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“Farò del mio meglio, signore.” Disse Rodian a Clio. “Essere un legionario è sempre stato il mio sogno.”
“Bravo, ragazzo!” Annuì Park. “Tenente...” poi a Clio “... stiamo lavorando sul vostro Damasgrada... forse già domani potrebbe essere pronto. Ti occuperai tu della verniciatura?” Fissando Rodian. “Certo.” Annuì il legionario. |
“Mostratemi quel segno...” disse il diacono a Dacey.
Nel frattempo, Altea era nel borgo. Camminò oltre, attenta a non farsi vedere e andò via. Non sentendo però più cosa Agian diceva ai suoi compagni. Quegli uomini infatti restarono ancora a lungo a confabulare fra loro. Il Tempo intanto passava velocemente e mancava poco a Mezzogiorno. |
Annuii a Rodian.
"Bene.." Sentenziai. Sorrisi alle parole di Park, per poi corrucciare la fronte. "Forse non sono stata chiara, Rodian ora deve seguire l'addestramento come gli altri.. È stato assegnato qui per l'emergenza, ma io non l'ho ancora valutato..." A Park "Sono sicura che c'è qualcuno di più esperto per prendermi cura del mio gioiellino, o vi riterrò responsabile di qualunque mancanza.. Chiaro?" con un tono che non ammetteva repliche. Era inammissibile che una recluta mettesse le mani addosso al mio aereo. Non vedevo l'ora che fosse a disposizione. Volare con un altro aereo non era la stessa cosa. Ma dovevo farlo per trovare quel misterioso aereo, così mi congedai dai due e ne presi uno per uscire in ricognizione. |
La voce del Diacono suonava quasi come una sfida. Lo guardai e senza esitare sollevai appena la gonna mostrando gli stivaletti neri che portavo. Quindi per comodità mi sedetti, sfilando quello destro e abbassando la calza. Ed ecco visibile a tutti la voglia scura sulla mia caviglia, che per tanti anni avevo imparato a nascondere e che ora invece sembrava essere la mia sola occasione per dimostrare chi ero.
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Il pilota riuscì a raggiungere la finestra e Marwel fu felice di vederlo camminare finalmente. Notò che le arrivava al mento, un altro dettaglio che l'avvicinava sempre di più a Danny.
Erano molto vicini, tanto che poteva sentire il suo cuore battere e il calore della sua pelle le cullava i pensieri. Si sentiva bene e serena come lo era stata solo con il suo primo ed unico amore. Alzò il viso e si ritrovò gli occhi del pilota nei suoi. Lui la stava guardando e lei non riuscì a far altro che imitarlo e perdersi nelle sue verdi iridi. Le venne in mente quando la signora Darling aveva invitato i suoi zii, i genitori di Danny e molti altri amici di famiglia per il compleanno di suo marito. Aveva organizzato un'elegante ballo e la zia di Marwel aveva tanto insistito affinché la nipote vi partecipasse. Era li che aveva conosciuto Danny e avevano danzato insieme per gran parte della serata, uniti proprio come lo erano ora lei e il pilota. |
“Non posso lasciarvi qui da sola.” Disse Palos a Gaynor. “Chi vi dice che io non sappia combattere? Non sono stato arruolato a forza come Icarius, ma sono un volontario. Ho sempre fatto il soldato in vita mia e non vi lascerò da sola qui.”
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Mi sentivo molto tesa...avrei potuto rimanere li..forse vi era dell' altro, ma se mi avessero scoperta mi avrebbero uccisa, io non ero una spia di professione e stavo già rischiando abbastanza.
Lo sguardo cadde sull' orologio..era quasi mezzogiorno..ritornai nella strada e camminai di fretta, il cuore batteva forte, un pò per la forte corsa e per la tensione e arrivata alla taverna aprii la porta, aspettando l' uomo mi avrebbe portata alla base. |
Park e Rodian annuirono a Clio, senza rispondere nulla.
Il biondo tenente allora salì a bordo di un aereo e poco dopo decollò, lasciando la base e poi l'altura su cui sorgeva Evangelia. Il deserto sterminato era davanti a lei, fatto di rocce, sabbia e spazi evocativi, dall'atmosfera epica e romantica. |
"E sia" risposi a Palos "resta pure con me, ma occhi aperti. Se fiuti pericolo, pensa a salvare la pelle, non cercare di proteggere me... Andiamo a cercare Icarius, sono sicura che è vivo..."
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Fermer si congedò dagli altri militari e ci spostammo.
Sorrisi e annuii alla sua domanda. "Tu?" |
E in un attimo tornai a volare, senza la concitazione della battaglia potevo godermi appieno il volo, il panorama, quella sensazione di sterminata libertà.
Poteva esistere qualcosa in grado di donare un'emozione migliore di quella? Se esisteva, io di certo non la conoscevo. Ma non ero così libera, avevo una missione da portare a termine. Così iniziai a guardarmi intorno, a scrutare il panorama in cerca del nascondiglio di quell'aereo. "Dove nasconderei un aereo?" Continuavo a chiedermi. |
Quel gesto davanti a tutti e Dacey mostrò la voglia sulla caviglia.
Anche i tre borghesi restarono colpiti, visto non si aspettavano una cosa simile. “Per me è straordinario...” disse Levet, per poi sorridere a Dacey. “Piano, mio giovane sognatore...” il diacono, con tono freddo “... chi ci dice che non se la sia procurata? Dopotutto in ballo c'è il titolo di principessa ed un bel po' di denaro.” Scosse il capo. “Mi spiace, ma ciò non mi sorprende affatto.” “Aspettate...” Levet “... se non fosse lei, come saprebbe della voglia?” “Era un segno distintivo e di certo qualche libro lo avrà citato.” Mormorò il diacono. “Mi spiace, ma io qui non ho altro da fare. Per quanto mi riguarda possiamo tornare a Città di Capomazda.” “Cosa deve dunque fare questa ragazza per dimostrarci di essere la principessa?” Chiese il baronetto. “Svelarci come ha fatto a sopravvivere al plotone di esecuzione di Canabias.” Sentenziò il diacono. Nel frattempo Altea era tornata alla taverna. Pochi istanti dopo entrò un cliente e lei lo riconobbe. Era l'uomo che l'aveva accompagnata alla taverna. |
Quello sguardo di lui su di lei.
E poi lei che rispose con lo stesso linguaggio degli occhi. Trascorsero momenti quasi infiniti senza che nessuno dei due dicesse nulla. Poi, ad un tratto, il misterioso pilota si avvicinò col suo viso a quello di Marwel. E le loro labbra furono vicinissime. Fino a sfiorarsi e ad unirsi in un caldo bacio. |
Poco dopo arrivò l' uomo che accompagnò me e il diacono nella base legionaria e gli sorrisi, ma era un sorriso forzato.
Ormai ero in ballo...e forse se non avessi detto nulla sarebbe successo qualcosa..guardai il taverniere..se mi fosse successo qualcosa? Non avevo nessuno..sfiorai i lapislazzuli..come un arcano mistero.."Semmai non dovessi tornare dite al Capitano sono andata alla base legionaria, non preoccupatevi sono al sicuro..ma capite non è conveniente per una donna sola girovagare per una base militare" in effetti non potevo dire era pure per Rodian..se qualcuno ci avesse provato si sarebbe preso una sberla. "Bene possiamo andare alla base legionaria? Me lo avevate promesso" dissi all' amico del taverniere. |
Clio era in volo, sorvolando lo sterminato e selvaggio deserto.
Ma ad un tratto vide qualcosa. Del fumo tra alcune pareti rocciose. Nel frattempo Gaynor e Palos continuavano la loro ricerca di Icarius. “Seguiamo le tracce...” disse lui alla spia. E le orme li condussero davanti all'entrata di una grotta. |
Tutti furono sorpresi, tutti tranne il Diacono. Quel vecchio iniziava davvero ad irritarmi.
<< Procurarmelo e come? Con un segno del genere si nasce, mica me lo sono dipinto addosso>> Levet cercò di attenuare l'ostinazione del vecchio ma invano. << Non poteva essere scritto da nessuna parte. Mia nonna non lo avrebbe mai permesso. Per lei questa mia voglia era una cosa da nascondere agli altri >> cercai di spiegargli ma questi era convinto che fossi una bugiarda. Spiegare come ero fuggita. Non poteva volere questo. Avevo una risposta a tutto ma non a quel periodo. Era tutto buio, i miei ricordi erano interrotti. Potevo solo dire quello e fu ciò che feci. Parlai della cantina, dell'inganno della foto. Di come il mio fratellino fece notare che quei soldati erano senza però senza macchina fotografica. Di mia madre che aveva diviso i suoi gioielli tra me e Marian. Del rumore degli spari. Delle urla. Di come mi fossi ritrovata, senza sapere come a Nuova Camelot con un biglietto del treno . La mia voce, più raccontavo e più si faceva debole, e infine rotta dal pianto. << Portatemi da mia zia, portatemi dalla Gran Baronessa... Lei capirà che sono io... Vi prego... Non ho più nessun altro...>> Neanche più Guisgard. La voce nella mia mente insinuò quell'affermazione. Il capitano mancava ormai da tempo da quando la battaglia era terminata e iniziavo a temere il peggio per lui. |
Nulla, quella distesa sembrava uguale ad ogni giorno in cui l'avevo sorvolata.
Nulla di nuovo, nulla di diverso, nulla di strano. Poi finalmente vidi qualcosa: del fumo. Che il misterioso aereo sia stato colpito? Pensai. Tanto valeva andare a controllare. Così, mi diressi in quella direzione. |
“Eh, ahimè non tanto...” disse Fermer a Gwen, per poi avvicinarsi ai suoi capelli scuri, approfittando di un angolo isolato del cortile “... mi sei mancata troppo...” accarezzandole le labbra con un dito.
Fu un gesto leggero, eppure sensuale, soprattutto quando quel dito indugiò tra le sue labbra, fino a sfiorarle la lingua. |
Le orme ci condussero davanti ad una grotta. Presi la mia colt e dissi al mio compagno: "Palos, vado avanti io che sono armata... guardati le spalle... entriamo..."
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Evangelia sarebbe potuta sparire in un secondo, tutto attorno a loro avrebbe potuto prendere fuoco o congelarsi irrimediabilmente, ma lei non se ne sarebbe accorta.
Erano più di quattro anni che la ragazza non posava le sue labbra su quelle di un uomo. Danny era l'unico che avesse mai baciato e l'unico a cui si sarebbe unita, anima e corpo. Quel pilota le aveva stravolto il cuore e la mente, le aveva fatto crescere dei dubbi terribilmente fastidiosi e con quel bacio aveva calmato tutto ciò che si agitava in lei. Si staccò dalle sue labbra così lentamente che quasi sembrò non volesse farlo; i suoi occhi brillavano e le sue guance avevano preso colore, tanto che non sembrava nemmeno stanca. "Forse io so chi sei" sussurrò infine. |
Sorrisi quando si avvicinò ai miei capelli e sfiorò le mie labbra.
"Anche tu..." Col dito indugiò sulle miei labbra, fino a sconfinare fra esse ed io socchiusi per un istante gli occhi a quel gesto così sensuale e che quella sera, a cena, era rimasto come in sospeso. Non resistetti, strinsi il colletto della sua camicia e lo attirai ancora a me, baciandolo. Lo baciai lentamente, senza fretta, godendomi quel bacio fino in fondo, mentre la mia bocca assaporava la sua e la mia lingua cercava la sua. |
“Certo, madama.” Disse l'uomo ad Altea. “Lasciate solo che finisca il mio pranzo e poi vi accompagnerò con piacere al forte.” Sorridendo.
Nel frattempo, al primo piano, Dacey stava cercando di dimostrare chi davvero lei fosse. Ma il vecchio diacono non si smosse dalle sue convinzioni. “Come immaginavo...” disse, per poi avviarsi alla porta “... non rammentate quel momento, ricordando solo di esservi ritrovata da sola in un'altra città, quasi fuggita per miracolo dalla prigionia dei comunisti.” Scosse il capo. “Così si manifesta la pazzia. Voi credete di essere un fantasma, ragazza mia. Che il Cielo abbia Pietà di voi.” Ed uscì dalla stanza. “Prendete...” Levet, dando alla ragazza il suo fazzoletto profumato “... vi prego, non piangete... per quel che può valere io vi credo...” fissandola con i suoi occhi neri. |
Clio scese di quota, fino a sorvolare la zona da dove proveniva il fumo.
Vide così i resti di un aereo precipitato. Ma la cosa più strana fu quando si accorse che poco distante vi erano altri due aerei. Aerei legionari, fermi in una gola rocciosa usata per l'atterraggio. Intanto, non distante da lì, Gaynor e Palos avevano raggiunto una grotta. Ed entrarono. E nella grotta i due udirono qualcosa. Una voce. La voce di una donna che proveniva dalla fine della spelonca, in un incavo della roccia, simile ad una camera sotterranea. |
“Perdonatemi...” disse il pilota a Marwel, quasi a coprire le parole di lei “... ho approfittato di voi... perdonatemi, vi prometto che non accadrà più...”
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Un bacio unì Fermer e Gwen.
Un bacio caldo, lungo, avvolgente e penetrante. Un bacio fatto del calore dei sospiri e dall'umido ed ammaliante gioco delle lingue. Un bacio che in un attimo portò lui a stringere lei, forte, contro il suo petto, tirando quasi con le dita il bianco camice di lei. “Andiamo via da qui...” disse Fermer, staccandosi appena dalla bocca di Gwen “... non mi importa dove... anche nel borgo... ma voglio averti...” con passione. |
<< Il vostro amico é uno stolto. Vuole privare la Baronessa di sua nipote solo perché è cieco, arrocato nelle vecchie credenze >> presi il fazzoletto appoggiando le mani su quelle di Levet, << impeditegli di fare questa sciocchezza. Parlategli, convincetelo. Vi chiedo solo di poter vedere mia zia, di parlarle e sarà lei a capire che non mento. Lei lo capirà perché lei mi conosce davvero. Mi ha vista crescere. Vi prego. Mi sto affidando a voi signore>>
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"Oh fate pure, avrete lavorato sodo e non è stata una notte facile per tutti".
Mi accomodai in un tavolo, misi il tovagliolo sulle gambe e ordinai pure io qualche specialità della taverna, non avrei mai immaginato di trovarmi in questa situazione ma qualcosa, appunto, mi aveva appunto portato ad Evangelia per un motivo, giocherellavo con il foglio e una matita e feci il ritratto di un ragazzo..dalla aria turbolenta, irriverrente, bello ma dallo sguardo duro ma che sapeva darti molto..se avevi la sua fiducia e soprattutto in amore. Richiusi il foglio, aprii la borsetta di vernice rosso scuro e lo misi dentro..e iniziai a mangiare. |
Quel bacio fu travolgente, passionale, avvolgente.
Quel bacio che sapeva di essere l'anticamera di qualcosa che entrambi volevamo e non sarebbe stato mai appagante abbastanza, non più. Mentre mi stringeva a sè potevo sentire le sue dita tirare quasi il mio camice e ciò alimentò ancora di più la passione e il desiderio racchiusi in quel bacio. Sorrisi poi sulle sue labbra e annuii. "Sì, andiamo via... non ce la faccio più a doverti desiderare tutto il giorno senza poterti nemmeno sfiorare..." continuando ad assaporare la sua bocca con la mia. |
Non l'aveva udita. Marwel s'incupì, quasi sperasse che lui riacquistasse la memoria con quel bacio, come se fossero in una delle favole che raccontava ai suoi bambini prima di metterli a letto. Che ragazza sciocca.
"Non vi preoccupate, le cose si fanno in due ed è quindi anche colpa mia. Dovreste riposare ora" disse riaccompagnandolo a letto. "Vado a cercare da mangiare, avrete sicuramente fame" fece, mentre si dirigeva verso la porta. Si fermò dopo aver fatto pochi passi svelti e si voltò verso il pilota. "Mostratemi il vostro fianco sinistro" disse con il cuore in gola. Doveva saperlo. Doveva avere delle risposte. |
Pistola alla mano, mi avventurai all'interno dell'antro. Ad un tratto, udimmo una voce di donna provenire dalla fine della grotta, da un anfratto nella roccia. Feci segno a Palos di fare silenzio e con circospezione proseguimmo seguendo la voce.
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Mi avvicinai guardandomi bene attorno.
Il fumo proveniva da un aereo precipitato. Uno dei nostri, con due che erano andati a cercarlo. Perché andare in due aerei e non mandare un rimorchiatore? Probabilmente cercavano il pilota, Icarius forse. Sorrisi piano. Gli augurai di non essere trovato, essere dichiarato morto ed essere libero. Io avrei fatto così, ma quella non era. La mia missione era trovare l'aereo, così continuai a cercare. |
Levet strinse appena la mano quando Dacey prese il fazzoletto, in modo che le sue dita sfiorassero quelle della ragazza.
“Milady, purtroppo io non ho la facoltà di far cambiare idea al diacono...” disse lui, guardandola negli occhi “... ma vi credo. Si, non so perchè, ma sento che dite la verità...” “Allora sosterrete la nostra causa, milord?” Chiese Leones. “Si.” Annuì Levet, senza alzare lo sguardo da Dacey. “Parlerò io stesso con la Gran Baronessa. Lei mi darà ascolto.” “Bene.” Annuì soddisfatto Leones. “Però ora basta piangere.” Il baronetto alla ragazza. “Avete bisogno d'aria pulita. Venite, faremo una passeggiata per il borgo io e voi.” Nel frattempo Altea era al pianterreno per pranzare. “Madama...” guardandola l'uomo che doveva accompagnarla “... posso chiedervi come mai volete tornare al forte dei legionari?” |
“Si...” disse Fermer tra i capelli di Gwen “... va a cambiarti... con una scusa troveremo il modo di uscire da qui ed andare nel borgo senza suscitare i pettegolezzi di nessuno...”
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Il pilota fissò Marwel per quella strana richiesta.
“Certo...” disse, per poi alzare la giacca del pigiama. La ragazza allora vide il fianco di quel misterioso paziente lacerato da inequivocabili segni di frustate. Tante frustate che coprivano gran parte della sue pelle. Forse anche il neo che Marwel sperava di vedere. Forse. Quell'uomo era stato brutalmente torturato. |
Gaynor e Palos avanzarono seguendo la voce dal fondo della caverna.
Raggiunsero così una grossa crepa, oltre la quale vi era una rientranza della roccia, simile ad una camera naturale. E dal suo interno proveniva la voce. “Ora mettiti in quell'angolo, con le mani bene in vista, feccia legionaria...” disse la voce di donna “... prova a fare il furbo e ti freddo all'istante.” |
Clio sorvolò quella zona e poco più avanti, dopo circa due o tre miglia, tra alcuni spuntoni rocciosi vide un altro aereo fermo.
Aveva i segni tipici di un atterraggio di fortuna. E sulla coda recava un emblema che il biondo tenente conosceva bene. Era quello raffigurante il teschio con la rosa. |
Annuii asciugando le mie lacrime con calma quindi risistemai ll mio stivaletto nascondendo di nuovo la voglia.
<< Con piacere >> porsi il braccio al giovane per uscire |
Marwel aspettava con ansia il momento in ci avrebbe visto quel neo e invece, al suo posto, vi erano miriadi di cicatrici, alcune vecchie, alcune recenti. Qualcuno lo aveva frustato e chissà cos'altro.
"Mio Dio..." sussurrò portandosi una mano alla bocca. Raggiunse il pilota e gli abbassò la camicia del pigiama. "Mi dispiace di avervelo chiesto..." disse sedendosi al suo fianco "però mi ricordate tanto un uomo di cui non ho più avuto notizie da un bel po' di tempo". |
Stavo mangiando e l' uomo mi pose quella domanda e un senso di inquietudine mi pervase..mi potevo fidare di lui..era strana quella domanda.."Dovevo incontrare il prete che avete accompagnato..ma forse oggi vi sarà confusione laggiù..meglio rimandare". Lo dissi a malincuore ma piuttosto sarei andata a piedi.
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Ancora fumo, fino a raggiungere un aereo che doveva essere distrutto ma non lo era.
E dire che avevo aspettato sposta di essere sicura. Beh, c'era una squadra che doveva mettersi sulle tracce del pilota e catturarlo. Non spettava a me, avevo dato gli ordini, ed ero sicura che i miei ordini sarebbero stati eseguiti. Se il pilota era sopravvissuto, i miei lo avrebbero trovato e portato alla base. La mia missione era un'altra: trovare il misterioso aereo, così ricominciai a cercare. |
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