Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 08-09-2011 04.22.06

Lord Carrinton sorrise nel vedere quella luce negli occhi di Gonzaga.
“Voi non mi dovete nulla, milady…” disse il nobile “… sono io che vi sono debitore per la vostra compagnia in questa bella mattina di Settembre… e la vostra compagnia non ha prezzo…”
Poi si avvicinò, arrivando ad accarezzare i capelli di lei con il suo respiro.
Delicatamente le sue mani sfiorarono i fianchi di lei e, stringendola, la fece salire in sella a Starlight.
Un attimo dopo anch’egli montò in sella al suo destriero, un superbo sauro di color grigio.
“Venite, milady, vi mostrerò un luogo magico…”
E detto questo, Carrinton lanciò al galoppo il suo cavallo, seguito da quello di Gonzaga.
I due attraversarono una ridente boscaglia, di un verde luminosissimo, mentre aurei bagliori, generati dai raggi del Sole che filtravano tra i rami degli alberi, sembravano dardi fiammeggianti capaci di unire il Cielo alla terra.
E, oltrepassata la boscaglia, Carrinton e Gonzaga si ritrovarono in una piccola e lussureggiante conca, al riparo dalla calura del Sole ed addolcita da una lieve brezza.
Tra alberi secolari e nodosi che la ricoprivano con i loro rami, apparve ai due una vecchia torre diroccata.
“Questo è il luogo di cui vi ho parlato, milady…” sorridendo Carrinton “… qui è celata, dal tempo e dal vento, l’antica e triste leggenda di due teneri amanti… ascoltate, vi prego…” sussurrò il nobile “… ascoltate… il vento, si dice, racchiude nel suo malinconico sibilo la storia dei due sfortunati innamorati…”

Guisgard 08-09-2011 04.42.21

Due cavalieri, dal nobile portamento e dai modi gentili, avanzavano nella campagna verso il Belvedere.
Uno era moro e riccamente abbigliato, l’altro invece era più giovane e scanzonato.
“Di pure ciò che ti pare” fece il moro “ma niente è come la campagna inglese! Con buona pace della calda Spagna, della poetica Italia e della raffinata Francia!”
“Eh, Arthos, amico mio, tu sei il classico uomo che deve nascere, crescere e vivere a casa propria!” Replicò il giovane che gli cavalcava accanto. “Niente regge il paragone con la tua pigrizia!”
“Ti dirò che hai ragione, giovane Lyo!” Ridendo il moro Arthos. “E sai cosa? Ne sono anche fiero!”
“Ehi, guarda laggiù…” indicò Lyo “… sogno o son desto?”
“Dove?” Chiese il moro, cercando di capire a cosa alludesse l’amico. “Io vedo solo alberi.”
“Proprio su quell’albero… laggiù…” fece Lyo “… sembra una ragazza… forse è una ninfa…”
“Attento, mio buon buon Narciso, che le ninfe non crescono sugli alberi!” Esclamò divertito Arthos.
“Ti prego, reggimi il gioco…”
“Il gioco?” Ripetè Arthos.
“Si, un dolce ed innocente gioco.” Rispose Lyo, per poi galoppare verso quell’albero.
“Salute a voi, milady…” disse Lyo avvicinandosi all’albero dove si trovava Altea “… perdonatemi se vi distolgo per un momento dalle vostre letture… sapreste indicarci il Palazzo del Belvedere di lord Tudor? Vedete, siamo giunti qui da poco e non conosciamo queste terre. Vero, amico mio?” Voltandosi verso Arthos e facendogli l’occhiolino.
“Eh, già… proprio così, mio buon confidente.” Rispose lesto e con un sorriso Arthos.
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Guisgard 08-09-2011 04.59.05

La stanza era illuminata solo da poche candele, ma sufficienti all’uomo seduto e intento a firmare alcuni documenti.
Perlopiù sentenze di morte.
“Repubblicano De Jeon, il repubblicano Missan è qui.”
“Fatelo passare!” Ordinò il leader dei Ginestrini.
“Che aria tetra in questa stanza…” scherzò con un sorriso Missan, entrando nella stanza “… preferisco di certo quella più spensierata e in festa che si respira per le strade.”
“Già, il popolo…” con sufficienza De Jeon, sempre alle prese con i suoi documenti “… festeggia, canta e balla. Ma il grosso spetta a noi che ora governiamo questo paese.”
“Provi invidia dunque per qualche allegro popolano?” Fece con ironia Missan. “Puoi sempre farti da parte e ritirarti a vita privata.”
“Così, magari, potresti prendere tu il mio posto, vero?” Replicò De Jeon, lanciando un’occhiata poco amichevole al suo compagno.
“Io?” Ripeté mostrando stupore Missan. “Ma io non sono affetto dal morbo dell’ambizione, amico mio.”
“Chi può dirlo, chi può dirlo…” mormorò De Jeon, mettendo poi da parte i documenti.
“Mi hai fatto chiamare per domandarmi dei miei progetti futuri?”
“No, per aggiornarti sulle ultime vittime del boia.” Rispose De Jeon.
“Troppo monotone ormai le liste delle esecuzioni…” con indifferenza Missan “… e poi fa ancora troppo caldo perché questo genere di cose possa in qualche modo interessarmi.”
“Ti consiglio di dare un’occhiata a queste liste…” disse De Jeon, porgendo alcuni fogli al suo compagno “… potresti trovarle tutt’altro che monotone…”
Missan prese quei fogli e cominciò a guardarli.
“Controlla pure…” indicò De Jeon “… vedrai che all’appello mancano una dozzina di chierici e tre aristocratici… senza contare i due nobili ed il vescovo spariti ieri sotto gli occhi della nostra Guardia Repubblicana.”
“Spariti? E come?”
“Già, bella domanda.” Con rabbia De Jeon. “E’ la stessa domanda che ho fatto al comandante della Guardia Repubblicana, prima di mandarlo a spiegare questa cosa al boia.”
“E hai avuto una risposta?”
“Si, ma non dal comandante…” fissandolo De Jeon “… sono stati gli stessi artefici della sparizione a lasciare una possibile risposta…” e mostrò un biglietto a Missan.
“E questo cosa sarebbe?” Chiese questi. “Sembrerebbe un fiore stilizzato…”
“Si, un fiore…” annuendo De Jeon “… un giglio… un giglio verde… è stato trovato nella carrozza che avrebbe dovuto portare in carcere i prigionieri poi liberati… pare che così vogliano firmarsi i nostri nemici…”
Missan fissò il biglietto, poi lo sguardo di De Jeon e poi di nuovo il biglietto.
“Voglio che sia tu ad occuparti di questa storia.” Continuò De Jeon. “Qui ci sono tutti i rapporti che riportano quanto detto dai soldati, dai carcerieri e da alcuni testimoni che affermano di aver visto qualcosa. Studiali e torna da me quando avrai un piano. Questi pagliacci, che sembrano usciti fuori da un romanzo cavalleresco, rischiano di mettere in ombra la forza del governo della repubblica.”
“Il Giglio Verde…” mormorò Missan continuando a fissare il misterioso simbolo sul biglietto.
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Daniel 08-09-2011 08.22.20

<<John..>> riuscii a dire solo questo.. Ero talmente stanco e dolorante che non riuscivo a mettermi in oiedi.. Mi trascinai vicino alla ciotola dell'acqua e iniziai a bere.. Guardai ilo cibo ma non avevo la forza di mangira e lo lasciai lì.. Sentivo il marchio dietro la schiena bruciare ancor.. Chissa cosa c'era scritto.. Qualsiasi cosa era sono stato marchiato a vita.. Mi trascinai verso quel misero pagliericcio e dormii di nuovo aspettando la mia sorte..

elisabeth 08-09-2011 09.08.17

Ero incantata da quel falo', le lingue di fuoco, avevano sempre, sin da bambina riscaldato il mio spirito..... allora non sapevo del potere di quella meraviglia.......ero rapita dalle danze e dalle urla.......la mia mente incomincio' a immaginare i movimenti del mio corpo in una danza ritmica,ogni muscolo si muoveva al senso del calore del fuoco.......ma triste fu il ritorno al mondo materiale e si scateno' davanti ai miei occhi un'altra danza,la morte......i miei due accompagnatori furono coninvolti in un atto di guerriglia......la gente ormai non si tratteneva piu', era finita in un vortice che trasformava la liberta' in gocce di sangue, non c'era piu' differenza tra nobili e popolani..........entrambi erano sullo stesso piano....assassini..!!!......Un senso di nausea mi avvolse......volevo tornare tra la mia gente, ero disorientata, ma qualcuno afferro' il mio braccio .....dovevo seguirlo" Se mi era cara la vita"............Certo che mi era cara la vita............ero stata portata via.....da una vita di stenti e violenza......e gia' apprezzavo la bellezza della vita nell'infinita' del Creato........Segui quell' uomo mi diceva la vocina infondo al cuore...il cuore, avevo imparato che il cuore non tradiva mai.........Corri Elisabeth, Corri ........ero affannata, ma quella mano sicura non lasciava la presa, vicoli vicoletti......avevo sentito una sola volta la sua voce.......non mi conosceva nessuno......erano anni che avevo lasciato quel posto, era come se mai ci fossi stata!!! Mi ricordai il giorno della mia iniziazione......una benda sugli occhi....mani che mi spingevano in ogni direzione......le passioni della vita...dovevo affidarmi........ci fermammo...Sentivo il mio petto salire e scendere per l'affanno....." Signore......io...io ....non so come ringraziarvi.......non rfiesco a capire perche' tutte le volte che cerco di raggiungere i Signori di Beauchamps.....mi ritrovo in posto che non conosco e a seguire uno sconosciuto..............vi prego non ho molto denaro.....ma sara' vostro...se mi accompagnerete al palazzo "........

Talia 08-09-2011 14.18.33

Quella voce modulata, bassa, dal timbro ora drammatico e ora impetuoso... mi ero accostata ad un albero ed ero rimasta lì, immobile, ad osservare la scena. Confusa, silenziosa e, per chissà quale ragione, vagamente affascinata...
La luna disegnava sottili ombre scure che si muovevano qua e là, quasi fossero su di un palcoscenico...
E ad un tratto l’uomo si tolse la maschera. Fu un gesto rapido, improvviso, inatteso.
Trattenni il respiro, i miei occhi si allargarono e, quasi senza rendermene conto, mi protesi leggermente in avanti...
Era buio, tuttavia, e lui era lontano da me, troppo lontano... e girato di spalle.
In quell’istante una voce, alta e inattesa, mi fece sussultare.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 36933)
“Ah, sei qui!” Esclamò all’improvviso Renart., arrivando alle spalle di Talia. “Ti ho cercata ovunque!”

“Renart!” esclamai, colta alla sprovvista, voltandomi di scatto.
Il giovane avanzava verso di me con quel suo passo baldanzoso ed un sorriso compiaciuto sul volto.
Tornai a guardare indietro, verso il belvedere, ma il misterioso Tafferuille si era già rimesso la maschera... incrociai il suo sguardo solo per un istante, poi lo vidi girare sui tacchi ed allontanarsi in fretta. E una forte delusione, difficilmente spiegabile, mi colse in quell’istante...
“Si, Renart... sono qui!” dissi in fretta, con malcelata stizza “E ora, se vuoi scusarmi, credo che me ne andrò a dormire! Buonanotte!”
Lo aggirai e mi diressi di nuovo verso la piazza in cui si trovava il nostro carrozzone.

Guisgard 08-09-2011 14.41.02

Talia si era appena voltata per tornare al carrozzone, quando sentì una morsa stringerle un braccio.
“Che aria stizzita!” Esclamò Renart. “La sera è limpida e ancora lunga… e non mi va di andarmi a chiudere in quel carrozzone tra maschere e costumi…” la fissò con i suoi occhi scuri “… cosa ci facevi qui da sola? Devo essere geloso? Avevi forse un appuntamento romantico con qualcuno?” E rise di gusto.
Poi divenne serio e la fissò con ancora più intensità.
“Sai che stanotte sei davvero bella, Talia…” e cominciò a sfiorarle i capelli, poi il volto ed infine la mano scivolò sul suo collo “… mi piaci molto anche senza tutto quel trucco…” le sua mani allora cominciarono a cingere i fianchi della ragazza.
Poi, con forza Renart la strinse a sé e la baciò.

brianna85 08-09-2011 15.01.29

gli zoccoli dei cavalli fecero un gran frastuono brianna corse in giardino in fermento subito dopo aver ringraziato jacqueline la sua balia.
il suo amato theo era tornato ora nessuno li avrebbe mai più divisi perche il padre in punto di morte confesso alla sua adorabile figlia brianna di aver mandato lui theo a combattere (all'epoca ancora un fancuillo nei territori francesi e di aver nascosto le lettere che theo gli mandava.)brianna perdonò suo padre perche adesso difronte a lei cera il suo grande amore,per un istante si bloccò in una sorta di contenplazione come le costellazioni in cielo ad agosto era inriconoscibile con la barba lunga e con l'espressione da uomo maturo lady brianna disse -ben tornato ser theoden venite a rifocillarvi ve ne prego-

brianna85 08-09-2011 15.28.21

:smile_wub::smile_wub::smile_wub:

Talia 08-09-2011 16.28.40

Tornai a guardare Renart, la sua mano stringeva il mio braccio con tanta forza che quasi mi faceva male... poi le sue parole, quella sua tipica risata scanzonata, infine quello sguardo serio e intenso...
“Renart...” iniziai a dire, tentando di arginare il flusso delle sue parole.
Tentativo inutile.
Sollevai, quindi, gli occhi su di lui e sorrisi appena, scuotendo piano la testa... ero intenzionata ad andarmene, non avevo alcuna intenzione di scoprire dove volesse arrivare...
Ma quel suo gesto, improvviso e audace, mi colse di sorpresa... e mi ritrovai tra le sue braccia, quasi prima di potermene rendere conto.
Subito gli poggiai le mani sul petto e lo spinsi indietro poi, d’istinto, sollevai un braccio e lo schiaffeggiai con forza.
“Sei pazzo?” dissi, con la voce che mi tremava leggermente “Che cosa diavolo ti è balzato in mente?”
Rimasi per un istante immobile, fissandolo... poi inspirai profondamente e mi avvicinai di nuovo a lui...
“Il fatto che tu abbia il permesso di baciarmi sul palcoscenico, Renart...” gli sussurrai, con la voce bassa e tesa “non ti da affatto il diritto di farlo così, ogni qualvolta te ne venga voglia... hai capito? Perciò non osare farlo mai più. Sono stata chiara? Mai più!”
Gli lanciai un’ultima occhiata fiammeggiante, poi mi voltai e mi avviai verso il carrozzone.

ladyGonzaga 08-09-2011 16.41.34

Quanto incanto...un posto meraviglioso , mai visto prima.
Attraverso gli alberi , il raggi del sole facevano fatica a filtrare , mentre i dolci suoni della natura creavano una dolce melodia.
In fondo alla nostra destra una piccola cascata , l'ideale per poter far dissetare i nostri compagni di viaggio.
Ci avvicinammo e scesi dalla sella..lasciammo che i cavalli si sentissero un po liberi...

Ci sedemmo su un masso la accanto .." Avete ragione lord , questo posto è incantevole. Non immaginavo che mi sarei persa un posto cosi incantevole , ho fatto bene ad accettare".
Raccontatemi di quei due giovani amanti ....mi piacerebbe sapere del loro amore"...

Lo vidi che mi scrutava , pensando che io no lo potessi vedere...sentivo il suo respiro sfiorarmi il viso...non mi voltai..evitai questo..se lo avessi fatto mi sarei trovata le sue labbra ad un passo dalle mie.

Guisgard 08-09-2011 20.22.23

Elisabeth era stata condotta da quel misterioso uomo in un vicolo che sembrava tranquillo.
“Per un po’ qui saremo al sicuro…” ansimò quello sconosciuto salvatore “… la città sembra impazzita… e temo che questi atti di violenza si diffonderanno in tutto il paese… era inevitabile che i Ginestrini e i Pomerini arrivassero allo scontro… quando gli uomini non hanno più nemici, i nobili ed il Clero in questo caso, allora cominciano ad attaccare gli amici...”
Si voltò poi a fissare Elisabeth con il suo sguardo indagatore e sfuggente.
Era un uomo di costituzione robusta, capelli un po’ lunghi di un pallido catano, quasi biondo, e dai sottili occhi grigi.
Aveva un accento del sud, forse della Provenza.
“I Signori di Beauchamps?” Turbato l’uomo. “Perché li state cercando? Non sapete che è pericoloso chiedere informazioni su nobili ed ecclesiastici?”

Guisgard 08-09-2011 20.40.08

“Daniel, figlio mio… fuggi, fuggi! E che il Cielo ti protegga sempre!”
“Farai la fine dei tuoi cari, dannato ragazzo!”
“Viva la repubblica! Viva la repubblica!”
“Daniel, i Ginestrini vogliono catturarti! Scappa da questo paese!”

Ad un tratto dei passi destarono il giovane Daniel da quei ricordi confusi nei sogni.
“Svegliati, gaglioffo!” Urlò una delle guardie del duca. “Il duca ha deciso la tua sorte…”
La cella si aprì e Daniel fu tirato su di peso.
Gli furono legati i polsi da strette catene e condotto fuori dalle segrete.
Il giovane fu così portato nelle scuderie e legato con una lunga e spessa catena alle pareti.
“Ecco, così non potrai scappare.” Disse la guardia. “Questa catena è abbastanza lunga per farti muovere in ogni angolo delle scuderie… ora prendi secchio e rastrello e comincia a pulire a terra… e quando avrai finito c’è da pulire i cavalli e dar loro da mangiare e bere. E guardami bene, gaglioffo…” prendendolo per la camicia “… al primo problema che causerai, ti infilzerò io stesso, chiaro? E ricordati che devi rivolgerti a me chiamandomi signore!” E lo spinse a terra.
Un attimo dopo la guardia uscì dalle scuderie, lasciando Daniel a quella sua nuova prigione.

Guisgard 08-09-2011 21.01.07

Lord Carrinton allora fissò la cascata.
“Io, milady, non sono un grande narratore…” sussurrò a Gonzaga “… in questo luogo ci venivo da ragazzo… era la terra di mio padre e lui mi conduceva qui per mostrarmi la nostra ricchezza… ed un giorno un pastore mi narrò dei due amanti… i loro nomi erano Ario e Consiglia… il pastore non mi descrisse mai i loro volti ed io, nella mia fanciullesca fantasia, cominciai ad immaginarmeli… lui lo vedevo con lunghi capelli neri, mentre lei era bionda con dei meravigliosi occhi chiari… ed ogni giorno venivo qui sperando che il vento mi parlasse di loro…” fissò Gonzaga e le sorrise “… la loro è la storia più vecchia del mondo… si amavano, ma lui non era nobile ed il padre di lei impedì le nozze… allora decisero di fuggire e giunsero qui, in questa torre, dove vissero per nove mesi… ma proprio il giorno della nascita del loro bambino, gli uomini del padre di lei li trovarono ed uccisero Ario… e Consiglia, nel vedere l’amato senza vita ai piedi della torre, si lanciò giù per raggiungerlo… in braccio aveva il piccolo, che però venne salvato dal vento che lo condusse nel suo castello oltre le nubi… e da allora si narra che il vento trasporti le voci di Ario e di Consiglia affinché il piccolo possa udirle…” sospirò e restò un attimo in silenzio “… siete triste, milady?” Chiese a Gonzaga. “E’ solo una leggenda… e voi non siete fatta per la tristezza, ma per la felicità…”

Guisgard 09-09-2011 02.19.16

Renart restò un attimo confuso, tenendosi la mano sulla guancia appena schiaffeggiata da Talia.
E restava lì, immobile ed in silenzio, a guardare la ragazza andare via verso il carrozzone.
Risentì allora le parole di lei, il suo averlo respinto e sentì crescere in lui rabbia e frustrazione.
I suoi occhi scuri divennero così di fuoco ed il volto, contratto per l’ira, assunse le sembianze di una maschera tragica.
Allora, in un impeto di gelosia e di collera, rincorse Talia ed afferrandola la fece voltare bruscamente.
“Quante arie ti dai!” Gridò. “Ma chi credi di essere, eh? L’aria ammuffita di quel decadente palcoscenico, i suoi ridicoli costumi e le sue patetiche maschere ti hanno forse fatto dimenticare chi sei? Sei solo un’attricetta da quattro soldi, che può attirare l’attenzione solo sbattendo le ciglia e ballando per mostrare le gambe! Gli uomini, quelle come te non le sposano mai! No, quelle come te servono solo a farli divertire gli uomini! Va, torna con quella massa di cialtroni! Quello è il tuo posto! Per me potete andare tutti al diavolo! Voi ed il vostro patetico teatro!” E corse via, imprecando contro tutto e tutti.
Poco dopo arrivò al centro della cittadina, dove trascorse la notte ubriacandosi e andando a donne.
Talia invece ritornò finalmente al carrozzone.
La notte trascorse inquieta.
Al mattino presto però già tutta la compagnia era al lavoro.
Tutti tranne Renart, che sembrava essere scomparso.
Ad un tratto però l’ex soldato si presentò nello spiazzo dove era accampata la compagnia.
“Alla buonora!” Esclamò Essien andandogli incontro. “Non sai che oggi abbiamo le ultime prove e che fra due giorni abbiamo lo spettacolo?”
“Non urlate così, padrone…” mormorò Renart, massaggiandosi la testa “… se continuate a gridare la testa mi scoppierà…”
“Per Giove!” Strillò il capocomico. “Hai passato la notte a bere! Incosciente! Hai dimenticato le prove? E lo spettacolo?”
“Non datevene pena, padrone.” Disse Fantine avvicinandosi ai due. “Questo lo aiuterà…” versando in testa a Renart un secchio d’acqua “… ed una buona tisana farà il resto.”
E dopo quella doccia inattesa, Renart saltò su.
“Ehi, che modi!” Esclamò, buttandosi indietro i capelli.
“Tranquillo, ti farà bene.” Fece Essien. “Ora fantine ti porterà una tisana e vedrai che fra qualche momento tutto sarà passato. Ah, incosciente di un soldato!”
E finita di bere la tisana di Fantine, Renart si accorse di Talia, intenta, proprio in compagnia della donna, a sistemare i teloni ed il sipario.
“Beh, neanche il buongiorno mi dai?” Domandò avvicinandosi alla ragazza. “Potevi prepararmela tu questa tisana, magari faceva effetto prima… ah, senza offesa, Fantine.” Voltandosi verso la donna.
“E chi si offende!” Fece questa, senza però badare troppo alle parole di Renart.
“Su, fammi un sorriso…” disse Renart rivolgendosi di nuovo a Talia “… non lo merito per la nottataccia che ho passato? Una nottataccia che ho passato anche per colpa tua…”

Daniel 09-09-2011 08.44.00

"Preferivo la morte" pensai.. Non volevo fare da servo.. Odiavo que osto e odiavo il Lord! Non volevo stare lì.. Dovevo trovare un modo per fuggire.. Facendo finta di spazzare iniziai a perlustrare le scuderie.. Erano abbastanza grandi.. Con una ventina di stalle.. Un ripostiglio con utti gli attrezzi e un'altro piebo di fieno e carote.. Rubai una carota e mentre mangiavo osservavo gli attrezzi che c'erano nel ripostiglio.. Varie scope, Rastrelli e qualche martello.. Perfetto! Andai alla base della catena.. Un martello potrebbe farcela a romperlo.. Pensai e iniziai a pulire il corridoio centrale delle scuderie..

elisabeth 09-09-2011 11.56.12

Ansimavamo entrambi, la corsa era stata dura, ora pero' avevo avuto il tempo di guardare meglio il mio salvatore, doveva avere la mia eta', non era giovanissimo.....ed era anche di bell'aspetto....e le domande che faceva era legittime....." Non so come vi chiamate e non so chi siete..l'unica certezza e' che vi siete preso cura della mia vita....e il meno che posso fare e' quello di rispondervi....mi chiamo Elisabeth, vengo dalla Bretagna, sono orfana di padre e a quanto ne so...mia madre potrebbe essere morta, questa, in cui ci troviamo e' la citta' che mi ha dato i natali.....un'altro uomo moltissimi anni fa, senza conoscermi, pago' qualche moneta per portarmi via da un uomo, la cui sola intenzione era quella di ammazzarmi.......e ha fatto di me, quella che sono oggi......oggi sono stata mandata qui, perche' devo portare un dono al Signore di Beauchamps, che credetemi non conosco........l'unica cosa che so e' che e' un uomo di conoscenza e per qesto ha bisogno del dono di cui vi ho fatto cenno...non sapevo che mi sarei imbattuta in un insurrezione e ccredo che non lo sapesse neanche il mio........lasciamo perdere..........vorrei raccontarvi di piu'.....ma non vi conosco abbastanza, a quanto mi dite......e' meglio che sappiate solo questo....per il bene della vostra vita stessa.....!!!!..."".....Facevo parte di una congrega che viveva secondo le leggi del grande universo..........avevo imparato ad unirmi agli elementi....e a vedere oltre, avrei rischiato molto se avessi parlato a qualcuno che non avrebbe compreso.......

Guisgard 09-09-2011 13.34.19

L’uomo fissò Elisabeth.
“Madame, in tempi bui e tristi come questi, meno sappiamo, meglio è…” mormorò “… voi mi avete detto il vostro nome ed io farò finta di averlo dimenticato… mi rivolgerò a voi chiamandovi madame, mentre voi mi chiamerete monsieur… per quanto ne so, tutti i nobili del paese potrebbero essere morti o fuggiti via… questa è solo una piccola cittadina e i nobili che governavano queste terre sono scomparsi poco dopo lo scoppio della rivoluzione… è sempre stata un feudo dei Pomerini dopo la fuga del principe, ma ora sembra che i Ginestrini abbiano cambiato parere su questa cosa…” si guardò intorno “… se cercare l’uomo di cui dite è così importante, allora vi attende un bel viaggio, madame… forse solo ad Ostyen, la capitale, potreste trovare informazioni in merito a quell’uomo… restare qui è inutile per la vostra ricerca…”

Guisgard 09-09-2011 13.54.30

Theo era stanco.
Il viaggio era stato lungo e spossante.
Ma nel vedere quel palazzo, i suoi colori, i suoni e i profumi della campagna circostante, sentì le forze tornargli in modo prepotente.
Respirò forte quell’aria amica e rasserenante.
Poi si accorse di una figura in lontananza.
La lieve e fresca brezza le gonfiava il delicato abito e faceva girare e volteggiare i lunghi capelli.
Era lei.
Avrebbe riconosciuto quell’immagine ovunque, anche dopo secoli di solitudine.
La Francia era bella, forse tra i più bei posti al mondo, ma era vuota.
Vuota come uno scrigno raffinato ma senza pietre preziose.
Perché mancava lei.
“Brianna!” Chiamò da lontano Theo, agitando il braccio e lanciando il suo cavallo al galoppo verso il palazzo.
E quando vi giunse finalmente vide da vicino il volto di lei.
Quanti bardi e cantastorie, nelle locande, nei verzieri e nelle serene notti d’Estate avevano cantato di bellissime eroine di miti e leggende.
Eppure nessuna di quelle poteva vincere la bellezza ed il candore di Brianna agli occhi di Theo.
“Salute a voi, lady Brianna…” sorridendo il giovane “… che Dio possa sempre preservarvi e benedirvi…” scese allora da cavallo e lo affidò alle cure dei servitori, per poi seguire la ragazza nel palazzo.

Guisgard 09-09-2011 14.10.25

Daniel continuava a pulire le scuderie, anche se nel suo cuore infiammava l’odio e l’astio per quegli uomini che l’avevano marchiato come una bestie e ridotto in schiavitù.
Osservava ogni cosa che lo circondava, ossessionato da un unico pensiero: la fuga.
Ma era possibile fuggire da lì?
A cadenza regolare una guardia passava davanti all’ingresso delle scuderie per sorvegliarlo e i molossi del duca erano pronti ad azzannare chiunque tentasse di avvicinarsi al portone del palazzo.
Ad un tratto Daniel udì dei passi.
Era il valletto John che gli portava cibo e acqua.
“Hai solo pochi minuti per mangiare e bere, gaglioffo!” Gridò la guardia a Daniel. “Poi devi riprendere subito a lavorare, oppure ti frusterò a sangue! E ricorda… non aspetto altro che tu mi dia una scusa per infilzarti!” e rise forte.
“Tieni, mangia e bevi…” mormorò a bassa voce John porgendo il cibo e l’acqua a Daniel “… e mi raccomando, non fare sciocchezze…”
Ad un tratto si udirono delle grida di gioia e dei cavalli.
“Ehi, sir Hagus è qui!”
Poco dopo gli stallieri riportarono dei cavalli nelle scuderie, proprio sotto lo sguardo del nuovo arrivato.
“Come è andato il viaggio, messere?” Chiese Jalem accorso per salutare Hagus.
“Faticoso ma senza troppi intoppi.” Rispose questi. “Annunciami a lord Tudor, lo vedrò subito. Chi è quello?” Chiese poi fissando Daniel.
“Quello? E’ solo un ladruncolo che si è introdotto nel Belvedere…” rispose Jalem “… che però è stato tanto folle da insultare il duca.”
“Davvero?” Sorpreso Hagus. “Ed è ancora vivo?”
“Si, pare sia intervenuta lady Gonzaga, la pupilla del duca” fece Jalem “e grazie a lei lord Tudor invece di ucciderlo ha deciso di prenderlo tra i suoi servi.”

brianna85 09-09-2011 15.32.51

venite ser ho fatto preparare anche il vostro piatto preferito ve lo ricordi mele candite era il nostro piatto preferito ma raccontatemi dei vostri viaggi, della francia , deve essere cosi affascinante romantica...i due parlarono per ore e ore il giardino era circondato da profumate rose di tanti colori rosse, bianche gialle, rosa persino blu un incanto di giardino

Talia 09-09-2011 18.00.49

Stavo sistemando il palcoscenico quando Renart ricomparve.
Quella notte avevo dormito poco e male. Le parole del giovane ex soldato, per quanto mi sforzassi di negarlo persino a me stessa, mi avevano colpita e mi avevano fatto del male... rividi mille e più immagini della mia infanzia, quella notte: sentii di nuovo la voce stridula della Madre Superiora che mi gridava dietro, rividi la faccia compiaciuta di Gwendaline Dulacq al braccio di Thomas, rividi momenti cupi, rivissi momenti difficili e tristi... e al mattino mi svegliai di soprassalto, ansimante e madida di sudore freddo.
Mi alzai senza parlare a nessuno. Ero nervosa e pensai che, probabilmente, i miei gesti insolitamente secchi e duri dovevano esser serviti da campanello d’allarme per gli altri, dato che nessuno venne a seccarmi per tutta la mattina.
Era ormai ben tardi quando Renard ricomparve.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 37049)
“Beh, neanche il buongiorno mi dai?” Domandò avvicinandosi alla ragazza. “Potevi prepararmela tu questa tisana, magari faceva effetto prima… ah, senza offesa, Fantine.” Voltandosi verso la donna.
“E chi si offende!” Fece questa, senza però badare troppo alle parole di Renart.
“Su, fammi un sorriso…” disse Renart rivolgendosi di nuovo a Talia “… non lo merito per la nottataccia che ho passato? Una nottataccia che ho passato anche per colpa tua…”

Non lo avevo guardato in faccia neanche per un secondo da quando l’avevo visto apparire nella piccola piazza... ma ora era lì, di fronte a me, e non potevo continuare ad ignorarlo.
Alzai quindi gli occhi e gli gettai sul viso un’occhiata sferzante, carica di disprezzo...
“Hai passato una nottataccia?” chiesi, con la voce bassissima e quanto mai tagliente “Mi fa davvero piacere, sai? Anche se dubito che tutto il merito sia mio... Non è che magari, invece, qualcuna di quelle signorine con cui, ne sono certa, hai passato la notte, non è stata all’altezza del compito? Perché non vai a chiederlo a loro un sorriso, anziché a me?”
Mi voltai per andarmene, ma ci ripensai...
“Ah, ma certo...” soggiunsi voltandomi di nuovo a guardarlo e mantenendo la voce in un sussurro, così che nessun altro sentisse “...dimenticavo che tanto per te siamo tutte uguali, dico bene? Com’è che hai detto? Ah, si... quelle come me... giusto? Se è questo quello che pensi, dovresti dunque sapere anche un'altra cosa su ‘quelle come me’, Renart: dovresti sapere che quelle come me non hanno tempo da perdere con quelli come te!”
Lo fissai solo per un altro istante, ero furiosa ma non mi andava di fare di quell’incidente un caso per tutta la compagnia. Sorrisi quindi, con il sorriso più fasullo che mi riuscì di sbattergli in faccia, e a voce più alta, così che tutti gli altri sentissero, dissi soltanto: “Buona giornata, Renart!”
Poi mi voltai e mi allontanai da lui.

Daniel 09-09-2011 19.20.30

Lo odio! chi è questo un'altro che è venuto a picchiarmi? Sir Hagus mah mi sta già antipatico.. Jalem poi.. Preferivo John.. Lady Gonzaga.. Chissà dov'era e come stava.. Non sapevo che mi avesse difeso da Lord Tudor.. Comnque non si era più fatta viva.. Sicuramente si starà sbaciucciano con quell'altro Lord.. Una gelosia improvvisa mi invase e diedi un calcio al muro spaventando un cavallo vicino.. Mi stupì di quella reazione.. Comunque notai che c'era un'altro ripostiglio nascosto in una stalla di un cavallo.. Aspettai la notte la mia signora.. Mi piace la notte così intrigante e misteriosa.. Il mestiere di ladro oltre a tante bastonate mi ha regalato anche una capicità di vista al buio superiore alla media.. Dei movimenti silenziosi e felpati e un udito capace di captare il più minimo movimento.. La guardia si addormentò e allora iniziai a muovermi.. Uscii dalla mia stalla personale.. Entrai nella stalla di un cavallo.. Era bellissimo il manto bianco e lucente.. Chissà di chi era.. Mi avventurai nella stalla e vdi dietro un enorme palla di fieno una porticina.. Spinsi ed entrai.. Dentro c'erano vecchie armi arrugginite.. Perfetto.. Ora sapevo cosa fare.. Tornai furtivamente al mio posto e feci finta di dormire... Appena in tempo perchè vidi che la guardia stava venendo alla mia stalla..

Melisendra 09-09-2011 20.22.56

Ero rincuorata. Forse potevo sentirmi al sicuro, dopo mesi di incertezza. Mio padre mi aveva parlato dei Lord inglesi e conoscevo il nome di alcuni di loro. Lord Tudor era uno dei nomi che ricorrevano maggiormente durante le conversazioni che udivo nella nostra casa. Mia madre teneva una fitta corrispondenza con alcune nobili dame della sua terra natia, ma non avevo mai prestato attenzione a quei dettagli. Era una sfortuna, perchè mi sarebbe tornato molto utile.
"Milord" salutai "Il mio nome è Melisendra Du Blois..." Esitai "Duchessa di Beauchamps... Voi conoscevate mio padre, Thierry Alexandre Du Blois e sua moglie, Loyanna di Wendron... sono lieta di fare la vostra conoscenza, nonostante le terribili circostanze."
Mi inchinai profondamente.
"So che mio padre nutriva il più sincero rispetto per voi... dunque, in onore alla sua memoria, non posso che esservi doppiamente riconoscente per quello che fate per noi."

Guisgard 10-09-2011 00.56.59

Hagus fissò Daniel incatenato a quella parete e dopo qualche istante uscì dalle scuderie.
La sera e la notte scesero presto e tutto il Belvedere sembrò addormentarsi.
Ma le guardie erano vigili.
Una di questa entrò nelle scuderie e restò a fissare Daniel.
Guarda come dorme questo dannato furfante…” mormorò “… già, il lavoro si fa sentire…”
“Tutto in ordine qui dentro?” Chiese un’altra guardia dalla porta.
“Si, tutto in ordine.” Rispose quella vicino a Daniel.
Un momento dopo andarono via, lasciando il ladruncolo tutto solo.

Guisgard 10-09-2011 01.19.30

Lord Tudor fissò per alcuni istanti la giovane Melisendra.
Non aveva mai visto quella ragazza, ma tutto di lei gli riportò alla mente il suo vecchio amico Thierry Alexandre Du Blois.
Le loro battute di caccia, i viaggi tra i castelli della Bretagna, della Normandia, della Cornovaglia, del Kent.
E gli occhi di quella ragazza avevano la stessa forza delle sue parole: gli parlavano del suo caro amico.
“Io…” mormorò il duca tradendo emozione e commozione “… io non ho mai avuto il piacere di vedervi, milady… manco dalla Francia da troppo tempo ormai e… mi spiace solo che la nostra conoscenza sia avvenuta ora… in queste tristi circostanze… vostro padre era un fratello per me… siamo cresciuti insieme e abbiamo diviso molte cose, che forse oggi per molti non hanno più valore… vedete…” esitò “… quando seppi dello scoppio della rivoluzione cercai notizie di vostro padre, ma fu tutto inutile… ed il rimorso di non aver potuto far niente per lui mi tormenta ancora… ma oggi il Cielo, col vostro arrivo qui, mi da forse la possibilità di rimediare… milady, siete mia ospite e signora di questo palazzo e delle terre su cui domina… penserò io a voi, e largamente, oggi e per l’avvenire… qualsiasi vostra richiesta sarà per me un ordine.”
In quel momento entrò Hagus, accompagnato dal fedele Jalem.
“Salute a voi, milord.”
“Messere, questi è monsignor vescovo di Touls e questa dolce e bella dama è Melisendra Du Blois, Duchessa di Beauchamps, insieme alla sua governante.” Disse lord Tudor al nuovo arrivato.
“I miei omaggi, miei signori.” Chinandosi Hagus.
“Sir Haggus cura i miei affari in Francia ed è appena ritornato da quelle terre.” Spiegò Lord Tudor. “I nostri amici sono anch’essi appena giunti da Magnus… perdonate, volevo dire Animos.”
“L’avevo immaginato.” Annuendo Hagus.
“Beh, visto che giungete da quelle terre, diteci cosa accade laggiù.” Disse lord Tudor a Hagus. “Immagino siate ben informato su tutto.”
“Laggiù vi è il caos, milord… e sembra che le misteriose fughe di alcuni ecclesiastici e aristocratici abbiano allarmato i vertici del governo repubblicano.” Raccontò Hagus.

Melisendra 10-09-2011 01.46.39

Ascoltai con attenzione le parole di Sir Hagus.
"Ho avuto il dubbio piacere di trovarmi a colloquio con De Jeon, il ginestrino... ed è stato orribile constatare quanto odio gli infiammi il petto. Ben presto, dopo aver sterminato le famiglie aristocratiche, si dedicherà con la stessa insana passione a epurare Animos da qualunque voce si levi contro di lui e il suo gruppo di seguaci. I dissapori con i Pomerini sono già incominciati." Feci una pausa, meditando se fosse opportuno proseguire. "Mio marito... mio misericordiosamente defunto marito era un ribelle della fazione dei Pomerini..." Abbassai lo sguardo. Il solo pensiero di aver condiviso il letto di quell'uomo era nauseabondo. Mi affrettai a spiegarmi. "Morì poco prima che mi arrestassero... in effetti quel matrimonio, stipulato con l'accordo di mio padre, con l'intenzione di proteggermi, è stato l'unico motivo per cui sono sopravvissuta alla mia famiglia."
Mi rivolsi a Lord Tudor.
"Non desidero recarvi disturbo e abusare della vostra ospitalità... so che rimane ancora qualcosa del retaggio della mia famiglia, qui nella vostra terra... conoscevate Loyanna di Wendron, mia madre?" Gli occhi mi si illuminarono.

Guisgard 10-09-2011 01.57.36

Lord Tudor, dopo quelle ultime parole di Melisendra, chinò per un momento il capo ed un sorriso malinconico attraversò, per un attimo, il suo volto.
“Certo che la conoscevo…” si avvicinò ad una grande vetrata, per fissare la silenziosa notte “… e voi le somigliate moltissimo, ragazza mia… perdonatemi, potreste essere mia figlia… già, mia figlia… conoscevo molto bene vostra madre… Loyanna… erano anni che non pronunciavo quel nome ad alta voce… tutti noi ne eravamo innamorati… ma lei scelse vostro padre… <<seguirei Thierry ovunque…>> mi disse la sera in cui le dichiarai il mio amore per lei…” restò un attimo in silenzio “… si, milady, conoscevo vostra madre e la sua famiglia, i nobili signori di Wendron…”

Melisendra 10-09-2011 02.12.20

Le sue parole mi toccarono nel più profondo dell'anima. Sentii il suo dolore così vicino al mio, che mi commosse. Gli strinsi la mano e gli sorrisi, grata che mi avesse aperto il suo cuore in un momento in cui era tanto vulnerabile.
"La vostra sincerità è un dono prezioso, milord, che serberò con la maggior cura che mi sia possibile." Lo guardai con gli occhi colmi di gratitudine.
"Non ho mai conosciuto la famiglia di mia madre... non so nemmeno se ci siano parenti in vita e in buona salute... Mio padre amministrava le proprietà della sua sposa, ma non ho idea nè di quali siano, nè di dove si trovino. E conosco a malapena i piani che avevano per il mio futuro. Voi sapreste rispondere a qualcuno di questi miei interrogativi?"

Guisgard 10-09-2011 02.27.45

Lord Tudor fissò per qualche istante Melisendra, riconoscendo nei suoi occhi, nei tratti del suo volto e nel suono della sua voce un po’ di Loyanna.
Ma un uomo, un innamorato, sa racchiudere in sé tanto il suo sentimento, quanto il suo dolore.
Non vi è un cuore incapace di contenere in sé ciò che riesce a far provare all’anima.
Ed ora i tempi richiedevano che quel vecchio leone si occupasse di tutti loro, soprattutto della figlia del suo migliore amico e della donna amata da sempre.
“Conosco qualcosa riguardo ai possedimenti della famiglia di vostra madre.” Disse lord Tudor avvicinandosi ad un mobile per prendere alcuni documenti e delle mappe. “E poi abbiamo con noi messer Hagus, esperto amministratore di gran parte dei territori dell’Inghilterra del Sud.”
Hagus rispose con un inchino.
“Parlatemi pure tranquillamente, milady… vi ascolto…” aggiunse lord Tudor.

Melisendra 10-09-2011 02.40.21

"Mia madre mi parlava di un antico possedimento della sua famiglia, che recò in dote a mio padre... diceva che si trovava a sud e che questo feudo era particolarmente ambito per la sua posizione strategica. Mi pare che fosse a causa di una baia che poteva essere utilizzata come porto e che veniva usato da mio padre per permettere ai mercanti di commerciare tra Animos e il vostro paese. Tuttavia non ho altri indizi che possano ricondurmi a quel luogo."
Osservai le mappe un po' smarrita.
"Grazie a quel feudo, mio padre stava prendendo accordi per fidanzarmi a un nobile inglese... ma non ho mai saputo chi fosse. Tutti i carteggi di mio padre andarono distrutti quando fu incendiata la biblioteca di Beauchamps..."

Guisgard 10-09-2011 03.10.19

Lord Tudor e Hagus osservarono con attenzione le mappe dopo aver ascoltato le parole di Melisendra.
“Una baia…” mormorò lord Tudor “… un porto particolarmente esposto verso la Bretagna francese dunque… vi dice nulla questo?” Chiese a Hagus.
“Così a memoria è difficile, milord…” pensieroso Hagus “… in questa fascia costiera sulla Manica” indicando con un dito un punto della mappa “ci sono diversi porti strategici, ma molti dei quali usati solo a scopi militari… un momento…” fissando una parte della mappa “… forse potrebbe trattarsi della baia di Trafford Bridge…”
“Mai sentita…” fissandolo lord Tudor.
“Si tratta di un feudo assegnato da Enrico II ad alcuni nobili che gli assicuravano il controllo verso Sud… in effetti li vi è un castello, dimora dei signori di quelle terre… potrebbe essere quello il feudo acquistato dal conte di Beauchamps… si, potrebbe essere…”
“E’ possibile accertarsene in tempi brevi?”
“Si, milord.” Annuì Hagus. “Partirò domattina per quei luoghi.”
“Ottimo!” Esclamò lord Tudor. “Ovviamente, milady, resterete qui con noi almeno fino a quando messer Hagus non avrà raccolto tutte le informazioni del caso.” Rivolgendosi a Melisendra.
“Perdonatemi, monsieur…” intervenne il vescovo “… voi giungete dalla Francia… e cosa si dice della fuga di noi ecclesiastici e degli aristocratici? A me erano giunte strane voci, che in verità giudicai romanzesche, fiabesche… ma poi, dopo aver visto il modo in cui siamo stati tratti in salvo…”
“Sono solo chiacchiere, monsignore.” Con tono infastidito lord Tudor.
“Non proprio, milord.” Disse Hagus. “Nella repubblica di Magnus le stanno prendendo molto sul serio…”

Guisgard 10-09-2011 04.22.09

“Signorine?” Ripeté sorpreso Renart. “Ah, capisco… sei gelosa!” E sorrise. “Ma non devi esserlo, Talia. Sono qui, no?” Le accarezzò i capelli e si mise davanti per non farla andar via. “Su, non puoi essere ancora arrabbiata per ieri sera… anche tu ti sei comportata in maniera brusca… ed io mi sono innervosito… su, dimentichiamo tutto… anzi, ho una cosa per te… una cosa interessante… molto interessante…” si guardò intorno, certo che nessun altro della compagnia li stesse osservando o ascoltando “… so che ti incuriosisce molto il nostro misterioso Tafferuille… in verità non ne comprendo il motivo… comunque, dicevo, ho una cosa molto interessante… ho sentito, tornando stamane qui, che il nostro uomo mascherato parlava con Essien… diceva che sarebbe mancato per un po’… e poco dopo è sparito… ma aveva un biglietto con sé… lo stesso biglietto che distribuivano ieri notte alla taverna dove ho trascorso la notte… così, se vuoi, possiamo seguirlo e scoprire qualcosa di lui… ovviamente, solo se sarai disposta a far pace con me, mia cara!” E le fece l’occhiolino per poi sorriderle.

Guisgard 10-09-2011 05.31.15

La mattinata era luminosa e profumata dall’aria di Primavera.
Padre Adam era chino al suo tavolo da lavoro, dove passava molto del suo tempo a leggere e a scrivere.
Ma quella mattina era impegnato in qualcosa di molto diverso.
“Padre Adam! Padre Adam!” Gridò qualcuno. “Padre Adam, presto!” Ed entrò uno studente.
“Ah, fermo dove sei!” Fece il chierico senza voltarsi. “Sono impegnato… recita prima il Vangelo secondo Matteo… 16, 18…”
“Io ti dico, tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.” Recitò lo studente.
“Ora in latino.” Disse padre Adam.
Lo studente sbuffò.
“Avanti!” Esclamò il chierico.
“Et Ego dico tibi... tu es Petrus et super hanc pectram aedificabo Ecclesiam Meam... et portae inferi non praevalebunt adversum eam…”
“Bene, puoi parlare ora…”
“Padre, il paese sembra impazzito…” teso lo studente “… anche nell’università... credo stia per accadere qualcosa…”
“Guarda…” lo interruppe il chierico.
“Un vaso di terracotta…”
“Si e dentro è seminato un qualcosa di particolare, portentoso...” sorridendo il chierico “… un fiore…un fiore speciale, unico... promettimi che lo proteggerai, ragazzo mio... promettimelo...”
“Si… lo prometto...” rispose lo studente senza però comprendere bene le parole del chierico.

“Allora, milord, come sono andate le vostre vacanze in Italia?” Domandò il vecchio aristocratico, destando il suo compagno di viaggio da quel suo ricordo. “Se non sbaglio… nel Granducato di Toscano, vero?”
L’altro aprì di colpo i suoi occhi azzurri e lo fissò per un istante.
“Si, sono stato in terra di Toscana, lord Buttleford…” rispose, cambiando espressione ed assumendo un’aria di sufficienza “… e devo dire di essermi rilassato…”
“Eh, immagino…” sospirò Buttleford “… l’Italia è sempre il giardino d’Europa.”
“Già, ma la trovo alquanto caotica per i miei gusti…” sbuffando il nobile “… temo che la prossima volta sceglierò un qualche sperduto territorio, in Turchia magari…”
“Tra gli infedeli!” Esclamò Buttleford. “Per Giove, ragazzo mio, allora da cacciatore sarete preda!”
“Credete davvero che i turchi siano più esagitati degli italiani, milord?”
“Non lo sono?”
“Ah, non lo so…” annoiato il nobile “… di sicuro so che gli italiani, in fatto di chiasso e confusione, non sono secondi a nessun popolo…”
“Però le donne italiane sono belle, vero?”
“Vi dirò, essendo quel felice paese diviso in stati e staterelli, tra una dominazione e l’altra, i suoi abitanti si sono ben differenziati nei secoli… così le donne di Sicilia sono simili nei colori e nelle passioni a quelle arabe, mentre quelle di Napoli hanno più l’immagine delle bellezze greche… di quelle romane vi consiglierei le popolane, calde e passionali, e di evitare invece le nobildonne, troppo scaltre ed interessate ai giochi di potere… salendo ci sono quelle toscane, disegnate dal Buon Dio come gli artisti di quella terra facevano con le loro opere, ossia candide, delicate e dai modi poetici, ma animate dalla stessa forza che accende il loro variegato idioma… poi ci sono quelle lombarde, un po’ gotiche, un po’ longobarde ma molto passionali nell’intimità… infine, nell’estremo Nord, le friulane che all’apparenza sembrano fredde come il loro clima, sono in realtà capaci di grandi ed intensi slanci.”
“Per bacco, ragazzo mio, sembra che voi abbiate conosciuto tutte le donne italiane!” Esclamò Buttleford. “Mi chiedo allora come facciate a dedicarvi anche alle vostre battute di caccia! A meno che le vostre prede siano tutt’altra cosa che daini, caprioli e fagiani!”
“Oh, non credete, milord…” sbadigliando il nobile “… sono solo un attento osservatore del mondo… ed a furia di osservare ho perso interesse per gran parte delle cose che mi circondano.”
“Eh, avessi io la vostra età!” Scuotendo il capo Buttleford. “Altro che caprioli e fagiani! Darei la caccia solo ad avvenenti dame! Che siano inglesi, francesi, italiane o spagnole!”
Ad un tratto la carrozza si fermò di colpo.
“Cosa accade?” Chiese Buttleford.
Un uomo allora si avvicinò e parlò ai due passeggeri.
“Vogliate perdonarmi, miei signori.”
“Mc Kintosh!” Sorpreso il nobile. “Cosa succede?”
“Milord, purtroppo alcuni lavori lungo la strada hanno bloccato il passaggio verso il Belvedere.” Spiegò Mc Kintosh.
“Ed io come farò ad arrivare al palazzo?” Domandò seccato il nobile.
“Milord, ho provveduto a procurarvi un cavallo.” Rispose Mc Kintosh. “Taglierete la campagna e sarete in breve tempo al palazzo del Belvedere.”
“E così…” fece il nobile scendendo dalla carrozza “… dopo un lungo e faticosa viaggio, devo pure mettermi a cavalcare per la campagna inglese… ah, assurdo, assurdo… passi per i miei abiti, nonostante questo nuovo mantello comprato per una cifra oscena nella città di Caserta, nella sartoria reale di re Ferdinando D’Aragona… ma ho lavato stamani i capelli e una galoppata è quanto di peggio… mi ritroverò i capelli impolverati e mi diventeranno crespi… meriteresti la gogna, Mc Kintosh… la gogna…”
“Vi prego di perdonarmi, milord.” Mortificato il fattore.
“Io allora tornerò indietro.” Disse Buttleford. “Mi saluterete voi vostro zio.”
“Servirò, milord…” annuì il nobile, mentre si toglieva il prezioso mantello per lasciarlo nella carrozza.
“Prego, appoggiatevi a me per salire in sella al cavallo, milord.” Chinandosi Mc Kintosh.
“Ah, fatti da parte…” con fastidio il nobile, per poi salire in sella tradendo un’agilità che cozzava con i suoi modi da damerino. “A presto, milord!” E salutato Buttleford, galoppò verso il Belvedere.
Attraversò di corsa la verdeggiante campagna, mentre il vento sembrava salutare il suo ritorno a casa.
E poco dopo arrivò all’ingresso del Palazzo del Belvedere.
“Chi è là?” Gridò una guardia.
“Gareth, davvero vuoi intimorirmi con quello spiedo? Ah, fa troppo caldo ed io non voglio sudare a causa di una guardia pedante!”
“Sir Guisgard!” Esclamò la guardia. “Siete finalmente tornato!”
Il nobile signore annuì sorridendo alla guardia.
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Daniel 10-09-2011 09.19.17

Il mattino dopo mi risvegliai all'alba.. Ero euforico... Quela sera me ne sarei andato da lì.. Ma quella mattina c'era gran fermento a palazzo.. C'era qualche ricevimento importante? O era arrivato qualche personaggio famoso? Mi affacciai dalle scuderie, catena permettendo, per scorgere qualcosa..

Chantal 10-09-2011 11.08.05

Parola alcuna fu pronunciata da Chantal per alcuni istanti.
Con insistenza guardò fisso negli occhi dello zio,per un tempo indefinito,come ad attendere che egli vi leggesse le pene del cuore taciute dalla bocca.
E sentì l'inquietudine assalirla ancor di più quando vide lo zio turbato.
Si pentì dell'avergli trasmesso la sua apprensione.
Ma da quando aveva appreso i nomi dei rivoluzionari Chantal era divenuta più sospettosa,non meno dello zio,era pur vero che la rivolta mirava a declassare il potere di circoscrizioni politiche ben precise,ma ella temeva che proprio da qualche amico potesse giungere il tradimento,e nutriva pena per le sorti dello zio.
L'università era privilegiato luogo di corruzione e suo zio,in quanto precettore,ne soffriva.
Cercò,comunque,di rasserenarlo,egli era destato da preoccupazioni per la sua condizione anche per le responsabilità a cui assolveva nel suo incarico di tutore della nipote.
La ragazza allora li congedò,cercando di non impensierire oltre lo zio.
"Sì,è tardi,andate voi,zio,disporrò per la cena e,nell'attendervi,riordinerò i documenti che avete tralasciato incustoditi nello studio.Siate prudente,ve ne prego."
Poi,volgendosi al ragazzo:"Sarei più tranquilla se lo accompagnassi anche lungo la strada del ritorno.Pregherò per tuo nonno".E,abbracciando lo zio con gli occhi:"Andate in fede,e che Dio vi assista."
Chantal si portò subito dinnanzi alla grande vetrata per vederli uscire e seguirli fino a che l'imbrunire non avesse inghiottito le loro sagome.
Ma era agitata,ed impaziente,i suoi occhi sgranati si illuminavano delle ultime luci che giungevano dal sole morente all'orizzonte.
Indossava una leggera veste bianca di georgette,fu colta da un brivido improvviso.Si strinse allora nelle braccia e cercò di riordinare i pensieri.Oramai non badava più al fatto che,appena fosse rientrata in casa,si mettesse a piedi nudi.Ma il fresco di quella sera di fine estate le fece percepire ancor più una sensazione di freddo nell'anima.

Talia 10-09-2011 13.09.20

Renart mi si parò davanti e mi bloccò. Sollevai gli occhi sul suo volto, lanciandogli lo sguardo più truce che possedevo...
“Gelosa?” sibilai “Certo... ti piacerebbe!”
Feci per andarmene di nuovo, ma ciò che lui disse allora mi bloccò lì dov’ero...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 37132)
“… su, dimentichiamo tutto… anzi, ho una cosa per te… una cosa interessante… molto interessante…” si guardò intorno, certo che nessun altro della compagnia li stesse osservando o ascoltando “… so che ti incuriosisce molto il nostro misterioso Tafferuille… in verità non ne comprendo il motivo… comunque, dicevo, ho una cosa molto interessante… ho sentito, tornando stamane qui, che il nostro uomo mascherato parlava con Essien… diceva che sarebbe mancato per un po’… e poco dopo è sparito… ma aveva un biglietto con sé… lo stesso biglietto che distribuivano ieri notte alla taverna dove ho trascorso la notte… così, se vuoi, possiamo seguirlo e scoprire qualcosa di lui… ovviamente, solo se sarai disposta a far pace con me, mia cara!” E le fece l’occhiolino per poi sorriderle.

I miei occhi si allargarono, mio malgrado, e il mio cuore iniziò a battere forte...
Ero curiosa, certo... ciò era innegabile. Ma non era soltanto semplice curiosità quella che mi coinvolgeva in quella storia... no, c’era dell’altro, qualcosa che non riuscivo a spiegarmi bene... era come una sensazione, un presentimento...
Quel suo modo di comportarsi, quasi volesse passare inosservato, quasi a non voler dare nell’occhio... quasi, pensai improvvisamente, a volerci far credere di esser qualcun altro... ma i suoi modi, il timbro della sua voce erano diversi dai nostri... molto diversi!
E poi c’era il modo in cui Essien lo trattava, la fiducia che riponeva in lui... conoscevo il vecchio Essien da troppi anni e fin troppo bene per poter credere che ciò non significasse nulla...
Questi e mille altri pensieri mi attraversarono la mente in quel momento...
Osservai Renart per un lungo istante, fissai i suoi occhi grandi e scurissimi e il sorriso spavaldo... e fui assolutamente certa che nessuno dei miei dubbi sul misterioso Tafferuille avesse mai sfiorato la sua alquanto ingenua mente, fui certa che non ci avesse mai pensato e che, probabilmente, non gli sarebbe mai neanche interessato...
Mi mordicchiai per un momento il labbro inferiore, pensando...
Infine decisi di sfruttare la situazione!
“Far pace con te, Renart?” domandai in tono suadente, fingendo di ponderare la cosa “Beh... vediamo... potremmo far così: tu aiutami ad esaudire qualche mia piccola curiosità e io prenderò in esame la cosa. Che cosa ne dici?”
Lo osservai appena per un istante, sfoggiando un sorriso sfacciatamente frivolo, poi mi accostai un poco e gli poggiai una mano sul braccio: “Iniziamo con la prima curiosità... hai parlato di un biglietto, giusto? Bene, quale biglietto? Cosa c’era scritto?” sussurrai, avvicinandomi probabilmente più di quanto fosse necessario “E seconda domanda... dove si è diretto il nostro amico? Dov’è adesso?”

Altea 10-09-2011 16.50.17

Sentii la voce tremante di un giovane cavaliere e alzai lo sguardo dal libro notando due giovani affascinanti, di bellezze diverse.
Solitamente non ero avvezza a dare confidenza a degli sconosciuti ma risposi gentilmente "messere, sarei lieta di potervi aiutare ma approdai da pochi giorni in queste lande e ancora non ho trovato dimora, penso dobbiate cercare altrove ciò che cercate"

ladyGonzaga 10-09-2011 19.25.30

La giornata trascorsa con lord Carrinton era stata molto bella e rilassante.
La storia degli amanti ..la voce del vento , mi avevano toccato il profondo della mia anima.
Che strano come cambiano le persone a seconda delle circostanze...il lord Carrinton che era con me , era una persona completamente diversa da quella che qualche giorno prima era a palazzo , in compagnia del duca.
Era stato molto dolce e gentile, premuroso e attento.
Tutte doti che spesso mancano agli uomini di un certo rango che vedono le dame dell'alta società come probabile fonte di ricchezza.

Scesi nella sala da pranzo, volevo salutare lord Tudor e ringraziarlo per avermi dato la possibilità di trascorrere una cosi bella giornata.
La mia speranza era quella di poter far colazione con lui e scambiare due parole come eravamo soliti fare anni e anni fa.


Mi prepara e scesi di corsa ma prima di andare nella grande sala, mi venne in mente Starlight , il mio splendido dono di lord Carrinton.
Volevo vedere come stava , anche per lui la giornata era stata pesante.

Arrivai alle scuderie e lo vidi là..bello e imponente e splendido come il sole..
appena mi avvicinai per sfiorarle il suo bel muso. lui mi venne incontro abbassando il capo come se volesse salutarmi.

" Come stai Starllight...vedo che ti hanno portato del buon foraggio ..coraggio..riposati amico mio"..
In quel preciso momento fui distratta da uno strano rumore che proveniva da un angolo buio della scuderia...

" Chi c'è?? , dissi a voce alta...voi???? Ossignore mio ma che ci fate incantenato come un animale selvaggio??
Chi ha osato fare tanto verso una persona umana??? ".

quella scena mi turbò cosi tanto che non potei trattenere la fuga di una piccola lacrima...


http://www.ecocasavacanze.it/it/mrc_..._municipio.jpg

Daniel 10-09-2011 19.50.33

<<Lady Gonzaga? Che ci fate qui?>> Non volevo farmi vedere così da lei..
<<Scusate.. Sono impresentabile..>> La guardai e vidi che una lacrima solitaria solcava il suo viso.. Mi avvicinai e senza pensarci la raccolsi col dito.. Cosa sto facendo?.. Ritrassi subito la mano.. Per cambiare discorso..
<<Alla fine siete stata obbligata a stare ancora con quell'altro dannato Lord? Quello con cui per evitarvi di farvi uscire mi sono beccato questo?>> Mi tolsi la camicia e gli feci vedere il segno sulla schiena..
<<Marchiato a fuoco come le bestie...>>


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