Camelot, la patria della cavalleria

Camelot, la patria della cavalleria (http://www.camelot-irc.org/forum/index.php)
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-   -   Personaggi Artù Pendragon (http://www.camelot-irc.org/forum/showthread.php?t=158)

Morris 17-10-2009 18.00.05

Grazie, amica mia, nel nome dell'intuito e della mera sapienza!

Qualcuno scrisse: "Essere o non essere..questo è il dilemma!
Ebbene, io affermo e scrivo: "Esistere o non esistere..sta tutto nel cervello!

Molto prezioso il suo contributo, mi inchino al suo emozionante finale!

Sir Morris

MorganPendragon 06-11-2009 18.20.42

valenza storica di un altro romanzo
 
Citazione:

Originalmente inviato da KingArthur (Messaggio 539)
L'argomento introdotto da Hastatus è della massima serietà e importanza e lo ringrazio per le preziosissime informazioni.
Affronterò aspetti legati al mio personaggio nelle sezioni riservate al RPG, mi dispiace deludere ancora una volta le aspettative di milady llamrei ;)
Condivido con voi Sir Morris l'idea che Arthur Pendragon rappresenta un ideale di valori più che un personaggio di valenza storica.


credo mio Sire che la Vostra persona possa essere identificata come la figura del Riothamus, che avendo sangue romano (discendenza dalla famiglia Britannico, della quale Merlino fa parte)(e discendenza dalla famiglia Varro) oltre che una discendenza cambriana (Pendragon) e una parentela con i McAthol di Ibernia, potesse essere l'unico in grado di assumere tale ruolo e rappresentare un baluardo contro le invasioni sassoni e danesi (Horsa e Hengist) e le scorrerie interne (Ironhair, Carardoc e Lot di Cornovaglia, estinto però al tempo di Vostro padre Uther).



Nota per gli utenti:
La genealogia di Artù, citata da MorganPendragon, è tratta dai romanzi di Jack Whyte. Non si basa su ricerche storiche.

Hastatus77

Mordred Inlè 06-11-2009 19.13.22

Oggi ho guardato davvero un interessantissimo documentario di HistoryChannel in cui si spiegavano le possibilità che Artù fosse tre figure: Artoriu, Ambrosius e Riotamus.

llamrei 06-11-2009 21.18.40

@Mordred: credo sia lo stesso che ho visto io tempo fa. Interessante visione delle cose...chissà se mai un giorno arriveremo a decretare una conclusione..

Guisgard 06-11-2009 21.52.59

Citazione:

Originalmente inviato da Mordred Inlè (Messaggio 11734)
Oggi ho guardato davvero un interessantissimo documentario di HistoryChannel in cui si spiegavano le possibilità che Artù fosse tre figure: Artoriu, Ambrosius e Riotamus.

Anche io ho visto quel ducumentario.
Devo dire che è molto intrigante ed attendibile.
Cercare però di sbiadire le nebbie del tempo e delle leggende è cosa assai ardua.
Soprattutto quando manca totalmente la documentazione storica.
E per l'Inghilterra, almeno fino all'anno mille, è così.

MorganPendragon 06-11-2009 21.58.03

Il nome Arthu, che come antroponimo risulta storicamente attestato nella Pietra di Artù, in lingua celtica continentale significa orso, simbolo di forza, stabilità e protezione, caratteri anche questi ben presenti in tutta la leggenda[3]. Nella civiltà celtica gli uomini avevano come nome proprio quello di un animale che sceglievano per sottolineare un tratto fisico o caratteriale, e l'orso è l'animale simbolo per eccellenza della regalità. Anche sulla base del suo nome, una scuola di pensiero ritiene che la figura di Artù non abbia nessuna consistenza storica e che si tratterebbe di una semi-dimenticata divinitàceltica poi trasformata dalla tradizione orale in un personaggio realmente esistito, come sarebbe accaduto per Lir, dio del mare, divenuto poi re Lear[4]. In gallese la parola arth significa "orso" e tra i celti continentali (anche se non in Britannia) esistevano molte divinità-orso chiamate Artos o Artio. È probabile che queste divinità sarebbero state portate dai Celti in Britannia. Va anche notato che la parola gallese arth, quella latina arctus e quella greca arctos significano "orso". Inoltre, Artù è chiamato l'"Orso di Britannia" da alcuni scrittori. "Arktouros" ("Arcturus" per i Romani), ovvero "guardiano dell'orsa", e "Arturo" in italiano) era il nome che i Greci davano alla stella in cui era stato trasformato Arkas, o Arcade, re dell'Arcadia e figlio di Callisto, che invece era stata trasformata nella costellazione dell'Orsa Maggiore ("Arctus" per i Romani). Altre grafie esistenti del suo nome sono Arzur, Arthus o Artus. L'epiteto di "Pendragon" gli viene invece dal padre, Uther Pendragon.
(www.wikipedia.it)
Artù appare per la prima volta nella letteratura gallese: in un antico poema in questa lingua, Y Gododdin (circa 594), il poeta Aneirin (535-600) scrive di uno dei suoi sudditi che lui "nutriva i corvi neri sui baluardi, pur non essendo Artù". Ad ogni modo, questo poema è ricco di inserimenti posteriori e non è possibile sapere se questo passaggio sia parte della versione originale o meno. Possiamo però fare riferimento ad alcuni poemi di Taliesin, che sono presumibilmente dello stesso periodo: The Chair of the Sovereign, che ricorda un Artù ferito; Preiddeu Annwn ("I Tesori di Annwn"), cita "il valore di Artù" e afferma che "noi partimmo con Artù nei suoi splendidi labours"; poi il poema Viaggio a Deganwy, che contiene il passaggio "come alla battaglia di Badon con Artù, il capo che organizza banchetti/conviti, con le sue grandi lame rosse dalla battaglia che tutti gli uomini possono ricordare".
Un'altra citazione è nell'Historia Brittonum, attribuita al monaco galleseNennio, che forse scrisse questo compendio dell'antica storia del suo paese nell'anno 830 circa. Nuovamente, quest'opera ci descrive Artù come un "comandante di battaglie", piuttosto che come un re. Due fonti distinte all'interno di questo scritto ricordano almeno 12 battaglie in cui avrebbe combattuto, culminando con la battaglia del Monte Badon, dove si dice abbia ucciso, da solo/con una sola mano, addirittura 960 avversari.
Secondo gli Annales Cambriae, Artù sarebbe stato ucciso durante la battaglia di Camlann nel 537.
Appare inoltre in numerose vitae di santi del VI secolo, ad esempio la vita di san Illtud, che alla lettura sembra essere scritta verso il 1140, dove si dice che Artù fosse un cugino di quell'uomo di chiesa. Molte di queste opere dipingono Artù come un fiero guerriero, e non necessariamente moralmente impeccabile come nei successivi romanzi. Secondo la Vita di San Gildas (morto intorno all'anno 570), opera scritta nel XI secolo da Caradoc di Llancarfan, Artù uccise Hueil, fratello di Gildas, un pirata dell'isola di Man.
Attorno al 1100Lifris di Llancarfan asserisce nella sua Vita di san Cadoc che Artù è stato migliorato da Cadoc. Cadoc diede protezione ad un uomo che aveva ucciso tre dei soldati di Artù, che ricevé del bestiame da Cadoc come contropartita per i suoi uomini. Cadoc glielo portò come richiesto, ma quando Artù prese possesso degli animali, questi furono trasformati in felci. Il probabile scopo originale di questa storia sarebbe quello di promuovere l'accettazione popolare della nuova fede cristiana "dimostrando" che Cadoc aveva poteri magici attribuiti tradizionalmente ai druidi e così intensi da "battere" Artù. Avvenimenti simili sono descritti nelle tarde biografie medioevali di Carannog, di Padern e Goeznovius.
Artù compare anche nel racconto in lingua gallese Culhwch e Olwen, solitamente associata con il Mabinogion: Culhwch visita la corte di Artù per cercare il suo aiuto per conquistare la mano di Olwen. Artù, che è definito suo parente, acconsente alla richiesta e compie le richieste del padre di Olwen, il gigante Ysbaddaden (tra cui la caccia al grande cinghiale Twrch Trwyth). Questo può essere riportato alla leggenda dove Artù è dipinto come il capo della caccia selvaggia, un tema popolare che è ricordato anche in Bretagna, Francia e Germania.
Roger S. Loomis ha elencato questi esempi (Loomis 1972). Gervasio di Tilbury nel XIII secolo e due scrittori XV secolo assegnano questo ruolo ad Artù. Gervasio afferma che Artù e i suoi cavalieri cacciavano regolarmente lungo un antico tratto tra Cadbury e Glastonbury (che è ancora conosciuta come King Arthur's Causeway[2]), e si pensa che lui e la sua compagnia di cavalieri possa essere vista a mezzanotte nella foresta di Brittany o Savoy in Gran Bretagna. Loomis allude a un cenno scozzese nel XVI secolo, e afferma che molte di queste credenze fossero ancora ricorrenti nel XIX secolo al Castello di Cadbury e in diverse parti della Francia. Più tardi parti del Trioedd Ynys Prydein, o Welsh Triads, menzionano Artù e collocano la sua corte a Celliwig in Cornovaglia. Celliwig è stata identificata con la città di Callington dagli anziani antiquari Celtici, ma Rachel Bromwich, l'ultimo editore delle Welsh Triads, afferma che sia in realtà Kelly Rounds, una fortezza nei pressi della parrocchia celtica di Egloshayle.
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