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August aiutò Llamrei, Morrigan, Finiwell e Cavaliere25 ad uscire da quel cunicolo.
“Sono sir August, cavaliere di Capomazda…” disse August “… ma tu cosa ci fai lì?” Chiese poi a Finiwell, una volta riconosciutolo. Il cavaliere raccontò ogni cosa al suo superiore; di come avevano aiutato Morrigan e combattuto contro i misteriosi assalitori, fino all’aiuto recato loro da Llamrei. “Dunque all’interno della cittadella vi sono numerosi nemici!” Turbato August. “Come è possibile?” “Credo siano le spie che stavamo cercando.” Spiegò Finiwell. “E voi chi siete?” Chiese August a Llamrei. “Cosa ci facevate di notte al Vecchio Mulino? Credevo che le monache frequentassero ben altri luoghi…” |
Citazione:
" Al vecchio Mulino dite? C'eravate anche voi? Quindi se voi eravate lì sapete benissimo il motivo per il quale anche io mi trovavo nei pressi...gran furbacchione!" |
Sollevai gli occhi, incerta... le gambe mi erano tremate forte e mi ero dovuta appoggiare ad un albero per non cadere... solo per un istante, però, perché subito un uomo mi era giunto di fianco e mi aveva sostenuta...
Osservai il suo viso, non mi pareva di averlo mai visto prima... comunque gli sorrisi, riconoscente per l’aiuto che mi aveva prestato. Fu a quel punto che quella donna si fece avanti e parlò... Rimasi educatamente in silenzio, ascoltandola... Mi sentivo confusa e le sue parole fecero tutt’altro che chiarezza nella mia mente. Percepivo con difficoltà ciò che mi avveniva intorno... era una sensazione, più che altro... una sensazione sgradevole... la sensazione di aver dimenticato qualcosa... qualcosa di importante... Eppure non c’era niente nella mia memoria... la scandagliai per un istante con attenzione... niente, solo una densa e impenetrabile nebbia... Citazione:
Osservavo tutto, ascoltavo tutto... ma senza parlare. Cosa avrei potuto dire, poi? Osservai di nuovo la donna... mia sorella, così mi aveva detto... ma ne rimasi sconcertata! Mia sorella... mi chiesi... come si può dimenticare un volto caro, come quello di una sorella? La guardai ancora, cercando di rammentare... ma niente! Non c’era il suo volto nella mia memoria! E questo mi turbò molto! Ma non lo dissi... sarebbe stato scortese, forse! Mi affrettai comunque a seguirla... rimuginando le sue parole... Yelia... Questo, dunque, era il mio nome? Neanche questo rammentavo! Yelia... lo ripetevo mentalmente, ma continuava a suonarmi estraneo... anzi, mi suonava quasi sbagliato... E l’altro nome che era stato pronunciato... quello del nostro misterioso ospite... Lord Icarius... Riflettei. Lord Icarius... Niente! Ma mia sorella mi aveva detto, però, che egli era per me un estraneo, e dunque pensai che non fosse grave il non ricordarlo, dopotutto... ciò mi rasserenò un poco. Eppure, curiosamente, proprio in quel momento l’ennesima strana sensazione mi assalì... e quella densa nebbia nella mia memoria tremò... qualcosa mi sfuggiva, lo sentivo... qualcosa restava appena oltre la mia capacità di ricordare... Ma cosa? Cos’era? Eravamo giunti nel giardino, intanto. Io seguivo mia sorella in silenzio, tutta immersa nei miei pensieri... e fu allora che, sollevando appena lo sguardo, li vidi. Un piccolo gruppo di persone ci attendeva in silenzio... vidi uomini e donne, notai una ragazzina abbigliata in un curioso modo... Poi i miei occhi si posarono sul cavaliere che apriva la comitiva, e qualcosa in me tremò forte. Non sapevo cosa fosse, non avrei saputo dare un nome a quella sensazione, ma mi assalì e mi travolse... se ne stava fermo, silenzioso e fiero, sul suo volto un’espressione per me indecifrabile, un leggero e appena accennato sorriso gli increspava le labbra, e aveva gli occhi più sorprendenti che avessi mai visto, limpidi e cristallini, disarmanti. Avvertii quasi una sensazione di déja-vu di fronte a quegli occhi, ma la registrai a fatica... non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui, così per un istante rimasi immobile, quasi incantata... sentendomi inspiegabilmente felice. E fu un attimo infinito... poi, improvvisamente, mi parve che anche lui tenesse i suoi occhi proprio nei miei... così mi vergognai. Arrossii appena e abbassai precipitosamente lo sguardo, accennando un sorriso imbarazzato. |
Mi rivolsi a Guisgard: "Dobbiamo andare a prendere la spada... è l'unico modo per salvare Gavron!"
Gli appoggiai una mano sull'avanbraccio, era ancora teso e furioso. "Seguite il mendicante..." dissi, facendo cenno ai miei fedeli amici di andare. "Non fatevi vedere da nessuno..." Rimuginai un attimo, poi praticamente lo trascinai nella cappella. "Guisgard, forse un modo c'è... ma dobbiamo catturare quel piccolo storpio... potreste essere voi stesso a portargli la spada. Posso mutare il vostro aspetto così che possiate avvicinarvi tanto da ucciderlo... ma io a quel punto sarò quasi senza poteri... però prima dobbiamo sapere dove si nasconde e dove ha portato il piccolo Gavron." Avevo parlato a bassa voce, anche se lì dentro non poteva sentirci nessuno.Mi affacciai sulla soglia e scrutai nell'oscurità, temendo quasi di vedere il suo malvagio profilo fare capolino dal fondo della strada. |
Ascoltai con attenzione le parole di Luna.
Allora, dovrò togliergliela con la forza quella maledetta corazza incantata! Il resto del viaggio lo percorremmo in religioso, mentre paesaggi completamente diversi gli uni dagli altri, scorrevano davanti ai nostri occhi. Il bellissimo paesaggio che ci circondava, cedette il passo all'inferno. Tutti intorno a noi stavano corpi putrefatti e orrendamente mutilati. Donne, ragazze, bambine stanno chine su quei corpi, piangendo. Volto il viso dall'altra parte, disgustata, pensando a chi potesse aver compiuto un tale scempio. Poi finalmente arrivammo a palazzo. Venne ad aprirci un giovane valletto, che ci diede calorosamente il benvenuto. "Grazie per il benvenuto, ma credo che dovrebbe essere la padrona a darci il benvenuto, non crede anche lei?" gli dissi con stizza. "Possiamo entrare in questo magnifico palazzo, o ci lascerete qui fuori?" lo guardai sospettosa. Forse sto esagerando, sto esagerando davvero... Mi poggiai una mano sulla fronte, era calda. Mi venne un capogiro e rimasi a stento in piedi; fortunatamente Luna mi si avvicinò e mi sorresse. "Mi sono indebolita dopo che..." mi fermai. Spinsi da parte il valletto, ancora fermo sulla porta ed entrai . In piedi davanti a me, c'erano due dame bellissime; le guardai incredula. Mi avvicinai ad una di loro, le presi le mani tra le mie e la osservai scrupolosamente, preoccupata. "Oh, Lady Talia, state bene!" Finalmente... non crucciatevi mio Signore. Tra poco avrete il sangue che tanto reclamate. Tra qualche giorno, il Cavaliere del Gufo non sarà più un problema. Nessuno sa che siete tornato, ancora più forte, in me. Faccio ancora finta di star male se uso i miei poteri... Fissai Lady Talia negli occhi e capii. "Oh no... Cosa le avete fatto? Cosa le avete fatto!" dissi rivolgendomi a Layla. Dicendo ciò, strinsi ancora più forte le mani della Granduchessa di Capomazda. |
Quel momento di imbarazzo... sentivo le guance rosse e accaldate di fronte a quel cavaliere, con quegli occhi sorprendentemente belli...
Poi accadde una cosa che mi stupì: la ragazzina che avavo notato subito mi corse incontro e mi prese le mani, come se mi conoscesse... Citazione:
Talia? Mi sembrò di sentir vibrare qualcosa in lontananza... Talia... Confusa, distolsi lentamente lo sguardo da lei e lo spostai su mia sorella, muovendolo tra la donna e la ragazza e chiedendomi di cosa stessero parlando... E intanto quella sgradevole sensazione si intensificava, fin quasi a farmi mancare l'aria: c'era qualcosa che sfuggiva al mio ricordo... c'era, ne ero certa... mi pareva, a tratti, di riuscire sfiorare i contorni di quel ricordo, poi ero di nuovo nella nebbia più densa... Infine, incerta, per chissà quale motivo, mi azzardai ad alzare di nuovo gli occhi sul bel cavaliere. |
“Si, potrebbe essere un’idea…” disse Guisgard annuendo “… ma davvero potreste mutarmi in quell’essere grottesco?” Fissò poi la strada avvolta nel buio, dove il mendicante era svanito. “Dobbiamo recuperare la spada…” aggiunse.
Poi fissò Melisendra. “In verità ci sarei andato da solo a riprenderla…” continuò “… essendo il luogo in cui si trova la spada, diciamo, particolare… ma ora non mi fido a lasciare anche voi da sola… ormai è chiaro che questo posto pullula di spie e seguaci di quel maledetto…” |
"Sì, posso farlo...", annuii.
"Insisterei per venire comunque... ormai dovreste conoscermi un po'." Mi voltai verso di lui. "Andiamo... quando tornerà a prendere la spada lo cattureremo e io procederò con quel rituale... poi gli spiriti ci condurranno dal suo padrone." Spinsi con forza il portone e uscii. "Fate strada... a questo punto sono curiosa di sapere dove l'avete nascosta..." |
“E va bene…” disse Guisgard “… del resto ormai vi conosco abbastanza per sapere che sarebbe inutile tentare di farvi cambiare idea… e sia, andiamo… ma non dite che non vi avevo avvisata…”
Il cavaliere e Melisendra così si incamminarono verso una strada che conduceva in un luogo non distante da dove si svolgeva il mercato di Capomazda. Imboccarono una stradina laterale e si ritrovarono davanti ad un palazzo abbastanza appariscente. Dal suo interno provenivano suoni e voci. Guidsgard allora si avvicinò al portone e fischiò verso uno dei balconi. Un attimo dopo alcune ragazze si affacciarono e riconobbero subito quel cavaliere. “Ehi, guardate!” Indicò una di loro. “E’ Guisgard!” E tutte le altre cominciarono a fargli moine ed a ridere maliziose. Guisgard sorrise e mostrò un sontuoso inchino a quelle ragazze. Il portone si aprì ed alcune di quelle giunsero ad accoglierlo. “Oh, Guis, dove eri finito?” Chiese una di loro. “E’ da un bel pò che non vieni a farci visita!” “Eh, hai ragione… ehm… Darma.” “Darma? Sono Evilin!” “Ah, scusami, tesoro, ma sai che non sono bravo con i nomi!” Sorridendo Guisgard. “Ed il mio lo ricordi, Guis?” Domandò un’altra. “E il mio?” “Ragazze, calma…” fece Guisgard “… ho bisogno di vedere lady Rachel… dopo giocheremo ad indovinare tutti i vostri nomi. Promesso.” “Veramente ci avevi promesso il gioco di Teseo e la regina delle Amazzoni!” Esclamò una di loro. “Faremo tutto ciò che volete… ma dopo. Ora fatemi entrare, ragazze.” Guisgard allora fece segno a Melisendra di entrare ed il portone del palazzo venne chiuso alle loro spalle. |
Mi guardai attorno. Stoffe preziose, profumi esotici e morbidi tappeti.
Tutto quel cicaleccio e quei forti profumi mi stordirono. Mi voltai verso Guisgard, che parlava con quelle donne. Feci tintinnare dei sonaglietti che scendevano davanti a me e feci scivolare il velo sulle spalle. Ruotai su me stessa, quasi incredula. "Una casa di piacere?" Lo guardai con aria interrogativa, ma subito dopo scoppiai in una risata. Osservai le ragazze affannarsi intorno a lui e chiamarlo familiarmente. "A quanto pare vi conoscono bene..." lanciai un'occhiata a quelle ragazze. "Teseo e le Amazzoni?"Gli domandai maliziosamente. Soffocai una risatina. "Spero non ci mettiate molto a trovare quella spada... uscire da qui sarà un'impresa di per sè..." dissi, riferendomi al nugolo di ragazze che lo avevano circondato. |
Guisgard fissò Melisendra, mentre le ragazze sorridevano maliziose intorno a loro.
“Beh, bisognava nascondere la spada in un luogo sicuro e fidato, no? E di meglio io non sono riuscito a trovare!” Disse, con le ragazze che lo spingevano dentro. “Purtroppo io non ho avuto la fortuna di entrare nelle grazie di lady Talia, o guadagnarmi la fiducia di Monteguard come avete fatto voi! E, come detto, questo è il luogo più sicuro che sono riuscito a trovare!” “Chi è lei, Guis?” Chiese una delle ragazze fissando Melisendra. “Non sai, tesoro, che ognuno di noi ha con sé un angioletto ed un diavoletto?” Fece Guisgard. “Ecco, io invece sono stato sfortunato, ritrovandomi dietro solo il diavoletto! Anzi, una diavolessa, per meglio dire!” E tutte scoppiarono a ridere. “Ragazze, devo vedere subito lady Rachel…” facendosi serio “… è importante…” “Ehi, Teseo…” sussurrò una conturbante donna di colore uscita da dietro una tenda “… perché non vieni a farmi compagnia nel mio antro… e ti assicuro che nemmeno il filo di Arianna riuscirà a farti uscire dai piaceri che saprò procurarti…” “Ehilà… uff…” sospirando per il caldo che sembrava avergli causato l’abbraccio di quella donna “… mi sa che tu stenderesti anche il Minotauro… mi spiace, bellezza, ma ora non posso entrare nel tuo… ehm, labirinto… magari un’altra volta…” “Lady Rachel ti aspetta, Guis.” Disse una delle ragazze. “Si…” annuì Guisgard “… aspettatemi in quella saletta, milady…” rivolgendosi a Melisendra… e, mi raccomando, attenta ai clienti…” sorridendo e facendole l’occhiolino. |
"Fate in fretta!" Gli gridai, poco prima che scomparisse.
Mi sedetti su un cuscino, sbuffando. Quei profumi erano forti. Le luci invece erano gradevoli. Mi sedetti composta, con le mani adagiate in grembo e per un attimo il colore scuro del mio vestito mi lasciò perplessa. Da quando vestivo di quei colori luttuosi? Forse mi ero rattristata troppo a lungo. Nel tentativo di non pensare a tutto quello che era successo, mi ero chiusa in una gelida fortezza. I colori delle luci soffuse mi scaldarono un po'. http://26.media.tumblr.com/tumblr_lj...px4ko1_500.png |
Guisgard, a quelle ultime parole di Melisendra, si voltò sorridendo e le mandò, col suo solito modo di fare irriverente, un bacio.
“Siete bellissima, ma dovreste sorridere ogni tanto.” Disse per poi scomparire tra quei variopinti tendaggi. Fu accompagnato in una stanza dai colori vivissimi ed intrisa di essenze esotiche. Ad un tratto, da un parapetto di velluto, apparve una donna. Aveva lunghi capelli di un castano scuro ed il viso armonioso e gradevole. I suoi lineamenti erano raffinati e perfetti e le labbra morbide e sensuali. Fissava Guisgard con quei suoi penetranti occhi color nocciola chiaro, come se lo conoscesse da sempre. Aveva una lunga veste di lino, bianchissima e trasparente. “Poche cose mi stupiscono ormai di questo mondo” sussurrò “e il rivederti è una di queste…” “Già, il mondo è piccolo ed affollato.” Fece Guisgard versando l’elisir che c’era su un piccolo tavolino in due calici trasparenti. “Sei uno splendore… spero di non averti sottratta al tuo lavoro…” aggiunse porgendole uno di quei calici. Rachel sorrise e prese quel calice. “Cambierebbe qualcosa?” Chiese lei. “Beh, non vorrei mai recarti danno.” “Cos’hai fatto a quella mano?” “La mano? Ah, si… nulla, un piccolo incidente…” rispose Guisgard. “Chi è quella donna?” Domandò Rachel fissando la saletta in cui si trovava Melisendra. “E’ molto bella… ne sono quasi gelosa…” “Per l’effetto che può fare sugli uomini?” Chiese Guisgard. “O per quello che può fare su di te…” “Sbaglieresti…” sorrise Guisgard “… quella ragazza è più fredda del fodero della mia spada… almeno con me…” Rachel lo fissò. “Come mai non ti ha curato quella ferita alla mano?” “Perché è solo un graffio…” rispose Guisgard “… e poi non è tenuta a farlo.” “Ah, no?” “No. Io e lei non siamo niente.” Nella saletta, intanto, Melisendra attendeva il ritorno di Guisgard. Ma all’improvviso qualcuno entrò. “Ehi… che spettacolo…” sussurrò un cavaliere robusto e dai lunghi capelli chiari “… sei nuova? Non ti avevo mai vista prima… sai, adoro le donne dai capelli rossi… e stanotte io e te ci divertiremo, vedrai…” |
Un pensiero attraversò la mia mente, mentre osservavo quel cavaliere biondo e chiassoso.
Quanto tempo era che non mi nutrivo? Gli spiriti mi aiutavano a non doverlo fare troppo spesso, ma in quella situazione avevo bisogno di tutte le mie forze. Non potevo rischiare di svenire dopo il rito e risvegliarmi chissà quando. Perciò... invece di mandarlo al diavolo, con parole che trattenni sulla punta delle lingua, gli sorrisi. "Siete un intenditore, mio signore..." risi, sbattendo le ciglia. "Si sa... le rosse sono focose..." Uomini... pensai tra me e me, ma gli scoccai un'occhiata invitante e mi alzai. Approfittando dell'assenza delle ragazze, mi infilai dentro a una stanza vuota, con il cavaliere a seguito. Era una stanza davvero sontuosa, fin troppo. Mi avvicinai a lui, gli sfiorai le spalle e gli slacciai il farsetto. Mi avvicinai abbastanza da trovarmi con le mie labbra a un soffio dalle sue, quindi gli gettali le braccia al collo e lo feci. La solita, amata e odiata sensazione di languore mi prese non appena sentii le sue forze scorrere verso di me e abbandonarlo. Era come versare acqua fresca e zampillante in un deserto. Quella era il tipo di energia che mi nutriva meglio, più di qualunque altra pallida sensazione. Non volevo ucciderlo, lui non stava provando altro che un sordo piacere, fino a quando non ricadde tra i cuscini. Ero stata rapida. Sorrideva, respirava come se avesse fatto una lunga corsa e i suoi occhi erano socchiusi. Mi sedetti lì accanto e gli sussurrai: "Non ricorderai altro che il piacere che hai preso... dormi, ora dormi..." Lo vidi chiudere gli occhi. Mi alzai ed uscii dalla camera silenziosamente. |
Guisgard, poco dopo, ritornò nella saletta, dove trovò Melisendra ad attenderlo.
“Qualcuno vi ha fatto qualche proposta indecente? Non ditemi però che lo avete trasformato in un rospo o qualcosa di simile!” Disse divertito. “Sarete stanca ed affamata, immagino…” facendosi serio “… tra un po’ ci porteranno qualcosa mangiare, per poi offrirci un letto comodo per la notte…” si lasciò cadere su un uno dei tanti cuscini che ricoprivano quella saletta e si estraniò per un momento da tutto ciò che lo circondava. “Gavron… dove l’avranno nascosto?” Pensava. “Se gli accadesse qualcosa, io…” scosse lievemente il capo per scacciare quei pensieri. In quel momento una ragazza entrò nella saletta con un vassoio. Sopra vi era pane bianco, miele, formaggi, uova e della frutta di stagione. Il tutto accompagnato da acqua e un vino liquoroso dal profumo esotico e gradevole. |
Usciti dal cunicolo, August condusse Llamrei, Morrigan, Finiwell e Cavaliere25 nella caserma.
Chiese poi di parlare col capitano Monteguard. “Una monaca particolare…” disse August fissando Llamrei, mentre attendevano il capitano “… attendo ancora di conoscere il motivo per il quale vi trovavate a quell’ora al Vecchio Mulino, sorella.” “Questa monaca è quanto di più singolare mi sia capitato di incontrare!” Intervenne Finiwell. “Anzi, a ben voler dire, non sembra neanche una monaca! Chiedetele perché mai si sia decisa a prendere i voti!” “Beh, queste sono cose che riguardano lei soltanto…” fece August. In quel momento Monteguard li fece entrare. |
"Ci avete messo poco..." sorrisi. "Dov'è la spada?" Domandai con curiosità.
"Non sono stanca, anzi... sono ansiosa di procedere col nostro piano." Presi un frutto dal vassoio. "Non succederà niente a Gavron, almeno fino a quando non avrà quella spada... i miei amici avranno seguito quel mendicante fino al nascondiglio dell'uomo incappucciato. Presto saranno di ritorno." Mi sentivo rilassata e percepivo quelle energie nuove scorrermi sotto la pelle. "Singolare rifugio avete trovato per noi..." Commentai. |
“Come avete fatto a sapere che stavo pensando a Gavron? No, non ditemelo…” disse Guisgard scuotendo il capo “… non mi interessa saperlo…”
Riempì due bicchieri di quel vino liquoroso e ne offrì uno a Melisendra. “Vi vedo in gran forma…” fissandola “… forse l’aria di questo posto vi fa bene, sapete.” Finì il suo bicchiere ed aggiunse: “Il mio piano? E’ semplice, ma perfetto. Mangeremo, se vi va e sarete carina converseremo amabilmente, per poi coricarci su un bel letto morbido, fatto con piume d’oca, dove faremo tanti bei sogni, magari anche romantici.” Rise di gusto. “Ah, perché, non vi ho detto che passeremo la notte qui? Bene, ora lo sapete. Quanto alla spada, sappiate che essa è al sicuro e domani la porteremo via con noi.” |
Layla fissò Sayla quasi incuriosita.
“Parlate di mia sorella? Non capisco cosa intendete dire, mia giovane amica.” Disse senza tradire alcuna emozione. “Sono lieta di accogliervi in questa dimora. Io e mia sorella Yelia siamo onorate di avervi come ospiti.” E chinò lievemente il capo, in segno di saluto e rispetto. “Talia…” sussurrò Icarius, quasi indifferente a tutto ciò che lo circondava “… Talia, amore mio adorato!” E fece qualche passo verso la bellissima ragazza che gli stava davanti. “Sono tornato per riportarti a casa e mantenere tutte le promesse di felicità che ti ho sussurrato sotto la luce incantata della Luna di Capomazda!” Cosa sentì Lancillotto quando a Gore alzò gli occhi verso la torre del castello e vide Ginevra? Nessuno lo sa e nessuno potrà mai cantarlo degnamente, amici miei lettori. Il poeta non ci mostrò quello che solo messer Amore gli sussurrò. Sappiamo che si destò da ogni fatica e sofferenza, che recuperò la forza e la vitalità. Che sfidò Maleagant senza alzare mai gli occhi dal volto della regina. Che lo vinse, che liberò Ginevra e tutti i prigionieri da quella cattività. Ma cosa provò davvero nel rivedere ciò che più amava al mondo? Questo Chretien non lo scrive. Perché non avrebbe potuto, amici miei. E’ qualcosa che va oltre l’umana comprensione. E’ il miracolo più grande. E’ amore. Quello vero. Icarius si avvicinò a Talia, quasi sospinto dai battiti del suo cuore e dai sussulti della sua anima che volgeva verso quella di Talia. Ma non fu il volto della sua amata Talia che si ritrovò davanti. Non i suoi occhi scuri, che l’eroe capomazdese non avrebbe barattato neppure con le più luminose e preziose perle d’Oriente, ma quelli azzurri di Layla. E mai l’azzurro scintillante del cielo parve tanto effimero e sminuito davanti al caldo e tenero colore della terra. Egli cercava gli occhi luminosi di Talia, ma trovò quelli gelidi di Layla. “Cosa cercate da mia sorella, milord?” Chiese la dama. “Ella non è stata bene e solo ora la sua salute le ha permesso di uscire dal palazzo.” “Vostra sorella?” Ripeté Icarius. “Ma cosa state dicendo? Lei è mia moglie Talia e voi lo sapete bene! Sono qui per riportarla a casa, come vi avevo detto quel giorno alla Pieve!” “Chi cercate non è qui, mio signore.” Replicò Layla. “Questa è mia sorella Yelia. Lady Talia è andata via.” “Non è vero!” Gridò Icarius. “Mentite!” Layla sorrise compiaciuta. “Forse, milady, dovreste lasciar rispondere a lei.” Intervenne Lho, indicando Talia. “Come desiderate, miei signori…” disse Layla “… avanti, Yelia, rispondi ai nostri ospiti… hai mai veduto qualcuno di loro? Rispondi, sorella cara…” |
"Non volete saperlo e non ve lo dico..." risposi, prendendo il bicchiere che mi porgeva. Sorseggiai quel vino delizioso e profumato, di un prezioso color ambrato.
"Forse non è il luogo a giovarmi, forse è la vostra compagnia..." dissi amabilmente, rimirando il colore del prezioso nettare. "Forse non sono così... temibile e cupa come pensate." Piluccai dell'uva. "Non ero mai stata in un bordello prima d'ora... ammetto che l'atmosfera sia affascinante." |
Citazione:
"Signore" dissi facendo un passa in avanti "sono Llamrei e come potete notare indosso un abito religioso. Gli uomini che sono qui con me sono persone fidate alle quali ho chiesto aiuto in una impresa alquanto difficile da compiere. Ho necessità di avere a disposizione un carro e delle vettovaglie, il necessario per giungere fino a Capomazda. Spero non mi negerete questo favore" |
Lascai le mani di Talia e mi allontanai, permettendo ad Icarius di avvicinarsi. Ma Talia non parlò, non fece nulla.
Layla si stava prendendo gioco di noi. "Nobile Taddei, temo che vostra moglie sia stata incantata. Non è forse così, Layla?" la fissai, i suoi occhi erano più gelidi del ghiaccio. Non c'è altro modo... però non l'ho mai fatto, ma devo. Mi allontanai ancora di qualche passo, chiusi gli occhi e mi concentrai. Anche ad occhi chiusi, vedevo Layla, davanti a me. La luce azzurrina gli avvolse completamente la testa, cercando di trovare uno spiraglio, per tuffarsi nei suoi ricordi. Ma non ci riuscì. Sentii un urlo straziante, mi portai le mani sulle orecchie, ma non cessò. Aprii gli occhi di scatto e guardai Layla, che sorrideva malefica. Mi ha sentita... Ha delle forti barriere innalzate attorno alla sua mente. Tutti stavano ancora guardando Talia, nessuno si era accorto di ciò che era successo; tranne Luna. Ormai avevo capito che solo di sua spontanea volontà Layla ci avrebbe detto cosa le aveva fatto, così decisi di rimanere al gioco. "Allora, mia Signora, non ci accogliete nel vostro sontuoso palazzo? Sapete, il viaggio è stato lungo e spossante. Le saremmo grati infinitamente se potessimo stare qui qualche giorno, per recuperare le forze..." Guardai Icarius e Lho per trovare la loro approvazione. Magari alloggiando qui, riuscirò a capire cosa ha fatto a Lady Talia, ma se non lo scoprirò entro tre giorni... me ne andrò via da qui. Non posso fermarmi più a lungo. Dovrò informare Icarius... |
La mia mente era sempre più confusa e incerta, faticavo a mettere ordine tra le idee perché tutto accadeva troppo in fretta...
Parole, voci, l’eco di ricordi fuggevoli... tutto si accalcava e si confondeva nella mia mente nebbiosa. Poi il cavaliere si avvicinò a me e la sua sola vicinanza bastò perché la mia anima tremasse con tanta forza da stordirmi... Citazione:
Ancora quel nome... Talia... La voce del cavaliere salì di tono, c’era rabbia in essa e mi parve di cogliervi anche paura... Capomazda, aveva detto... la luna di Capomazda... Una lontana eco attraversò per un istante la mia mente... Un giardino, il tenue chiarore lunare, un profumo intenso di primavera... Stelle... Una sensazione di benessere, una quieta e intensa felicità... Fu un attimo soltanto, così chiusi in fretta gli occhi, nel tentativo di tenere quel breve lampo dentro di me ancora per qualche momento... volevo rammentare, volevo scavare in esso e vedere di più... Ma non lo feci: le loro parole mi interruppero... Citazione:
Per ultimo il mio sguardo si posò sul giovane cavaliere, che era rimasto il più vicino a me... Osservai i suoi occhi ancora per un momento e di nuovo un lampo solcò la mia mente alla velocità della luce. Quegli occhi così belli, ma freddi come il ghiaccio... Uno sguardo sprezzante nell’azzurro cristallino... Quello stesso azzurro intenso che sapeva essere così brillante e luminoso... Occhi capaci di trasmettere la gioia per viva e vibrante... Occhi luminosi come l’alba... Un violente capogiro mi colse... barcollai un istante, abbassai lo sguardo e mi portai una mano alla fronte... Continuavo a vedere immagini... confuse, sconnesse, caotiche, fuggevoli... Cosa rappresentavano quelle immagini? Presi un profondo respiro, poi sollevai di nuovo i miei occhi in quelli del cavaliere... “Io purtroppo non ricordo niente, mio signore...” mormorai “Non ricordavo il mio nome, né niente di me. Non ricordo neppure come sono giunta in questo giardino. So soltanto ciò che Layla mi ha detto: ella mi ha parlato della mia malattia e della convalescenza. Ma la mia mente è fitta di nebbia, milord... una nebbia dalla quale non traspaiono che immagini confuse e che io non sono capace di decifrare.” |
“Mai stata in un bordello? Vorrei vedere!” Disse Guisgard a Melisendra con un lieve sorriso. “Però non mi tornano i conti…” mormorò “… vi vedo un pò troppo accondiscendente nei miei confronti… ed anche stranamente docile…” sorseggiò un pò di quel liquore “… e comunque non credo che voi siate poi così terribile, ma solo guardinga… anche se non vedo il motivo per il quale continuare ad esserlo… del resto avete un grande vantaggio su di me, milady, visto che potete leggere nei miei pensieri… perciò, converrete, dovrei essere io a stare in guardia e non voi…”
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A quelle parole di Talia, Icarius sentì il suo cuore come fermarsi e la terra sotto i suoi piedi franare.
Layla sorrise di nuovo. Un sorriso di soddisfazione unita ad astio, disprezzo, forse addirittura odio. Un odio profondo che sembrava provenire da lontano. Molto lontano. Allora Icarius cercò lo sguardo dei suoi amici. Soprattutto quello di Sayla. “Ora vi prego di seguirmi, miei signori…” disse Layla “… che non si dica, come ha già insinuato qualcuno, che qui non vi sia degna ospitalità.” Fissò per un attimo Sayla con un sorriso sprezzante. Li condusse così nel suo palazzo. Per giungervi attraversarono il cortile, fiancheggiando il magnifico verziere. Videro ovunque musici e giovani dame, fanciulli e superbi molossi, valletti ed esotiche odalische. Uno scenario tanto fiabesco da risultare irreale. Furono condotti in una grande anticamera, con mobilia di raffinatissimo gusto e meravigliosi ritratti alle pareti. Armi e statue abbellivano quel luogo, mentre sul grande tavolo al centro vi erano vassoi colmi di frutta di ogni genere ed elisir di tutti i colori conosciuti. “Guarda quella frutta…” indicò Lho a Sayla “… non può esserci in questa stagione dell’anno…” Ad un tratto apparve loro Shezan. “Avete ordini per me, mia signora?” Chiese a Layla. “Si, puoi servire la frutta ai nostri ospiti.” Così i nuovi arrivati poterono mangiare e bere dopo le fatiche di quel lungo viaggio. Icarius per tutta la sera non tolse mai lo sguardo da Talia. I suoi modi, il suo atteggiamento, persino ogni sua più piccola ed impercettibile espressione erano quelle che lui conosceva di lei. E lui le conosceva tutte. Come accade con il proprio quadro o libro preferito. Come di una poesia letta sin da piccoli e rivisitata ogni qualvolta il cuore ricerca quelle sensazioni sopite fra i suoi versi. Icarius conosceva quel volto perché lo aveva sognato ogni notte. Dopo quel pasto, gli ospiti furono fatti accomodare sulla bellissima terrazza che si apriva al primo piano del sontuoso palazzo. La quiete della sera avvolgeva ogni cosa, mentre il canto dei grilli, celati tra i cespugli fioriti, accompagnava l’incanto di quell’idilliaco scenario. “Che luogo è questo?” Chiese Lho a Shezan. “In quale dominio ci troviamo? Chi è il signore di queste terre?” Ma l’eunuco non rispose. “Cosa c’è? Puoi parlare solo quando te ne da il permesso la tua padrona?” “Si, mio buon guardiano.” Disse all’improvviso Layla che proprio in quel momento, accompagnata da Talia, li raggiunse sulla terrazza. “Guardiano?” Ripeté Lho. “Si, guardiano del vostro signore.” Rispose lei. “Non lo siete forse?” “Avete fatto bene a rammentarlo, mia signora.” Annuendo Lho. “E lo sarò fino alla morte.” Layla piegò lievemente il capo in segno di approvazione. “Perché avete voluto che giungessimo qui?” Chiese Icarius. “Perché, se non ricordo male, mi dovevate un fiore, milord.” “E voi mia moglie.” “Non è colpa mia se ella non ha atteso il vostro ritorno.” Rispose lei. “E voi sapete meglio di me che in amore le forzature e le costrizioni non servono a nulla.” “Vorrei parlare da solo con mia moglie.” Layla lo fissò. “Vorrei parlare da solo con lei…” fece Icarius, quasi correggendosi, indicando Talia “… per favore, milady…” “E sia.” Acconsentì Layla. “Ma solo in mia presenza.” “Vi ringrazio. Milady…” rivolgendosi poi a Talia “… vorrei mostrarvi una cosa… potreste seguirmi?” |
Non ascoltai Lho, non ascoltai nessuno. Camminai, con lo sguardo chino a terra; non riuscivo nemmeno a pensare con tutto quel trambusto dentro di me.
Theenar si era risvegliato e una voglia irrefrenabile di sangue si stava impossessando di me, no anzi, stava solo riemergendo da dove l'avevo sepolta. Quando Layla ci fece accomodare sulla terrazza, esplosi, il più silenziosamente possibile. Mi alzai di scatto dalla sedia sulla quale ero seduta e afferrai saldamente il polso di Luna, che si trovava in piedi davanti a me. "Devo tornare alla Tana, Luna! Theenar mi reclama! Il Signore del Sangue non può aspettare, devo andare!" bisbigliai. Stavo davvero male. Sentìuna sensazione di calore e di pace infondersi dentro di me e, anche se solo per poco, Theenar si placò. Grazie, Luna... Sto perdendo la testa, ormai... Nel frattempo Lho aveva avuto un' accesa discussione con un uomo che ci stava "sorvegliando". Poi arrivarono Layla e Talia. Icarius chiese alla misteriosa donna, di poter parlare con la moglie in privato, ma ella acconsentì solo alla condizione che anche lei fosse presente. Mi irritai. "Ha chiesto in privato, se voi sarete lì, tanto vale che si parlino qui davanti a tutti..." dissi, furiosa. "Non le pare, mia Signora?" aggiunsi sprezzante. In quel momento avrei tanto voluto prendere il mio pugnale e conficcarlo nel collo di quella donna, chiunque fosse. Mi stava davvero facendo arrabbiare. Sto perdendo davvero troppo tempo. Tre giorni, non di più... |
“Sei giovanissima” disse Layla voltandosi con sdegno verso Sayla “eppure mostri già la stessa irriverenza tipica di quelle sciocche dame di corte!”
Shezan fece un passo verso Sayla con aria alquanto minacciosa. “Resta indietro tu.” Fece Icarius, ponendosi fra lui e la ragazzina, mentre Lho aveva già portato la mano sulla spada. “Grazie, Shezan, ma resta al tuo posto.” Annuendo Layla. “Vi ricordo che siete ospiti qui, milord.” Rivolgendosi a Icarius. “E riterrò voi responsabile per ogni atto di scortesia da parte dei vostri compagni.” Nishuru allora prese per una mano Sayla e la condusse via da quel battibecco. I due raggiunsero il parapetto della terrazza. “Placa la lingua, o finirai col mettere nei guai il tuo Arciduca.” Mormorò sottovoce a Sayla. “Non conosci nulla di questo luogo ed ignori quale sia il reale ruolo di quella donna… sii dunque cauta…” |
"Pensate davvero che possa leggere nei vostri pensieri? In tal caso, se fossi in voi, starei molto attento..." sorrisi furbescamente. Poi scoppiai a ridere. "No, davvero... non posso leggervi nella mente, ho solo qualche intuizione, un po' come quando voi guardate il volto di qualcuno e capite se è triste o allegro... percepisco le emozioni, ma non posso strapparvi i vostri segreti, quindi smettete di preoccuparvi."
Posai il bicchiere. Quel vino era delizioso, ma già lo sentivo inebriarmi. "Questo luogo è molto interessante... soprattutto per quello che sento, come una sottile ragnatela di energie. Il desiderio è la miglior fonte di nutrimento per noi... c'è una leggenda che parla di come siamo nate. Ve la racconterò..." Mi sistemai più comodamente sui cuscini e incominciai. "C'era una donna mortale, molto bella, di nome Aifa. Ed era sposata a un marito geloso, che la teneva nascosta agli occhi del mondo, chiusa in un palazzo circondato da alte mura. Lei era spesso da sola e il suo sposo non era gentile con lei. La ragazza si struggeva, passava le ore a rimpiangere il suo triste destino, condannata a non provare mai quei sentimenti d'amore che aveva tanto spesso ascoltato nelle ballate. Aifa passeggiava in giardino tutte le sere, poteva farlo solo dopo il crepuscolo, quando anche la luce del giorno avrebbe nascosto la sua bellezza. Una notte gli spiriti la videro e il suo bel volto triste li mosse a compassione, iniziarono a sussurrarle dolci parole e bellissime melodie nel vento. Ogni notte usciva e mostrava il suo volto alla luce delle stelle. Gli spiriti divennero sempre più audaci, più stavano insieme e più lei tornava a sorridere, se ne innamorarono e lei li amò a sua volta, così intensamente che quel desiderio crebbe tanto da trasformrsi in realtà. E quando gli spiriti, accorsi in gran numero e follemente innamorati, si insinurono nella sua camera e lei li accolse. La giovane Aifa era felice ma, con sua grande sorpresa, scoprì che ciò che era successo non era stato privo di conseguenze. Quel desiderio era germogliato dentro di lei. Si disperò, pensando che il suo sposo l'avrebbe uccisa. Ma lui non lo scoprì mai, perchè gli spiriti la liberarono dalla sua prigione e la donna fuggì con loro... fin qui sembra una bella storia." Bevvi un sorso dal mio calice e continuai. "Però gli dei si adirarono molto: gli spiriti avevano fatto qualcosa di proibito. Quindi li chiusero nella loro solitudine e per ristabilire l'equilibrio condannarono anche la stirpe della donna. Il desiderio di cui bruciava Aifa era diventato una bambina, una bellissima figlia capace di suscitare tempeste nel cuore degli uomini... ma loro stabilirono che tutte le sue discendenti non avrebbero mai avuto pace, perché proprio ciò che amavano, era ciò che avrebbero dovuto distruggere per sopravvivere. Non avrebbero mai potuto amare gli uomini, solo nutrirsene. E quei baci che Aifa aveva tanto desiderato, sarebbero diventati il prezzo da pagare... per questo i nostri baci possono essere mortali." Tacqui per un attimo, pensando che non ricordavo esattamente chi me l'avesse raccontata. Era come un ricordo frammentario nella mia memoria. "Credo me la raccontasse mia madre... non ne sono certa..." Tamburellai con le dita. "E ora ditemi qualcosa voi... qualcosa che non so." Lo guardai con curiosità. |
“Stasera vedo che avete voglia di parlare…” disse Guisgard sorseggiando il suo vino liquoroso “… sarà il vino, questo posto o la magia della notte di Capomazda?” Sorrise. “Molto bella quella storia… io non credo che sia triste… Aifa ha amato gli spiriti e dall’amore non può mai nascere il male… ma so già cosa state pensando!” La fissò divertito. “Sono un sognatore ed un romantico, vero? Beh, forse lo siamo un pò tutti, no? Tutti sogniamo… io, comunque, avrei fatto la stessa cosa degli spiriti…” fissandola senza più quel suo sorriso vagamente irriverente “… avrei atteso la notte per poterla vedere e poter parlare con lei…” finì il suo bicchiere di vino.
“Qualcosa di me…” aggiunse sdraiandosi sui variopinti cuscini sui quali erano seduti “… qualcosa che il vostro magico intuito non può sapere… vediamo… beh, potrei raccontarvi anche io una storia… una vecchia storia… di una donna follemente innamorata… che poi si ritrovò da sola ad allevare un bambino che gli ricordava ogni giorno ciò non poteva mai più avere… la Gioia… non so quante volte ho udito questa parola al mio arrivo a Capomazda… sembra un’ossessione… la Gioia…” restò un attimo in silenzio “… mia madre adorava i miei occhi… diceva che erano gli stessi di quelli di mio padre… forse per questo io invece li detesto…” http://elflady.com/legolasgreenleaf/...ibylla_001.jpg |
"La Gioia... sì, ho sentito qualche storia sulla Gioia... parlavano di una maledizione...", cercai di ricordare. Presi un acino d'uva e lo portai alla bocca. Dolce e asprigno.
"Forse quello che non perdoniamo ai nostri padri è proprio di non essere riusciti a liberarci da quelle colpe antiche... dimenticando che anche loro non erano altro che semplici anelli della catena e che devono aver provato questo stesso senso di impotenza." Lo guardai negli occhi e sorrisi. Profondi occhi nocciola. "Non dovreste odiare i vostri occhi... non vedo niente di male in essi. Sono occhi gentili." Sorrisi nuovamente e tornai a rimirare i riflessi dorati del vino nel mio calice. Quel colore mi affascinava, specialmente il suo riflesso alla luce delle candele. "Non dovreste odiare nessuno... l'odio è per l'animo ciò che il sale è per la terra. Me lo ripeto spesso, per non perdere me stessa." Mi schiarii la voce, come a voler cambiare argomento. "Forse avete ragione, questa sera sono particolarmente loquace... dovreste approfittarne!" accennai a un sorriso. |
“Già, i nostri padri…” disse malinconicamente Guisgard, fissando quei riflessi delle candele nel vino “… eh, si, avete perfettamente ragione!” Esclamò sorridendo. “Stasera siete particolarmente loquace e sarei sciocco a non approfittarne! Anche perché, detto tra noi, se andassimo ora a letto saremmo gli unici a dormire in questo palazzo!” E rise di gusto. “Da piccolo una volta vidi un’incredibile figura… era completamente coperta da una corazza luccicante, con una tunica rossa sul petto… restai incantato… mia madre mi raccontava che nulla era più bello di un Angelo di Dio ed io, nel vederla, pensai subito di trovarmi davanti ad uno di quegli Angeli… vinta la paura gli chiesi chi fosse… e rispose con una parola che ancora oggi echeggia nella mia mente… cavaliere… sono un cavaliere, mi disse… e cosa cercate, gli domandai… il Santo Graal, rispose… gli chiesi cosa fosse… lui sorrise e si segnò tre volte… e quando l’avrete trovato, chiesi ancora… mi rifugerò nelle Isole Felice, mi rispose… si trovano al di là del mare e lì nessuno invecchia…” fissò Melisendra ed accennò un sorriso “… e voi?” Le chiese. “Voi credete nell’esistenza di quelle isole? Le avete mai cercate davvero?”
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"Sarebbe bello trovare un posto come quello, un paradiso terrestre... tutti gli uomini cercano un luogo simile... Non ho mai cercato Paradisi, forse perché so che in un luogo di perfetta armonia mi sentirei come una nota stonata in un coro armonioso. Il caos governa tutta la mia vita e vi dirò... mi piace." Ero sincera. "Certo, i gravi imprevisti di questi giorni non mi rendono felice..."
Lo guardai e pensai che qualcosa in lui continuava a cercare di fuggire. "Da cosa volete fuggire? Certe volte ho l'impressione che stiate cercando di eludere un destino che credete sia scritto dentro di voi." Mi morsi la lingua. "Scusate... vi assicuro che non stavo leggendo dentro di voi..." Chinai il capo, cercando di nascondere l'imbarazzo per aver sfiorato un tasto che probabilmente avrei dovuto evitare. "E' una bella storia quella del vostro incontro con un cavaliere... vorrei averne una altrettanto carina da raccontarvi, ma temo di non aver mai avuto una gran opinione dei cavalieri, almeno dacché posso ricordare." |
“Non immaginavo che mi avevate osservato tanto” disse Guisgard “da poter capire che sono in fuga nientemeno che dal destino!” Rise, per poi farle l’occhiolino. “Non vi piacciono dunque i cavalieri? Vi dirò… c’è di peggio, fidatevi. Amate dunque il caos? Beh, allora immagino che difficilmente, se tutta questa storia dovesse finalmente risolversi, vi ritirereste a fare la brava mamma e donna di casa con vostro figlio. Dico bene?” Rise di nuovo. “Quanto alla storia da raccontare, devo dirvi che a me è piaciuta quella di Aifa… e se non avessi paura della risposta vi chiederei di parlarmi di lei… di che tipo di donna sia… Aifa…” la fissò e sorseggiò altro vino “… noto che stimolo la vostra curiosità. Immagino sia il singolare effetto che vi provoca questa curiosa notte… come il vostro essere particolarmente loquace… avanti, su… potete farmi qualsiasi domanda ed io vi risponderò… avanti, non vi rifiuterei nulla stanotte… nemmeno la verità su quell’epica sfida che mi vede impegnato col destino.”
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"Temo di contraddirvi... ma non c'è nulla di peggio di uomini troppo sicuri di sè che sventolano una spada, convinti che con quella potranno avere qualunque cosa..." persi lo sguardo negli arabeschi di una stoffa preziosa.
"Aifa? Lei scatenò quel caos che ci nutre... ne voleva essere travolta, con tutta se stessa. Era schiava di un destino che la stava consumando e si è liberata... ma poi qualcuno ne ha pagato il prezzo..." Sorrisi, non potevo che essere ammirarla. "Mia madre era libera e morì come tale, cercando di impedire che lui mi prendesse. Quello che ricordo di lei non è l'immagine di una madre che sforna biscotti... negare la nostra natura è come ucciderci, questo vale per tutti credo. Se il mio destino è quello di seguire quello delle altre figlie di Aifa che mi hanno preceduto, sarò felice di compierlo nel modo migliore... ma basta uccidere... è la parte che amo di meno." Tacqui un attimo, pensierosa, riflettendo sulle sue ultime parole. "Ora che vi ho parlato del mio destino, non mi dispiacerebbe ascoltare cosa avete da dire sul vostro... e sulla ragione per cui avete deciso di sfidarlo, poiché, come avete detto voi, mi incuriosite davvero molto... cavaliere." Sorrisi e finii il contenuto del mio calice. |
“Vi incuriosisco? Che onore!” Disse Guisgard. "E sia, ve ne parlerò, anche se pronunciate con sarcasmo la parola cavaliere... chi è veramente Guisgard? Quale sarà la sua vera storia? Perché tutti ne hanno una.” Continuò sdraiandosi su quei cuscini. “E come ogni storia che si rispetti può avere più di un finale… a voi che tipo di finale piace, milady? Vediamo un pò… epico! Guisgard è alla ricerca di un uomo… un uomo malvagio che gli ha ucciso il miglior amico e lui non avrà pace fino a quando non l’avrà vendicato! Oppure possiamo avere un finale avventuroso… ecco, ce l’ho… Guisgard è alla ricerca di una reliquia dai grandi poteri per poter salvare il suo villaggio da un’imminente catastrofe… altrimenti abbiamo un bel finale poetico… Guisgard ha amato una donna sposata ed ora è in fuga dalla vendetta di suo marito…” sorrise “… sennò possiamo sempre avere un finale romantico, che, detto tra noi, sono i miei favoriti… allora, Guisgard ha amato veramente un’unica e sola donna… l’unica che non è riuscito a conquistare… ed ora corteggia e seduce tutte le altre per poterla dimenticare. Beh, questo potrebbe andare o lo trovate troppo melodrammatico?” Rise di gusto. “Va bene, va bene… torno serio… allora…”
In quel momento qualcuno entrò ed interruppe la loro conversazione. “Salute a voi, piccioncini!” Era un uomo di mezz’età, visibilmente brillo, con pochi abiti addosso ma di buona e raffinata fattura. “Buonasera a voi!” Lo salutò Guisgard. “Ma cosa fate ancora in piedi?” Chiese fissandoli incuriosito. “Siete nel nido di Afrodite, dove aleggiano i sospiri d’amore e siete ancora vestiti? E tu…” rivolgendosi a Guisgard “… cosa aspetti a farla tua? Forse che arrivi qualcuno e se la prenda per sé?” “Dite che dovrei provarci?” Domandò divertito Guisgard. “Ma dico… l’hai vista? E’ talmente bella da far rimpiangere la brevità della notte! Ah, avessi io la vostra età!” “In verità io la sto corteggiando da quando l’ho incontrata” fece Guisgard con ironia “ma lei non sembra disposta a cedere. Avete qualche consiglio per me?” “Io dall’altra stanza ti ho sentito blaterare tutta la sera…” tra un singhiozzo e l’altro “… vuoi stordirla con tutte le tue chiacchiere?” “Ma se lei non mi guarda nemmeno!” Ridendo Guisgard e fissando sarcastico Melisendra. “Figuratevi che non si è nemmeno accorta del colore dei miei occhi… crede siano scuri, quando invece sono chiari.” Facendole l’occhiolino. “Occhi? E Tu pensi agli occhi? Ah, che gioventù buttata al vento!” In quel momento arrivarono due ragazze. “Cosa ci fate qui, marchese?” Chiese una di loro. “Sto dando consigli a questo mio amico!” “Su, andiamo e lasciamoli da soli.” Disse l’altra ragazza. “A presto e grazie di tutto!” Lo salutò sorridendo Guisgard. “Perdonate per queste pittoresche personalità.” Disse a Melisendra appena rimasti di nuovo soli. “Sono gli inconvenienti di posti come questo. Dove eravamo rimasti?” |
Monteguard fissò quella strana monaca.
“Posso chiedervi” disse a Llamrei “lo scopo di questa vostra impresa? Forse non vi sarà giunta notizia mentre eravate nel vostro convento… Capomazda è sotto assedio. Ben due schieramenti nemici tengono sotto scacco le vie principali che ci uniscono al resto del regno... appena metterete piede fuori le mura di Capomazda troverete ad attendervi la morte…” fece una smorfia “… una prospettiva tutt’altro che esaltante, vero sorella?” |
"Oh, ma voi non riuscite proprio mai ad essere serio!" Risi, mentre mi elencava tutte le possibili avventure che potevano coinvolgerlo. Lo guardai con una severità ben poco credibile, dal momento che stavo per scoppiare nuovamente in una risata.
Rise di gusto. “Va bene, va bene… torno serio… allora…” Un bizzarro uomo semi svestito e intorpidito dal vino entrò nella saletta. Assistetti in silenzio mentre Guisgard parlava con quell'uomo ubriaco e ciarliero. Quando uscì, accompagnato da due ragazze altrettanto discinte, scossi il capo e sorrisi. "Delizioso, quando Bacco rende le persone così amichevolmente indolenti..." Mi voltai verso Guisgard. "Eravamo rimasti a voi che continuate a sviare la risposta..." gli lanciai un cuscino di sontuoso raso rosso e mi sdraiai di nuovo, tenendolo d'occhio. "Ma prima vi darò un prezioso consiglio..." mi avvicinai a lui con aria misteriosa e quando fui abbastanza vicina gli dissi "Mai corteggiare un'incantatrice: ricordatevi di come si scontano i baci di Aifa... sarebbe come offrivi come se foste un calice di questo buon vino." Annuii con grande serietà e poi non riuscii a trattenere un sorriso un po' malizioso. "Avanti, avevate promesso una risposta..." |
Guisgard si ritrovò quel morbido cuscino di raso addosso e si lasciò andare ad una risata.
“Già, Bacco l’ha sistemato a dovere quel tipo.” Disse ridendo ancora. “E ora credo che quelle giovani Afroditi faranno il resto.” La fissò. “Però se venite così vicina a darmi quel consiglio e, soprattutto, mi guardate in quel modo, sortirete l’effetto opposto.” Assunse la sua solita aria irriverente. “E poi lasciate giudicare a me se i baci di Aifa valgano o meno quel rischio, milady.” Sorrise nuovamente. “Chissà che non possa essere fortunato come Rinaldo, che di un’altra famosa figlia di Aifa non suscitò la collera, ma l’amore.” E le fece l’occhiolino. “E va bene…” aggiunse “… quel che detto è detto… visto che il citare storie con altre donne non sortisce l’effetto sperato, ossia quello di farvi ingelosire, non mi resta che dirvi la verità…” un velo, per un attimo, sembrò coprire i suoi occhi “… in verità anche io dovrei odiare i cavalieri… perché uno di loro ha dato a mia madre un dolore immenso, portandole via tutto… perché allora anche io sono diventato cavaliere? Chi lo sa, milady… forse perché nei racconti che udivo da piccolo, i cavalieri mi apparivano invincibili e fortissimi… e nelle loro corazze sono arrivato a credere di essere al sicuro dal dolore che ha flagellato il cuore di mia madre…” http://a69.g.akamai.net/n/69/10688/v...1/18425550.jpg |
Citazione:
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Mi appoggiai ai cuscini e rimasi ad ascoltarlo. Il suo volto si era adombrato, mentre parlava di sua madre e di quel cavaliere, l'allegria e il suo tono scherzoso erano scomparsi.
"Posso solo immaginare cosa avete potuto provare, vedendo il dolore di vostra madre ogni giorno..." mormorai. "Mi spiace avervi fatto tornare alla mente quei momenti." Lo guardai negli occhi, pensierosa. "Dicono che i cavalieri difendano i deboli e gli indifesi, nelle ballate almeno è così, e sono invincibili e senza macchia... ogni bambino vorrebbe diventare un uomo simile... per proteggere coloro che ama." Sorrisi. "Anche Uriel sogna le stesse cose... e anche se io spero che un giorno i suoi sogni mutino, so che non potrò impedirgli di compiere il suo destino..." Un po' ero preoccupata. |
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