Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 05-07-2011 05.45.12

“Vedo che ti sta molto a cuore la sepoltura di quel bambino.” Disse l’oscuro signore.
Fissò allora uno dei suoi ed annuì.
Il servitore fece segno a Melisendra di seguirlo e poco dopo la ragazza, con in braccio Gavron, si ritrovò di nuovo in superficie, accanto alla cappellina col Cristo Redentore.
Albeggiava su Capomazda e la natura cominciava a destarsi dagli incanti e dai misteri della notte.
Sulle torri della cittadella, quasi perse nella foschia del mattino, si intravedevano le fiaccole delle sentinelle, mentre sordi boati si udivano in lontananza, oltre la cinta muraria.
E di fronte all’angoscia di quel mattino, l’unico barlume di speranza, serenità e pace sembrava provenire dallo sguardo del Cristo della cappellina che brandiva, quasi come un’arma, la Sua Croce, unica difesa contro le forze del male che minacciavano quel turbolento mondo.
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Guisgard 05-07-2011 05.47.24

Monteguard restò sorpreso.
“Sorella…” disse pensieroso a Llamrei “… cosa contiene questo plico? E perché lo consegnate proprio a me?”
Fissò ancora quel plico, cercando di comprendere cosa nascondesse al suo interno.
“E perché dite di dover venire assolutamente con me? Parola mia che non ho la minima idea di ciò che mi state dicendo…”

Guisgard 05-07-2011 06.09.39

Quelle parole, racchiuse in un sospiro.
“Oh, Icarius… ti amo tanto cuore mio…” disse Talia, per poi perdere conoscenza fra le sue braccia.
Layla subito si avvicinò e fece cenno ad alcuni valletti di prendere Talia e portarla nel palazzo.
“No, che nessuno la tocchi!” Fece Icarius, tenendo la moglie fra le sue braccia.
Seguendo allora Layla, portò Talia nel palazzo, dove fu messa a letto a riposare.
“Avete già fatto abbastanza danni per oggi.” Disse Layla ad Icarius. “Lasciatela riposare tranquilla.”
“Allora aspetterò fuori da questa stanza.” Rispose il signore di Capomazda e di Sygma. “Aspetterò che riprenda conoscenza.”
“Vi ricordo che siete a casa mia, milord.”
“Le ho promesso di non lasciarla mai.” Replicò Icarius. “E né gli uomini, né la natura mi impediranno di restare accanto a mia moglie.”
“Siete uno sciocco…” con disprezzo Layla “… il fatto che Yelia abbia perso i sensi fra le vostre braccia non cambia nulla… è ancora molto debole e confusa a causa della malattia che l’ha costretta per lungo tempo a letto…”
“Io la porterò via con me…” fece Icarius.
Layla lo fissò senza dire nulla.

Il palazzo sembrava magico quella sera.
L’acqua delle fontane del verziere scorreva leggera e luminosa sotto la luce della Luna.
“Solo i migliori cavalieri possono partecipare al grande Palio di Sygma.” Disse Talia.
“Cosa sarebbe?” Chiese Icarius.
“Beh… una sorta di giostra, direste voi a Capomazda.” Rispose lei. “E vi partecipano tutte le contrade del regno. E’ uno spettacolo unico.”
“In tal caso andremo a vederlo.”
“Accorre gente da tutto il regno per poterlo vedere.” Entusiasta lei. “In quei giorni vi è ressa ovunque per le strade della capitale.”
“Si, ma io sono il signore di Sygma e mi daranno di certo un posto d’onore per assistere allo spettacolo!”
Talia rise.
“Beh, essere un pezzo grosso da i suoi vantaggi!” Esclamò lui.
“E’ per questo allora che tu ed i tuoi antenati avete conquistato Sygma!” Fece lei, fingendosi infastidita. “Ed io che pensavo ci fosse dietro un qualcosa di romantico e cavalleresco!”
“Dei miei nobili antenati non so...” avvicinandosi a lei “…ma io conquisterei Sygma solo per averti tutta per me…”
“Una guerra per conquistare una donna!” Esclamò Talia divertita. “Sei un megalomane o solo poco sicuro di te, milord?”
“Sono solo disposto a tutto pur di aver te, milady.” Facendole l’occhiolino Icarius.
Si alzò allora in piedi e si avvicinò ad uno degli alberi del verziere.
“Cosa fai?” Chiese lei.
“Incido sulla corteccia i nostri nomi.” Rispose lui.
“Vuoi solo farti perdonare perché hai preferito il Palio a me!”
“No, solo per buon auspicio. A Medoro ed Angelica ha portato fortuna.”
Talia rise.
“Però, pensandoci...” pensieroso lui “… per te Angelica va bene, essendo lei bellissima... ma lui era proprio insulso! No, dico... come si fa a scegliere lui quando invece puoi avere i migliori paladini di Francia!”
Talia lo ascoltava divertita.
“No, meglio un’altra coppia… Lancillotto e Ginevra?” Chiese Icarius.
“Non mi ci vedo nei panni di lei...”
“Erec ed Enide?”
“Lei è già più simile a me...”
“Tristano e Isotta?”
“E il filtro?” Domandò lei divertita.
“Non ho certo bisogno di un filtro per innamorarmi della mia bellissima moglie...”
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In quel momento Talia riprese conoscenza.
“E’ stato solo un attimo di debolezza.” Era Layla che parlava con Shezan, senza essersi accorta del risveglio di Talia. “Il Pegno del Cuore è una morsa e nessuno può uscirne. Appena sveglia continuerà a non ricordare nulla del suo passato.”
In quel momento Shezan, accorgendosi del risveglio della ragazza, fece un cenno a Layla.
“Ben svegliata, sorella.” Avvicinandosi Layla al letto. “Ti senti meglio ora? E’ stato solo un capogiro, niente di che. Vedrai che presto ti sentirai meglio, Yelia.”

Guisgard 05-07-2011 06.13.15

Giunti in infermeria Finiwell e Cavaliere25, subito i medici si occuparono della ferita del cavaliere.
Raggiunsero poi i loro alloggi nella caserma e finalmente poterono riposarsi dopo la brutta storia che li aveva visti protagonisti con Morrigan e Llamrei.

cavaliere25 05-07-2011 09.45.20

mi distesi sul letto e cercai di dormire ma i pensieri mi avvolgevano pensai se ero pronto per quella battaglia se ero al altezza poi pensavo a Finiwell sperando che guarisse infretta i pensieri mi avvolgevano in quel momento cercai di chiudere gli occhi e dormire

Talia 05-07-2011 15.13.13

Aprii lentamente gli occhi. Quel sogno era stato tanto reale che per un istante faticai a capire dove mi trovassi e a chi appartenessero le voci che udivo provenire da qualche parte lì vicino...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 33522)
“E’ stato solo un attimo di debolezza.” Era Layla che parlava con Shezan, senza essersi accorta del risveglio di Talia. “Il Pegno del Cuore è una morsa e nessuno può uscirne. Appena sveglia continuerà a non ricordare nulla del suo passato.”
In quel momento Shezan, accorgendosi del risveglio della ragazza, fece un cenno a Layla.
“Ben svegliata, sorella.” Avvicinandosi Layla al letto. “Ti senti meglio ora? E’ stato solo un capogiro, niente di che. Vedrai che presto ti sentirai meglio, Yelia.”

Ruotai lo sguardo e lo posai sulla donna, in piedi accanto al letto in cui ero distesa...
Yelia...
Sorella...
Il Pegno del Cuore...
Soppesai quelle parole, ma non dissi niente.
Appena sveglia continuerà a non ricordare nulla del suo passato... aveva detto.
Il mio passato...
Altrettanto lentamente e continuando a restare in silenzio, riportai gli occhi al soffitto decorato e li richiusi. Riflettevo.
Ricordavo perfettamente la passeggiata con lord Icarius, le sue parole, il suo bacio... ma per il resto la mia mente era di nuovo avvolta da quella nebbia densa che non mi permetteva di guardare più lontano.
E tuttavia qualcosa adesso affiorava da quella nebbia, qualcosa che prima del bacio di Icarius non c’era... non erano precisamente ricordi, era qualcosa di più indistinto e impalpabile, ma ugualmente potente: erano emozioni, sensazioni, l’eco di stati d’animo...
Ripercorsi per un istante il sogno che avevo appena fatto...
Icarius...
La gioia e l’amore...
Quella luce azzurrina e il silenzio ovattato di quel giardino...
Il Palio di Sygma...
I miei pensieri si soffermarono su quest’ultima cosa...
Sygma...
Cos’era Sygma?
Uno strano moto mi percorse l’anima a quell’idea e immagini convulse presero a sovrapporsi, mio malgrado, nella mia testa... Sygma... Sygma era affetto e gioia, Sygma era verde e marrone... Sygma e il Palio... l’allegria, la festa, la corsa, le grida, la felicità più viva o la delusione più nera... Sygma era l’infanzia e la spensieratezza...
Poi, improvvisamente, le parole di Layla mi attraversarono di nuovo la mente...
Yelia...
Sorella...
Sospirai.
Che cosa era vero, dunque?
Mi sentivo come chi, svegliandosi di soprassalto nel cuore della notte, ha difficoltà a riconoscere la realtà dal sogno e resta lì, immobile nel buio, cercando indizi che lo aiutino a capire.
Così ero io: immobile nel buio della mia mente, tentando disperatamente di riconoscere la verità tra le emozioni che mi generava Icarius e le parole che Layla infondeva nella mia testa con sorprendente mordente.
Riaprii gli occhi, infine, e tornai a guardare le due figure che stavano ancora ritte ai piedi del mio letto.
Ero ben decisa, ma quando parlai la mia voce suonò tanto fragile, remissiva e gentile da non offrire nessuno spunto per alcuna obbiezione.
“Dici bene, sorella mia...” mormorai, scostando leggermente le coperte e mettendomi seduta “Non è stato che un piccolo capogiro, dopotutto... tu dici che non c’è da preoccuparsi e così lo credo anche io. Ma desidererei prendere un po’ di aria fresca, adesso... sono certa mi farà bene! Così, con il tuo permesso, vorrei uscire in giardino.”
Mi alzai piano e, con un piccolo inchino, mi avviai verso la porta.
Magari, pensai tra me, Icarius era ancora lì... dovevo vederlo... desideravo vederlo.

Lady Dafne 05-07-2011 18.44.57

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 33483)
“Cosa c’è, Dafne?” Chiese Pasuan. “Perché non parli più? Cosa sta succedendo?”

Riuscii a stento a trattenere un forte conato di vomito alla vista di tanto sangue, di tanta carne viva e di tanto orrore.
"Oddio Pasuan, ci sono uomini ovunque ridotti in fin di vita, feriti come Ludovici. Alcuni credo che siano già morti. Dio, Pasuan... non ho mai visto tanta crudeltà..."
Mi aggrappai al suo braccio mentre un nodo mi serrava la gola.
"Dobbiamo liberarli, non so quanti siano i vivi e quanti i morti ma... dobbiamo portarli tutti fuori di qui... e dobbiamo andarcene velocemente anche noi. C'è troppo odore si sangue qui. Ti aiuto a liberarli e poi dammi la sacca d'acqua che c'eravamo portati, credo che questi uomini non bevano da giorni!"
Appena liberammo Ludovici cercai di parlargli, sperai che avesse la forza di parlarmi dopo essersi dissetato
"Ludovici, Amelya ci ha portato da te, come mai vi hanno rinchiuso qui? Chi è stato? Da quanto tempo siete qui e soprattutto, dov'è Amelya ora??"

Melisendra 05-07-2011 19.46.22

Passai sotto lo sguardo severamente indulgente del Cristo Redentore e disperai per mantenere il controllo.
Fuori di lì mi sentii al sicuro, ma presto sarei dovuto tornarci.
A stento raggiunsi casa. Mi chiusi dentro, cercando di tenere chiuse tutte le imposte. Appoggiai Gavron su un letto e iniziai ad armeggiare con dei vecchi stracci e qualche corda.
Avvolisi il corpo del mendicante in un macabro involto e uscii nel retro a scavare una buca. Dovevo farlo sparire.
Ero sfinita. Mi doleva ogni parte del corpo.
Avevo scavato accanto a una catasta di legno da ardere.
Quando la buca fu sufficientemente grande, trascinai l'involto contenente il cadavere per tutto l'orto e lo gettai dentro. Avevo le mani piene di fiacche.
Con un ultimo sforzo evocai gli spiriti e soffiarono a tal punto che la catasta crollò sul lato, andando a coprire la terra smossa. Nessuno avrebbe sprecato tempo a togliere di lì tutta quella legna e scavare.
Ma ora dovevo pensare a Gavron. Era debole e io non avevo abbastanza forze. Dove portarlo? Temevo di essere stata seguita.
Dovevo tornare là... chissà cos'era successo a Guisgard. Chissà cosa sarebbe potuto succedere.
Preparai una zuppa e cercai di far mangiare Gavron, che se ne stava sospeso in un preoccupante dormiveglia. Non sarei riuscita a portarlo molto lontano.
Me lo legai sulla schiena con una grande sacca da mercato e mi coprii con un grande mantello nero, trovato in un baule, che forse apparteneva a sua madre. Mi incamminai per strada, incappucciata e ben nascosta. Sembravo una vecchia donna con la schiena ricurva. Sperai che nessuno mi stesse seguendo.
Non c'era molta scelta. Bussai alla porta della casa di piacere e insistetti finché non mi aprirono. La strada era vuota. Il sole non era ancora tramontato, ma iniziava a scendere verso occidente, troppo presto perché quelle donne ricevessero i primi clienti.

Guisgard 05-07-2011 19.49.09

Il grande corridoio dei ritratti, dove erano esposti i dipinti degli Arciduchi, delle Granduchesse e dei loro figli.
Uno sfoggio di bellezza, nobiltà e potenza che poche altre aristocratiche dimore potevano vantare in Europa.
Se i Capetingi di Francia sono i più antichi regnanti europei, i Taddei sono di sicuro i più nobili.
Sull’ala destra, accanto ad un’alta vetrata, non vi era che un solo ritratto.
Raffigurava una giovane donna, di carnagione chiarissima come porcellana, capelli di un rosso pallidissimo ed un biondo solo appena accennato, con lo sguardo vivissimo di chi ha tanti sogni e non teme di viverli fino in fondo.
Gli occhi erano di un verde limpido e mutevole, i lineamenti perfetti ed aggraziati.
Aveva i colori e le forme delle donne del sud, quindi morbide ed armoniose, intrise di quella sensualità che in Linguadoca i bardi non avrebbero esitato a definire “falso bretone”.
Aveva gli abiti tipici della nobiltà del regno e fissava, con lo sguardo, qualcosa che sembrava perdersi nell’orizzonte in lontananza.
La donna ritratta era lady Rasile ed il quadro fu voluto da lord Ardross.
Inizialmente lord Rauger rifiutò di farlo entrare nel palazzo, ma dopo la tragica e misteriosa morte del suo nipote prediletto, la vecchia quercia taddeide volle che quel quadro comparisse assieme a tutti gli altri, forse per pietà, o forse solo per tentare di preservare un ricordo lontano.
Accanto a quel ritratto vi era una figura altera e silenziosa, avvolta nel silenzio del palazzo e negli ultimi colori del Sole morente.
Con una mano sfiorava quella tela, quasi temendo di destare quella donna dal suo sonno secolare.
“Signore…” disse all’improvviso qualcuno alle sue spalle.
“Cosa vuoi?” Voltandosi quasi con rabbia Izar, come se fosse stato destato da un antico tormento.
“Signore, volevo riferirvi che i vostri ordini sono stati eseguiti” rispose il servitore “e le liste con il consumo delle scorte sono state inviate al capitano Monteguard. Presto avremo una stima esatta di quanto tempo possiamo ancora resistere all’assedio.”
“Bene, puoi andare…” mormorò il filosofo, con un tono di voce ora più pacato ed ammansito.
http://www.ilpaesedeibambinichesorri...ola/Ettard.jpg

Guisgard 05-07-2011 20.00.44

Ludovici, appena fu libero, cadde come morto ai piedi di Pasuan e Dafne.
“Cosa succede? Dafne!” Disse Pasuan.
Allora strinse a sé l’amata ragazza, tenendola stretta come a volerla proteggere dall’angoscia che sentiva provenire dal buio che lo circondava.
“Ah…” ansimò Ludovici ormai in fin di vita “… ah… non… non indugiate o… oltre… in questo luogo…” raccogliendo le sue ultime forze “… salvatevi… pr… prima c… che… sia troppo… tardi… anche per voi…”
“Ma cosa significa tutto questo?” Gridò Pasuan. “Chi vi ha ridotto in questo stato?”
“Q… questo posto… è… è il covo di una… terribile stre… strega…” tossendo Ludovici “… essa ade… adesca gli… innamorati… e li conduce qui… per… per cibarsene… fuggite… via… in Nome… del Cielo…”
E spirò.
Pasuan impallidì e strinse con ancora più forza Dafne a sé.
“Era una trappola…” mormorò “… una maledetta trappola… Dafne… dobbiamo uscire di qui…”
Ad un tratto, alle loro spalle, dalla direzione in cui erano arrivati, cominciarono ad udire dei passi.
“Sento qualcosa…” disse il cavaliere “… qualcuno sta giungendo dalla stessa strada che ci ha condotti qui… Dafne, dimmi se vedi altre direzioni o passaggi davanti a noi…”
E l’unico passaggio, opposto a quello che li aveva condotti all’interno della tomba, era proprio davanti a loro
http://web.quipo.it/loladistefano/Fo...20ingresso.JPG

Guisgard 05-07-2011 20.32.15

La strada era deserta.
La gente ormai stava poco fuori e la maggior parte del tempo lo trascorreva in casa.
Si spendevano meno energie e non c’era il pericolo di consumare più del previsto le provviste della cittadella.
Questa era diventata Capomazda.
E questa situazione favorevole aiutò Melisendra ad uscire di casa indisturbata, con Gavron sulle spalle.
Con prudenza la ragazza percorse le stradine che conducevano lontano dal centro abitato.
“Mamma…” disse all’improvviso Gavron stringendo con una manina una ciocca dei capelli di Melisendra.
Era semiaddormentato ed aveva il viso su una spalla della ragazza.
“Mamma…” mormorò “… ti voglio bene…”
Finalmente Melisendra giunse davanti alla casa di piacere.
Bussò e poco dopo qualcuno aprì.
“Cosa cercate qui?” Chiese la ragazza che aveva aperto la porta.
“Cosa succede, Daydala?” Giungendo un’altra ragazza.
“Questa donna…” disse Daydala all’amica, indicando Melisendra “… ma cos’ha? Ma è un bambino?”
Le due ragazze si abbandonarono ad una sonora risata.
“Oh, milady…” fece Daydala divertita “… credo sia ancora troppo giovane quel bambino per poter apprezzare ciò che offre questo luogo! Riportatelo qui tra qualche anno!”
“Ma forse, per allora, ci verrà con le sue gambe!” Aggiunse l’altra.
E di nuovo scoppiarono a ridere.

Guisgard 05-07-2011 21.04.35

Cavaliere25 non riusciva a chiudere occhio.
L’ansia e la preoccupazione erano troppo forti.
“Neanche tu riesci a chiudere occhio…” disse all’improvviso Finiwell, anche lui ancora sveglio “… eh, già… ci siamo quasi ormai… presto dovremo concedere battaglia a quei maledetti… Capomazda non può resistere per sempre a questo assedio…”
Si sistemò meglio nel letto, piegando in due il cuscino per stare più in alto con la testa.
“Dai, tanto è inutile cercare di dormire…” tirando fuori dei dadi “… facciamoci una partitina. Sei pronto, ragazzo?”

Melisendra 05-07-2011 21.07.21

Varcai la soglia e mi tolsi faticosamente il mantello e liberai Gavron dall'imbragatura che avevo improvvisato. Lo posai delicatamente su un divanetto dell'anticamera.
"No, vi prego! Lasciate che parli con Lady Rachel..."
Appesa al fianco, vicino al pugnale portavo la piccola sacca in cui avevo stipato ciò di cui non potevo fare a meno. C'erano dentro una collana con le pietre a goccia, da cui non mi ero mai separata, un pettine e qualche moneta. Ma non solo.
Ne tirai fuori alcune collane e altri gioielli, gli stessi che avevo indossato al castello di Lord Cimarow. Li avevo presi, con l'intenzione di venderli per ricavarne denaro sufficiente per viaggiare e badare a me stessa. Mostrai alcune collane d'oro alle ragazze. Erano gioielli pesanti, d'oro lucente.
"Questo bambino non sta bene... ho bisogno che qualcuno si prenda cura di lui, fino a quando non starà meglio. Non tarderò a tornare a prenderlo... e posso pagare il vostro disturbo."
Mi chinai su Gavron, che aveva iniziato a delirare, perso in qualche ricordo lontano. Lo abbracciai e lo coprii con la coperta in cui lo avevo avvolto.
Mi raddrizzai. Non indossavo mai quei gioielli, li avrei venduti comunque per altre necessità e in quel momento non c'era necessità più importante del benessere di quel bambino.
Non amavo indossare preziosi. Era tutto ciò che avevo. Tutto ciò che avevo posseduto era andato perso e avevo imparato a non affezionarmi più a niente.
Guardai le ragazze, attendendo una risposta.
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Guisgard 06-07-2011 01.11.11

Le ragazze furono colpite dalla bellezza di quei gioielli e cominciarono a fissarli, toccarli e ad indossarli.
Così, quei preziosi andavano ad ornare i loro vivaci e variopinti vestiti, mentre si pavoneggiavano a vicenda, con atteggiamenti ingenui e fanciulleschi.
“Avete visto che meraviglia? Dite la verità, sono uno splendore!” Disse una di loro alle altre.
“Non pensavo esistessero pietre così grandi!” Esclamò un’altra.
All’improvviso una di loro si voltò verso Melisendra e la fissò meglio.
“Un momento…” disse “… ora vi riconosco… voi siete la ragazza che accompagnò qui Guisgard l’altro giorno!”
“Guisgard?” Ripeté un’altra.
“Si, hai ragione! Ora anche io la riconosco!”
“E questo bambino?”
In quel momento nella sala giunse Rachel, che era stata chiamata come aveva chiesto Melisendra.
“Cosa fate qui?” Fissando tutte loro. “Andate a prepararvi che tra un pò cominceranno ad arrivare i clienti. Presto.” Batté le mani e le ragazze corsero via, portando con loro i preziosi gioielli di Melisendra.
Rachel allora, rimasta sola con l’incantatrice, fissò prima lei e poi il bambino.
“Perché siete ritornata qui, milady?” Chiese quasi senza tradire emozioni. “E questo bambino?” Avvicinandosi al piccolo Gavron che dormiva. “Dov’è Guisgard?”

Guisgard 06-07-2011 03.29.39

“Yelia, aspetta.” Disse Layla a Talia. “Vorrei parlarti un attimo, poi potrai passeggiare tranquillamente per il cortile ed il verziere.”
Fece un cenno a Shezan e l’eunuco le lasciò sole.
“Solo qualche istante, ti prego.” Fece Layla.
Aprì allora le vetrate che davano su di un piccolo balcone.
Il Cielo era velato ed un vento appena fresco, debole ma continuo, soffiava sul palazzo.
“Yelia, sai bene che io ti amo sopra ad ogni cosa…” cominciò a dire Layla fissando il paesaggio circostante “…il tuo benessere e la tua felicità vengono prima di tutto per me… ed è per questo che voglio proteggerti dalle cose brutte che ci circondano… questo palazzo con le sue terre è un rifugio dai mali del mondo… tu sei ancora troppo fragile e confusa, anche ingenua, per riconoscere il male… quell’uomo, lord Icarius… proviene da una stirpe di uomini prepotenti ed egoisti… uomini ai quali tutto è indifferente, tutto tranne i loro interessi ed i loro piaceri…” si voltò a fissarla “… io ti sto proteggendo, Yelia… sai quante donne ha amato quell’uomo? E molte altre ne amerà ancora… non so perché voglia averti a tutti i costi… forse per capriccio, forse per una qualche scommessa, o magari perché gli ricordi vagamente qualcuna… Yelia, è un uomo malvagio, come tutti quelli che hanno il suo stesso sangue… non farti ingannare dal suo aspetto, dal suo portamento e dalle sue parole… egli mente. Mente spudoratamente. Io conosco cosa celano quegli occhi… ascoltami, ti prego…” e abbracciò teneramente Talia.
Fuori dalla stanza, intanto, Icarius attendeva di sapere notizie su Talia.
“Chi sei?” Gli chiese un bambino avvicinandosi. “Sei un re?”
Icarius si voltò a fissarlo.
“No, non sono un re.”
“Cosa stai facendo qui tutto solo?” Chiese il piccolo.
“Sto aspettando mia moglie.”
“Ti ha lasciato da solo?”
“No, sta riposando.” Sorridendo Icarius.
“E tu non riposi?”
“No, non ho sonno.” Rispose Icarius. “Tu come ti chiami?”
“Morgan. E tu?”
“Icarius.”
“Forse tua moglie riposa perché non sta bene?”
“E’ solo un pò stanca.”
“E perché sei triste?” Chiese Morgan.
“Non sono triste.”
“Io sono malato, sai?”
Icarius lo fissò.
“Si, molto malato.” Continuò il bambino. “Vivrò fino a quando durerà l’Estate.”
“Chi ti ha detto una cosa simile?”
“Lady Layla.”
“Quella donna deve essere anche sadica, oltre che malvagia!” Disse fra sé.
“Lady Layla dice sempre che la verità è la cosa più importante…” aggiunse Morgan “… chi non conosce la verità soffrirà sempre.”
Icarius gli sorrise e lo accarezzò sulla testa.
“Sai che somigli all’uomo del quadro?”
“L’uomo del quadro?” Ripeté sorpreso Icarius.
“Si, gli somigli tantissimo.” Annuendo Morgan. “Soprattutto gli occhi.”
“Quale quadro?”
“Quello che lady Layla conserva nella sua camera.” Rispose il piccolo. “Non permette a nessuno di avvicinarsi a guardarlo. Solo noi bambini possiamo vederlo, ma solo quando è lei ad accompagnarci.”
Ad un tratto Shezan uscì dalla stanza di Talia.
“Come sta mia moglie?” Domandò Icarius andandogli incontro.
Shezan lo fissò.
“Lady Yelia sta meglio.” Rispose l’eunuco. “Ora però sta riposando e lady Layla ha dato ordine che nessuno disturbi il suo sonno.”
“Voglio vederla.” Disse Icarius. “Non la sveglierò, ma voglio almeno vederla.”
“Ora non potete.”
“Nessuno può impedirmi di vederla.”
“Questi sono gli ordini di lady Layla” con sguardo deciso Shezan “e saranno rispettati.”
“Togliti davanti.” Con tono altrettanto deciso Icarius. “Togliti e fammi passare.”
“Non costringetemi a farvi del male, milord.”
In quel momento però qualcosa interruppe quello che sembrava un sempre più probabile scontro tra loro due.
Dal cortile giungevano voci, risate e grida di sfida.
“Sono qui per vincere la Dolorosa Costumanza!” Gridò qualcuno.

Talia 06-07-2011 17.36.47

Avevo quasi raggiunto la porta quando le parole di Layla mi bloccarono. Mi voltai a guardarla, esitai per un istante, poi mi decisi a tornare sui miei passi e con lei uscii sul balcone.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 33567)
“Yelia, sai bene che io ti amo sopra ad ogni cosa…” cominciò a dire Layla fissando il paesaggio circostante “…il tuo benessere e la tua felicità vengono prima di tutto per me… ed è per questo che voglio proteggerti dalle cose brutte che ci circondano… questo palazzo con le sue terre è un rifugio dai mali del mondo… tu sei ancora troppo fragile e confusa, anche ingenua, per riconoscere il male… quell’uomo, lord Icarius… proviene da una stirpe di uomini prepotenti ed egoisti… uomini ai quali tutto è indifferente, tutto tranne i loro interessi ed i loro piaceri…” si voltò a fissarla “… io ti sto proteggendo, Yelia… sai quante donne ha amato quell’uomo? E molte altre ne amerà ancora… non so perché voglia averti a tutti i costi… forse per capriccio, forse per una qualche scommessa, o magari perché gli ricordi vagamente qualcuna… Yelia, è un uomo malvagio, come tutti quelli che hanno il suo stesso sangue… non farti ingannare dal suo aspetto, dal suo portamento e dalle sue parole… egli mente. Mente spudoratamente. Io conosco cosa celano quegli occhi… ascoltami, ti prego…” e abbracciò teneramente Talia.

Rimasi in silenzio mentre parlava, gli occhi fissi sul giardino sottostante e le mani che giocherellavano nervosamente con il bordo di una delle ampie maniche del mio abito.
Poi mi abbracciò.
Ricambiai quell’abbraccio per un istante, poi mi scostai e rimasi ad osservarla per un lungo momento...
“Sono così confusa, sorella...” dissi lentamente “Eppure è curioso che tu parli dei suoi occhi... perché sono stati proprio i suoi occhi a colpirmi fin da subito! Oh, Layla... dimmi, hai mai visto occhi tanto belli? Occhi così chiari, trasparenti luminosi... io credo che nessun altro possieda occhi come i suoi! Le sue parole, il suo volto, il suo atteggiamento... tutto di lui mi coinvolge e mi travolge...”
Sospirai, guardando l’orizzonte lontano per un istante... poi mi incupii appena e quando tornai a parlare la mia voce era bassa e carica di rammarico.
“Perché, dunque, tu dici cose tanto crudeli di lui? Io non so ciò di cui tu parli... il suo sangue, dici... ma è il sangue di un uomo che ne determina l’indole? E il suo cuore non ha nessuna voce in questo? ...E poi proprio i suoi occhi... ti sembrano occhi di un mentitore? Quegli occhi meravigliosi possono nascondere la menzogna?”
Ogni mia determinazione veniva via via meno, lo sentivo...
Avevo paura e le parole di Layla avevano instillato in me mille dubbi. Desiderai non crederle, desiderai non averla mai ascoltata... ma la nebbia in cui la mia mente si dibatteva non aiutava certo il mio cuore a capire la direzione da prendere...
Oh, Icarius... sospirai tra me ...Icarius... chi sei veramente? Icarius, come vorrei che Layla avesse torto!
Ma qualcosa, all’improvviso, mi distrasse dai miei pensieri.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 33567)
Dal cortile giungevano voci, risate e grida di sfida.
“Sono qui per vincere la Dolorosa Costumanza!” Gridò qualcuno.

Dal balcone in cui ci trovavamo potevamo dominare gran parte del giardino, ma il cortile non era visibile...
Eppure quella voce e quelle parole mi turbarono e, per un istante, parvero risvegliare in me cupe reminescenze.
“Cosa sono queste grida?” domandai quindi, voltandomi allarmata verso Layla.

Lady Dafne 06-07-2011 18.27.33

"C'è un altro corridoio da questa parte, è più spoglio e più stretto, dobbiamo passare uno dietro l'altro. Vado io per prima così potro guidarti. Lasciami usare il tuo pugnale, in qualche modo, se ne avrà bisogno, lo userò! Vieni Pasuan, non obiettare, vieni via!"

Iniziammo a scendere lungo quel corridoio. Non era più a chiocciola, era diritto e buio, riuscivo a vedere solo grazie alla fiamma della torcia che avevo in mano. Sentivo il cuore pulsare come se fosse impazzito, avevo le orecchie tese verso quei passi che ci avevano allarmati. A tratti sembravano vicini, a tratti lontani...

"Pasuan, non so dove potrebbe condurci questo cunicolo, non credo che alla fine ci sia un'uscita, forse dovremmo affrontare la strega!" rabbrividii dicendo quelle parole... sperai che Pasuan avesse una soluzione "Non voglio morire ora, Pasuan, e non voglio morire qui sotto come una talpa!"

Guisgard 06-07-2011 20.30.41

Pasuan lasciò che Dafne prendesse con sé il pugnale.
“Si, ma sta attenta…” disse il cavaliere “… usalo al minimo segnale di pericolo… e sii decisa nel farlo. Ora proseguiamo uno per volta come hai detto tu, ma restami vicina…”
Fecero alcuni passi e Pasuan tornò a parlare:
“Stiamo scendendo… l’aria è più umida… ma di questo passo non troveremo di certo l’uscita… anche se tornare indietro credo sia pericoloso… le streghe non sono come quelle delle favole, Dafne… una volta, quando ero cadetto ad Acerrogne, un distretto del Nord, ho assistito ad una pubblica esecuzione di una donna accusata di stregoneria… lei gridava e si definiva innocente, tanto da muovere a compassione molte persone che assistevano… me compreso… ma quando il fuoco l’avvolse tutti noi vedemmo qualcosa di incredibile, di mostruoso… quella donna, la strega… mutò aspetto e voce… e cominciò a vomitare folgori e fiamme… e più si inceneriva più gridava, maledicendoci tutti…”
Ad un tratto Dafne vide una luce infondo al passaggio che stavano attraversando.
Proveniva da una piccola stanzetta laterale.

Melisendra 06-07-2011 20.46.53

Sentii qualcosa di simile a una gelida ostilità nel tono della sua voce. Non mi lasciai intimorire da quella impressione.
"Temo che Guisgard in questo momento si trovi nei guai. Siamo riusciti a salvare il bambino, ma non sta bene... e io non so cosa fare, questo è l'unico luogo sicuro che conosco e, so di chiedervi molto, ma se poteste prendervi cura di lui finchè non starà meglio..." accennai al borsello "potrei certamente sdebitarmi...non voglio che la cosa vi crei danno. Tornerò presto a prenderlo."
La guardai negli occhi, cercando di valutare che genere di persona fosse e capire per quale motivo sembrava tanto sulle difensive.
"La situazione è complicata... Guisgard in questo momento è rimasto intrappolato in questa ragnatela. Non posso badare a Gavron, devo andare a sistemare le cose."
Accarezzai il volto di Gavron. Si stava agitando nel sonno.
"So di chiedervi molto, ma potete aiutarci?"

Guisgard 07-07-2011 00.30.53

“Guisgard…” disse Rachel facendo qualche passo verso Melisendra “… nei guai?” La fissò per alcuni istanti. “Non era difficile prevederlo…” continuò, accennando un enigmatico sorriso “… è sempre stato una testa calda… però, devo dire, mi incuriosisce non poco il fatto che possiate essere voi a tirarlo fuori dagli impicci…” sorrise stavolta chiaramente in modo beffardo “… siete una donna e lui è uno dei migliori spadaccini che io abbia mai incontrato… e badate che ho incontrato molti uomini… cosa succederà se non tornerete più a riprendere il bambino?” Chiese senza tradire emozioni o debolezze. “Siete così certa di riuscire? Lo spero per il bambino. Lo terrò qui al massimo fino a domani.” Sentenziò con freddezza. “E mettete via quella borsa… nulla di ciò che possedete potrebbe interessarmi…”
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Melisendra 07-07-2011 01.01.10

"Mi sorprendete... voi più di altri dovreste sapere che ciascuno combatte con le armi che ha... che gli uomini si tengano pure le loro spade..." Sorrisi.
"Molto bene allora... domani al tramonto tornerò a prenderlo, non dubitatene."
Mi chinai a controllare un'ultima volta le condizioni di Gavron e gli posai un bacio sulla guancia. Volevo accertarmi che non fosse troppo debole. Forse una notte di sonno e un buon pasto lo avrebbero rimesso in sesto.
Presi il mantello e mi coprii nuovamente, ma prima di accomiatarmi decisi di porre una domanda a quella donna.
"Magari domani mi direte per qual è il motivo dell'astio che sento nella vostra voce... ciò nonostante vi ringrazio nuovamente. Non vi ruberò un istante di più. A presto, Lady Rachel."
Sorrisi mentre mi calavo il cappuccio sulla testa e infilavo la porta.

Guisgard 07-07-2011 01.14.35

“Astio, rancore…” disse Rachel “… come odio e amore sono cose che ho deciso di abbandonare quando ho intrapreso questa vita… non posso permettermele, milady… e poi…” aggiunse “… io non mi occupo di voi, quindi non potrei né provare astio, né altro nei vostri confronti… ciò che sto facendo, come detto, non lo faccio per voi... né tanto meno, è bene dirlo, per Guisgard… semplicemente provo compassione per questo bambino solo al mondo… ed io conosco bene che cos’è la solitudine… non credo ci sia altro da dire fra di noi… vi auguro di riuscire nel vostro scopo…” la fissò senza che nessuna emozione e sensazione sfiorasse il suo bellissimo volto.
Ma nei suoi occhi intensi bagliori ne illuminavano il colore, come se una tempesta stesse attraversando il suo animo.

Melisendra 07-07-2011 01.36.44

Ormai stava tramontando e qualcuno accendeva le fiaccole agli angoli delle strade.
Mi persi nel reticolo di stradine e vicoli, stringendomi nel mantello e camminando con il volto celato. Intanto pensavo a Guisgard, alla spada e alle parole di quella donna orgogliosa.
Mi trovai finalmente davanti alla cappellina e palesai la mia presenza, schiarendomi rumorosamente la voce.

Guisgard 07-07-2011 01.52.50

Passarono diversi momenti senza che accadesse nulla.
Melisendra era davanti alla cappellina del Cristo Redentore.
Il crepuscolo svanì nell’oscurità della sera e timide luci cominciarono ad illuminare Capomazda.
Anche una semplice candela diventava un bene inestimabile in quella situazione d’assedio.
Ad un tratto, quando ormai le tenebre avevano avvolto tutto, Melisendra cominciò a sentire qualcuno che si avvicinava.
E una grottesca figura emerse da quelll’incerto buio.
Era un nano, vestito con panni di pelle e cuoio, con grossi stivali.
“Buonasera, bella signora…” disse sorridendo “… preghi per la salvezza della città?”

Melisendra 07-07-2011 02.08.52

Mi voltai verso quella voce e non mi sorpresi di vedere quel nano avvicinarsi a me. Ero abituata agli strani gusti del mio signore in fatto di servetti e faccendieri, dunque quella strana figura poteva essere solo uno di loro.
Feci scivolare il cappuccio sulle spalle e sorrisi al bizzarro omino. Indubbiamente non passava inosservato con quell'abbigliamento.
Sorrisi e gli chiesi: "E tu chi saresti?"
Guardai verso il passaggio e poi dissi: "Credo mi stiano aspettando, laggiù..."

Guisgard 07-07-2011 02.18.25

Il nano sorrise.
“Io non sono diverso da voi, milady…” disse “… siamo entrambi legati ad un giogo… un giogo ben stretto, che al minimo movimento sbagliato può strozzarci, o spezzarci il collo.”
Si abbandonò ad una sgraziata risata.
Si avvicinò allora alla cappellina e liberò quel passaggio sotterraneo.
Fissò poi Melisendra e con il capo fece cenno di seguirlo.
Scesero così nel ventre segreto e maledetto di Capomazda.
“Cosa cercate qui?” Chiese uno degli uomini dell’oscuro signore a Melisendra. “E’ rischioso ciò che avete fatto. Qualcuno avrebbe potuto seguirvi e scoprire questo luogo.”

Melisendra 07-07-2011 02.31.37

Lo guardai con freddezza e un mezzo sorriso sul volto.
"Bè, è per questo che ha voluto porre delle sentinelle a protezione di questo luogo..." commentai soavemente.
"Lui sapeva che sarei tornata, dovevo solo liberarmi di un certo corpo... farlo trovare troppo vicino a questo luogo avrebbe destato sospetti."
Avanzammo negli stretti cunicoli e mi augurai di riuscire a trovare Guisgard. Non poteva essergli successo niente di male. Non doveva.
"Magnifico labirinto... ora ditemi, dove posso trovare il nostro padrone?", domandai, cercando di rimanere calma di fronte a quel mondo oscuro.

Guisgard 07-07-2011 02.49.29

“Il padrone sapeva, dite? Eppure a noi non ha detto niente.” Disse il guardiano.
Fissò allora un altro di loro, come a chiedergli consiglio.
“Il padrone ora non è qui…” intervenne l’altro “… dovrete attendere il suo ritorno… conducila nella stanza del padrone.” Ordinò al nano. “Aspetterà là.”
Quei sotterranei erano racchiusi in un’angosciante penombra ed avvolti da un insopportabile silenzio.
L’unico rumore proveniva dalle poche torce alle pareti che si consumavano mentre bruciavano.

Melisendra 07-07-2011 02.59.03

"Molto bene... è sempre bello tornare a casa..." mi guardai attorno nascondendo i brividi che mi percorrevano la schiena. Mi mancava l'aria lì dentro e non potevo fare a meno di pensare a tutti quei luoghi che erano stati la mia prigione.
"Sapreste dirmi dove è stato condotto quello sciocco mendicante? Forse potrei rendermi utile ammansendolo, per evitare ulteriori guai come quelli di oggi... incredibile il modo in cui ha reagito, addirittura contro i guardiani..."
Cercai di sembrare più annoiata che altro. Mi augurai che non avessero già provveduto a punirlo.

Guisgard 07-07-2011 03.18.26

“Il mendicante? E’ stato messo al fresco per la sciocchezza che ha fatto.” Disse il guardiano. “Sarebbe già morto se il padrone non avesse dato ordine di attendere. Vuole interrogarlo per capire cosa diamine gli sia saltato in testa.”
“Quello si sarà venduto ai Taddei.” Intervenne il nano. “Gli avranno offerto qualche moneta e lui ci si è rivoltato contro.”
“Lo penso anche io.” Annuì il guardiano. “Anche se però è strano… lui era al servizio del padrone molto prima di noi.”
“E cosa vuol dire questo? Il tradimento è celato nell’uomo sin dalla sua nascita.” Fece il nano, che gettò uno sguardo ambiguo a Melisendra. “Prendi lei…” indicando proprio la donna “… ha tradito prima i Taddei e poi il Cavaliere del gufo!” E si abbandonò ad una grossa risata.
“Però non so se posso condurvi nella sua cella…” mormorò il guardiano a Melisendra “… il padrone non vuole che qualcuno si avvicini…”
“Massì, fagli vedere quel verme!” Esclamò il nano. “Magari è stata proprio la bellezza di questa donna la causa della sua pazzia!” E di nuovo scoppiò a ridere.
“E sia, ma solo per pochi istanti…” fece il guardiano.
E fece segno a Melisendra di seguirlo.

Melisendra 07-07-2011 03.40.32

"Forse ha avuto semplicemente un crollo di nervi... in fondo anche i cani a volte mordono il padrone, nell'eccitazione del gioco."
Li seguii.
"Ma poi ci si ricorda verso chi va la nostra fedeltà..." sussurrai, quasi temessi che quelle parole potessero strozzarmi.
I cunicoli erano complessi, a volte stretti e tortuosi. Mi sembrava di addentrarmi fino alle profondità della terra... non mi avrebbe sorpresa scoprire che da qualche parte là sotto si aprivano i cancelli dell'Inferno.

Guisgard 07-07-2011 04.04.09

Pian piano aprì gli occhi.
Aveva la testa contro l’umida e dura parete.
Poi cominciò ad avvertire anche il dolore.
Dolore ovunque, in ogni parte del corpo.
E con una mano si accorse del sangue che perdeva dal naso, da uno zigomo e dalle labbra.
Allora ricordò ogni cosa.
Era incatenato a quella parete.
“Ti hanno conciato per le feste, vero? Per un momento ho temuto fossi morto!” Disse una voce che sembrava provenire da quelle pareti di pietra.
Poi i gli occhi di Guisgard, ormai abituatisi al buio della cella, cominciarono a scorgere una sagoma poco distante.
“Chi sei tu?” Chiese il cavaliere ancora con le sembianze del mendicante.
“Solo un vecchio cieco.”
“Da quanto sono qui?”
“Qualche ora.”
“Cosa ci accadrà?” Domandò al vecchio.
“Oh, io resterò qui a marcire, mentre tu, beh…”
“Mentre io?”
“Dal modo in cui ti hanno pestato, non credo tu abbia molte possibilità di cavartela.” Rispose il vecchio. “Forse staranno già venendo qui per ucciderti.”
“Canaglie…”
“Come ti chiami?”
“Che importanza può avere ormai?”
“Il tuo nome nessuno potrà portartelo via.”
In quel momento si udirono dei passi.
Un attimo dopo Melisendra ed il guardiano raggiunsero le sbarre della cella.
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Guisgard 07-07-2011 04.42.08

Le parole di Talia.
La ragazza parlava di Icarius, dei suoi occhi chiari, del suo volto, delle sue parole, dei suoi atteggiamenti.
“Basta!” Disse improvvisamente Layla, quasi a volerla zittire.
Poi sospirò.
“Scusami, Yelia…” sussurrò, mentre con le mani si massaggiava il capo “… scusami, ti prego… non volevo… ma mi sei tanto cara, più della mia stessa vita e non voglio vederti soffrire… io conosco il suo sangue e so di quanto male sono capaci gli uomini che lo hanno nelle vene… Yelia, sei solo una delle tante per lui, non capisci? Io…”
Ma, quelle grida che provenivano dal cortile interruppero le sue parole.
Layla, seguita da Talia, allora corse sulla grande terrazza, che dominava l’intero cortile.
Nel cortile era giunto un cavaliere a cavallo, di robusta corporatura, bardato di tutto punto ed armato fino ai denti.
Avanzava sicuro di sé, ma tradiva modi tutt’altro che nobili e raffinati.
Era seguito da un nugolo di seguaci, divisi tra paggi e scudieri, che ridevano e motteggiavano liberamente.
Il cavaliere e i suoi giunsero fin davanti al palazzo e di nuovo lui lanciò la sua sfida:
“Sono qui per vincere la Dolorosa Costumanza!”
“Perché bramate cimentarvi in tale prova, cavaliere?” Chiese Layla dalla terrazza.
“Perché, come tutti sanno, è l’unico modo per avere la vostra mano, milady!”
“Dite il giusto.” Annuì Layla. “Solo chi sarà mio campione in quella prova e ne uscirà poi vincitore, potrà chiedere la mia mano.”
“Milady, sono abbastanza esperto sia in fatto d’armi, sia in fatto di donne!” Esclamò il cavaliere, mentre la masnada che lo seguiva cominciò a ridere forte a quelle parole. “Dunque ritenetevi felice che tale campione sia giunto qui oggi!”
“Lucrezio, credi che il nostro padrone abbai abbastanza forte per intimorire possibili rivali” disse uno dei suoi ad un altro del gruppo “e nello stesso tempo sciogliere il gelido sguardo di quella dama?”
“E chi può dirlo, Ippolito!” Rispose l’altro. “Rinunciai a comprendere le donne ben prima di realizzare che il lavoro ed io non eravamo fatti per stare insieme!”
E tutti risero.
“Orsù, milady!” Impaziente il cavaliere. “Quando inizierà questa prova?”
“Padrone, voi vincerete la bella padrona di casa, ma noi?” Domandò uno dei suoi.
“Voi vi gioverete degli agi di questo luogo, amici miei.” Rispose il cavaliere.
“Visto, Ortensio?” Intervenne Ippolito! Almeno sappiamo che non ci butterà fuori di casa!”
“No, almeno fino a quando non sarà la sua futura moglie a farlo, insieme a lui, quando scoprirà che non riesce a tenere a freno la sua spada!” Esclamò Lucrezio.
“Spada? Intendi in fatto d’armi, o in quelli d’amore, mio licenzioso amico?”
“Ma l’ha detto lui, poco fa! Entrambi, amico mio!” Rispose Ippolito.
E tutti loro scoppiarono in grasse risate.
“Tra un motteggio ed una risata, messere, troverete il modo di farci conoscere il vostro nome, come vogliono le più elementari regole della cortesia?” Domandò visibilmente infastidita Layla.
“Eh, padrone, stavolta ne avete trovata una dura almeno quanto la vostra corazza!” Esclamò divertito Ippolito.
“Tu ben sai, loquace sempliciotto, che più scalciano e più mi piacciono!” Rispose lesto il cavaliere. “Sono sir Echemback, il cavaliere senza paura, milady. Per servirvi!” Rivolgendosi poi a Layla.

cavaliere25 07-07-2011 11.37.05

Mi sedetti con le gambe incrociate e dissi si pronto vediamo chi vince e risi simpaticamente tanto dormire non si riesce meglio farsi una partita almeno passiamo il tempo

Talia 07-07-2011 12.30.52

La stizza con cui Layla mi zittì mi sorprese, la mia voce si spense e io la osservai in silenzio per un istante.
Vi era qualcosa di terribile e doloroso che si agitava in lei, era tormentata, inquieta... lo percepivo, ma non ne conoscevo il motivo.
Poi quelle grida.
La seguii sulla terrazza principale e con lei guardai in basso, nel cortile, dove un rude cavaliere, presuntuoso e volgare, era giunto con un rumoroso seguito di giovani scudieri.
Per tutto il tempo rimasi immobile, mezzo passo dietro Layla, osservando la scena che si svolgeva sotto di noi...
L’atteggiamento pretenzioso di quell’uomo mi infastidiva... la sua voce, le sue parole, i suoi modi... tutto di lui era sgradevole.
Non capivo perché Layla non gli chiedesse semplicemente di andare via.
Ma lei non gli chiese di lasciare il palazzo... al contrario, disse qualcosa che mi scosse.
Mi voltai verso di lei, dunque, e la fissai... ero sorpresa, seccata, dispiaciuta, infastidita: un tumulto di sentimenti si agitava in me.
Infine non riuscii più a trattenermi.
“Layla!” mormorai, andandole più vicina e parlando piano, in modo che lei sola potesse udirmi “Non capisco, sorella... che cosa significa? Come puoi mettere in palio la tua mano in una sciocca giostra? E concedere, così, una possibilità anche a quest’uomo, così villano, scortese, volgare e presuntuoso?”

Melisendra 07-07-2011 19.27.09

"Guardalo... è solo un innocuo mucchietto di stracci..." commentai, avvicinandomi alla grata.
"Sono sicura che gli sia passata la voglia di contraddire il padrone. Le punizioni che infligge fanno passare la voglia di contrarialo..." rabbrividii.
Gli lanciai un'occhiata carica di apprensione.
Mi voltai verso il guardiano e domandai: "Come fate a orientarvi in questo labirinto? I cunicoli mi sembrano tutti uguali..."

Lady Dafne 07-07-2011 21.07.33

"Pasuan... ho paura...." mi veniva quasi da piangere, e quel racconto dell'esecuzione della strega mi fece rabbrividire. Strinsi con forza il pugnale, l'avrei usato eccome se ce ne fosse stato bisogno.
"Pasuan, vedo una luce... c'è una stanzetta laterale laggiù. Che fare? Che sia il caso di entrare? Io non lo so, se fosse una stanza cieca potremmo trovarci in trappola e allora potremmo dire addio a questa bella vita!"
Ero molto preoccupata e cercavo e ricercavo nella mia testa una soluzione per uscire da quegli inferi!
"Se almeno Pasuan avesse la vista" pensai...

Guisgard 08-07-2011 00.49.10

“Il tutto sta a non confondersi, tutto qui.” Disse il guardiano a Melisendra. “Un labirinto possiede molti passaggi, ma solo pochi conducono davvero da qualche parte. Ma nessuno si smarrisce veramente, poiché il padrone controlla ogni angolo di questo luogo.” Gettò poi uno sguardo all’interno della cella. “La lezione non la dimenticherà, potete contarci.” Fissando il mendicante. “Anzi, la racconterà a Belzebù appena giungerà al suo cospetto. Perché è lì che si ritroverà, tra breve…”
“Ho udito la voce di una donna…” disse il vecchio cieco a Guisgard.
“Si, non t’inganni, vecchio.”
“Sono anni che non sento la voce di una donna…” fece il vecchio “… cosa ci farà mai in questo luogo?”
“Credimi, è molto più a suo agio di quanto immagini, vecchio…” mormorò Guisgard, quasi parlando a se stesso.
“E dimmi… è bella?”
“Si…” annuì Guisgard “… forse anche troppo bella…”
“Fate silenzio, cani!” Urlò all’improvviso il guardiano. “O parola mia vi farò frustare a sangue!”

Melisendra 08-07-2011 01.21.42

"Lasciali stare... qui non li sente nessuno." Interruppi le minacce del guardiano.
"Piuttosto... a quest'ora girano i soldati a controllare le strade, dunque è meglio che torniate a presidiare l'ingresso. Non temete, io tornerò ad attendere il padrone nello studiolo."
Lo guardai cercando di apparire il più determinata possibile.
"Come avete detto voi... non mi perderò. Ho imparato la strada."

Guisgard 08-07-2011 01.48.27

Il guardiano annuì a quelle parole di Melisendra e tornò alla sua ronda.
“Conducila tu nella stanza del padrone.” Disse poi al nano, prima di andare via.
“Puoi descrivermela?” Chiese il vecchio cieco a Guisgard.
“Ci tieni davvero così tanto?”
“Oh, si, ti prego…” accennando un sorriso il vecchio “… ormai le cose più belle che mi sono rimaste sono solo i miei ricordi… ed è innaturale vivere solo di ricordi per un uomo… forse quella donna è l’ultima che sentirò parlare prima di morire… ti prego, descrivimela…”
Guisgard fissò per un attimo Melisendra che stava dall’altra parte delle sbarre, per poi chinare il capo.
“Non saprei dire” cominciò il cavaliere “a quale tipo di bellezza appartenga… i tratti e i colori possono benissimo far pensare ad una bellezza di tipo greco… intensi e mutevoli giochi di ombre e luci si disegnano sul suo viso… come un impetrabile velo che sembra voler celare ciò che vi è dietro… allora non resta che cercare nei suoi occhi…”
“Come sono i suoi occhi?” Domandò il vecchio.
“Chiari… di un intenso e profondo verde, che sembra scintillare come la giada più preziosa… soprattutto ora che il buio avvolge ogni cosa in questo luogo…”
“E cosa vedi nei suoi occhi?”
“Il mare…” sussurrò Guisgard “… un mare inquieto, burrascoso, agitato, sconosciuto, minaccioso a chi accenna a volerlo sfidare… ma che in lontananza disegna un orizzonte sterminato… dove forse si trova qualche isola il cui nome e la cui esistenza sono ignoti a tutti…”
“E come sono i capelli?”
“Come pendagli intrecciati, di un rosso scuro, quasi corvino, che scendono ad avvolgere quel volto e quegli occhi… a volerli racchiudere, come uno scrigno…” aggiunse senza mai alzare il capo, come se quel volto fosse ben chiaro nella sua mente.
“Sei un poeta, amico mio…” sorridendo il vecchio.
“Che sciocchezza…” mormorò Guisgard “… non può esistere poesia in un luogo di morte come questo…”
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