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“Non ho abbracciato nessuno...” disse Icarius, tornando accanto al letto “... lady Altea era sconvolta e si è voltata verso di me. E' stato un gesto di conforto, l'avrei fatto verso chiunque.” La guardò. “Già, non dovresti comunque sentirti ferita... dopotutto che t'importa di me? Non sono mica il tuo Guisgard...”
In quel momento qualcuno bussò. “Milady...” qualcuno dall'esterno “... sono Simoinin... vi ho portato una tisana calda... ho sentito che la storia della povera lady Azelle vi aveva scosso e allora mi sembrava opportuno portarvi qualcosa da bere... posso entrare?” “E forse io dovrei nascondermi...” a voce bassa Icarius. |
Lucas diede le ultime indicazioni a Pedicor e poi con Galgan uscirono tutti dalla taverna.
“E' ormai sera inoltrata” disse Pedicor “e conviene agire subito, così da poterci muovere col favore del buio.” “Bene.” Annuì lo scudiero. “Datemi solo qualche minuto per assoldare alcuni uomini in grado di aiutarci.” Spiegò Pedicor. Tornò nella locanda e vi uscì dopo un po', con alcuni uomini dall'aspetto tutt'altro che raccomandabile. “Questi uomini mi affiancheranno.” Mormorò Pedicor. “Ma badate che i loro servigi costano e parecchio.” Tutti insieme, allora, uscirono dalla città e si diressero verso la brughiera, dove sorgeva il castello di Cimmiero. Vi giunsero quando ormai l'albeggiare era prossimo e si nascosero nella folta vegetazione attorno al maniero protetto da mura e fossato. E finalmente, poco dopo il sorgere del Sole, due uomini a cavallo uscirono dal castello. “Bene...” annuì Pedicor “... sono solo in due...” “Come pattuito, dunque...” fece Lucas “... voi fingerete di aggredirli, mentre io ed il mio maestro” indicando Galgan “correremo in loro aiuto per guadagnarci la fiducia di quegli individui.” Pedicor annuì e poi con i suoi uomini aggredirono i due a cavallo usciti dal castello. |
Lo colpii, uno schiaffo deciso e forte a quelle parole che mi ferirono ancora di più.
"No, infatti.." Con gli occhi nei suoi, colmi di delusione "Credevo fossi migliore di lui..." Mormorai, con un'infinita tristezza. Ma sei più Guisgard adesso, che in qualunque altro momento... Poi quella voce, e un sorriso perfido mi si disegnò sul viso. "Fai quello che ti pare..." sussurrai a Icarius. "Oh, che gentile..." Con la voce più calma che riuscii a fare. Mi alzai e andai ad aprire la porta con un'espressione che Icarius non aveva mai visto sul mio viso, e nemmeno Guisgard. Tuttavia, non la vide nemmeno la serva, perché aprii la porta e in meno di un istante la colpii così forte da farla cadere a terra, priva di sensi. Trascinai il corpo all'interno della stanza e chiusi la porta a chiave. Mi voltai verso Icarius. "Se vuoi andartene capirò..." Con voce lontana. Tanto dovevi consolarmi e invece mi hai ferito ancora di più, pensai, con una stretta al cuore. "Io farò parlare questa qui..." mormorai, perfida. |
“Tu sei pazza...” disse Icarius a Clio, per poi afferrarla per le braccia e portarla via dal corpo senza sensi di Simoinin “... ma che diavolo ti prende? Vuoi prendere a schiaffi tutti? Ora cosa vorresti fare? Torturarla per farle dire cosa poi? Che prove hai contro di lei?” Scuotendola forte. “In quali guai vuoi cacciarti ora? Vuoi forse farti impiccare? Beh, questa è la strada giusta.”
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Lo guardai allibita, non riuscivo a credere alle sue parole.
"Non ho prove, ma sospetti... Per confermare o confutare i sospetti bisogna farla parlare..." Con tutta la calma che riuscii ad ottenere "Impiccare?" Incredula, con gli occhi nei suoi "Impiccare..." Risi piano, tristemente "Mio caro se vuoi vedermi penzolare da una fune devi solo schioccare le dita, ho più di una condanna a morte... Sono un pirata, ricordi?". Presi un profondo respiro "L'unica amica che avevo è morta in modo orribile... Tu giri il coltello nella piaga invece di starmi vicino, invece di stringermi, invece di consolarmi... Mi fai stare ancora più male..." Guardai Simonin a terra "Se lei c'entra qualcosa, lo scoprirò...." Mentre le lacrime continuavano a rifarmi le guance. Poi aprii la porta, facendo da scudo a Icarius in modo che non lo vedessero e chiamai un servo. "Simonin è caduta è ha sbattuto la testa, vi prego, portatela dal medico..." Con voce gentile, tanto sapevo bene che non avrebbe ricordato niente. Chiusi la porta dietro di me e crollai di nuovo, con la testa tra le mani e la schiena appoggiata alla ringhiera del letto. Stavo impazzendo, non capivo più niente, mi sembrava di cavalcare un cavallo impazzito, impossibile da controllare. Forse dovevo andare in palestra, ma non avevo le forze, non avevo la forza di fare nulla, probabilmente nemmeno di piangere. |
Il servo entrò nella camera e restò sorpreso di trovarci anche Icarius.
“Portala dal medico, per favore.” Disse il presunto duca al servo. “Si, milord.” Annuì questi, dopo aver lanciato uno sguardo verso Clio. Rimasti soli, il pastore si avvicinò alla spadaccina. E con gesto improvviso, dolce ma sicuro, prese la ragazza e la portò sul suo petto. Un attimo dopo erano entrambi stesi sul letto, con lei che aveva la testa sul petto di lui. “Capisco come ti senti...” accarezzandole i capelli biondi “... e vorrei saper dire o fare la cosa giusta per rasserenarti, ma so che è impossibile adesso... scopriremo chi ha fatto quello scempio, ma senza perdere la testa... te lo prometto...” con una mano fece in modo che lei alzasse gli occhi su di lui “... oggi allo stagno mi ha fatto morire, baciandomi ovunque... adesso invece mi hai tirato un bello schiaffone... mi fa ancora male, sai?” Massaggiandosi la faccia, col tentativo, forse vano, di strapparle un sorriso. |
Finalmente mi prese tra le braccia, e io restai immobile con gli occhi chiusi, sperando che il ritmo del suo cuore guidasse il mio che si era perso in quel vuoto che mi aveva come invaso.
Alzai la testa verso di lui, assecondando il suo gesto e sorrisi piano. "Bene, così impari a ferirmi..." Con un leggero sorriso, mentre però le lacrime riaffioravano. "Mi sono sentita sola... Terribilmente sola... Lei.." Sorrisi piano "Lei sapeva tutto di me, potevo raccontarle ogni cosa, era come confessare a me stessa, e sapeva sempre strapparmi un sorriso, eravamo complici in tutto.. E io conoscevo tutto di lei... Anche se avevamo vite diverse, paradossalmente ci capivamo, ci compensavamo...." Sorrisi appena "Lo sai, mi ha persino insegnato a ballare.. E ora non c'è più..." Sussurrai "Mi sono sentita così sola... E tu.. Tu mi hai lasciato lì e io.. Io.. Ho perso la testa..." ammisi, tra le lacrime. "Non meritava quella fine la mia Azelle...." Scossi la testa, rifugiandomi tra le sue braccia. |
Rimasi in attesa, e chiesi a Lucas di fare altrettanto; non potevamo assolutamente permetterci di agire privi di realismo, pertanto la situazione creata doveva essere credibile.
Invero, le cause di una simile aggressione erano molteplici e plausibili, le lotte per il potere che avevano sconquassato Capomazda avevano generato povertà e malcontento nella povera gente, un triste classico, purtroppo, ed una tipica e triste situazione era anche la disperazione generata successivamente, disperazione che spesso porta all'atto violento, alla rapina fine a se stessa..... No, non era inverosimile quanto stava accadendo, occorreva quindi non togliere realismo là dove già era presente. Attendemmo, ed osservammo, perché sangue non doveva scorrere...... Dopo un po', lanciai un'occhiata d'intesa a Lucas, e lasciai la macchia, per manifestarmi sul luogo della pugna; -I miei ossequi a tutti, signori- esordii con voce pacata, ma senza togliere la mano dall'elsa di Arimanna, che poi sguainai con gesti misurati, https://encrypted-tbn1.gstatic.com/i...8FvIN7gJtCrPng -Che accade? Devo dedurre, con ragione, che si sta portando aggressione ad onesti viaggiatori- |
Ad un tratto Icarius portò un dito sulle labbra di Clio.
“Basta ora...” disse in un sussurro “... non ti ho lasciata sola... non potrei e non vorrei mai... è sciocco, ma non avevo mai visto un cadavere prima d'ora... e non immaginavo certo che si potesse ridurre in quel modo un essere umano... soprattutto una donna...” chiuse gli occhi per un momento “... troveremo i colpevoli, te lo prometto...” accarezzandola piano “... ora chiudi gli occhi e non pensare più a nulla... voglio che riposi... ti sussurrerò una storia per farti addormentare...” senza smettere di accarezzarla “... di una grande nave volante... che solcava i mari ed i cieli in cerca di un inestimabile Tesoro...” E Clio, un po' per la stanchezza, un po' per tutto ciò che aveva passato, alla fine si addormentò lentamente tra le braccia di lui. Camminava per le strade di una città. Forse era Miral, forse Capomazda o forse una città sconosciuta. C'era gente ovunque che si accalcava per le strade. Poi tutto divenne silenzio intorno a lei, con le immagini che scorrevano mute. E vide come dei flash. La misteriosa arma che parlava della chiesa della Scafatella. Poi ancora la gente. Le strade affollate. E la porta di una casa che si apriva. E da essa uscì Azelle. La guardava, la chiamava. “Clio!” Poi si voltò e fece per rientrare, chiudendo infine la porta dietro di lei. E un attimo dopo Clio vide qualche altra cosa. Due occhi malvagi che la fissavano. Poi tutto finì e di Azelle non vi era più traccia. Clio si svegliò di colpo. Era ancora nel suo letto e Icarius, addormentato le stava accanto. Fuori intanto albeggiava. Ma il ricordo di quegli occhi non voleva abbandonarla. http://4.bp.blogspot.com/-qv-Y8QMfdI...s_eyes_499.jpg |
Sorrisi appena a quelle parole.
Temo di averla vissuta io quella storia... Mi addormentai, dolcemente, tra le sue braccia, sperando forse che nei sogni avrei trovato pace. Ma naturalmente non fu così, ormai le mie notti erano popolate solo da incubi. Mi voltai verso Icarius addormentato e sorrisi, cercando di sovrapporre quell'immagine agli occhi tremendi che mi tormentavano. Restai ad osservarlo per molto tempo, incurante dell'alba. Era così bello addormentato, lo accarezzai dolcemente, temendo di svegliarlo, per poi posargli un lieve bacio sulla guancia. Sarei rimasta così per ore intere, ad attendere il momento in cui i suoi occhi si sarebbero dischiusi, trovando i miei. |
Quel bacio di Clio sulla guancia di Icarius fu come un incanto.
Come accade nelle favole. Ed infatti il presunto duca dopo quel bacio aprì lentamente gli occhi, destandosi. Erano di un azzurro scintillante, resi luminosi dai rosati raggi del Sole nascente che giungevano da una finestra. Anche il palazzo sembrava essersi svegliato, con voci e rumori che salivano dal cortile sottostante. “Buongiorno, mia bella piratessa...” disse Icarius a Clio, per poi sgranchirsi “... hai riposato bene? Io si, meravigliosamente... ti ho sognata... ed eri bellissima...” e la baciò dolcemente sulle labbra. “Come stai stamattina? Va un pochino meglio?” |
Pedicor ed i suoi uomini lasciarono il nascondiglio e si lanciarono verso i due individui a cavallo.
Li circondarono e mostrando loro le armi, coltelli e bastoni, cominciarono a minacciarli. Erano circa una mezza dozzina. “Ora ci farete la cortesia” disse Pedicor ai due uomini a cavallo “di scendere dai vostri palafreni e di consegnarceli. Insieme alle monete che di certo avete con voi, naturalmente.” “Canaglie!” Fece uno dei due a cavallo. “Con pugnali e bastoni ci aggredite! Siete come feccia!” “Tieni a freno la lingua” minacciò Pedicor “o potrei tagliartela e darla in pasto ai cani randagi.” “Meglio acconsentire a quanto dicono...” l'altro uomo a cavallo al primo. “Quando un uomo con la spada” il primo al suo compagno impaurito “incontra un altro con un pugnale o un bastone, quest'ultimo è spacciato.” E portò la mano sulla sua spada. “Si, ma noi siamo in troppi, idiota!” Ridendo Pedicor. “Ha ragione lui...” il secondo uomo a cavallo al primo “... sono in troppi e noi solo due...” In quel momento arrivarono Galgan ed il suo scudiero Lucas. “Non è affar vostro ciò che accade qui!” Pedicor al cavaliere. “Capo, è un cavaliere...” uno dei suoi. “Si ed io non voglio affrontarlo...” un altro dei suoi uomini. “Vigliacchi!” Li insultò Pedicor, con una recita molto convincente. I suoi fuggirono ed anche lui fece lo stesso. “Si, scappate, malandrini!” Urlò Lucas, per rendere il tutto più credibile. “Grazie, cavaliere.” L'uomo a cavallo a Galgan. “Ci avete tratto da un bel guaio. Il mio nome è Azable e questi è il mio compagno Samondo.” Indicando l'altro a cavallo. “Posso sapere il vostro nome e quello del vostro scudiero?” Chiese poi a Galgan. |
Capitolo VII: Il magnifico avventuriero senza nome
“Ogni avidità è lontana da me: tuttavia, ardo dal desiderio di vedere il fiore azzurro.” (Novalis, Enrico di Ofterdingen) Il Monte di San Michele. Nessun altro luogo nel ducato di Capomazda è ritenuto più sacro e mistico. Chi conosce la leggenda di Ardea de'Taddei sa bene che in cima a questa santa montagna, sotto la chiesa dedicata all'Arcangelo, si trova una grotta dalle fattezze divine, conosciuta come La Cappella dell'Apparizione. Ma il monte segna anche il passo oltre le porte del ducato, in cui si estendono grandi e percorse strade che corrono fin verso i confini più estremi del regno di Afragolignone, dove sorgono città antiche ed importanti, come Sant'Agata di Gotya, Tylesia, Monsarchionne, Faicus e secondo qualcuno anche la leggendaria ed indicibile Gioia Antiqua. Il carro della maschera di ferro e di Tessa prese il sentiero che dalle pendici portava fino in cima al monte quando ormai era notte e vi giunse solo con l'albeggiare. “Si, forse non siamo poi tanto diversi...” disse l'ex galeotto alla ragazza “... entrambi cerchiamo qualcosa e sebbene le nostre ricerche mirino a cose differenti, infondo tutti e due ambiamo a ritrovare noi stessi...” sorrise “... vorrei avere il vostro stesso ottimismo circa la possibilità di liberarmi di questa maschera... spero dunque che abbiate ragione voi... ma comunque andrà qui, vi prometto che con o senza maschera io vi aiuterò a scoprire qualcosa sulla vostra famiglia... vi sono debitore e se ora vago libero è grazie a voi.” Da lassù più si faceva chiaro, più apparivano distinte quelle regioni sconosciute ai due. E quando arrivarono in cima videro finalmente quel paesaggio, fino a quel momento abbandonato nelle tenebre notturne, illuminarsi improvvisamente al Sole nascente, dissolvendo come fumo le ombre che fino ad allora lo avevano percorso e coperto. Agli occhi dei due viaggiatori apparve così la chiesa di San Michele. Era una costruzione non troppo grande, di gusto romanico, con uno cortile che precedeva il porticato e l'ingresso ad arco su colonne circolari. Un alto campanile affiancava la facciata e all'interno, nell'abside che terminava l'unica navata, candele accese ardevano davanti al Crocifisso sull'altare e sui lati, dove si trovavano la statua della Vergine col Bambino a sinistra e quella dell'Arcangelo Michele a destra. Il prigioniero entrò e fece cenno a Tessa di seguirlo. Si segnò con l'Acqua Santa, per poi inginocchiarsi un attimo davanti all'altare. Accese allora due candele davanti alla statua dell'Arcangelo, una per sé ed un'altra la diede a Tessa affinchè la ponesse tra le altre già accese. E in quell'istante la ragazza si accorse di qualcosa. Di un dipinto che lei aveva già visto. Raffigurava una donna. E non una donna qualunque. Era infatti Gaya, principessa di Sygma, moglie di Ardeliano e Granduchessa di Capomazda. All'improvviso nella navata entrò un sacerdote. “Perdonatemi...” avvicinandosi a lui la maschera di ferro “... abbiamo udito che su questo monte dimora un anacoreta che in passato fu un maniscalco.” “Si...” annuì il religioso “... vive nei paraggi credo... non ho mai veduto il suo eremo e le uniche volte che l'ho incontrato è stato quando egli veniva qui in chiesa per pregare...” Ed uscì. Il prigioniero allora raggiunse la soglia della chiesa e restò a fissare fuori, quasi attendesse un cenno. Fu allora che vide qualcosa. Una gabbianella di colore blu che stava immobile su un Crocifisso in legno conficcato tra i cespugli. L'uccello restò a fissare l'uomo mascherato e poi si alzò in volo. Un attimo dopo planò e cominciò a svolazzare in cerchio davanti alla chiesa. L'ex galeotto, incuriosito, fece un passo verso la gabbianella e quella prese a volare verso degli alberi. “Che strano...” mormorò il prigioniero “... sembra quasi che tu voglia indicarmi qualcosa...” fissando l'uccello. Ed in quel momento si accorse che accanto all'albero su cui si era posata la gabbianella vi era un sentiero semicoperto dalle piante. “Presto, Tessa...” l'uomo alla giovane donna “... venite, presto...” E con lei imboccò il sentiero sotto lo sguardo della gabbianella blu. E alla fine del sentiero i due videro una piccola grotta, davanti alla quale, quasi come segno, pendeva un ramo di olive selvatiche carico di foglie che si agitava a causa del forte vento che soffiava ora sul monte. http://www.unnuovovolo.it/var/nuovo_...aneo_popup.jpg |
Mi illuminai nel vedere i suoi occhi schiudersi lentamente, quasi stessi assistendo ad un prodigio.
Ed in un certo senso lo era visto che avevo creduto a lungo che non li avrei mai più rivisti. Poi sorrisi a quelle parole, e lo osservai sgranchirsi, avevamo dormito completamente vestiti, e non era certo la cosa più comoda del mondo. Infine quel bacio leggero, e il suo sorriso, come invidiavo il suo sorriso, così innocente ed ignaro. Lo attirai a me e lo baciai, assaporando avidamente le sue labbra per interminabili istanti, quasi volessi essere partecipe della sua spensieratezza che io non conoscevo più da moltissimo tempo. Poi mi rifugiai nuovamente tra le sue braccia. Sapevo bene cosa mi aspettava, lo avevo vissuto mesi prima, sapevo in che abisso rischiavo di sprofondare, e quanto desiderassi farlo, pur sapendo che mi avrebbe distrutto. Bramavo e temevo quell'oscurità, che mi avrebbe portato a non provare più niente, ad un'alienazione totale e profonda, dove non esistono emozioni, e perciò non esiste il dolore. Era quello che volevo, che desideravo disperatamente, e nello stesso tempo ciò che temevo di più. Sapevo che la palestra non sarebbe mai bastata, per quello scendevo in quella bettola a Miral, per quello non evitavo nemmeno una rissa nelle osterie, per quello combattevo guerre di cui non mi importava niente: per non essere costretta ad ascoltare quel dolore, la cui voce stordivo con il vino e con il sangue. Ora però era di nuovo lì, reclamando la mia anima. Chissà, magari lui riuscirà a salvarmi da quell'oscurità, lui che è pura luce. O magari invece l'unica che può salvarmi è la stessa che si lascia andare, come posso vincere una guerra che non ho alcuna intenzione di combattere? Lui aveva avuto solo un assaggio di quella profonda e intensa oscurità che cresceva dentro di me, nutrendosi della mia anima. E come era naturale, non aveva compreso. Come poteva, dopotutto? Non avrebbe mai dovuto conoscere una simile atrocità. Chiusi gli occhi, con la testa appoggiata sulla sua spalla. "Raccontami il tuo sogno, ti prego.." mormorai "Io.. io non faccio che incubi da molto tempo.." sospirai, con una tristezza infinita "E quella nave volante? Poi mi sono addormentata ieri sera... l'ha trovato il Tesoro che cercava?" alzando gli occhi tristi su di lui. Non sapevo se sperare o meno che riuscisse a leggermi nell'anima. Perché se ci fosse riuscito, mi avrebbe guardato nello stesso modo? Forse era meglio che non sapesse, che non conoscesse la parte più oscura del mio essere, non volevo che la mia oscurità distruggesse o anche solo scalfisse la purezza della sua luce. |
Ozzillon continuava, nonostante le insistenze mie e di Rida.
Quando lui usci`, mi rivolsi alla ragazza. "Rida, quella non e` solo una storia. Quella donna e` una strega. Voleva convincermi ad unirmi a lei, ma io non ho voluto. Allora lei mi ha maledetta con l'Estasi della Strega. Poi ho perso i sensi e mi sono ritrovata qui. C'e` anche altro. Quei costumi e quelle maschere sono magici: chiunque li indossi si trasforma nel personaggio a cui si sente piu` affine. Ti giuro Rida, e` tutto vero, non pensare che io ti stia mentendo." Cercavo di essere il piu` convincente possibile. Doveva saperlo e io speravo che mi potesse aiutare. |
Mi bacio' la mano....come se da molto tempo non avesse le attenzioni di nessuno...e se mi guardavo attorno con attenzione....sembrava che lì non vi entrasse nessuno da molto tempo ....... Felice di avere chi finalmente potesse leggere coni suoi occhi che erano quelli dell'anima...ando' a cercare la tela.....tra tante la trovo'..non era molto grande.......ma ogni dettaglio appariva ben proporzionato, la campagna di Capomazda.......la luna.....che cosa aveva visto il Priore.....i miei sensi si misero all'erta....e mentre osservavo il quadro mi accorsi che una parte della campagna assumeva una forma umanoide.......era di grosse proporzioni....anche se .....quella forma in realtà sembrava a tratti cambiare forma e diventare nebbia...mantenendone i tratti..........i colori in quella parete erano molto piu' brillanti...davano sul rosso...un rosso purpureo.....il rosso del sangue......." Molto spesso ci sono uomini di Chiesa che possono farci rimanere esterefatti...per la loro conoscenza...e per il loro modo di approcciarsi al mondo innaturale.........Questo quadro....e' vivo......e la sua vita non e' data solo dalla bravura del pittore......ma dall'anima che lo abita...oppure diciamo da chi abita questi luoghi.......gli artisti come voi sanno cogliere anche cio' che pensano di non aver mai visto e poi per una sorta di fuga dalla realtà ecco che avete riprodotto questa meraviglia......Sapete che non mi avete detto ancora come vi chiamate ?.......a...non dimentichiamoci......voglio brindare con voi...alla nostra amicizia alla Locanda......questo Palazzo...mi avvilisce..."......
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Il quadro dentro il Santuario era lo stesso che avevo visto in sogno!
Stavo per dirlo al prigioniero, quando un sacerdote entrò nella chiesa e Bernard gli chiese informazioni sul maestro indicatoci dal fabbro. Fui così costretta ad aspettare di essere di nuovo soli, per potergli parlare. Una volta usciti dal santuario, mi guardai intorno. Il panorama che si vedeva da lassù era superbo! Una grande piana si stendeva sotto il monte, circondata da alte colline e, di quando in quando, si poteva scorgere qualche rocca abbandonata emergere dagli alberi. Il prigioniero mi richiamò alla realtà, facendomi notare un sentiero nascosto, che portava alla grotta in cui viveva il maestro. Fu allora, mentre camminavamo, che gli dissi "Messere, avete notato il quadro dentro la chiesa? È esattamente quello che mi è apparso in sogno, ricordate?" |
Quel suo abbraccio spontaneo mi fece rimanere senza parole, a parte il terribile scenario e per fortuna Rodolfo fece portare via il corpo martoriato di Azelle..Maruania...ovvio..sapevo erano i nostri nemici, e come avevo detto a Teofilus e aveva detto il Vescovo era strano rimanessero lì senza fare nulla. Avvertivo la tensione e disagio del Duca..Guisgard avrebbe agito con rabbia proclamando di rivendicare l' oltraggio e avrebbe affrontato tutto questo senza paura. Mi staccai da lui, eppure Guisgard mi aveva abbracciato molte volte ma quell' abbraccio era diverso..e non aveva il profumo leggero e fresco che lui amava e lo caratterizzava.
Come chiesto dal presunto taddeide andai nelle mie stanze e mi tolsi gli abiti per indossare le vesti da notte, ero tremendamente perplessa e sola..mi misi a piangere..avevo davanti a me la vista di quella donna bellissima usata e umiliata e non potevo parlarne con nessuno..questo mi mancava..la sua presenza e le nostre chiacchierate e confidenze e poi lui che voleva salvaguardarmi da tutto ciò che potesse farmi del male. Mi sedetti sullo scrittoio e iniziai a scrivere una missiva dove dicevo a mio padre avrei accettato le nozze con mio cugino Ludovico, chiamai Rosa che era una mia fedele servitrice e le dissi di farlo recapitare domani al fornaio, lui sapeva che farne (qualcuno ricorderà lo citai all'inizio come unione tra me e mio padre a Sygma). Mi sedetti sul letto e lì mi misi a pensare a il vero ultimo incontro tra me e Guisgard e, ovviamente, non avevo detto ai presenti alla colazione... Eravamo sulla sponda del ruscello vicino Corte e lui innervosito tirava dei sassolini nell' acqua "Allora? Hai deciso se sposare tuo cugino? E te ne vai via così e ti sposi senza amore a Sygma?". Io lo guardai, era nervoso e irrequieto "A parte il notaio sostiene tu devi fare un patto scritto per annullare le nostre nozze e tu non ci credi, e lo dicono altri notai di Corte ma tu non opporrai resistenza visto in tre anni non ti sei mai impegnato con me..quindi renderai il matrimonio a Sygma valido, ma non per gli alti" lo osservavo e sapevo di mentire spudoratamente, come avrei potuto sposare un altro. "Si, accetto di sposarlo, eccoti la futura Regnante di Sygma, ho già risposto positivamente". Si voltò verso me turbato e seguì quel solito silenzio misterioso tra noi, mi sedetti e lui vicino a me.."Bene te ne vai..grazie di tutto..vai a sposare quel Principe senza valore, ormai sei la sua Promessa no?" io ribattei "Se tu mi avessi sposata o ti fossi solo fidanzato sarei la tua" continuando a mentire sul fatto avessi accettato ma in me vi era forse la volontà visto notavo non era interessato a me. "E la lettera di quel tuo ammiratore segreto che hai in mano? Altra povera tua vittima.." disse lui ridendo e ribattei "Inutile la apra tanto sono già impegnata". D' un tratto lui si avvicinò a me e le nostre labbra erano vicine, sentivo il suo profumo e il suo respiro.."Amo guardare i tuoi meravigliosi occhi verdi e..". Mi alzai di scatto "Vuoi prendermi in giro come sempre..a quante dici così..i miei baci non ti sono mai interessati, scusa devo tornare a Corte" fuggii mentre sentivo egli mi chiamava.."Altea..torna qui". Avessi saputo non lo avrei più rivisto..pensai alle parole di lady Sissi..no, macchè Gioia perduta...presi l' anello di quella Granduchessa, regalo dell' Austero, e nessuno mai disse chi fu la sovrana a portarlo e lo misi in uno scrigno e presi l' anello di rubino con lo stemma di Sygma e lo misi al dito con una lacrima, non avevo la forza di parlare con mio nonno, scrissi un biglietto dove lo avvertivo di tutto questo e avevo mandato pure una missiva a mio padre, lo diedi a un servo e mi stesi sul letto addormentandomi. http://i58.tinypic.com/5bp7vd.jpg |
Li fissai entrambi, cercando di rimanere imperturbabile.
Chiaramente, non era la loro vista che rischiava di far nascere in me turbamento, bensì le affermazioni che stavo per proferire; tuttavia, dovevo farmi forza....... Da quando, molti anni addietro, avevo trovato Dio, il pensiero di Lui era stato la mia forza e il mio sostentamento, e avevo portato avanti questo mio essere con serenità, senza dover celare nulla ad alcuno, al contrario, dichiarando al mondo la mia fervente devozione; ora, questo stato di cose stava per cambiare, avrei dovuto rinnegare l'Onnipotente, anche se solo per finzione, e questo per difendere la Sua Parola......Talvolta, le faccende degli uomini assumono sfumature tentacolari, forse perché è l'uomo stesso ad esserlo.... No, non mi sarei tirato indietro, e non avevo lasciato nulla al caso, nessun dettaglio, nemmeno quello che avrebbe potuto risultare insignificante; non avrei avuto con me nemmeno la presenza rassicurante di quelle Sacre Scritture che mi vennero donate, tanti anni prima, da un cavaliere sconfitto, in una terra lontana; le avevo affidate a don Nicola, se fossero state scoperte la mia missione sarebbe finita con un bruciante fallimento....... "Poco importa" , mi ritrovai a pensare, infine, "Dio è ovunque, soprattutto nei nostri cuori" Salutai rispettosamente i nuovi interlocutori, prima di rispondere; -Galgan è il mio nome, e costui è il fido Lucas- indicando il mio giovane scudiero. Avevo deciso di fornire le nostre vere generalità, e non un nome fittizio, pensando al mio stato di Capitano delle Guardie, probabilmente i due messeri, se avessero parlato di me a lord Cimmiero, avrebbero potuto scoprire l'inganno, ponendo fine alla mia caccia, quindi mischiai la verità alla menzogna, in una sorta di folle delirio; -E come ogni cavaliere- proseguii, mesto, -Ho intrapreso una cerca, che spero mi porti ad una ragione per continuare a vivere. Da tempo, in Capomazda, come nel mondo, imperversa il vecchio, l'antico, il vetusto; ordini antichi come la storia stessa trascinano la propria esistenza donando agli uomini un vuoto nulla, l'illusione di un paradiso, di una vita dopo la morte, di una ricompensa per l'uomo che si dimostrerà retto........E tutta questa vuota illusione porta il nome scritto in forma di tetragramma, illusione che l'uomo accetta......Povero scellerato- Abbozzai un lieve accenno di sorriso, come a contrastare la tempesta che avevo nell'animo; -Occorre rinnovamento, occorre un nuovo ordine- |
Icarius strinse a sé Clio.
“Anche io mi sono addormentato...” disse lui piano “... in verità, quando hai chiuso gli occhi, sono rimasto a fissarti e credo di averlo fatto fino a quando mi sono poi addormentato anche io... ho sperato di rivederti, di incontrarti nei miei sogni... la nave volante? Non lo so dove è volata stanotte, dopo che entrambi ci siamo addormentati... ma se ha trovato o meno il Tesoro, quello dipende dal suo capitano... perchè se fossi stato io al timone di quella nave allora lo avrei trovato... sei tu il mio tesoro, Clio... solo tu...” E restò ad accarezzarla a lungo, con dolcezza. Si era accorto dell'inquietudine nei suoi occhi, ma non chiese nulla alla ragazza. Pensava infatti dipendesse dalla morte di Azelle. |
Altea dopo aver scritto quel biglietto si stese sul letto e si addormentò.
Fu una notte silenziosa e solitaria, ma senza sogni. La dama si svegliò poco dopo l'alba, quando il nuovo giorno era giunto ad illuminare il palazzo e l'intero ducato. E tutto si era già destato. Infatti dal cortile salivano le voci ed i rumori provenienti dai servi già impegnati con le loro mansioni. |
“Ma dai...” disse Rida, sorridendo a Gwen “... avevi la febbre alta e probabilmente il delirio ti ha fatto fare qualche brutto sogno. O magari, mentre dormivi, leggendoti questa fiaba ti ho procurato confusione tra veglia e realtà.” Le toccò la fronte. “Ora stai meglio. Su, fatti una bella dormita e domattina tutto sarà passato. Compreso il ricordo di questi strani ed assurdi sogni.” Ed uscì, lasciandola sola.
Un'oretta dopo cominciò ad albeggiare. |
Fortunatamente fu una notte tranquilla, temevo quei sogni soliti su Guisgard, la Gioia e quella voce che mi seguiva e sembrava diabolica.
Vi era fermento a corte e guardai le mie mani..qualcosa di insolito..già l' anello di smeraldo aveva preso il posto con quello di rubino ma il mio cuore era rimasto fedele solo a uno. Mi vestii e uscii andando a fare colazione e vidi passare Rosa.."Rosa, mi raccomando la missiva quando vai al mercato" dissi mentre sentii stringermi lo stomaco..ma tanto ero certa lui era il sosia e se il vero Guisgard fosse da qualche parte sicuramente non pensava a me. |
Il Re di Cuori ed il Fiore meraviglioso
Com'era dolce e rassicurante il suo abbraccio, e per un momento sperai che potesse lenire le ferite che la morte di Azelle aveva riaperto e fatto sanguinare nuovamente.
Gli sorrisi piano, alzando gli occhi su di lui, rendendomi conto che non mi aveva risposto. "Dunque non lo rammenti, il sogno in cui c'ero anche io? O non vuoi raccontarmelo?" Alzandomi appena, puntellandomi sul gomito, con un timido sorriso "O magari chissà, l'hai detto tanto per dire.." Facendogli l'occhiolino, sperando di riuscire ad apparire vagamente divertita, nonostante la tristezza che si era ormai impossessata di me. Sapevo di non poter restare lì per sempre, che avrei dovuto affrontare di nuovo la morte di Azelle e tutte le sue conseguenze. Sapevo che mi avrebbe sopraffatto, così come sapevo che non potevo permettere che accadesse, che dovevo restare lucida e razionale. Ma per farlo avevo bisogno di forza, forza che non riuscivo più a trovare dentro me stessa, per quanto lo detestassi. |
Rida non mi aveva creduta. Avevo cercato di convincerla, ma erq stato tutto inutile e mentre avevo cercato di fermarla, lei era gia` uscita.
Cercai di dormire, ma niente. Appena chiudevo gli occhi, quelle scene al palazzo mi si presentavano davanti agli occhi, come a ricordarmi che tutto cio` era successo davvero, non me l'ero immaginato. Non riuscivo a prendere sonno. Mi stavo convincendo del fatto che, forse, come aveva detto Rida, era a causa della febbre e della storia. Proprio quando, dopo circa un'ora, stavo per prendere sono, alcuni deboli raggi di sole mattutino filtrarono attraverso le finestrelle del caravan. |
Altea attraversò i corridoi, fino a giungere in una bella e luminosa sala, dove vi era Rodolfo che attendeva il duca per la colazione.
“Buongiorno, milady...” disse guardando Altea “... venite pure... a quanto sembra siamo i primi stamani... forse Sua Signoria non ha riposato bene, visto l'orrendo episodio di ieri sera.” Entrarono due serve, una delle quali era Simoinin. “Appena arriverà Sua Signoria” fece Rodolfo “servite pure la colazione. Immagino stia ancora dormendo.” “In verità” disse Simoinin “Sua Signoria non è nei suoi alloggi. Credo non vi sia mai entrato stanotte.” “Davvero?” Turbato Rodolfo. “Strano... ma cos'hai?” Fissando Simoinin. “Sembri stravolta...” “Credo di essermi sentita male stanotte, signore...” rispose la serva “... ma ora va meglio...” non rammentando di essere stata colpita da Clio. |
“Ogni mia storia ed ogni mio sogno hanno te come protagonista...” disse Icarius, prendendo le mani di Clio nelle sue “... vuoi sapere cosa sogno ogni notte? Sogno di te. Sogno di fare l'Amore con te, di fuggire insieme a te e di nasconderci in un luogo solo nostro... io non sogno viaggi, perchè non ho bisogno di venirti a cercare, né fantastico di tesori perduti, poiché il mio unico bene è qui accanto a me ogni giorno... sei tu, Clio...” guardandola negli occhi “... e non dico mai nulla tanto per dire... dimmi cosa vuoi sapere, Clio... dimmi cosa cerchi... cosa ti manca per dirmi si, per essere felice con me... dimmelo, ti prego...”
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Salutai Rodolfo e mi sedetti ed entrò Simoinin, finsi indifferenza.
"Probabilmente il Duca avrà voluto vagare per la Corte o in giardino, era solito farlo..non mi stupisco" dissi tranquillamente. Pure Rodolfo era preoccupato per Simoinin, scossi il capo "Io ho dormito benissimo...l' Austero era solito dirmi non dormiva bene chi aveva dei sensi di colpa". Simoinin mi servì il the e io finsi di muovere il braccio e mi spostai appena e la serva fece cadere il the a terra.."Ma come ti permetti...mi volevi forse farmi prendere una bella scottatura..o sei ancora scossa...osa rifarlo di nuovo e te ne vai da questa Corte" e guardai Rodolfo...era a suo servizio..la difendeva. |
Il cielo che si schiarì.
Il rosato splendore dell'alba, poi il Sole che lasciava piano l'Oriente. E quei verginali raggi di luce dorata raggiunsero il volto di Gwen. Fu un attimo. Un vago formicolio sul suo corpo, poi un senso di calore. I suoi occhi mutarono, così come le mani ed i piedi. La pelle bianca cominciò ad essere attraversata da intensi brividi, per poi rivestirsi, un attimo dopo, di piume bianche. Fu solo un attimo. Il Sole aveva ormai lasciato l'orizzonte. Gwen era mutata in una bianca colomba. http://www.sapere.it/mediaObject/ico...mba-bianca.jpg |
“Oh, mi spiace, milady...” disse Simoinin ad Altea, per poi chinarsi e pulire “... non accadrà più...”
“Forse sarà meglio che lasci fare ad altri per oggi.” Rodolfo alla serva. “Oh, non siete soddisfatto dei miei servigi, signore?” Rammaricata la servitrice. “Probabilmente non ti senti ancora bene.” Rispose Rodolfo. “Tutto qui. Ora va pure.” Simoinin mostrò un inchino ed uscì. “Sua Signoria tarda parecchio stamani...” impaziente Rodolfo. Ma proprio in quel momento entrò un servo con un biglietto per Altea. |
Ascoltai le sue parole, con un leggero sorriso sulle labbra, ad occhi chiusi.
Restai stupita dalle sue ultime parole. Sapevo che, per una volta, ero io a non poter rispondere a quella domanda. Perché sapevo che gli avrebbe fatto male, e l'ultima cosa che volevo era farlo soffrire. Ma sapevo anche di avergli già risposto. E mi sfuggì un sorriso pensando a quanto mi infastidiva Guisgard che continuava ad evitare di dirmi quel sì che mi avrebbe liberato, nascondendolo spesso dietro un bacio. "Non hai avuto ieri le risposte che cerchi?" Mormorai, con voce suadente per poi alzare lo sguardo su di lui e incatenare le sue labbra in un bacio appassionato. |
Non ebbi il tempo di scorgere i deboli raggi solari, che avvertii una strana sensazione.
Sentii come un formicolio in tutto il corpo e uno strano calore invadermi. Nel giro di pochi secondi, avevo abbandonato il mio corpo da umana per dare spazio ad una colomba bianca. La maledizione si era compiuta. E io non avevo potuto fare niente per impedirlo. Non sapevo che fare. Provai ad emettere qualche suono, ma i deboli cinguettii che emisi non servirono a molto. Potevo solo rimanere li` e aspettare che qualcuno, speravo Rida, entrasse e si accorgesse di me. |
Rimasi allibita..l' aveva difesa, nonostante avessi detto dei miei dubbi..e quando se ne andò "Messer Rodolfo, non voglio quella donna si avvicini a me..mi segue ovunque..è entrata dentro lo studio del maestro Teofilus senza bussare...per origliare..se volete vado a vedere io del Duca o mandate qualcuno".
Poi arrivò un servo con un biglietto..rimasi perplessa..forse era mio nonno Mandus che rispondeva, lo presi e lo lessi. |
Quel bacio.
Icarius rispose con passione e slancio, prendendo Clio fra le braccia ed assaporando con infinito piacere, con enfasi e trasporto il sapore caldo delle labbra di lei. E le mani di lui presero a scendere e a salire lungo la camicia della ragazza, fino a quando scivolarono sui bottoni che la chiudevano. E prese a sbottonarla piano, per poi accarezzare ogni tratto di pelle lasciato libero dallo stretto corpetto. “Voglio spogliarti...” disse in un sospiro il presunto duca “... adesso...” Ma proprio in quel momento qualcuno bussò. “Milady...” Simoinin dall'altra parte della porta “... messer Rodolfo vi attende per la colazione...” |
Gwen, sotto forma di colomba, restò chiusa in quella stanza, fino a quando la porta si aprì ed entrò Rida.
“Gwen...” disse “... ma dove sei?” Guardandosi intorno. “Possibile sia già uscita?” Si accorse della colomba. “E come sei entrata tu?” Aprì la finestra e con un lenzuolo scacciò l'uccello, fino a costringerlo a volare fuori. Così Gwen si librò nell'aria. Cavalcava il vento, solcava il cielo e tutto intorno a sé divenne in un attimo piccolo e lontano. Stava volando sui tetti di Capomazda. E nel guardare in basso, dove c'era il carrozzone, vide i suoi amici che la cercavano. Ma inutilmente. |
Potevo sentire le sue mani, le sue labbra che mi facevano venire i brividi.
Quasi esistessimo solo noi al mondo, è tutto il resto fosse chiuso fuori. Sentivo la mia pelle scottare sotto il tocco delle sue mani, e la camicia che si sentiva terribilmente di troppo. Poi quella voce, e i miei occhi si serrarono immediatamente perché lui non potesse vedere la mia espressione. Chinai il capo. "No..." Sussurrai, alzando poi gli occhi appassionanti nei suoi. Dovevo liberarmi di lei. "Grazie di avermi avvisata..." Dissi, a voce alta "Ho fatto un po' tardi, non mi sento molto bene..." Senza togliere gli occhi dai suoi "Lo raggiungerò appena posso..". Certo non potevo uscire con lei davanti e Icarius nella stanza. |
“Andiamo, è solo una serva...” disse Rodolfo ad Altea “... cosa volete che origli? Sarà curiosa, ma non fa certo male a nessuno. E poi abbiamo tanti di quei problemi che preoccuparmi di una serva mi sembra stupido.”
Altea aprì poi quel biglietto che così diceva: “Non tradirmi e non mostrare a nessuno questo biglietto. Hanno messo un altro al mio posto ed io non ho nessuno di cui fidarmi. Mi sei rimasta solo tu. Trova il modo di raggiungere la Cappellina della Vergine che sorge lungo la strada di accesso in città verso Mezzogiorno. Che nessuno ti veda. Guisgard” “E' di qualche ammiratore, milady?” Sorridendo Rodolfo ad Altea. |
“Oh,capisco, milady...” disse Simoinin a Clio “... volete che vi porti qualcosa? Non so, una tisana, o una camomilla? Magari forse del tè caldo? Oppure se volete posso riferire a messer Rodolfo che siete indisposta e dunque di fare colazione senza di voi?” Restando fuori dalla porta chiusa. “Se invece preferite che avverta il medico di corte non abbiate pensiero a dirmelo.”
Intanto Icarius, quasi fosse un gioco sensuale ed ardito, incurante del dialogo tra la bella spadaccina e la serva, cominciò a baciare il collo e poi le spalle di Clio, fino a scendere con le labbra su ciò che dei suoi seni lo stretto corpetto non riusciva a trattenere. |
"Sarà una serva..ma è allarmante tutto questo..però avete ragione, come dissi ieri sera, non dobbiamo mica ora fare una lotta alle streghe, già abbiamo visto come hanno ridotto quella donna...però qui qualcuno è poco affidabile".
Lessi il biglietto e stavo quasi svenendo, guardai Rodolfo e mi alzai in piedi.."Scusate, forse ricordare Azelle mi ha scosso vado nelle mie stanze, perdonatemi col Duca". Uscii e mi rinchiusi in camera...era vero? O una trappola..eppure sapeva proprio era un altro sul seggio ducale..fosse stato Gvineth...o peggio Cimmiero? Cosa stava succedendo, vidi entrare Petronilla e gli dissi di dire a Bensuon di farsi trovare prima di mezzogiorno nelle scuderie. Non mi fidavo ad andare sola..ma lo avrei tenuto a debita distanza, se mi fosse successo qualcosa lui avrebbe saputo dove ero. Fu così che me ne andai nel mio angolo segreto nel giardino, cercavo di distrarmi leggendo ma gli occhi cadevano sul biglietto..eppure era la sua scrittura..e guardai l' anello sygmese sospirando..fosse stato veramente lui? |
Il Re di Cuori ed il Fiore meraviglioso
Mantenere un tono di voce fermo e distante era davvero un'impresa, quando avrei voluto solo abbandonarmi a quei baci impertinenti e seducenti.
"No, grazie.." Dissi alla serva "Ho solo bisogno di riposare... Dite pure a Rodolfo di non aspettarmi...". Maledizione, te ne vuoi andare? Non sapevo per quanto sarei riuscita a mantenere quell'autocontrollo. |
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