Come immaginavo, non riuscivo a dormire. L'atmosfera surreale e malinconica che avvolgeva la villetta e l'intera isola non era certo d'aiuto al mio attuale stato d'animo.
Tra l'altro, dormire senza Elv accanto, sentire che non c'era lui a stringermi contro il suo petto, a rassicurarmi, a proteggermi, era una sensazione troppo brutta e strana, che non mi sarei mai sognata di provare.
Decisi cosi` di alzarmi, soprattutto quando mi accorsi che mi ero rannicchiata fra le coperte, nonostante il clima di agosto e che una lacrima solcava il mio viso, ma mentre mi stavo alzando udii dei passi fuori dalla villetta sulla sterpaglia e mi diressi alla finestra per vedere chi fosse.
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Clio raggiunse il locandiere che camminava su e giù per il porticato. “Oh, no...” disse, forse temendo che la cattiva nomea per l'accaduto allontanasse futuri clienti “... in realtà, con ogni probabilità, si sarà trattato di un colpo accidentale partito dal fucile di qualche bracconiere... può capitare, ma non è detto che accadrà ancora... anzi, sono pronto a giurare che un simile episodio non si ripeterà mai più...” annuendo sudato ed agitato.
“Non avete udito?” Arrivando Vengor e prendendo la mano di Clio nella sua. “Milady è in pena peri suoi amici. Stanno bene?”
“Certo, messer Vengor...” rispose il locandiere “... il peggio è passato ed è fuori pericolo...”
“Vi impongo di portarci da lui.” Deciso il cavaliere.

Dacey rimase da sola, tormentandosi con i suoi pensieri inquieti.
Era ancora notte fonda e la nebbia circostante sembrava voler rendere l'oscurità quasi eterna.
Poi tornò Cq.
“Milady, ho visto il signor Pellegrino e pare che il padrone abbia ripreso conoscenza.” Disse arzillo.

Cq torno nella mia stanza cin una buona novella.

Decisi quindi di andare a controllare il mio paziente, se così potevo definirlo.

Recuperai un mantello essendo in sottoveste e raggiunsi la stanza di Icarius.

- Sono Dacey,- dissi attendendo di entrare dopo aver bussato.

Attratta da quel rumore, Gwen si alzò e corse alla finestra per vedere.
Vide così la campagna immersa in una nebbia bianca e surreale, densa eppure leggera, i cui vapori sembravano sul punto di animarsi.
Ed allora udì un canto:

“Lo cercan qua, lo invocan là...
Capomazda tutta dov'è non sa...
Non andar così lontano, mio signore...
è sbocciato qui il Re di ogni altro Fiore...”

E Gwen vide allora una figura sorgere dalla nebbia.
Una figura esile e spettrale vagare dove forse ai mortali è negato giungere.
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Mi avvicinai e il canto ricomincio`. Vidi anche una sagoma spettrale vagare per la campagna, tanto eterea e leggera quanto reale, se cosi` si poteva definire.

Dacey bussò ed il pellegrino venne ad aprire.
“Prego, milady...” disse, invitandola ad entrare.
La ragazza vide così Guisgard sveglio, seduto in mezzo al letto col braccio ancora fasciato.
“Salve, milady...” lui a lei “... mi hanno detto cosa avete fatto per me... vi devo la vita... vi sono debitore...” sorridendole e pregandole di sedersi sulla sedia accanto al letto.

Gwen restò a guardare quella sagoma che vagava e cantava nella campagna, immersa in quel mare di nebbia umida.
Aveva un abito bianchissimo come il pallore lunare e lunghi capelli neri che ne celavano il viso.
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta di Gwen.
“Sono io, Pinto...” disse lui dal corridoio “... sento cantare... siete voi? Va tutto bene?” Preoccupato.

Non riuscii a vederla in volto, poiche` aveva lunghi capelli neri che lo celavano e un abito bianchissimo.
Restai ad osservarla, quando Pinto busso` alla porta, facendomi sobbalzare.
Mi coprii col mantello ed andai ad aprire.
"E` ancora quel canto. Venite" e gli feci cenno di avvicinarsi alla finestra "La vedete anche voi quella sagoma?"

Pinto corse alla finestra con Gwen, ma incredibilmente la misteriosa figura sembrava essere svanita nella nebbia.
"Non vedo nulla..." disse lui.