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Persi il controllo del tempo, impegnata ad osservare il corpo di Reddas.
Rimasi ferma ad osservarlo penzolare, guardai alcuni uccelli che vi ci si posavano sopra, beccandone alcune parti. “ È già l’ora di pranzo?” Domandai stupita quando venni raggiunta da Silvia. La seguii e mi cambiai, indossando un abito scuro, probabilmente non il più adatto per un pranzo ma non mi importava. Volevo solo quel colore nero brillante sulla mia pelle. Allora raggiunsi il salone, notando di essere effettivamente affamata. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Nikolaj rise guardando Gwen.
“Aspetta...” disse Elv “... aspetta... risolviamola tra noi... io e te...” “Perchè dovrei, sciocco?” “Se sei forte come dici avrai in breve la meglio, no?” Elv. “Poi potrai finire il tuo lavoro.” “Cosa intendi?” “Ti sfido a duello...” fissandolo Elv “... io e te... da soli...” Silvia aiutò Dacey a prepararsi. Raggiunsero poi insieme il salone per il pranzo. Qui tutto era pronto, col il Maresciallo, Fagianus ed il barone che attendevano la ragazza. Nel vederla entrare subito gli occhi di Minsk la catturarono, guardandola per tutto il tempo che lei giungesse a tavola. “Sempre incantevole, madama...” disse il barone baciandole la mano. “Direi di cominciare con un brindisi...” il Maresciallo “... alla morte di quel cane di Reddas!” “No, brindiamo alla bellezza, non alla morte...” fece il barone “... brindiamo piuttosto a lady Dacey... fiore di Monsperone...” alzando il calice e guardando la ragazza con insistenza. |
No.
No, Elv stava sbagliando tutto, no. Perché non lo aveva attaccato alle spalle così da permettermi di finirlo? A duello, poi. Nikolaj, da nobile, aveva ricevuto un'educazione in merito, ma Elv? "La questione riguarda tutti"mi intromisi io "E se Nikolaj è convinto di poterci far fuori tutti insieme, non vedo perchè togliergli il piacere. No?" guardandolo con aria di sfida. Speravo di poter evitare il duello in questo modo, perché potevamo farcela se collaboravamo, ma dovevamo essere coesi e compatti. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
C’era qualcosa di inspiegabile ma meraviglioso nell’essere osservati così intensamente dall’uomo che si ama e che ti ama.
Lo sperimentavo per la prima volta grazie a Lui e mi sembrava che ogni altro sguardo ricevuto prima d’ora, da chiunque, non avesse il minimo valore. Sentirmi guardata da lui, esplorata nelle espressioni del mio viso e nelle forme del mio corpo testimoniava la voglia che lui aveva di me, sempre famelico e appassionato. Ed io, nel guardarlo a mia volta, svelavo la mia voglia di saziare la sua fame. Era un costante scambio di sguardi, un parlare silenzioso che ci legava anche in presenza di altre persone, che divenivano piccole, insignificanti a confronto di Lui e dei suoi occhi magnetici. Raggiunsi il tavolo, ogni mio passo sotto il vigile controllo del Barone, ed andai a sedere proprio accanto a lui. Solo allora, avendolo vicino, ritrovai il pezzo di anima che mi mancava, quello che stava legato a doppio filo con l’anima di Minsk. “ Si, un brindisi!” Con voce allegra, prendendo subito il calice e levandolo in alto. Brindare alla morte di qualcuno, poteva apparire macabro ma non potevo certo dirlo io che ero rimasta a lungo ad osservare il morto. Tuttavia il Barone corresse mio fratello, proponendo di brindare a qualcosa di più bello e vitale. A me, alla mia bellezza. Quella sua dedica mi fece ribollire il sangue nelle vene e dovetti appellarmi al mio più forte autocontrollo per impedirmi di baciarlo lì, dinanzi a tutti. “ Siete sempre così galante con me, non posso che ritenermi una donna fortunata per aver catturato il vostro sguardo.” Sapevo che mio fratello sarebbe rimasto estremamente compiaciuto, povero sciocco, non aveva compreso che il legame tra me e il Barone andava ben al di là delle sue subdole manovre politiche, che andava al di là del potere e delle alleanze famigliari. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Tra corpi sudati, gemiti incontrollati, grida di piacere, l'odore delle lenzuola bagnate, il letto diventato ardente.
Poi la foga di lui nel possederla, l'avidità di lei nel volerne sempre di più. E in quell'amplesso amorale, perduto, lascivo e depravato, quel bacio. Preceduto da quelle parole. Parole d'amore. I due si baciarono, senza smettere di possedersi, di godere, di penetrare l'uno nell'altra. Caddero fra le lenzuola abbracciati, continuando quella danza di corpi arroventati. Si baciavano, si toccavano ovunque. Più e più volte. “Ti amo...” disse baciandola lui. Ed infaticabile continuava a farla godere, a soddisfarla. A lungo continuarono, senza pudore e senza preoccuparsi del mondo fuori da quella camera. E così, insieme, raggiunsero il piacere più alto. Un orgasmo unico, profondo, travolgente, totale. Le loro mani si strinsero, le dita si intrecciarono. Gemettero insieme, ansimando forte. Aegos la baciò per impedirle di gridare. Ma Lys avrebbe voluto gridare forte, con tutta l'anima. Alla fine, stravolti, persi, caddero addormentati in un rilassante abbraccio. “No, potrebbe ucciderci tutti e tre.” Disse Elv a Gwen. “Non è più un semplice vampiro.” “Esatto.” Ridendo Nikolaj. “E lo dimostrerò...” allora soffiò su di loro. Un attimo dopo persero i sensi e fu solo buio. Il brindisi ed il vino finì nei loro calici. Poi cominciò il pranzo. Dacey sentiva lo sguardo di Minsk su di lei. Su ogni piega del suo corpo, su ogni fattezza del suo viso. Uno sguardo insistente, caldo, virile, profondo. Uno sguardo che sembrava volerla spogliare all'istante, strappandole ogni parte di quell'abito, metterla sul tavolo e farla impazzire, perdere, stravolgere. Il Maresciallo chiacchierava di politica, di tasse e del suo odio per i chierici. Fagianus annuiva, proponeva, sottolineava, ideava. Mangiavano e parlavano, col barone che a cadenza quasi regolare interveniva. Il suo sguardo però non lasciava mai Dacey. “Immagino” disse ad un tratto Minsk “che lady Dacey trovi noiosa questa discussione. Direi dunque di coinvolgerla... parlateci di come avete trovato Monsperone. Vi piace? Vi ispira? Vi trovate come fosse casa vostra, madama?” Guardandola con un sorriso. |
Non ebbi il tempo di oppormi e rispondere che persi i sensi.
Era dunque così che finiva la mia esistenza sulla terra, dopo mille lunghi anni? Buffo, era proprio vero che la vita poteva andarsene in un soffio... Riuscivo anche ad essere sarcastica, strano visto che ormai stavo salutando la mia esistenza. Avevo comunque la consapevolezza di aver vissuto, amato, amavo Elv più di quanto si potrebbe mai amare al mondo e quel era un bel pensiero per andare via. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Pian piano Gwen aprì gli occhi.
Era seduta su una sedia nel salone della torre, ben legata con una catena d'argento, probabilmente incantata e quindi indistruttibile. Accanto a lei ancora svenuti stavano Elv ed Ivan, anch'essi legati. |
Aprii gli occhi con stupore.
Ero viva? Molto strano. Ed ero legata ad una sedia, con una catena presumibilmente d'argento. A questo avremmo pensato dopo. Intanto, Ivan ed Elv erano ancora senza sensi e anche loro erano legati. Dove accidenti era quel bastardo? Cosa stava architettando? Oh, solo uno di noi due sarebbe uscito vivo da questa guerra. E di sicuro non sarebbe stato lui. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
I nostri corpi uniti l'uno all'altra, in quell'amplesso che bruciava i nostri corpi e intrecciava le nostre anime.
Sentivo il cuore accelerare, lo sguardo perdersi nei suoi occhi, le braccia che lo cercavano, lo stringevano, lo volevano disperatamente. Era meraviglioso, era tutto incredibilmente meraviglioso. Lo sentivo in me, sentivo quelle spinte così vigorose, quell'eccitazione folle. Mi beavo dei suoi gemiti, erano la cosa più bella che avessi mai sentito, non ne avevo mai abbastanza. Ero come in uno stato di trance, come sospesa in un limbo meraviglioso dove esisteva solo il piacere, il nostro piacere, solo noi. Solo noi... Quella stanza era il nostro mondo, e tutto il resto non importava, esisteva solo quella viriltà che mi violava con forza e passione, quelle labbra che cercavano disperatamente le mie, per incatenarle in un gioco senza fine dove morivamo e rinascevamo insieme. Solo noi... Poi quelle parole, così belle, così speciali, così nuove per me. Il mio volto era luminoso come mai lo era stato fino a quel momento. "Oh Aegos.." sussurrai, baciandolo ancora, e strignendolo a me. Era meraviglioso, incredibilmente meraviglioso. Ci girammo, e rigirammo, il piacere era semrpe più intenso, e noi eravamo sempre più uniti, sempre più stretti in quell'abbraccio che ora era tutto il nostro mondo. Sentii poi il mio corpo esplodere, mi aggrappai a lui, facendogli segno con gli occhi che ero lì, che ci ero vicina, che stavo per arrivare al culnine, che stavo morendo e volevo farlo sulle sue labbra. Allora e solo allora lui si lasciò andare, in quel modo che adoravo, con quelle parole che annunciavano il suo orgasmo che divennero in quel preciso istante le mie preferite. E poi lo sentii, esplose con me, fissandomi negli occhi, abbracciati e stretti. Sentire quei gemiti forti, incontrollati era meraviglioso. Ma poi lui mi baciò, per impedirmi di gridare, e io riversai in quel bacio tutta l'eccitazione, la voglia e tutto ciò che non potevo spiegare. Finchè poi, sfiniti, non cademmo sul letto, stretti in quell'abbraccio che racchiudeva ormai tutto il nostro mondo. Un'altra cosa nuova, nuova e bellissima per me. Lì, stretta in quell'abbraccio meraviglioso, con la testa che poggiava sulla sua spalla, le braccia intorno al corpo, provavo qualcosa di unico, di magico, di incredibile. Qualcosa che credevo non mi sarebbe mai stato concesso. Perchè io.. io.. beh, ero io. Alzai lo sguardo per vedere Aegos che cadeva addormentato accanto a me. Dovevo dirglielo, dovevo dirgli la verità, anche se magari sarebbe scappato. Non mi importava, in quel momento non mi importava di niente che non fosse lui. Non volevo scappasse, certo, ma nemmeno farlo vivere in una bugia. Mi sporsi verso di lui, lo baciai dolcemente, e mi abbandonai in quell'abbraccio che cullò tutti i miei sogni. Provavo qualcosa di nuovo nel mio cuore, una sensazione strana ma bellissima, che custodivo gelosamente, di cui assaporavo ogni battito. Ero felice, felice come non ero mai stata in vita mia. E sua, immensamente sua. https://i.pinimg.com/564x/71/f8/56/7...9ee6f164b9.jpg |
I discorsi degli uomini.
Così mio padre, e mio fratello dopo di lui, definivano le conversazioni, a pranzo e a cena, tra gentiluomini . Discorsi dunque a cui non ero mai stata ammessa. Tuttavia ascoltavo, sempre, fin da bambina ascoltavo e incameravo ogni informazione utile. Ma quel giorno invece neanche le mie orecchie sembravano voler partecipare ai discorsi da uomini. Nella mia testa non entrava alcun suono, tutto il mio corpo era concentrato solo e soltanto sul Barone, e il suo sguardo. Il suo solito sguardo famelico, che mi faceva morire dentro per poi rinascere un istante dopo, quello sguardo così audace come l’uomo che lo lanciava, quello sguardo che portava dritto alla perdizione. Ah, se solo fossimo stati soli, anche in quella sala da pranzo, ignorando il pudore per lasciarci andare al desiderio dei sensi. Quando mi sentii interpellare rimasi per un istante basita, sbattendo le mie lunghe ciglia e voltandomi quindi a guardare tutti e tre gli uomini a tavola. Posai le posate con cui distrattamente stavo tagliando della carne. La mia opinione, qualcosa che difficilmente qualcuno chiedeva proprio a me. Questo dimostrava ancora una volta quanto di speciale ci fosse nel Barone. Dimostrava di accettare ciò che gli avevo detto fin da subito, non volevo essere una donna sottomessa al proprio marito ma essere alla pari, perché insieme saremo stati più forti in quel mondo. “ In realtà il silenzio non nasce dal disinteresse quanto dal mio interesse per l’ascolto. Qual è la mia opinione?” Feci una piccola pausa, volevo godermi l’attenzione di tutti i presenti rivolta soltanto su di me. “ Ormai considero Monsperone come casa mia e come tale penso sia sempre necessario abbellirla, migliorarla, renderla più vivibile e produttiva. Ritengo che sia necessaria una seria politica che disciplini il lavoro nei campi, con una fiscalità sul raccolto proporzionale alla reale disponibilità annuale delle messi. La gente sta bene e non protesta quando ha la pancia piena quindi togliere loro la maggior parte del raccolto anche in periodi di magra, aumenta i malumori e porta alla bassa delinquenza con furti e bracconaggio. In generale penso che limitarsi a reprimere senza risolvere il problema scatenante alla radice sia un modo miope di governare, perché è vero che il popolo obbedisce al padrone che teme ma lo fa ancora più volentieri con il padrone che ama. Questo è ciò che penso.” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
I nostri occhi si intrecciarono in una miscela di improvvisa passione. Definire il motivo di quella esplosione amorosa non era possibile, non era certo per volere della Rosa Nera ma proprio del Destino.
Per anni mi ero arrovventata tra le fiamme di quella maledizione e ora la maledizione stessa mi donava qualcosa di splendido. Il suo viso e le sue labbra sempre più vicine alle mie per poi fondersi in un unico bacio potente tale da rompere lo specchio dell'incanto che dalla nascita mi cingeva alle sue catene. Un bacio passionale e di amore e il mio corpo che aderiva al suo mentre continuavo a giocare coi suoi capelli in quel gioco di labbra e lingua e sospiri. Udii la voce del servitore e guardai il mio cavaliere nei suoi intensi, enigmatici e mutevoli occhi azzurri. Inviato dal mio PRA-LX1 utilizzando Tapatalk |
Gwen aveva ripreso conoscenza, a differenza di Elv ed Ivan, ritrovandosi incatenata a quella sedia come gli altri due vampiri.
Ad un tratto udì dei passi. Arrivò allora Nikolaj nella sala buia. “Eccoci alla fine del viaggio, amica mia...” disse con un sorriso sadico “... poteva essere diverso, andare in un altro modo ma il Fato ha voluto così... ora uno di noi morirà... tu... insieme a questi due disgraziati... fra un momento aprirò le finestre e la luce del Sole entrerà... sai, avrei potuto usare i paletti, un Crocifisso o anche qualche goccia di Acqua Santa... ma poi ho voluto fosse la luce ad uccidervi... perchè? Perchè è più lento... perchè soffrirete... morire piano lascia il tempo di pensare... e forse tu dovevi pensare molti secoli fa... invece di mandarmi via... peccato...” ridendo. “Saresti stata una politicante perfetta, cara sorella.” Disse il Maresciallo a Dacey. “Dietrologia e populismo fuoriuscivano dalle tue parole come il latte da un formaggio fresco.” Fagianus sorrise. “Io invece trovo molto giuste le parole di madama.” Intervenne il barone. “Niente affatto banali, anzi. Sembra che una ragazza abbia idee più chiare di voi, miei degni consiglieri.” Il Maresciallo e Fagianus si scambiarono un'occhiata alquanto turbata. “Essere amato e non temuto, odiato, rispettato.” Continuò Minsk. “Amare...” fissando Dacey “... la cosa più difficile al mondo... conquistare terre, imperi... ma conquistare il cuore di una donna... questo è davvero difficile...” bevendo “... brindiamo all'amore, amici miei... quello vero... egoistico... ossessionato... assoluto... immortale... l'amore senza regole, né limiti... all'amore.” Alzando il calice. Anche il Maresciallo e Fagianus alzarono i loro per brindare. Altea baciò quel cavaliere e poi guardò nei suoi occhi azzurri e profondi. “Suvvia, ora si va a tavola.” Disse ridendo l'inopportuno custode. “Altrimenti si fredderà ed andrà a male.” Annuì il vecchio. “Si, ho molta fame...” il cavaliere fissando Altea negli occhi e poi le sue labbra ancora calde "... nel corpo e nel cuore..." Quella notte di passione continuò anche per tutta la mattinata, fino a portare i due amanti a perdersi in quell'amplesso profondo, travolgente, assoluto, in cui le grida di piacere di Lys si confusero e fusero nei gemiti liberatori di Aegos. Tutto in unico abbraccio, in un solo respiro, in un'estasi meravigliosa e devastante. Lei guardò gli occhi azzurri di lui farsi grandi, chiari, alterati dal piacere e da quell'esplosione che invase la bella padrona nel profondo. Poi caddero entrambi stremati e sudati fra le lenzuola. Fu qualcuno che bussò alla porta a svegliare Lys. Lei allora si ritrovò sola nel letto. Quel letto ancora caldo, ma ora vuoto per metà. |
A quelle parole sorrisi e poi mi alzai per seguire il servitore prendendo il cavaliere per mano.."Chissà in che sala si consumerà il pranzo" guardandolo e poi dissi sottovoce "Ora però dovrai dire il nome a colei che hai baciato e ti ha baciato...o non ti fidi di me?" guardandolo sempre nei suoi occhi.
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Sentii dei passi e Nicolaj arrivò.
Ascoltai in silenzio il suo totale delirio. "Perché allora non te la prendi solo con me, invece di coinvolgere anche loro? Vendicati, fai pure, sfoga il tuo stupido delirio di onnipotenza, ma lascia liberi loro. Anche perché, è alquanto chiaro che non mi pentirò mai della decisione che presi. Chiaro come il sole, proprio..." con sarcasmo, piegando appena il capo di lato. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Nessuna sorpresa, mio fratello non comprendeva il senso delle mie parole e le bollava senza porsi alcun interrogativo.
Lui che di fare politico aveva poco o nulla e che preferiva risolvere le questioni usando la spada. Un atteggiamento contro il quale mi ero pronunciata contraria. Perché avevo visto a cosa portava . “ Naturalmente le mie sono solo parole durante un pranzo, l’esperto sei tu caro fratello.” A denti stretti, come strette erano le mie labbra che sottili si piegavano in un falso sorriso di circostanza. Continuava a sottovalutarmi ma presto avrebbe visto che cosa io ero veramente. Il mio volto si trasformò immediatamente in un sorrisetto trionfante sapendo di avere l’appoggio del Barone e dovetti davvero trattenermi quando persino rimbeccò Fagianus e il Maresciallo. Ancora una volta fui preda della voglia per Lui. E poi quelle parole sull’amore... Sorrisi, come se davvero avesse bisogno di conquistare il mio cuore quando mi ero già votata completamente a lui, anima e corpo. Proprio in quell’amore senza regole e limiti che lui descriveva. “ I vostri discorsi prima di un brindisi sono sempre affascinanti, e sempre così veritieri.” Alzai il mio calice, in segno di approvazione e mi concessi qualche istante per godermi nuovi sguardi del Barone. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Altea prese il cavaliere per mano ed insieme seguirono il vecchio custode che li condusse in una stanza per mangiare.
Si sedettero ed il vecchio servì loro il pasto. Era tutt'altro che sontuoso, visto che nelle scodelle c'era della frutta secca e qualche bacca selvatica. “Buon appetito, miei signori.” Disse il vecchio, per poi andare via. “Poveretto, deve essere tutto matto.” Il cavaliere ad Altea. “Il mio nome?” Sorrise. “Perdonatemi, ma un voto fatto alla mia partenza mi impedisce per ora di pronunciarlo e rivelarlo. Vedete, ho perso tutti i miei beni per aver seguito in guerra il mio feudatario e per questo ho deciso di giungere qui a Sygma per vedere questo castello, il mio unico bene rimasto. Fino a quando non avrò preso possesso di questo luogo il mio voto mi impedirà di pronunciare il mio nome con onore.” “Sciocca...” disse con disprezzo Nikolaj a Gwen “... ho giurato al mio padrone di uccidervi tutti...” legandosi una benda sugli occhi. Allora si avvicinò alle finestre e cominciò ad aprirle, una dopo l'altra. La luce del Sole così penetrò nella stanza, scaldando ogni cosa e dissipando tutte le ombre. Alzarono tutti i loro calici, brindarono e poi continuarono il pranzo. E per tutto il pranzo il barone non distolse lo sguardo da Dacey e solo a stento rivolse qualche fugace occhiata al Maresciallo ed a Fagianus per qualche loro intervento. Poi il pranzo terminò e Minsk seguì il Maresciallo e Fagianus, dopo naturalmente aver salutato Dacey. Silvia allora accompagnò la ragazza nella sua camera. Qui un servo le portò un bigliettino da parte del barone. |
Lo guardai senza mostrare alcuna emozione.
Mise una benda sugli occhi e poi aprì le tende, tutte, una dopo l'altra. Era finita, ma andava bene così. Avevo vissuto bene, avevo avuto Elv, ci eravamo amati intensamente, ci eravamo donati completamente l'uno all'altra, eravamo stati legati da un vincolo eterno, che andava oltre il tempo, oltre il mondo stesso, la vita e la morte, non avevo assolutamente nulla da rimpiangere. "Ti saluterò l'inferno appena arriverò. Ci vediamo lì, caro" con tono sprezzante e un sorriso sereno. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Rimasi a guardare il bel cavaliere misterioso ma annuii mentre addentavo della frutta secca.."E così sia...ditemi...una guerra...di cosa si tratta? Avete combattuto molto immagino".
Si ha combattuto molto..e combatterà per Amore...e vidi la Rosa Nera osservarci e una visione di una battaglia e sussultai. Poi guardai il ragazzo.."Parlatemi anche del vostro antenato" rimanendo a fissarlo in quella immagine. http://montrealfilmjournal.com/wp-co...s/M0000928.jpg |
Il pranzo proseguì e terminò, sempre con il Barone che mi concedeva il suo sguardo.
Era del suo sguardo che mi ero innamorata, giorno dopo giorno, fino a diventare completamente dipendente. Quasi non avevo toccato cibo perché erano i suoi sguardi a bastarmi per sentirmi bene. Finito il pasto mi congedai dai tre uomini, lasciandoli a nuove questioni sul governo e la gestione del potere, e tornai nella mia stanza. Tante cose erano accadute da quella mattina e ancora più da quella notte. Ma ciò che attendevo restava l’arrivo del crepuscolo. Fui raggiunta da Silvia poco dopo e presi il biglietto che mi porgeva. Lo rigirai tra le dita prima di aprirlo, dando le spalle alla ragazza, volendo leggere privatamente, essendo la nota scritta dal Barone stesso. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Il sole mattutino che filtrava dalla finestra, illuminando il letto teatro dei nostri giochi più sfrenato.
Il ricordo di quella notte, delle sensazioni forti, della lussuria, della passione ma anche di tutto ciò che di nuovo e bellissimo mi aveva legato a lui. I suoi baci, le sue carezze, le sue parole d'amore, e poi quell'abbraccio. Quell'abbraccio che ci aveva accolto dopo la passione, la queste dopo la tempesta, quell'abbraccio che aveva reso tutto più vero, più unico, più nostro. Mi svegliai felice e appagata come non lo ero mai stata, mi voltai verso di lui, sorridendo... ma lui non c'era. Mi girai e rigirai nel letto, ma lui non c'era. Un moto di terrore mi prese. Era mattina.... era mattina ed ero ancora lì. Mi ucciderà... Ma in realtà sapevo che se il mio padrone avesse voluto punirmi, non si sarebbe limitato ad uccidermi. Sobbalzai nel sentire che qualcuno bussava, mi alzai, indossai l'abito rapidamente e andai ad aprire, con il cuore in gola. https://i.pinimg.com/564x/ea/f1/d4/e...eff89faa70.jpg |
Il Sole entrò, invase la stanza e Nikolaj si abbandonò ad una trionfante risata.
E a quelle parole di Gwen, con disprezzo, tirò un calcio alla sua sedia, facendola cadere pesantemente all'indietro. Fatto ciò andò via. Dall'abito di Gwen però rotolò fuori la fiala del barone, che finì contro le catene d'argento di Elv. Si ruppe e sciolse un paio di anelli della catena. Era un unguento magico ed aveva appena dissolto una catena incantata. Lesto Elv si alzò e con la manica a proteggersi gli occhi corse verso le finestre, richiudendole tutte velocemente, per poi accasciarsi a terra un po' intontito dalla luce solare. Anche il cavaliere cominciò a mangiare. “La guerra” disse ad Altea “è bella solo nei poemi e nei romanzi. Nella realtà è fatta solo di distruzione, orrore e morte.” Mangiando. “Il mio antenato si chiamava Ruggero, della nobile stirpe degli Altavilla... seguì il duca Ardeliano qui a Sygma e per la sua fedeltà ottenne questo castello che ora è passato a me. Anche se devo dire è parecchio decadente...” guardandosi intorno “... e voi? Parlatemi di voi... siete sposata avete detto...” fissandola. Dacey aprì il biglietto che così recitava: “Quando il giorno e la notte tratterranno il respiro, lasciando il mondo in un breve crepuscolo incantato, trovati sotto la grande quercia reale del giardino. Arriverò per portarti via. Ti amo...” |
Quel bastardo mi fece ribaltare con tutta la sedia.
Ero bloccata, completamente. Qualcosa di inaspettato però era successo. La fiala era caduta dal mio vestito, rompendosi e facendo uscire l'unguento, che aveva sciolto le catene di Elv. Lui infatti, libero, era corso a chiudere le tende, ma poi si era accasciato a terra. "Elv, stai bene?" lo chiamai, avrei voluto raggiungerlo, ma ero bloccata e non avrei potuto fare nulla. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Rimasi a fissare le parole scritte in una elegante calligrafia, quindi richiusi con attenzioni il biglietto e lo sistemai tra le stecche del mio corsetto, all’altezza del cuore.
Socchiusi gli occhi, per un attimo mi lasciai andare all’immaginazione, la mente già al crepuscolo, già davanti a me stava il mio amato, baciato dal rosso del tramonto. “ Silvia, ti do il resto della giornata libera. A domattina, ora va, prima che cambi idea.” Non volevo nessuno che mi intralciasse, che notasse qualcosa e che mi impedisse magari di arrivare alla quercia nel momento prestabilito. Volevo essere libera di raggiungerlo e di seguirlo, ovunque avrebbe voluto portarmi. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
"Ruggero della stirpe degli Altavilla...quindi un nobile molto Cattolico, discendente da una nobile stirpe, io credo voi lo assomigliate molto...si questo Palazzo è piuttosto diroccato, magari Voi sarete colui che riporterà la libertà in queste povere lande" sospirando.
Poi le sue parole e smisi di mangiare guardandolo in volto.."La mia famiglia, appunto, è Sygmese, una delle più importanti...la famiglia de Bastian. Si, mi hanno dato in sposa a un uomo orribile, sono fuggita da lui..mi prenderete per pazza...grazie ad un fantasma afragolignonese, magari potrei portarvi pure nella dimora dove sta" pensando se dirgli della maledizione o meno.."Mi hanno costretta a sposarmi perché mi ritenevano folle, sulla mia Casata incombe una Maledizione chiamata il "Tormento dei de Bastian" poiché è dovuta a una mia antenata detta la Rosa Nera...presumo ella fosse l' amante del vostro Ruggero d' Altavilla" mostrandogli finalmente il medaglione con l' effige del simbolo che il guardiano aveva visto pure "Il guardiano ha detto che apparteneva al suo padrone". Non dissi altro per non turbarlo.."Per ottenere di nuovo i vostri averi...dovete eliminare il Barone" secca, senza complimenti "Ucciderlo, a voi la morte non fa paura no...ne avrete ucciso di cavalieri e uomini importanti, solo allora gli Afragolignonesi saranno vendicati" con moto di odio pensando a quell' uomo infame. |
Lys aprì la porta e trovò il taverniere sulla soglia.
La guardava tutta, con aria lasciva ed un sorriso sudicio. Probabilmente le sue grida di piacere erano echeggiate in tutta la taverna. “Buongiorno, madama...” disse quasi sbavando “... ecco... è ora di pranzo e volevo accertarmi che la signora non avesse fame...” “Si si...” disse alzandosi Elv da terra “... si, sto bene...” scuotendo la testa per destarsi “... ho chiuso le finestre appena in tempo...” raccolse allora la fiala rotta, ma ancora intrisa del serio e riuscì a tagliare la catena di Gwen e poi quella di Ivan. “Sei stato grande, Elv!” Esclamò Ivan. Silvia fu piacevolmente sorpresa dalle parole di Dacey. La ringraziò e andò via. Ora la ragazza poteva attendere il crepuscolo senza nessuno che la controllasse. Il pomeriggio trascorse lento, ma l'attesa di quell'incontro era viva, pulsante in lei. Al tramonto molti dei servi erano impegnati perlopiù nelle cucine del palazzo, mentre i soldati si dedicavano ai turni di guardia. Alcuni di essi per ordine del Maresciallo calarono giù il cadavere penzolante di Reddas dalla torre. Infine, finalmente, giunse un magico crepuscolo su Chanty. Il cavaliere ascoltò attentamente Altea. “Si...” annuendo “... sono qui per reclamare la mia eredità e sono pronto a battermi per i miei diritti.” Prese la mano di Altea. “Io non so molto di maledizioni, ma come avete ben detto la mia stirpe è Cattolica da sempre...” stringendo la mano di lei nella sua “... non conosco altri fantasmi, se non quelli dell'anima, che tormentano... ma se vorrete, io vi sarò accanto... non solo per combattere i vostri spettri, ma anche per liberarvi da quel matrimonio bugiardo...” guardandola negli occhi “... se vorrete...” |
Sulla soglia c'era il taverniere, lo guardai un attimo perplessa.
Era ora di pranzo, sì... e Aegos? Dov'era andato Aegos? Una parte di me sognava ci fosse lui dietro la porta, con un vassoio pieno di leccornie per la colazione. Dove sei? Quella domanda rieccheggiò nella mia mente, ancora e ancora, attivando i miei poteri, cercandolo. Dove sei? Mi bastava vedere il suo viso, sapere che stava bene. Dove sei? Era così nuova per me quella sensazione di voler davvero sapere dove fosse, che cosa stesse succedendo. Mi mancava, lo volevo, lo volevo vicino. Ma era molto più di questo, volevo stesse bene, volevo saperlo al sicuro. Era una sensazione così nuova e strana. Mi resi conto che il locandiere mi stava ancora fissando. "Oh grazie, siete molto gentile, il tempo di rendermi presentabile e scenderò..." sorridendo "Avete visto scendere il mio servo, per caso?" chiesi, già che c'ero. |
Fortunatamente Elv riuscì ad alzarsi, il sole non aveva avuto il tempo di indebolirci troppo.
Sciolse le nostre catene e subito gli buttai le braccia al collo, baciandolo. Eravamo ancora qui, vivi e stavolta avremmo lottato ancora di più. "Sì, bravissimo" ripetei, sorridendo. "Tu stai bene?" ad Ivan. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
La sua mano prese la mia mano, così esile e bianca ma che sapeva pure destreggiarsi bene con Volpe Ambrata e sorrisi con impeto.."Certo che voglio...a una condizione..che voi mi diate del tu.." e mi alzai lasciando la sua mano ma non per andarmene ma per avvicinarmi a lui e soavemente mi posi sulle sue ginocchia, il mio corpo aderente al suo.."Allora, dovrai pure combattere per Chanty o qui non potrai rimanere, il Maresciallo, che è pure braccio destro del Barone, ti farebbe fuori all' istante...quindi dovrai macchiarti o di una o due morti..io credo in te, come nel valore dei nobili e cattolici Altavilla" e lo baciai con passione "Io appartengo a te e non a quel Fulminaccio Casale che mi hanno obbligata a sposare" continuando quel bacio di sospiri.
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Guardai Silvia andare via e passai il resto del pomeriggio nella mia stanza, tentando di ingannare il tempo, ora leggendo, ora spazzolandomi i capelli allo specchio, ora passeggiando qua e là nervosa.
Di tanto in tanto gettavo una rapida occhiata alla finestra, per controllare il cielo e quando lo vidi finalmente imbrunire, avvertii ancora più tensione. Decisi che era il momento di prepararmi, indossando un magnifico quanto aderente abito di pizzo nero come la più oscura delle notti. Il palazzo era sempre pieno di persone, fortunatamente tutte molto indaffarate e questo mi permise di camminare fino alla quercia, il punto esatto indicato dal Barone, tranquilla e indisturbata. |
“No, madama...” disse il taverniere a Lys “...pensavo fosse ancora qui con voi...” sorridendo lascivo “... in verità ho visto il ragazzo che correva via, ma qualche ora fa...l'altro... quello vestito da stalliere non è mai uscito da questa stanza...” guardandola tutta, rammentando come gridava fino a poco prima.
Intanto lei cercava Aegos. Lo cercava con la forza dei suoi poteri e con la disperazione di una solitudine ora insopportabile, che faceva male. Ma nulla. Non vide nulla. “Si, sto bene...” disse Ivan a Gwen. “Mi chiedo ora dove sia andato quel verme di Nikolaj...” mormorò Elv “... fuori è giorno, dunque sarà ancora nella torre immagino...” Il cavaliere rispose al bacio di Altea. Un bacio caldo ed appassionato, stringendo a sé il bel corpo di lei, seduta sulle sua ginocchia. “Prima voglio affrontare tuo marito...” disse piano sulle labbra di lei “... subito... ardo di gelosia nel sapere che lui può vantare diritti su di te...” fissandola. Dacey scese nel giardino, abbigliata degli stessi colori della notte, in quel vestito aderente e scuro che disegnava e modellava in maniera superba il sensuale corpo della ragazza. Nessuno la notò, quasi come se il crepuscolo fosse intriso di un qualche incanto, un sortilegio che l'avesse resa simile ad un'ombra. Come un'antica strega raggiunse la grande quercia reale, coi suoi rami frondosi e divaricati come lunghe braccia verso l'infinita vigila di quella notte. Arrivò ed attese. Allora un'ombra emerse dai giochi del chiaroscuro, dai tratti vaghi. La guardava con occhi luminosi e rossi. Gli stessi del barone. Cominciò ad avvicinarsi, fino a mostrarsi alla ragazza. Era un lupo. Un grosso lupo nero come la notte. La raggiunse e le sfiorò la mano con la lingua, in un gesto affettuoso. Poi, come a voler farsi seguire, la condusse via, fuori dal palazzo e poi da Monsperone. Verso il bosco, verso la notte e verso tutti i suoi misteri. https://media.giphy.com/media/aTNPrrICvZNLi/giphy.gif |
"Infatti. Dobbiamo riuscire a coglierlo di sorpresa ed essere un passo avanti a lui, così da avere la meglio. Non mi interessa nient'altro ora, se non farlo fuori" con rabbia.
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Fu un bacio travolgente e poi seguirono quelle parole di ardore e rimasi un attimo perplessa, mi tornò in mente Furio acceccato dalla gelosia, al tempo voleva uccidere Fulminaccio e io ero una ragazza che non aveva mai affrontato il mondo, tutto quello trascorso, la cattiveria di quel marito violento che pure, forse, uccise lo stesso ragazzo non colpevole mi portò ad un impeto di vendetta.."E sia....liberami da lui" e lo dissi con convinzione perché mai come ora provavo un sentimento libero e pieno.
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La leggenda della Pieve di Monsperone
Quale fosse la nostra meta non lo sapevo, eppure io aspettavo sotto a grande quercia reale, pronta a partire.
Partire ovunque il Barone avesse desiderato portarmi. Rilessi il suo biglietto, giusto per essere certa di non aver sbagliato qualcosa nelle indicazioni. Ed attesi ancora fino a quando mi ritrovai quegli occhi. Quegli occhi che valevano tutto per me. Ma rimasi sorpresa trovandomi dinanzi un lupo. Rammentai il lupo che aveva fatto spavento al mio cavallo , facendomi cadere e smarrire la via. Il grande lupo nero però non mi faceva paura, avvertivo in lui qualcosa di famigliare e non ritrassi la mano quando si avvicinò per leccarmene il dorso. Quasi fosse una sorta di baciamano animale. Gli sfiorai un orecchio prima di decidermi a seguirlo, dovevo seguirlo perché lo dicevano i suoi occhi. Oltre le mura, lontano dalle case, lontano dalla civiltà fino a inoltrarci nei meandri più oscuri del bosco. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
“Si.” Disse Elv a Gwen. “Cerchiamolo, ma stiamo attenti.”
“Come procediamo?” Ivan. “Dividiamoci...” rispose Elv “... ma facciamo attenzione...” Allora si divisero, cercando ciascuno in una zona diversa della torre. “Si.” Disse deciso il cavaliere ad Altea. “Andiamoci ora...” fissandola “... ci presenteremo lì con un piano... tu fingerai di tornare da lui, io sarò travestito...” In breve Dacey si ritrovò nel cuore del bosco immerso in un imbrunire incantato. Il lupo era davanti a lei a guidarla. Raggiunsero una vecchia costruzione decadente, antica come poche altre costruzioni di quelle terre. Antichi riti furono svolti in questo luogo secoli prima. Il lupo ululò in modo sinistro, per poi entrare nella capanna diroccata. |
Niente.
Niente di niente. Lui non c'era, non c'era in nessun posto, e un terrore oscuro e atavico si impossessò di me. Dove sei? Dovevo trovarlo, dovevo trovarlo assolutamente. Dove sei? Era così strana quella sensazione, così nuova. Mi mancava, mi mancava l'aria. Dovevo trovarlo, qualunque cosa fosse accaduta, dovevo trovarlo. "Bene, grazie!" congedai spiccia il locandiere, chiudendo la porta. Non avevo tempo per lui ora, non avevo tempo per niente e nessuno. Dovevo trovare Aegos, a qualunque costo. Usai la magia per far apparire degli abiti più consoni. Un abito blu, leggerissimo e impalpabile, con una gonna in seta, e una scollatura ampia, provocante, bellissima, che faceva ben risaltare il mio seno. Ma nemmeno di quelli mi importava granchè. Dovevo capire che cosa fosse successo, dove fosse ora lui. Di una cosa ero certa, era il mio padrone il responsabile di tutto quello. In quel caso sarebbe venuto da me, immaginai. Ad ogni modo, ora dovevo trovarlo. Così, mi preparai per andarlo a cercare. https://i.pinimg.com/564x/e2/57/95/e...e05c6c2ef6.jpg |
Non ero molto d'accordo sul fatto di dividerci.
Avevo paura che avrebbe fatto del male ad Ivan o ad Elv, ma stavolta non glielo avrei permesso. Eravamo riusciti a salvarci una volta e questo ci aveva dato la forza per combattere ancora. Soprattutto per farla franca con quel bastardo. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Annuii al Cavaliere degli Altavilla e premetti la mano sul suo petto.."Ti prego stai attento, ma mi fido di te...ho il mio cavallo, dobbiamo attraversare il bosco....dove troverai dei vestiti adatti?".
Rimanendo su di lui mentre la mia mano sfiorava il suo petto per salire sul bel viso. |
Non avevo timore nel camminare sola nel bosco, per di più seguendo un lupo.
Poteva apparire una follia ma per me era normale, era abbracciare l’oscurità dentro di me. Raggiunta una vecchia dimora diroccata, la bestia vi entrò dentro e così feci anche io. Mi ritrovai in un luogo antico, senza tempo, intriso di storia e puro mistero. Vi entrai e mi sedetti, chiamando accanto a me il lupo nero, affondando le dita nel suo pelo. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Lys era pronta per uscire e cercare il suo stalliere.
Ma in quel momento lo specchio cominciò a luccicare. Poi un volto emerse dai suoi riflessi. “Lys...” disse una voce dallo specchio. Si divisero e cominciarono a cercarlo. Ma non trovarono nessuno. Nikolaj sembrava essere svanito nel nulla. I tre vampiri si ritrovarono nella sala al pianterreno. “Forse sarà nei sotterranei...” disse Ivan a Gwen e ad Elv. Ad un tratto dei rumori giunsero da fuori, seguiti da voci confuse. Il crepuscolo stava per cedere il passo alla sera ed alle tenebre. Altea era vicinissima a lui, con la mano sul suo petto e poi sul suo viso. “Userò uno dei miei mantelli...” disse “... mi fingerò un mendicante oppure un finto monaco...” sorridendo nel guardarla “... anche se ora gli abiti monacali stonerebbero un po' su di me...” avvicinandosi alle sue labbra e catturandole con un caldo bacio, carico di passione e desiderio. Come un'antica fata dei boschi, Dacey entrò nella capanna, sedendosi accanto a lupo, accarezzandone il pelo nero. Gli occhi rossi del lupo erano su di lei, mentre la sera prese il posto del crepuscolo. Le tenebre scesero sul bosco e da quel buio emerse una figura. “Dacey, ti aspettavo...” disse il barone avvicinandosi. Il lupo era sparito. Minsk indossava un lungo abito scuro da nobile cacciatore, simile ad una divisa da parata, con una unga spada che pendeva dalla ricca cintura. Prese la mano di lei e la fece alzare, per poi baciarla con passione e slancio, assaporandone ancora una volta le labbra e giocando con la sua lingua. |
Non lo trovai da nessuna parte e quando ci riunimmo, scoprii che neanche loro lo avevano trovato.
"Non saprei, comunque a breve farà buio, quindi è probabile che adesso sia uscito." Sentimmo poi dei rumori e cercai di guardare dalla finestra. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
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