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Il primo, in ebano, recava questa scritta:
“Dentro me troverai ciò che cerchi. Purchè tu stia cercando nella giusta direzione” Il secondo, in sandalo, portava inciso: “Dentro me troverai ciò che può aiutarti. Ma attento a come lo userai, o sarà inutile.” Il terzo, infine, in ciliegio, presentava queste parole: “Dentro me troverai quello che non si trova altrove. Ma starà a te decidere quando usarlo.” I tre scrigni ci imponevano una scelta oculata e necessaria per poter superare indenni la prova. Non era facile...... Osservaì e rilessi più di una volta il loro messaggio....., sicuramente bisognava riflettettere con cura. Cominciaì ad analizzare l'ipotetico contenuto che custodivano sulla base del materiale con cui erano state costruite. Mi tornò alla mente il messaggio che lessi su Tylesia e i tre cavalieri dinanzi al fiore, forse poteva esservi qualche collegamento......potevamo saperlo solo una volta giunti lì. Il primo era fatto di ebano, è l'ebano si sà è un materiale resistente e molto ricercato per il suo valore monetario..... molti palazzi nobiliari presentano orpelli di tale fattura. Sicuramente conteneva qualcosa di resistente e molto potente, ma il suo valore potrebbe essere effimero in tema di spirito ed animo..... Il secondo era in sandalo, rappresentava la semplicità delle persone comuni e le ristrettezze con cui gli eremiti ed anche Nostro Signore accompagnavano i loro passi. Chiunque incrociasse un eremita o lo stesso Signore non poteva ottenere che tutto l'aiuto possibile per risollevarsi dai mali della vita e trovare conforto..... Il terzo in ciliegio, rappresentava la dolcezza, leggiadria e delicatezza di un fiore che dopo il lungo inverno trova sempre il coraggio di rinascere, con i suoi colori candidi ed il suo profumo ti regala forti emozioni.....e anche il simbolo di un amore che andava sbocciando e che anche se in rottura avrebbe sempre cercato di rialzarsi e difendersi. Può essere inteso come l'impossibile che diviene possibile....... La mia scelta cadeva sullo scrigno di ciliegio, ma non sapevo cosa ne pensasse Lilith o se avesse una sua particolare interpretazione. Attesi di confrontarmi con lei. |
Il fuoco danzava davanti ai loro occhi, mentre le ombre di Guisgard, di Talia e del vecchio sembravano animarsi in enigmatici giochi di eccelsa destrezza, come i dipinti nei grandi castelli feudali.
E quella grotta pareva proprio mutarsi in una reggia, mentre fuori, pian piano, la furia del tempo e della natura sembravano sul punto di ammansirsi. La pietra al collo di Talia, che ora aveva un nome, era attraversata da mutevoli riflessi, avvolta da incostanti scintillii ed animata da enigmatici bagliori. Il vecchio eremita raggiunse così il suo giaciglio. Esso consisteva in una millenaria grotta scavata nel pendio pietrificato e brullo della montagna. Entrato, il vecchio accese una candela e subito un alone chiaro scuro attenuò il buio di quell'ambiente. E fu allora che il vecchio si accorse di quell'inaspettato ospite. Stava steso sotto la parete rocciosa, avvolto nel suo mantello e rannicchiato per difendersi dal freddo. Il vecchio si avvicinò per scorgere il suo viso, ma fu subito colto da meraviglia quando la luce della candela rischiarò quell'angolo di grotta in cui riposava quello straniero. Ovunque, da ogni parte della parete, c'erano delle scritte, dei graffiti sulla pietra. Guardando più attentamente, però, il vecchio si accorse che quelle scritte altro non erano che un nome inciso e ripetuto in ogni sorta di grafia e carattere. “Chymela principessa” era diffuso dappertutto, talvolta variando in egual modo in “Chymela Granduchessa”, “Chymela mia signora” e “Chymela amore mio”. Il vecchio fissava quelle scritte e tutto attorno a sé cominciò a mutare in un qualcosa di strano, capriccioso ed inafferrabile, come lo sono gli incanti d'amore dai quali non è più possibile uscirne. Allora si chinò su un mucchietto di muschio e cenere, sul quale lasciò cadere un po' di carbone, per poi bruciare il tutto. Accese così un fuoco e vi si sedette accanto. Chiuse gli occhi e un sfolgorio di lettere di ogni idioma e alfabeto conosciuto balzarono dal fuoco, dalla penombra e dai suoi pensieri, per avvolgerlo in un turbinio di suoni muti che scandivano all'infinito quel nome ripetuto sulla parete. Lettere luminose, nitide e danzanti si animarono davanti ai suoi occhi, come spettri erranti e provenienti da sogni lontani. L'aria era tutto uno disperdersi e poi un riunirsi di “Chymela”, tra mille e più epiteti. Come uno sciame di lucciole incandescenti, quelle lettere si combinavano in infinite mescolanze ed ogni volta era il solo nome “Chymela” a prendere forma. Il vecchio allora aprì gli occhi e si alzò in piedi, accorgendosi però che la candela si era piegata, consumata come se fosse trascorso un tempo indefinito. Credette allora di essere vittima di una specie di sortilegio, quando però notò, un momento dopo, un'ombra dietro di lui. Lo straniero, svegliatosi, lo fissava con sospetto, con i suoi intensi e indecifrabili occhi azzurri. “Siete qui da tre giorni, vero?” Mormorò il vecchio. “Come lo sapete?” “Perchè tanto tempo è trascorso” rispose allo straniero “da quando mi sono allontanato...” “E perchè proprio tre giorni?” Fissandolo lo straniero. “Perchè non due o uno? O magari solo da qualche ora?” “Perchè vi sarà occorso tempo” spiegò il vecchio “per incidere quella parete con quel nome.” “L'avete letto?” “Era impossibile non farlo.” “Potrei uccidervi.” “E perchè mai?” Senza tradire emozioni il vecchio eremita. “Potreste denunciarmi.” “E a chi?” Lo straniero lo fissò senza rispondere. “Amico mio...” sorridendo il vecchio “... sono fuggito dai mali del mondo e voi mi accusate di voler tornare a farne parte... sedetevi accanto al fuoco e narratemi del vostro amore...” “Come fate a dirlo?” “Che siete innamorato?” Fissandolo il vecchio. “Oh, andiamo... anche un cieco se ne accorgerebbe... quel nome è una dolce ossessione per voi, amico mio...” sorrise nuovamente “... ho il doppio della vostra età, comprendo certe cose...” e gli fece cenno di sedersi accanto a lui. Andros si adagiò così accanto al fuoco ed il vecchio prese del formaggio e del pane, dividendoli con lui. Poi cominciò a narrare qualcosa: “Tre uomini si trovano in un Giardino meraviglioso e fissano un bellissimo Fiore, di uno splendore cromatico ed indecifrabile, frutto dei suoi petali fittamente intrecciati. Il primo si contenta di ammirare il Fiore senza però toccarlo mai. Il secondo decide di vendere tutto ciò che possiede e acquistare quel Giardino, anche se non sceglierà mai di cogliere il Fiore. Il terzo, infine, coglie il Fiore, ma solo per sottrarlo alla vista di tutti gli altri e conservarlo nella sua dimora. Chi secondo voi fra i tre uomini possiede veramente quel Fiore?” Andros restò a fissarlo incuriosito. http://pixhost.me/avaxhome/69/d1/001dd169_medium.png A quelle parole di Talia, il vecchio sorrise. “Ovvio che non siate riuscita a vederla, ragazza mia...” disse indicando la pietra al collo della ragazza “... la cercate con gli occhi del corpo e non con quelli del cuore... eppure siete avvantaggiata... vi basta rilassarvi per immaginare il vero volto delle cose... potete abbandonarvi nell'oscurità che vi avvolge e distinguere ciò che è reale, da ciò che invece è pura illusione... quella pietra riesce ad emanare una luce ed un colore straordinari... che sanno assumere forme e vesti infinite... ciascuno che ammira quella pietra, riconosce in essa cose diverse... come tutte le grandi verità di questo mondo, anche il carbonchio ha molte facce e versi... ma poi, come sempre avviene, la verità ha sempre la medesima essenza...” “Siete un filosofo?” Domandò Guisgard. “Sono un qualcosa” rispose con indifferenza il vecchio “che voi difficilmente potreste capire...” “Ma davvero?” Fissandolo Guisgard. “Come siete entrata in possesso di questa pietra, milady?” Domandò il vecchio a Talia, senza più occuparsi di Guisgard. “Vostro marito non vi ha spiegato il suo significato ed il suo valore?” Si voltò di nuovo verso il cavaliere. “Ammesso che anche lui lo conosca e che comprenda la meraviglia di cui vi ha fatto dono...” con una punta di sarcasmo. “Come sarebbe a dire?” Infastidito Guisgard. “E non interrompete sempre” fissandolo il vecchio “se non avete nulla di sensato da dire!” |
Nulla fu valso, i nani ci videro e ci vennero contro per vendicare la morte del loro padrone, quando Fyellon con furia inaudita li ammazzò tutti senza pietà...era strano..come loro erano capaci di forgiare con maestria tali meravigliose spade, corazze e scudi ma non erano in grado di usarle per difendersi. Solo uno rimase vivo...riuscì a pronunciare solo poche parole...già che aveva fatto di male Insegrid? Non me ne curai..ora si doveva continuare nella nostra missione.
Fyellon si voltò verso di me con un sorriso....un sorriso rassicurante dopo tutto quel sangue sparso...per Tylesia. "Prendere la corazza???Scappare....prima di tutto devo andare al castello di nascosto nella mia camera, ricordo vi erano delle vesti" risposi in tono arrabbiato "non mi farò notare, nel frattempo voi provvedete a prendere la corazza e nascondetevi, qui, ritornerò presto, penso tutti siano presi dal fatto che si stia cercando di sconfiggere l' Avvilente Costumanza"...mi alzai, ma prima di uscire...come promesso, mi avvicinai a quella spada intarsiata col rubino e la presi..."potrebbe sempre servire" pensai. Uscii dalla fucina, fuori vi era ancora quella calma surreale...pensai di nuovo a Lilith e Parsifal, mi misi il cappuccio e mi strinsi bene nel mantello e corsi a piedi nudi nel parco, salii le scale del castello, entrai silenziosamente nella stanza. Il cuore mi batteva forte, stavo correndo un grosso pericolo...se qualcuno mi avesse scoperta..avrei rischiato la vita per ciò che era successo...ma poi pensai che di testimoni non vi erano. Cercai le vesti, e ne trovai varie, stavo per indossare una bianca.."no, potrebbe macchiarsi di sangue e farsi notare...ecco meglio..questa rossa". Presi una cinta e prima la indossai per nascondere la spada e sopra misi la veste, presi il mantello di Fyellon, e corsi di nuovo verso la fucina, vi entrai...a terra corpi morti, mi feci il segno della croce..."Fyellon...sono Altea, dove siete?" |
vedendo la scena dissi ora ne ho sopra i capelli di quel capo cavaliere è giunto il momento di dargli una lezione voi restate qui non vi immischiate qualunque cosa accade presi e usci da dove ero nascosto e dissi ei voi rivolgendomi ha quei cavalieri non vi sembra di andare oltre state mettendo paura a questa gente e poi quella donna non vi appartiene ma appartiene a quel uomo lasciatela stare se non volete passare guai seri e aspettai che facessero una mossa ho dicessero qualcosa
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Quella visione mi attraversò la mente, soffermandosi ed indugiando tra i miei pensieri...
Andros... Andros in fuga... o forse soltanto in viaggio... Andros e il nome di Chymela inciso sulla roccia... quel vecchio eremita... e poi quei versi, di nuovo... tre uomini sono in un giardino meraviglioso... chi fra i tre uomini possiede veramente quel fiore? Sospirai... Citazione:
“La verità...” sussurrai allora, quasi più a me stessa che non a lui “Com’era facile distinguerla quando riuscivo ancora a chiudere gli occhi e ad osservare con il cuore... Ma poi i pensieri e le preoccupazioni lo hanno offuscato... ed ora... ora il mio cuore fatica a vedere...” Avvertivo lo sguardo del vecchio su di me... uno sguardo profondo, severo ed indagatore... eppure, in qualche maniera, benevolo. Poi Guisgard parlò, distraendo l’attenzione dell’uomo, ed anche la mia... Citazione:
Sorrisi alle sue ultime parole e, contemporaneamente, poggiai una mano sul braccio di Guisgard per indurlo alla calma... “E’ soltanto un po’ impulsivo...” dissi allora, sollevando una mano a carezzare con la punta delle dita la guancia del cavaliere “Lo è sempre stato!” Fu fu un attimo di silenzio e di immobilismo... poi riabbassai la mano e riportai gli occhi sul vecchio che sapevo essere di fronte a noi... “Questa pietra fu un dono...” mormorai allora, sfiorando appena il ciondolo. La mia mente, intanto, mio malgrado, correva lontano... mille e più ricordi avevano scatenato le parole dell’uomo... e rividi tutte quelle visioni come se le avessi vissute io stessa solo pochi attimi prima, rividi Andros e rividi Chymela, udii di nuovo le parole del vecchio eremita e quelle dell’orafo... “Un dono...” ripresi a dire, la voce bassa e lenta, la mente lontana “Accompagnato da alcuni versi... versi dal significato inizialmente oscuro, ma solo inizialmente...” Parlavo piano, seguendo il flusso di quei pensieri e quasi senza rendermene conto... sospirai, poi iniziai a recitare... “Nella pietra si cela un segno misterioso, inciso per sempre nel suo sangue ardente. Simile ad un cuore allora essa così ci appare...” mi soffermai un istante “Simile ad un cuore... sì... ad un cuore... lo sento pulsare e battere con il mio, tavolta dal mio trae forza ed altre me ne dona... e poi... Simile ad un cuore allora essa così ci appare... e nella quale riposa il volto di una sconosciuta... il volto di una sconosciuta... Nella pietra è racchiusa la fonte del più puro splendore. E tale valore, dunque, otterrà finalmente il cuore del cuore?” La mia voce, che si era fatta via via sempre più bassa, si spense infine in un sussurro. Io battei le palpebre un paio di volte, ridestandomi infine e tornando tra loro... avvertii il leggero stupore di Guisgard, allora... però il vecchio non mi parve affatto stupito. Sorrisi appena, per dissimulare quel leggero momento di imbarazzo... “Sapete...” dissi quindi, ritrovando un tono forzatamente leggero “L’uomo che donò questa pietra era solito porre un quesito... un quesito al quale, diceva, non è stata ancora trovata la soluzione...” esitai solo un istante, poi iniziai a recitare quell’enigma che più e più volte era ricorso nei miei pensieri “Tre uomini si trovano in un Giardino meraviglioso e fissano un bellissimo Fiore. Il primo si contenta di ammirare il Fiore senza però toccarlo mai. Il secondo decide di vendere tutto ciò che possiede e acquistare quel Giardino, anche se non sceglierà mai di cogliere il Fiore. Il terzo, infine, coglie il Fiore, ma solo per sottrarlo alla vista di tutti gli altri e conservarlo nella sua dimora... Chi secondo voi, fra i tre uomini, possiede veramente quel Fiore?” Quando la mia voce si spense nella grotta calò il silenzio... non pioveva più, ormai, ed anche il vento pareva essersi calmato... e l’eco di quel misterioso enigma fu tutto ciò che rimase a riempire l’ambiente. |
MI fermai, lo guardai e gli dissi:
<<Potrei farvi la stessa domanda.. Perchè vi accanite su quella roccia?>> |
Cavaliere25, lasciato il suo nascondiglio, si avvicinò ai cavalieri.
Nel vederlo, quelli furono colti da vivo stupore. “Cosa cerchi, monaco?” Fissandolo il capo dei cavalieri. “Di cosa ti immischi? Sto esercitando un mio diritto! Questa ragazza dormirà prima con me e poi con suo marito!” |
Il cavaliere fissò Daniel.
“Mi sto accanendo contro me stesso” disse “e non contro questa roccia. Ho maltrattato la mia fedele compagna, la più leale amica, quella che mi affianca nei duri momenti di lotta.” Esitò. “Ho mancato di rispetto alla mia spada, tentando di intrappolarla in una pietra... e questo solo perchè io non sono stato capace di vincere un duello...” |
Altea, velocemente e senza farsi scorgere da nessuno, raggiunse la sua stanza e prese delle vesti, per poi ritornare nella fucina.
La trovò desolata, cosparsa di sangue e con i cadaveri dei nani disseminati ovunque. Si erano battuti bene, con orgoglio per difendere il loro maestro, ma non era bastato. Fyellon era stato allevato ed addestrato da un cavaliere appartenente al Sacro Ordine della Luna Nascente. Conosceva tecniche e mosse frutto di una secolare scuola cavalleresca, che avevano reso grande quell'ordine e protetto i valori della Cristianità contro ogni sorta di nemico. Contro tutto questo, i nani avevano avuto ben poche speranze. Altea, appena ritornata nella fucina, chiamò Fyellon. “Sono qui...” disse questi senza però voltarsi verso di lei. Era immobile a guardare la corazza. Quella superba corazza, con i suoi bagliori e riflessi di vermiglia cromatura, affascinava il cavaliere. “Attendevo voi per aprirla...” mormorò Fyellon “... senza di voi non sarei riuscito ad eludere la guardia del fabbro e dei suoi nani...”si voltò a fissare Altea ed un sorriso illuminò il suo volto. Prese allora la chiave ed aprì la serratura che azionava le borchie. Un attimo dopo la corazza rossa venne liberata. Topi. Un'infinità di topi. Fuoriuscivano da ogni angolo di quella fucina: dai barili in cui era conservata la pece, dalle stufe per scaldare il forno, dalle finestre e dalla porta. Correvano sui tavoli, sulle mensole e sui mobili. Correvano come spaventati ed impazziti. Circondarono poi Altea e cominciarono a salire lungo il suo vestito rosso, entrando sotto la gonna, nelle maniche del suo abito, tra i suoi capelli. “Milady...” chiamò Fyellon “... Altea, cosa avete? Altea, mi sentite? State bene?” La scosse come per destarla. “Siete impallidita... tremate... avete avuto forse un capogiro? Siete ancora scossa per via di quel fabbro? Su, è tutto passato...” ed abbracciò la ragazza per tranquillizzarla. |
Andros continuava a fissare quel vecchio eremita.
“Cosa significa?” Domandò con aria sospettosa. “E' una specie di gioco per leggermi nella mente? Siete un alchimista, uno stregone o cosa?” “Oh, per carità, amico mio!” Esclamò il vecchio. “Niente di tutto questo... avanti, ditemi chi secondo voi possiede davvero quel Fiore...” “Perchè?” “Per passare il tempo...” fece il vecchio “... abbiamo un fuoco per scaldarci, del pane e del formaggio con cui cibarci... non credo occorra altro per potersi sentire i padroni del mondo... e due chiacchiere distenderanno di certo i nostri spiriti...” “Non saprei riguardo a quell'arcano...” “Non è un arcano.” Lo corresse il vecchio. “Non vi è nulla di misterioso in quel racconto... la risposta è solo celata, racchiusa... avanti, portatela alla luce...” “Non saprei...” scuotendo il capo Andros “... devo rifletterci...” “Certo.” Annuì il vecchio. “Ora mangiamo... dopo riposeremo...” Trascorse così la sera e poi la notte. I sogni seguirono le preoccupazioni e il sonno ammansì le inquietudini. Venuto il mattino, Andros ed il vecchio uscirono per il bosco, conversando delle colline e del tempo, delle stagioni e dei prodotti della terra, degli uomini e della storia. Tornati nella grotta, di nuovo il vecchio chiese ad Andros di quel Fiore e del suo vero possessore. Ma anche stavolta egli non seppe rispondere. Trascorse così anche il secondo giorno e al terzo, di nuovo, il vecchio domandò al suo ospite di quel Fiore e del suo vero possessore. Ma Andros ancora non aveva una risposta. Verso mezzogiorno nella grotta arrivò un altro viaggiatore. Era un menestrello che aveva smarrito la via, perdendosi così nel bosco. Il vecchio offrì anche a quello la sua ospitalità, dandogli da mangiare e da bere. Il cantore, allora, per ringraziarlo, decise di recitare alcuni versi: “Se per incanto l'Amore Vero fosse un Fiore, saprei ben io a quale concedere il mio favore. Partirei si per contrade e terre da tutti ignorate, cercando per prati e su piante mai da alcun violate. Ed io, son certo, lo troverei nel più magico Giardino, ove luce e acqua lo custodiscono come Frutto Divino. Colto, lo conserverei per sfogliarlo a ogni mio risveglio, conoscendo così dalla vita il suo valor, senza alcun periglio. Ed ogni petalo mi mostrerebbe del mondo gli immensi tesori, e viaggiar per mari e colli, cercando della vera Gioia gli albori. Si e lo cercherei senza mai alcuna sosta e col massimo impegno, poiché, ben lo so, che di Amore quel Fiore è il suo sommo pegno. E destandomi comprenderei con gli occhi del mio cuor ogni cosa... quel Fiore ha il tuo volto, che sbocci e mi doni amore, o mia sposa.” Appena il menestrello terminò, Andros si alzò di colpo in piedi. “Ora so...” fissando il vecchio “... ora so chi possiede davvero quel Fiore...” Talia aveva appena smesso di parlare e l'eco delle sue parole ancora risuonò per qualche istante nella grotta, nella quale poi subito dopo calò un profondo silenzio. “Dove hai appreso quelle strane parole, Talia?” Domandò Guisgard alla ragazza. “E cosa significano?” Il cavaliere era visibilmente turbato. “E quell'arcano...” mormorò poi. “Non credo sia un arcano...” lo interruppe il vecchio “... non racchiude una soluzione da trovare...” “Talia, dove hai sentito queste cose?” Fissandola Guisgard. “E' ovvio che le ha viste nella pietra...” fece il vecchio. Guisgard si voltò di scatto, guardandolo con stupore. “Quella pietra parla” continuò il vecchio “attraverso i suoi bagliori ed i suoi riflessi... ma gli occhi possono percepire solo una parte infinitesimale di quel suo mistico luccichio.” “Parlate come se quella pietra fosse magica...” “Eh!” Con una smorfia il vecchio. “Provate a strofinarla” con sarcasmo “e guardate se fuoriesce qualche genio per esaudire dei desideri!” “Ne ho fin sopra i capelli” sbottò Guisgard “dei vostri modi!” “Allora andate a scaricare la tensione nel bosco!” Esclamò il vecchio. “E approfittatene per procurarci qualcosa da mangiare!” “Siete incredibile...” scuotendo il capo il cavaliere “... davvero incredibile...” “Volete forse far morire di fame vostra moglie?” Fissandolo il vecchio. “Su, rendetevi utile e uscite a cacciare qualcosa. Siete un cavaliere no? Ecco, lì c'è il mio arco con la faretra... ah, raccogliete pure qualche fragola selvatica, così vostra moglie potrà avere anche una gustosa marmellata.” Guisgard si voltò verso Talia. “Di cosa avete paura?” Fece il vecchio. “Che possa rapirla durante la vostra assenza? Avanti, su. Mi avete già irritato abbastanza, ora devo mangiare qualcosa o diventerò davvero scontroso.” |
Mentre Parsifal osservava quegli scrigni, cercando di decifrare il valore in essi celato, il venditore gli si avvicinò.
Fissò lui e poi Lilith, dalla quale l'apprendista di Redentos attendeva un parere. “Ho dimenticato di dirvi” disse il venditore “che vi occorre anche una lanterna per penetrare nei meandri del labirinto. Ad un certo punto, infatti, non vi sono più torce alle pareti e proseguire oltre senza una fonte di luce è praticamente impossibile.” Sorrise. “Ma voi siete due bravi giovani, si vede... e per questo che vi farò un omaggio... nel prezzo che pagherete per acquistare uno di questi scrigni, sarà compresa anche la lanterna.” E ritornò a regolare il suo registro merci. |
"La ringrazio dal profondo del cuore Messere.... non sapreì come avessimo fatto senza il vostro contributo e omaggio, inoltre, vorreì sapere se è possibile acquistare una lama celata da utilizzare in casi estremi e l'unguento miracoloso. Sapete, vorreì regalarlo a Lilith per contraccambiare il suo dono.....questo amuleto". Gli mostraì la collana e aggiunsi:
"Sapete, ho deciso di affrontare questa prova perchè vorreì dar pace alle povere anime dei cavalieri passati prima di me e che non hanno più rivisto il sole..... l'ho fatto anche per dar inizio ad un nuovo cammino, io appartengo all'Ordine dei Longiniu e questo crocifisso che porto con me.... mi ricorda sempre il sacrificio per un bene massimo e la tutela di tutte quelle persone che hanno deciso di incrociare il loro destino con il mio....., non so perchè ve ne ho parlato ma la sentivo come confidente" gli dissi sorridendo. |
Udii la voce di Fyellon...e lo trovai seduto e ben nascosto e aveva davanti a sè la corazza, mi avvicinai, lui era raggiante e sorridente...quella armatura con la luce del sole brillava di bagliori magici, rosso e giallo come il fuoco ardente.
Fyellon disse che aveva voluto aspettarmi per aprirla e vidi che con degli scatti della chiave la armatura si apri...ma fu un attimo solo di stupore quando vidi uscire dappertutto...dei topi....da ogni meandro di quella fucina, erano tanti, e a un tratto mi assalirono, entravano dentro le mie vesti come volessero essere parte di me...ero immobile, terrorizzata e non avevo nemmeno la forza di urlare. Ad un tratto sentii la voce di Fyellon....cercava di destarmi, era preoccupato ed ebbi solo la forza di proferir poche parole..."Fyellon, non li vedete tutti questi topi...non è possibile...io si, non li vedete sopra e dentro le mie vesti? che sta succedendo..liberatemi da loro" e la testa iniziò a girare vorticosamente e caddi a terra senza sensi. |
Reas aveva tutte le buone intenzioni per aiutarmi e io forse nella foga dell'essere ascoltata, avevo parlato cosi' come avrei parlato..........Ecco mancava solo Isolde, riusciva a starmi al fianco nei momenti mogliori...come un tempo, punzecchiarmi per lei era di vitale importanza.....avevo il terrore che mettesse in scena il suo piano migliore....quando un servitore interruppe i pensieri di tutti noi...si avvicino' e mi diede due rotoli......il volto di Reas era solo il volto di colui che non comprende, ma quello di Isolde cambio' era il colore del suo incarnito.......divenne pallida e le sue labbra erano esangui..." Vi ringrazio e rassicurate Goz non avro' altro pensiero se non per cio' che ama di più al mondo......"........incominciai a toccare quei rotoli...sembravano di uno strano tessuto e la cera lacca sigillava il nodo di un nastro rosso......" Sapete Isolde, la prima impressione che ho di tutto questo e che Voi conoscete quello che in queste pergamene si cela........il battito del Vostro cuore e' assordante alle mie orecchie, paura cara Sorella ?.......cosi' Elisabeth e' ancora troppo legata ai dicorsi Divini e ai calcoli ancestrali ?......vogliamo spiegare insieme al capitano delle Guardie chi siamo e perche' Voi siete qui ?.......o gradite prima che io legga cio' che ho tra le mie mani....".......Accarezzavo la ceralacca, questa incomincio' a sciogliersi.....sino a quando il laccio rosso non cadde a terra......
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non avete nessun diritto su questa donna non vi appartiene dissi guardando il capo dei cavalieri quindi prendete e andatevene e lasciate stare questi due sposi voi non ne fate parte ne ora ne mai non vedete che state terrorizzando e rovinando questo banchetto nuziale non vi vergognate del vostro comportamento poco civile e aspettai ero pronto a trasformarmi se c'era pericolo immediato
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Mentre ascoltavo le parole del venditore e cercavo di leggere quello che era scritto sugli scrigni, mi resi conto che non avrei potuto comprarne uno, poichè non avevo soldi.
"Parsifal" gli dissi arrossendo "non posso comprare uno di questi scrigni... io non ho nulla da dare in cambio a questo negoziante e non voglio che paghiate voi perchè siete già stato fin troppo cortese con me." Non volevo che Parsifal facesse altro per me, mi aveva aiutato abbastanza. Ma se non avessimo preso uno di quegli scrigni difficilmente avremmo superato la prova. "Scusatemi..." chiesi al negoziante "non ho soldi per pagare uno di questi scrigni, ma conosco molte pozioni e formule alchemiche... potrei rivelarvene una che vi interessa in cambio dello scrigno." |
Lilith era imbarazzata, non avendo soldi aveva paura di chiedermeli.....risi di gusto....
"Lilith, ma cosa dici.....ho fatto mille e mille avventure prima di giungere qui....ho accumulato un bel gruzzoletto, come cavaliere ho servito e sono stato ripagato...non preoccuparti ci penso io..." Era, veramente dolcissima, ma non aveva di che preoccuparsi: "Allora, messere quanto è?" Attendendo sviluppi, chiesi a Lilith: "quale scrigno prendiamo, meglio sceglierlo in due...." |
Una nuova visione... Andros, l’eremita, il menestrello...
Da quando avevamo lasciato il Belvedere le mie visioni erano cambiate... erano meno potenti adesso, meno nitide e chiare nei dettagli... sfioravano appena la mia mente, lasciandovi appena un leggero segno, volatile come un soffio di vento, come un ricordo lontano e dai contorni indefiniti... eppure erano così dolci ai miei sensi e così suadenti che ignorarle sarebbe stato assolutamente impossibile. Sospirai... E tuttavia misi da parte per un istante quella visione e tornai nella grotta, poiché lì c’era ciò che maggiormente mi era caro e che più, in quel momento, mi preoccupava: Guisgard. La sua voce tesa e preoccupata e quello sguardo che avvertivo su di me... conoscevo molto bene quello sguardo e sapevo ciò che significava, sapevo quanto lui detestasse quel mio dono e quanto lo facesse soffrire sentirne parlare... Ed io non volevo che soffrisse, non lo avrei mai voluto... ma dovevo essere sincera con lui. Cercai dunque la sua mano e, trovandola, la strinsi... per un momento... poi mi protesi verso di lui e gli poggiai un bacio leggero sulla guancia... “Lo so che avevo promesso...” gli sussurrai quindi all’orecchio “Al Belvedere ti avevo promesso di non badare più a queste cose, di non parlartene più... avevo promesso di chiudere fuori sogni e visioni... e desideravo davvero farlo. Ci ho provato. Ci ho provato davvero e con tanto impegno... ma non posso, Guisgard. Non ci riesco! E, anzi... più mi sforzo di ignorarle e più quelle visioni aumentano... più tento di fingere che non esistano e più mi sento perduta ed in loro balia. Ed è perciò che devo affrontarle... devo capire che cosa significano, devo capire che cosa le scatena e il motivo per cui mi vengono mandate... solo così sarò poi libera. Libera di essere di nuovo solo Talia, e... e libera di pensare soltanto a te. A noi!” Tacqui... le mie dita carezzavano ritmicamente, delicatamente la sua guancia... appoggiai la testa sulla sua spalla... “Io...” ripresi a dire dopo qualche istante, la voce sempre bassa, in un sussurro appena udibile “Io non ho dimenticato Fyellon, Guisgard. So che lui è il tuo pensiero fisso e so che intendi trovarlo ad ogni costo... lo so questo, ed io... io, ti giuro, non vorrei mai, mai, esserti d’intralcio. Però...” esitai solo un momento e la voce mi tremò appena “Però non posso affrontare questa cosa da sola... le visioni e ciò che comportano... Guisgard... io ho bisogno di te! Ho bisogno che tu mi sia vicino, ed ho bisogno che ti fidi di me. Ti prego!” |
Il venditore fissò Parsifal e Lilith per poi sorridere.
“Eh, damigella...” facendo l'occhiolino alla ragazza “... siete fortunata, visto che il cavaliere qui presente, a quanto pare, ha deciso di votarsi a vostro campione... avete udito le sue parole, no? Scegliete pure lo scrigno che vi sembra adatto a questa vostra impresa.” Si voltò poi verso Parsifal. “Siete un cortese e valente cavaliere, messere... e voglio premiarvi...” scelse allora fra le tante armi “... ecco, permettetemi di proporvi questa...” mostrandogli una bellissima spada damascata, con elsa ad alveolo “... si narra sia appartenuta al mitico re Clodoveo e che con essa il grande sovrano conquistò e unificò l'intera Gallia, per poi convertirla alla vera Fede...” prese poi una boccettina “... questo invece è un unguento prodigioso... bastano solo poche gocce negli occhi e sarà possibile guardare attraverso muri e pareti... badate però che può essere usato solo tre volte...” annuì “... la spada, l'unguento e lo scrigno che sceglierà la vostra amica vi costeranno eccezionalmente solo tre Taddei, cavaliere...” |
Fyellon prese allora Altea fra le braccia.
Il cielo era agitato come un mare in tempesta ed attraversato da dense nuvole grige, vaste, inquiete, che si spostavano verso un orizzonte che appariva come irraggiungibile. Tylesia era illuminata dai bagliori dei lampi lontani e scossa dai boati dei tuoni sempre più vicini che annunciavano tempesta. Le porte delle sue mura erano però aperte e spalancate erano anche quelle del palazzo reale. Altea allora percorse il tragitto fino al parco, giungendo così davanti al misterioso ed inaccessibile Giardino. Il suo cancello era però aperto anch'esso e al suo interno la ragazza riuscì ad ammirare ogni specie di pianta e fiore esistente al mondo. Si accorse allora che vi era una figura. Era la regina Destefya che piangeva e pregava inginocchiata. Ad un tratto si udì una musica ed apparve un uomo: era Fin Roma. “Altea, mi sentite?” Chiamò Fyellon. “Mi sentite? E' stato solo un brutto sogno.” Altea così si destò da quel sogno. Lei e Fyellon erano nella selva, finalmente fuori dal Castello dell'Avvilente Costumanza. E Fyellon indossava la superba corazza rossa sottratta ad Isengrid. |
Elisabeth aveva così aperto quei rotoli.
In essi era disegnata una sorta di mappa e descritta una strada che da Tylesia conduceva ad un luogo imprecisato della selva che circondava la città. Vi era una sola scritta: “Il sogno di Calunda.” “Cosa c'è in quei rotoli, milady?” Domandò Reas, avvicinandosi ad Elisabeth. “Il buon Goz ama disegnare, ma temo che poco di veritiero racchiudano i suoi disegni...” Isolde invece non rispose niente alle parole di Elisabeth, restando a fissare la donna e quei rotoli fra le sue mani. Solo dopo alcuni istanti riprese un po' di colorito e cominciò a dire: “Capitano, dite il vero... quel Goz è pazzo e si rischia solo di perdere tempo a seguire le sue farneticazioni... la nostra lady Elisabeth ama invece tutto ciò che è assurdo, oscuro ed inquietante... temo di non sentirmi molto bene... deve trattarsi di uno dei miei soliti mal di testa... mi accompagnate per favore? Vorrei ritirarmi nella mia stanza...” “Perdonatemi, milady...” rispose Reas “... ma lady Elisabeth ha chiesto di parlarmi... vi farò accompagnare da un servitore, se permettete...” “Lasciate stare...” infastidita Isolde “... vi lascio alla nostra dama...” e si allontanò. |
Il buio..nulla più e poi...un sogno o una visione.
"Il Cielo sopra Tylesia era plumbeo e minaccioso e violenti tuoni sopra di lei preannunciava il peggio..e vi arrivai finalmente, le porte della città erano aperte, stranamente nessuna guardia, e pure il palazzo reale era aperto, entrai e mi trovai di fronte al cancello del Giardino che più volte guardavo tra le grate dorate...ma stavolta era aperto. Guardavo estasiata il Giardino, mai vidi tale Incanto, tali piante, tali profumi raccolti in unico e soave. Un pianto interruppe il mio incanto..il pianto della Regina, e pregava...la Regina pregava? Non era possibile, e vicino a lei un uomo che suonava..Fin Roma. Stavo dirigendomi verso lui quando..." Mi svegliai di soprassalto, il cuore batteva forte, mi trovai in una radura e davanti a me il bel volto sorridente di Fyellon, egli indossava la corazza rossa..."Fyellon...cosa sta succedendo, dove ci troviamo? Aiutatemi a capire da quando avete indossato quella armatura ho avuto delle visioni strane." |
Il capo dei cavalieri, visibilmente alterato dalle parole di Cavaliere25, si avvicinò al falso monaco.
“Come osi parlarmi così, monaco?” Guardandolo negli occhi. “Ringrazia il tuo saio se non ti infilzo con la mia spada! E ora vattene prima che mi dimentichi del rispetto che porto agli uomini di Chiesa!” |
Guisgard era inquieto.
Tutta quella storia lo rendeva tale. E poi si era aggiunta la strana atmosfera che aleggiava nella grotta del vecchio. Ma come sempre accadeva, bastavano le parole di Talia, uno suo sguardo, stringerle la mano o una sua carezza, per calmarlo, tranquillizzarlo. Lui allora si lasciò guidare dalla voce di lei, dalle sue preghiere e dai suoi desideri. Guisgard non rispose nulla, abbandonandosi solo ad un lungo respiro. Si voltò a fissarla mentre lei era ancora con la testa sulla sua spalla. E le sorrise. E quel sorriso scacciò, per un po', i suoi cupi e malinconici pensieri. Talia era avvolta nei suoi lunghi capelli chiari, lievemente arricciati dall'umidità di quel luogo, con gli occhi scintillanti per i bagliori del fuoco ed il volto provato dalla fatica. Talvolta Guisgard pensava a quel loro lungo viaggio. Un viaggio fatto di mille insidie, che come meta aveva qualcosa di indefinito e sfuggente. Lui allora pensava a lei, a come era riuscito ad esporla a tutti quei pericoli. Avrebbe voluto ben altro per lei. Talia era come una bambina, come un fiore che si apriva al mondo, sbocciato e fiorito nel giardino del Casale degli Aceri. E andava protetta. “Allora?” Fissandolo il vecchio. “Dobbiamo morire di fame?” Guisgard scosse il capo, come se quella voce lo avesse riportato di nuovo alla realtà. “Su, io ravviverò il fuoco...” continuò il vecchio “... non vorrete davvero che vostra moglie si indebolisca a furia di digiunare?” Guisgard allora prese la mano di Talia per accarezzarla. “Farò presto, gioia...” le sussurrò, dandole poi un bacio sulla fronte. Si alzò per dirigersi allora verso l'uscita della grotta. Sheylon lo seguì con lo sguardo. “Non portate con voi la vostra tigre?” Domandò il vecchio. “No, la tigre resterà qui.” Con un lieve sorriso Guisgard. Infatti Sheylon era rimasto fermo al suo posto, accanto a Talia. “Ah, capisco...” fece il vecchio, sorridendo anch'egli “... l'avete addestrata bene, vedo... Flender!” Chiamò. Subito uno dei suoi cani si alzò e cominciò a seguire Guisgard. “Non voglio dover badare ad uno dei vostri cani.” “Sarà lui a badare a voi.” Rispose il vecchio. “Questa zona è infestata dai lupi.” Guisgard, allora, preso l'arco con le frecce, uscì dalla grotta, seguito da Flender. Uscito il cavaliere, uno strano silenzio scese nella grotta. Talia, avvolta dalle tenebre della sua cecità, sentiva solo il rumore della legna che si consumava sul fuoco ed il pesante respiro di Sheylon accanto a lei. Poi cominciò a sentire freddo. “Le visioni...” disse all'improvviso il vecchio “... siete certa che queste visioni non siano solo vostre allucinazioni? Che non siano un modo per fuggire da ciò che vi angoscia e spaventa? Ne siete certa?” Talia avvertì il luccichio, più intenso e prolungato, della pietra che aveva al collo. E per un attimo la voce del vecchio sembrò mutare. “Le visioni...” disse all'improvviso “... siete certa che queste visioni non siano solo vostre allucinazioni? Che non siano un modo per fuggire da ciò che vi angoscia e spaventa? Ne siete certa?” Per un attimo la voce del vecchio sembrò mutarsi in quella del maestro. |
Il venditore con aria quasi paterna, sorrise ad entrambe. Parlava a Lilith della mia promessa che speravo non avesse udito, poichè era troppo imbarazzante per me......e sorrisi.
La scelta era compiuta, consultandomi con Lilith decidemmo di scegliere lo scrigno di ciliegio, non vi era alcun dubbio alcuno entrambe lo volevamo. Subito dopo, il mercante con tanto affetto mi porse una lama antica ed un unguento magico, ognuno di questi oggetti esotici aveva una storia: la lama era appartenuta al Re Clodoveo, conquistatore ed unificatore della Gallia.....era un grande dono che conservava in sè il tocco della Fede ed una grande responsabilità; mentre l'unguento lo diedi a Lilith, chi meglio di lei poteva custodirlo e adoperarlo al momento opportuno anche se l'unico vincolo era che poteva essere usato solo tre volte, ma la damigella non avrebbe avuto difficoltà. Rimasi esterafatto dalla cortesia e gentilezza di quest'uomo, aprì la sacchetta di denaro e consegnaì 4 taddei; il più era un dono di ringraziamento. |
volete sfidarmi a duello accetto se è questo che volete sono pronto a sfidarvi signore siete voi che non avete rispetto per gli altri io non me ne vado resto qui
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Fyellon fissò Altea.
“Avete fatto un brutto sogno?” Domandò. “Non preoccupatevi ora... sarà stato a causa di quel castello e dei suoi strani abitatori... ora siamo fuori... dimenticatevi dunque dell'Avvilente Costumanza e di tutta quella brutta storia.” Mostrò poi la Corazza Rossa ad Altea. “Non è meravigliosa? Non ho mai visto un'armatura tanto bella. Credo che sia impossibile perdere con una simile corazza.” Si guardò attorno. “Siamo di nuovo nella selva... ora non ci resta che ritrovare la strada per Tylesia...” davanti a loro vi era un bivio “... voi rammentate il cammino che abbiamo fatto? Dobbiamo imboccare il passaggio a destra o quello a sinistra?” |
Mi guardai attorno, preferii non parlare a Fyellon di quello strano sogno, d'altronde egli conosceva poco del fiore di Tylesia..quel fiore che la Regina sapeva benissimo dove si trovasse.
"Fyellon, siete stato abile a uscire dal castello senza essere notato...ma sapete... dopo che voi avete aperto quella stupenda Corazza ho visto topi uscire dappertutto, e sono entrati nelle mie vesti...come se...fossero spiriti liberati" scossi il capo "Avete ragione, dimentichiamo quel posto, la strada per Tylesia chiedete? Non la ricordo, allora affidiamoci al destino...imbocchiamo il passaggio a sinistra e che il Signore ci assista". |
Il venditore prese il denaro e ringraziò Parsifal e Lilith.
Tra la merce acquistata, i due avevano scelto lo scrigno in ciliegio. Il venditore allora li salutò, augurando loro di superare quell'impresa. Un'impresa difficilissima, forse impossibile, dove tutti avevano fallito. L'uomo, nel salutarli, aveva indicato loro la strada da seguire: era un piccolo cunicolo che penetrava nel cuore di quel labirinto. |
Una mappa segnata da inchiostro vermiglio e un'altro colore...sembrava il colore dell terra....la traccia sembrava il bacio di due cigni.......rimasi estasiata.......Guardai in volto Isolde, sembrava aver preso un po' di colorito...." Avete il solito mal di testa Isolde..?...".....sorrisi vedendola andar via indispettita.....reas lo sentivo vicino...o forse era solo curiosita' la sua, ma a me andava bene lo stesso avevo bisogno di aver vicino qualcuno che mi avrebbe aiutata senza nulla in cambio......aspettai che Isolde fu lontana..." Reas, ascoltami......Guxio ha solo rimandato la mia accusa, il rogo e' stato solo sospeso in cambio ho dovuto convincere Goz a progettare una corazza, ironia della sorte...Goz costruira' la corazza di Guxio a patto che io ritrovi i suoi Cigni.........Pazzesco vero ?...stregoneria e pazzia......Isolde dice che sono una donna che ama l'occulto....che parla una lingua incomprensibile...eppure ho una mappa tra le mani e non riesco a comprenderla.......Ho bisogno del vostro aiuto...voi conoscete Tylesia come nessun'altro.....e io conosco l'universo come solo una donna iniziata puo' averne accesso con la giusta sapienza.....insieme troveremo i cigni di Goz...."..
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Tutto era compiuto...... l'Avvilente Costumanza aveva inizio, guardaì per l'ultima volta il bagliore della luce di quel negozietto, sorrisi a Lilith e strinsi lo scrigno che entrambe avevamo scelto: "sarà la nostra ancora di salvezza." dissi. "Non falliremo."
Il vecchio dall'atrio del negozio, salutandoci ci indicò la via da seguire, diressi il mio sguardo in direzione di quel dito e vidi un cunicolo stretto che sicuramente non ci avrebbe reso la vita facile, non era facile da attraversare. Accesi la luce della lanterna e scrutaì ciò che celeva onde evitare spiacevoli sorprese. |
La lanterna di Parsifal illuminò lo stretto cunicolo e subito agli occhi del cavaliere e di Lilith si mostrò un angusto passaggio, consumato dal tempo e dall'umidità.
Ed attraversato un buon tratto di quella galleria, i due ragazzi si ritrovarono in una sorta di spiazzo sotterraneo, disseminato di croci, come se fosse un Cimitero. Ad un tratto udirono delle voci. Poco più avanti, qualcuno stava parlando ad alta voce. |
“Vattene, frate!” Gridò il capo dei cavalieri a Cavaliere25. “Vattene o macchierò il saio che indossi con il tuo stesso sangue!”
Gli altri cavalieri, allora, estrassero le spade e si avvicinarono al finto religioso. |
Guisgard uscì dalla grotta ed io ascoltai il familiare rumore dei suoi passi sulle foglie bagnate fintanto che fu possibile... poi il silenzio, rotto soltanto dal regolare respiro di Sheylon e dal crepitare del fuoco... infine quelle parole.
Citazione:
Le visioni? Come poteva quell’uomo sapere delle mie visioni? Poteva aver udito i miei sussurri all’orecchio di Guisgard? Era possibile? Oppure... E all’improvviso mi mancò l’aria quando riconobbi nella voce e nel tono di quell’uomo qualcosa che richiamò immediatamente alla mia mente la voce ed il tono del Maestro. E proprio in quel momento non avvertii più il dolce tepore del fuoco ed un brivido mi corse lungo la schiena... Rimasi per qualche istante senza parole... incerta e tremante... chiedendomi in quale inganno fosse caduta la mia mente, chiedendomi che casa mai potesse averla spinta a tale improvviso ed inatteso abbaglio... “Le visioni...” disse all’improvviso “Sei certa che queste visioni non siano solo tue allucinazioni? Che non siano un modo per fuggire da ciò che ti angoscia e ti spaventa? Ne sei certa?” Me ne stavo in piedi, immobile e composta, in silenzio... i miei occhi però vagavano per la stanza riccamente arredata, curiosando tra i bagliori d’oro dei candelabri ed i colori vivaci dei dipinti alle pareti... A quelle parole, tuttavia sollevai gli occhi e li puntai sull’uomo che mi stava di fronte, ricambiando il suo sguardo indagatore con la più categorica fermezza. Certo, sapevo perché eravamo lì e forse avrei anche potuto immaginarmi una domanda del genere... ma fu probabilmente il tono che l’uomo aveva usato ad infastidirmi... un tono scettico, e quasi inquisitorio. Fu un leggero colpetto di tosse del Maestro a riscuotermi... “Ne sono certa!” dissi allora. “Perché?” mi incalzò lui, sempre con il medesimo tono “In fondo ciò che vedi è solo nella tua mente... non è qualcosa di reale! Perché dovremmo crederti?” “Beh...” ribattei “Intanto perché, più di una volta, ciò che ho visto si è poi avverato. E poi... poi, scusatemi, ma voi siete il Vescovo, vero? Siete un uomo di chiesa! E dunque credete in qualche cosa che non avete mai personalmente visto. Vero?” “Talia!” la voce bassa e severa del Maestro mi richiamò quasi prima che finissi di parlare... ma l’uomo seduto dall’altra parte del tavolo sollevò una mano e scosse appena la testa, come a dire che non importava... “Si...” disse, celando appena un lievissimo sorriso “Si, io sono il Vescovo. E tu sei una bambina molto sagace, devo dire!” Quel lontano ricordo mi sfiorò la mente... un ricordo lontanissimo, che avevo quasi rimosso... avrò avuto cinque o sei anni a quel tempo... La voce del Maestro e la voce del vecchio eremita si confusero nella ma mente ed io mi sorpresi a chiedermi se fosse davvero stato solo un gioco della mia mente stanca... oppure se... Mi riscossi infine e, finalmente, compresi che forse non era questa la cosa importante da capire... Sollevai, dunque, gli occhi verso di lui e sorrisi leggermente... “Una strana domanda mi ponete...” mormorai “Mi chiedete, in sostanza, che cosa è reale e che cosa non lo è? E mi chiedete, quindi, fino a che punto si possa credere a ciò che non può essere visto semplicemente con gli occhi del corpo e quando è invece lecito dubitarne?” La mie mano scivolò verso l’alto e sfiorò la pietra rossa appesa alla lunga catenella al mio collo... era sempre più calda e ne potevo avvertire i bagliori, potevo avvertire la loro intensità... “Ma allora...” sospirai “Allora, secondo il vostro ragionamento, niente è reale! Non so... l’aria che respirate non potete vederla, eppure esiste. Lo stesso si può dire di un sentimento, profondo e totalizzante ma talvolta invisibile a chiunque altro non ne sia direttamente interessato... o lo stesso si può dire di ciò cui la Fede ci porta a credere... voi, ad esempio, in che cosa credete?” sorrisi “Quanto alle mie visioni... non sono mai state una fuga. Ahimé... al contrario. Talvolta sono l’esatto opposto!” |
La sera era serena ed il Sole cominciava a declinare, immergendosi nel remoto paesaggio dorato del borgo addormentato.
Un alone variegato si faceva strada tra le antiche murature e attraverso le strette viuzze, tra i muri a scarpa che correvano lungo le vecchie mura e le strette arcate che conducevano al camminamento merlato, segno del passato splendore di quel luogo. Una figura, delicata e leggera, dai tratti quasi eterei, guardava dall'alto di un piccolo bastione la valle boscosa, nella quale un indorato torrente scorreva e destava alcuni mulini. Lo sguardo si allargava poi sullo sterminato paesaggio, con colline, boschi e qualche stradina che zigzagava in una campagna screziata da colori che mutavano, quasi scanditi dall'imbrunire prima e dal crepuscolo poi, in una rassicurante policromia. Immaginava allora storie e racconti, promesse e desideri, tutti però accompagnati dalla voce di chi aveva giurato di condurla in quel mondo così tanto simile ai sogni, eppure, come le aveva giurato più volte, tanto reale da animare le loro vite di una Gioia infinita. Chymela spingeva fin laggiù ed oltre il suo sguardo inquieto, mentre giocava nervosamente stringendosi e torturandosi le mani. Più la sera si inoltrava, più le ombre coprivano gli ultimi bagliori imprigionati nel borgo e nella sua campagna, facendo sussultare il cuore della ragazza. Ripensava allora a quel biglietto che aveva lasciato accanto a quella cappellina e a colui al quale era destinato. E visto quel ritardo, nel suo cuore si facevano strada dubbi ed inquietudini. Se fosse andato perduto quel biglietto? Se l'avesse raccolto qualcun altro, per poi buttarlo via? Se un imprevisto avesse colto il suo destinatario, tanto da tenerlo lontano da quel luogo? O, se più semplicemente, egli si fosse stancato di tutto ciò? Di attendere giorni solo per vederla per qualche ora? Se si fosse stancato di quell'amore fatto di promesse e sogni? Se avessero vinto la distanza che separava Capomazda da Sygma, l'ostilità di quei due popoli, quelle nozze a cui lei era stata promessa e i dubbi che la sua corte volevano gettare su Andros? Ad un tratto qualcosa destò la ragazza da quei pensieri. Un uomo ed i suoi due figlioletti risalivano dal centro, fischiettando e canticchiando. “Perdonatemi...” avvicinandosi Chymela e tenendo ben celato il suo viso nella penombra “... non è ancora terminata la Festa del Vino, vero?” “La Festa del Vino?” Ripeté sorpreso quell'uomo. “Ma, milady... la festa c'è stata l'altro ieri... non stasera... c'era Lunedì, oggi è Mercoledì...” “Oh...” sospirò Chymela “... pensavo fosse oggi...” Questa piccola delusione accentuò la tristezza della sua solitudine. Decise allora di andare via e lasciare quel borgo senza più le luci e i suoni di una festa finita troppo presto. Ma proprio in quel momento, la pietra rossa al suo collo cominciò a brillare intensamente. “Lancillotto” le sussurrò una voce all'improvviso “dopo il suo giro d'ispezione si recava sotto il balcone della regina Ginevra, dove lei lo attendeva anche solo per vederlo un istante...” Andros le sorrise “... lei scostava leggermente le tende alla finestra, mostrando un lieve cenno, carico d'amore... lui allora coglieva un fiore e lo lasciava sotto la loggia... più tardi, quando tutta Camelot dormiva, un'ancella della regina scendeva a raccoglierlo per portarlo poi alla sua padrona... e in questo piccolo gesto era racchiusa la passione di un'intera notte d'amore...” “Forse” voltandosi a fissarlo Chymela “gesti così piccoli, seppur bellissimi, non bastano a tenere in vita un amore...” “Il grande Amore...” fissandola Andros “... il vero Amore, si nutre tanto di imprese immense ed eterne, quanto dei gesti più piccoli ed infinitesimali... uno sguardo o un sorriso, seppur strappati o rapiti, un sospiro rubato o fuggito, una carezza, un ricordo, una speranza o anche solo un lieve cenno bastano a cibare per sempre il battito del cuore e il sussulto dell'anima...” le donò un fiore raccolto al suo arrivo “... perdonami se ti ho fatta attendere...” “Ho temuto che quel biglietto...” mormorò lei. Lui però la interruppe mostrandole il biglietto. “Nulla” disse lui “andrà mai perduto fra noi, Chymela...” “La festa...” chinando il capo lei “... era l'altro ieri, Lunedì... oggi è Mercoledì...” tornò a fissarlo “... se questo fosse uno dei tuoi amati romanzi, se noi fossimo davvero Lancillotto e Ginevra, allora anche il tempo, come recitano i poeti, sarebbe clemente... ed avremmo danzato tra le luci e la musica di questo borgo...” “E cosa manca per festeggiare?” Sorridendo Andros. “Non sono forse l'uomo più felice del mondo? E tu non sei la donna più amata che ci sia? Cosa dunque ci manca per essere felici e festeggiare?” Prese la sua mano e la baciò. Il borgo, allora, come per magia cominciò ad illuminarsi e la terra rossa della sua campagna rifletteva bagliori vivissimi che iniziarono a stagliarsi nel firmamento screziato dalle prime stelle del crepuscolo ormai morente. Così, lo spettacolo sereno di quella sera stupenda li cullò in dolci fantasie, fatte di immagini, forme ed essenze che si rincorrevano all'infinito. La Luna si alzò sul borgo ormai incantato, diffondendo ovunque un chiarore magico e rassicurante. Dal borgo salirono allora fresche e vivaci melodie, ad opera forse di qualche musico intento a lasciare la casa di qualche ricco borghese. “Abbiamo le luci del borgo” sorridendo Andros “e la Luna come madrina e spettatrice... la musica non ci manca e a questa festa non fanno difetto altri invitati... basta guardare tra queste stradine, tra le ombre della muta campagna, nei bagliori che provengono dai casali sulle colline e tra lo scintillio delle stelle nel cielo... tutto ciò è animato dagli spiriti di antichi amanti, che hanno saputo sognare come noi ed hanno avuto poi la forza di rincorrere quei sogni...” mostrò un lieve inchino e le sfiorò la mano con le labbra “... posso avere l'onore di ballare con voi, milady?” Chymela, rapita dalla magia della sera e dalle parole di Andros, sorrise e annuì. “Il mio strascico, milord...” I due amanti allora cominciarono a danzare, mentre il borgo li avvolgeva e li rapiva da tutto ciò che non fosse il loro amore. E la loro immagine finì per riflettersi nel sognante specchio della Luna fatata, che si innalzava al di sopra delle asperità della terra, che da quell'altezza apparivano insignificanti e lontane. E nel bacio che lui donò a lei vennero ad unirsi la realtà ed il sogno, il giorno e la notte, il tempo e l'eternità. http://lh6.ggpht.com/_UM60lXMl9YI/TQ...202%5B3%5D.jpg Il Carbonchio al collo di Talia stava ancora brillando, quando il vecchio sorrise alle parole della ragazza. “In cosa credo?” Fissandola. “Credo solo in ciò che è reale, in ciò che sa durare nel tempo. Solo le cose reali, concrete, durano per sempre e quindi vincono lo scorrere del tempo. Esistono infinite Fedi e infiniti Culti ed in ognuno di essi si cela il Divino. Non occorre vedere una cosa per comprendere se esista o meno. Voi...” gettando altri arbusti sul fuoco “... potete forse vedere o toccare l'amore di vostro marito? Eppure, per quanto testa calda ed irriverente sia quel cavaliere, posso dirvi che raramente ho veduto un uomo più innamorato di lui...” alzò i suoi occhi su quelli di Talia “... queste vostre visioni sono dunque una prigione? E cosa vuole imprigionarvi? Da cosa state fuggendo?” |
Dato che Parsifal insistette per pagare lo scrigno, dovetti acconsentire; scelsi quindi con il cavaliere lo scrigno in ciliegio.
Parsifal comprò anche altri oggetti, tra cui un unguento, che mi porse. Io inizialmente non l'accettai, ma poi lo presi perchè pensai che il cavaliere preferisse che lo utilizzassi io perchè avevo più esperienza con questo genere di pozioni. Quando uscimmo dal negozio il venditore ci indicò uno stretto cunicolo. Lo percorremmo fino a che non raggiungemmo un luogo che avevo visto altre volte, sapevo che lì vi seppellivano i morti. Riconobbi subito nella forma delle tombe lo stesso simbolo che c'era nel rosario di Redentos: una croce. Volevo avvicinarmi ad una di esse per guardare alcune inscrizioni, ma delle voci mi distrassero. Potevo chiaramente udire delle parole pronunciate ad alta voce, non era la mia fantasia. Guardai Parsifal e capii che anche lui le stava udendo. Mi avvicinai al cavaliere e sussurrai: "Provengono da quella direzione" indicando con il dito "Volete andare a vedere chi sta parlando?" Avevo paura, ma la curiosità era troppo forte; volevo sapere chi si potesse trovare in un luogo del genere. |
Reas restò turbato da quelle parole di Elisabeth.
“Volte collaborare con Guxyo?” Fissandola negli occhi. “Ma lui è un tiranno, una despota! Ha imposto una silenziosa dittatura su Tylesia, con la quale ci tiene tutti in scacco! Se voi ora lo aiutate, allora lui ne uscirà ancora più forte!” Prese Elisabeth per le braccia. “Non capite? Vuole sfruttare le vostre abilità! Voi non siete una donna comune e lui lo sa! Sta progettando una nuova corazza? E non immaginate come intenderà usarla? Per accrescere il suo potere! Goz è pazzo, ma resta un genio... ma forse quei cigni neanche ci sono più... forse sono andati perduti nel naufragio, o forse sono stati uccisi da qualche bracconiere, o magari sbranati da qualche animale feroce... come li riconoscerete? Sono dei semplici cigni... come tanti altri...” |
A quella scelta di Altea, Fyellon annuì.
Aiutò allora la dama ad alzarsi ed insieme imboccarono la strada di sinistra. “Anche io avrei scelto questa direzione...” disse il cavaliere “... speriamo di giungere presto a Tylesia.” Presero così quella strada. Dopo qualche tempo arrivarono sulla riva di un fiume. “Credo sia il Calars...” mormorò Fyellon “... si, lo riconosco dai fumi che fuoriescono dalle sue acque... questo fiume attraversa tutta la piana di Tylesia... seguiamolo così da raggiungere la città...” Proseguirono allora lungo la sponda del fiume, fino ad imbattersi in un'edicola in cui vi era un bassorilievo. Vi era raffigurata Medea che trucidava i propri figli. “Quello è un gesto d'amore...” disse una donna uscita dalla vegetazione “... un gesto estremo, ma straordinario...” “No, è assurdo!” Le fece eco un'altra, anch'essa apparsa dalla selva. “E' un assassinio contro il Cielo e contro il proprio sangue!” |
Quella visione scivolò tra i miei pensieri tanto dolcemente che non avrei saputo esattamente dire da dove era nata... la osservai per qualche istante, con il cuore palpitante... osservai gli occhi brillanti di Andros e la felicità di Chymela... con loro gioii e con loro sospirai alla luna...
Citazione:
“Già... niente è più reale e concreto di ciò che abbiamo nel cuore...” sussurrai, poi volsi gli occhi nella direzione in cui avevo udito il cavaliere allontanarsi e sospirai... “Guisgard...” mormorai dopo qualche istante “Oh, Guisgard... senza di lui tutto sarebbe diverso. Voi in parte avete ragione: è irriverente, testardo e irruento, è impulsivo... ma è anche giusto e sensibile. Si è sempre preso cura di me, si prende cura di me da sempre... mi ha sempre ascoltata e si sforzava di capirmi... si sforzava di capire ciò che ero, mi credeva e credeva a ciò che mi veniva mostrato in quelle visioni... e tutto questo anche se niente, niente, al mondo lo spaventava come quelle visioni! Ed io... io avrei fatto qualsiasi cosa per lui... con lui! Mi fido di lui come di nessun altro al mondo!” Di nuovo nella grotta calò quel denso silenzio, rotto soltanto dal crepitare del fuoco che tuttavia non sembrava riuscire a spingere fino a me il suo calore... ed il freddo aumentava, aumentava sempre più ed io tremavo... “Una prigione?” mormorai poi “Sapete... un tempo lo credevo! E di certo una parte di me le ritiene ancora tali... ma la verità è che fanno parte di me, bene o male ciò che sia!” |
Ero scossa dalle parole di Reas come dalle sue mani che avevano afferrato le mie braccia......." Reas smettetela di dire sciocchezze.......non voglio aiutare Guxio.......ma lui ha tutte le carte in regola per mandarmi al rogo.....non e' questo che mi spaventa, so che puo' essere crudele ....lo si legge nei suoi occhi e dalle sue labbra non escono petali di rosa, Goz non e' pazzo,...quel viaggio era tutto programmato.......eppure ci siamo persi, abbiamo smarrito la strada ...vi sembrano assurde le mie parole, eppure ci sara' un momento in cui tutto vi sembrera' piu' chiaro.......quei cigni esistono, vedete c'e' un mondo visibile ed uno invisibile, e perche' l'uomo riesca a riconoscere il mondo invisibile......si e' creato dei segni....quei Cigni Reas....sono l'invisibile incarnato nel visibile.......avete mai ammirato ...la Luna quando innamorata cede il posto al suo amato Sole ........li' tutto si trasforma.....e i dubbi si dissolvono. Abbiamo una mappa.....aiutatemi a trovarli, e non preoccupatevi per Guxio......la sua armatura sara' la sua ultima dimora, dovesse essere l'ultima cosa ce faro'..."........aveva ancora le sue mani chiuse sulle mie braccia..........aveva gli occhi smarriti, ed ebbi paura....la paura di chi non era creduta......
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