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Dopo lungo penare... lunghissimo...
(sir Guisgard... potrei anche ritenervi responsabile delle mie emicranie, con questi machiavellici enigmi... :rolleyes: ) dopo lungo penare, dicevo, ho trovato una soluzione che mi soddisfa quasi completamente... quindi ritento con... scarpa. Perché (l'altra volta non avevo messo i miei "perché"... mi scuso...): - dà sicurezza... poiché la scarpa, in architettura, da reminiscenze universitarie, è quella parte inclinata alla base delle cinte murarie che ha scopo difensivo... - cambia con il tempo... dato l'evolversi della moda, suppongo. - può essere di vari colori... evidentemente! - può essere aperta o chiusa... altrettanto evidentemente e, soggiungerei, con somma gioia di noi dame che, così, abbiamo sempre una scusa per andare a scegliercene un altro paio... ;) - a volte è di pietra e altre di mattoni... parlando di nuovo in senso architettonico. - può essere alta o bassa... il tacco. - possiede una sua lega... ehm... questa davvero non la so! - ricorda una celebre favola... questa è facile: Cenerentola. :neutral_think: in effetti, anche questa volta mi manca l'accostamento con un indizio... :rolleyes: |
“Scarpa”, lady Talia?
E vedo avete già provveduto voi a confrontarla con i vari indizi. Meno con uno che, magari per farmi perdonare queste emicranie che vi causano i nostri vivaci enigmi, proverò a soddisfare io, col vostro permesso... “Possiede una sua lega.” (Nel XV secolo alcuni contadini tedeschi decisero di formare proprio una lega detta della Scarpa) ;) Beh, mi sembra tutto quadri. Infatti è proprio "Scarpa" la soluzione a questo intricato arcano! E a voi vanno i miei complimenti, mia signora, per averlo così brillantemente risolto :smile_clap: |
Bravissima Lady Talia!!! :smile_clap: :smile_wub:
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I miei complimenti Lady Talia... :smile_clap::smile_clap: Siete stata davvero bravissima... Non vi sarei mai mai arrivata... Le mie emicranie vi ringraziano :D
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complimenti lady Talia :smile_clap:
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Oh, ma grazie... grazie a tutti... troppo buoni! :smile:
Grazie, lady Altea. Lady Clio... anche a voi, grazie! Vi capisco, cara... anche io ho avuto un bel po' di mal di testa con questo enigma nelle settimane passate... :rolleyes: Lady Isotta... troppo gentile! E per altro, milady, colgo l'occasiono per dirvi... Bentornata!! :smile_lol: Sir Guisgard, mio signore... voi mi lusingate sempre, milord! Ma sono io che dovrei applaudirvi, sir, per la verità... i vostri enigmi sono sempre così affascinanti... ;) |
I Ludi Eroici sono antichissime celebrazioni che si tengono a Capomazda e rappresentano i festeggiamenti subito precedenti il Santo Natale.
Avvengono negli ultimi tredici giorni di Novembre, chiudendosi con la festa di Sant'Andrea Apostolo. In quei tredici giorni (tredici è un numero mistico legato al Nome di Cristo) si tengono parate, rappresentazioni sceniche (Dramma Sacro), processioni e due grandi giostre, nelle quali concorrono i migliori cavalieri del regno. E proprio in onore del Santo Apostolo che la Granduchessa Conelia fece costruire una cappellina, chiamata Sacello di Sant'Andrea. All'esterno la costruzione si presenta molto semplice, quasi spoglia, con il suo rivestimento di mattoni. Un piccolo portico precede l'ingresso vero e proprio che conduce all'interno dell'edificio. Esso consiste in un'unica aula mono absidale (con l'immagine di Cristo Re nell'abside), distinta in tre fasce decorative. Marmi policromi come pavimentazione, una intermedia con decorazioni parietali su stucco bianco come sfondo e infine il soffitto decorato con mosaici a carattere sacro. I mosaici raffigurano immagini del Nuovo Testamento, avente come protagonista Sant'Andrea. Al centro un medaglione mostra l'Agnello di Dio con una Croce sulla sua Testa sorretta da quattro Angeli. Le pareti invece si dividono in quattro pannelli su sfondo bianco. Nel primo pannello è raffigurato Pietro Abelardo innamorato di Eloisa. http://follelfo.it/storie_fiabe_miti...in_Heloisa.jpg Nel secondo viene mostrato il biblico Carro di Ezechiele. http://4.bp.blogspot.com/-pgGuh42p_I...+Ezekiel+v.jpg Nel terzo è descritto il Diavolo che tenta Giobbe. http://2.bp.blogspot.com/_R9kZXqYqxC...4x768-1730.jpg Nel quarto pannello, infine, è rappresentato il battesimo di Clodoveo, re dei Franchi. http://www.effedieffe.com/images/sto...na_francia.jpg Secondo la tradizione in questo sacello si conservava la corazza che spettava al vincitore dei Ludi. E una leggenda narra che per trovarla bisogna risolvere l'arcano dei quattro pannelli. Essi infatti sono tutti legati da un particolare. Tutti tranne uno. Qual'è secondo voi, dame e cavalieri di Camelot, il particolare che lega i pannelli e quale fra essi è invece l'intruso? |
Splendida ricorrenza, è sempre bello vedere le città in festa, immagino che Capomazda, poi, abbia fatto le cose in grande..
Quanto all'enigma, secondo me l'intruso è: il battesimo di Clodoveo. Anche se, devo dire, la spiegazione mi sembra poco consona a Capomazda ma.. Tenterò ugualmente :rolleyes: Gli altri tre quadri contengono raffigurazioni delle carte dei Tarocchi, tutti Arcani Maggiori. Abelardo ed Eloisa - gli amanti Il carro di Ezechiele - il carro Il diavolo che tenta Giobbe - il diavolo |
per me è il pannello di Abelardo ed Eloisa perchè narra di una storia di Amore.
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Lady Clio, Alano di Lille affermava che tutto ciò che esiste è parte della Creazione e dunque viene da Dio.
Ed anche i Tarocchi, magica forma di conoscenza, indipendentemente se buona o malvagia, è reale e dunque come tutte le cose appare nel supremo Ordine Capomazdese. E vi faccio i miei complimenti, poiché siete stata abilissima a svelare l'arcano del Sacello di Sant'Andrea :smile_clap: (Dovreste essere più fiduciosa nella Cultura di Capomazda ;)) Lady Altea, ahimè, la vostra intuizione non si è rivelata giusta stavolta. Vi rifarete col prossimo enigma :smile_lol: |
Avete ragione, Milord, chiedo venia..
Capomazda mi sorprende sempre... Sarò più fiduciosa in futuro, lo prometto.. :o Lungi da me sottovalutare o sminuire la sua cultura... Credevo solo che la divinazione mal si sposasse con Santa Romana Chiesa.. Ma, a quanto pare, Capomazda è molto più saggia della sottoscritta, e credetemi quando vi dico che la cosa non può farmi che piacere.. ;) Vi ringrazio per le belle parole, e per i complimenti... :smile_lol: |
Lady Clio :smile_clap:...straordinaria...avete risposto subito e con acutezza...i miei complimenti...e ancora una volta, come sempre, grazie per aver salvato la mia lunga chioma bionda :D;)
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Vi ringrazio dei complimenti Lady Altea... Una chioma bionda rovinata è un sacrilegio... Lieta di aver contribuito a salvarla... :D
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Un ricco e potente barone del regno, da sempre vassallo dei duchi Capomazdesi, convocò il prode sir Guisgard per una delicata faccenda.
La sua figlioletta, infatti, giovane ed avventata, affascinata, come spesso accade ai semplici di cuore, da nuove tendenze e fantasiose illusioni, cedette alla terribile propaganda che alcuni Catari diffondevano nella foresta subito fuori i confini di Capomazda. La fanciulla, così, insieme ad altre sue ingenue compagne, si ritrovò invischiata nei meandri della terribile ed innaturale dottrina di quei perversi eretici. “Vi pagherò qualsiasi somma, sir Guisgard...” disse disperato il barone “... trovate mia figlia, però... non mi interessa in che modo ci riuscirete... potete anche sterminarli tutti, quei dannati... ma rivoglio la mia bambina!” “Non temete...” sicuro di sé il Primo Cavaliere e Amante Perfetto “... riavrete vostra figlia prima della festa di Sant'Antonio Abate.” Così, il nostro eroe, per trarre informazioni utili, si recò nella dimora di Gregorio di Lepanto, esule greco in seguito alla caduta di Costantinopoli ad opera dei Turchi e conoscitore di ogni sorta di eresia tra l'Oriente Greco e l'Occidente Latino. “Mio signore...” mormorò il greco “... i Catari usano radunarsi in una fortezza diroccata... e la loro prossima riunione avverrà proprio stanotte...” “Ottimo!” Esclamò il novello Lancillotto. “Tuttavia...” “Cosa?” Fissandolo l'idolo di grandi e piccini. “Entrare in quel luogo non sarà facile...” spiegò Gregorio “... poiché gli eretici hanno un codice segreto di cui solo loro conoscono la soluzione...” “Vedremo...” fece Guisgard. Allora, la notte successiva, nascosti nel buio, il cavaliere ed il dotto greco spiarono l'ingresso al luogo del raduno cataro. Sulla soglia vi era un guardiano e ad ogni adepto, prima di farlo entrare, poneva un numero. “Otto.”Mormorò. “Due.” Rispose l'adepto. “Dieci.” Il guardiano ad un nuovo adepto che chiedeva di entrare. “Tre.” Lesto questi. “Tre.” Il guardiano ad un terzo adepto desideroso di entrare. “Uno.” Rispose quello. “Trentasei.” Ancora il guardiano ad un nuovo adepto. “Quattro.” Sentenziò questi. Guisgard allora, coperto da un cappuccio, raggiunse l'ingresso fingendosi uno della setta. “Mille.” Guardandolo il guardiano. Naturalmente il nostro Primo Cavaliere non solo rispose correttamente, riuscendo così ad entrare, ma sgominò gli eretici e ricondusse la figlia del barone e le sue compagne alle loro famiglie. E voi, dame e cavalieri di Camelot, riuscite a risolvere l'arcano, svelando quale numero sir Guisgard rispose al guardiano e perchè? http://3.bp.blogspot.com/-K9P7JTqe7D...00/strider.jpg |
Stavo giusto pensando che ci voleva un nuovo enigma... Ed eccolo qua!
Eh, aveva visto giusto quel padre preoccupato ad ingaggiare il Primo Cavaliere...;) Al momento, però, non trovo il senso di quei numeri.. Ma ci penserò.. :neutral_think: |
Salute a voi, lady Clio!
Visto che siete stata lesta nel rispondere, credo abbiate diritto ad un piccolo aiuto! Per risolvere questo arcano la matematica non c'entra :smile_lol: |
Citazione:
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Rompo il ghiaccio...e provo con "algebra"
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Milady, se fosse “Algebra” la soluzione allora tutti quei catari, che hanno preceduto Guisgard, non sarebbero potuti entrare nella fortezza diroccata, visto che hanno risposto sempre con un numero diverso alla domanda posta loro dal guardiano.
Mi sembra chiaro, dunque, che non è questa la soluzione all'arcano :smile: |
Credo che occorra un altro suggerimento per superare questo arcano.
La chiave di tutto sta nella domanda che il guardiano pone, sotto forma di numero, ai vari adepti della setta e naturalmente nella risposta, sempre in forma di numero, che questi danno per poter entrare. Leggete dunque con attenzione ogni numero posto dal guardiano e la relativa risposta che esso ottiene dai membri catari. Cosa lega allora il numero che ogni volta il guardiano pone con quello che riceve poi come risposta? Se si legge con attenzione, la soluzione per decifrare il codice può essere trovata :smile: |
Citazione:
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Citazione:
Vi è un particolare che lega domanda e risposta. Un particolare racchiuso in quei numeri e che serve per decifrare il codice segreto degli eretici catari... |
Citazione:
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No, non è questa, ahimè, la chiave per decifrare il codice degli eretici, lady Altea :neutral_doh:
Non datevi per vinta, però :smile: |
E' molto probabile che possa andarvi ad applicare una qualche sequenza numerica.......io la butto li'......potrebbe essere 10 :neutral_think:
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Ahimè, sir Parsifal, non è questa la soluzione all'arcano.
C'è una sequenza, naturalmente, ma, come detto, non riguarda la matematica in senso stretto :smile: |
Proviamo... :confused_nervous_sh
Premetto che la "soluzione" che ho in mente presuppone che il dialogo si svolga in italiano corrente, poiché si basa sulle parole e non sulle cifre. Allora, ho notato che il numero in risposta corrisponde al numero di vocali presenti nel numero della domanda. Quindi a "Mille" risponderei "Due". |
I Capomazdesi, famosi anche per la loro megalomania, sono convinti che la lingua assoluta sia quella parlata nelle loro nobili terre.
Dunque, trovandosi il loro antico ducato nelle meravigliose terre italiche, la lingua aurea per eccellenza non può che essere quella che tanto deve al Sommo Poeta :smile_lol: E da ciò, cara lady Clio, posso senza dubbio affermare che non solo il vostro ragionamento è intrigante, ma anche giusto! Come giusta è anche la vostra risposta! In pratica, mia novella Ippolita, avete le carte in regola per sgominare quella setta ereticale proprio come fatto dal nostro Primo Cavaliere ;) I miei complimenti, dunque, per aver brillantemente svelato il codice segreto di quei Catari :smile_clap: |
lady Clio..io ero certa voi aveste indovinato ma aspettavo il responso di sir Guisgard....siete stata...a dir poco bravissima :smile_clap:
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Wow... :eek:
Questo era davvero davvero difficile, Milord.. Insomma, ingegnoso, particolare, stimolante ma... Difficile! Non so come ho fatto ad arrivarci! Ovviamente sono partita da tutt'altro prima di riuscire a trovavi un senso... Beh, grazie a voi, e grazie Lady Altea per i complimenti... :smile_lol: Quanto alla lingua aurea per eccellenza... Eh.. Mi trovo a concordare pienamente con i saggi capomazdesi.. Non vi è linguaggio migliore, perché non vi è terra migliore... ;) |
Ardea de' Taddei è l'eroe eponimo della stirpe Taddeide.
Miti e leggende, bardi e poeti hanno cantato le sue immortali gesta, consegnando per sempre il suo nome all'immortalità. Tutto ciò che oggi ruota attorno alla sua figura è velata dal fantastico, dal meraviglioso e dal romanzesco. Molti filologi hanno cercato di dissipare le nebbie del mito, tentanto di estrarre dalla storiografia romanzata tratti verosimili di questa antica figura di eroe cavalleresco. Eppure, nonostante la documentazione storica attorno ad Ardea sia scarsa e quasi del tutto orale, la sua presenza ricorre in maniera quasi ossessiva nell'arte e nella letteratura non solo Capomazdese, ma di tutto il territorio Afravalonese. Il fenomeno conosciuto oggi come Afravalonismo, ossia la diffusione dei modelli culturali di questa civiltà in tutti i paesi che hanno avuto con essa contatti, sia diretti che indiretti, ha esportato in contesti sociali differenti e talvolta diversissimi fra loro, la leggenda di Ardea, trovando poi terreno fertile in espressioni artistiche varie ed originali. Il mitico cavaliere, da cui discenderanno i Taddei di Capomazda, diviene così una figura ricorrente in miti e tradizioni anche lontane dalla terra degli Arciduchi di Capomazda. Un eroe talmente grande, nonostante siano in lui ricorrenti gli errori, le debolezze, le incertezze e i tormenti tipici dell'animo umano, da vivere avventure epocali, in grado di ispirare per secoli gli artisti più grandi. Le sue stesse imprese, così straordinarie da essere ricordate con un nome specifico, le Questioni, per molti studiosi nascondono un simbolismo particolarissimo, dietro il quale si cela la civilizzazione, attraverso il Cattolicesimo e gli ideali aristocratici, di terre ancora selvagge al tempo in cui risalgono questi fatti leggendari. La stessa adozione del giovanissimo Ardea, voluta dal duca Taddeo, secondo alcuni storici descrive, in chiave romanzesca, la legittimazione dei futuri signori di Capomazda circa le loro origini Afravalonesi e i conseguenti diritti che la loro stirpe vanterà sull'unificazione delle due corone, quella di Capomazda e quella di Afravalone. Ma sono proprio le imprese di Ardea, le leggendarie sette Questioni, ad avvolgere la sua figura in un alone mitico ed eroico senza tempo. Queste straordinarie gesta consistevano perlopiù nel liberare le contrade del reame da terrificanti mostri, simbolo ed incarnazione dei peccati e dei limiti che attanagliano l'esistenza umana. Una delle Questioni più celebri è quella che porterà Ardea ad affrontare un essere demoniaco, chiamato Vammana. Il mostro, una sorta di megera capace di assumere sembianze animalesche, terrà assediata un'intera contrada, ponendo a chiunque volesse uscirne un oscuro enigma. Bardi e cantori, nella lunga e vasta tradizione orale che nei tempi più antichi tenne viva la leggenda di Ardea, riportano diverse versioni di questa Questione, dove in ciascuna la mostruosa Vammana poneva un enigma differente all'eroico cavaliere. Una delle più note mette in bocca alla spaventosa donna questo arcano: “Ascolta e mostra d'esser audace. Risolvi tale arcano se ne sei capace. Senza indugio tutti son bravi a romperlo, ma poi nessun riesce più ad accomodarlo!” Naturalmente Ardea risolverà l'impenetrabile enigma, spingendo così la Vammana a togliersi la vita. E liberata la contrada dall'infernale flagello, riprenderà il cammino verso le altre Questioni rimaste, fino a guadagnarsi il perdono per le sue colpe e l'amore della donna amata. E voi dame e cavalieri di Camelot, riuscite a risolvere l'arcano della mostruosa Vammana? http://digiphotostatic.libero.it/sop...108928_med.jpg |
Che storia affascinante... E un arcano in rima, per di più...
Tenterò con una risposta impulsiva, sempre che abbia capito il senso dei versi.. :confused_nervous_sh Allora dico UOVO. |
Il ritorno di Ardea..astuto e coraggioso..e io ho pensato a "giuramento".
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Si narra che la Vammana avesse una vera e propria ossessione per i crini dei cavalli.
E questo fu sfruttato da Ardea e dal suo scudiero per distrarre la megera, dando così al nobile cavaliere più tempo per riflettere sull'arcano. E alla fine Ardea sentenziò proprio “Uovo” quale soluzione dell'oscuro enigma. E alla nostra lady Clio, abilissima non solo nel tirare di spada a quanto vedo, vanno dunque i miei complimenti per aver risolto così rapidamente questo arcano :smile_clap: Lady Altea, naturalmente “Giuramento” non era la risposta esatta. Ma vi rifarete la prossima volta :smile: |
Caspita, ci avevo azzeccato! :eek:
Grazie dei complimenti, milord, è stata un'intuizione... :smile_lol: |
Lady Clio...siete un portento :smile_clap:...e ancora una volta la mia chioma bionda ringrazia ;)
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Grazie Lady Altea.... :smile_lol:
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Excalibur, Durlindana, Cortana, sono alcune delle spade leggendarie che grandi guerrieri hanno posseduto.
Armi straordinarie, capaci di donare forza ed invulnerabilità a coloro che le brandivano. Come anche la sublime Ama no Marakuro, la divina spada della mitologia giapponese. Eppure, queste favolose armi, cantate nei secoli per le loro imprese, sono nulla a confronto con la spada più potente mai concepita. Alcuni la chiamano la Celeste, poiché la sua fattura non è di questo mondo. Altri si riferiscono ad essa come l'Ammazzademoni, perchè è l'unica arma umana capace di scacciare gli spiriti malvagi. Altri ancora la definiscono la Gioiosa, in quanto è destinata, secondo le profezie, a spezzare il terribile incanto conosciuto come la Gioia dei Taddei. Stiamo parlando della leggendaria Parusia, la meravigliosa spada dei nobili Taddei. Molti miti circolano attorno alle origini di questa favolosa ed inconcepibile arma. I più antichi la fanno addirittura risalire al divino corredo di colui che fu il primo fra gli Angeli di Dio, Lucifero. E in seguito alla devastante battaglia tra gli Angeli buoni da un lato e quelli ribelli, insieme a coloro che erano rimasti neutrali, dall'altro la spada, sottratta a Lucifero dall'Arcangelo Michele, cadde sulla Terra, dividendosi in due parti, chiamate rispettivamente la Bianca e la Nera. Questo a causa del colore di ciascuna delle due lame (che simboleggiano il Bene ed il male), che incastonate su due differenti else possono poi essere utilizzate come spade distinte. L'unione della Bianca e della Nera genera Parusia. Una versione meno mistica, ma comunque romanzata, vuole la nascita di questa superba arma grazie all'artificio di un fabbro abilissimo, il cui nome è rimasto ignoto e che la leggenda chiama con l'appellativo di Maestro della Spada. Questo fabbro, secondo la tradizione, ebbe la visione di due Angeli che impugnavano due spade, una bianca ed una nera. Uno esprimeva i giudizi e l'altro impartiva le sentenze. Alla fine del giudizio i due Angeli univano, fondendole, le due spade in un'unica arma. Da questo sogno, da questa visione, il fabbro trovò l'ispirazione per forgiare Parusia. E per evitare che qualcuno d'indegno s'impossessasse della spada, la rinchiuse in sarcofago bloccato da un impenetrabile arcano. Molti allora raggiunsero la Chiesa della Scafata, così chiamata perchè si poteva raggiungere solo con una barca, dove era custodito il sarcofago con Parusia, per tentare di risolvere l'enigma e possedere la spada. Ma tutti fallirono. Ma un giorno un cavaliere, deciso a liberare le sue terre dai demoni che vi commettevano gravissimi reati contro il Cielo, partì alla ricerca di Parusia. Raggiunse così la Chiesa della Scafata con una piccola imbarcazione e trovò il sarcofago in cui era custodita la straordinaria spada. Lesse allora l'enigma impresso sul sepolcro, che così recitava: “Qual'è quella cosa che si vede una volta nella mattinata, due nel pomeriggio e mai invece nella sera?” Il cavaliere pronunciò così la sua risposta ed il sarcofago, finalmente, spezzando le catene che lo tenevano chiuso, si aprì, mostrando all'eroe la meravigliosa spada. Quel cavaliere era Taddeo de' Taddei che da quel giorno ricevette il Divino Diritto, insieme a tutti i suoi discendenti, di impugnare Parusia. Anche se, come canta il mito, colui che più rese grande il suo nome con Parusia fu Ardea de' Taddei. E voi, dame e cavalieri di Camelot, riuscite a risolvere l'arcano? http://cf.shacknews.com/images/20110...18266.nphd.jpg |
Devi dire che rimango sempre rapita dai vostri scritti. Precisi, affascinanti, sempre nuovi.
E anche la storia di questa preziosa spada è davvero interessante. :smile_lol: Allora, proverò a rispondere: LA LETTERA I mattInata pomerIggIo sera |
io dico Venere...
si vede all' Alba..stella del mattino e al Tramonto...stella della notte (ma non visibile di notte) però mi sfugge le due volte del pomeriggio :neutral_think: |
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