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Parsifal mi disse che ero pura, ma io sapevo che non era così. In realtà io mi sentivo ingenua, impreparata ad affrontare le difficoltà del mondo che mi circondava. Diceva che i loro valori erano diversi dai miei, ma io non sapevo nemmeno cosa fosse un "valore". La realtà era che non vedevo l'ora di conoscere il mondo e di provare nuove esperienze e che ora che stavo realizzando il mio sogno mi stavo tirando indietro a causa del mio passato.
"Sir Parsifal" gli dissi "io non sono come voi dite. Quella che voi chiamate 'purezza' io la chiamo ingenuità. Conosco pochissime cose del mondo ed è per questo che vi appaio in questo modo. Io in realtà non conosco me stessa; sono stata educata per tutta la vita in un ambiente che non mi ha dato la possibilità di esprimermi. L'unica cosa che voglio è conoscere il mondo, ma... ho paura che le persone siano tutte come quegli uomini... non penso che riuscirò a stabilirmi in un mondo dove le persone si uccidono a vicenda in nome del loro Dio. Ma... la mia voglia di conoscenza è troppo grande ed attenderò di vedere con i miei occhi tutto ciò che accade là fuori." Dopo aver detto al cavaliere quelle parole, rivolsi lo sguardo verso il cimitero, perchè udii una voce; mi affacciai e vidi un uomo dall'aria serena che camminava tra le croci. Guardai nuovamente Parsifal e gli domandai: "é normale che un uomo canticchi tra le tombe dove si trovano i corpi dei morti?" poichè non conoscevo la figura del becchino. |
"Lilith...., da poco.....sei giunta nel mondo degli umani ed è normale che ti senta spaesata.... il mio definirla pura, era perchè persone come te....non esistono più. La tua non è ingenuità, anzi..... è l'esser sempre pronta a dare se stessa per gli altri. Lo ha fatto con me, donandomi il suo ciondolo..... si è fidata di me ed io altrettanto.
Purtroppo, non posso assicurarle che gente come quei cavalieri non ne troverà più, ma fin quando resteremo uniti, la proteggerò e le farò conoscere la risposta a tutte le sue domande.....comunque, per rassicurarla, non tutti sono come loro....prendi me ad esempio o il Maestro Redentos......le voglio insegnare un detto: Non faccia di tutta l'erba un fascio.....è un'espressione molto utilizzata fra noi essere umani; anche noi possiamo essere buoni e ingenui......" le dissi sorridendo..... "Spero che il mio umorismo non sia da buttare" dissi fra me, grattandomi il capo. Subito dopo, Lilith si voltò e mi chiese.... se era normale che un uomo canticchi allegramente fra le tombe....sapete come risposi: "Sì..... è molto probabile......" mettendomi la mano sulla fronte...... "canticchia, perchè ama il suo lavoro.....essere scavatombe!!" |
Fyellon rincorse Altea.
“Aspettate!” Disse appena raggiunta la dama. “Perchè vi state comportando così? Perchè reagite in questo modo alle mie parole? Non vi interessa dunque quel poveretto intrappolato nella montagna? Volete che marcisca lì dentro? Credete abbia qualche speranza senza di noi? Rammentate sua madre inginocchiata a pregare per lui? Avete visto in faccia quei soldati, no? Sono del tutto indifferenti alla sorte di quell'uomo... no, Altea, stento a credere che abbiate deciso di andare via... Tylesia non cadrà in una notte o due... qui invece è una gara contro il tempo... ascoltatemi... libereremo quel poveretto e poi torneremo subito a Tylesia... la mia non è fame di ricchezze o bramosia di potere... sono un soldato di ventura e conosco il mio valore... ho servito molti nobili signori ed i miei servigi sono sempre stati ben pagati... posso trovare quando voglio una causa da servire... no, non è il denaro che cerco... no, è molto di più... e voi potete capirmi, lo so... sono sempre stato ostacolato... mio fratello ha fatto di tutto per strapparmi l'affetto di mio padre ed il suo riconoscimento riguardo al mio reale valore... ora voglio solo riprendermi ciò che mi è stato tolto... voglio solo dimostrare di essere un valoroso cavaliere... voglio dimostrare al mondo che sono degno di indossare questa corazza... Altea, statemi accanto in questa impresa... voglio liberare quel poveretto... poi torneremo subito a Tylesia... vi do la mia parola di cavaliere.” |
Il becchino proprio in quel momento si accorse di Parsifal e di Lilith.
Li salutò come se tutta quella situazione fosse normale e con la sua lanterna cercò di illuminare lo spazio dove si trovavano i due ragazzi. “Tutto in ordine...” mormorò sorridendo “... le tombe sono ben chiuse e nessuno potrà violarle... esse appartengono ai nobili Cavalieri di San Giovanni che parteciparono alla conquista di Rodi nell'anno 1307...” guardò meglio i due “... immagino siate qui per superare la prova...” si accorse dello scrigno in ciliegio “... e vedo che avete con voi l'occorrente per affrontarla al meglio... però dovreste aprire quello scrigno, altrimenti sarà poi tardi e non potrà esservi di aiuto in alcun modo...” |
Sheylon tradì nervosismo per quelle parole di Talia.
Da un lato gli ordini di Guisgard, dall'altro ciò che aveva detto la ragazza. L'istinto della tigre aveva ben compreso il pericolo che incombeva su tutti loro. Ma forse era davvero Guisgard quello che rischiava di più in quella situazione. Sheylon allora restò a fissare Talia e Luthien che galoppavano via, fino a svanire nella selva e nei suoi misteri. Poi, voltatosi dall'altra parte, ritornò verso la grotta dell'eremita. Talia, così, continuò da sola la sua fuga. La ragazza esortava Luthien a divorare la strada, affinché si allontanassero sempre di più dal raggio d'azione di quei cavalieri. E mille e più pensieri si accavallavano nella sua mente. L'ansia di essere inseguita e l'oppressione di essere raggiunta si univano all'angoscia per la sorte di Guisgard. Seguendo il corso del Relagio, guardando sempre fissa l'ansa più settentrionale del fiume, la grande facciata con vetrata del Casale degli Aceri scintillava degli innumerevoli riverberi che il Sole calante generava sul bosco, simile ad una sottile e variegata pioggia fatta di schegge cromate e saettanti e ambrati bagliori. Chiazze screziate illuminavano qua e la quella lussureggiate macchia formata da tutte le infinite tonalità che il verde sa assumere, mischiandosi al giallino, al rosato ed al turchese che animavano, come vivaci pennellate, la rigogliosa vegetazione. In uno spiazzo irregolare, proprio all'ombra dell'imponente Casale, vi era una sorta di pianoro recintato, che nella Longobardia era uso chiamare giardino. In quello steccato erano lasciati a vegetare e a fiorire salici piangenti, viti, ulivi, palme e qualche fico le cui foglie apparivano indorate dal caldo Sole del Sud. Tra essi, al riparo ora dalla calura, ora dal vento, asseconda della stagione, c'erano un cavaliere ed una fanciulla. Lei stava a terra, con la schiena contro un tronco e le ginocchia piegate sul petto. “Io...” mormorò Talia “... io non voglio più dormire...” “Non essere sciocca, Talia.” Disse il maestro. “Si, non voglio più...” con lo sguardo basso la ragazza “... così non sognerò neanche più...” “Hai fatto di nuovo uno di quei brutti sogni?” Lei annuì. “Stanno diventando frequenti...” mormorò il maestro “... non ne hai mai avuti così tanti...” Talia mise il volto sulle ginocchia. “Raccontami cosa hai sognato stanotte...” “E' sempre lo stesso sogno fatto negli ultimi tre giorni...” fece Talia “... sempre lo stesso... ed a tratti appare così reale...” “Raccontamelo...” “Io ero sola...” sussurrò la ragazza “... e ad un tratto comparivano delle figure a me sconosciute... avevano lunghi mantelli e i volti celati da cappucci... ma poi, avvicinandosi a me, riuscivo a scorgerne le fattezze... erano dei cavalieri...” “E cosa facevano nel sogno?” Domandò il maestro. “Mi volevano portare via...” rispose Talia “... non so dove, so solo che era un posto lontano e sconosciuto...” “E come terminava il sogno?” Talia sentì un brivido attraversarle ogni parte del corpo. “Mi...” a voce bassa “... mi portavano via...” Il maestro allora abbracciò la ragazza e cercò di confortarla. “E' solo un sogno.” “Tu dici che i miei sogni sono particolari, maestro...” “Si, ma non tutti.” “E questi?” “Ora non pensarci.” Accarezzandola il cavaliere. “Vedrai che svaniranno e tornerai a sognare cose belle... ora non restare qui da sola... su, raggiungi gli altri tuoi fratelli e non abbandonarti più a questi tristi pensieri.” La ragazza però chiese di poter restare ancora un po' da sola in quel luogo. Poco dopo, venne a cercarla Guisgard. “Ehi, sei qui.” Avvicinandosi lui. “Ti ho cercata per tutto il Casale...” Lei non disse nulla. “Sai, sono stato nella biblioteca del maestro...” sorridendo lui “... ho verniciato il portone e lucidato i cardini, così lui mi ha permesso di prendere qualche libro... ne ho trovati alcuni davvero belli...” “Ti prego, Guisgard...” scuotendo il capo lei. “Cos'hai?” Chiese lui. “Non ti piacciono più le storie di eroi e grandi guerrieri?” Sorridendo. “Per favore, lasciami stare!” Voltandosi di scatto lei. Lui restò a fissarla. “Anzi, ora vado...” “Va bene...” mormorò lui “... volevo leggerti qualcuna di queste storie...” “La vita non è come le novelle o come i romanzi cavallereschi!” Alzando la voce lei. “E qualche volta si sente il bisogno di restare da soli!” E corse via. Passò così l'intera mattinata e poi il pomeriggio. Poco prima della sera, Talia tornò nel giardino recintato e vi trovò ancora Guisgard a leggere i suoi libri. “Sei occupato, milord?” Avvicinandosi lei. “Affatto...” “Ancora impegnato con i tuoi libri?” “Si...” Talia allora si sedette accanto a lui. “Volevo scusarmi per oggi...” “Non c'è motivo.” Disse Lui. “Si, invece...” a capo chino Talia “... sono stata scortese ed intrattabile...” “Non importa.” “Cosa posso fare per farmi perdonare?” “Non parliamone più.” E si alzò per andare via. “Guisgard...” lo chiamò lei “... non lasciarmi anche tu da sola...” Lui si fermò. “Ti prego...” alzandosi anche lei e andando vicino a lui “... certe volte mi sento così sola...” “Sola?” Fissandola lui. “Non lo sei mai.” “Allora non andare via...” con gli occhi lucidi lei. “Cos'hai?” “Oh, Guisgard...” piangendo lei “... sono tre giorni che un brutto sogno... un brutto e realistico sogno mi perseguita... sogno dei cavalieri che mi portano via...” “Hai raccontato tutto al maestro?” “Non tutto...” “Cosa vuoi dire?” “Gli ho raccontato di essere sola in quel sogno...” guardandolo lei “... ma non è vero... nel sogno ci sei tu... e loro... loro... oh, Guisgard... loro ti... è terribile, non voglio più dormire per non sognare!” E si strinse forte a lui. “Sciocchina...” accarezzandola lui “... è solo un sogno...” “Non capisci...” in lacrime lei “... i miei sogni non sono sogni comuni... ed io...” “Ora calmati...” sussurrò lui, sfiorandole con un dito le labbra “... nessuno verrà a portarti via... ti difenderò io...” “E nei miei sogni?” Agitata lei. “Verrai a difendermi anche li? Come farai?” Allora lui prese uno di quei libri e le mostrò un'illustrazione. “E' un antico poema vedico, scritto in India secoli fa...” disse lui “... parla di un eroe, Gardshaninag e della sua amata Avidah... lei è perseguitata da un demone che tormenta la sua famiglia da generazioni e lui allora una notte si nasconde nella sua stanza per aspettare il demone... lo affronta e lo sconfigge, liberando la sua amata per poi poterla sposare.” “E ti nasconderai anche tu per sfidare i miei incubi?” “Si, se servirà...” sorridendo lui “... resterò ad aspettare che tu dorma... resterò nel cortile, sotto la tua finestra... e scaccerò via ogni brutto sogno col suono della mia ocarina, per poi augurati una buonanotte speciale... vedrai che non farai più brutti sogni...” Lei sorrise e lo sguardo di lui scacciò via le inquietudini di quel momento. Giunse la notte ed il Casale si addormentò. Ma Talia nel suo letto era sveglia, in balia di quelle paure che erano tornate a farsi vive. L'ansia e l'irrequietezza presero il sopravvento in lei. Ma proprio in quel momento una lenta musica si diffuse nell'aria. Corse alla finestra e vide l'ombra di Guisgard che suonava la sua ocarina nel pallido e sognante alone lunare. Il ragazzo alzò allora gli occhi verso la finestra e sorrise nel vedere Talia. “Nel linguaggio orientale dei fiori” sussurrò lui “il loto è il fiore che custodisce i sogni e nel quale sono racchiusi quelli più belli e destinati ad essere eterni ... sogna, Talia... sogna tutto ciò che più desideri... e vedrai che nessuno dei tuoi sogni sfiorirà mai... e come ho colto questo loto per te, domattina andrò in cerca dei tuoi sogni, per coglierli tutti e custodirli nel nostro giardino, dove non appassiranno mai...” “Grazie...” sorridendogli Talia. “Non dirmi mai grazie...” fece lui. Ma proprio in quel momento si udirono dei passi. Un attimo dopo, nel cortile apparvero il maestro e Fyellon. “Sei certo di aver udito delle voci?” “Si, maestro.” Annuì Fyellon. I due si guardarono intorno, ma non vi era nessuno nel cortile. “E ho sentito anche una musica...” continuò il giovane apprendista “... era l'ocarina di Guisgard...” Il maestro lo fissò. “Andiamo nella sua stanza” disse Fyellon “sono certo che non lo troveremo a dormire...” “E' tardi.” Sentenziò il maestro. “Sveglieremo anche gli altri tuoi fratelli. Ti sarai sbagliato... torniamo a dormire...” Ed andarono via. Allora Talia scese nel cortile, preoccupata, a cercare Guisgard. Ma vi era solo l'incantata pallidezza della Luna. Tornò allora nella sua stanza e prima di coricarsi guardò ancora dalla finestra. Qui si accorse che c'era qualcosa tra le sue amate piante. Un bellissimo fiore di loto. Lei lo raccolse, per poi adagiarlo accanto al letto. Quella notte Talia non sognò più i cavalieri che volevano portarla via. Sognò invece di un borgo arroccato su uno strapiombo, che guardava un mare sconfinato sotto un cielo scintillante di indescrivibili stelle. Dal porto sottostante un veliero attendeva solo lei per salpare verso isole e terre sconosciute, mai visitate da nessuno, seguendo la rotta disegnata dalla Luna con la sua scia sulle acque. E su quel veliero trovò Guisgard pronto a narrarle infinite avventure, nelle quali lei sola sarebbe stata l'unica eroina. Per sempre. http://www.biologonutrizionista.org/...re-di-loto.jpg Quel lontano ricordo sembrò raggiungere Talia, attraversandole il cuore e l'anima, a cavallo del vento. Ad un tratto Luthien diminuì la sua andatura, fino a fermarsi del tutto. Talia allora cominciò a sentire dei rumori, accompagnati da musica e canti. Anche non potendo vedere, la ragazza comprese di essere giunta in un centro abitato. Poi una voce gridò: “Il campanile brucia che è una meraviglia! Anche quest'anno il nostro Santo Arcangelo sarà lieto per la grande festa in suo onore!” E tante altre voci inneggiarono in coro al nome di San Michele Arcangelo. |
No amici miei non siamo di nuovo nei guai ora noi ce ne andremo da qui e andremo dove dovevamo andare al inizio del viaggio se ci sarà da combattere di nuovo non esiterò a proteggervi avete la mia parola e guardai tutti i presenti
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Il becchino si accorse della nostra presenza.....non sembrava avere cattive intenzioni.
Tentò di illuminarci con la lanterna che aveva con sè e disse noi che codesto era il sepolcro dei valenti cavalieri di San Giovanni che contribuirono alla conquista di Rodi, conoscevo le loro gesta e la loro storia....forse era l'ultimo baluardo di Campioni della Fede nel vero senso del termine. "Messere...."chiesi "come mai un cimitero di cavalieri giace celato sotto le fondamenta del maniero di Sir Orco?". Notaì, che si accorse anche del nostro scrigno, conosceva la fattura di come era stato costruito e mi chiesi come facesse. "Perdonate messere, come conoscete la storia degli scrigni?" Inoltre, per quale motivo dovremo fidarci di una sua affermazione nell'aprirlo e se fosse una trappola, incrociaì lo sguardo con Lilith e le chiesi: "Cosa facciamo, ascoltiamo il suggerimento del becchino o vogliamo utilizzarlo al momento opportuno? Ricordi l'incisione che portava: "possiamo usarlo una sola volta, ma contiene qualcosa che tutti gli altri non possiedono". |
Stavo per addentrarmi nella fitta zona della selva quando udii una voce familiare pronunciare il mio nome, mi voltai e vidi Fyellon che mi stava seguendo, mi fermai per sentire le sue ragioni...egli iniziò a parlare, parlare come un fiume in piena e lo ascoltai attentamente, sospirando e scuotendo la testa, Fyellon era strano, aveva cambiato atteggiamento, i suoi voleri di fama e potere erano svaniti..eppure mi resi conto che avevo passato molto tempo assieme a lui e ancora non conoscevo nulla di lui e nemmeno lui.
"Fyellon...vi stupite del mio comportamento? Prima sembravate acceccato dalla fama e dal successo, più dal fatto di salvare quel povero ragazzo...asserendo che lo stavate facendo solo ed esclusivamente per diventare ricco." Ripresi a camminare verso la montagna dei Sette Spiriti, facendogli segno di seguirmi "Ascoltate bene, mi avete dato la vostra promessa di cavaliere, purtroppo io non conosco bene i vostri codici cavallereschi ma devo crederci. Salveremo o salverete quel ragazzo e come promesso riprenderemo il viaggio verso Tylesia, ma vi esprimo i miei dubbi riguardo quel posto, io starei molto attenta." Mi fermai un attimo, ero stanca dal lungo camminare per molto tempo...e mi sedetti su un tronco di un albero posto a terra guardando Fyellon "Non voglio più sentirvi dire che siete secondo a nessuno, non voglio più sentirvi dire che vostro fratello era il prediletto e voi non eravate nulla..dovete sapere che mio padre morì poco dopo la mia nascita e mia mamma mi allevò come potè, e io dovetti fare mille piccoli lavori fin da piccola...e la notte studiavo i libri che il mio maestro mi consegnava, di nascosto da mia madre..perchè credevo in me stessa. Voi non credete in voi stesso Fyellon, e anche se vinceste? se diventaste il più bravo e forte cavaliere? Vostro fratello, che sempre nominate, non lo verrebbe mai a sapere, non è più una gara tra ragazzini, voi semmai dovete diventare il più bravo e forte cavaliere per il bene del popolo e per voi stesso." Mi rialzai..."Ora andiamo, presto, prima che quel ragazzo non perisca sotto quella montagna...e ricordate che poi la vostra più grande impresa non sarà riconquistare Tylesia...ma la mia fiducia". |
Il bosco, i suoi rumori, i profumi e quell’aria fredda dopo la pioggia... il bosco ci sfrecciava intorno, ma io, schiacciata sul collo di Luthien, non sentivo niente.
La cavallina galoppava alla massima velocità, saltando gli ostacoli e zigzagando tra gli alberi... io non potevo vedere ma mi fidavo di lei, che continuava a procedere in linea retta come le avevo impartito pur senza sapere dove saremmo finite. Non sentivo più il pesante ma felpato passo di Sheylon vicino a me, ormai... aveva scelto di ascoltarmi, dunque... aveva scelto di contravvenire agli ordini di Guisgard per tornare indietro ad aiutarlo... questo pensiero mi dette un po’ di coraggio: sapere che Sheylon stava andando da Guisgard mi rasserenò in parte ed in parte mi fece sentire ancora più sola... sì, eravamo sole adesso io e Luthien... dovevamo stare attente, molto più attente. Poi, all’improvviso, quel lontano ricordo mi raggiunse e penetrò nella mia mente, fino ad occuparla totalmente... Quel giorno lontano, il Maestro, quel mio sogno, Guisgard, quel fiore... all’improvviso, quasi come un fulmine a ciel sereno, compresi il senso di quel sogno che tanti anni prima mi aveva turbata... e rabbrividii violentemente: in quel sogno, quei cavalieri catturavano Guisgard e... Mi bloccai. La mia mente si rifiutava di ricordare oltre. Poi di nuovo pensai a Sheylon... sì, mi dissi, Sheylon era la variabile: la tigre non c’era nel mio sogno... ma io lo avevo rimandato indietro, da Guisgard, perché potesse aiutarlo... e dunque non tutto era perduto. Insieme, mi ripetevo, insieme Guisgard e Sheylon avrebbero potuto battere quei cavalieri, insieme avrebbero potuto giocarli e tornare da me... E fu con il cuore pieno di questa convinzione e di nuova speranza che mi riscossi da quei ricordi e mi resi conto che Luthien stava rallentando l’andatura... Citazione:
C’era fermento intorno a noi, udivo molte voci gridare ed inneggiare il nome del santo Michele, udivo il sordo sfrigolio tipico di un grosso falò... Per qualche attimo ancora rimasi con tutti i sensi all’erta... ma non mi parve di percepire niente di minaccioso in quel luogo... ed anzi, pensai che in tutta quella confusione difficilmente qualcuno avrebbe badato a noi, cosa che poteva tornarci assolutamente utile... “Andiamo, Luthien...” mormorai, chinandomi appena sul collo della cavallina “Procedi lentamente... non facciamoci notare! Vediamo di trovare un posto tranquillo ed appartato, in cui poterci riposare un poco...” |
Fyellon sorrise a quelle parole di Altea.
“Sapete...” disse “... mai nessuno si è mostrato così fiducioso verso di me... mai nessuno ha creduto tanto nelle mie capacità... ma ora il destino mi sta dando una possibilità... ora salveremo quel ragazzo e poi torneremo a Tylesia per liberarla dai suoi nemici!” Prese la mano di Altea. “Grazie, Altea... saprò essere degno della vostra fiducia...” fissandola negli occhi. I due allora tornarono indietro. “Prendete una stanza e fate preparare qualcosa da mangiare.” Fece Fyellon. “Io porterò l'acqua a quel disgraziato e cercherò di capire in che condizioni si trova. Al mio ritorno vi racconterò tutto.” Salutò la ragazza e si diresse poi verso la Montagna dei Sette Spiriti. http://www.themoviescene.co.uk/reviews/_img/1153-2.jpg |
“I cavalieri sono sepolti qui” disse il becchino a Parsifal “perchè poco distante dal labirinto si trova una vecchia chiesa longobarda. Ci sono molte leggende su questo cimitero... qualcuno afferma che i cavalieri risorgano ogni volta che qualcuno si accinge ad affrontare la prova, per banchettare ed offrire agli sfidanti la spada del loro comandante...” fissò poi lo scrigno in ciliegio “... conosco quello scrigno poiché l'ho veduto nella bottega del venditore... in esso è conservata una possibilità di salvezza che vi viene offerta...” guardò anche Lilith “... usatela bene, poiché potrebbe essere l'unica...”
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Tieste e Polidor annuirono a quelle parole di Cavaliere25.
“Allora andiamocene via!” Esclamò Alberico. “E alla svelta! Tra un po' ci saranno più cavalieri qui, che topi in una dispensa di formaggi cardiziesi!” Gli invitati alla festa di nozze ringraziarono ancora una volta i tre falsi monaci per averli difesi da quei malvagi cavalieri. E grati di ciò, indicarono ai tre fuggitivi una via di fuga attraverso il bosco. “Addentriamoci, allora!” Disse Alberico. “Raggiungeremo così la selva e faremo perdere le nostre tracce a quei cavalieri!” Ma prima di andare, la giovane sposa baciò teneramente la mano di Cavaliere25. “Grazie, cavaliere...” sussurrò “... grazie per avermi salvata...” |
Per Reas quella scena era veramente troppo...un mondo magico si era presentato in maniera puro e semplice....la natura era capace di comprendere e non si faceva domande si porgeva agli uomini perche' essi ne avessero beneficio.
Reas era sgomento,i suoi occhi mi fissarono terrorizzati....non mosse neanche un passo per oltrepassare il vuoto ebbi la sensazione che volesse scappare via da me, senza voltarsi piu' indietro.........volevo rassicurarlo...ma tutto intorno a me si fece buio.....ed entrai in contatto con il senno celato alla realta'.....tutto spari' e fui catapultata in un altra dimensione, sogno....? Forse..oppure lacapacita' di vivere stralci del futuro......Vidi un vecchio monaco ero con lui accanto al fuoco, non ci scambiammo alcuna parola...anzi, avevo la sensazione di non essere percepita, quando ad un tratto dei cavalieri fecero ingresso nella stanza e il monaco.....sembrava formulasse una domanda di cui conosceva la risposta, avrebbero trovato il fiore e distrutto la citta'.........non ebbi il tempo di ascoltare altro...fui riportata indietro nella realta', mi ritrovai sdraiata e gli occhi di Reas scrutavano il mio volto......stavo bene ?..... Fui aiutata ad alzarmi....mi spolverai il vestito e tolsi qualche foglia dai capelli........." ditemi la verita' Reas.....pensate che io sia una strega......e avete ragione, ma intanto.....devo raccontervi un mio sogno, i sonodei Cavalieri che vogliono un fiore e a quantopare hanno la benedizione di un monaco.....il punto e' che se arriveranno a quel fiore....Tylesia sara' distrutta..........sinceramente, che vi faccia terrore oppure no, dovete varcare questo rudimentale ponte ed andare a trovare, questo monachello che ci fa i dispetti........e non guardatemi cosi'......sono una strega ma non ho ancora mangiatop gli umani, forse potrei iniziare da voi...."......Passai per prima dall'altra parte, ridendo di cuore.....ed attesi ilo mio bel Cavaliere dall'altra parte..... |
Vidi Fyellon prendere la mia mano..."Fyellon, ripeto, dopo questo episodio spero abbiate capito che dovete dimenticare il vostro passato, e mi raccomando siate cauto nella montagna...questo nome non mi dice nulla di buono".
Lo vidi scomparire e rientrai nella locanda e mi diressi verso il vecchio locandiere..."Messere..mio cugino Fyellon è andato nella Montagna dei Sette Spiriti per salvare vostro figlio, egli mi ha chiesto di ordinare le stanze per stanotte e anche del cibo..augurandomi ritorni vittorioso con vostro figlio, ma ditemi chi sono questi cavalieri?". |
Reas fissò per qualche istante Elisabeth.
Nel suo sguardo vi era una indecifrabile inquietudine. “Io non so cosa voi siate...” mormorò “... non lo so davvero... e voi di certo non siete tenuta a dirmi nulla... vi chiedo solo una cosa... evitata da ora altre situazioni simili... vi prego, almeno fino a quando durerà questa nostra missione... vi chiedo solo di non compiere altri... non so neanche come chiamarli... trucchi, ecco... niente più trucchi, vi prego...” attraversò allora il ponte “... quanto al vostro sogno, non credo racchiuda qualche significato particolare... i sogni non sono altro che elaborazioni delle sensazioni e degli stati d'animo vissuti durante il giorno... questa ricerca vi ha in qualche modo scossa, per questo avete fatto quel sogno.” I due si avviarono così verso il monastero. Ma proprio in quel momento, dall'alto delle vecchie mura, una figura austera si levò per fissarli. “Non è servito dunque il vecchio ponte a fermarvi, vero?” Tuonò minacciosamente. “Allora troverete di meglio!” “Chi siete?” Domandò Reas. “Voi, piuttosto, chi siete?” “Siamo dei viaggiatori...” rispose il capitano “... cerchiamo solo un posto in cui riposare...” “Andate oltre, allora...” fece la figura “... troverete di certo qualche borgo lungo il cammino.” “Ma siamo stanchi!” “Ed io cosa posso farci?” Esclamò la figura. “Non sono stato certo io ad invitarvi qui!” “Che cocciuto!” Fece Reas, voltandosi verso Elisabeth. |
Non compresi le sue parole....
"Mi perdoni, messere......ma poco fa, ho visto un gruppo di cavalieri guidati da un capo anziano che banchettavano e bevevono....non mi dica che erano....degli spiriti?" "......pensate.....mi avevano anche offerto di barattare la mia arma con quella del comandante....ed io che pensavo fossero vivi.....anche se sin dall'inizio ebbi qualche sospetto, poichè le Crociate da tempo erano finite....." Guardando lo scrigno dissi:"....sì, abbiamo scelto questo poichè il ciliegio è un albero candido ma combattivo, poichè dopo ogni Inverno è sempre pronto a sorgere nuovamente....sappiamo che contiene un'unica arma, ma la scelta è stata ponderata e compiuta con la mia compagna di viaggio...." |
Il vecchio locandiere sorrise ad Altea.
Mostrò allora alla ragazza la migliore stanza che avevano lì. “Farò subito preparare da mangiare, milady...” disse poi “... ed anche una tinozza d'acqua calda in cui potervi lavare dopo le fatiche del vostro viaggio... e naturalmente senza alcun costo... è un dono che vi faccio... grazie per aver preso a cuore le sorti di mio figlio... grazie, milady...” inchinandosi “... quei cavalieri che avete visto sono agli ordini del comandante Gerprando... essendo le guardie del Gastaldo, spetta a loro vigilare su queste terre... li abbiamo chiamati subito dopo la tragedia capitata a mio figlio...” “Tragedia?” Intervenne Renya. “Sono mesi che dico a Barius di tenersi lontano da quella maledetta montagna!” “Su, Renya, scendi in cucina a preparare qualcosa per i nostri salvatori...” le disse il vecchio locandiere. “Si... certo...” e sbuffando la donna scese in cucina. Intanto, Fyellon aveva raggiunto la montagna sacra agli antichi Sanniti. Riconobbe il crollo e seguì i detriti staccatisi dalla parete interna che dava alla vecchia necropoli sannita. Ad un tratto udì dei rumori ed un respiro affannoso. Si affacciò allora in una piccola crepa che dava all'interno della parete e vide una figura intrappolata sotto il crollo di alcune pietre. “Barius...” chiamò il cavaliere “... siete voi? Rispondetemi...” “Chi...” mormorò l'uomo intrappolato “... chi siete?” “Sono un cavaliere... come state?” “Un cavaliere?” “Si, sono sir Fyellon...” annuendo “... e sono qui per tirarvi fuori da questo posto... ditemi, avete qualcosa di rotto?” “Credo di no...” “Bene!” Esclamò il cavaliere. “Avete provato a venir fuori?” “Sono tre ore circa che tento...” “Ora dovete solo star tranquillo...” sorridendo Fyellon “... vi ho portato dell'acqua...” facendo passare la borraccia dalla fessura. “Quando mi tirerete fuori da qui?” “Presto, ma voi dovete fidarvi...” Barius accennò un sorriso e cominciò a bere. “Bevete adagio...” disse Fyellon “... ora devo andare...” “Non lasciatemi solo...” “Vado a preparare ogni cosa per la vostra liberazione.” “Va bene...” fece Barius “... ma tornerete, vero? Sapete, io non ho mai creduto agli spiriti... ma sto cominciando a pensare che questa sia una punizione per aver profanato questo luogo...” “Non siate sciocco...” disse Fyellon “... qui non ci sono spiriti... ora cercate di star sereno... io tornerò presto...” Uscì così da quei meandri, lasciando Barius a pregare in quella sua prigione di pietra e silenzio. http://91.207.61.14/m/uploads/v_p_im...screenshot.png |
Il becchino accennò solo un lieve sorriso a quelle parole di Parsifal.
“Si, avete ragione...” mormorò con aria enigmatica “... le Crociate sono finite da tempo...” fissò allora lo scrigno “... si, dovete ponderare ogni cosa, poiché vi sarà concessa una sola possibilità...” Ad un tratto si udì un lungo ed angosciante gemito, simile ad un lamento straziante che mutò poi in una stridula e folle risata. “La bestia è stata sciolta e ha sentito l'odore delle vostre anime...” disse il becchino “... preparatevi, la prova è prossima a mostrarsi a voi...” |
A passo lento, Luthien entrò in quel borgo, mentre tutt'intorno era un insieme di voci, risa e canti.
Le campane suonavano a festa e ovunque regnavano spensieratezza e divertimento. Ad un tratto Talia udì delle voci. Provenivano da una rustica bottega il cui ingresso era all'ombra di un pergolato di foglie di vite. Dal tono che si udiva e dall'eccitazione amichevole che dominava quella discussione, la ragazza si rese subito conto che stava avvenendo una contrattazione. “Vi dico” disse una voce vigorosa e dalla bonaria cadenza “che un costume simile a Capomazda non costerebbe meno di quattro Taddei.” “Ma non siamo a Capomazda!” Esclamò un'altra voce, dal tono molto più giovanile. “Lì ci sono i dazi da pagare per i mercanti e poi la clientela è quasi tutta di alto lignaggio. E poi, suvvia, siamo a Maddala e non a Capomazda! Non si può pretendere di vendere qualcosa come se ci trovassimo là! Allora, vi darò un Taddeo e mezzo. Non una moneta di più!” Il mercante scosse il capo. “Oh, Fernand...” sospirò una voce femminile “... ti prego, voglio quel costume...” “Sentito?” Fece Fernand fissando il mercante. “Sapete questo cosa vuol dire? Che mi venderete quel costume per un Taddeo e mezzo!” “Impossibile, messere.” Replicò il mercante. “Proprio non posso. Guardate e controllate pure... non può vendersi a meno del prezzo che vi ho detto.” “Oh, Fernand...” accarezzando quel costume la ragazza “... guardalo, è bellissimo... avevi promesso che alla festa saremmo stati Erec ed Enide... dai, prendiamo il costume di Enide...” “Avanti, lo prendo per un Taddeo e mezzo.” Disse Fernand al mercante. “Impossibile.” Inflessibile questi. Poi all'improvviso il suo sguardo si spostò verso la strada. Aveva notato Talia in sella a Luthien. “Forse possiamo risolvere la questione...” mormorò “... attendetemi un momento...” Si avvicinò alla cavallina. “Gentile dama... posso rubarvi un momento?” Rivolgendosi a Talia. “Ho bisogno del vostro aiuto... vedete, è sorta una vivace disputa tra me e questo buon giovane... sua moglie ha scelto come costume per la festa di San Michele Arcangelo, quello della bella eroina Enide... ora, quel costume vale almeno quattro Taddei, mentre io lo vendo a soli tre Taddei... il giovane però ritiene che il prezzo sia ingiusto e propone di pagarlo solo un Taddeo e mezzo... ecco, se a voi non è troppo disturbo, ora vi chiedo una cortesia... volete controllare voi stessa il costume e dirci secondo voi qual'è il suo giusto valore? Siete una giovane e bella dama e di certo non vi fanno difetto gusto e competenza... accettate?” Il mercante allora fece cenno al suo garzone e questi subito prese il costume, per portarlo poi al suo padrone. Il mercante così lo mostrò a Talia. Era ricco e sfarzoso, di un vivo vermiglio, attraversato da larghe fasce di bianco e lucido raso. |
Io e Luthien entrammo nel borgo a passo lento... intorno a noi si confondevano grida, canti, risa. Tirai appena le briglie, dunque, e mi soffermai nel tentativo di districare la mia mente da quella confusione e riuscire ad uscire da quel caos, e fu allora che udii quelle voci...
Discutevano circa il prezzo di un abito per la festa e, dal tono di entrambi i contendenti, pensai che non sarebbe certo stato semplice per loro trovare un accordo. Stavo gusto per ripartire quando, del tutto inaspettatamente, una di quelle voci mi si avvicinò e, un po’ tirandomi ed un po’ sospingendomi, il mercante mi invitò verso la sua bottega... “No...” tentai di protestare “Aspettate... io, veramente...” Ma quell’uomo non badò alle mie obiezioni e così, in barba a tutti i miei propositi di passare inosservati e nascondersi da qualche parte in attesa di Guisgard, mi ritrovai in quella bottega. Citazione:
Era sicuramente molto bello, pensai: la stoffa era morbida e fluente arricchita da lunghe fasce di liscio raso, il corpetto presentava piccoli e delicati ricami e la cintura che stringeva la vita era alta e rigida... “Questo è sicuramente un abito speciale...” mormorai “Un abito come questo, così minuziosamente curato nei dettagli, è sicuramente stato creato con amore e dedizione... e perciò credo che sia molto onorevole l’uomo che desidera farne dono alla propria moglie. Certo, anche il mercante ha ragione: un abito come questo ha indubbiamente un grande valore... un valore, probabilmente, non soltanto materiale...” Per qualche istante ancora le mie dita indugiarono su quella stoffa morbida, poi sospirai... “Facciamo così...” proposi “Il nostro buon Erec metterà il suo Taddeo e mezzo... ed un altro Taddeo e mezzo lo metterò io!” Infilai allora una mano nella bisaccia e ne estrassi una grossa moneta d’oro e due monete più piccole. “Ed in cambio di ciò, voi sarete magari così cortesi da indicarmi un luogo tranquillo e lontano dalla confusione in cui io e la mia cavallina potremmo riposarci per qualche tempo...” sorrisi “Che cosa ne dite?” |
Il vecchio locandiere si dimostrò più disponibile e mi accompagnò, a suo dire, in una delle migliori stanze. Certo, capivo la sua gentilezza era dovuta solo al fatto che eravamo lì a salvare il figlio poichè notai il modo con cui trattava la nuora, Renya.
"Messere, vi ringrazio per questa vostra ospitalità, ma non è a me che dovrete rendere grazie se vostro figlio verrà salvato..quanto a Fyellon. E vi chiederei una gentilezza...come premio vorrei sapere la strada giusta per tornare a Tylesia, spero possiate aiutarci, ora se permettete vorrei rimanere sola e rinfrescarmi, sono veramente stanca...sono mesi che non ho un momento di tranquillità." Rimasi un attimo a pensare e mi balenò un pensiero...forse quei cavalieri conoscevano qualcosa su Tylesia e sui loro nemici.."Potrei avere l'occasione di parlare con il comandante dei cavalieri, sir Gerprando, mentre aspetto Fyellon?" |
Guardai la sposa e dissi non ce di che mylady è stato un piacere ora devo andare prima che tornino in molti e mi incamminai verso la selva insieme al gruppo di amici e ora chissà cosa ci attenderà dissi guardando Tieste e Alberigo speriamo qualcosa di bello e sorrisi
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Quanto era acido......e poi parlavano di noi donne, ma peche' non sorrideva un po'....." Carissimo mio buon compagno di avventura........se questa storia vi sta avvilendo, li' ci sono ancora gli alberi pronti a farvi ritornare indietro.....e vedrete come per incanto svanire me..e tutta questa ssurda storia.....cigni e sogni..."...Fui interrotta dal monachello dispettoso, che a quanto pare era testardo.....acido e sospettoso, Reas ebbe qualche scambio di vedute..che non fruttarono nulla...." Lui cocciuto ?...mio caro Reas..se le vostre teste si scontrassero...tremerebbe la terra, non vi dara' retta..e non andremo da nessuna parte che non sia al diavolo, non volete che usi la mia magia, volete che stia zitta.....bene, aspetto i vostri comandi.....oppure posso far sparire il monachello.......sono in balia dei vostri desideri, fate in fretta pero' perche' se non trovo i cigni, Goz non costruisce l'armatura e io finisco sul rogo...e siccome la cosa non mi aggrada, finisco poi per far di testa mia....".....Mi appoggiai ad un albero incrocia le braccia ed attesi che sua Grandezza risolvesse la questione..
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Entrambe sorridemmo,fortuna che ricordo ancora bene le lezioni del mio padre adottivo. Volevo continuare a parlare con il becchino, poichè mi sembrava una persona informata dei fatti e affscinante da ascoltare e confrontarsi ma improvvisamente un urlo stridulo e soffocante tuonò nell'area......compresi........che la Bestia era stata liberata.
La caccia andava iniziando. "D'accordo....."risposi. "E' stato bello scambiare, quattro chiacchiere con voi.....siate prudente......adesso cominciamo a giocare...."risposi sorridendo. Lilth era vicino a me, guardaì i suoi occhi e ripresi la guardia: "Non fallirò.....Lilith sarà protetta". Attesi movimenti e spostamenti d'aria provenienti dal silenzio, avevo gli occhi chiusi.....andavo concentrandomi; non avevo ancora intenzione di utilizzare lo scrigno poichè dovevo aprirlo e utilizzarlo con Lilith, nel frattempo mi sareì protetto con i miei riflessi ed una piccola mano "pagana"...... |
Talia sfiorò con le dita quel costume e ne comprese subito la bellezza.
Nel padiglione centrale, illuminato da lampade dai colori vivissimi e variegati, gli invitati avevano preso già posto, ciascuno abbigliato come l'evento richiedeva. Maschere e costumi, ventagli e ombrelli policromi vivacizzavano la festa e i musici con le loro note erano una dolce tentazione per chi amava la danza. Un gruppo dei presenti, divertiti, era seduto in cerchio tra due menestrelli che animavano il ricevimento. Tra quegli spettatori vi era anche la principessa Chymela. “Allora, miei signori...” fece uno dei menestrelli “... avete riflettuto? Chi è più importante, un Angelo oppure un uomo?” “Dilemma complicato...” disse il marchese di Florenzia, abbigliato come un ricco feudatario di Boemia, che mai aveva distolto lo sguardo da Chymela “... ma di sicuro un Angelo è superiore ad ogni uomo.” Tutti lodarono quella risposta. “Siete d'accordo con me, altezza?” Domandò il marchese alla principessa. “L'uomo è superiore a qualsiasi Angelo.” Esclamò all'improvviso una voce. Tutti si voltarono. “O bella...” sarcastico il marchese, cercando con lo sguardo tra i presenti “... e come fate a dirlo?” “Perchè un uomo può diventare un Santo.” Rispose il misterioso ospite. Era abbigliato come uno di quei contrabbandieri corsi, a metà tra il guascone e il picaresco. Aveva un colorito pallido che tradiva una malinconica nobiltà, una ciocca ribelle di capelli scuri e ondulati che danzava sul suo volto, un portamento come segnato da un'indefinibile solitudine. Il volto era celato da una maschera argentata che ben si intonava col meraviglioso basco vermiglio, mentre due occhi azzurri sembravano custodire un impenetrabile segreto, forse legato ad immense ricchezze, o forse marchiato da un insopportabile dolore. “Allora” replicò il marchese “un uomo è superiore anche a San Michele, San Gabriele e San Raffaele?” “L'avete detto voi stesso, milord...” rispose l'ignoto contrabbandiere “... i tre Arcangeli sono Santi, oltre che Angeli...” Un mormorio meravigliato sentenziò l'ammirazione che quell'uomo aveva suscitato nei presenti. Quella visione sembrava aver preso forma grazie al tocco delle sue mani su quel vestito. In quel momento il mercante e i due clienti si accorsero della sua cecità. “Vogliate scusarmi, milady, io non sapevo...” fece il mercante. Ma Talia subito lo interruppe con le sue parole. E poi il gesto di voler pagare metà del prezzo di quel costume. “Io non posso accettare, milady...” stupito Fernand. “E' un gesto molto nobile, milady.” Disse il mercante. “Siete di certo una gran dama, visto la nobiltà che traspare dai vostri gesti, oltre che dalla vostra figura.” Alla fine Fernand accettò il dono di Talia, visto il desiderio di sua moglie di voler indossare quel vestito. “Posso sdebitarmi allora, milady?” Domandò il giovane marito. “Abbiamo un nostro buon amico che gestisce una locanda. E' un posto tranquillo e molto accogliente, non troppo lontano, né troppo vicino dal centro del paese. Lì potrete riposare. Possiamo io e mia moglie condurvi là?” |
Ma prima che Parsifal si allontanasse, il becchino lo chiamò:
“Aspettate, cavaliere!” Fissò poi anche Lilith. “Non sapete nulla di ciò che accade qui...” mormorò “... come pensate di poter intraprendere la prova? Ignorate tutto... rammentate che senza la vostra compagna non potrete salvarvi... forse riuscirete a vincere la prova, per miracolo, ma poi? Bisognerà uscire da questo labirinto e la cosa non sarà facile... per questo vi ho detto di riflettere su tutte le possibilità che avete...” |
“Certo, milady!” Disse il vecchio locandiere ad Altea. “Quando vi sarete rinfrescata e riposata, scendete pure al piano di sotto. Troverete lì i soldati ed il loro comandante Gerprando.”
E lasciata sola la ragazza, il vecchio locandiere tornò in cucina. |
Reas fissò Elisabeth e scosse la testa.
“Io non ho mai detto di volervi in silenzio!” Esclamò il capitano. “Ho solo detto che non mi piacciono i vostri trucchetti! Avanti, fatemi vedere cosa sapete fare... parlateci voi con quel monaco, visto che è testardo quanto me!” |
Ero concentrato, finchè la voce del becchino irruppe nuovamente, temeva che mi allontanassi da quel luogo, ma non lo avreì fatto.
Sapevo che era necessaria la presenza di Lilith e della sua conoscenza nelle arti antiche, inoltre, lei stessa custodiva lo scrigno e ardentemente desiderasse affrontare la prova, non mi sareì mosso senza di lei. Il mio compito era quello di rimanere vigile e difenderla ad ogni costo: ".......con tutte le battaglie e sfide che ho affrontato, sapevo che non tutte potevano essere vinte da solo, avevi bisogno degli altri: il supporto dei tuoi compagni, lo stesso ideale, la loro vita che avevi nelle mani.....mi hanno forgiato......e non finirò mai di ringraziare" Mi volsi verso il becchino e gli risposi: "Non temete....non avanzerò alla cieca.... sapete il mio padre adottivo e Maestro il cui nome era Caradill, mi ripeteva sempre ciò......."analizza tutto ciò che ti circonda, non fidarti solo dei tuoi sensi ma sappine utilizzare un altro.....il più importante: il cervello...... Non stare sempre fra le nuvole.....così, amava prendermi in giro" dissi sorridendo."Inoltre, sul letto di morte mi ha affidato una strana chiave ed una missione che ancora non comprendo, ma che al più presto scoprirò......Il ciondolo dei Longiniu....non conosco la storia dell'ordine a cui appartengo e la sua chiave....." |
Quella visione mi attraversò la mente e fece tremare la mia mano, lasciandomi vagamente turbata...
Le visioni su Andros e Chymela, infatti, erano sempre scaturite da qualcosa... il Belvedere, la fabbrica, la pietra, il libretto... e così quella, affiorata tra i miei pensieri mentre stavo sfiorando quel vestito, mi colse totalmente alla sprovvista e mi travolse... Tremai e, per un momento, non fui più tra loro. Poi, all’improvviso, la voce di quel giovane uomo mi richiamò tra loro... Citazione:
“Oh...” mormorai “Oh, si... ve ne sarei infinitamente grata! Vedete... nella mia condizione, temo che potrei incontrare qualche difficoltà ad attraversare il paese con tutta quella confusione... c’è una festa, non è vero? Vi ruberò, dunque, non più di un minuto: basterà che mi indichiate la via, poi vi lascerò subito andare a festeggiare!” Così dicendo cercai di nuovo la briglia di Luthien e la strinsi... sospirai... tutto ciò che desideravo era raggiungere un posto tranquillo e silenzioso il più presto possibile... ero così stanca e stravolta... ero così preoccupata! |
Il becchino fissò Parsifal e poi Lilith.
“Si, dite il vero...” disse “... il cervello... e quello vi aiuterà in questa impresa... se mi concederete un momento del vostro tempo, vi narrerò della prova...” E di nuovo si udì il folle verso della belva che echeggiava tra i meandri maledetti di quel labirinto. |
Il vecchio locandiere mi lasciò sola, finalmente mi rinfrescai, certo non era un bagno con essenze profumate...ma sempre meglio di nulla.
Mi rivestii di fretta, avevo urgente bisogno di parlare con quei cavalieri e il loro comandante, scesi le scale di fretta cosi che arrivata al piano sottostante trovai infatti i cavalieri, del locandiere non vi era traccia e mi avvicinai al comandante.."I miei omaggi cavaliere, mi chiamo Altea e avrei bisogno di alcune informazioni da Voi e i vostri soldati...di una città di nome..Tylesia". |
Talia fu così accompagnata dai due giovani sposi verso quella locanda.
“Si, in paese vi è una festa.” Disse la moglie di Fernand. “L'altro ieri si festeggiava l'apparizione del nostro Santo patrono, l'Arcangelo Michele. Un'antica tradizione vuole che si incendi il campanile per onorare il Santo.” “Stasera ci sarà un gran ballo in costume, per omaggiare la tradizione cavalleresca tanto cara a San Michele.” Aggiunse Fernand. “Parteciperanno tutti i giovani del borgo... perchè non venite anche voi, milady?” “Forse la nostra amica sarà restia, visto che non è accompagnata...” fece la moglie di Fernand. Giunsero così alla locanda. Fernand chiamò subito qualcuno e un attimo dopo un uomo uscì dall'edificio. “Famios, come stati?” Andandogli incontro Fernand. “Bene, grazie a Dio!” Rispose l'uomo. “Ti abbiamo portato una nostra amica...” indicando Talia “... è possibile farla accomodare in una stanza?” Famios annuì. Accortosi poi della cecità di Talia, chiamò sua figlia. “Margel, accompagna di sopra la nostra ospite.” Disse il padre alla figlia. “Cosa avete deciso riguardo al ballo, milady?” Domandò Fernand a Talia. “Fernand, non insistere...” mormorò sua moglie “... ti ho detto che forse si imbarazza a venire sola...” “Il ballo?” Ripeté Margel. “Se volete io ho finito di sistemare alcuni costumi, milady... potete sceglierne uno per il ballo.” “Vedremo!” Esclamò il padre. “Ora facciamola riposare. Su, accompagnala sopra, Margel.” E portò Talia in una comoda e tranquilla stanza, mentre suo padre sistemò Luthien nella stalla. |
Il comandante Gerprando fissò Altea.
“Tylesia? Ma quella città è molto distante da qui!” Disse. “Si trova oltre queste montagne, verso Levante! Ma come siete finiti in questo posto dimenticato da Dio? Io, dipendesse da me, sarei già partito per l'altra parte del mondo!” “Voi siete sposati?” Domandò Renya uscendo dalla cucina. “Voi e quel cavaliere, intendo?” Fissando Altea. |
Il comandante mi guardò stupito...alle sue parole mi sentivo quasi svenire..quella parola era come un' ossessione..Levante, ma perchè non avevo agito da me, col mio pensiero?
"Si, milord...avete ragione, infatti pure il vecchio locandiere mi disse che si trova a Levante...ed era la direzione dove volevo dirigermi ma Fyellon poi riuscì a farmi cambiare idea..ma non penso sia difficile ritornare sulla via giusta, noi veniamo da Tylesia...e cerchiamo i nemici che la minacciano.." stavo finendo il discorso quando fui interrotta da Renya la quale mi pose una domanda alla quale non sapevo rispondere, riflettei un attimo...se avessi risposto che eravamo cugini, ci avrebbero divisi e io non mi sentivo sicura in quella locanda sola...ma non avevo altra scelta, e poi avevo la spada presa al fabbro in caso di evenienza..."No, milady Renya...siamo cugini". |
Insieme a Fernand e sua moglie, attraversammo il paese e, finalmente, raggiungemmo la locanda.
Ero sempre più stanca e preoccupata... il pensiero di Guisgard e di ciò che poteva essere avvenuto al suo ritorno nella grotta mi tormentava, la speranza che Sheylon fosse arrivato in tempo continuava ad accarezzarmi la mente e poi quell’angoscia che mi prendeva all’idea che i Cavalieri della Luna Nascente potessero arrivare lì... Sospirai e mi avviai su per la scala, guidata dalla mano della figlia del locandiere... “Siete tutti molto gentili...” mormorai, fermandomi di colpo e voltandomi di nuovo verso di loro “Ed io vi ringrazio infinitamente! Ma preferirei non venire a quel ballo... sono stanca, ho molto viaggiato... ed ho soltanto bisogno di stare un po’ tranquilla!” Sorrisi loro e ripresi a salire la scala, finché non giungemmo in una stanza tranquilla e silenziosa, in fondo al corridoio. Qui ringraziai la ragazza di nome Margel ed attesi di sentirla uscire, richiudendosi la porta alle spalle... poi mi accostai alla finestra e lì mi sedetti... non avrei potuto vedere Guisgard se fosse arrivato, ma ero certa che lo avrei almeno ‘sentito’. |
Passarono forse alcune ore con Talia immobile accanto alla finestra.
Così, il Sole percorse il suo tragitto fino a sfiorare l'Occidente, seguito dal manto dell'imbrunire e al suo passaggio lunghe ombre coprirono la campagna. Il borgo, pian piano, si accese e la ragazza cominciò ad udire la musica che annunciava la festa. In quel momento un lontano ricordo le sfiorò i sensi. Una notte al Casale ed un vestito rubato... Poi un ballo al chiaro di Luna ed un bacio mancato per l'arrivo del maestro... Ripensò così a quel vestito e a tutto il resto. Ad un tratto qualcuno bussò. “E' permesso, milady...” entrando Margel “... volevo chiedervi della cena... cosa gradite mangiare? E poi...” arrossendo “... se non è troppo disturbo... volevo mostrarvi alcuni dei costumi che ho preparato... si, ho sentito che non volete andare al ballo, ma mi fa piacere mostrarveli...” cominciò allora a posare sul letto qualcuno di quei costumi “... ho preparato alcuni costumi in tema... Florio e Biancifiore, legati alla novellistica... poi Tafferuille e Colombina, per la Commedia dell'Arte...” e con una mano fece toccare a Talia la stoffa di quei costumi. Il crepuscolo si era arenato pian piano nel blu cobalto di quel cielo screziato, che sembrava cospargersi di veli e manti con l'avanzare della sera, per lasciare un corona luminosa, figlia degli ultimi bagliori del giorno morente, ad avvolgere ogni cosa. Alberi fioriti e arditi giochi d'acqua animavano il giardino reale sotto il firmamento disseminato di luminose stelle, capaci di rendere magica e sognante quella sera destata dall'incanto della Luna che, col suo pallido alone, disegna sulle nuvole errabonde verso Oriente sagome e contorni fiabeschi. Le due figure passeggiavano sotto alcune arcate tra le quali erano cresciuti, per poi intrecciarsi fra loro, rami di ridente uva bianca. “Sapete dove vi conduco?” Domandò Chymela al suo misterioso ospite. “Non faccio alcuna resistenza, mia signora.” “Verso quei pampini in fiore.” Indicò lei. “Siete così arrendevole?” “Ogni buon marinaio” rispose lui “si lascia sempre guidare dal vento favorevole.” “Ho notato che non avete toccato nulla.” Disse lei. “Forse Veroniana aveva ragione su di voi...” “Cosa diceva di me la vostra amica?” “Che forse siete un principe venuto dall'Oriente.” Rispose lei. “E che non mangiate mai quando siete lontano dal vostro palazzo o dai vostri eunuchi. Forse perchè temete di essere avvelenato.” Lui sorrise. “E' così, milord?” Lui la fissò. “Perdonatemi...” sospirò lei. “Per cosa?” “Per un momento ho rivisto... un amico...” “Sono onorato di questa vostra innocente indecisione...” Lei accennò un malinconico sorriso. “E' lontano questo vostro amico?” “Si...” “E' però ancora di questo mondo, spero.” “In verità è come se non lo fosse...” sussurrò lei “... è tanta la distanza che ci separa, le difficoltà che ci avversano, i dubbi che mi dilaniano, che mi sembra quasi di essere divisa da lui da un Ade sconfinato...” “I poeti ci narrano che neanche l'Oltretomba tiene divisi due amanti...” fissando il firmamento lui “... basti pensare ad Admeto ed Alcesti, ad Orfeo ed Euridice...” “Eh...” sospirò lei “... sono solo dolci miti...” “Un poeta narrò di due giovani ed infelici amanti...” disse lui “... Paolo e Francesca... anche loro erano divisi da tutto... un matrimonio li rendeva adulteri ed il sangue fraterno li sentenziava come traditori...” “E come finì la loro storia?” “Morirono entrambi, per bruciare poi all'Inferno...” Lei chinò il capo e si abbandonò ad un sospiro che si mutò in un gemito. “Ma...” continuò lui “... chi ostacolò il loro amore fu condannato a pena ben peggiore... ed anche nell'eterno dolore delle fiamme infernali, neanche Dio, nella Sua infinita Misericordia, volle separare i due amanti...” “Conosco questa triste storia...” mormorò Chymela “... Galeotto fu il libro e chi lo scrisse...” recitò “... lui, il mio amico, mi narrava sempre di Lancillotto e Ginevra...” “C'è abbastanza magia stanotte sotto la luna” disse lui “da poter confondere la finzione con la realtà, il sogno con la concretezza... volete fare un gioco?” Lei lo fissò nuovamente. “Sotto questa maschera potrei essere chiunque...” continuò lui “... un pirata, uno zingaro, un contrabbandiere... magari anche un principe orientale... perchè non il vostro amico? Per una sera, una sera soltanto...” “Voi conoscete bene la storia di Lancillotto e Ginevra?” Lui sorrise. “Così bene da farmi sentire Ginevra?” Con gli occhi lucidi lei. “Addio, bello e dolce Amico...” a memoria lei. “Come suona diversa questa parola...” sussurrò lui “... come se l'avesse pronunciata proprio Ginevra... amico è colui che è tale solo per amicizia, raccontava la regina... Lancillotto invece era l'Amico... l'unico e il solo per la regina Ginevra...” “Conoscete bene anche altre storie?” Chinando il capo Chymela ed accarezzando alcune margherite. “Conosco tutte le storie che sa narrare quel fiore...” rispose lui “... ho navigato nei mari a Sud di queste terre, fino a Capomazda... e ad ogni porto e su ogni isola si narra della margherita e delle sue meraviglie...” “Sareste perfetto allora per impersonarlo...” mormorò lei “... vi manca solo il nome...” “Già, un nome...” fece lui “... una vecchia leggenda maltese narra che con una maschera si può assumere qualsiasi nome... potrei provare... come comincia il nome del vostro amico? Con la prima lettera dell'alfabeto? Artur? Armand? Alain? Forse era del Sud, magari greco? Anassagora? Arzia? Aristeo? Sapete, nei Nostoi greci, i poemi che narravano i ritorni degli eroi dalla Guerra di Troia, spesso i protagonisti erano indicati con un nome generico... uomo... ed in greco, uomo si dice Andros...” Lei si voltò di scatto ad udire quel nome. “Vi prego...” impallidita “... narratemi altre storie, fingendo di essere lui...” Lui la fissò con i suoi occhi azzurri e malinconici. “Lui amava darmi una buonanotte speciale ogni notte...” sussurrò lei. “Conosco una novella italiana...” disse lui “... parla di due giovani amanti nati sotto una cattiva stella... la conoscete?” “Una notte lui mi salutò dopo avermi narrato di quei due giovani sventurati...” “E' facile per Romeo” fissandola lui “dire che la sua Giulietta è il Sole... il suo balcone possiede l'Oriente alle spalle e ne indora con l'aurora la sua pallida figura... e con l'alba egli può chiedere alla Luna di spegnersi, alle stelle di ammutolirsi ed al giorno nascente di cullare la sua amata... egli però ha bisogno del Sole e della sua luce riflessa... ma la mia Chymela non ha bisogno del Sole, né di raggiungere l'Oriente... il suo balcone è l'Oriente ed ella stessa è il Sole, è la Luna e tutte le stelle del firmamento, dalla Prima del Mattino, a quella Polare e di lei provano invidia Cassiopea la splendente e la Croce del Sud, guida, conforto e compagna di marinai e viaggi infiniti... ed io ne invoco uno sguardo, un sorriso, un cenno e forse un bacio... per tramutare tutto ciò in sogno e viverlo senza fine in questa notte eterna, senza più l'alba... poiché neanche la luce del giorno farà fuggire il mio sogno più bello...” “Perchè sei tornato?” In lacrime lei. “Non sai che ti stanno cercando?” “Una profezia mi ha predetto di questa terra...” sussurrò lui “... e un sogno mi ha promesso un tuo bacio...” “E tu...” piangendo lei “... tu sei tornato solo per un bacio?” “Oltre un tuo bacio” fissandola lui “non esiste altro... senza quel tuo bacio, il mondo stesso non ha più valore per me, Chymela...” E la baciò in un caldo sospiro che li unì nel battito, magico, eterno ed ormai unico, dei loro cuori. “Vi piacciono dunque questi costumi, milady?” Domandò Margel e interrompendo con la sua voce quella visione di Talia. “Che meravigliosa pietra...” fissando il ciondolo che la ragazza aveva al collo “... sta brillando intensamente... sembra magica...” |
Quando il becchino ci disse che avremmo dovuto aprire subito lo scrigno, io lo coprii con il mio mantello con un rapido movimento. Se quello scrigno poteva essere utilizzato una sola volta, allora avremmo dovuto utilizzarlo al momento giusto. Guardai con fare sospettoso l'anziano signore, che continuò a parlare.
Parsifal mi domandò quando avrei preferito aprirlo ed io gli sussurrai, sicura: "Di certo non in questo momento. Dobbiamo essere realmente in difficoltà per poterlo utilizzare." Il becchino, intanto, raccontò che i cavalieri che avevamo visto prima erano in realtà morti e risorti, dato che avevavamo affrontato quella prova. Non riuscii a capacitarmi del fatto che gli uomini di poco prima erano, in realtà, morti. Rabbrividii ed indietreggiai di un passo verso Parsifal. Udii poi un agghiacciante urlo. Secondo quello che l'uomo ci disse, quella era la bestia, la nostra prova. Indietreggiai nuovamente, fino a che non mi trovai di fianco al mio compagno di viaggio. Quando stavamo per allontanarci dal cimitero, il becchino ci richiamò e ci disse che dovevamo sapere altro riguardo quel labirinto. Parsifal disse una frase del suo maestro che mi colpii profondamente: aveva ragione, avremmo dovuto utilizzare il nostro cervello ed il nostro ingegno per superare la prova... Improvvisamente, udimmo un'altro terribile grido della belva. In quel momento, il becchino propose di raccontarci altro riguardo ciò che avremmo dovuto affrontare. "Avete meno di un minuto per raccontarci cosa ci aspetta" dissi io, con una preoccupazione tale che mi tremavano le mani "Vi prego, diteci tutto in meno tempo possibile: quel mostro si sta avvicinando." Prima che egli potesse rispondere, un altro urlo della bestia eccheggiò tra i cunicoli del labirinto. |
Sorrisi con stima e approvazione, forse avevo trovato una giusta e rispettabile persona. Notaì che Lilith, man mano veniva sempre più vicino a me capì che aveva paura, appena arrivò più vicino, la presi per mano per rassicurarla e infonderle tutta la mia energia.....sarebbe andato tutto liscio se fossimo rimasti uniti.....anche le paure più grandi......insieme........è possibile superare.
L'urlo diveniva sempre più funesto e agghiacciante, ma io rimanevo concentrato e impassibile; molti avrebbero perso il controllo.....ma tante di quelle volte che l'ho perso io, sorbendone gli effetti......ne ero divenuto immune. Molte volte, lungo i miei viaggi ed avventure in terre afflitte dalla guerra mi chiedevo perchè mi succedeva ciò.....chiusi gli occhi discostando lo sguardo, ma mi ripresi e dissi: "Messere, anche se abbiamo poco tempo......qualsiasi notizia o evento che conosce, sarà ben utilizzato. Prego.....procedete pure....." |
Così, salutati gli invitati alle nozze e i due sposi, Cavaliere25 e i suoi amici si avviarono verso la selva.
Dopo un po', arrivarono davanti ad una villa diroccata. Era preceduta da uno spiazzo e nel mezzo di questo vi era un vecchio pozzo. Ad un tratto udirono un grido disperato. “Aiutatemi! Tiratemi fuori da qui!” |
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