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Fyellon mi prese la mano e insieme imboccammo quella strada a sinistra, stavamo in silenzio, forse pure egli celava la paura di ciò che ci aspettava, quando a sorpresa ci trovammo sulla sponda del fiume...il Calars. Deglutii...ancora il Fiume, quel Fiume che mi portò via dalla mia casa, la mia vita normale, mi portò via..il mio Maestro.
"Fyellon non siate cosi contento, il Calars cela misteri e sorprese non molto piacevoli, è come un Dio buono a volte, e a volte malefico." Continuammo a camminare verso la sponda, ma eravamo certi che la direzione fosse quella giusta e non l'opposta? ed ecco la prima sopresa come immaginai..un'edicola con bassorilievo rappresentate Medea che uccideva i propri figli..."Fyellon, sembra che in questo viaggio io e voi abbiamo a che fare con bassorilievi...cosi iniziò la nostra avventura nel terribile maniero" e risi per rompere la tensione quando due donne davanti a noi si misero a litigare sul significato del bassorilievo. Mi avvicinai a loro..."scusate gentili dame, certo ognuna ha la sua ragione, e potreste stare qui per l'eternità a litigare perchè ognuna di voi pensa in modo diverso e pensa che la propria ragione sia quella giusta. Ma noi abbiamo bisogno del vostro aiuto" indicai con la mano Fyellon" stiamo camminando lungo la sponda del Calars per raggiungere Tylesia, questa è la direzione giusta?" |
La strettoia nascondeva un piccolo cimitero, chissà..... probabilmente il castello era stato costruito sulle sue rovine. Il paesaggio non era dei migliori, anzi, temevo che Lilith si spaventasse, ma vidi che non provava angoscia bensì curiosità.
Rimasi sbalordito, osservava le croci come se fosse consapevole del significato celato da esse; intuì che Redentos le avesse spiegato il loro valore. Accertatomi di ciò, proseguimmo, finchè entrambe non udimmo delle voci provenire dalla fine di quel cunicolo. Possibile, che vi era qualcun' altro oltre me e lei. Spensi la lanterna e con passo leggero cercaì di avvicinarmi il più possibile. Qualcosa non tornava. |
Parsifal, incoraggiato da Lilith, spense la lanterna e si diresse verso quelle voci.
Giunse così in una sorta di sala costruita in uno degli antri del labirinto. Attorno ad una grande tavola vi erano diversi cavalieri che banchettavano e parlavano allegramente. Narravano dell'Oriente, di Gerusalemme e del Santo Sepolcro, ricordando battaglie e duelli contro i formidabili campioni dell'Islam. |
Le due donne fissarono Altea.
“Volete sapere di Tylesia?” Domandò uno di quelle. “Bene, ma prima ci aiuterete a risolvere il nostro conflitto... diteci, a chi date ragione? A me, che giudico malvagia e folle Medea? Oppure alla mia amica Petrulia, che invece giustifica la crudele principessa della Colchide?” “Lucilia...” disse Petrulia alla sua compagna “... non influenzare il giudizio di questa dama...” indicando Altea “... ella sceglierà liberamente chi fra noi ha detto la verità.” |
Reas restò in silenzio ad ascoltare Elisabeth.
“E sia...” annuì “... voglio credervi... voglio credere che Guxyo pagherà ogni sua azione... voglio credere che Goz non sia pericoloso, oltre che folle... voglio credere che quei cigni sono ancora vivi... ma nulla più... non crederò mai ad un mondo invisibile, un mondo fatto di magia e incantesimi... vi aiuterò, si... ma solo per salvarvi dal rogo... conosco Guxyo ed i suoi cavalieri... hanno il potere di condannarvi... ed io non voglio che accada... cercheremo quei cigni, milady...” |
Il vecchio fissò Talia e sorrise.
“Si...” annuì “... sogni e visioni, talvolta, giungono dall'alto, o dal basso... sono sprazzi dell'eternità e della verità che si rivelano a noi mortali... e contengono sempre un messaggio... un messaggio a cui è indelebilmente legata la nostra vita... se le vostre visioni sono prigioni o porti da cui salpare, dipende solo da voi... ricordo di una vecchia novella... c'era un'isola che poteva vedersi solo quando sul mare infuriava una burrasca... due marinai salivano sul faro apposta per guardarla... e giocavano ad immaginarla... vedevano allora spiazzi verdi, torri che lambivano il cielo e baie in cui erano ormeggiate navi di ogni specie... e poi ancora, fantasticavano di tesori seppelliti sulla spiaggia, di tribù di selvaggi da convertire e di frutti e animali di ogni tipo, molti anche sconosciuti... un giorno di tempesta, poi, uno dei due salpò per raggiungerla, mentre l'altro restò sul faro ad immaginarla... il primo vi giunse e trovò una bellissima principessa che sposò per regnare poi con lei su quell'isola che si mostrò identica a come l'aveva immaginata... l'altro, invece, restò a sognarla e a rimpiangerla per tutta la vita...” Sheylon dormiva profondamente sotto gli sguardi vigili dei cani del vecchio. “Forse dovreste riposare, milady...” disse il vecchio, mentre accomodava il fuoco “... tra non molto il vostro cavaliere giungerà e potremo preparare da mangiare... se volete dormire un po', laggiù c'è della paglia...” indicando un angolo della grotta “... non sarà un letto di piume d'oca, ma sicuramente è un comodo giaciglio...” Poco distante, intanto, Guisgard, insieme a Flender, batteva il bosco in cerca di selvaggina. Con un dardo colpì una lepre e poi raccolse fragole selvatiche da portare a Talia. “Il tuo padrone è molto strano, sai?” Fissando il cane. “Forse a furia di stare da solo ha perso completamente il senso di appartenenza al genere umano.” Flender ringhiò. “Va bene! Va bene!” Scuotendo il capo il cavaliere. “Come non detto... su, torniamo alla grotta...” |
Le due donne mi guardarono, chiedendomi di assumere una posizione e solo cosi mi avrebbero dato risposta su Tylesia...mi spazientii...e lanciai un sasso col piede nel Calars..."Questo fiume mi ha già messa a dura prova...e ora devo riprendere da capo? Mie gentili dame, io non posso dare ragione a nessuna delle due, ma posso esprimere la mia opinione liberamente. Certo...Signore Dio Nostro punisce coloro che uccidono i nostri simili ed è ingiusto, ma a volte avere il coraggio di eliminare o uccidere i propri simili e soprattutto coloro che abbiamo generato per salvaguardarli....comporta un enorme sacrificio. Giudicare sarebbe sbagliato, si deve pensare a ciò che ha portato una persona a compiere tale gesto, allora si potrà capirne il motivo e dove sta la ragione...e ora gentilmente potreste dirmi qualcosa su Tylesia...altrimenti proseguiremo da soli".
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Voglio credere mi aveva detto Reas......voleva credere, ma a cosa se aveva rinnegato la mia presenza, sapeva che non appartenevo al suo mondo ...come io sapevo che lui era diverso da me.....la sua vita era rimasta allo scuro....non aveva ancora potuto vedere la luce...." Non curatevi di me Reas....tra me e voi non c'e' alcun patto, vi chiedo solo di condurmi nei luoghi tracciati dalla mappa........al lavoro oscuro ci pensero' io e voi potrete stare tranquillo con la vostra coscienza.........Guxio avra' cio' che si merita e credetemi.....alla fine di ogni grande storia ad ognuno viene dato il proprio merito o demerito......".....cosi' appoggiai la mappa su un basamento in pietra......erano due cigni...quella mappa era perfetta...i segni erano visibilissimi.........c'era un punto chiazzato di rosso....non lo avevo notato quando avevo aperto la mappa......" Cosa ne dite Capitano....riconoscete questi luoghi..?......"...
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Sospirai alle parole del vecchio...
“Il rimpianto...” sussurrai “E’ rimpianto è forse il peggiore dei sentimenti... capace di lacerare l’anima... capace di tormentarla e di torturarla lentamente, terribilmente... e capace, talvolta, di corromperla...” Abbassai gli occhi e la mia mente si perse in lontani ricordi... Rividi il Maestro, dunque... rividi quel mattino lontano sulle rive del lago ed i suoi occhi tristi... rividi la sua disperazione ed i suoi sensi di colpa dopo la partenza di Guisgard, il ripianto per non averlo fermato la sera che ci lasciò, un rimpianto che non lo lasciò per tutta la vita... E rividi Guisgard... il suo ritorno e quella sua disperazione di fronte alla semplice croce marmorea che segnava il sepolcro del vecchio cavaliere... i suoi dubbi e quell’idea che lo aveva tormentato a lungo, e che forse lo tormentava ancora... l’idea di essere arrivato tardi... l’idea di aver commesso un errore, partendo... Ed infine i miei pensieri corsero a Fyellon... Fyellon che aveva sognato per tutta la vita di poter essere il primo tra i figli del Maestro... Fyellon che doveva aver sofferto come nessun altro quando aveva scoperto di non esserlo... rimpianto e rancore gli avevano lacerato l’anima allora, l’avevano corrotta e avvelenata... l’avevano infine anche uccisa? Sospirai tristemente... il Maestro, Guisgard, Fyellon... tutto ciò che per me era stato importante, ciò che amavo e ciò che più mi faceva soffrire era racchiuso in queste tre persone... Citazione:
“Non importa...” mormorai “Non importa, preferisco aspettarlo qui!” Chiusi gli occhi ed allungai le mani verso il fuoco... il freddo si stava facendo sempre più pungente ed io non riuscivo quasi più a sopportarlo... volevo solo che Guisgard tornasse, volevo che tornasse presto: mi sentivo stranamente sola lì, sentivo la sua mancanza. |
Reas sorrise ad Elisabeth ed annuì.
Guardò poi la mappa. “Non saprei...” mormorò “... così, a prima vista, mi sembra simile a tanti luoghi disseminati qui intorno alla città...” all'improvvisò notò qualcosa “... un momento... forse questa zona... massì, la riconosco!” Esclamò. “Credo si tratti del vecchio Sacello di Rotari! Si trova poco fuori Tylesia! Ci andavo spesso da piccolo!” Si voltò poi verso elisabeth. “Ma come può Goz conoscere quel luogo? Non è di queste terre...” |
Le due donne fissarono Altea.
“Che risposta sarebbe?” Esclamò Lucilia. “Non avete risposto! Esigo una risposta!” “Lascia perdere...” fece Petrulia “... è una questione fra noi due...” “Signore, non litigate.” Intervenne Fyellon. “E' solo un vecchio mito.” “In ballo c'è molto di più!” Disse Lucilia. “In ballo c'è la vera essenza della vita! Sono stanca di chi crede nell'onnipotenza dell'amore!” “Dici così” replicò Petrulia “solo perchè sei infelice.” “Ho tutto per essere felice!” “Ma non l'amore...” fissandola Petrulia. |
Guardavo il suo profilo chino sulla mappa, i suoi occhi controllavano con scrupolo ogni parte ogni tratto di colore.....era sapiente, le mappe per lui non dovevano avere segreti........cambiava espressione ogni volta che gli veniva alla mente qualcosa...sino a quando qualcosa catturo' la sua attenzione...aveva riconosciuto un posto....era eccitato all'idea che gli era molto caro......ma quando alzo' gli occhi dalla mappa mi guardo' come se avesse visto un fantasma.......come poteva Goz sapere.." Non so neanche io come faccia Goz a sapere tante cose su Tylesia, forse piu' di quanto ne sapete voi Reas......ma ora non e' il momento delle domande...ora dobbiamo andare nel posto da voi riconosciuto, anche se non so bene che posto sia....e perche' e' li' che la mappa ci conduce, pensate che questo possa avvenire prima del crepuscolo ?..."...
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Quasi come se avesse percepito il freddo che sentiva Talia, Sheylon le si avvicinò, accucciandosi ancor più vicino a lei, come a volerla riscaldare.
Un attimo dopo, però, alzò di scatto la testa, con lo sguardo verso l'entrata della grotta. Guisgard era tornato. Posò la lepre e le fragole accanto al vecchio e si sedette vicino a Talia. “Ti vedo pallida, gioia...” prendendo le mani di lei e strofinandole nelle sue “... hai freddo, vero?” Le sorrise. “Sai che ho un regalo per te? Cresceva su uno spuntone di roccia, più lontana dalle altre... allora ho pensato fosse speciale, unica... e ho voluto coglierla per te...” e pose nelle mani di lei un fiore. http://www.fiscooggi.it/files/imagec...margherita.jpg Il rigoglioso bosco di Suessyon, a circa tre leghe dalla laboriosa cittadina che da esso prendeva il nome, era attraversato dal fiume Relagio e tutt'intorno a questo si estendeva fin verso le pendici dei dolci monti a Nord, in una zona già dominata da antichi manieri longobardi. Nel cuore di quella verde boscaglia sorgeva il Casale degli Aceri, che guardava verso Occidente e le cui caratteristiche provenivano dalla sua isolata posizione, dalla signorilità che avvolgeva la sua architettura e quel senso di solennità che emanava agli occhi di chi attraversava quell'ancestrale scenario. In una radura presso le sponde del Relagio, due giovani erano intenti, ciascuno, nelle loro attività predilette. “Queste eriche selvatiche” disse Talia mentre legava gli steli di quei fiori “staranno benissimo in quei vasi di terracotta che il maestro mi ha portato dalla fiera... non le trovi bellissime?” Mostrandole a Guisgard. Questi era impegnato ad annotare alcuni nomi su un foglio bianco, sul quale, lungo i margini, aveva disegnato schizzi di torri, cavalli e spade. “Come?” Voltandosi verso la ragazza. “Ah, si... sono molto belle... belle ma non adatte...” “Adatte?” Ripeté Talia. “Adatte a cosa?” “Alla nuova recita...” rispose lui, mentre giocava con la piuma d'oca. “Ce ne sarà un'altra?” Sorpresa lei. “Ma che bello! Ma per quale ricorrenza? La prossima festa sarà solo fra un mese.” “Non sarà legata ad alcuna festa...” fece lui “... messer dei Lardi vuole che ce ne sia una per beneficenza al monastero...” “Ah...” mormorò lei “... allora immagino che una parte importante spetterà a sua figlia Carrie...” “Troveremo una parte per tutti...” disse Guisgard, scarabocchiando sul foglio che aveva in mano. “Attento che lei mira a fare sempre la protagonista...” accomodando i fiori lei. “Davvero?” Voltandosi lui. “Beh, i ruoli sono belli tutti... quanto alla protagonista, sei stata tu nell'ultima recita...” “Già... forse per questo mi guarda male...” sorrise “... eh, mio ispirato cavaliere, deve essere piacevole scegliersi una cortese dama da affiancare e salvare, vero?” “Ah, pensi questo?” Smettendo di scarabocchiare lui. “Allora vuol dire che deciderò con calma a chi dare il ruolo di protagonista...” “Si, ma ci penserai dopo, con calma...” sentendo il profumo di quei fiori lei “... ora dimmi... sono belli vero i miei fiori?” “Vedo che non ti preme più di tanto, eh!” Alzandosi lui. “Si, sono belli quei fiori... ma non adatti alla mia storia...” “Oh, il mio povero e permaloso cavaliere!” Sorridendo nuovamente lei. “Dai, dimmi allora quale fiore è adatto alla storia.” “Basta leggere il titolo...” divenuto ombroso lui “... Il Cavaliere della Margherita...” “Sembra interessante!” “Già...” Passarono i giorni e i preparativi per la recita si definivano sempre più. La capricciosa Carrie, però, aveva tanto pianto da costringere suo padre a chiedere ai monaci di affidare il ruolo dell'eroina a sua figlia. E quasi nello stesso momento, il maestro aveva ricevuto il malumore del vescovo circa la partecipazione di Talia a questi spettacoli. Il cavaliere, allora, per non imbarazzare la ragazza, le aveva chiesto, proprio per il giorno dello spettacolo, di addobbare l'Altare del Tempio, impedendole di fatto di poter partecipare alla recita. Fyellon, poi, aveva rivelato ad alcuni dei suoi fratelli che era stata Talia stessa a non voler partecipare, certo che quelli avrebbero riportato il tutto a Guisgard. Giunse così il giorno e “Il Cavaliere della Margherita” andò in scena nello spiazzo davanti al monastero. Tutti gli orfanelli del Casale vi parteciparono, ad eccezione di Talia, insieme ad altri ragazzi di Suessyon, tra cui anche Carrie. “E' inutile continuare a vagare...” disse Guisgard “... dobbiamo cercare una degna impresa, affinché io, affrontandola, possa guadagnarmi le promesse della mia Margherita!” “Sapete già dove cercare, sir?” Domandò uno dei suoi fratelli che impersonava uno degli altri cavalieri. “Sarà madonna Avventura a guidarmi...” rispose Guisgard. “Così finalmente conosceremo il vostro nome, vero?” Fece uno degli altri cavalieri. “Si...” annuì Guisgard “... sciogliendo così quel voto che mi impone di non pronunciarlo mai ad alta voce...” Ad un tratto si udì un suono di corno. Si alzò il rudimentale sipario e apparve un'impalcatura rozza che aveva il compito di far immaginare ai presenti una torre, sulla quale era imprigionata una dama. “A chi apparterrà quella torre?” Indicò uno dei cavalieri. “A me!” Entrando in scena un altro dei giovani attori. “Sono il Cavaliere Nero e la dama nella torre è in mio possesso!” “Vi impongo di liberarla!” Disse Guisgard. “Dovrete prima battermi in singolar tenzone!” Gridò il Cavaliere Nero. “Fino ad allora il cuore della dama resterà nel mio pugno!” “Con un pugno di mosche resterete!” Esclamò Guisgard. “Ma prima voglio vedere la dama, perchè dovrà accettarmi come campione...” Raggiunse allora la torre. “Milady, intraprenderò l'impresa per liberarvi...” fissando la cima della torre “... mi accettate come campione?” Oh, cavaliere...” sospirò Carrie “... si, sarete mio campione... ma ditemi... chi siete?” “Perdonatemi, milady...” rispose Guisgard “... ma un voto mi impone di tacere il mio nome... sarà la dama che riceverà il fiore che reco a pronunciarlo ad alta voce, liberandomi così da quel voto...” “Andate allora...” sorridendo Carrie “... attenderò che mi portiate quel fiore...” Cominciò il duello e Guisgard naturalmente vinse. Tornò dalla dama e si arrampicò sull'albero al quale era appoggiata l'impalcatura che simulava la torre. “Oh, cavaliere...” sospirò Carrie “... vi darò un bacio e voi mi donerete quel fiore... cavaliere, vi amo!” “Talia...” sussurrò lui. “Cosa!” Gridò Carrie. “Cosa hai detto?” “Ehm....” mormorò Guisgard “... volevo dire... si... Carrie...” “No, hai pronunciato il suo nome!” Sbraitò Carrie, per poi buttare a terra il velo. “Quella pettegola e insopportabile orfana è riuscita a rovinarmi la recita! Papà!” Chiamò poi piangendo. “La detesto! La detesto! Papà!” I monaci e messer dei Lardi corsero verso l'albero. “Ringrazia il Cielo di essere una ragazza!” Fissandola adirato Guisgard. “Altrimenti saprei io come torcerti il collo! E non ripetere mai più quanto detto ora!” “Altrimenti cosa mi fai?” Arrabbiata Carrie. “Papà! Papà!” “Che succede?” Domandò uno dei monaci. Guisgard allora tirò contro l'albero la sua spada di legno, così forte che si spezzò in due. Scavalcò l'impalcatura e saltò giù. “Guisgard!” Gridò il maestro. “Fermati, torna indietro!” Ma il ragazzo non si fermò e corse via. Incrociò solo il volto di Fyellon che lo fissava con un ghigno. Tornò al Casale e vide Talia nel Tempio. “Già di ritorno?” Domandò lei. “E' finita presto?” Guisgard annuì. “Metti anche questa tra i tuoi fiori, per favore...” dandole la Margherita. “Guisgard...” sussurrò lei “... Guisgard... è bellissima... ma non serviva per la recita?” “No, non c'è stata alcuna recita...” fissando gli alberi accarezzati dal vento “... solo una farsa...” “Non ti capisco...” guardandolo lei “... il fiore non era per la tua protagonista?” “Tu non hai mai capito niente!” Voltandosi di scatto lui. “Guisgard...” stupita lei. Lui si avvicinò e gettò i suoi occhi in quelli di lei. Erano cupi e strani bagliori li rendevano diversi dal solito. Da azzurri quello scintillio li aveva resi vermigli e lucidissimi, come se stessero lacrimando. Talia avvertì una sconosciuta sensazione, come se Guisgard stesse per baciarla. Il volto di lui era vicinissimo a quello di lei. “Talia!” Chiamarono all'improvviso i suoi fratelli. “Devo...” sussurrò lei “... devo andare...” Lui restò a fissarla senza rispondere. “Si...” mormorò di colpo “... vai...” Si spostò e Talia corse via. Restò a fissarla dalla porta del Tempio. “Voltati...” disse a voce bassa “... voltati, Talia...” Passarono alcuni momenti che parvero eterni, senza che lei si voltasse. Lui allora scappò via. E prima di uscire dal cortile, lei si voltò verso il Tempio. Ma Guisgard non c'era più. Quella margherita donatale ora da Guisgard aveva destato in Talia quel vecchio ricordo. “Allora, tra un po' è pronto...” fece il vecchio “... però...” Guisgard lo fissò. “Non avete portato le more...” “More?” sorpreso Guisgard. “Non avevate detto di portare anche delle more...” “Invece si.” “Non è vero.” “Insomma, la marmellata viene più gustosa...” fissandolo il vecchio “... non volete il meglio per vostra moglie? Nessuno conosce la ricetta delle mie marmellate di frutta. Per questo sono uniche.” Guisgard scosse il capo. “Allora?” Fece il vecchio. “Va bene...” alzandosi Guisgard “... va bene... ma poi non uscirò più... dimenticato altro?” “Voi avete dimenticato!” Guisgard si avviò verso l'uscita. “Hai paura di perdere Talia?” Guisgard si voltò di scatto. “Cosa avete detto?” Aveva avuto l'impressione di udire il suo maestro. “Non mi avete sentito?” Sbottò il vecchio. “Ho chiesto se avevate paura di perdere vostra moglie...” Guisgard restò a fissarlo turbato. “Su, fate presto...” lo esortò il vecchio “... la lepre è quasi pronta...” Il cavaliere guardò Talia per un momento e poi uscì, sempre seguito da Flender. |
Guisgard depositò quel piccolo e delicato fiore nelle mie mani... ed immediatamente un vago sorriso mi increspò le labbra...
“Oh, Guisgard... ma è... è bellissimo!” E fu allora che di colpo e senza alcun preavviso quel ricordo scivolò tra i miei pensieri, giungendo ad occupare completamente la mia mente... E rividi il Casale e il fiume, il bosco ed i miei fiori... e poi rividi quel pomeriggio... e rividi Guisgard... i suoi occhi e la sua voce... Sospirai profondamente, stringendo delicatamente quel fiore tra le mani... Poi d’improvviso mi riscossi, come se solo all’ultimo quella conversazione avesse fatto breccia tra i miei ricordi... Citazione:
Non volevo che se ne andasse di nuovo... volevo che restasse lì invece, volevo che restasse con me. Ma lui non udì la mia voce... i suoi passi erano già di nuovo sulle foglie bagnate e già si stavano di nuovo allontanando. “Oh, insomma!” esclamai, prima di riuscire a trattenermi “Avevate proprio bisogno di quelle more, vero?” Sospirai e, stringendo ancora un po’, ma delicatamente, quel piccolo fiore tra le mani, mi accostai il più possibile al fuoco, tenendo la schiena bene accostata alla calda e morbida pelliccia di Sheylon... Chiusi, dunque, gli occhi e rimasi in attesa del suo ritorno. |
Lo guarda e poi dissi:<<Sedeti e raccontatemi tutto bene..>> E così mi sedetti davanti a lui sulla roccia scalfita dai suoi colpi..
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Seguendo le voci, giungemmo ad una grande sala dove vi era una tavola con numerosi cavalieri che raccontavano le loro gesta in terre lontane a me sconosciute. Per qualche istante rimasi in silenzio ad ascoltarli. Parlavano delle loro avventure con tanta fierezza e potevo vedere riflesse nei loro occhi le immagini di quello che era accaduto. Vedevo nei loro volti i segni che avevano lasciato le battaglie, vedevo il dolore dei nemici uccisi.
Quando mi resi conto di stare fantasticando in un momento poco adatto mi ricomposi immediatamente ed aprii la bocca per chiedere come mai i cavalieri si trovassero in quel luogo. Essi però mi precedettero, perchè quando iniziai a parlare, loro si voltarono verso di me e Parsifal. |
Le due donne mi fissarono e si rivolsero a me in modo arrogante e reiniziarono a litigare, pure Fyellon cercò di calmarle.
"Mie signore volete passare il resto della vita a litigare...per l' Amore? Bene volete una risposta..ha ragione milady Lucilla...avete ragione, si può vivere bene senza amore, io ne sono convinta...forse è una invenzione del genere umano per togliersi di dosso la noia della vita". Guardai milady Petrulia con un sorriso...."Spero non vi abbia recato offesa, rispetto il vostro pensiero, ma visto mi avete chiesto di espormi l'ho fatto". Mi avvicinai al mio cavaliere di ventura "Fyellon, se le milady continueranno con le loro zuffe proporrei di continuare il cammino anche perchè penso Tylesia non sia vicina, mi auguro di arrivarci prima di notte". |
Il cavaliere si sedette accanto a Daniel e cominciò a raccontare:
“Ho partecipato ad un duello, ma ne sono uscito sconfitto... sentivo di impazzire, non avevo più onore, né rispetto per me stesso... mi sentivo indegno della cavalleria... cominciai allora a cercare una spiegazione... perchè avevo perso? Perchè non ero riuscito a farmi valere? Alla fine trovai la risposta a tutto questo... era stata la mia spada! Si, essa mi aveva tradito! Decisi allora di acquistarne un'altra. Così, recatomi di volta in volta da diversi armaioli, provai nuove spade contro la mia, ma era sempre questa ad uscire vincitrice... finalmente realizzai ogni cosa... non era la mia spada ad essere indegna, ma io! Io avevo perso, non lei! E conscio di questo, decisi di punire me stesso per aver dubitato della mia fedele spada... voi cosa ne pensate? Sono indegno di essere un cavaliere?” |
Reas restò un attimo a riflettere, poi fissò Elisabeth ed annuì.
“Si, meglio prepararsi e partire subito...” disse “... recatevi nella vostra stanza e raccogliete ciò che vi occorre per questa nostra ricerca... io farò lo stesso... ci ritroveremo qui nel parco appena pronti... rammentate, meglio non far sapere a nessuno di questa nostra impresa... meglio che Guxyo non sappia di me e dell'aiuto che voglio fornirvi... su, ora andate a prepararvi... a tra poco...” E salutata la maga, il capitano si diresse nei suoi alloggi per prendere l'occorrente. Si cambiò d'abito, posando l'uniforme ed indossando abiti civili per passare inosservato. Si munì solo di uno spadino da usare per difesa e scelse due buoni cavalli dalle scuderie della caserma. Fatto ciò, tornò nel parco ed attese il ritornò di Elisabeth. |
Lucilia, a quelle parole di Altea, sorrise ed annuì.
“Ben detto, milady!” Esclamò. “Si può vivere benissimo anche senza l'amore! La vita è ugualmente ricca di soddisfazioni! Si può riuscire nel proprio lavoro, si può viaggiare per conoscere il mondo, senza preoccuparsi se il proprio compagno abbia o meno le stesse nostre passioni o i medesimi bisogni. L'esistenza è fatta di tante cose, come la libertà e l'indipendenza. Poi vi sono le arti, le bellezze che ci circondano e le innumerevoli esperienza capaci di farci crescere e migliorare interiormente. L'anima gemella è solo un mito di poeti e sognatori. Non può esistere una perenne e totale simbiosi con un altro essere umano. Vi saranno sempre delle differenze tra ognuno di noi. Insomma, la libertà è il bene più prezioso.” Petrulia, ad udirla, scosse il capo. “Eppure il vero amore esiste e vi sono testimonianze...” “E dove?” Domandò Lucilia. “Nei romanzi forse!” “Il grande faraone Ramesse amò Nefertari al di sopra di tutte le altre...” rispose Petrulia “... così come accadde a Marco Antonio per la sua Cleopatra... e il grande re Babilonese Nabucodonosor? Non eresse forse i leggendari Giardini Pensili per allontanare la tristezza dalla sua sposa? E Nefertiti non fu la più fedele e amata tra i sudditi di suo marito, il grande faraone Akhenaton? Sono forse personaggi di fantasia costoro?” “Sono vicende comunque romanzate...” mormorò Lucilia. “Signore...” prendendo la parola Fyellon “... è sciocco litigare per questo... restate pure ciascuna della propria idea...” “E voi cosa pensate?” Chiese Petrulia. “In tutta sincerità” rispose Fyellon “io credo che l'amore abbia un ruolo importante nella vita. Esso è forse il mezzo migliore per giungere alla felicità. Non amo le romanticherie fini a se stesse o le sdolcinate visioni offerte dai poeti... credo però nei sentimenti puri, quelli che nascono nell'animo... questa è la vera poesia...” si voltò poi verso Altea “... avete ragione... se non avremo risposta da queste due dame, allora proseguiremo noi verso Tylesia...” “Non credete a Lucilia...” disse Petrulia “... essa parla così perchè ha perduto l'amore del suo amato...” |
L'immagine che andò a formarsi, era quella di una Tavola Rotonda ed i suoi cavalieri..... parlavano dell'Oriente, di Gerusalemme, il Santo Sepolcro e le Crociate....non riuscivo a capacitarmi.
Mi volsi verso Lilith e vidi che anche lei si era spinta di fianco a me per sentire. Era rimasta affascinata da quelle avventure, rimase impietrita da ciò che sentiva...sembrava che stesse fantasticando su quelle antiche terre.....ma dicevano il vero? Vidi che stava per porre una domanda finchè uno di loro non ci scoprì, bisognava rimanere vigili. E' strano che dei cavalieri fossero rintanati qui... i mie predecessi erano stati trucidati..... possibile che...... e se fosse.....una trappola? Io prodigavo per ciò, non vi era dubbio alcuno..... la verità la scopriremo solo dopo. Ero pronto ad affrontarli.....non con la spada....., ma con altro. |
Ad un tratto quei cavalieri si accorsero di Parsifal e di Lilith.
Colui che sembrava essere il più anziano ed il più nobile fra loro, alzandosi in piedi, invitò i due ragazzi a sedersi alla loro tavola. “Venite pure avanti, valente cavaliere” disse “e anche voi, giovane dama... venite a brindare e a mangiare insieme a questa nobile e devota compagnia... non mancano carne e vino, pane e frutta... avanti, bisogna far festa, poiché presto la gloriosa Gerusalemme tornerà di nuovo alla Cristianità!” http://www.britscene.com/wp-content/...3200587720.jpg |
Il vecchio sorrise a quelle parole di Talia, come se il lieve broncio della ragazza lo divertisse.
“Eh, milady...” disse “... vostro marito deve abituarsi a cercare... le cose più importanti, quelle che contano davvero, vanno ricercate e conquistate... i tesori più inestimabili sono sempre celati e appaiono ai più come irraggiungibili o, peggio ancora, irreali... proprio come la bella margherita che ha colto per voi... l'avete sentito, no? Essa è sbocciata dove non era facile coglierla... un altro al suo posto avrebbe colto una delle tante che gli si mostravano innanzi... quella che avete in mano, invece, ha un valore incalcolabile... quella margherita è il simbolo del suo amore per voi...” sorrise nuovamente “... chissà quante storie ci sono racchiuse tra i suoi magici petali... e quelle storie vi appartengono, milady...” rosolò ancora un po' la lepre sul fuoco, facendo colare ben bene il suo grasso sulla brace incandescente “... su, ora siate indulgente con questo vecchio brontolone... vostro marito tornerà presto, vedrete... egli non sa starvi lontano... quelle more saranno un ennesimo gesto d'amore per voi... in attesa di svelare qualche tesoro ben più grande... come quel Fiore descritto nella storia che avete narrato e dei tre uomini che ambivano al suo possesso...” Ad un tratto Sheylon si destò e cominciò a fissare l'ingresso della grotta. Tradiva agitazione e nervosismo la possente e superba tigre. Un attimo dopo, tre figure dai lunghi mantelli incappucciati entrarono nella grotta. “Salute a voi...” fece una di quelle “... è possibile ricevere ospitalità?” “Chi siete?” Domandò il vecchio. “Siamo tre cavalieri giunti dalla Terrasanta...” rispose il nuovo arrivato “... abbiamo combattuto nell'ultima Crociata per liberare il Santo Sepolcro di Nostro Signore... siamo da poco tornati in patria... possiamo dividere con voi il riparo di questa grotta ed il calore di questo fuoco?” “Venite pure avanti...” facendo loro cenno il vecchio. “I vostri cani sono tranquilli?” Fissandoli il cavaliere. “E quel grosso felino?” Indicando Sheylon, che non smetteva di seguirli con lo sguardo. “Non abbiate paura...” rispose il vecchio “... attaccano solo i malintenzionati... sedetevi pure accanto al fuoco senza temere nulla.” E i tre cavalieri fecero come aveva detto loro il vecchio. “E questa dolce e bella ragazza?” Indicando Talia uno dei tre. “E' vostra figlia?” “No...” fece il vecchio “... anch'ella, come voi, è giunta qui a cercare riparo.” “Una ragazza così bella che viaggia da sola?” Fissandola quel cavaliere, mentre si avvicinava al fuoco per scaldarsi. “No, non viaggia sola...” rispose il vecchio “... è arrivata con suo marito.” A quelle parole del vecchio, i tre cavalieri si scambiarono rapide ed enigmatiche occhiate. “E voi invece?” Chiese il vecchio. “Siete giunti soli dall'Oriente?” “No...” rispose il cavaliere “... i nostri compagni stanno per raggiungerci... spero offrirete anche a loro la stessa ospitalità che avete dato a noi...” “Certo.” Annuì il vecchio. “Anche se questa caverna è ben poca cosa per i campioni della Cristianità che tornano in patria.” “Qual'è il vostro nome, milady?” Domandò un altro dei tre cavalieri a Talia. “E dove siete diretta?” |
Ascoltai la risposta di milady Lucilla ed ero pienamente d'accordo con lei, ma l'altra donna iniziò di nuovo a inveire, e volle sapere pure il parere di Fyellon. Rimasi un attimo perplessa nell'ascoltarlo, lui cosi razionale...credeva nell' Amore Puro.
Mi stancai di quella situazione quando seppi che milady Lucilla aveva perso il suo Amato..."Sembra tipico di questi posti" asserii guardando Fyellon "tutte le dame che incontro hanno perso l' amato o in duelli o nei vari incendi di Tylesia". Poi mi rivolsi alle due donne..."Scusate mie dame, ma noi proseguiamo il nostro percorso, dobbiamo raggiungere presto Tylesia, e voi continuerete la vostra diatriba...sull' Amore". Iniziai a proseguire e fissavo il Calars, i suoi caldi vapori che emanava.."Fyellon, perchè secondo voi il Calars sembra essere di fuoco? Io mi ci sono gettata, è ho sentito la sua acqua calda sulla mia pelle, è strano tutto questo. Sapete..io ho perso il mio Maestro nelle acque del Calars, a cui tenevo molto" e mi chinai cercando di carpire cosi ci fosse oltre l'acqua. |
Sorrisi appena a quelle parole del vecchio eremita e, quasi impercettibilmente, annuii... ma non dissi niente.
Passò ancora qualche silenzioso momento... il crepitare del fuoco, il respiro tranquillo di Sheylon ed il vento che frusciava fuori dalla grotta erano tutto ciò che si udiva... poi, all’improvviso, lo percepii: dapprima fu solo un vago senso di disagio che mi colse inaspettatamente, in apparenza senza alcuna ragione, aguzzai le orecchie tuttavia e così colsi un leggero movimento oltre la cortina di rami e foglie che proteggeva l’ingresso alla caverna, e distinsi dei passi a me sconosciuti... Anche Sheylon sollevò di scatto la grossa testa e si voltò in quella direzione... sentivo il suo interno e minaccioso brontolio contro la mia schiena... Poi, d’un tratto... Citazione:
Chinai appena la testa, lasciando che i capelli mi scivolassero davanti al volto, e mi ritrassi il più lontano che fosse possibile senza destare troppo sospetto... “Il mio nome?” mormorai... la voce estremamente bassa e lenta “Il mio nome, miei signori, è... Chymela!” I miei movimenti erano limitati al minimo, le mie mani rimasero protese verso il fuoco esattamente come erano al loro arrivo... io ero tesa tuttavia ed ogni mio senso era all’erta, anche se assolutamente niente in me lasciava trapelare il pur minimo segno di nervosismo. La mia mente lavorava frenetica, intanto... cavalieri... cavalieri di ritorno dalla Terrasanta? Quanto era probabile che dei cavalieri crociati giungessero lì per caso esattamente insieme a noi? E se fossero stati i Cavalieri della Luna Nascente? Se fossero infine riusciti a raggiungerci? Dopotutto li avevamo visti giungere al Belvedere solo pochi giorni prima... Non potevo vederli purtroppo e dunque non potevo averne la certezza... ma potevo prendere qualche precauzione: se quelli erano davvero i Cavalieri della Luna Nascente non mi avrebbero mai fatto del male e sicuramente non si sarebbero mai accontentati di prendere soltanto me, senza mettere le mani anche su Guisgard... era dunque lui a correre i rischi maggiori. Guisgard che, per di più, non sapeva del loro arrivo e rischiava dunque di essere colto di sorpresa... rabbrividii a quell’idea. Mi voltai, dunque, e mi accostai a Sheylon... “Va’ da lui...” gli sussurrai all’orecchio, talmente piano che soltanto la tigre potesse sentirmi “Trovalo e portalo via! Non deve tornare qui... non ci deve tornare per nessun motivo! Hai capito? Nascondetevi!” Sheylon brontolò nervosamente... sapevo che non voleva lasciarmi, poiché Guisgard gli aveva ordinato il contrario, ma sapevo anche che teneva a lui più che a qualsiasi altra cosa... sollevai, dunque una mano e le carezzai appena la testa in un gesto rassicurante, sperando che facesse ciò che gli avevo chiesto. E, continuando ad accarezzare Sheylon, tornai a voltarmi verso il fuoco... “Chiedete dove sono diretta?” dissi allora, riprendendo il discorso come se niente fosse “Ebbene, miei signori... sto andando al Santuario di Santa Lucia! Molto tempo fa, infatti, persi sventuratamente la vista e così ogni anno ci rechiamo in pellegrinaggio presso la santa, con la speranza che voglia un giorno concederci la grazia ed io possa tornare a vedere...” La mia voce si spense nel più assoluto silenzio ed io potei infine sentire il mio cuore battere... batteva tanto forte che temetti che quei cavalieri potessero sentirlo e scoprirmi. E Sheylon era ancora lì... senza smettere di carezzargli la testa, gli detti nascostamente una leggera spintarella per incitarlo ad andare da Guisgard... sospirai... ero preoccupata per lui, ero mortalmente preoccupata. |
presi l'amuleto e mi trasformai nel cavaliere e dissi e adesso mettetevi in guardia bifolco e estrassi la mia spada e mi misi in posizione di attacco
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Sembrava tutto così irreale, l'Avvilente Costumanza non poteva essere un continuo festeggiamento.....
Il più anziano di tutti, ci invitò a banchettare con loro ma non avevo intenzione di consumare nulla.....anzi, dissi: "Vi ringrazio.....nobili cavalieri, ma io ho già consumato; piuttosto..... a cosa dobbiamo questi festeggiamenti? Si parlava della Cristianità..... e delle sue gesta....potreì essere messo al corrente delle ultime nuove?" |
Ascoltando quella storia mi resi conto che non era colpa di Giada ma mia.. Ero io che non riuscivo a domare il cavallo non lei...
Lo guardai e gli dissi: <<Grazie e ora seguimi!>> Iniziai a correre a ritroso graffiandomi e ferendomi.. L'animale era ancora lì.. L'uomo e i bambini erano in casa mentre Giada era ancora conficcata nell'albero.. Andai da lei e con difficoltà la estrassi poi mi sedetti e le dissi: "Scusa.." |
Ero d'accordo con Reas...meglio tener celato il nostro nuovo cammino, cosi' andai nella mia stanza.......salii le scale del palazzo ero immersa nei miei pensieri.....devo dire emozionata, era tanto che non mi sentivo in preda ad una strana euforia..........come una ragazzina arrivai alla stanza correndo.....mi fermai con la mano sulla maniglia era strano...un ombra seguita da un vento gelido mi passo' accanto........non c'era nessuno, aprii la porta ed entrai nella stanza, c'era poco da prendere, tranne la mia verga e degli abiti maschili......avevo scovato nella mia stanza dei calzoni e una camicia , mi cambiai di abito e misi il mio mantello sulle spalle, raccolsi i capelli in una treccia e la mia fidata verga.....guardai fuori dalla finestra e vidi Reas passeggiare......mi affrettai quindi ad uscire dalla stanza.
Arrivai nel parco e lui era li'......." Bene ...sono pronta per affrontare questa avventura.......compagni di ventura Reas......possiamo andare.."........Lui conosceva il posto...e io non sapevo dove mettere le mani.......Speravo che tutte le sorelle al momento buono mi venissero in aiuto........fosse solo col pensiero.... |
“Questo fiume è un mistero...” mormorò Fyellon, osservando le acque calme e calde del Calars “... esso scorre in terre fredde, eppure dalle sue acque fuoriescono calde nuvole di vapore... è un fiume caldo e nell'evaporare genera contrasto con l'aria fredda, causando tempeste violentissime...” fissò poi Altea “... mi spiace per il vostro maestro... credo sia stato un uomo eccezionale, vedendo voi... è merito suo se in voi vi sono valori ed ideali così profondi...” le sorrise.
Le due donne, però, avevano seguito Altea e Fyellon. “Aspettate...” chiamò Petrulia “... voi avete risposto alla nostra questione ed è giusto mostrarci riconoscenti... vi indicheremo la strada per Tylesia...” “Vi saremo sempre grati, care amiche.” Disse Fyellon. “Come riguardo alla nostra discussione sull'amore” fece Lucilia “anche le nostre indicazioni saranno differenti e opposte... nella nostra tenzone sull'amore, infatti, solo una di noi due diceva il vero... e così sarà anche per le direzioni che vi indicheremo... solo una condurrà a Tylesia, mentre l'altra vi porterà ad affrontare una pessima situazione...” Fyellon fissò le due donne con sospetto. “Per giungere a Tylesia, dovete dirigervi verso Ponente.” Indicò Lucilia. “Per arrivare a Tylesia, dovete camminare verso Levante.” Disse Petrulia. Fyellon si voltò verso Altea. “Sembra che queste due donne” mormorò “non siano d'accordo su nulla... voi cosa proponete, milady?” Domandò ad Altea. |
Ascoltai le parole di Fyellon...si questo fiume era magico e portava in un posto altrettanto strano e magico..."Si"risposi" il mio Maestro era una persona straordinaria, io non ero altro che una povera ragazza del popolo e lui, un aristocratico che mi prese a cura insegnandomi l' Arte e la Cultura che amavo molto...e io lo portai qui in questo viaggio..è colpa mia se è morto"...non ebbi il tempo di finire il discorso quando sentii delle voci familiari.
Milady Lucilia e Petrulia ci seguirono, per un attimo fui contenta visto che volevano darci un aiuto su come raggiungere Tylesia ma tutto svanì quando ascoltai le loro parole e fissai Fyellon.."Dove vorrei andare? non ho dubbi...a Levante". |
Reas, nel vedere giungere Elisabeth, le andò incontro.
“Vedo che siete in perfetta tenuta per l'avventura!” Esclamò guardandola. “Allora non perdiamo altro tempo!” Ma in quel momento qualcosa attirò la sua attenzione. “Sta arrivando la regina...” mormorò “... non voglio che sappia di questa nostra missione, milady... temo si preoccuperebbe... fate finta di niente... e reggetemi il gioco...” La regina li raggiunse. “Milady...” salutando Elisabeth “... capitano...” fissando poi Reas “... che fresco e gradevole pomeriggio, non trovate?” “Si, maestà.” sorridendo Reas. “Siete in abiti civili...” disse la regina “... come mai?” “Vedete, maestà...” rispose il militare “... devo recarmi in campagna...” “Come mai?” “Un mio vecchio zio” spiegò il capitano “mi ha chiamato e devo raggiungerlo nella sua casa in campagna... sono tornate le sue figlie e per questo vuole festeggiare con tutti i suoi familiari... è molto anziano e ha lavorato tutta la vita... non voglio togliergli la gioia di poter rivedere unita la sua famiglia... col vostro permesso, naturalmente...” mostrando un lieve inchino. “Si...” sospirò malinconica la sovrana “... si, andate...” alzò gli occhi verso le torri e verso il cielo di Tylesia “... com'è malinconica Tylesia... le ombre del meriggio morente non sono ancora tanto lunghe da rendere mesta la città, eppure sanno benissimo giungere al cuore di chi resta ad attendere l'avvento del crepuscolo...” “Siete triste e afflitta, maestà?” “Non è tristezza, ma solitudine...” chinando il capo Destefya “... e la solitudine nasce sempre da un profondo vuoto... andate, capitano... andate e donate gioia ai vostri familiari...” e si allontanò. |
Risposi al saluto della Regina e rimasi in religioso silenzio, la osservavo era ombrosa e sembrava piu' piccola sotto il peso della solitudine.......quando ando' via..." Reas, ditemi una cosa...voi amate la vostra regina?......intendo come uomo, non come soldato......sembrate soffrire quando la guardate e' come se desideraste togliere dal suo cuore quel peso enorme che sembra toglierle la luce della vita.....Mi sento in colpa......per lei voi siete l'unica persona a cui si puo' appoggiare in piena fiducia.....per un attimo i cigni di Goz li ho visti riflessi nei suoi occhi e nei vostri........".......avevo le briglie del cavallo che Reas mi aveva affidato......e parte della solitudine che in quel momento rendeva cupo il cuore della Regina si stava annidando nel mio cuore
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Dopo aver indicato, ciascuna in direzioni differenti, una possibile strada per Tylesia, Petrulia e Lucilia salutarono Altea e Fyellon e svanirono nella selva.
“Avete scelto la direzione verso Levante, milady?” Domandò Fyellon ad Altea. “Quella cioè indicata da Petrulia? Come mai? Eppure, poco prima, avevate dato ragione a Lucilia circa la sua idea sul valore dell'amore... io invece proprio non saprei che direzione prendere... ma se voi siete sicura, beh, io vi seguirò senza problemi...” |
Reas fissò stupito Elisabeth.
“Perchè questa domanda, milady?” Domandò alla maga. “Io innamorato della regina? Questo intendevate dire?” Esitò, per poi perdersi in un vago silenzio. “Voi siete straniera” riprese dopo qualche istante “e non conoscete la storia di questa città... è una storia triste e forse vecchia come il mondo... una storia che parla di un grande amore, tanto bello quanto tragico... una storia che ha due protagonisti ed uno di questi è la nostra regina... ella non potrà mai più amare... ha imposto questo voto a se stessa, imponendo poi le forti leggi che reggono l'equilibrio di Tylesia... ella ben conosce gli incanti dell'amore, per questo vuol salvaguardare il suo popolo... no, non amo la regina... almeno non come avete inteso voi... è una donna straordinaria, incapace di provare sentimenti che non siano degni del suo lignaggio... eppure ha sofferto come pochi altri a questo mondo... e il simbolo del suo dolore, della sua solitudine e della sua infelicità è rappresentato da quella statua che sorge tra la cattedrale ed il palazzo reale... le sarò sempre fedele e devoto, anche rischiando la vita per lei... si, amo la mia regina, ma come soldato e suddito... nient'altro...” |
Quei cavalieri guardarono tutti Parsifal.
“Si festeggia” spiegò il più anziano fra loro “l'avvento di una nuova Crociata, amico mio. Noi tutti qui presenti abbiamo giurato di liberare il Santo Sepolcro... abbiamo pregato nel Santuario di san Michele Arcangelo sul Gargano, per poi salpare da Brindisi e navigare fino a Tessalonica in Grecia. Da lì abbiamo raggiunto Costantinopoli e abbiamo venerato le Sante Reliquie in essa custodite... poi una lunga marcia ci ha condotti sotto le mura di Gerusalemme la splendente, a combattere contro gli infedeli saraceni... abbiamo onorato e glorificato la Croce contro la Mezzaluna e non fu la paura dei pagani a scacciarci, ma solo la proclamazione della resa da parte di chi ci guidava... ma presto, come detto, sua Santità annuncerà una nuova Crociata e stavolta i Campioni di Dio riusciranno a liberare la Città Santa.” Tutti allora alzarono i calici verso il cielo e brindarono a quei sogni di Gloria. Il vecchio cavaliere fissò di colpo la spada di Parsifal. Era quella che aveva acquistato dal vecchio venditore. Un altro dei cavalieri presenti indicò al suo signore lo scrigno in ciliegio che Parsifal e Lilith avevano con loro. “Cavaliere...” disse il vecchio a Parsifal “... è usanza cavalleresca scambiarsi le armi... donatemi quella vostra spada ed io in cambio vi darò la mia...” ed estrasse una meravigliosa spada in stile orientale “... questa straordinaria spada l'ho meritata strappandola dalle mani di uno dei capi saraceni... e come premio l'imperatore mi ha concesso di averla nel mio corredo di guerra...” |
Daniel tornò indietro ed estrasse Gaia da dove l'aveva conficcata.
Ad un tratto la spada vibrò lievemente, quasi in maniera impercettibile. Un attimo dopo, dalla selva, emerse di nuovo il bellissimo cavallo selvaggio che nessuno sembrava in grado di domare. Si avvicinò alle acque e di nuovo, come in precedenza, le raggiunse camminando all'indietro. E solo quando i suoi zoccoli furono in acqua, il cavallo si voltò e cominciò a bere. |
Fu un attimo e Cavaliere25 venne rivestito dalla sua straordinaria armatura blu.
Tutti restarono stupiti e sorpresi da quella mistica metamorfosi. Ad un tratto Alberico volò sulla spalla del Cavaliere Blu. “Scegli una delle armi che formano il tuo corredo per affrontare questo scontro.” Disse il falco a Cavaliere25. “Le ricordi, vero? Scegli in fretta quale utilizzare...” Infatti, poco dopo, lo stupore che aveva colto i cavalieri era già svanito. E tutti si lanciarono verso il Cavaliere Blu. |
“Lady Chymela...” ripetè uno di quei tre cavalieri “... un nome non comune... forse per questo mi sembra di averlo già sentito...”
“Di sicuro è un nome dal nobile suono...” disse un altro di quelli “... in Terrsanta ho udito molti aristocratici nomi... di principesse Aragonesi, contesse Catalane, marchese di Borgogna, baronesse sveve e castellane di Boemia... nomi pronunciati da condottieri e cavalieri che tentavano di animare il ricordo delle donne amate invocandole nello scintillante splendore delle notti d'Oriente...” Sheylon, nel frattempo, sembrava come essersi irrigidito, restando immobile a fissare i tre nuovi arrivati. A nulla parevano servire le parole sussurrate da Talia alla tigre e quella esortazione a mandarla via, in cerca di Guisgard. Ad un tratto, per tutta risposta, Sheylon si voltò verso la ragazza leccandole una guancia, per poi, subito dopo, tornare a piantare il suo sguardo vigile sui tre stranieri. “Siete dunque diretta al Santuario di Santa Lucia, milady...” fissandola il cavaliere che per primo si era rivolto a lei “... sono certo che la Santa accoglierà le vostre preghiere... recarvi là ogni anno rappresenta sicuramente un alto voto... e i voti vanno sempre rispettati, altrimenti si rischia la collera divina...” “Siete in cammino verso le vostre terre, miei signori?” Domandò il vecchio ai tre. “Si, ma prima abbiamo un compito da portare a termine...” mormorò il cavaliere che aveva parlato per ultimo “... anche qui vi è di mezzo un voto... un cavaliere ad Antiochia ha rapito una giovane fanciulla normanna, tradendo così il voto di fedeltà e lealtà verso la causa Cristiana... egli infatti ha ingannato il suo signore, che era anche il padre della fanciulla, ma anche i suoi compagni, visto che poi è fuggito con lei prima a San Giovanni D'Acri, poi a Cipro, facendo perdere così le sue tracce...” “Ma alla fine riusciremo a catturarlo...” fece il cavaliere che aveva parlato per primo, per poi gettare un ceppo sul fuoco, facendo così crescere di colpo la fiamma. A quel gesto, Sheylon emise un brontolio che sembrò quasi mutare in un leggero ringhio. “E cosa accadrà a quel cavaliere quando riuscirete a catturarlo?” Chiese il vecchio. “La sua pena è stata già sancita dalla sua colpa.” Rispose il cavaliere. “Sapete cosa accadeva a chi violava una Vestale nell'antica Roma? Veniva legato fra due colonne e flagellato a morte dal Pontefice, con una frusta fatta con ganci di piombo, capaci di penetrare nelle carni per poi lacerarle...” “La stessa frusta usata nella Passione di Nostro Signore...” mormorò il vecchio, per poi segnarsi tre volte. “Si...” annuì il cavaliere “... ma noi non stiamo cercando Cristo... stiamo solo inseguendo un traditore ed un sacrilego... che ha già perduto la sua anima e presto perderà anche la vita...” Stavolta Sheylon ringhiò in maniera più profonda, sempre con i suoi occhi fiammeggianti sui tre cavalieri. “Magari” sorridendo il vecchio, forse per smorzare l'atmosfera divenuta troppo pesante e cupa a causa di quei discorsi “la giovane normanna non è stata rapita... forse era consenziente... addirittura potrebbe essere stata una fuga d'amore la loro.” Ridendo. “Spero vivamente per lei che non sia così...” disse il cavaliere “... a Roma non veniva punito con la morte solo il sacrilego... alla Vestale che aveva rotto il suo voto spettava forse qualcosa di ben peggiore... veniva murata viva...” “Lady Chymela...” prendendo la parola il cavaliere che fra i tre era stato in silenzio fino a quel momento “... non ci avete ancora detto nulla di vostro marito... dov'è andato ora? E qual'è il suo nome?” Tutto questo, sempre sotto lo sguardo attento e inquieto di Sheylon. http://misstiquette.m.i.pic.centerbl...o/1e198abb.jpg |
Ad un tratto, come in risposta alle mie silenziose esortazioni, Sheylon si voltò e strofinò la grossa testa contro la mia guancia... era chiaro che non aveva la pur minima intenzione di andare a cercare Guisgard lasciandomi lì da sola...
“Testardo...” gli mormorai “Sei testardo proprio come lui... ecco perché andate tanto d’accordo, vero?” Ma sorrisi e gli grattai con maggiore intensità dietro la testa. Intanto i tre uomini stavano continuando a parlare con il vecchio... ed io, pur continuando ad occuparmi di Sheylon, non persi neanche una delle loro parole. Sottili allusioni e vaghi accenni... ma ormai era per me assolutamente chiaro che i tre fossero Cavalieri della Luna Nascente. Mi chiesi se anche loro fossero altrettanto sicuri della mia identità, o se nutrissero ancora qualche dubbio... Ad ogni modo, pensai che non sarebbe stato saggio fornire loro un’ulteriore certezza... rimasi così in silenzio mentre parlavano di voti violati e di giovani normanne rapite, sforzandomi di mantenere l’espressione del volto serena e vagamente sorridente... Infine, però, anche solo per placare il crescente nervosismo di Sheylon alle loro parole, dovetti intervenire... la tigre, infatti, che non aveva smesso un secondo di brontolare sommessamente, emise un chiaro e vagamente minaccioso ringhio quando i tre iniziarono a descrivere le punizioni riservate nell’antica Roma alle Vestali ed ai loro amanti... “Oh, Cielo...” dissi, in tono leggero ma sufficiente perché la mia voce sovrastasse il ringhio di Sheylon “Vogliamo proprio andare a cercare esempi così lontani, miei signori? Addirittura l’antica Roma?” Sorrisi appena... “Beh...” soggiunsi poi, ostentando un’aria vagamente distratta e disinteressata “Un esempio, tra l’altro, se mi è concesso notarlo, forse poco attendibile! Voglio dire... nell’antica Roma, voi mi insegnate, accadevano molte cose... non so... i cosiddetti Ludi, ad esempio... in cui uomini e feroci fiere erano costretti ad affrontarsi di fronte a migliaia di persone urlanti e dai quali, quasi sempre, ne uscivano tutti uccisi o orrendamente feriti...” rabbrividii “Pratiche molto in uso all’epoca, ma che oggi... permettetemi di dirlo... definirei a dir poco crudeli ed efferate!” Citazione:
“Oh, milord... avete ragione! Ma, vedete... sono un po’ stanca... e poi tutti questi discorsi, molto poco cristiani, sull’uso di fruste e pene capitali mi hanno procurato un leggero fastidio. Sono, perciò, certa che mi perdonerete se adesso mi ritiro...” Feci un piccolissimo cenno a Sheylon, dunque, e mi alzai in piedi... Avrei tanto desiderato voltarmi verso l’uscita e fuggire via... ma sapevo che sarebbe stato assolutamente sciocco e molto probabilmente inutile... poggiai, quindi, una mano sulla testa di Sheylon affinché mi guidasse e mi limitai a raggiungere il pagliericcio in fondo alla grotta. Lì mi sedetti e chiusi gli occhi, disperatamente in cerca di una via di fuga. |
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