Camelot, la patria della cavalleria

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-   -   Le avventure di Tafferouille (http://www.camelot-irc.org/forum/showthread.php?t=2467)

Guisgard 16-01-2017 17.38.40

I due continuarono a baciarsi, gustando ciascuno la bocca dell'altra.
Un bacio che avvicinò e strinse reciprocamente i loro corpi.
Era una situazione intima, sensuale, quasi proibita, ma bellissima.
Ad un tratto però Cristiano e Clio udirono dei passi.

Guisgard 16-01-2017 17.44.18

"Noi stiamo tutti bene..." disse Orkoross a Gaynor "... ma tu, perché dici una cosa così triste? Hai sposato un gentiluomo di Agnonone... cosa dunque ti rende così infelice?" Sorpreso Orkoross.
Ma in quel momento arrivò Stewart ad interromperli.
"Chiedono perdono, madame..." mormorò "... monsieur Orkoross resterà ospite? Faccio preparare una delle camere degli ospiti?"
"Oh no..." fece Orkoross "... non credo mi fermerò qui per stanotte... con me è giunto un caro amico e non mi va di farlo alloggiare da solo in una locanda..."

Guisgard 16-01-2017 17.46.31

"È sia..." disse poco convinto il locandiere ad Altea "... come volete voi... a pranzo, come ogni giorno, arriveranno alcuni soldati dalla prigione... chiederò loro se occorre una sguattera in quelle galere."

Clio 16-01-2017 17.48.23

Le avventure di Tafferouille
 
Quel bacio, come un fuoco scoppiettante in quella notte strana.
Strana, intima, nascosta come quel bacio.
Mi stupii di riuscire a percepire i rumori intorno a me.
Dei passi.
Qualcuno stava arrivando.
Aprii gli occhi di scatto, trovando i suoi mentre mi allontanavo di un poco.
Il mio sguardo nel suo, aveva mille significati che nemmeno io conoscevo.
Era intenso, forse persino spaventato da tutto quello, ma anche appassionato e caldo.
Qualcuno si stava avvicinando, ricordavo a me stessa mentre sentivo l'irrefrenabile desiderio di gettarmi nuovamente tra le sue braccia.
Che mi stava succedendo?
Non mi ero mai sentita così.
Mille interrogativi affollavano la mia mente.
E se ci avessero visto?
C'era un'unica possibilità, finire la scena.
Allora presi l'erica tra le mani che mi tremavano.
"L'erica simboleggia la solitudine..." recitai, mentre i miei occhi erano veri, incatenati ai suoi, quasi a fargli capire il conflitto che mi divorava.
Buttai via il Fiore.
"Non mi serve più ormai.." sorridendo, solo per dare la giusta intonazione alla voce.
Il mio sguardo diceva ben altro, però.
Il mio sguardo parlava di emozioni incontrollate, di battiti proibiti, di passione nascosta e irrefrenabile, di quel turbinio di emozioni che mi avevano travolto mentre mi stringeva, baciava, come nessuno mai.
Ma se qualcuno ci avesse visto, avremmo avuto una buona scusa per la nostra vicinanza.

Altea 16-01-2017 17.50.22

Sorrisi ma sapevo la cosa poteva essere rischiosa oppure poteva essere stato solo un sogno..ma io sapevo i miei sogni celavano sempre qualcosa.."Grazie messere...ve ne sono grata..allora inizierò a fare il pranzo per questi soldati..non dirò nulla..non vi metto nei guai e nemmeno io voglio rischiare" un pò titubante visto ero alquanto impetuosa..."Non mi avete detto il vostro nome" mentre andavo dietro al balcone iniziando a lavare ed asciugara stoviglie..non volevo dormire, e poi dovevo aspettare i soldati.

Lady Gwen 16-01-2017 17.50.25

Dal modo in cui mi aveva guardata non pensavo avrebbe reagito in quel modo.
Rimasi senza parole, non ascoltai nemmeno ciò che quei balordi dissero.
Ero rimasta pietrificata, come aveva potuto?
Mi aveva detto di fidarmi di lui e lo avevo fatto, ma lui cosa mi aveva dato in cambio?
Mi decisi a muovermi, dopo essere rimasta lì bloccata per alcuni lunghi istanti, bloccai una servitrice che passava per il corridoio in quel momento è delegai a lei il mio ordine, chiudendomi in camera mia, di nuovo, a piangere sulla poltrona accanto alla finestra, in silenzio, come se il suono del mio pianto potesse avere la capacità di farmi vergognare per essere stata così ingenua.
Ero stata una sciocca, stupida a pensare che quel breve momento potesse avere qualche significato.
Sentivo sparire a poco a poco quella speranza, che era sempre stata lieve, debole, ma ora lo era più che mai.

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Lady Gaynor 16-01-2017 17.53.49

Stavo per rispondere a mio cognato, quando Stewart ci interruppe.
"E dov'è adesso questo tuo amico?" Chiesi ad Orkoross "Non l'avrai lasciato fuori al freddo, spero... Non sia mai detto che io faccia alloggiare mio cognato in una locanda. Potete dormire entrambi qui..."

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Guisgard 16-01-2017 18.07.43

La carrozza era ormai giunta nel centro cittadino ed il padre di Nyoko descriveva a sua figlia tutto ciò che si vedeva in strada, con le botteghe, i negozietti e le ricche dimore un tempo dei nobili ed oggi confiscate e date ai rappresentanti della borghesia.
Pavel invece era accanto al cocchiere e si guardava intorno con viva curiosità, non avendo mai visto la bella capitale di Agnonone.
Raggiunsero il parco cittadino e qui Nyoko e suo padre si sedettero sotto alcuni verdi salici, mentre diversi bambini giocavano tra le aiuole e le fontane.
Era stato sempre Pavel a far scendere la ragazza dalla carrozza, facendola poi sedere sulla panchina.
Ad un tratto la palla con cui giocavano i bambini rotolo' ai piedi di Nyoko.
"Ehi..." disse uno dei fanciulli alla ragazza "... ci tiri la palla, per favore?"

Guisgard 16-01-2017 18.17.36

Clio gettò via il fiore e Cristiano si chinò a raccoglierlo.
"Simboleggia la solitudine..." mormorò fissandola negli occhi "... allora lo terrò con me quando la realtà farà chinare di nuovo il suo grigio palcoscenico e voi non ci sarete più..." con fare teatrale, ma con un'intonazione che di finto non aveva nulla.
Quei passi e sotto la loggia apparve la sagoma grossa e goffa di Ozillonne.
Il suo fisico sembrava simboleggiare il mondo del proletariato, più che quello della Commedia dell'Arte.
Era un Pirgopolinice redivivo, un Don Chisciotte senza mulini, un Minosse senza giudizio.
"Ehilà..." vedendo Clio sulla loggia con Cristiano "... che fai? Insegni i trucchi del mestiere al nostro Anfitrione? Si, è di bell'aspetto, ma dubito abbia talento per le scene." Ridendo.

Nyoko 16-01-2017 18.22.48

Giungemmo in centro e mio padre mi descrisse ogni cosa lasciandomi immaginare tutto. Mi chiesi se Pavel avesse mai visto quel posto? Io da piccola ci venivo spesso. Presto giungemmo al parco. Ero piena di pensieri finché Pavel non mi fece tornare nella realtà prendendomi in braccio e facendomi sedere sulla panchina vicino a mio padre. Non potevo vedere con gli occhi, ma riuscivo a vedere con gli occhi della mente, rivedendo ricordi di me bambina giocare con tutti gli altri bambini lì, tranquilla e spensierata. Qualcosa mi sfioró poi il piede facendomi tornare nella realtà. Dei bambini mi urlarono di tirargli la palla ed io mi sentì così pessima... Tutta via non volevo sembrare per l'ennesima volta una povera disabile. Tentai allora con tutte le mie forze di muovere almeno un po' il piede. Sembrava una sciocchezza, ma desideravo tanto poter tirare almeno un calcetto a quella palla.

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