelto come sua spada.
“Io chi sarò?”
“Ah, nel gioco intendi...”
“Beh, si...” mormorò lei “... tutti partecipano, no?”
“Certo!”
“Ma forse a te non importa più di tanto che io ci sia o meno...”
“Sai che non è vero!”
“Ma se ti ha stupito sentirmi parlare del gioco!”
“Pensavo che il maestro non...”
“Invece si!” Lo interruppe lei. “Oggi mi ha detto che posso giocare insieme con tutti voi!”
“Bene!”
“Di nuovo questa esclamazione...”
“Quale?” Chiese lui.
“Questo bene con cui rispondi talvolta a ciò che ti dico...” rispose lei “... sembri quasi uno dei mercanti che portano le provviste al maestro dopo qualche fiera... bene, messere! Bene, signore! Bene, anche questo mese i conti tornano! Bene, alla prossima fiera! Bene! Bene! Bene!” Scosse il capo. “Sembri uno di quelli... farai il mercante o il bottegaio da grande, altro che cavaliere!”
Guisgard sorrise.
“Cos'hai da ridere?”
“Nulla...” disse lui “... dai, prometto che non dirò più bene! Mi credi?”
“Certo...” fissandolo lei “... io ti credo sempre, lo sai...”
Lui annuì.
“Resta però” continuò lei “che non avevi pensato ad un ruolo per me nel gioco...”
“Questo lo credi tu!” Alzandosi in piedi lui e fendendo l'aria con la sua nuova spada di legno. “E' mai accaduto di non aver pensato ad un ruolo per te nei miei giochi?”
“No, mai.” Cominciando a sorridere lei. “Ed ora? Ne hai uno anche ora?”
“Naturalmente!” Esclamò lui. “Io sarò un poeta... uno di quelli maledetti, che cercano di scrivere qualcosa di speciale, di magico, di unico...”
“Ed io?”
“Tu sarai mia moglie!”
“Davvero?”
Lui annuì.
“Oh, mi piace!” Entusiasta lei. “Si, sarò una dama, moglie di un poeta! E sei riuscito a farmi innamorare di te grazie ai versi che solo tu sai dedicarmi!”
“Si, bello!”
“E tu?” Fissandolo lei.
“Io cosa?”
“Tu... perchè ti sei innamorato di me?”
“Già...” pensieroso lui “... già, non ci avevo pensato... vediamo...”
Lei continuò a fissarlo.
“Vediamo...” mormorò lui “... devo pensarci bene...”
“Oh, ma è così difficile trovare un motivo per innamorarti di me?”
“Ecco, ci sono!” Esclamò lui.
Lei sorrise.
“Si...” fissandola lui “... io mi sono innamorato di te perchè solo grazie a te ho trovato la mia vera ispirazione. Solo quando sono con te io riesco a scrivere qualcosa di speciale e magnifico. Tu sei la mia musa.”
“Oh, si!” Raggiante lei. “Si, meraviglioso!”
“Vedrai, questo gioco sarà bellissimo, Talia!” Prendendola per mano lui e conducendola nella loro boscaglia, che si apprestava ad assumere le fattezze di quella loro nuova avventura.

Un nuovo applauso di tutti i presenti e le loro acclamazioni per il Primo Cavaliere e la sua amata regina, destarono Guisgard da quel lontano ricordo.
“Sei la più bella, gioia...” sussurrò lui ad un orecchio di Talia “... la più bella... e guardandoti comprendo cosa provò Lancillotto nel vedere Ginevra... e del perchè si innamorò perdutamente di lei...”
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Altea 24-05-2012 09.13.05

Ero immersa in un sonno profondo ma non ristoratore quando mi svegliai di soprassalto, mi parve di sentire bussare alla porta.
Scesi dal letto, lentamente, ancora frastornata e aprendo la porta trovai il vecchio locandiere che mi portò un messaggio e lo guardai stupita.."Un uomo? D'accordo, ditegli di aspettarmi giù alla locanda, arrivo subito".
Il tempo di rinfrescarmi e destarmi ancora dal sonno..ma dentro me vi era della inquietudine. Chi mai poteva volermi parlare in questo posto sperduto? Non conoscevo nessuno...presi coraggio, scesi subito nella locanda e mi diressi verso il vecchio locandiere, vi era parecchia gente..."Messere, eccomi, dove si trova quella persona di cui mi avete parlato?"

cavaliere25 24-05-2012 13.07.56

dobbiamo decidere ora non possiamo stare qui tutto il tempo per questo essere abbiamo altre cose da fare che stare qui a perdere tempo con questo essere che prima ci minaccia e poi ci chiede aiuto e ci dice che può esaudire i nostri desideri

Guisgard 24-05-2012 15.59.24

“Si, milady...” disse il locandiere ad Altea “... è quell'uomo seduto a quel tavolo in fondo alla sala “... raggiungetelo pure.”
La sala era gremita di persone, tutte accorse per assistere al salvataggio del povero Barius.
Al tavolo più lontano era seduto l'uomo che aveva chiesto di Altea.
Vedendola, subito si alzò e andò incontro alla ragazza.
Era un giovane uomo dall'aria scanzonata e i modi raffinati.
“Lady Altea, immagino.” Sorridendole. “Perdonate se ho disturbato il vostro riposo, ma appena arrivato in questo luogo mi hanno subito parlato del grande cavaliere sir Fyellon e della sua inseparabile compagna di avventure lady Altea. Io sono John Seth, poeta e cantore, milady. Sono venuto qui per mettere in versi tutta questa storia. E voi e sir Fyellon sarete gli eroi di questa vicenda, naturalmente. Ma prego, sedete con me a questo tavolo... così potremo parlare. Vorrei conoscere meglio voi ed il vostro compagno di avventure.”

elisabeth 24-05-2012 16.37.43

Ebbi come la strana sensazione che il nostro Monachello ci stesse prendendo in giro.....i cigni dapprima erano una pure fantasia e poi...bastava una sana colazione per metterci in marcia e guarda caso..li avremmo sicuramente trovati.......Pane e frutti......la cosa non mi convinceva...seguii Reas...." Reas, aspettate un attimo......voi siete veramente sicuro di avere fame ?....secondo me il Monaco svanira' nel nulla...e lo fara' mentre Voi state addentando una bella fetta di pane croccante.......e non guardatemi come se vi avessi sorpreso con le dita nel vasetto della marmellata.....i cigni li ha sicuramente lui e se sono stati sottratti a Goz....hanno piu' importanza di quanto avessi mai sospettato........ve la sentite di rimanere a digiuno ?...."......certo lo stomaco di Reas faceva delle rumorosissime proteste.....ma un cavaliere era pur sempre un cavaliere....

Talia 24-05-2012 16.47.43

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 46600)
“Sei la più bella, gioia...” sussurrò lui ad un orecchio di Talia “... la più bella... e guardandoti comprendo cosa provò Lancillotto nel vedere Ginevra... e del perchè si innamorò perdutamente di lei...”

Sorrisi debolmente a quelle parole.
“Tu...” mormorai pianissimo, perché solo lui potesse sentire “Nessuno mi ha mai guardata come mi guardi tu. E a me... a me questo fa mancare l’aria!”
Feci un altro mezzo passo verso di lui, tremavo impercettibilmente...
“Il modo in cui mi parli e il modo in cui mi osservi... il modo in cui sorridi quando caparbiamente ti contraddico o quel modo che hai di stringere la mia mano quando ho paura... mi fa battere il cuore e mi toglie il respiro. Da sempre!”
Lentamente mi avvicinai e gli poggiai un leggero bacio sulla guancia...
“Dammi quel bacio, Guisgard!” sussurrai al suo orecchio “Quello che non riuscisti a darmi quella sera... dammelo adesso!”

Altea 24-05-2012 16.50.44

Il vecchio locandiere mi mostrò una figura seduta a un tavolo, mi avvicinai, la locanda era stranamente affollata...appena l'uomo mi vide si alzò e si diresse verso me, era un ragazzo..non lo avevo mai visto.
Si presentò subito e lo ascoltavo impietrita, come faceva a conoscere il mio nome? e la mia storia e le mie fattezze? Ma quando ascoltai le ultime parole trasalii.."Scusate sir Seth...come fate a conoscere il mio nome e le mie sembianze, di grazia? E' la prima volta che ci conosciamo e voi sapete già tutto di me e sir Fyellon" cercai di tranquilizzarmi, volevo andare a fondo di questo strano fatto.."orbene, sediamoci al tavolo e ditemi ciò che volete conoscere, anche se, a dire del vero, non ci trovo nulla di strano in ciò che sta succedendo, un ragazzo è rimasto sotto le macerie di una montagna non del tutto crollata e stiamo cercando di salvarlo..tutto qui" dissi sedendomi.

Guisgard 24-05-2012 17.04.28

Reas fissò incuriosito Elisabeth.
“Quel monaco...” disse “... dite dunque che ci sta ingannando? Ma come può essere? E' un uomo di Chiesa!” Restò pensieroso. “E sia... torniamo da lui subito... meglio non lasciare nulla di intentato...”
Tornarono così dal monaco e stranamente non trovarono più il religioso.
Reas lo chiamò più volte, ma nessuno rispose.
“Forse avevate visto giusto, milady!” Esclamò il capitano. “Quel monaco ci ha giocati come bambini!”
Ma proprio in quel momento si udirono dei rumori provenire dalla selva.
“Forse è il monaco che sta fuggendo!” Gridò Reas.

elisabeth 24-05-2012 17.36.06

Ero arrabbiata ma allo stesso tempo mi veniva da ridere da morire.....Reas era sconvolto.....si sentiva beffato da un uomo di Chiesa....." Reas, adesso siamo sicuri che i cigni esistono......e se sentite rumore nella selva..non fatevi ingannare, il nostro Monaco e' ancora tra queste mura.....un po' di fiuto Comandante....se voi aveste qualcosa da celare e foste stato braccato....dove andreste?........forse depistereste il vostro nemico, e il monachello ha fatto lo stesso...che ne dite, forse e' meglio andarlo a cercare...abbiamo perso tanto tempo.."...

Guisgard 24-05-2012 17.48.53

Quelle parole di Talia, seguite da un infinitesimale scintillio della pietra che aveva al collo la ragazza, sembrarono sconvolgere il cuore di Guisgard.
Avete mai atteso qualcosa con tutto voi stessi?
Avete mai inseguito un sogno fino ai confini perduti e inaccessibili della notte, raggiungendo quasi l'orizzonte incantato che la divide dal giorno?
Avete mai dato un nome alla Gioia ed invocata infinite volte fino a vederla poi rispondere a quel nome con cui l'avete battezzata?
Annullando in quel nome tutto il vostro passato, il vostro presente ed il vostro futuro?
In quel momento, Guisgard rivide tutta la sua vita davanti a lui e in ogni immagine, in ogni scena al suo fianco c'era Talia.
Tutta la sua vita era scandita dalla presenza di Talia.
“Talia...” sussurrò lui, stringendo fortissima la sua mano.
I suoi occhi erano fissi in quelli di lei e ad un tratto tutto svanì.
Tutto ciò che non riguardava loro due.
Svanì così la festa, il ballo, svanirono gli invitati ed i loro compagni.
Svanì l'angoscia per la presenza della Guardia Ducale e la paura per i Cavalieri della Luna Nascente.
Svanì tutto ciò che non fossero loro due.
Guisgard allora strinse a sé Talia e si avvicinò al suo volto.
Chiuse gli occhi e si lasciò condurre dal respiro di lei fino alla sua bocca.
Una bocca ardente sulla quale abbandonò le sue labbra insieme a tutti i suoi sogni.
E quell'appassionato bacio unì i due in un unico sussulto.

"Baciami, Andros..." sussurrò Chymela "... baciami come se questo bacio cancellasse il mondo intero... baciami come se otre questo bacio non ci fosse altro che il nostro amore... baciami, Andros... baciami senza smettere mai... baciami fin quando batteranno i nostri cuori... baciami, perchè quando smetterai io cesserò di vivere..."

“Fermi tutti!” Gridò all'improvviso De Slavan, Alfiere del duca. “Fermi, in nome di sua Signoria l'Arciduca!”
E su tutti gli invitati piombò agitazione e paura.

Talia 24-05-2012 19.05.49

Guisgard... quel bacio... quel momento... il momento più sospirato, desiderato, bramato e quasi temuto...
Ed in quel momento niente esisté più... niente aveva più valore o importanza, niente mi preoccupava più, niente più mi spaventava, niente era più degno di attenzione o di qualche considerazione... niente che non fosse Guisgard.
Le mie mani stringevano la sua veste sulle spalle, carezzavano i suoi capelli, il suo volto...
E persino quella breve immagine, nata probabilmente tra le luminescenze di quella pietra che ancora portavo al collo, non osò attraversare la mia mente come sempre accadeva... ma vi si affacciò appena, invece... mischiandosi e confondendosi tra le mille altre sensazioni del mio cuore.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 46623)
“Fermi tutti!” Gridò all'improvviso De Slavan, Alfiere del duca. “Fermi, in nome di sua Signoria l'Arciduca!”
E su tutti gli invitati piombò agitazione e paura.

Quelle parole pronunciate da quella voce imperiosa... non vi posi subito molta attenzione... le udii, e tuttavia la mia mente, occupata da ben altri pensieri, impiegò qualche istante in più per comprenderle...
Chinai lentamente la testa sul petto di Guisgard e sorrisi... un sorriso sereno, felice... un sorriso che non contemplava altro che me e lui...
D’un tratto poi, quasi senza che me ne rendessi conto, quell’improvvisa agitazione e quel vago senso di paura che serpeggiava per la piazza iniziò a farsi largo in me... iniziai a far caso a quel brusio e allo scalpiccio del cavalli, alle parole appena sussurrate intorno a noi e a quelle mezze frasi...
Sollevai di nuovo la testa, di scatto, e le mie mani tornarono a stringere la stoffa della giacca sulla manica di Guisgard...
“Che cosa succede?” sussurrai, improvvisamente preoccupata.

Guisgard 24-05-2012 19.49.15

Qualcuno gridò, altri tentarono di lasciare la festa, ma era tutto inutile.
I soldati avevano praticamente circondato il palco.
“Stiamo cercando un tale...” disse De Slavan “... un certo Delucien Picau! Che si faccia avanti subito!”
Un brusio si alzò tra i presenti.
“Avanti, non costringetemi a farvi togliere tutte le maschere!” Urlò l'Alfiere dell'Arciduca. “Avanti, non ho molto tempo!”
Guisgard si sentì in trappola.
Strinse a sé Talia, come a volerla proteggere.
Fissò poi i suoi amici.
“Vogliono me...” mormorò Delucien.
“No, non andrai!” Piangendo Margel.
“Resta qui, Delucien...” fece Fernand.
“Metteremo solo in pericolo Guisgard e Talia...” disse il ricercato.
“Voi avete protetto Talia” fissandolo Guisgard “ed io sarò sempre in debito con voi tutti...”
“Cattureranno anche lei...” disse Delucien “... no, non vi metterò in pericolo...”
E fece un passo in avanti.
Guisgard allora fissò Talia.
“Sei la cosa più preziosa che ho...” le sussurrò “... e tutto ciò che faccio, lo faccio per te...” fissò poi Margel in lacrime “... affido a voi Talia...”
Delucien arrivò davanti a De Slavan e lo guardò.
“Sono io Delucien...”
De Slavan sorrise.
“Sono io Delucien!” Avanzando di un passo Guisgard.
“Sono io Delucien!” Affiancandosi a lui Fernand.

Come appariva diversa oggi la campagna di Capomazda.
Un verde pallido, intriso da schermaglie di giallino misto ad un tenue blu che finiva poi per sfumare in un lieve e sottile riverbero rosato, tremolava sotto l'alito leggero di quel fresco vento di Primavera, come accade alle acque calme e scintillanti di un lago dormiente ammansite dal Sole pomeridiano.
In lontananza, fino a raggiungere l'immaginario confine tracciato dall'orizzonte, correvano le forme di quella grande macchia lussureggiante che avvolgeva le terre del ducato, fino a lambire le sagome dei monti che tutt'intorno si ergevano come bastioni a guardia di quel mondo.
Fin dove giungeva lo sguardo, apparivano castelli, torri, casali, monasteri, borghi o rovine di un passato glorioso che sembravano ancora narrare, in un eco incantato, l'antico splendore di quella terra e degli uomini che la resero civile e cristiana.
La campagna era bellissima, come lo era sempre stata.
Eppure, lui la fissava come il marinaio guarda il mare sconfinato in cerca di una terra narrata in diverse leggende e depositaria di un favoloso tesoro.
Ne scrutava ogni angolo, ogni forma, ogni mutamento.
Quei luoghi a lui così familiari e amati, oggi apparivano invece spogli, muti, quasi estranei.
Cercava con gli occhi qualcosa che non poteva apparirgli.
Qualcosa di inafferrabile, di sfuggente, di etereo.
“Verso Nord” disse all'improvviso “ci sono le colline, vero?”
“Le colline?” Ripetè stupito Pysone.
“Si, bisogna andare verso i confini settentrionali del ducato per venderle, vero?” Domandò di nuovo Andros.
“Si, suppongo di si...” avvicinandosi a lui il fedele compagno “... Andros... è solo uno stato d'animo... non pensarci più...”
Andros si voltò a fissarlo.
“Rifletti...” continuò Pysone “... sei il rampollo di una stirpe tanto antica, quanto potente... governerai, se Dio vorrà, su una terra protetta dalla Chiesa e depositaria della fiducia di sua maestà... ambiscono ad esserti mogli principesse e nobildonne di terre quasi fiabesche... e tu? Tu invece a cosa pensi? Ad una terra lontana, che ci vede come suoi acerrimi nemici e ad una donna che è stata promessa ad un altro uomo!” Scosse il capo.
Andros sospirò, per poi tornare a fissare la campagna.
“Sei riuscito a fuggire per miracolo da Sigma!” Disse Pysone. “Ti davano la caccia tutti... soldati della Guardia Reale, cacciatori di taglie, mercenari... dimentica quella storia e goditi i tuoi privilegi. Il re di Eubeoli ti ha promesso la mano di sua figlia e come dote il potere sul suo regno. Capisci? Lo sbocco a mare che i tuoi antenati hanno cercato di conquistare da secoli! A Capomazda manca solo una flotta per dominare la costa e le sue isole!”
“E' bella la principessa di Eubeoli?” Domandò quasi distrattamente Andros.
“Si, è bellissima.” Rispose Pysone. “Alcuni emissari del re hanno portato un suo ritratto... io credo che poche donne possano eguagliarla in bellezza... i suoi capelli sono tra il pallido oro e il vivo vermiglio, la pelle è vellutata come petali di pesco e la bocca carnosa e soffice nel suo leggero battito purpureo... le forme sono quelle tipiche di una bellezza greca e la voce è calda e sensuale... e poi gli occhi!” Sorrise. “Gli occhi sono del colore che piace a te, amico mio!”
“Davvero?” Mormorò Andros. “E qual'è il colore che piace a me?”
“Non burlarti di me!” Esclamò Pysone. “Da sempre, sin da piccoli, non hai fatto altro che narrarmi di bellissime fanciulle dagli occhi chiari! Azzurri come il cielo terso d'Estate o verdi come le acque trasparenti di un lago tra i monti! Così sono sempre state le tue eroine, le protagoniste delle tue storie e dei tuoi sogni!”
“Già...” sorridendo malinconicamente Andros “... rammento i nostri giochi da piccoli... sai, da bambino, amavo ascoltare i discorsi dei medici di corte... mi nascondevo dietro una tenda o sotto un tavolo e restavo a sentirli parlare... mi apparivano come maghi, stregoni capaci di compiere incantesimi... un giorno stavano parlando della temperatura corporea... mi colpì ciò che dicevano... bastano sette o otto gradi al disopra della temperatura corporea per morire... quelle parole mi restarono impresse nella mente... dopo qualche giorno, giocando nel cortile del palazzo, in seguito ad una sudata, mi ammalai...” sorrise nuovamente “... mi era venuta la febbre... ero un bambino e tante cose mi erano ignote... pensavo infatti che la temperatura corporea normale fosse di trenta gradi circa e quando mia madre mi disse che avevo ben trentotto gradi di febbre, beh, mi spaventai non poco... pensavo di essere sul punto di morire... però, stranamente, nessuno mi trattava da moribondo... mio padre e mia padre erano si preoccupati, ma non più di altre volte in cui ero stato ammalato ed anche i medici di corte erano tranquilli... quella notte la paura quasi non mi fece dormire. Pensavo che se avessi dormito non mi sarei più risvegliato. Alla fine però, vinto dal sonno, mi addormentai. Mi svegliai la mattina seguente. Con mia somma sorpresa, non solo ero ancora vivo, ma mi sentivo anche bene! E quando mi affacciai dalla finestra della mia stanza, il mondo mi apparve straordinario. Come se fosse la prima volta che lo vedevo. Tutto era magico, speciale. Ogni cosa sembrava illuminata da una luce diversa. Davvero mi sentivo come se fossi nato in quel momento e il mondo che conoscevo prima non poteva reggere il paragone con lo spettacolo che ora si apriva ai miei occhi.”
Pysone lo ascoltava in silenzio.
“Si, gli occhi chiari sono meravigliosi” continuò Andros “e fino a ieri mi sembravano lo specchio del mondo... poi... poi ho visto i suoi occhi... e nulla è stato più come prima, proprio come quando ho rivisto il mondo dopo quella notte di febbre...”
“Di che colore sono i suoi occhi?” Chiese Pysone.
“Gli occhi di Chymela sono scuri...” rispose Andros “... eppure, quando comincia a fissarmi, sanno aprirsi, quasi sbocciare come fiori...e allora tutti i colori del mondo e tutti i suoi riflessi, i suoi bagliori e lo sfolgorio che attraversa il cielo penetrano in essi... i dotti affermano che i colori non sono innati, ma dipendono dalla luce del Sole... nello spazio, infatti, le cose che ci appaiono rosse o blu possono invece presentarsi verdi o gialle... asseconda dell'unione o della separazione dei colori poi abbiamo le tonalità cromatiche... bianco e nero non sono altro che la presenza o l'assenza di tutti i colori... ecco, il mondo a me si è mostrato con i suoi veri colori solo quando l'ho visto riflesso negli occhi di Chymela... è come guardare il cielo in una sera d'Estate... tutti accorrono per vedere il firmamento e le fattezze di quella serata... così come attirano gli occhi chiari di una donna... l'aria è clemente, calda, la gente affolla le strade e le città sono sveglie fino a notte alta... tutti guardano la volta celeste in cerca di una stella sconosciuta a cui dare il nome della propria amata... ma scrutando il cielo ti accorgi che l'afa non lo rende limpido e il caldo ti spinge poi a cercare un riparo più fresco... gli occhi di Chymela, invece, sono come una sera d'Inverno... molti preferiscono restare al caldo e si perdono lo straordinario spettacolo che sa offrire... l'aria è infatti fredda e quindi limpida, il cielo allora ti appare nitido con tutte le sue infinite stelle, moltissime delle quali quasi invisibili nelle afose notti estive ed anche i borghi sui monti lontani si mostrano chiaramente... allora, il tuo sguardo è libero di spaziare e conoscere tutte le meraviglie celate che quella sera ti offre... una sera ignota a tutti gli altri e dunque solo per te saranno i suoi doni...” mise una mano sulla spalla del suo compagno “... amico mio, negli occhi di Chymela è nascosto un tesoro... un tesoro ben più meraviglioso e pregiato di qualsiasi pietra preziosa che risplende in magnifici occhi azzurri, celesti o verdi...”
Pysone sorrise per poi fissare anch'egli la campagna di Capomazda.
“Dobbiamo andare, vero?” Domandò Andros all'amico. “Ci attendono a corte, immagino...”
“No, amico mio...” scuotendo il capo Pysone “... resta ancora un po' qui a sognare di lei... inventerò una scusa per il tuo ritardo...” ed uscì dalla stanza.

De Slavan fissò i tre davanti a lui.
“Bene, bene...” mormorò “... o ci troviamo davanti ad un caso di cronica crisi d' intentità, oppure il mio viaggio qui non sarà stato affatto noioso...”

Guisgard 24-05-2012 20.20.50

“Allora cerchiamolo in questo monastero!” Disse Reas ad Elisabeth. “Seguitemi!”
I due allora si misero a cercare fra le varie stanze di quel luogo.
Ma tutto sembrava ammutolito.
Ad un tratto, però, i due sentirono qualcosa.
Prima vago ed incerto, poi più chiaro e riconoscibile.
Era il canto di un cigno.
“Seguiamolo!” Fece Reas. “Seguiamo il canto del cigno!”
E giunsero davanti ad una porta chiusa.
“E' bloccata dall'interno!” Tentando di aprirla Reas.

Guisgard 24-05-2012 20.23.12

“Ma tutti ormai qui parlano di voi e sir Fyellon, milady!” Disse il poeta ad Altea. “Mi è bastato chiedere di voi al locandiere!” Sorrise. “Bene, allora possiamo cominciare... ditemi un po' di voi due... quando vi siete incontrati? Perchè viaggiate insieme? Cercate qualcosa? Una reliquia, un tesoro o magari un luogo lontano? Avete dei nemici?”

Lilith 24-05-2012 20.58.56

Quel mostro continuava a parlare, distraendomi dal mio reale scopo. Avrei voluto tanto farle ingoiare quel continuo flusso di malvagità che usciva dalla sua bocca deforme sotto forma di parole.

Ad un tratto, però, capii che stava proponendo a Parsifal una specie di scambio: la sua vita in cambio della mia morte.
Guardai Parsifal e la vista mi si appannò; gli occhi mi si riempirono di lacrime. "Accettate, vi prego." gli dissi con un tono di supplica.

Altea 24-05-2012 20.59.03

Ero frastornata dal brusio di quella gente e da tutte quelle domande che quel ragazzo mi poneva..perchè mai avrei dovuto raccontare della mia vita a un perfetto sconosciuto? Ma qualcosa non quadrava, che mai stavamo facendo...salvando un ragazzo e per di più non solo noi, fuori vi erano soccoritori e quei cavalieri.
"Bene..come ci siamo conosciuti io e Fyellon?....come io e voi...per caso. Ricordo che mi stavo specchiando in una fontana di Tylesia rimirando il bagliore della bella luna...oh, nulla di romantico, non vorrei essere fraintesa"...cercavo di sentire cosa stesse dicendo la gente per capire meglio ma tutti quanti erano in preda alla eccitazione e continuai.."perchè viaggiamo assieme?Eh, questo me lo sto chiedendo pure io sapete poichè siamo totalmente diversi" risposi ridendo ma mi feci subito seria "siamo partiti per una impresa...questa impresa è salvare una città di nome Tylesia, nessun Tesoro, reliquia o cose strane.Almeno per me, è cosi...io sto cercando qualcosa che riguarda la città di Tylesia ma non ho intenzione di dirvi nulla di più. E ora vi pongo io una domanda...perchè c'è tutta questa gente qui nella locanda..cosa vi ha portato qui, in questo posto desolato?"

Guisgard 25-05-2012 00.51.46

“Guardatevi intorno...” disse il bardo ad Altea “... la gente è sempre attratta dalle tragedie... prendete una vittima, la sfortuna, un eroe in grado di aiutarlo ed il gioco è fatto. Tutti sono accorsi qui per vedere quel poveretto sottratto all'abbraccio della morte. Ed a farlo sarà il vostro amico sir Fyellon, milady. Ma in voi noto sfiducia... forse non confidate molto nel valore di sir Fyellon?”
Proprio in quel momento Fyellon ritornò alla locanda.
Con lui vi erano anche i minatori.
Chiamò il comandante Gerprando e restò a parlare con lui per qualche istante.
Poi il militare uscì con i minatori per organizzare i lavori di scavo della montagna.
“Salute, milady.” Fece Fyellon avvicinandosi al tavolo di Altea. “Vedo che avete fatto amicizia.”
“Immagino voi siate sir Fyellon.” Alzandosi in piedi il bardo. “Io mi chiamo John Seth e sono un poeta. Vorrei mettere in versi questa vostra impresa.”
“Benissimo, mio buon poeta!” Esclamò Fyellon. “E' giusto che i posteri vengano informati di ciò che accade quaggiù!” Fissò Altea e le sorrise. “Avete ordinato già, milady? Io ho una fame da lupi! Siete dei nostri, messer Seth?”
“Con piacere, cavaliere!” Tornando a sedersi il bardo.
“Ehi, voi!” Disse Fyellon al locandiere. “Carne e vino!”
“Subito, milord!” Annuendo il locandiere.

Parsifal25 25-05-2012 00.51.55

L'abbraccio donato a Lilith serviva a rincuorarla poichè non doveva lasciarsi sbranare dalla disperazione ed anche per dirle che sarebbe andato tutto bene......

Mi misi in piedi innanzi alla Bestia e decisi di affrontarla con il mio spirito e la mia volontà:

"Avvilente Costumanza.....prima di rispondere all'indovinello, vorreì narrarle la mia storia. Conosci già il mio nome ma voglio ripertelo nuovamente.....mi chiamo Parsifal, cavaliere dei Longiniu e vengo dalle terre di Nibelin e sono figlio del Maestro Caradill......", iniziaì a girarle attorno dicendole: "Io non ti biasimo e non dono la colpa alla tua persona del male che ha imprigionato il maniero, anzi.....è giusto che siano maledetti se tra i tuoi padroni non c'è amore. Sei frutto di una trasformazione, ed anche io vengo dal tuo stesso seme.....in me coabitano due personalità e quella più brutta, racchiude in se i più atroci delitti, ma.....riesco a gestirla poichè AMO.....il riflesso di Orco e sua moglie non sono me, e non hai il diritto di giudicare se il rapporto tra me e Lilith; non hai il potere di insinuare l'esistenza di un legame profondo che possa tramutarsi in fasullo....." mi fermaì innanzi alla belva, ero a pochi centimetri dal suo sguardo e improvvisamente e come se mi sentissi inebriato di una strana conoscenza che non avevo mai assimilato.....

Guisgard 25-05-2012 01.00.54

La belva ascoltò con attenzione Parsifal, per poi abbandonarsi ad una grottesca risata.
“Cavaliere...” disse “... io conosco gran parte della tua storia... so che hai intrapreso una ricerca e che hai giurato di portarla a termine... e allora ti chiedo... vale la pena tutto questo? Vale la pena gettare via tutto per morire qui dentro? Vuoi davvero che i tuoi guanti di ferro domani facciano bella mostra nel castello di Orco il Rosso?” Rise di nuovo. “E perchè poi? Per sfidare una prova probabilmente troppo difficile per te? Dammi ascolto, amico mio... vattene e continua la tua ricerca... se resterai qui, io dovrò ucciderti, mettendo così fine alla tua avventura... lasciami la ragazza” indicando Lilith “ed io ti farò andar via libero... questa è l'ultima possibilità... o accetti la mia proposta, oppure rispondi all'enigma... ti concedo tre minuti per scegliere...”

Guisgard 25-05-2012 01.08.13

“Vi consiglio di mettere ai voti la decisione.” Disse Alberico il falco. “Scegliete cosa fare... se aiutarlo o se lasciarlo nel pozzo.”
“Io voto di andarcene via!” Esclamò Tieste.
“Io invece non voglio abbandonarlo...” mormorò Polidor “... non mi sento di lasciarlo lì dentro... voto dunque di aiutarlo.”
“Ora tocca a te.” Disse Alberico a Cavaliere25. “Siamo in parità... il tuo voto sarà dunque decisivo... cosa voti?”

Parsifal25 25-05-2012 01.12.16

Anche io risposi alla sua risata, ridendo fragorosamente.....

"Mia cara Costumanza, sei troppo piena di te.....si vede che non hai ancora compreso l'incipit della mia ricerca......io sono già morto......rammentalo....."

Rimasi ancora, innanzi a lei e le dissi:
"Vuoi appendere i miei guanti alla gogna....puoi farlo.....ma sappi che io non lascerò Lilith, non te la farò portare via......la mia scelta è Lei....".

Le prove sono fatte per essere superate.....conclusi.

Guisgard 25-05-2012 01.21.19

A quelle parole di Parsifal, la belva rise con forza.
E la sua risata si mutò prima in un ruggito, poi in un terribile verso di morte.
Una vampata avvolse la nicchia e dal fumo emerse la sua orrenda figura.
“Si, le prove sono fatte per essere superate!” Disse fissando Parsifal e Lilith. “Ma anche per essere fallite! Avete voluto sfidare la prova? Bene, ora affrontatela! I tre minuti stanno per scadere... se alla fine del tempo concessovi non avrete risolto l'arcano, io vi ucciderò entrambi! Rispondete ora al mio enigma!”

Parsifal25 25-05-2012 01.23.10

Non avevo paura del tempo che scorreva, ma era giunto il momento.....la risposta doveva essere data.....

"Ebbene, Costumanza.....abbiamo la risposta, ed é "cascata".....


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