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Le guardie fecero attendere per un bel po' Clio in quel piccolo ingresso.
Poi finalmente arrivò un domestico. “Vogliate seguirmi, prego...” disse alla ragazza. Attraversarono così l'androne dopo il portone, giungendo ad un vasto cortile, attorno al quale correva l'interno della residenza dei Fiosari. Imboccarono un lungo e silenzio corridoio, che li condusse in una saletta privata che dava poi, attraverso un piccolo vestibolo laterale, sul giardino del palazzo. La saletta era arredata con gusto mondano, abbellita con frivolezze di vario tipo, perlopiù monili provenienti da varie città italiane ed Europee, che tradivano quegli aspetti e particolari tipici che contraddistinguono gli spazi amati dai giovani dell'alta società del tempo. Roberto era in piedi a guardare da una delle due piccole finestre della saletta, che davano sul giardino, quando il domestico entrò con Clio. L'uomo mostrò un lieve inchino ed uscì, lasciando la ragazza sola col giovane. “Forse è questa l'altra vita...” voltandosi lui, mentre stringeva fra le mani quella collanina con l'orchidea “... l'altra vita in ritrovarci...” sorrise “... come stai, Clio?” |
Altea così raggiunse il laghetto per rilassarsi.
Ma mentre era in balia dei suoi pensieri, ad un tratto udì dei rumori. Era una veloce carrozza che attraversava la stradina adiacente al lago. Poi si fermò per far abbeverare i cavalli e da essa scesero alcuni uomini abbigliati in modo esotico e pittoresco. Fra essi apparve uno che sembrava esserne il capo. Era grosso e robusto, i capelli lunghi e il volto piccolo. “Lasciate che i cavalli bevano...” disse ai suoi “... ma poi rimettiamoci subito in cammino... il padrone ci sta aspettando.” |
“La lista” disse Cestia ad Eilonwy “continua anche dietro...” e mostrò alla ragazza la seconda pagina.
E in effetti gli invitati erano il doppio, più di un centinaio. E nel vedere quei nomi, Eilonwy notò uno assai particolare: il Cavaliere di Altafonte. |
“Cestia, ma chi è Cavaliere di Altafonte?".
Altafonte, non so per quale motivo, mi veniva quasi da ridere. Non aveva niente di buffo il nome, ma mi risultava divertente e strano. "Quanti anni ha? Lo sai?". |
Ad un tratto sobbalzai quasi presa come ero dai miei pensieri...si fermò una carrozza.
Certamente, non era inusuale visto la nobiltà che qui faceva bella mostra di sè eppure rimasi colpita dagli uomini che scesero. I loro abiti erano davvero strani, sembravano quasi orientali..ricordavo gli studi fatti col maestro Denser. Poi prese la parola uno di loro..diceva agli uomini di affrettarsi poichè il loro padrone li aspettava..quindi erano alle dipendenze di qualche signorotto della città. Li guardai e fui troppo tentata e mi avvicinai a quello che doveva essere il capo..ma l'essere finalmente libera mi aveva fatto ritornare a quella che veramente ero..in quel posto mi sentivo finalmente di nuovo me stessa. "I miei saluti messere" dissi al capo "sono lady Altea Mac Parker..stavo prendendo dell'aria fresca e vi ho visto arrivare di gran fretta e potete immaginare sono rimasta colpita nel vedervi, non sono di Sygma ma neppure voi vedo...da che posto straniero provenite?" |
Ascoltai la guardia pensando di vivere un incubo......avrei voluto urlare sono loro.....avrei voluto saltare giu' dal carro e salire sul cavallo con una guardia...ma allo stesso tempo potevo essere giudicata loro complice........" Vi ringrazio.....terremo come oro il vostro consiglio....".....ed il carro prosegui' il suo percorso...guardavo avanti la strada e sentivo che mi guardavano....già..sentivo i loro sguardi....ora sapevo..." Quindi , siete la peggior feccia che ci sia sulla faccia della terra......avete ucciso per il piacere di farlo...avete stuprato.......e ora, cosa pensate di fare adesso......il mio dover l'ho fatto....dovete lasciarmi andare via.....non vi indichero' mai a nessuno....meglio dimenticare le vostre facce che ricordarle....."....mi rannicchiai in segno di protezione.....e fu solo un attimo......la mia vita poteva interrompersi lì .......su quel carro sconosciuto...
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Salii sul piedistallo al centro della bottega di madama Lucia ed allargai le braccia di fronte allo specchio, mentre la donna si affaccendava per prendere le misure per il mio abito.
Alle parole vaghe di Silvia sorrisi ampiamente... "Sono certa che Jacopo sarebbe molto colpito se solo sapesse tutti i complimenti che gli rivolgete, milady..." dissi divertita. Poi mi voltai verso di lei, appena, quel tanto che la stoffa fermata e appuntata con le decine di spille che Lucia mi stava mettendo addosso me lo consentiva, e le sorrisi appena... "Quanto al vostro misterioso straniero..." soggiunsi piano "Pensate davvero che verrà? Non so, ma se ha preso in affitto Palazzo Lorena, così enorme e così solitario, mi viene da pensare che non ami troppo la compagnia del suo prossimo..." Continuammo a chiacchierare del più e del meno per qualche momento, finché la sarta non ebbe finito con le misure, dopodiché salutai con la promessa che l'abito mi sarebbe stato recapitato entro la mattina seguente, uscii dalla bottega e risalii in carrozza. |
L'uomo dagli abiti orientali si voltò e fissò Altea.
“Che Allah vi risparmi, signora...” disse mostrando un lieve inchino col capo “... avete visto giusto... io ed i miei uomini” indicando quelli che erano con lui “non siamo di questo regno e neanche di altri regni latini. Non siamo battezzati e proveniamo dall'Oriente... siamo originari della città del Profeta... ci troviamo qui agli ordini del nostro padrone... il Cavaliere di Altafonte, l'uomo più ricco del mondo... egli un giorno ci riscattò dalla morte e noi giurammo di difenderlo a costo della nostra stessa vita...” e mostrò ancora un cenno del capo come saluto. |
Seguii la guardia in silenzio, attraverso quelle stanze elegantemente arredate.
Mi guardai intorno e, d'un tratto, sorrisi: allora c'era il giardino. Entrammo nella piccola saletta e il mio sguardo si posò sulla figura accanto alla finestra. Roberto.. Il mio viso si illuminò nel vederlo, da quanto tempo non vedevo un volto amico? Non era cambiato in quei tre anni. Mi avvicinai a lui, cercando di non sporcare troppo col mio mantello fradicio. "Sono in un mare di guai.." dissi con una smorfia, senza rispondere alla sua prima domanda. "Non hai saputo?" dissi poi, cercando i suoi occhi con i miei "Crysa è messa a ferro e fuoco.. I ricchi borghesi, banchieri, mercanti, e quelli che pretendevano di entrare nell'alta società, hanno aizzato la folla.. sostenengono che la nobiltà sia solo tirannide.. che solo dando il potere a loro i cittadini saranno davvero liberi.. come se fossero migliori.." scossi la testa "...sono caduti tutti.. tutti.." la voce iniziò a tremarmi "...non hanno risparmiato nessuno, donne, bambini, persino neonati.. ed espongono le teste dei nobili sulle mura dei loro palazzi.. se qualcuno riesce a scappare, mettono una taglia talmente alta che nessuno si è salvato... sono in troppi... alcuni vengono anche dal continente, quasi fosse una crociata.. hanno armi moderne ed efficienti.. noi... insomma siamo in pace da almeno un secolo.. hai visto com'è il nostro esercito.. mio padre certo non è un guerrafondaio... siamo rimasti soli, e senza alleati.. per quanto ogni tanto qualche cadetto riuscisse a scappare per rifugiarsi a palazzo.. solo i contadini ci hanno appoggiato, non credendo alle menzogne dei nuovi ricchi.. ma stanno pagando un prezzo troppo alto per la loro lealtà..". Sospirai, stavo parlando troppo, probabilmente conosceva ogni cosa. "Scusa, sto divagando... ho lasciato Crysa dieci giorni fa, più o meno.. il palazzo si preparava all'assedio finale e mio padre mi ha obbligato ad andarmene, a mettere in salvo me stessa e la nostra eredità..." allargando il mantello per mostrargli la spada. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, ma le trattenni, a fatica "..Non so nemmeno se abbiano resistito.. non so nemmeno se.." non riuscii a finire la frase, se avessi detto anche solo un'altra parola sarei scoppiata in lacrime. E non potevo certo farmi vedere in quello stato. Trassi un profondo respiro e rialzai lo sguardo verso di lui. "Ho bisogno del tuo aiuto, Roberto... non mi fiderei di nessun'altro... non so nemmeno cosa chiederti, in realtà, asilo, protezione.. una via di fuga... e discrezione.. nessuno sa che sono qui.." chiusi gli occhi per la rabbia, rammentando il maniscalco "...forse no, ho incontrato un uomo ieri.. lavorava per mio padre, è una lunga storia.. ma credo mi abbia riconosciuto anche se ha fatto finta di non conoscermi..". Scossi la testa "Ti prego, dimmi che posso contare sul tuo aiuto... non ti avrei immischiato in questa storia se non ne fossi stata costretta.." sorrisi "...ti ho sempre augurato di essere felice, e arrivo io a scombussolarti i piani.." continuai a guardarlo negli occhi "...io ti ho parlato anche fin troppo di me, dimmi, piuttosto.. come procede al tua vita in questa bella città?". |
Il capo si voltò verso Elisabeth che se ne stava rannicchiata e in silenzio.
“Si...” disse il brigante “... abbiamo ucciso... siamo stati costretti a farlo, ma non cerco giustificazioni... quell'uomo voleva consegnarci al boia e se tornassi indietro lo rifarei... quando un animale è braccato, messo con le spalle al muro, estrae gli artigli e lotta con tutto se stesso... è una legge naturale e vale per tutti... uomini e bestie...” “Quella donna...” fece Monty “... è stata lei a provocarmi... è stata lei a cercarsela... e comunque alla fine, ne sono certo, le sarà pure piaciuto...” rise e subito Ioga gli fece eco con una risata ancora più fragorosa. “Ma come vi ho detto” mormorò il capo “io rispetto la parola data... non procuratemi problemi e vi lascerò andare... non ora, non qui ma a Sygma...” Proseguirono per un po', poi verso il tramonto il capo decise di far riposare i cavalli. Scesero allora dal carro e accesero un fuoco per tenere lontani eventuali lupi. “Monty, farai tu il primo turno di guardia...” ordinò il capo “... poi toccherà a te, Ioga... io vado a stendermi...” e andò a riposare nel carro. Intanto Monty e Ioga erano accanto al fuoco a bere del liquore. “Su, venite qui vicino a noi...” rivolgendosi Monty ad Elisabeth “... magari a bere un sorso... avanti, non c'è nulla da temere... siamo due frati ormai...” E Ioga si abbandonò d un'insopportabile risata. |
Roberto non disse nulla.
Sorrise. I suoi occhi erano in quelli di Clio. Poi le si avvicinò e la fece sedere su una delle poltrone in legno intarsiato e foderate. “Credo che tu abbia bisogno immediatamente di abiti puliti e sicuramente più consoni per una ragazza.” Disse alla fine il giovane. “Così almeno passerai inosservata da potenziali nemici.” Era felice per averla rivista. “Resterai qui naturalmente... almeno fino a quando la situazione si sarà stabilizzata... diremo che sei una mia cugina... nessuno ci baderà, dopotutto la mia famiglia è numerosa...” suonò un campanellino e poco dopo ritornò il domestico “... accompagna milady nella stanza degli ospiti” ordinò Roberto al domestico “e occupati che abbia abiti a sufficienza per il suo soggiorno qui da noi.” Fissò poi Clio. “Va con lui... quando ti sarai cambiata e avrai riposato un pochino, mi troverai qui o in giardino ad aspettarti... ora va... e non temere, sei fra amici adesso...” |
“Non saprei...” disse Cestia ad Eilonwy “... non ho mai sentito questo nome... il Cavaliere di Altafonte... forse sarà uno straniero... potreste chiederlo a vostro zio... egli per averlo inserito fra gli invitati lo conoscerà di certo... magari sarà un cliente della sua banca... provate a chiederlo a vostro zio... lo conoscerà di certo...”
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“Oh, milady...” disse Silvia a Talia “... invece sembra proprio che il nostro misterioso straniero ci sarà a quella festa... come ho detto, infatti, pare che sia giunto a Sygma per trovare moglie... e capirete dunque che per sistemarsi bene deve poter scegliere per il meglio... e quale migliore occasione della festa a casa degli Accio? Ci sarà praticamente tutta la città...”
La conversazione continuò, fino a quando Talia lasciò la bottega di madama Lucia. Salì nella sua carrozza e ritornò verso casa. E nello stesso instante in cui la carrozza si fermò nel grande cortile del palazzo, la sagoma di un uomo a cavallo apparve davanti al portone. Era Jacopo. “Come sono andate le tue compere?” Chiese il capitano aiutando sua moglie a scendere dalla carrozza. “Rimasta soddisfatta del lavoro di madama Lucia? Vieni, mi racconterai tutto una volta entrati in casa.” Ma qui, arrivando nel grande salone, trovarono qualcuno ad attenderli. Un uomo alto, dai capelli bianchi e l'espressione perennemente riflessiva. “Voi qui?” Stupito Jacopo. “Avevate dimenticato” fece l'uomo “che un pastore non abbandona mai le sue pecore? Anche quando in realtà sono lupi travestiti da agnelli?” Il capitano lo fissò senza dire nulla. “Ma dopotutto” continuò l'altro “come sacerdote ho il diritto e il dovere di arrivare nelle case dei fedeli per benedirle... già...” alzando il tono della voce “... ma forse voi neanche ricordate più di avere una Fede, vero? Eh, già... la nostra Sygma ha una parte buona, ammirata, con il Palazzo della Signoria, dei Pitti, dei Lorena, le opere d'arte, la lingua eccelsa... e una parte cattiva, da tenere quasi nascosta, che si pronuncia a malincuore, anzi che non si pronuncia affatto... ed è quella con le sue chiese, i suoi ordini religiosi, la Reliquia della Santa Croce...” scosse il capo “... cosa avete?” “Padre Roberio...” mormorò Jacopo “... voi chierici siete tutti ritenuti nemici dello stato e venire qui oggi è stata una leggerezza da parte vostra... siete fortunato solo perchè non intendo disonorare la mia casa con un arresto... solo per questo... o forse mi ritenete incapace di arrestare un prete?” “Assolutamente...” senza scomporsi il prete “... so benissimo che un uomo come voi è capace di compiere una simile azione... e poi non temo certo un arresto... ogni giorno sono nella mia chiesa e ci sarò anche quando deciderete di venirmi a prendere... perchè una chiesa è sempre aperta... anche per quelli come voi...” lo fissò “... attento però, de' Gufoni... sta per accadere qualcosa... forse non oggi e né domani, ma, presto o tardi che sia, accadrà... e quando sarà, il re... questo reuccio, taglierà la corda... l'Arciduca di Capomazda, legittimo sovrano del regno, sbarcherà a Sygma prima o poi... e quando sarà sulla via della capitale allora, statene certo, migliaia di uomini a lui fedeli si alzeranno da contrade e borghi per ricongiungere la Croce al Giglio... attento dunque alla vostra fede monarchica e liberale...” “E voi sareste un prete?” Con disprezzo Jacopo. “Un prete è pur sempre un uomo” replicò il sacerdote “e forse più degli altri uomini deve saper riconoscere il Bene e condannare il male... a presto, capitano...” accennò una risata “... milady...” avvicinandosi a Talia “... è tanto che non vi vedo durante le confessioni... vi attendo presto e so che verrete... così, magari, le vostre penitenze salveranno anche altri peccatori... a presto...” le accarezzò il volto “... Cristo sia lodato...” ed uscì dal palazzo. |
"Avete ragione Cestia" dissi alla fine.
Corsi da mio zio. Dovetti guardare in ogni stanza e alla fine lo trovai. "Zio caro, potrei farvi una domanda?....Sapete chi è il Cavaliere di Altafonte?.... E' uno straniero?.....Quanti anni ha?". Quel Cavaliere di Altafonte, mi sembrava di averlo già sentito da qualche parte durante la giornata da due popolane. Probabilmente quando sono andata a cavalcare. http://www.medioevosanluri.it/popolani1.jpg |
Alzai lo sguardo verso Roberto e sorrisi.
"Lo sai che hai detto la stessa identica cosa il giorno del nostro incontro? Intendo.. che mi dovevo trovare degli abiti da ragazza.. mi sembra passata un'eternità da allora..". Mi alzai e tesi la mano verso la sua, per prendergli la collana che teneva ancora stretta "..grazie, davvero…" sfiorandolo leggermente, mentre l'orchidea cadeva nella mia mano. Gli sorrisi nuovamente e seguii il domestico verso la stanza degli ospiti. Durante il tragitto gli rammentai che avevo lasciato il mio cavallo in custodia delle guardie all'ingresso, chiedendogli se poteva portarlo in un luogo asciutto e pulito. La stanza era ampia e spaziosa, arredata all'europea, con mobili eleganti e soprammobili esotici. Un grande armadio torreggiava in fianco al letto sontuoso, e uno specchio enorme occupava la parete settentrionale. La finestra, coperta dai tendaggi, dava, con mio molto piacere, sul giardino e non sulla strada. Ringraziai il domestico e diedi istruzioni perché mi venisse portata l'acqua per il bagno. Non ero stanca, dal maniscalco avevo dormito anche troppo, ma mi sentivo sporca e fradicia. Quando l'uomo se ne andò, rimasi sola in quella stanza, e mi sentii in pace, per la prima volta dopo tanto tempo. Non era l'ambiente sfarzoso, o il silenzio della solitudine, ma il fatto di sapere che nessuno mi stava braccando. Così, mi concessi un lungo bagno, sperando che l'acqua potesse lavare via anche le preoccupazioni. Poi, aprii l'armadio, e vi trovai molti abiti di vario genere. Li guardai uno ad uno, finché non ne trovai uno adatto. Era un abito bordeaux, con inserti bianchi, che ben ravvivava la mia carnagione chiarissima. L'ampia scollatura era impreziosita da una fila di pietre rosse, che riflettevano la luce. Ma, in mancanza di altri gioielli, non conferivano all'abito un'apparenza troppo sontuosa. Era un abito perfetto per delle passeggiate in giardino nei lunghi pomeriggi autunnali, non certo per un ricevimento. Era davvero perfetto. Per un momento, mentre allacciavo a fatica lo stretto corpetto o sistemavo la sottogonna, dimenticai ogni cosa, dov'ero, cos'era successo. E fui grata a quella frivolezza per avermi distolto dai miei pensieri. Notai che in mobiletto accanto c'erano dei cappelli abbinati agli abiti, ne scelsi uno del medesimo colore del vestito. A Crysa non si usava ancora abbinare cappelli ai vestiti, ma avevo sentito tante dame che parlavano della moda continentale. Così, decisi di provarlo, mi avrebbe protetto sia dal sole che da sguardi indiscreti. Una volta indossata l'orchidea, ero pronta. Com'era diversa la mia immagine riflessa nello specchio, ora. Sorrisi e mi avviai verso il giardino, dove sapevo che avrei trovato Roberto. "Ehi.." dissi, vedendolo da lontano "..Buongiorno, cugino..". Lo raggiunsi e sorrisi, guardandolo negli occhi. "Lo sai che non hai risposto alla domanda più importante prima?" dissi, corrucciando la fronte "..come stai?" con un nuovo sorriso. |
Ascoltai con attenzione e stupore le parole dell'uomo proveniente dall' Oriente.."Cavaliere d'Altafonte..che nome strano, alquanto enigmatico..e poi l'uomo più ricco del mondo addirittura.." pensavo tra me e me.
Sembrava quasi parlasse di una antica fiaba dei posti da dove proveniva, dove la meravigliosa falce splendente si confonde tra le stelle. Non ebbi il tempo di ribattere che l'uomo mi salutò e ritornò nella carrozza. La curiosità era troppo forte..presi il cavallo e seguii la carrozza senza farmi notare. "Li aveva salvati.." pensai "e se fosse un milord già di una età ritiratosi a vita tranquilla?Avrei dovuto rischiare e raccontargli la mia situazione chiedendogli di aiutarmi a uscire da ciò in cui mi ritrovavo ora trascinata dentro?..non volevo essere complice di quegli uomini ma temevo le conseguenze pure". La carrozza correva veloce, finchè si fermò e io mi tenni a distanza..quel tanto per osservare e non farmi notare. |
Lanciai uno sguardo severo a Jacopo, poi mi voltai ed accompagnai Padre Roberio fino alla porta, in silenzio.
Conoscevo da molto tempo l'anziano sacerdote: mio nonno era sempre stato un fautore di pace tra le due fazioni che dominavano Sygma e, fin nei miei più antichi ricordi, aveva sempre cercato di dialogare con entrambe le parti, anche con quella che aveva idee diametralmente opposte alle sue. E tuttavia le cose erano molto cambiate negli ultimi anni, i rapporti si erano molto inaspriti tra le fazioni da quando il nonno ed i suoi alleati non c'erano più: Jacopo e gli uomini della nuova generazione erano di una pasta diversa. Padre Roberio uscì senza aggiungere altro... lo osservai attraversare il cortile ed uscire in strada, poi richiusi la porta e tornai nel salone... "Avresti anche potuto essere meno sgarbato..." dissi a mio marito, entrando "E' pur sempre una persona anziana e tu sei stato molto duro!" Distrattamente mi avvicinai alla finestre e guardai fuori... "Che cosa credi che sia venuto a fare qui, tuttavia?" mormorai "Onestamente non capisco il senso di questa visita..." |
Jacopo si versò del liquore in un bicchiere.
“Talia...” disse sorseggiando “... tu sei una ragazza fondamentalmente ingenua su questo genere di questioni... vedi, tutto è politica oggi... e anche la Chiesa non fa eccezione... nei Vangeli Cristo ed i Suoi Discepoli entravano nelle case della gente per portare la Buona Novella... invece oggi i preti, come hai potuto vedere, entrano nelle dimore delle persone per propagandare i loro ideali politici, per mettere in guardia, quasi minacciare... e se non ho dato ordine di farlo arrestare è proprio perchè è una persona anziana... gli uomini di Chiesa sanno forgiare le coscienze come pochi altri... per questo gradirei che tu non andassi a confessarti... non da lui almeno... e se proprio senti il bisogno di farlo, chiameremo un altro sacerdote...” |
Roberto stava seduto su una di quelle sedie da giardino un po' esotiche, in stile vagamente coloniale che andavano per la maggiore tra l'aristocrazia e la ricca borghesia.
E nel vedere arrivare Clio si alzò subito in piedi, lasciando cadere il libro che stava leggendo sull'ampio cuscino dello schienale. “Clio...” fissandola “... sei un incanto...” restò a fissarla ancora per qualche istante “... vieni a sederti...” indicando alcune sedie attorno ad un piccolo tavolino “... mi farai compagnia per il tè, vero?” Suonò il campanellino. “Io? Io sto benissimo... anche troppo... soprattutto rispetto a te... lessi tempo fa di quel che succedeva a Crysa...” scosse il capo “... ma ora qui sarai al sicuro...” sorrise “... anzi, sei giunta appena in tempo oserei dire... appena in tempo...” Arrivò il domestico e cominciò a servire il tè con dei pasticcini, mentre Roberto non riusciva a smettere di fissare Clio. http://25.media.tumblr.com/tumblr_lj...qksuo1_500.png |
Ero un unico elemento con il carro......avevo paura...da ora in poi la strada sino a Sygma era vuota.....qualche viaggiatore come noi.....qualche guardia ma niente altro, ero uscita una sola volta dalle mura di Camelot, con Padre Anselmo.....giusto un piccolo tratto di strada per incontrare un suo confratello che aveva un bimbo da farci conoscere era Rown piccolo e selvaggio.......ma sarebbe divenuto la mia spalla destra.....mi vennero le lacrime agli occhi..mentre il Capo......mi spiegava la loro storia....come mi spiegarono dello stupro...in realtà era stato motivo di piacere, guardandoli mi venne un conato di vomito...che trattenni a stento.........il tramonto e la fermata forzata...." Non vi ho chiesto nulla....so solo che non si uccide per il gusto di farlo....il boia doveva eseguire degli ordini...e voi lo avete tolto alla sua famiglia......A Sygma mi lascerete andare, credo che anche voi abbiate una parola d'onore...".....Vidi scendere dal carro il Capo.....mentre si trascinava con la sua gamba, sapevo bene che la sua ferita non sarebbe stata mortale......qualche problema per qualche giorno e nulla piu'.......la sera faceva freddo e i due sgherri accesero il fuoco...ridevano sguaiati con quel sorriso dai denti marci....battevo i denti.... ed accettai di unirmi a loro intorno al fuoco......ma prima di allora toccai il pugnale che portavo sotto la gonna...una donna sola non cammina mai totalmente disarmata......"...niente liquore grazie....non ho sete...ma visto che voi siete tanto allegri..perchè non mi raccontate qualche bella avventura......bisognerà passarla questa nottata....sembra essere lunga.....".......
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Quando Eilonwy raggiunse suo zio Nicolò, l'uomo era affaccendato nel suo studio con alcuni documenti.
Ma nel vedere arrivare sua nipote, mise tutto da parte e accolse la fanciulla con un ampio sorriso. “Beh...” disse “... si, è uno straniero... in verità non conosco ancora la sua terra d'origine ed il suo accento, come il modo di parlare, sono alquanto vaghi... in certi momenti sembra avere qualcosa di greco, in altri invece la cadenza pare scivolare sul francese... in altri ancora poi mi sembra abbia quasi cadenza spagnola... naturalmente non posso conoscere la sua età, avendolo incontrato una sola volta... sicuramente è giovane... anzi, proprio questo mi spinge a credere che la sua fortuna debba in qualche modo derivare da un'eredità ricevuta, perchè altrimenti non si spiegherebbe come si possa guadagnare tanta ricchezza a quell'età...” sorrise ancora “... ma potrai soddisfare la tua curiosità sul nostro eccentrico Cavaliere di Altafonte molto presto... alla festa.” |
Altea, così, seguì quella carrozza e quegli uomini dagli esotici vestiti.
Tornarono in città, fino a raggiungere uno splendido palazzo nobiliare, tra i più sontuosi che si potevano ammirare in quella terra di rinascimentale bellezza. Il capo di quei guerrieri orientali fece un cenno all'uomo che stava di guardia al cancello e quello aprì subito per farli entrare, per poi richiudere un attimo dopo. E una volta giunti nel maestoso giardino interno, il capo dei guerrieri vide andargli incontro un altro individuo. Era un uomo magro, dai capelli cortissimi ed il volto semplice. “Siete giunti...” disse ai nuovi arrivati. “Il padrone è in casa?” Chiese il capo dei guerrieri. “Si, ti stava aspettando.” Ed entrarono nel grande palazzo. |
Quelle ultime parole di Jacopo mi sorpresero...
mi voltai a guardarlo. Mi sentivo strana... e qualche cosa dentro di me scalpitava... la mia famiglia era sempre stata liberale, fedele al Re, forte del suo laicismo... ma era dalla coscienza di ognuno che dipendevano queste scelte e nessuno si era mai sognato di dirmi ciò che Jacopo mi aveva appena detto... Lo fissai per lunghi istanti, restando davanti alla finestra... quasi cercassi di capacitarmi di ciò che avevo appena udito... infine, lentamente, mi avvicinai a lui... “Jacopo...” dissi in tono dolce e pericolosamente moderato “Io credo che... sì, credo che la scelta di confessarmi o meno debba dipendere dalla mia coscienza e non dalla tua. E, nel caso, anche la persona cui rivolgermi dipenderà da quella medesima coscienza... questo è ciò che mi è stato insegnato, almeno! Inoltre... beh, se avessi avuto intenzione di farmi dare ordini da te mi sarei arruolata nella Guardia Reale! Ora, con il tuo permesso, credo che andrò a farmi preparare un bagno!” Lo oltrepassai e, senza voltarmi né aggiungere altro, uscii dalla sala. |
Davanti a me si stagliò un palazzo di una indescrivibile sontuosità, forse nemmeno a Camelot avevo visto un Palazzo di tale bellezza.
Mi avvicinai di più fino quasi all'ingresso del grande portone ad ammirarlo, avevo capito dalle loro parole che il padrone era a casa...ma ero sicura che erano proprio a casa di questo Cavaliere di Altafonte? Non avevano fatto nomi...era un rischio cercare di entrare, mi sarei solo messa o in una situazione imbarazzante o pericolosa dovendo raccontare chi fossi davvero e che mi fosse successo. Mi guardai attorno, eravamo di nuovo in città ma il cuore iniziò a battere forte, non riuscivo più a capire dove fossi, era inutile cercare di tornare indietro verso i colli e cercare il laghetto..avrei aggravato la situazione. E dovevo tornare in albergo...si...e dovevo prepararmi per il ballo e vedere di un vestito adeguato poichè quelli ordinati erano eleganti ma semplici e non adatti alla situazione. Per fortuna, vidi alcune persone vicino al Palazzo e mi avvicinai a loro.."Scusatemi, non sono di Sygma, ero andata a cavallo fino ai colli..e penso di essermi persa. Dovrei tornare..alla Locanda del Giglio Dorato, uno degli alberghi più lussuosi della città" e sorrisi certa che mi avrebbero indicato la strada mentre pensavo se i biglietti per la festa erano stati procurati...dovevo fare in fretta o avrei fatto saltare il piano di Azable |
Jacopo si voltò e fissò Talia.
“Nell'antica Grecia” disse piano “la falange era l'arma più potente... con essa Alessandro conquistò la Persia e prima ancora suo padre Filippo, con quella stessa arma, unificò quasi tutte le cittadelle greche in un unico regno... e il cuore della falange erano gli opliti, i fanti pesantemente armati... ognuno doveva difendere col proprio scudo non se stesso, ma il compagno accanto... dunque il singolo errore, lo sbaglio di uno poteva costare la morte al suo compagno o addirittura la distruzione della falange... per questo gli opliti venivano scelti ed addestrati con cura...” sorrise in modo enigmatico “... non saresti potuta entrare nella Guardia Reale, poiché i miei uomini devono mettere il bene collettivo davanti ad ogni sciocca e frivola debolezza... Talia, diciamolo ora, tra noi, così da non doverlo ripetere in pubblico... la tua famiglia, così lungimirante, saggia, liberale, non è un modello di perfezione... ha fatto comodo ai tuoi l'essere imparentati col Capitano della Guardia Reale... quando il re vedeva di cattivo occhio il vostro ruolo di mediatori tra monarchici e clericali... e poi non dimentichiamo che anche il patrimonio di famiglia scarseggiava... ora però non più, grazie al nome dei de' Gufoni... ed è un vero peccato che la superbia, l'arroganza e l'insolenza non possano essere tramutate in denaro, vero? Sennò sareste ricchissimi.” Di nuovo quel sorriso che ora però sembrava un ghigno. “Scegli pure il sacerdote che più ti aggrada per confessarti... ma bada che non tollererò problemi a causa di qualche tua sciocchezza...” E dopo qualche istante uscì dalla stanza, per poi raggiungere il suo studio. |
Elisabeth si sedette così accanto a Monty e a Ioga, davanti a quel fuoco.
“Un'avventura...” disse Monty “... vediamo un po'... vuoi raccontarla tu, Ioga?” “Io?” Ridendo l'altro. “No, sei tu lo specialista.” “Si, ne avrei diverse...” fece Monty “... magari posso raccontare di quando incontrammo quella popolana, rammenti? Sembrava così ingenua, invece poi...” “Già, ricordo eccome!” Divertito Ioga. “O quando” mormorò Monty “ci divertimmo a farci sollazzare da quella zingara... aveva il fuoco dentro...” “Si, una gran bagascia!” Esclamò Ioga. “E voi invece...” Monty fissando Elisabeth “... che tipo di donna siete?” Sfiorandole i capelli. “Vi piace dominare o essere dominata?” “Oh oh...” con espressione da ebete Ioga “... eccolo in azione...” e rise forte. |
Così nessuno sapeva di questo Cavaliere di Altafonte.
Era sbucato dal nulla come uno spettro. Dalle due popolane avevo sentito dire che aveva affittato un certo Palazzo Lorena. Comunque la cosa non mi convinceva. Forse era solo una coincidenza, ma come mai quel Cavaliere di Altafonte era arrivato dal nulla nello stesso periodo di tempo del ladro Mirabole? |
Il fuoco mandava dei strani bagliori......il caldo si incominciava a sentire....e avrei voluto addormentarmi......incominciavo a non avere piu' tanto freddo......ma alla mia richiesta di un racconto sulle loro storie...la cosa diventò pericolosa Monty si era avvicinato piu' del dovuto...mi accarezzo i capelli e caccia la sua mano con rabbia......." Io non sono così ingenua Monty....in caso di pericolo uccido....e voi non avrete un lascia passare sino a Sygma....."...alla risata ebete di Ioga....." Stupido uomo il tuo Capo non sarà così sorridente......"......la cosa non era messa veramente bene.......e sentivo il loro Capo russare.....così misi la mano al pugnale.....avevo detto che non si uccideva per motivi inutili...ma quello era un motivo piu' che utile......non lo avevo mai fatto.....c'era sempre una prima volta.....ero guardinga, non volevo uscire il coltello se la cosa si fosse fermata lì......era pur sempre la mia arma nascosta........" E allora......cosa facciamo....raccontate qualcosa di decente o comincio ad urlare in modo che mi sentano fino a Camelot....".
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A quelle parole di Jacopo mi bloccai...
mi bloccai già quasi sulla porta e di nuovo mi voltai a guardarlo... quel ghigno e quelle parole quasi di disprezzo... lentamente feci di nuovo qualche passo attraverso la stanza, fino a giungergli di fronte. Lo fissavo. Jacopo era più alto di me, ma io sollevai il mento fino a poterlo guadare bene negli occhi senza dover alzare i miei... Ed i miei occhi nei suoi rimasero impassibili... nonostante quel modo d’ira che mi colse, nonostante la voglia di schiaffeggiarlo che riuscii a dominare solo stringendo le mani a pugno, nonostante tutto, non un sentimento trapelò dal mio sguardo. “La tua tracotanza, Jacopo, è rivoltante!” sibilai “E’ pari solo alla tua presunzione!” Un istante dopo uscì dalla stanze ed io feci altrettanto. |
Gli andai incontro sorridendo.
"Cos'è quel tono sorpreso?" Dissi in tono canzonatorio ".. Non faccio mica l'amazzone a tempo pieno.." Risi e gli feci l'occhiolino. Abbassai lo sguardo "..credevo saresti rimasto sconvolto dai miei poveri capelli..." Aggiunsi, sedendomi accanto a lui. "Diciamo solo che l'ultimo anno è stato un inferno.. Non abbiamo avuto nemmeno un attimo di pace.." Alzai lo sguardo verso di lui "..tu.." Dissi titubante "...non hai notizie fresche, vero? Voglio dire.. Se Diomede e mio padre sono ancora vivi..." Sussurrai con gli occhi tristi. Non sapere era terribile. Il rumore di passi mi distolse da quei pensieri. Quando il domestico arrivò con il tè, lo guardai estasiata. Non mi era mai parso tanto buono, e i pasticcini mi sembrarono la miglior delizia del mondo. Ascoltai Roberto mentre mangiavo, rispondendo al suo sguardo con un sorriso. "Si si, lo vedo che te la cavi bene.. Sono davvero felice per te.. Uhm.." Dissi posando la tazza "...non pensare di scappare sai, mi devi presentare la Contessa.." Con un risolino divertito. Bevvi un sorso di tè, e lo guardai con aria interrogativa, con la tazza ancora a mezz'aria. "Aspetta.. Cosa vuol dire che sono arrivata appena in tempo?". |
“Purtroppo” disse Roberto a Clio “non ho notizie particolari di ciò che è accaduto a Crysa... capirai che qui a Sygma la causa della nobiltà della tua isola non è molto sentita... anzi... ormai qui si è instaurata una monarchia costituzionale, dove il re è affiancato da organi controllati dall'aristocrazia e dalla borghesia... gli stati che ancora sono retti da poteri assolutistici qui non godono di molte simpatie...” la fissò per un istante senza dire nulla “... la contessa” riprese poi “la conoscerai molto presto. Credo che fra qualche minuto rincaserà. E' andata a scegliere dei gioielli per il ballo di domani.” Sorrise. “E infatti questa è la sorpresa... io e mia moglie siamo stati invitati ad un ballo molto importante, a casa del banchiere Nicolò Accio. E tu, in qualità di mia cugina, naturalmente verrai con noi.” Facendole l'occhiolino. “Quindi inizia pure a decidere cosa indossare per domani, mia cara amazzone.”
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A quelle parole di Elisabeth, per tutta risposta Monty la colpì con un violento schiaffo al volto e poi la spinse verso Ioga che a quella scena prese a ridere ancora più forte.
Bloccò allora la donna e la tenne ferma, come se le sue mani fossero una morsa d'acciaio, in attesa che il suo compare si avvicinasse. “Ora io e te ci divertiremo...” disse Monty avvicinandosi, per poi cominciare ad aprirsi la camicia. |
Quelle persone indicarono ad Altea dove si trovava l'albergo e la ragazza lo raggiunse abbastanza velocemente.
E negli alloggi di Azable ritrovò lo stesso barone e alcuni dei suoi. Mancava infatti solo Mussan, impegnato a procurare gli inviti. “Finalmente, milady...” disse Azable vedendola rientrare “... aspettavamo voi... su, ora andremo a prendere i gioielli che indosserete alla festa... Kos verrà con noi...” Ed uscirono. Passeggiarono così per la città, nella zona del ponte, famosa per i suoi orafi. “Ora ammirerete cosa sa escogitare il mio genio, milady.” Fece Azable. Alla fine il barone scelse una gioielleria e fece cenno a Kos di entrare. “Hai il denaro con te?” Chiese. “Si, barone.” Annuì l'omone. “Ho preso tutto ciò che era rimasto in cassa.” “Vai, dunque.” Ordinò Azable. Kos entrò nella gioielleria e si avvicinò al banco. “Salute a voi...” “Prego, messere.” Fece il gioielliere. “Sono un servitore della baronessa Victoria Mc Parker...” spiegò Kos “... vedete, ella è molto ricca ma affetta da una curiosa malattia... appena vede qualcosa di prezioso, inconsciamente, è tentata di rubarlo... naturalmente non lo fa per bisogno, essendo ricchissima, e dunque, appena ritorna in sé si rammarica di ciò... e allora manda me, suo fedele servitore, a rimediare... sto girando le gioiellerie di tutta la città per saldare questi debiti, diciamo così... vi chiedo dunque... è venuta qui stamani la baronessa? Vi manca qualcosa?” Il gioielliere, fiutando l'affare, finse di controllare nella sua vetrina e rammaricato si voltò verso Kos: “In effetti ora mi accorgo che manca qualcosa... un bracciale... non molto prezioso invero...” “Ditemi solo quanto vi devo.” Fece Kos. “Beh...” mormorò il gioielliere “... facendo due conti... sono cento Fiorini...” “Presto fatto.” Mettendo il denaro sul banco Kos. “Vi pregherei però massima riservatezza.” “Assolutamente.” Disse il gioielliere. “La baronessa può stare tranquilla.” “E un'altra cosa...” “Vi ascolto.” “Se dovesse tornare e rubare qualcosa...” fissandolo Kos “... qualunque cosa... anche la più preziosa... voi lasciatela fare... poi ripasserò io e come ho fatto adesso vi ripagherò... intesi?” “Assolutamente, messere.” Garbatamente il gioielliere. “Quando entrerà la baronessa io e il mio commesso fingeremo di sistemare il retro del la bottega... così nessuno correrà il rischio di mettere in imbarazzo la baronessa.” “Grazie.” Annuì Kos ed uscì. “Ma...” fece il commesso “... non è venuta nessuna baronessa qui, signore...” “Sta zitto, idiota...” lo riprese il gioielliere “... abbiamo guadagnato cento fiorini senza vendere nulla.” E rise. Kos poi raggiunse Altea e Azable che erano dall'altra parte del ponte. “Com'è andata?” Chiese il barone. “Tutto come previsto.” Rispose Kos. “Naturalmente il gioielliere ne ha approfittato e mi ha spillato del denaro.” “Recupereremo tutto con gli interessi.” Sicuro di sè Azable. http://www.corporate-aliens.com/quotes/hamlet.jpg |
“Eilonwy...” disse suo zio vedendola pensierosa “... cosa c'è? Ti vedo pensierosa?” Sorrise. “Ti stai preparando per il ballo? Guarda che manca solo un giorno ormai. Domani tutta la città ti darà il suo benvenuto a Sygma.”
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Talia ancora scossa per quella discussione con Jacopo, attraversò il corridoio centrale che dava sul giardino.
Ma prima che vi giungesse, la ragazza vide la sua governante. “Milady...” disse la donna “... che volto scuro avete... dovreste essere gaia invece, visto che domani ci sarà quel gran ballo. In città tutti ne parlano. E poi, guardate qui...” e le mostrò una grossa scatola chiusa da un elegante fiocco colorato “... il garzone di madama Lucia lo ha consegnato proprio pochi minuti fa... il vostro abito per domani!” Ma prorio in quel momento qualcuno giunse dal corridoio. Era Jacopo e fissava Talia. "Indossalo..." sorridendo "... sarai bellissima..." le si avvicinò "... ed io sarò fortunatissimo ad averti accanto..." la guardò "... ti prego, scusami per prima... è un periodo in cui sono molto agitato... non volevo che litigassimo per quel prete..." |
"Sì zio mi sto preparando e penso che questo abito vada bene insieme al diadema
e al ciondolo". Feci una piccola piroetta per farmi ammirare meglio. |
"Avanti" risposi guardando Kos e Azable "avrete trovato un mezzuccio per rubare dei gioielli immagino vero? Mostratemeli...e per il vestito cosa farete" e rimpiansi amaramente di non aver bussato e provato a chiedere se in quel palazzo vi abitasse proprio il Cavaliere di Altafonte...avrei forse preferito fargli da sguattera piuttosto che essere nelle mani di questi ladri.
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E' umano molto spesso fare i conti senza l' oste....cosi' feci io, ingenua e spavalda allo stesso tempo......non avevo preso in considerazione che quelli erano due uomini ....... lo schiaffo che colpi' il mio volto fu talmente violento che sentii un gusto simile al ferro in bocca.....ero piena di sangue perche' nello sputare a Monty la sua camicia si coloro' di rosso.....Ioga aveva preso a ridere in maniera strana....quasi che al solo pensiero di cio' che sarebbe avvenuto l'eccitazione gli era arrivata ad annebbiargli il cervello......sentii le mie braccia portate dietro la schiena....in quel modo il mio respiro era diventato difficoltoso..........ero stordita dal ceffone .....ma guardavo Monty che si spogliava.....e le sue mani schifose incominciarono a toccarmi...lacrime calde scesero sul mio volto mentre il suo si avvicinava ....l'alito era insopportabile....mentre parole che la mia mente non voleva ascoltare scendevano sul mio collo come la saliva dalla sua bocca......la mia camicia inesistente....la mia gonna arrotolata....e le sue gambe che si facevano spazio.........le tenni le mie strette piu' che potevo.....mi muovevo e scalciavo...quel poco che la posizione in cui ero messa mi fu concessa.......poi cala il buio.....poi intorno a me scese la sera...i miei occhi sbarrati guardavano il cielo.......la stanchezza fece di me una preda.......una cosa sola in quel momento in cui una donna si sente sudicia per un atto non commesso....mi diede pace al cuore.......nonostante non sapessi chi fossero li avevo allontanati dai miei bimbi........quelle bestie non li avrebbero mai toccati.......
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Massì dai, era meglio per quella sera non avere brutti pensieri o ipotesi strane.
Tanto lo avrei incontrato al ballo. Avrei capito, come al solito, che tipo era semplicemente guardandolo negli occhi e parlandoci. Era meglio, per il momento, concentrarsi sulla festa e divertirsi. |
Guardai Roberto con gli occhi sgranati, mentre mi diceva cose che conoscevo benissimo.
"Lo so, cosa credi... Sono la principessa di un.. come l'hai chiamato? Regno assolutistico.. conosco la situazione politica del continente.." scossi la testa "...non mi aspettavo dispacci, o solidarietà, ma che qualche ricco banchiere si fosse vantato con i suoi amici di aver ucciso Perseo III de'Sartell!" Avevo parlato in maniera agitata, col respiro ansante, spinta dal terrore che quegli argomenti mi suscitavano "...sei diventato un liberale anche tu adesso?". Guardavo nervosamente dalla finestra, osservando il sole abbassarsi sempre più. Ero intenta ad osservare un merlo che si era appollaiato sulla mia finestra, quando vidi la carrozza fare capolino nel piazzale, e scenderne due giovani uomini. "Finalmente.." sospirai, balzando giù dalla sedia. Raggiunsi il piano di sotto in un batter d'occhio e corsi loro incontro. "Allora, si può sapere dove siete stati voi due? Dovevamo allenarci questo pomeriggio.." mi fermai un momento a guardarli "...cosa sono quelle facce?". "Vieni, ragazzina.. andiamo a prendere un tè in salotto.. questo lo devi vedere.." Lanciai un occhiataccia a mio fratello "..non mi chiamare ragazzina..". Lui scosse la testa, ridendo, e ci precedette. "Buongiorno, Clio.." disse Roberto chinandosi a baciarmi la mano "..scusa se abbiamo perso l'allenamento.. ma ti assicuro che abbiamo un buon motivo. Gli sorrisi. "Si può sapere dove siete stati?". "Al salotto di Madama Saraly". Entrammo nel salottino privato, dove Diomede aveva già provveduto a far arrivare il tè. "Allora?" mi sedetti su una poltrona, in mezzo a loro. "Tieni.." mio fratello mi porse un foglio "..leggi un po'..". "Cos'è?" dissi iniziando a leggerlo , sgranai gli occhi sempre di più, mano a mano che leggevo "...Chi diavolo ha scritto queste assurdità?" alzai lo sguardo dal foglio e lo posai su di loro, poi mi soffermai sulla firma "..chi sono questi Uguali? Che nome infelice...". "Un'associazione di banchieri, mercanti, intellettuali.. beh.. sul continente già governano in molti stati.. prima o poi dovevano arrivare.." disse Diomede, con un sospiro. "E.. li hanno consegnati a voi? Voglio dire.. cos'era una specie di provocazione?". "Esattamente... quindi capirai il ritardo.." disse Roberto con un sorriso "...diciamo solo che c'è stata un'accesa discussione...". I due ragazzi risero tra loro. "Bravi, lasciatemi a casa quando succedono queste cose..." fingendo un broncio. "Non avevi una lezione di qualcosa di inutile.. che so.. ricamo?" ridendo, mio fratello. "Simpatico, lui.." dandogli un colpetto sul braccio. E ridemmo tutti e tre insieme, spensierati. "Comunque... non penso che ci sia da preoccuparsi per tutta questa storia.. Crysa non è mai stata conquistata... cosa vuoi che siamo quattro borghesi?" disse Diomede, con noncuranza. "E' diverso, però.." si intromise Roberto "...questi li avete in casa, non devono sbarcare.. dovreste vedere Sygma.. restereste sconvolti.." ridendo. "Sì, me lo immagino.." rispose Diomede. "Beh, comunque non sono proprio quattro..." dissi, continuando a fissare il foglio "..basta guardare agli stati del continente... ormai hanno ricchezze ingenti.. nostro padre ha persino dato loro delle cariche istituzionali! Dovremmo informarlo, non credi?" "Mah.. probabilmente lo saprà già...". Le cose erano cambiate molto da quel giorno lontano, ma nessuno di noi avrebbe potuto immaginare tanto dolore. Mi fermai e mi portai una mano alla fonte "Scusa.. scusa.. non volevo prendermela con te.. mi dispiace.. ma è davvero una tortura non sapere... sai quanto siamo legati..". Lo guardai negli occhi con aria di scusa, e poi tornai a sorridere. "Bene, bene.. non vedo l'ora di conoscere tua moglie...." dissi, battendo le mani "...cosa? Una festa a casa di un banchiere? Andiamo Roberto.. sai che detesto i ricevimenti.. e ancor più i banchieri..." non riuscii a non sorridere nel vedere il suo sguardo "...va bene .... va bene.. come faccio a dirti di no, se mi guardi così..." risi "...mi farà bene distrarmi.. e pensare ad abiti e gioielli è un'ottima distrazione.. ma voglio passare inosservata.. quindi mi servirà un abito sobrio.." sorrisi "..e che dici, a tua moglie possiamo dire la verità o è meglio che anche lei mi creda tua cugina?". |
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