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Altea si stese sul letto, in balia di diversi pensieri.
Ad un tratto qualcuno bussò e poi entrò. “Scusami per prima...” disse Odette, ora con lo sguardo più sereno “... ma mi hai fatto spaventare... siamo qui, in un posto che neanche conosciamo e che, come tu stessa hai visto, pullula di strani personaggi... su, ora riposa e poi domattina ci recheremo a fare un bel giro in città. Dopotutto, questo luogo è molto bello. Il mare è blu come forse in nessun altro posto e il borgo è davvero caratteristico. E poi presto, come ha annunciato tuo padre, visiteremo il palazzo del governatore. L'ho visto venendo qui alla Rosa dei Venti, sai? Domina tutto il paesaggio da un promontorio... deve essere davvero magnifico!” Sorrise. “Su, domani scopriremo i segreti e le meraviglie di Las Baias! Ora riposati.” E salutatala, andò a dormire anche lei. Giunta l'alba, il chiarore si diffuse da una piccola finestra e cominciò ad illuminare il volto di Altea, svegliandola così da suo sonno. Era mattino presto e nessun altro della sua famiglia si era svegliato, se non la devota Odette che canticchiando si stava preparando nella sua stanza. Poi un nitrito attirò l'attenzione di Altea: erano i cavalli dei soldati, a dimostrazione che erano ancora nell'albergo a cercare il loro uomo. |
Cheyenne, svegliata dal nuovo giorno, non riusciva a smettere di pensare a quel misterioso sogno.
Un sogno che, sebbene enigmatico e sfuggente, sembrava celare qualcosa di reale, tanto da apparire quasi come un ricordo o una visione. Dalla finestra della sua stanza salivano i suoni e i rumori della vivace vita cittadina, che subito aveva ripreso a pulsare grazie al nuovo giorno. Ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione. Era una voce in qualche modo a lei familiare. “Perdonate, signora...” disse qualcuno dalla strada “... mi vedete, sono qui?” “Cosa cercate?” Chiese la donna affacciatasi alla finestra. “Sto cercando una ragazza.” Rispose Fhael. “Una ragazza?” Ripetè la donna alla finestra. “E la cercate qui?” “So che alloggia in questo albergo” spiegò il portoghese “ma sfortunatamente non so in quale parte.” “Beh, qui non vi sono ragazze.” Disse la donna. “In questo alloggio siamo solo io e mio marito.” “E non l'avete vista?” Domandò Fhael. “Non so, magari nei corridoi o in giro per l'albergo.” “Sapete quante ragazze ci sono in giro?” Scuotendo il capo la donna. “Com'era questa ragazza?” “Beh... ha la pelle un po' più scura della nostra, non come l'ebano, ma più simile ad un ambrato imbrunire... i suoi capelli sono simili al gelso maltese e gli occhi luminosi, grandi e lucidi, come quando il crepuscolo svanisce sul mare della sera...” “Cosa siete voi?” Chiese la donna. “Una sorta di poeta?” “Io?” Stupito il portoghese. “Oh, no, signora!” Sorridendo. “Sono solo un mercante e cercavo quella ragazza.” “Beh, io non ho visto una simile ragazza qui!” Seccata lei. “Forse l'avete sognata!” |
Un piccolo raggio di sole ma splendente fece capolino da una fessura della finestra a giocare col mio volto e mi destai lentamente...era giunta l'alba, quasi mattino.
Mi alzai di scatto e aprii la finestra e in lontananza vidi il mare e il cielo che dal rosato stava prendendo il colore dell'azzurro splendente, pronto a fare giochi di luce sul mare coi raggi del sole. Sorrisi, la giornata si prospettava meravigliosa a discapito di quella nottata. Udii la voce di Odette canticchiare, probabilmente pure lei voleva uscire e vedere Las Baias e cosa offriva. Ma sporta di più dalla finestra vidi ancora quei soldati..sbuffai, speravo non facessero ancora storie e ci facessero uscire. Mi lavai e rinfrescai, scelsi un vestito color celeste come il mare, non troppo sfarzoso poichè non era mio solito ostentare la mia ricchezza e andai nel salone dove Odette stava sistemando la colazione per tutti portata da un cameriere..."Odette...io sono pronta..per andare in giro per Las Baias..e tu? Speriamo mio padre non interrompa i miei piani...soprattutto per i suoi affari" dissi sedendomi sulla sedia prendendo una tazza di the. |
che bello dissi tutto contento segui il gruppo e dentro di me pensai chissà cosa mi porterà questa avventura un po di dubbi mi erano venuti ma cercavo di pensare in positivo
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Ero impacciata, imbarazzata....un contatto cosi' intimo con un uomo non lo avevo mai avuto, pensai che forse mie ro davvero spinta oltre, la sua mano indugiava piu' del dovuto sul mio fianco, sapeva che non avrei potuto urlare, anche se infondo potevo dire che mi stava minacciando.......ma quella situazione l'avevo voluta io......" perdonate Signori, ma mia zia e' molto preoccupata, prima ha sentito schiamazzi per la strada e poi io che non mi sono sentita bene.....un malore che mi ha fatta mettere a letto prima di lei....infondo la stanchezza del viaggio , la differenza di temperatura evidentemente non ha reso piacevole il primo giorno in questa stupenda citta'.......ora..vi pregherei se non avete trovato nulla per cui tediare ancora la nostra mente e il nostro corpo stanco, di poter fare andare aletto mia zia e' molto stanca e poi...se non vi dispiace, non mi sembra molto conveniente il fatto che uomini armati girino nella stanza mentre una Signorina della nobilta' Inglese e' a letto in abiti non proprio consoni alla situazione".........che fossi stata convincente o no....era poco importante.....il problema era sapere se avessi fatto la cosa piu' giusta o no....
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I nodi che mi legavano i polsi cominciavano a far male, e rosse piaghe si stavano formando laddove la corda era troppo tesa.
Ma non ero ancora morta. E questo, considerando la situazione, era già qualcosa. "Beh, almeno ci ho provato.." dissi cercando il migliore sorriso di cui disponessi. "Se avete così tanti nemici, Milord, probabilmente vi farebbe comodo un'alleato." Lo fissai dritto in quei suoi occhi neri come la pece "Se mi risparmierete la vita, sarò in debito con voi... e finchè non saremo pari avrete la mia lealtà, vi do la mia parola. Vi assicuro che sono molto più utile da viva che da morta. Ve ne accorgerete al primo scontro: so infliggere terribili pene ai nemici, e curare le ferite degli amici." Ora sì che mi era tornato il sorriso beffardo di chi sa bene quel che dice, e misura le parole con attenzione. Non volevo arrivare a questo: ho dato la mia parola. Avevo forse altra scelta? Ma vedevo come mi guardava quell'uomo, con un'odiosa smorfia divertita. Infondo, come dargli torto? Non ero che una ragazza indifesa. Come poteva fidarsi della mia parola? "Voi volevate sapere chi sono veramente" continuai, dunque. Mi balenò per un'istante l'idea di raccontare un mucchio di fandonie, o anche, perchè no, la strana storia di Guerenaiz. Ma pensai che la verità era molto più funzionale in quel frangente. Un guerriero serve di più che una principessa perduta "Non ho mai conosciuto i miei genitori, ma sono stata allevata da un generale che aveva perso la figlia. Crebbi in un accampamento, e quando il mio tutore si rese conto che avevo raggiunto un'età in cui i soldati potevano iniziare ad allungare le mani, mi insegnò a combattere. Ma non addestrò solo il corpo, mi insegnò anche a credere nell'Onore e nel sacrificio." No,non avrei svelato i miei intenti stavolta. "Ora sapete chi sono veramente. Non tradirei mai la parola data." Sostenni il suo sguardo, per quanto terribile, con gli occhi fieri e decisi. |
Scena III: La Santa Rita
“Non c'era modo di tornare indietro. Era come se fossi saltato in un pozzo- in un buco infinitamente profondo...” (Joseph Conrad, Lord Jim) Rynos, Cavaliere25, Emas e Fidan raggiunsero così il molo indicato loro e vi trovarono ormeggiato un grandioso veliero. Nonostante il superbo aspetto, quella nave si lasciava cullare senza opporre resistenza alcuna dalle onde che andavano a spegnersi nel molo. Attorno all'imbarcazione vi era un via vai frenetico di marinai e garzoni che portavano a bordo merci e oggetti di ogni tipo. I quattro allora si avvicinarono ad un uomo che stava presso il ponticello d'accesso e subito Rynos chiese informazioni. “Questa nave” disse l'uomo “è la Santa Rita ed è uno dei fiori all'occhiello della flotta di Sua Maestà. Oggi è una nave mercantile, ma un tempo è stata una fregata e molte battaglie ha sostenuto nei mari del Vecchio Mondo. Oggi per questo è utilizzata nei traffici commerciali delle Flegee... grazie infatti alla sua struttura ed al suo sistema di attacco e difesa” indicando gli oltre quaranta mortai che si affacciavano sui due lati della nave “è un mezzo più che sicuro per navigare in queste acque infestate dai pirati.” “Noi quattro” fece Rynos indicando sé ed i suoi tre amici “stiamo appunto cercando un nave su cui imbarcarci. Siamo tutti ottimi marinai.” “Bene!” Esclamò l'uomo. “Infatti mancavano giusto pochi altri uomini da arruolare! Salite a bordo e cercate sul ponte l'uomo con i registri.” I quattro allora salirono a bordo e furono subito registrati nell'equipaggio della Santa Rita. “Dove è diretta questa nave?” Chiese Emas. “Nei mari del Sud, in un viaggio lungo circa un anno e mezzo.” Spiegò l'uomo dei registri. “La paga è buona, non temete.” Ma proprio in quel momento un fischietto richiamò l'attenzione degli uomini a bordo. “Equipaggio...” annunciò un marinaio “... il comandante!” Sul ponte salì così il capitano. Indossava gli abiti ufficiali, il tricorno sul capo e cominciò a scrutare il volto di ciascun marinaio. “Che tipo è?” Chiese sotto voce Rynos ad un altro dell'equipaggio. “Lo conosco di fama...” rispose quello “... è un osso duro, con la salsedine al posto del sangue, gli occhi freddi come sartie gelate ed il volto scavato dai gelidi venti del Pacifico...” “Capitano Sumond...” avvicinandosi un ufficiale al capitano “... è un privilegio navigare con voi... sono il tenente Great. Ai vostri ordini, signore.” “Com'è l'equipaggio?” Domandò il capitano. “Ottimo, signore.” Rispose Great. “I marinai sono tutti volontari.” “Allora troverò forse qualcuno di fidato a cui consegnare ordini, senza correre il rischio di vederlo fuggire via alla prima occasione.” “Si, signore.” Annuì Great. “Ehi, tu...” rivolgendosi a Cavaliere25 “... vieni qui.” http://farm4.staticflickr.com/3202/2...9039b514_z.jpg |
Appena Elisabeth finì di parlare ai soldati, avvertì di nuovo sotto le lenzuola la mano di quel misterioso uomo sulla sua pelle.
Stavolta con una pressione più decisa. Almeno così parve a lei, o forse era solo la tensione di quel concitato momento carico di irrequietezza. “Si, avete perfettamente ragione, madama...” disse il proprietario dell'albergo, asciugandosi la fronte per l'agitazione generata da quella situazione “... tra un momento andremo via... pazientate, vi prego...” In quel momento ritornarono nella stanza gli altri soldati. “Qui non c'è nessuno, sergente.” Fece uno di quelli al suo superiore. “E sia...” mormorò il sergente “... probabilmente quell'uomo ha pensato bene di fuggire oltre... forse sarà tornato al porto.” “Sarà stato sicuramente così...” disse il padrone dell'albergo “... dopotutto l'ingresso di questo edificio è ben chiuso a quest'ora e tutti gli alloggi sono occupati dai clienti... se davvero fosse penetrato qui, uno dei miei clienti se ne sarebbe di certo accorto...” “Allora non c'è altro da dire.” Annuendo il sergente. “Vi chiedo ancora perdono per questa spiacevole situazione, signore...” rivolgendosi prima ad Elisabeth e poi ad Ingrid “... vi auguro un piacevole soggiorno a Las Baias.” E tutti uscirono dall'alloggio. Ingrid allora richiuse piano la porta a chiave e poi si lasciò scivolare a terra, abbandonandosi ad un gemito liberatorio. |
“Oh, non temere.” Disse sorridendo Odette ad Altea. “Tuo padre oggi sarà così impegnato con tutte le faccende da sbrigare, di cui ieri se ricordi ci ha fatto un ampio resoconto, che neanche si accorgerà della nostra uscita, se non, forse, solo al nostro ritorno. Su, finisci la tua colazione, così che si possa uscire subito. Assieme al tè assaggia anche qualcuno di quei biscotti...” indicando un piccolo vassoio di pasticcini “... in questo posto ci sono strane spezie e curiosi aromi, molti dei quali dolcissimi al palato, che rendono i cibi assai deliziosi, devo dire.”
Quello scorcio di mattinata trascorse così, fino a quando, ultimata la colazione e preparatesi a dovere, Altea e Odette lasciarono la Rosa dei Venti per visitare finalmente la città. Las Baias era una Babele di voci e di colori, vivacizzata, com'era, da un miscuglio di umanità che pullulava in ogni suo angolo. Profumi e odori perlopiù sconosciuti ad un europeo dominavano nell'aria e tonalità caratteristiche, che tingevano merci e prodotti vari, ignote anche al più esperto navigatore dei mari del Vecchio Mondo, balzavano subito all'occhio di qualsiasi curioso osservatore di quella baraonda. Le due donne visitarono prima il borgo di Santa Lucia, per poi giungere, attraverso una stradina laterale, al porto. Qui furono subito attratte da una caratteristica bottega, a metà tra un emporio e uno spaccio. “Visitiamola!” Esclamò Odette. Entrate, trovarono ad accoglierle un vecchietto sorridente e dai modi affabili che le invitava a visitare il suo negozio brulicante di ogni tipo di merce. E lo sguardo di Altea, quasi per caso, cadde su un vecchio ed ammuffito libricino che recava uno strano titolo: “Le ultime confessioni del pirata Topasfier”. |
L'uomo ascoltò Clio giocherellando con un affilato pugnale, con cui si divertiva a deviare e riflettere la luce che penetrava da un oblò sul volto della ragazza mentre parlava.
“Interessante storia, la tua...” disse poi quasi con noncuranza “... si, è una buona storia... non dissimile da quelle che ognuno dei miei uomini ha raccontato almeno un milione di volte dopo il decimo o undicesimo bicchiere di rum...” sorrise “... ma le storie sono come l'acqua quando bagna i vestiti... svaniscono presto... mia cara, sono sincero e non ti nego che se tu fossi stata la figlia di un ufficiale in servizio presso la flotta del governatore, o un console agli ordini del Viceré spagnolo, o qualsiasi altro lercio militare imbarcato su una qualsivoglia nave inglese o spagnola per te le cose sarebbero state di certo più semplici... ad occhio e croce un padre premuroso arriverebbe a pagare anche un riscatto di, diciamo... 300 Dobloni d'oro. Naturalmente la somma sale se il padre è particolarmente affettuoso...” un ghigno sostituì il sorriso sul suo volto “... dunque, amica mia... devo sfruttarti nel miglior modo possibile data la situazione... sull'isola di Vivarmagran i mercanti di schiavi fanno affari d'oro con la tratta delle prigioniere... e le donne con la pelle bianca sono le più ricercate... ma non essere triste... magari sarai comprata da un principe di qualche favolosa isola che finirà poi per innamorarsi follemente di te!” Conficcò allora il suo pugnale sullo schienale del letto ad un paio di centimetri dal volto di Clio e si abbandonò ad una grossa risata. “Ma forse, prima di venderti...” smettendo di ridere e cominciando ad accarezzare i capelli e poi il volto della ragazza “... dovrei provare la bontà della merce...” ed un bagliore, visionario e profondo, attraversò i suoi occhi. “Capitano...” all'improvviso una voce “... siete qui...” era l'uomo che Clio aveva incontrato insieme agli altri tre a Las Baias. “... vi ho cercato per tutta la nave...” ed il suo sguardo cadde su Clio. “Stavo appunto facendo la conoscenza del regalo che tu e gli altri tre mi avete portato da Las Baias, caro Boyuke...” mormorò il capitano. “Forse abbiamo cose più urgenti a cui pensare...” fissandolo Boyuke. “Che vuoi dire?” “Dal mio ritorno sulla nave” fece Boyuke “non ho avuto modo di parlarvi di ciò che abbiamo scoperto a terra...” “Ebbene?” “Pare che dall'Europa sia giunto un nuovo ufficiale...” raccontò Boyuke “... pronto ad affiancare le navi del governatore con l'intento di ripulire i mari flegeesi da tutti i pirati...” “Che tipo è questo ufficiale?” Chiese il capitano. “Non lo so...” “Allora ci occorrono informazioni su quel maledetto!” Sbottò il capitano. |
Philip ebbe solo il tempo di pronunciare quelle poche parole, rese inquiete dal tono cupo e preoccupato della sua voce, che subito ripartì con la sua carrozza.
Raggiunse la Capitaneria di Porto, dove aveva buoni amici, per informarsi sull'arrivo della nave su cui si era imbarcato suo padre. Tornò nel tardo pomeriggio col volto pensieroso. Avvertì così i suoi familiari che la nave sarebbe arrivata il giorno successivo. E infatti, la mattina seguente Philip, accompagnato dal padre di Jamiel, si recò al porto. Tornò un paio d'ore dopo e all'ingresso della carrozza nella villa, la madre di Talia chiamò subito sua figlia. Ma, con grande loro sorpresa, si mostrò ad esse uno spettacolo inaspettato. Un vecchio, dall'aspetto stanco e sofferente, scese dalla carrozza in braccio al padre di Jamiel. Fu condotto in casa e accomodato su un comodo seggio di noce, foderato con cuscini ungheresi. Insieme a lui era giunto anche il devoto Passapour, un marinaio di Marsiglia, conosciuto anni prima da Arkiwn e da allora divenuto il suo fedele braccio destro. Philip spiegò a sua moglie e a sua figlia che Arkwin, esiliato dal governo olandese in una lussuosa villa ai confini del regno e nella quale era vissuta Talia per tutto il periodo trascorso insieme a suo nonno, aveva un giorno tentato la fuga su una nave inglese dei suoi amici antiorangisti. La fuga era stata organizzata proprio dal fidato Passapour. Ma in seguito ad un assalto da parte di una nave nemica, forse contrabbandieri, o più probabilmente pirati slavi dei mari del Nord, Arkwin restò gravemente ferito e a causa della cancrena si ridusse a ciò che era oggi, ossia quasi un vegetale. Poteva muovere solo gli occhi ed assumere qualche vaga e quasi impalpabile espressione. Non parlava quasi più, riuscendo esclusivamente ad emettere lenti ed impercettibili bisbigli che solo Passapour era capace di comprendere. “Talia...” disse Philip a sua figlia “... io e tua madre siamo ospiti nel pomeriggio di Wincler Van Hoydion, per discutere alcune situazioni inerenti agli affari della Compagnia. Resterai tu a fare compagnia al nonno ed a Passapour. E fatte alla ragazza altre raccomandazioni, uscirono. |
vedendomi indicare e chiamare mi avvicinai e dissi mi dica signore sono hai vostri ordini e aspettai una sua risposta mentre mi guardavo in giro per la nave dentro di me dissi che lusso sta nave davvero grande
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Citazione:
Apri un'anta e mi affacciai:" Signor Fhael,salve...quassù, sono Cheyenne...mi stava cercandi? Senta mi dia una decina di minuti e mi farò trovare nel primo piano della locanda. Chiusi la finestra, mi gettai sul mio scarso bagaglio e presi l'abito meno malconcio che avevo, mi detti una sistemata alla faccia e ai capelli e mi getta fuori dalla mia stanza verso le scalinate che portavano al piano inferiore. |
Sentii i suoi occhi fissi su di me.
Iniziai a respirare sempre più forte. No, non gli avrei permesso di toccarmi. Lo avevo giurato a me stessa molti anni prima. Avevo imparato a combattere con il preciso intento di proteggermi da uomini come lui. Il pugnale era così vicino che potevo sentire la sua lama affilata che mi accarezzava la guancia. Quella era una carezza gradita, ma quelle mani sui miei capelli e sul mio viso, quelle avrei voluto tranciarle via io stessa, se solo avessi potuto. I miei occhi erano furiosi e infuocati. Dovevo trovare una via di fuga. Un modo per morire piuttosto. Ma mai, per nessuna ragione al mondo, gli avrei permesso di mettermi quelle luride mani addosso. Eppure era lì, così vicino, troppo vicino. La luce, la luce fu la mia salvezza, o forse no. Citazione:
Guerenaiz! Oh, si ero certa che stessero parlando di lui. Pregai perchè in quel momento le sentinelle scorgessero la sua nave all'orizzonte, pregai che arrivasse in tempo per salvarmi, ma sapevo che erano speranze vane. Forse, però, poteva aiutarmi anche da lontano. Già, ma come? Non l'avrei mai venduto a quegli spregevoli esseri. Quell'uomo aveva parlato di un riscatto, mi chiesi se lui l'avrebbe pagato mai per me. Dovevo rischiare, a costo di perdere la fiducia di Guerenaiz. Lui era un uomo d'onore, mi avrebbe aiutata, anche se forse poi non mi avrebbe più voluto vedere. Troverò il modo, se riesco a salvare la pelle penserò a come farmi perdonare da Guerenaiz. E allora scoppiai a ridere, fragorosamente. "Oh si, lui arriverà. Sono anni che non aspetta altro che questo momento" fissai intensamente gli occhi strabuzzati e sgomenti dei due uomini. "E quando saprà che avete osato toccare la sua promessa sposa non avrà pietà per nessuno di voi" sorrisi, ma con un sorriso perfido. "Non sarà di certo molto lontano, dato che senza dubbio mi starà cercando. Lasciate che gli mandi un messaggio, sono sicura che saprà ben ricompensarvi, se mi lascerete andare." E poi tornerò al suo fianco e vi punirò per tutto quello che avete anche solo pensato di farmi, cani rognosi. Infondo, poteva anche funzionare. |
Las Baias era in gran fermento, i miei occhi roteavano da una parte all'altra, era un fiorire di colori luminescenti e brillanti dati dalle stoffe, spezie, cibi mai visti prima..questa era il posto che sognavo, ma di notte diventava oscuro purtroppo.
Raggiungemmo il porto e Odette si spinse in un piccolo negozietto gestito da un simpatico vecchietto..sembrava quasi un uomo di mare che ormai non navigava più e vendeva ciò che gli era più caro, o solo aveva aperto quel negozietto per fare quattro chiacchiere. Guardavo con curiosità gli oggetti su un banchetto e ad un tratto fui attratta da un libricino.."Le ultime confessioni del pirata Topasfier”. Presi in mano il libro, la carta era ruvida e grezza e lo aprii e con stupore vidi era scritto in bella grafia e vi erano disegni e mappe, guardavo la copertina ma non trovavo scritto l'autore del libricino.."Scusate messere, ma sarei interessata a questo libro, non ho mai sentito parlare di questo romanzo..voi potete darmi qualche spiegazione? E' mia intenzione acquistarlo, deve essere molto avvincente" dissi stringedolo forte a piene mani. |
Erano strani talvolta i casi della vita, pensai... dapprima quella gioia intensa per l'arrivo improvviso del nonno, poi la sorpresa per la sua condizione, lo sconcerto, il dolore, la preoccupazione, e poi di nuovo sorpresa nell'incrociare i suoi occhi e quello sguardo ancora vivo, nonostante la decadenza del corpo.
Rimasi in silenzio mentre mio padre parlava, mentre si raccomandava e spiegava... lo guardai uscire con mia madre, restando compostamente al mio posto. Quando, infine, furono usciti dalla stanza e i loro passi si spensero in fondo al corridoio, mi rilassai... "Nonno..." mormorai, la voce carica di dolore e preoccupazione, correndo subito verso la poltrona su cui era stato accomodato e inginocchiandomi ai suoi piedi "Oh, nonno..." Lo osservai per qualche momento, sfiorando con la mia la sua cara mano, così fredda e immobile... "Passapour, vi prego..." dissi quindi "Cos'è successo? Ditemi!" |
“Marinaio, mettiti subito a disposizione del capitano Sumond.” Disse l'ufficiale Great a Cavaliere25.
“Seguimi nella mia cabina.” Ordinò il capitano. Così, Cavaliere25 si ritrovò nella cabina del comandante. “Consegnerai queste lettere a mia moglie.” Disse Sumond, consegnando le lettere al marinaio. “L'indirizzo è segnato sulle buste.” Lo fissò poi negli occhi. “E c'è un altro incarico per te. Un incarico che richiede fiducia. Scendi nella cambusa, dove ci sono le scorte che serviranno per il viaggio, e prendi un paio di forme di formaggio. Le consegnerai, come le lettere, a mia moglie dicendo che sono stato io a mandarti. E mi raccomando... che nessuno si accorga di nulla. Ora vai, marinaio. Sbrigati e non deludere il tuo comandante.” |
“Quello” disse il vecchio venditore ad Altea “non è un romanzo, milady. Si tratta di una sorta di diario, scritto da un pirata durante la prigionia che precedette la sua impiccagione. E' stato scritto diversi anni fa e molti ritengono il contenuto del tutto inventato, frutto, com'era, della mente ormai andata di quel filibustiere.” Si avvicinò e prese per un momento il libro dalle mani della ragazza. “Quel pirata era l'unico superstite dell'equipaggio del leggendario Capitan Lanzaras, il corsaro più folle e malvagio dei sette mari. Quando venne catturato era in uno stato pietoso... aveva infatti trascorso diversi giorni alla deriva su una barca in mezzo al mare, divenendo pazzo per aver bevuto acqua di mare... venne processato e impiccato per pirateria... e questo diario rappresenta il suo testamento spirituale, diciamo...” e ridiede il libro ad Altea.
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Cheyenne, dopo essersi preparata alla meglio, scese nella locanda e vi trovò ad attenderla Fhael.
Il portoghese era seduto ad un tavolo e nel vederla arrivare chiamò subito il locandiere per ordinare. “Galantuomo...” disse “... una bella colazione. Allora... un po' di quelle focacce dolci il cui odore ha invaso la strada... confettura, miele, qualche pannocchia e due tazze di tè caldo!” “Si, signore!” Esclamò il locandiere. Fhael allora si alzò e pregò la ragazza di sedersi accanto a lui. “Trovarvi non è stato affatto facile.” Disse sorridendo. “Mi riferisco a stamattina... purtroppo non conoscevo il vostro alloggio e ho dovuto così chiedere un po' in giro... e detto fra noi, quella signora mi avrà preso per un pazzo o un ubriacone.” E rise di gusto. “Perdonate se ho anticipato i tempi... lo so che non era in programma questo nostro incontro stamani... ma ci ho pensato tutta la notte... non potete presentarvi così dal nostro uomo... voglio dire, non senza un abito adeguato... sentite dunque la mia idea...” Nel frattempo tornò il locandiere con la loro colazione. “Faremo colazione” continuò Fhael “e poi visiteremo la miglior sartoria di Las Baias, dove ordineremo un vestito degno del vostro incontro con l'ufficiale. Lui stesso mi ha offerto una cospicua somma di denaro per affrontare eventuali spese in questa mia ricerca. Ed io non vedo spese più imminenti di questa. Cosa ne pensate?” |
Quella risata e poi le parole di Clio sorpresero e turbarono profondamente i due uomini davanti a lei.
“Ma...” disse confuso il capitano “... ma che diavolo vai farneticando? Vuoi forse prenderti gioco di noi, sciocca ragazza? Guarda che ti farò scontare col sangue questa tua insana idea!” “Aspettate, capitano!” Esclamò Boyuke. “Forse... vi è del buono in ciò che dice!” “Come sarebbe?” “Ho idea che stia parlando del nostro uomo...” spiegò Boyuke “... dell'ufficiale incaricato dal re olandese di fare piazza pulita dei pirati da questi mari...” “Sciocco!” Esclamò il capitano. “Come potrebbe conoscerlo?” “In effetti è strano...” mormorò Boyuke “... visto che era in fuga dai soldati del governatore... ma vale la pena capirci qualcosa...” fissò Clio “... e sia, ascolta... se dici il vero allora risponderai a qualche domanda... qual'è il nome di quell'ufficiale? E perchè eri in fuga dai soldati? Quale reato può aver commesso la futura sposa di un ufficiale del re? Avanti, rispondi!” |
“C'è poco altro da dire, signorina...” disse Passapour a Talia “... il Comandante” come lui chiamava Arkwin “è in queste condizioni a causa della cancrena causatagli da una ferita. Eravamo riusciti a sfuggire alle navi olandesi che pattugliavano il passo, ma poi ci attaccarono dei predoni slavi... era l'albeggiare di un Martedì e troppo tardi ci accorgemmo di quella nave pirata che puntava verso di noi... ci raggiunsero e scoppiò un violento scontro sul ponte della nostra imbarcazione... io stesso sono vivo per miracolo e questo solo grazie al Comandante... lui invece fu colpito alle spalle e cadde in acqua... la nostra nave prese fuoco e noi superstiti trovammo rifugio saltando in mare... ripescammo vostro nonno dopo qualche ora, in fin di vita... e in questa triste condizione ha espresso il desiderio di poter vivere insieme alla sua famiglia...” fissò il vecchio Arkwin e poi di nuovo Talia “... anche se forse la nostra presenza potrà recare fastidi a vostro padre...”
In quel momento il vecchio nonno di Talia fissò Passapour e sgranò leggermente gli occhi. Il fedele servitore si chinò verso di lui e Arkwin bisbigliò qualcosa al suo orecchio. “Vostro nonno mi chiede di domandarvi, signorina...” rivolgendosi Passapour a Talia “... siete felice?” “Ricorda, bambina mia...” disse Arkwin a sua nipote, proprio mentre fissavano insieme quel meraviglioso tramonto spegnersi nel mare “... chi tiene a te, chi ti ama davvero, non può far a meno di chiederti se sei felice... perchè la tua felicità è la felicità di chi ti ama...” Quel ricordo, ridestato dalle parole di Passapour, attraversò per un momento il cuore di Talia, per poi svanire nel debole chiarore degli occhi del vecchio Arkwin. |
Trovai il signor Fhael seduto a un tavolo della locanda a ordinare la colazione.
Mi sedetti nel posto di fronte al suo e ascoltai il motivo della sua visita...: Citazione:
"Siete molto gentile signor Fhael, insomma, mi costa ammetterlo, ma i miei abiti sono adatti ad un clima decisamente più rigido e beh, non sono neanche quelli di una principessa vichinga..." Presi una focaccia che il locandiera aveva portato e sorseggiai del tè fissando il signor Fhael..."ah, mi raccomando però, non amo andare a fare compere, quindi vi prego di non prolungare la nostra visita dal sarto più di quanto non sia strettamente necessario.". E gli lanciai uno sguardo divertito. |
Ingrid era sfinita...mi fece un'immensa tenerezza, qualche secondo e la mia mente si rivolse a quella mano sul fianco come fosse un tizzone ardente, schizzai fuori dal letto......avevo il volto in fiamme e gli occhi pieni di luce, fuori era gia' giorno...era volato cosi' la mia prima notte a Las Baias, tra le braccia di un non so chi...in preda al panico.
Mi avvicinai al tavolo e riempii un bicchiere d'acqua che diedi ad Ingrid.....lei era la mia pena piu' grande, l'avrei protetta contro ogni cosa....ma i suoi occhi puntati su di me, mi fecero voltare verso il letto...."....Mi avete chiesto e non con gentilezza di stare zitta, non vi ho dato ai soldati, rischiando di essere vostra complice, ora gradirei sapere chi ho protetto....e vi pregherei...di uscire dalle nostre vite.....state bene abbastanza, per raggiungere i vostri compagni di sventura..se mai ne aveste...".... |
Capitan Lanzaras... era forse quello il nome del temuto pirata di cui parlava il vecchio mozzo sulla barca e non mi rivelò? Ascoltai estasiata quel racconto, per quanto fosse tragico.
Odette stava guardando altri oggetti..ero affascinata solo al pensiero di detenere quel libricino, pagai al vecchio quanto dovuto e nascosi il libricino nella sacca che avevo con me. "Bene Odette..possiamo andare " ma mi voltai istintivamente verso il posto vuoto dove prima si trovava quel manoscritto chiedendomi perplessa come mai fin'ora non lo avesse acquistato nessuno. |
Ascoltai le parole di Passapuor con il cuore in gola... nella mia mente quelle parole diventavano terribili immagini.
Poi quella domanda... I miei occhi si allargarono appena mentre quel ricordo mi attraversava il cuore... poi li spostai sul nonno... "Felice..." sussurrai. Un attimo di esitazione... "Adesso sono felice, nonno..." dissi, costringendomi a sorridere "Adesso che ti rivedo sono felice!" |
Oh, forse avevo una speranza.
Dovevo giocare le mie carte nel miglior modo possibile. Un solo errore mi sarebbe stato fatale. Ripresi a sorridere, superba. Incurante delle minacce che quell'uomo proferiva. "Diciamo che un ufficiale, scelto personalmente da re Guglielmo d'Orange, non va a sbandierare ai quattro venti di essersi innamorato di una fanciulla che si considera una strana specie di soldato britannico. Ma, come si dice, al cuore non si comanda." Sorrisi con gli occhi brillanti di una ragazza innamorata. Bene, li avevo catturati, mi stavano ascoltando. Sapevo cosa voleva dire quello sguardo, cominciavano a credermi, avevano bisogno di credermi. "Eravamo appena sbarcati dalla nave, anzi lui non era ancora sbarcato, quando io me ne sono andata in giro a cercare notizie dell'uomo che ho sempre considerato mio fratello, un soldato inglese, come mi sembra di avervi già detto." dissi indispettita alla volta di Boyuke. Ora dovevo dare il colpo finale ed era fatta. Grazie Guerenaiz! "Era lui che dovevo incontrare sul molo, prima che le guardie mi circondassero. Non avevano gradito il mio interesse per la marina militare britannica. Non erano ufficiali di alto rango, ma semplici guardie, probabilmente non sapevano nemmeno chi fosse il mio promesso sposo e men che meno chi fossi io. Non ho pensato di appellarmi a lui perchè ero armata e sapevo bene di potermela cavare. Infatti, come avete potuto constatare" dissi rivolta di nuovo a Boyuke "pur essendo uno contro cinque sono scappata, e quando voi mi avete salvata.." calcai quella parola e lo guardai con odio "stavo appunto andando da lui, soltanto che non conoscendo Las Baias mi ero persa, e la fuga si è rivelata più complicata del previsto." Mi avranno creduto? mi chiesi. "Non potevo permettere che mi catturassero, se si fosse saputo chi ero in realtà per la sua missione sarebbero stati guai" Si, comincia ad avere un senso. Disse una voce compiaciuta dentro di me. Lo sguardo che scrutai nei loro occhi mi diede la forza per dire poi "Vi ho raccontato tutto questo per dimostrarvi che è la verità. Il nome dell'uomo che cercate è Guerenaiz" Infondo, il nome lo avrebbero saputo in un modo o nell'altro. "Ma risponderò alle vostre domande solo dopo che mi avrete tolto le corde dalle mani, altrimenti potrete anche spellarmi viva che sarò muta come una tomba" Sapevo quanto erano preziose per loro le mie informazioni. E con le mani libere, pensai, nessuno sarebbe mai riuscito a sfiorarmi. |
Fahel sorrise a quelle parole di Cheyenne.
“Avete ragione...” disse sorseggiando del tè “... in effetti ho sempre pensato che fosse un po' noioso andare in giro a fare compere, con tanti pacchi, di negozio in negozio, con i commessi che fanno di tutto per venderti abiti e cappelli che probabilmente non indosseresti mai.” Sorrise. “Però, devo anche ammettere di aver sempre creduto che questo genere di cose piacesse da matti alle ragazze e alle donne di ogni dove. Ma voi, evidentemente, non siete una ragazza qualsiasi.” Versò allora altro tè nelle loro tazze ed invitò Cheyenne ad un brindisi. “A voi...” disse “... brindiamo al vostro futuro e alla nostra ricerca... che possa darvi tutto ciò che il destino vi ha sottratto in passato.” Finita la colazione, i due lasciarono la locanda e si diressero verso il centro di Lass Baias, dove sorgevano sartorie e negozi di vario tipo, frequentatissimi dall'alta società del posto. Fhael allora indicò una sartoria a Cheyenne, che a vederla sembrava tra le più esclusive della città. Ma proprio in quel momento un uomo di colore si avvicinò al portoghese. “Signore...” mormorò “... dovete venire al porto... c'è un controllo in atto e le guardie vogliono vedere il permesso per ormeggiare la nave a Las Baias.” “Che seccatura...” sbuffò Fhael “... recatevi in quella sartoria” disse alla ragazza “e cominciate a scegliere la stoffa che più vi aggrada... io cercherò di sbrigare presto questa faccenda, per poi raggiungervi subito.” |
A quelle parole di Elisabeth le coperte del letto si alzarono e l'uomo si mostrò nuovamente.
“Devo ammettere” disse quasi con un ghigno “che siete molto scaltra. Non era facile mantenere il sangue freddo in quel frangente, con i soldati in giro per le stanze ed uno sconosciuto nel letto...” “Insomma, chi diavolo siete?” Urlò Ingrid. “E chi lo sà, signora...” alzandosi con un po' di fatica lo sconosciuto “... forse sono uno spettro... uno spettro dettato dall'infelicità e dall'insoddisfazione...” fissando Elisabeth “... e forse voi un po' lo siete...” sorridendo “... come lo so? Semplice... non si lascia tutto ciò che si possiede per fuggire all'altro capo del mondo, portandosi dietro solo la propria fedele governante... cosa cercavate qui? Una nuova vita? Magari più interessante della precedente? Beh, allora un po' ho fatto il mio dovere...” avvicinandosi a lei “... visto che vi ho ravvivato una nottata altrimenti tutt'altro che eccitante...” e scoppiò a ridere. “Uscite subito di qui!” Urlò Ingrid. |
Altea e Odette uscirono dalla bottega, con la ragazza molto soddisfatta di quello strano acquisto.
“Allora...” disse Odette “... non hai visto nulla di interessante in quel negozio? C'erano oggetti davvero caratteristici, alcuni dei quali mai visti prima.” Si trovavano nel cuore del porto di Las Baias e ovunque intorno a loro vi era un vivace via vai di mercanti, marinai, visitatori e mendicanti. E in quella baraonda, Altea riconobbe un volto: era quello del vecchio mozzo conosciuto a bordo della nave olandese che aveva portato tutti loro nelle Flegee. |
I due pirati ascoltarono con attenzione ogni parola di Clio, assumendo, di continuo, strane ed imperscrutabili espressioni.
Alla fine, i due si allontanarono di qualche passo e trascorsero alcuni momenti a parlottare fra loro. Boyuke allora fu spedito sopra dal suo capitano e questi tornò da Clio. “Se ci hai raccontato delle menzogne” disse con uno sguardo che non lasciava dubbi circa la malvagità di quell'uomo “allora ti farò rimpiangere di essere nata. Chiaro?” In quel momento ritornò a Boyuke. “Ora farai come ti ordinerò...” continuò il capitano, mentre Boyuke cominciò a scogliere i polsi della ragazza “... scriverai una lettera al tuo innamorato... una lettera in cui racconterai tutto l'accaduto e di come tu sia ora nostra prigioniera... dirai al tuo innamorato che la tua vita vale almeno 300... anzi, no... 500 dobloni d'oro! E se tale cifra non sarà versata, allora lui riceverà la tua testa in un barile di salamoia! Scrivigli che presto sarà avvicinato da uno dei miei uomini... e soprattutto rivelagli che il nome di colui che ti ha catturata è Giuff... Capitan James Giuff detto il Gufo Nero...” e diede alla ragazza carta e penna. |
Il vecchio Arkwin, fissando Talia, restò commosso ed una tenera espressione illuminò, per quanto possibile, il suo volto sofferente.
Passapour allora condusse il vecchio avventuriero sulla terrazza della villa, dal quale si poteva ammirare un meraviglioso panorama. Qui di nuovo Arkwin bisbigliò qualcosa al fedele servitore. “Signorina...” disse poi Passapour a Talia “... vostro nonno mi prega di rivelarvi che io sarò i suoi occhi e la sua bocca e nulla di quanto vi dirà, attraverso me, uscirà dalle nostre conversazioni. Egli allora vuol farvi sapere che solo voi siete la luce dei suoi occhi e l'unica ragione che lo tiene in vita. Inoltre” aggiunse “mi prega di mostrarvi qualcosa...” si chinò su un piccolo baule che avevano portato al loro arrivo e cominciò a cercare qualcosa in esso “... ecco...” estraendo un piccolo libretto “... questo è il diario di vostro nonno e vi prega di custodirlo come il più prezioso dei tesori...” e lo diede alla ragazza. |
Si signore dissi vado subito e usci dalla cabina del capitano e mi guardai in giro se c'era qualcuno non vedendo nessuno mi incamminai velocemente nella cambusa a prendere due forme di formaggio per poi nasconderle senza che mi vedesse nessuno ma come facevo ad andare dalla moglie del capitano senza dire nulla hai miei amici pensai e restai li fermo a riflettere
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La domanda di Odette mi prese alla sprovvista.. "Oh no, ti sembravano oggetti adatti a me?" risposi mentendo spudoratamente.
Il porto era vivo di barche, persone e marinai e vi era un gran fermento, quando riconobbi il vecchio mozzo della nave olandese, feci cenno ad Odette di aspettarmi e mi avvicinai al mozzo che mi riconobbe.."Messere" dissi concitatamente "ricordate quella notte che ci parlò di un terribile pirata?Era forse Capitan Lanzaras?" e mentre pronunciai quel nome estrassi dalla sacca il libricino appena acquistato e glielo mostrai. |
E mentre Cavaliere25 era fermo in balia di dubbi ed indecisioni, nella cambusa scese un marinaio, senza però accorgersi, anche a causa della poca luce, di quanto fatto dal nuovo arruolato.
“Ehi...” disse a Cavaliere25 “... ma tu non avevi ricevuto ordini dal comandante? Sicuramente ti avrà assegnato un compito, no? Allora sbrigati a portarlo a termine che manca poco ormai per la partenza! Su, forza, marinaio!” E ritornò in coperta, ad occuparsi degli ultimi preparativi prima della partenza. |
Il vecchio mozzo fissò prima sorpreso Altea, poi, un attimo dopo, un sorriso cancellò ogni dubbio dalla sua mente.
“Ah, ora vi riconosco...” disse alla ragazza “... si, eravate sulla Moeder Recht anche voi!” Ma quel suo sorriso subito svanì, appena Altea pronunciò quel nome. “Capitan Lanzaras...” ripeté il vecchio mozzo “... come fate a conoscere quel nome? Voi siete forestiera in queste terre e neanche chi abita questi luoghi, almeno che non abbia sopra la cinquantina, conosce quel nome... un nome ormai dimenticato, grazie al Cielo...” scosse il capo, come se un mare di ricordi, simili ad una confusa e travolgente marea, lo avesse sommerso “... ormai Capitan Lanzaras è una leggenda... una favola oscura che quelli come me hanno udito anni fa e che oggi, poi, hanno fatto finta di dimenticare o di non averci mai creduto veramente... no, sulla nave non parlavo di Capitan Lanzaras... egli ormai vive solo nel ricordo intrappolato nell'eco delle onde... io mi riferivo invece ad un pirata ahimè ben peggiore, poiché solca ancora questi mari...” ma proprio in quel momento si accorse del libricino in mano ad Altea “... e questo? Come siete riuscita ad averlo?” |
Libera. Non riuscivo a pensare ad altro. Stinsi le mani attorno ai polsi ormai violacei come se quelle carezze potessero cancellare il dolore.
Mio caro Guerenaiz, Perdonami, ti prego. Se sono arrivata a tanto è perché non soltanto la mia vita, ma la mia virtù erano in pericolo. Quando lasciai la Moeder andai in cerca di mio fratello e i soldati del governatore mi seguirono, mi circondarono. Riuscii a fuggire ma passai dalla padella alla brace dato che mi salvarono dei mascalzoni che ora mi tengono prigionieri. Conosci questi uomini,sono senza onore e senza dio, con una sirena al posto della ragione. Il capitano James Giuff , detto il gufo. Mi tiene prigioniera. Mi obbliga a dirti che ti chiede 500 dobloni d'oro se mi vuoi rivedere viva. E tu sai quanto ti ricompenserà la nostra vita insieme, quando finalmente saremo marito e moglie. Sai bene come temo Il mercato degli schiavi, lo sai perché mi hai letto nel pensiero, come quegli indigeni. Verrai avvicinato da un uomo, se non avrai quello che vuole mi ucciderà. Usa queste parole con saggezza. Confido che un uomo d' onore saprà capire e perdonare. Con amore e trepidante attesa La vostra esotica principessa perduta Clio Sperai con tutta l'anima che Guerenaiz capisse i significati nascosti in quelle righe. Che trovasse in esse il modo di salvarmi senza sottostare a quello stupido ricatto. Ma soprattutto , sperai con tutta me stessa che non mi odiasse, che mi riservasse ancora una volta quel sorriso magico che mi faceva dimenticare il dolore. |
Appena Clio terminò di scrivere, James Giuff, il pirata temuto allo stesso modo dalle navi olandesi, spagnole e inglesi, strappò quella lettera dalle mani della ragazza e la lesse con attenzione.
La mostrò poi al suo fedele braccio destro Boyuke. “Allora...” disse il Gufo Nero “... cosa te ne pare?” “Drammatica, lacrimevole e passionale allo stesso tempo.” Ridendo l'altro. “E' perfetta.” “Credi che la riterrà autentica quel dannato ufficiale?” “Probabilmente si...” annuì Boyuke “... e ho idea che il nostro capitano olandese non resterà con le mani in mano.” “Bene!” Esclamò Giuff. “Allora fai in modo di fargliela avere al più presto!” “Manderò uno dei miei a terra, capitano.” Fece Boyuke. “Dove fisseremo il luogo dello scambio?” “Sull'isolotto di Nisidies...” rispose il capitano “... si, è perfetto per questo genere di faccende... uno scoglio, desolato ed abbandonato in mezzo al mare...” Boyuke annuì e andò via. “Sei stata davvero molto brava...” rivolgendosi Giuff a Clio “... immagino che quell'ufficiale sarà innamorato perso di te... al punto da pagare quella cifra colossale per riaverti!” E rise forte. “Che sciocchezza, vero? E dire che con molto meno si possono avere due belle indigene per una notte intera! Ma forse una donna con la pelle bianca possiede sempre un suo particolare valore!” Smise di ridere e la fissò con quei suoi occhi impenetrabili come la notte. “E prega che davvero creda a ciò che hai scritto... e soprattutto che sia disposto a pagare il riscatto per te... altrimenti...” di nuovo le sfiorò il volto, per poi andare via ancora accompagnato da quella sua terribile risata. Dopo un po', qualcun altro scese in quella stanza. Era un uomo robusto, con tatuaggi su tutto il corpo, orecchini ai lobi, bandana in testa ed una serie di citrici tra il collo ed il petto che rendevano ancora più inquietante il suo aspetto. Portava alla ragazza del cibo e un po' d'acqua. “Aveva ragione il capitano...” mormorò “... sei davvero un bel bocconcino...” ed un'espressione di ambigua bramosia attraversò il suo volto “... è vero che sei abile con le armi? Davvero sei sfuggita da sola alle guardie del governatore?” |
La carrozza percorreva con andamento lento la stradina che, tagliando in due il borgo, conduceva al molo dov'era ormeggiata la Santa Rita.
L'ufficiale al suo interno guardava con sguardo cupo dalla finestrella del veicolo, perso com'era in un'ombrosa e sfuggente inquietudine. “Io...” mormorò lei con la voce rotta “... io ti ho sempre creduto... e forse l'averti creduto è stata la più grande disgrazia che potesse capitarmi...” lo fissava ed i suoi occhi sembravano volersi nascondere nel silenzioso imbrunire del crepuscolo, con ormai solo una pallida e malinconica Luna ad illuminare ciò che restava di quel triste giorno “... mi sono accadute tante cose per questo... troppe cose per me... ora scusami... ma voglio andare... non ho la forza di restare...” i suoi occhi scuri erano ancora più belli del solito, anche se lui non riusciva a comprendere se quel loro fulgido luccichio dipendesse dall'alone lunare riflesso in essi, o da calde lacrime apparse ad inumidirli con screziato vermiglio. Lei allora corse via e lui non riuscì neanche a sussurrare ciò che aveva nel cuore. “Non andartene...” E quel sussurro si spense con gli ultimi bagliori di quel giorno che stancamente andava a morire. “Come siete silenzioso e pensieroso, milord...” disse una delle due dame che erano con lui nella carrozza, destandolo così da quel ricordo “... forse avvertite già la mancanza di qualche avvenente dama? Certo che imbarcarsi per un anno e mezzo per i mari del Sud, lontano dalle frivolezze e dagli sfarzi dell'alta società, deve essere alquanto triste per un uomo come voi, vero?” L'ufficiale la fissò e sorrise, per poi assumere un'aria di sarcastica sufficienza. “In verità, cara lady Adelya, è la certezza della vostra mancanza, come quella della deliziosa lady Anghela” fissando poi l'altra dama seduta nella carrozza “che già mi rende opprimente questa partenza... posso allora augurarmi un dolce saluto da parte vostra prima di imbarcarmi per mari e rotte sconosciute?” “Oh, milord, i commiati sono tanto lacrimevoli” rispose Adelya “e voi un così abile simulatore che tutta la scena mi appare surreale e melodrammatica!” “E poi, milord...” intervenne Anghela “... da come guardavate lady Roman, l'audace e giunonica moglie del capitano Muschat, forse è giusto pensare che debba essere lei a recarvi tale saluto per questa imminente partenza!” “E anche lei, cara Anghela, non disdegnava di lanciare occhiate al nostro romantico tenente di vascello!” Replicò Adelya. “Comunque, abbiamo accettato di accompagnarvi, milord, solo per vedere da vicino il veliero su cui vi imbarcherete.” “Eh, amiche mie...” sospirò l'ufficiale “... un tempo ai marinai in partenza le donne destinavano ben altre attenzioni...” “Chissà poi” fece Adelya “cosa racconterete alle donne che incontrerete in questo viaggio. Si dice che le isole dell'emisfero Australe siano abitate da donne dalla pelle d'ebano, d'ambra e di corallo. Già vi vedo, milord, a dispensare a quelle poverette i vostri modi da cavalier cortese e amante devoto. Eh, povera la donna che vi concederà la sua fiducia!” “Oh, ma come siete crudeli, amiche mie!” Esclamò divertito l'ufficiale. “E dire che pensavo di non avere nemici, o almeno di non curarmene abbastanza da poterli rammentare. Invece vedo che non avete nulla da invidiare ad una Medea o ad una Morgana.” “Vi sentite dunque un novello Giasone, milord?” Domandò Anghela. “Più un Teseo direi, cara Anghela!” Disse Adelya. “E cosa direte, dunque, a qualche novella Arianna che incontrerete su una sperduta isola del Sud?” Chiese al nobile ufficiale. “Oh, racconterò una storia adatta a tutte le occasioni, vecchia come il mondo e credibile da un cuore ingenuo, come sicuramente può essere quello di una selvaggia principessa indigena...” con un sorriso beffardo lui “... che sono un nobile principe di qualche lontano potentato orientale, lasciato da una donna crudele e che per questo sono finito poi ad odiare tutte le altre e a farmi beffe dell'amore!” “Oh, nessuno vi crederà mai!” Esclamò Adelya. “Neanche un'ingenua indigena del Sud! Si vede che non avete mai sofferto per amore voi!” A quelle parole della donna, per un momento, lo sguardo dell'ufficiale fu attraversato come da un lampo. Un lampo poi che lui stesso si sforzò di spegnere. Ad un tratto la carrozza si fermò ed il cocchiere scese ad aprire la porta. “Siamo arrivati al molo, milord.” Disse. “Benissimo, Garret!” Esclamò l'ufficiale, per poi saltare giù dalla vettura. “Amiche mie...” rivolgendosi alle due dame e togliendosi il cappello “... grazie per avermi accompagnato. Così che serberò questi momenti durante le lunghe, calde, silenziose ed incantate notti nei mari del Sud, come ultimo e felice ricordo del mondo civile.” E mostrò loro un vistoso inchino. “Oh, siete detestabile, milord!” Esclamò Adelya. “Siete un adulatore anche nei saluti, che invece richiederebbero un minimo di sincera commozione! Ma ormai è da tempo che ho smesso di sperare in un atto di schiettezza da parte vostra! Ciò nonostante, vi auguro buona fortuna per il viaggio ed un felice risultato per la vostra missione.” “A presto, milord.” Sorridendo Anghela. “E che il Cielo vegli su di voi!” E la carrozza andò via. L'ufficiale allora salì a bordo della Santa Rita. “A chi apparteneva quella carrozza?” Chiese il capitano Sumond nel vedere il mezzo ripartire. “Al vostro secondo ufficiale, signore.” Rispose Great. “Non lo conoscete?” “No...” mormorò il capitano “... mi è stato assegnato dall'Ammiragliato... sarà allora più un damerino che un ufficiale di vascello...” “Signore, egli è...” Ma prima che Great potesse continuare, l'ufficiale si presentò al comandante Sumond. “Tenente Guisgard, signore!” Disse il nuovo arrivato a bordo. “Ai vostri ordini!” http://d1.img.v4.skyrock.net/6113/70...98271337_1.jpg |
Finita la colazione ci dirigemmo in una sartoria di alta moda nel centro del paese quando un ragazzo chiamò il signor Fhael per un affare al porto.
Entrai così da sola nel negozio e inizia a osservare le merci esposte. Nella prima parte dell'atelier c'erano stoffe di tutti i tipi, colori e tessuti che non avevo mai visto (la mia conoscenza si limitava a lana e pelliccia), in un'altra parte del negozio invece c'erano accessori di ogni tipo: borsette, cappelli, scialli e guanti finissimi, e infine nel piano superiore erano esposti modelli di abiti confezionati dal sarto e che, stando a ciò che il cartello diceva, erano "abiti di alta moda europea". Finito questo giro di esplorazione del negozio, mi guardai intorno alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarmi nelle scelta dell'abito più adatto a me. |
Sarcastico lo spettro...adesso mi redeva in faccia e pensava anche di leggermi nel cuore......Ingrid era furente e se non fosse stata per la situazione cosi' strana e pericolosa.....gli avrebbe staccato gli occhi....." Tranquilla Ingrid.....il fantasma ...adesso se ne andra' cosi' come' arrivato, non so che abitudini ci siano su quest'isola ...ma da dove provengo, non avevo la necessita' di fuggire,per sapere che sapore avesse la vita......sono una donna libera .....e stanotte siete stato fortunato in genere non amo che uno sconosciuto mi metta le mani sui finachi..........non volete dirmi chi siete, bene allora e' tempo che voi cerchiate il modo di uscire da qui......anche se devo pensare che siete sul punto di chiedere il mio aiuto per farlo......e' una giornata splendida.......ho voglia di fare una passeggiata....avete uscito i vestiti dal baule Ingrid ?....."...incomineciai a spazzolarmi i capelli ....godendomi quel momento senza togliere gli occhi dall'ospite fantasma.........un sorrisino si poso' sulle mie labbra.....
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