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Era instancabile, possente, audace e insaziabile.
Mi usava ma era anche un amante attento e generoso, preso dalla passione mi prendeva e mi prendeva ancora, sempre con la stessa intensità, la stessa voglia della prima volta. Esplorava il mio corpo, lo venerava portandolo sempre al piacere più estremo. Mi possedeva con l’ardore di chi bramava quei momenti da secoli interi, di chi ha atteso troppo troppo a lungo, di chi finalmente può liberarsi e trovare appagamento nel corpo della donna che desidera. Io ero succube di tutto questo, sovrastata dalla sua figura lo incoraggiavo, lo stringevo a me, lo baciavo, mi scaldavo fino a divenire bollente, la pelle che bruciava, urlavo il suo nome guardandolo fisso negli occhi, sospiravo al suo orecchio, perdevo la ragione tra le lenzuola del suo letto. Lo amai come mai avevo fatto con un uomo prima d’ora, toccando vette inesplorate, scoprendo nuovi modi per dare e ricevere piacere, traendo appagamento ad ogni amplesso. Mi concessi con tutta me stessa fino a perdere le forze, a perdere il fiato, ricadendo mollemente sul morbido materasso, esausta ma più viva che mai. Il mio seno si muoveva lento ad ogni mio respiro, e sopra di esso ancora si stagliava il Barone, così bello nella sua virile figura, con una perfetta espressione sul viso di chi si era finalmente saziato. Ma lui non era sazio, forse non lo sarebbe mai stato. Con gli occhi semi chiusi mi accorsi che si era portato su di me ancora una volta, sfiorando il mio seno con il suo petto, cosa che mi provocò l’ennesimo brivido. Nuovo piacere mi invase sentendo la sua bocca sul mio collo. Quelle parole... avvertii la sua bocca aprirsi sulla mia pelle delicata e poi compresi, nuovamente eccitata. “ Non desidero altro amore mio... Fallo, fallo!” Il suo morso fu come essere posseduta nuovamente, e di nuovo partii per un oblio oscuro, tanto bramato e finalmente ottenuto. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Guardai lo specchio, fissandolo intensamente fino a che non scomparve nel nulla.
Il mio signore, il mio padrone era lì, era sempre stato lì e lo sarebbe stato sempre. "Oh lo spero, mio signore.." con un sorrisetto malizioso "Godetevi lo spettacolo!" con lo sguardo lascivo, il tono caldo e malizioso. Oh, dovevo fare molto più di così se volevo che il mio signore uscisse dallo specchio e venisse a prendermi come si deve. Restai ad osservarlo finchè non svanì nel nulla. Sospirai, restando ad osservare i miei due servi che piano piano si svegliavano da quel torpore. Erano davvero belli, con quei corpi perfetti e quegli occhi che sembravano quasi essere l'uno il riflesso dell'altro. Li guardai con un sorriso malizioso, godendomi la vista dei loro corpi meravigliosamente scolpiti. "Allora, meraviglie mie, dove eravamo rimasti?" con un sorrisetto enigmatico, che presagiva immensi giochi di perversa e sfrenata lussuria. |
“Aspetta, se è il custode del Cimitero magari sarà anche l'unica persona sveglia...” disse Elv a Gwen “... forse dovremmo rincorrerlo e chiedergli chi comanda in questo villaggio... potrebbe esserci un borgomastro o qualcun altro di importante, no?”
Ma proprio in quel preciso istante i due vampiri udirono nuovamente quel ticchettio e sempre proveniente dal fondo della stradina. Una seconda figura, avvolta anch'essa da un lercio e strappato lenzuolo incappucciato, che si trascinava dietro una bara tagliata a metà, con pezzi di legno fermi sotto il braccio. Anche questa passò diritto, ignorando i due vampiri. “Ehi, voi!” Chiamò Elv. Ma quella figura proseguì senza voltarsi, svanendo come la precedente nel buio di quella notte. Allora la campana della chiesetta cominciò a suonare. Altea si avvolse in parte in quel mantello e guardò dalla finestra. La luce della Luna rischiarava cupa il cortile sottostante ed allora la dama si accorse che vi era qualcosa. Delle lapidi e delle Croci che spuntavano dal terreno. Era il punto in cui presumibilmente venivano seppelliti in passato gli abitanti del castello. Ma davanti ad una lapide vi era qualcuno. Non si trattava del vecchio custode. Era una figura austera, nobile, solitaria ed avvolta nel suo mantello, sotto il quale spuntava la sua lunga spada. Quel morso. Caldo e profondo, penetrante. Dacey avvertì un senso di calore, avvampandosi tutta, poi un flebile dolore, un vago bruciore che in un attimo diventò insopportabile, al punto da farle perdere i sensi. Cominciò a sudare, a delirare, a vedere posti sconosciuti, lontani, esotici e selvaggi, fra monti freddi e cupi, fiumi impetuosi ed innavigabili. Sentiva voci confuse, versi di animali, percepiva l'arrivo dell'Inverno e l'ignoto incedere della notte. Era da sola, su un'alta torre, avvolta da un lungo abito nero scollato e sensuale. Il vento gonfiava il suo strascico ed i suoi capelli scuri. Si sentiva diversa, viva. Quell'immagine di sé la fece svegliare. Impiegò qualche istante a realizzare di essere nella sua stanza, nel suo letto, nuda. Fuori a breve avrebbe albeggiato, ma in lei era vivo il ricordo di quell'immagine vista in sogno. https://i.pinimg.com/originals/d6/e9...8731c217fd.jpg |
"Sì infatti, possiamo domandarglielo" peccato però che la figura fosse già svanita.
Ne giunse una seconda, la cui bara però era parecchio sgangherata e mal ridotta. Elv provò a chiamarlo, ma quello non si voltò, sparendo come l'altro. "E ora?" sospirando. Poi, improvvisamente, la campana della chiesa. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Vidi un piccolo cimitero ma non mi spaventai visto nel Castello della mia Casata ve ne era uno simile. Probabilmente erano seppelliti i vari proprietari del Palazzo.
Ma poi vidi una figura nobile e solitaria e aveva una spada che brillava alla luce lunare. Mi vestii in fretta, chi poteva essere.. Da lassù non vedevo bene le fattezze. Presi pure la mia spada e la cinsi alla vita e scesi le ripide scale. Mi trovai in giardino e a lenti passi raggiunsi cauta quelle lapidi un po' perplessa. Inviato dal mio PRA-LX1 utilizzando Tapatalk |
Mi contorsi nel letto, provando piacere insieme a dolore, un dolore che prese forma in tutto il corpo, prima come un pizzichino poi ... poi non sentii più nulla.
Fu svegliata dalla timido luce dall’alba che filtrava dalla finestra che non era stata chiusa la sera prima. Eppure ero piuttosto certa che tutte le finestre fossero oscurate nella camera del Barone. Fu con quel pensiero che aprii gli occhi, intontita, realizzando di essere nella mia stanza. Mi alzai, coprendo il mio corpo nudo,sul quale si notavano i segni della passione notturna, con una vestaglia di pizzo nero. Fu proprio il colore nero a colpirmi. Ero vestita di nero come nel mio sogno. Rividi i paesaggi a me sconosciuti, i suoi riecheggiarono nella mia memoria, rividi la torre, sentii il vento che a quella altezza mi scompigliava i capelli ma soprattutto a caratterizzare il ricordo di quel mio strano sogno era la sensazione che aveva lasciato. Anche ora, da sveglia. Nuovo vigore, nuova forza, nuova vita. Vita che volevo vivere appieno senza nascondermi. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Seguirono lenti rintocchi di campana, per poi far ripiombare il villaggio in quel silenzio innaturale.
Ad un tratto si udì ancora quel ticchettio ed una terza figura, anch'essa incappucciata ed avvolta da un lenzuolo inzaccherato, emerse dal buio della stradina, curva sotto una pesante lapide. Arrivò davanti a Gwen e ad Elv, per poi fermarsi e volgere verso di loro il capo, sebbene il volto era celato dal cappuccio. “Salve...” disse con una voce rauca “... potreste aiutarmi?” Indicando la pesante lapide sotto cui era curvo. Altea si vestì in fretta e scese rapida le scale della torre, fino a raggiungere il cortile delle lapidi, dove stava ferma ed immobile la nobile figura. Volgeva le spalle ad Altea, avvolta nel suo mantello scuro. Aveva lunghi capelli bruni e mossi, appena sfiorati dall'alone lunare, fisso davanti alla lapide come se pregasse. E forse lo faceva davvero. Lys vide il riflesso svanire nello specchio. Si voltò a guardare i sue servi immobilizzati in quelle innaturali fattezze di statue. Pian piano presero a destarsi. Erano tutti e tre completamente nudi in quella stanza, con i due servi ancora potentemente eccitati. La guardarono tutta. Lei sentì i loro sguardi su di lei, lascivi, perversi, sporchi, infimi, bassi, osceni. Un'atmosfera di perdizione, di istinti sfrenati, di abbandono ad una bestialità sessuale primordiale. La fissavano. Ovunque. Occhi famelici, carnali, indegni di ogni morale. Aegos allora si avvicinò a lei, abbracciandola e baciandola con fare lascivo, toccandole i seni sodi, scivolando con le mani fino a stringere le natiche sode. Icarius, ancora brillo, si accovacciò a terra ed iniziò ad avanzare verso di lei a gattoni, come fosse un cagnolino. Raggiunse Lys che baciava Aegos, cominciando a leccarle la gambe in modo timido, imbarazzato, eccitato. Dacey si svegliò, indossando una vestaglia nera di pizzo. A breve sarebbe giunta l'alba ed il palazzo cominciava a destarsi dal torpore notturno, con i servi già impegnati nelle varie attività. Com'era giunta nella sua stanza? Chi l'aveva portata? Probabilmente il barone. |
Lenti rintocchi.
Poi silenzio. Un'altra figura uguale alle precedenti avanzò, trasportando stavolta una lapide. Si voltò verso di noi e ci chiese aiuto. "Certo" dissi solo. Guardai fugacemente Elv, poi presi la lapide, che vista la mia forza sovrannaturale sembrava leggerissima. "Perdonate" mentre camminavamo "Potreste indicarci un borgomastro, o chiunque sia il responsabile di questo villaggio?" Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Gwen subito aiutò quel misterioso individuo con la sua pesante lapide, che per lei risultava però leggerissima.
Allora la figura incappucciata si sedette su un basso gradino sul lato della viuzza, come se volesse riposare e riprendere fiato dopo una grande fatica. “Un borgomastro...” disse, ripetendo ciò che aveva detto Gwen un attimo prima “... a cosa vi occorre un borgomastro?” |
Guardai l'uomo, che si era seduto per riposare.
"Vogliamo sposarci, ma non abbiamo molto in simpatia le chiese e vorremmo evitare i preti. È possibile farlo?" mi informai ancora. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
L'individuo incappucciato rise a quelle parole di Gwen.
“Un tempo ero io il borgomastro” disse “ma ora temo che questa carica non mi spetti più.” Annuendo. “Ma per sposarvi potrebbe andare bene qualcun altro?” “Qualsiasi autorità del posto per noi andrà bene.” Elv. “Purchè non sia un chierico.” “Qui non ci sono chierici.” Scuotendo il capo l'uomo incappucciato. “Non più. Sono andati via tempo fa.” Ad un tratto Elv guardò meglio la lapide che quell'individuo trasportava. Vi erano impresso un nome sopra: Minsk degli Atiensi. |
Rimasi sorpresa da tutte le parole dell'uomo, una dopo l'altra.
E perché erano andati via? "Sì certo, andrà bene chiunque" Annuii. Poi qualcosa attirò l'attenzione di Elv. Guardai meglio la lapide e cercai di capire dove avevo sentito quel nome. Pensai, pensai, poi ricordai. La discussione di Nikolaj col Maestro. Guardai Elv sbigottita. "È il nome del Barone..." gli sussurrai. Poi guardai l'uomo. "Per chi è questa lapide?" curiosa della sua risposta. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Osservai attentamente la mia figura allo specchio, ancora assonnata e confusa dal sogno che avevo fatto.
Fuori dalla mia stanza sentivo qualche rumore, indice del risveglio del palazzo e dei suoi abitanti per quel nuovo giorno. Mi sarebbe piaciuto tornare a dormire vista la nottata che avevo avuto, senza riposo alcuno, ma dopo la passione vissuta con il Barone, gettarmi nel mio letto con le lenzuola fredde, sola, mi ripugnava. Avrei preferito in larga misura risvegliarmi affianco dell’uomo, potermi stringere ancora al suo corpo per avvertirne il tepore, specchiarmi nei suoi occhi, bearmi del suo sorriso, magari essere fortunata e ricevere qualcuna delle sue carezze... Ma sarebbe stato sconveniente e rischioso, qualcuno avrebbe potuto vedermi uscire dalla camera del nobile ad un orario sospetto. Lui invece, complici le sue amate tenebre, doveva essere riuscito con facilità a raggiungere la mia stanza e portamici prima della venuta del giorno. Mi chiesi come avrei reagito nel vederlo, quella mattina, se sarei riuscita a mostrarmi senza arrossire. Arrossire. Non lo avevo fatto quella notte, neanche quando mi aveva ammirata completamente nuda, mi aveva toccata esplorando ogni parte del mio corpo. Ma quello era avvenuto di notte. Il giorno mi aveva regalato di nuovo un po’ del pudore e del contegno con i quali avevo forzatamente convissuto tutta la vita. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
“Per chi era, sarebbe meglio dire.” Disse l'uomo incappucciato a Gwen. “Ora la tomba è vuota e questa lapide non serve più temo. Almeno fino a quando non sarà sistemato il tutto.” Annuendo.
“C'è solo il nome sulla lapide...” indicò Elv “... senza date...” “Già...” rispose la figura senza volto. “Che posto è questo?” Domandò Elv. “Un villaggio come tanti.” “Ha un nome?” “Forse, ma nessuno lo rammenta più.” L'altro. Mentre Dacey era preda di quei pensieri, ad un tratto udì dei rumori giungere dal cortile sottostante, accompagnato da una musica a lei familiare. Sembrava infatti quella che suonava spesso Reddas. |
"Come mai è vuota? Dov'è il cadavere?" continuavo a far domande perché dovevo capire, dovevo.
Tuttavia, non sembravano essere molte le risposte che quell'uomo ci avrebbe dato. "Neanche voi lo rammentate?" dissi sarcasticamente. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Deciso che avrei fatto un bel bagno prima di uscire ed affrontare la giornata, uno di quelli dove si stava mollemente nell’acqua calda, cospargendo la pelle di essenze profumate e oli preziosi.
Avrei atteso l’arrivo di Silvia, perché lo preparasse e per ingannare l’attesa afferrai il primo libro che mi capitò sotto mano. Avevo letto poco più di due righe quando mi interruppi, il mio interesse catturato altrove, oltre la finestra, nel cortile. Mi sporsi , ma non vidi l’origine della musica che avevo subito associato a Reddas. Era ancora qui, a palazzo, determinato nella sua vendetta. Ora come mai prima non potevo permettergli neanche di sfiorare un capello del Barone, non ora che finalmente lo avevo ritrovato e mi ero ricongiunta a lui per l’oscura eternità. Lasciai decadere l’idea del bagno rilassante, dovevo agire senza indugi. Giusto il tempo di vestirmi, ancora coi capelli sciolti e lievemente scompigliati, andai con passi lunghi verso l’origine della melodia. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Eccoli, i miei piccoli compagni di viaggio verso la perdizione.
Erano così adorabili mentre mano nella mano scivolavano lungo quella scala, quella discesa che passo dopo passo li avrebbe portati nell'averno, li avrebbe rivestiti di perdizione, votandoli alla lussuria, al piacere più sfrenato. Votandoli a me, e a me soltanto. Potevo vederli i loro occhi che mi fissavano, potevo sentire il loro desiderio su ogni lembo della mia pelle. Erano meravigliosi, ed erano miei, incredibilmente miei. Aegos si fece sempre più vicino, e io allungai le mani per toccare quel corpo perfetto, lo strinsi a me, assaporandolo con le mani, pezzo dopo pezzo, finchè i suoi occhi non si fusero con i miei, e le nostre labbra non si incontrarono in un peccaminoso abbraccio, in un bacio fatto di lussuria e desiderio. Sentivo le sue mani su di me, ovunque e mi abbandonai, godendo di quel contatto meraviglioso. Le sue mai su di me mi facevano impazzire, la mia pelle fremeva sempre di più. Il piccolo poi, si avvicinò gattonando, e iniziò a leccarmi tutto, con dolcissima devozione. Oh, era così bello, così eccitante quel piccolo e tenero cucciolo, che mi faceva impazzire. Era così perverso vedere come si era completamente lasciato andare all'oscurità, che aveva abbandonato l'innocenza per la notte. Ma io volevo di più, molto di più, volevo tutto di loro due. Volevo le loro anime, i loro cuori, i loro corpi, la loro devozione assoluta, i loro pensieri. Ogni loro pensiero. Allora lasciai che la mia magia entrasse in loro, che scavasse nella loro anima per mostrarmi ogni loro pensiero, nudo e crudo davanti a me. L'idea di non lasciar loro nemmeno un pensiero privato era estremamente eccitante, li volevo per me, tutti, volevo percepire ogni sensazione, ogni emozione, ogni cosa. Tutto, tutto. Erano miei, miei e basta. Non erano niente di più ora, solo i miei amanti. Solo miei. |
“Bella domanda...” disse l'uomo col sudario “... immagino ora sia lontano, di certo non più in questo villaggio...” a Gwen “... se rammento il nome di questo posto?” Rise. “Davvero conoscerlo per voi cambierà qualcosa?”
“Provate a dircelo e vedremo.” Elv. “Bene...” l'altro “... Prognas... Prognas era il nome di questo villaggio.” Dacey si vestì in fretta e con i capelli ancora scompigliati lasciò la sua camera e raggiunse il cortile mentre cominciava finalmente ad albeggiare. Reddas era nel cortile, presso uno degli androni porticati lungo i muri interni. Stava suonando la sua cetra, ma si fermò nel vedere arrivare la ragazza. “Madama, che onore.” Disse con un inchino irriverente, quasi beffardo e con un sorriso enigmatico. “O forse dovrei dire... futura baronessa.” Guardando i suoi capelli spettinati. “Devo ritenere così magnifica la mia musica, al punto da richiamare madama per ascoltarla da vicino?” |
Oh, in realtà non cosí tanto lontano...
Poi ci disse il nome. Prognas. No, in effetti non lo avevo mai sentito. "Diteci. Ci indicherete qualcuno a cui rivolgerci, dopo che vi avremo aiutato con questa lapide?" Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Ancora la sua irriverenza, quella linguaccia e le occhiate insolenti.
Mi piazzai di fronte a lui, gli occhi che si assottigliarono a sottolineare il mio disappunto per l’intera situazione . “ Madame, per voi. Cosa diventerò o meno non sono questioni che vi concedono.” Per un attimo notai un’ombra nello sguardo di Reddas, come se sapesse più di quanto le sue parole davano a vedere. “ La vostra è una musica molto bella, sicuramente, ed io ho avuto diverse occasioni per ascoltarla, tuttavia a quest’ora non è richiesta. Specie Quando molte persone ancora dormono dopo la festa di ieri sera. Dovreste andarvene o sarò costretta a chiamare una guardi per il vostro continuo disturbare.” Avevo colto la palla al balzo, parlando della musica per usarla da scusa, sperando fosse utile per scacciare finalmente Reddas e la sua minaccia dalle sale del palazzo. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Quel bacio lascivo unì Aegos e Lys, incatenando le loro labbra e le loro lingue, mentre lui la toccava ovunque.
“Sono un po' sporco...” disse baciandola lui “... ma forse madama non troverà il mio odore fastidioso, no?” Leccandole le labbra perverso e ridendo piano. Icarius intanto continuava a leccarle la gamba inumidita. Era una scena perversa, folle, maledetta. “Per quanto ancora” Aegos sussurrò nell'orecchio di Lys “dovrai tormentarci? Non vuoi farti dominare stanotte, sgualdrina?” Stringendole un seno quasi con rabbia. Allora la prese in braccio, senza curarsi di Icarius che restò a terra, inginocchiato, a guardarli andare verso il letto. “L'unico che qui potrebbe aiutarvi è il becchino.” Disse la figura incappucciata. “Lo troverete al vecchio cimitero.” A Gwen, per poi indicare la viuzza che conduceva al Camposanto. “Oh, perdonate, madama...” disse Reddas, fissando Dacey dalla sua maschera “... avete ragione... stanotte si è festeggiato... parecchio... ho udito infatti grida di piacere... immagino sia stata una festa appagante, vero... madama?” Fissandola negli occhi, in modo impudente, irrispettoso. “Lascerò dunque la mia signora riposare dopo una simile notte.” Con un inchino teatrale e beffardo. |
Annuii lentamente e guardai Elv.
"Bene, grazie, buonanotte" e feci segno al vampiro di incamminarci. Speravo davvero che potesse aiutarci, perché proprio non mi andava di girare in tondo e non risolvere nulla. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
“ Potrei farvi tagliare la lingua per una simile insolenza!”
Sbottai con tono imperioso mentre nella realtà ero scossa perché se lui aveva sentito allora potevano averlo fatto altri. “ Eravate presente alla festa, avete visto voi stessi che è terminata molto tardi, con la presenza di molti alcolici. Tutti si sono divertiti e stancanti tra canti e danze.” Al sua ultima frase non replicai, restando ferma a osservare che si togliesse di torno. “ Si, andate. Ma badate di non farvi vedere ancora . Non ci servite a nulla al momento.” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
L'uomo incappucciato riprese la pesante lapide sulla schiena ed andò via.
Gwen ed Elv allora seguirono le sue indicazioni e dopo un po' arrivarono nel piccolo cimitero del posto. Vi erano tombe sparse. Di nuovo la campana della chiesetta suonò. Lenti rintocchi nel silenzio di quel luogo. Videro allora qualcuno. Un uomo curvo a scavare con una vanga nel terreno. “Deve essere il becchino...” disse Elv. “E sia...” disse Reddas “... ma non andrò via... vostro fratello mi ha promesso più giorni... ed io ho una vendetta da compiere, madama.” un altro inchino irriverente. Nell'andare via le passò accanto, notando il suo collo. Aveva i segni dei canini, di un morso. “Cosa avete fatto!” Afferrandole il polso. “Sciocca ragazza!” Stringendolo, per poi schiaffeggiarla. |
Quel bacio, così intenso, lussuriosioso, lascivo.
Le nostre labbra che si intrecciavano, il suo viso ancora impregnato dei miei umori. Chissà cosa pensava, chissà cosa provava. Volevo sapere ogni cosa, volevo penetrare ogni sensazione, ogni emozione che gli scuoteva l'anima. Non mi accontentavo di un atto, di movimenti ritmici che provocano piacere, volevo entrargli nell'anima, scrutarla, farla mia, possedere ogni anfratto, ogni angolo di sé, godere di ogni suo pensiero, volevo cancellare il resto del mondo dalla sua mente, dal suo cuore, dalla sua anima e lasciargli solo un'inguaribile voglia di me. A lui così come al piccolino lì sotto che continuava a leccare da bravo, diligente, perdendosi sempre di più in quell'universo perverso e unico che era quella stanza. Aprii gli occhi per cercare quelli azzurri di Aegos. "Oh ma a me piacciono le cose sporche..." con un sorriso perverso, guardandolo negli occhi. Poi quella frase, quella provocazione. Lo guardai con un ghigno, perverso. "Sempre che tu sarai in grado di dominarmi, Aegos..." guardandolo negli occhi con aria di sfida "Credi che sia facile?" mostrandogli la lingua. Poi finalmente mi prese e mi portò verso il letto, lasciando lì Icarius a terra. Schioccai le dita rivolta al giardiniere senza togliere gli occhi da quelli di Aegos. "Su piccolo..." ordinai "Non vuoi godere anche tu?" lo provocai, facendogli cenno di seguirci in quell'avventura sempre più perversa. |
L'uomo riprese la lapide e andò via.
Noi due allora ci incamminammo verso il cimitero ed intravedemmo un uomo intento a scavare una fossa. "Sì, avviciniamoci" ad Elv. Nel frattempo, altri rintocchi dalla chiesa. Molto strano viste le parole dell'uomo sui chierici di questo paese. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
“ Se fossi in voi non farei troppo affidamento sulle concessioni di mio fratello, è un uomo irascibile che cambi spesso idea...”
Mormorai alzando leggermente gli occhi al cielo. Se mio fratello si fosse ancora rifiutato di ascoltarmi avrei usato nuovi modi per convincerlo ad ascoltarmi. Dovevo solo capire quali. “ Che state dicendo? Ma come osate?” Avevo chiesto quando, passandomi davanti, Reddas si era bloccato a fissare il mio collo, riprendendo a inveire contro di me. Mi ero scordata di coprire il morso,visto la velocità con cui ero in uscita e tra tutti avrei decisamente preferito che a non accorgersene fosse stato Reddas. Ma invece egli si alterò, mi strinse forte un polso, impedendomi di andar via nonostante i miei tentativi. “ Lasciatemi!” A tono alto, sperando che qualcuno fosse nei paraggi e udisse. Magari qualche guardia pronta poi a punirlo per la sua disgraziata sfacciataggine. E lo schiaffo raggiunse il mio viso con violenza, capace di farmi avvertire distintamente le cinque dita che si erano scagliare sulla mia pelle. “ Voi! Come avete osato!” Ruggii rabbiosa e con uno strattone mi liberai dalla presa, portando una mano a nascondere la guancia malmenata. “ Ve ne farò pentire amaramente.” Quindi chiamai le guardie affinché lo prendessero in custodia. |
Aegos prese Lys in braccio, portandola verso il letto.
Erano nudi, l'una contro l'altro. I seni di lei erano stretti sul petto robusto di lui. Con i suoi poteri la ragazza entrò nella mente di Aegos. Vide la sua eccitazione, la sua lussuria. Fantasie estreme, in cui lui la prendeva in ogni modo, persino contronatura, con un impeto ed una potenza fuori dal comune. Lys vide i modi in cui l'avrebbe posseduta. Ma stupendola, quei pensieri rivelarono altro. Qualcosa di inaspettato. Lo stalliere infatti, incredibilmente, sembrava animato da altro. Come se provasse qualcosa per lei. La fece inginocchiare sul letto, accarezzando poi il suo volto e fissandola negli occhi. Con lo sguardo indicò il suo membro eretto. “Avanti...” disse portandole una mano sulla testa e spingendola verso le sue gambe “... avanti... fa quello che ti viene meglio...” con tono perentorio. Icarius si avvicinò al letto, guardando eccitato. Gwen ed Elv si avvicinarono a quello che sembrava essere il becchino. Stava scavando una fossa. Notò i due e smise. “Il Cimitero è chiuso a quest'ora...” disse “... non avete sentito la campana? Significa che ogni attività Liturgica è terminata.” Subito arrivarono due guardie chiamate da Dacey, mentre Reddas restò fermo davanti a lei, fissandola con disprezzo. “Madama...” disse uno dei due soldati “... avete chiamato?” Ora la sorte di Reddas dipendeva da lei. |
L'uomo si rivolse a noi.
"In realtà ci hanno detto che potete aiutarci. Vorremmo sposarci, ma senza preti in chiesa. Potete aiutarci voi?" Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
L'uomo posò la pala ed annuì a Gwen.
“Si, venite...” disse invitandoli a seguirlo. Raggiunsero un capanno, qui il becchino prese i ferri del mestiere, uno schedario con i nomi dei tanti seppelliti lì, quasi fossero i simboli della sua autorità. “Cominciamo?” Elv annuì. |
Era così bello, così virile, così possente Aegos.
Potevo sentire i suoi pensieri, potevo vedere i mille modi in cui mi avrebbe presa, in cui mi avrebbe dominata, soggiogata, adorata, venerata. Che caro, era quasi come se tenesse a me. Lo credo bene, con tutto il godimento che si è preso questo qui, vorrei anche vedere! Ridacchio tra me e me all'assurdità di quel pensiero. Come sono più fragili gli uomini, dopotutto, però mi eccitavano quei pensieri, mi eccitavano disperatamente. Allora andai a fondo, scrutandoli sempre di più, andando a cercare i pensieri ancora più profondi. Non mi bastava un'infarinatura, una visione generale, volevo sentire la sua voce interiore rimbombarmi nelle orecchie, eccitarmi, sconvolgermi. Volevo possederlo in ogni senso, era mio dopotutto, il mio stalliere, il mio servo, il mio giocattolo. Mi fece inginocchiare e restai a guardarlo dal basso, possente e fiero. Quella carezza mi fece scappare una risatina divertita. Oh, era anche tenero sotto sotto... A propositio di tenerezza, anche il piccolino si avvicinò tutto eccitato. Mi faceva morire con quell'espressione vergognosa e vogliosa insieme, era davvero un amore, volevo vederlo perdere il senno per il piacere, volevo traviarlo e sporcarlo in modo che la sua vita non sarebbe stata più la stessa, mai più, perchè non si può tornare indietro dopo aver conosciuto una tale perversione. Io e Aegos annegavamo già in quel mare, lui stava sulla riva, guardando giù, e io ero la sirena che l'avrebbe preso per mano e fatto sprofondare nell'oscuro abisso della lussuria più sfrenata. Allungai una mano verso di lui, afferrando il membro eretto e tirandolo con forza verso di me, mentre con l'altra mano afferravo quello di Aegos. Allora, guardando il bello stalliere, li portai entrambi alle labbra, passandomeli prima sul viso, come fossero pennelli che dovevano ricalcare ogni tratto del mio viso, poi tirai fuori la lingua e inizia a passarla dall'uno all'altro continuamente, ancora e ancora, guardando negli occhi ora Aegos ora Icarius. Oh e stavolta nulla mi avrebbe separato dai loro gemiti, dai loro pensieri, perchè mi appartenevano, tutti, come loro. |
Lo vidi annuire, quasi con professionalità e ci portò in un capanno.
Lì prese un elenco con dei nomi ed annuii alla sua domanda. Poi guardai Elv sorrisi stringendogli forte la mano. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Avevano toccato forse il punto più profondo di quell'abisso di lussuria, di perversione, di perdizione.
Lys stava nuda sul letto, con i suoi due bei servitori davanti, eccitati alla follia. Aveva afferrato i loro membri, per poi giocarci, deliziarsi. Giocava con quelle virilità esasperate, gonfie, fameliche, calde. Ci giocava con la faccia, davanti a loro, strappando gemiti profondi ai due servitori. “Oh, madama...” disse fra sé e sé Icarius, perso in quel gioco assurdo, folle, perverso come mai aveva concepito, neanche nelle sue fantasie sulla padrona “... che donnaccia sei... sto impazzendo... sto impazzendo... sei sporca... sporca dentro... e io non so resisterti...” a bocca aperta ed occhi socchiusi tanto godeva per quel gioco. Anche Aegos gemeva e godeva per ciò che stava facendo la sua padrona. “Come fa... ” pensava quasi con rabbia “... come fa una donna così bella a ridursi a tanto? Che schifo... quanto la odio... la detesto... mi fa schifo...” eccitato e geloso da impazzire “... ti piace così tanto vero, sgualdrina? Non sei diversa da una battona... questo sei...” perdendo sempre più il controllo “... se è ciò che vuoi... questo avrai...” come impazzito. Spinse via Icarius, facendolo cadere a terra. Afferrò allora Lys per il collo, stringendolo. “Tu lo farai solo con me, chiaro?” Con gelosia, rabbia ed eccitazione. “Chiaro, sgualdrina?” Gwen ed Elv si strinsero, mano nella mano. Il becchino li guardò ed annuì. “Possa questa notte” disse con fare solenne “con tutti i suoi spiriti, i suoi misteri ed i versi dedicati alla Luna dagli infiniti suoi innamorati, concedervi i suoi favori, i suoi segreti e tutte le sue stelle, rapirvi con la magia delle sue ombre immutabili e donarvi gli immortali sospiri che da sempre chi ama abbandona agli echi perduti di questo eterno crepuscolo.” Fissando i due vampiri. “Potete baciarvi.” Elv allora prese il volto di Gwen fra le sue mani e la baciò teneramente, sancendo per sempre quel giuramento fatto alla eterna notte. http://www.mobilmusic.ru/mfile/7d/b4/61/614204.jpg |
Avevo tollerato a lungo la mancanza di rispetto che il cavaliere, celato dalla sua maschera, teneva nei miei confronti.
Non lo avevo denunciato la sera della festa, tenendo fede al mio impegno e adesso ritenevo di essermi sufficientemente sdebitata dal mio debito di gratitudine nei suoi confronti . Ma lui mi aveva messo alla prova, non limitandosi allo scherno più o meno velato, era passato alle mani, cosa che non avrei mai, in alcun caso, tollerato. “ Avete approfittato fin troppo della mia bontà, signore. Con il vostro gesto siete andati ben oltre. Non mi lasciate altra scelta.” Con freddezza poco prima che le guardie arrivassero. Spiegai loro l’accaduto e gli ordinai di allontanare immediatamente il saltimbanco. “ Se vi mostrerete ancora intorno al palazzo, alla mia persona o a quella del Barone, allora sarete subito rinchiuso e questa volta vi assicuro, non potrete più scappare. Ora via, e ringraziate che ho pietà per voi e non vi faccio condannare subito.” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Davanti a me apparve una figura di schiena, indossava un lungo mantello scuro e la Luna ravvivava i suoi lunghi e bruni capelli.
Pregava davanti a una lapide, sembrava, in silenzio.. Mi feci avanti chiedendomi se fosse reale o uno spirito e dalle mie labbra uscì solo una parola dall'emozione, sussurrata piano e leggera.. "Milord...". |
Il becchino iniziò a parlare e mi piacquero le sue parole.
Sicuramente non era così, ma sembravano davvero fatte apposta per noi, creature della notte, che ad essa appartenevamo. E mi piacque essere lì insieme, perché era così normale, molto più di quanto non fosse la nostra esistenza libera dalle normali leggi e convenzioni. Ma a quanto pareva, anche noi potevamo avere una vita più o meno normale. Bastava avere la giusta persona accanto. Alla chiosa del becchino, guardai Elv che subito prese il mio viso fra le mani e mi baciò dolcemente. Assaporai subito le sue labbra morbide e poggiai le mani sul suo petto, godendomi quel meraviglioso momento che aveva suggellato la nostra unione eterna. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Ero completamente fuori di me, immersa in quella passione incontrollata, in quella perversione così tangibile, così profonda e oscura, che solo pochi esseri umani sarebbero stati in grado di sopportare.
Perché infondo molti vorrebbero rompere le catene che li legano alla società, ma la verità è che ben pochi possono farlo. Io posso... posso eccome. Per me non valgono le normali regole del resto del mondo, come la monogamia, la morale, o in generale tutto ciò che limita la passione, il desiderio, la lussuria. No, io non avevo alcun limite, ed era questo che il mio padrone amava in me, ero ciò che lui aveva fatto di me, senza di lui non esisterei nemmeno, sarei soltanto una parte di Clio, ben nascosta nelle sue notti, relegata nei suoi pensieri più oscuri e proibiti. Invece sono qui, libera e decisa a godere ogni istante della vita che mi è stata concessa. Ora ero lì, inginocchiata tra i miei due servi, a gustarmi quelle virilità così eccitanti, così salde e sicure, così frementi. E mentre la mia lingua li tormentava, li assaporava, gustandone il sapore, la consistenza, la mia mente andava alla ricerca dei suoi pensieri più nascosti e proibiti. E li trovai.. oh se li trovai. Adoravo scoprire quei pensieri, capire cosa stessero provando non solo dai loro gemiti incontrollati, ma anche dalle parole della loro mente, dal battito del loro cuore. Il piccolino stava impazzendo, e questo non era facile immaginarlo, non riusciva a resistermi, e non gli davo certo torto... mai avrebbe potuto essere partecipe di un amplesso così perverso, lussurioso e lascivo. Ma fu Aegos a stupirmi con quei suoi pensieri, così carichi di rabbia e gelosia. Potevo sentire la sua eccitazione, la sua frustrazione, la rabbia che montava di pari passo con l'esasperazione a cui li stavo portando. Mi voleva, mi voleva per sé, solo per sé. La cosa era eccitante, dovevo ammetterlo, ma io volevo anche il mio piccino, e già una volta Aegos me l'aveva portato via, non gliel'avrei certo lasciato fare un'altra volta. Perché poi? Non era più eccitante così? Più perverso e proibito? Il mio padrone avrebbe apprezzato eccome, anzi... stava apprezzando, ne ero sicura. D'altronde, come potevo pretendere che dei semplici uomini, per quanto eccitanti e prestanti, comprendessero la profondità di quell'abisso di perversione? Non potevano, certo, ma io abitavo laggiù, sul fondale oscuro, e se volevano raggiungermi dovevano immergervisi, fino ad annegare. Questo volevo, che annegassero con me, per me. I pensieri erano così forti e intensi, però, da colpirmi ed eccitarmi contemporaneamente. Ma poi Aegos impazzì, buttò a terra Icarius e mi prese per la gola, guardandomi con odio, quasi, gelosia, rabbia e desiderio. Quell'ordine, quel tono, i miei occhi divennero rossi per la rabbia, l'eccitazione. "Io farò ciò che mi pare e piace, servo!" colpendolo con forza al volto con un sonoro e potente schiaffo, con lo sguardo ardente. Portai la mano sul suo polso, e lui iniziò a sentirlo caldo, sempre più caldo, come se la mia mano fosse un tizzone infuocato, a causa della mia magia. "Se voglio prendermi tutti e due i miei servi, li prenderò tutti e due, chiaro?" con aria di sfida, il tono autoritario e deciso, lo sguardo infuocato nel suo. Schioccai le dita, senza togliere lo sguardo dall'azzurro intenso e striato di rosso degli occhi di Aegos. "Su Icarius, vieni qui subito!" ordinai. Mi eccitava terribilmente quella situazione, quella sfida, quel comportamento di Aegos. Volevo vedere fin dove si sarebbe spinto per avermi solo per lui, volevo condurlo al limite, farlo impazzire, uscire di senno, fargli perdere ogni freno e controllo. Nessun uomo mai mi aveva parlato in quel modo, nessuno mai era riuscito a dominarmi, se non il mio padrone, chissà se lui sarebbe stato all'altezza di un compito tanto arduo quanto impossibile. Chissà... |
“Ora siete per sempre marito e moglie.” Disse il becchino, suggellando così l'unione tra Gwen ed Elv.
In quel momento di nuovo la campana della chiesetta riprese a suonare, mentre il cielo annunciava ormai l'imminente arrivo dell'aurora. “Sarà meglio tornare alla torre, amore...” disse Elv a Gwen. Ma prima di uscire dal villaggio, i due vampiri notarono una lapide, su cui erano incise queste parole: “La memoria di Progna non dimentica i suoi abitanti trucidati una notte senza stelle di un secolo fa da una creatura bestiale e malefica. Non dimentica ora che solo il silenzio eterno dimora nel villaggio disabitato.” Reddas guardò con un ghigno di disprezzo Dacey, mentre le guardie lo portavano via. Intanto l'albeggiare era giunto e Silvia già attendeva nella camera della sua padrona di poterla aiutare a prepararsi. |
La nobile e solitaria figura nell'udire la voce di Altea si destò, quasi fosse vittima di un incantesimo, per poi voltarsi verso di lei.
Era ancora buio, sebbene il cielo ad Oriente andava schiarendosi, così che la dama poté vedere bene solo i suoi occhi azzurri. La guardò per un lungo istante. “Siete reale” disse “o anche voi un'illusione, uno spettro che abita questo luogo?” |
Ora siete per sempre marito e moglie
Quelle parole scatenarono una sensazione forte, profonda, dentro di me. Altri rintocchi e il cielo che iniziava a schiarire. "Sì, andiamo..." risposi piano. Mentre lasciavamo il villaggio, però, vidi un'iscrizione su una lapide. E rimasi stupita, anche se in fondo dovevo immaginarmelo. Era ovvio che girasse da un bel po', ma mi chiedevo come avessimo fatto a non notarlo in tutti questi anni. Tuttavia, era il momento di rientrare. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
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