Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 29-06-2011 02.45.01

Il fornaio diede loro del pane e del miele.
“Anche qualcuno di quei biscotti.” Indicò Guisgard.
Lasciò poi una moneta sul banco ed uscì con Melisendra.
“E cosa farete?” Chiese quando furono in strada. “Passerete la vita a fuggire e a nascondervi? In attesa di cosa? Che la paura vi faccia impazzire? Quell’uomo finirà per trovarvi e voi lo sapete…”
Ad un tratto furono distratti da alcuni che discutevano davanti alla bottega del fornaio.
“Ci hanno circondato, ormai!” Disse un uomo.
“Possiamo resistere per mesi, forse per anche per qualche anno!” Replicò un altro.
“Sciocchezze…” mormorò un vecchio “… avveleneranno i canali che conducono l’acqua a Capomazda e ci prenderanno per fame e per sete… siamo condannati…”
“Andiamo, Gavron ci starà aspettando.” Fece Guisgard, afferrando Melisendra per un braccio, quasi a volerla portare via da lì.

Melisendra 29-06-2011 03.01.35

"Come è possibile... il loro esercito era grande e lento... eppure sono già qui!", mormorai. "Da una parte Gouf e dall'altra quell'Ivan de Saint Roche.. bell'elemento anche quello..."
A malapena mi accorsi di Guisgard che mi stava sospingendo lontano da quel nugolo di gente, assorta com'ero nel tentativo di crearmi un quadro ben chiaro della situazione.
"Non fuggirò per sempre... sto cercando un modo per liberarmi di lui. Inizialmente pensavo che l'armatura di Gouf... bè, trafugarla, fonderla, farne un'arma... forse quel metallo avrebbe potuto uccidere il mio inseguitore." Era un piano. Ed era fallito. Era impossibile trafugare quell'armatura. "Negli ultimi anni mi spostavo di regione in regione, ogni tanto facevo qualcosa che attirasse l'attenzione, in modo che lui mi inseguisse... lo distraevo da Uriel. Ma poi Uriel ha iniziato a manifestare i suoi poteri e lui li ha sentiti... gioco scoperto. Basta scappare. Così ho evocato quegli spiriti... dovrebbero aiutarmi a eliminare il problema."
Ormai eravamo sulla soglia di casa. Spinsi la porta ed entrammo.
"E ora che succederà? Siamo sotto assedio e le nostre speranze di uscirne vivi sono... minime."

Guisgard 29-06-2011 03.10.52

Guisgard, a quelle parole di Melisendra, mugugnò.
“Vedo che avete molta fiducia nei vostri spiriti…” disse “… beh, potevate utilizzarli anche per risolvere le vostre questioni col Cavaliere del Gufo e tenere me fuori da questa storia.”
Seguì Melisendra all’interno della casa.
“Quanto a quest’assedio…” voltandosi a fissarla “… non è affar mio… presto troverò un modo per lasciare questa città, gettandomi finalmente tutto alle spalle…”
“Siete tornati!” Esclamò Gavron entrando nella cucina. “Che odore! Cosa avete portato?”
“Roba nutriente.” Rispose Guisgard. “Pane e miele!” Lo fissò mentre il bambino, attratto da un altro profumo, cercava nel cestino che i due avevano portato. “Forse cerchi questi?” Prendendo i biscotti Guisgard. “Ma solo dopo che avrai preso il latte con un pò di mele!”
“Oh, grazie!” Saltandogli in braccio Gavron. “Vi voglio un mondo di bene!”

Melisendra 29-06-2011 03.30.32

"Non ci riesco... non posso... Gouf è pur sempre... il padre di Uriel", balbettai.
"Da come vi esprimete sembra che io vi abbia gettato dentro a questo putiferio, mentre vi ci siete gettato da solo quando avete affrontato Aytli..." lo guardai un po' obliquamente. Non mi andava di fargli da capro espiatorio... era lui che maneggiava la spada che l'aveva ferita mortalmente. Non io. "Perciò non prendetevela con me..."
Allungai un pezzo di pane e il miele a Gavron.
"Come vi ho detto non siete obbligato a fare niente... io e loro non siamo ancora abbastanza forti da affrontare l'uomo incappucciato... e l'unica arma che forse potrei utilizzare per eliminarlo... bè l'avete nascosta chissà dove."
Tagliai il pane e lo sistemai sulla tavola. Quei semplici gesti costituivano una rassicurante novità.
"So che le sorti di questa città non vi interessano, ma quando ve ne andrete da qui, spero che portiate con voi Gavron... la città non resisterà a lungo, se conosco bene Gouf."

Guisgard 29-06-2011 03.48.17

Guisgard si voltò di scatto.
“Si, ho ucciso quella donna” disse con rabbia “e mi tormento già abbastanza ogni giorno ed ogni notte per averlo fatto, senza che voi lo ribadiate tutte le volte che si parla del vostro amato cavaliere! E non so perché ma ho la netta sensazione che quel maledetto conosca anche il mio nome! E chissà chi sarà stato a rivelarglielo, vero?” Le afferrò con forza le braccia. “Quell’uomo è malato! Malato d’odio e non si fermerà fino a quando il demonio in persona non verrà a prendersi la sua lercia anima! Ma per voi resta sempre un intoccabile! Posso comprendere che la mia vita per voi valga meno di quel pane sul tavolo, ma quella di vostro figlio? Vale anch’essa così poco? Visto che l’uomo che difendete ancora con tanto ardore ha minacciato di uccidervi entrambi!”
Gavron assisteva in silenzio e scosso a quello sfogo di Guisgard.
“Ma per voi questo non ha importanza alcuna, vero?” Continuò. “No, per voi conta continuare a giocare con gli spiriti, a fare la salvatrice di questa dannata città ed a sperare magari che quel maledetto assassino possa rinsavire, per vivere con lui felice e contenta, come in una di quelle sciocche favole che mi raccontavano da piccolo!”
“Guisgard…” mormorò Gavron.
“Siete una sciocca!” Aggiunse Guisgard, sempre stringendo Melisendra per le braccia. “Come donna e come madre non valete niente…” mormorò “… quanto alla vostra spada, sappiate che è al sicuro… e posso portarvi a riprenderla quando vorrete!”
“Guisgard…”
“Cosa vuoi tu?” Gridò Guisgard a Gavron. “Cosa?”
Gavron chinò il capo per nascondere le lacrime.
“Andate tutti al diavolo!” Urlò correndo verso la porta. “Tutti, insieme a questa dannata città!”
Ed uscì sbattendo la porta.

Melisendra 29-06-2011 04.25.56

Conoscevo molto bene quegli scoppi d'ira. Ci ero cresciuta in mezzo. Il mio signore, Gouf e altri poco raccomandabili esseri. Perciò fu facile. Come sempre tacqui e rimasi immobile, guardando poco sopra la sua spalle, mentre lasciavo che quello sfogo si trasformasse in acqua e mi scorresse addosso senza fare alcun danno. Non sentivo nemmeno la sua stretta attorno alle mie braccia, era lo stesso metodo che avevo appreso per resistere al dolore. Molto pratico.
Ma quando Gavron fuggì in quel modo, tornai in me. Appena in tempo, visto che il fuoco iniziava a scoppiettare in modo sospettosamente minaccioso.
Invece di divincolarmi lo guardai negli occhi. Il contatto facilitò le cose.
"Ora..." mormorai facendo appello a quella facoltà propria della mia natura, mentre mi insinuavo dentro a tutta quella ostilità fatta di rabbia e confusione, dipanando quella matassa. Sentii la sua presa allentarsi e lentamente afferrai le sue mani. "Non penso che intendevate davvero comportarvi in questo modo... poco cortese. Qualunque colpa cerchiate di addossarmi, non starò qui a farmene carico... perciò vi lascerò il tempo di riflettere sulle vostre parole e sui vostri modi." Di nuovo, come un pettine, attraversai quella zona oscura che sembrava un cielo nel bel mezzo di un temporale, allentando quella tensione emotiva.
Mi allontanai con cautela verso la porta, cercando di celare un po' il disappunto e la delusione, mascherandola con un generico senso di fastidio per quell'inconveniente.
"Voi non sapete niente di me, ma adesso sappiate che se aveste fatto una cosa del genere davanti a mio figlio, a quest'ora non sareste lì in piedi con l'opportunità di poterci riflettere su."
Mi rattristai pensando a Gavron, quindi lo andai a cercare.

Guisgard 29-06-2011 04.40.58

Melisendra gli aveva detto quelle cose, cariche di disprezzo.
“Io non sono come voi…” disse Guisgard aprendo la porta “… e neppure come gli uomini che avete conosciuto… quanto a vostro figlio, sarebbe ora di finirla di usarlo come scudo per assumere quell’aria da martire che invece non vi si addice affatto…” sbatté la porta.
Il cavaliere si ritrovò a passeggiare nervosamente nella campagna circostante, cercando di calmare la sua rabbia.
Tutto sembrava immobile attorno a sé, come se Capomazda fosse piombata in un limbo, in attesa di conoscere la sua sorte.
Melisendra, intanto, cercava Gavron.
Il bambino era uscito subito dopo Guisgard, correndo nel fienile e restando a piangere nella paglia.

Melisendra 29-06-2011 04.54.16

Avevo cercato qua e là, ma sentii provenire dei singhiozzi dal fienile e seguendoli, mi ritrovai ad arrampicarmi su un covone di fieno.
Una volta là sopra accarezzai la schiena di Gavron, ancora scosso dal pianto.
"Mi dispiace, sai? Sono sicura che Guisgard non intendesse comportarsi così..." in realtà avevo qualche dubbio in proposito, ma non era quello che Gavron avrebbe voluto sentire. "Non sempre si fanno azioni... bè di cui si possa andare fieri... poi ci si pente e si cerca di sistemare le cose. Tu non combini mai una marachella?" Gli accarezzai i capelli. "Ecco, gli adulti le commettono spesso... ma quelli buoni sanno anche come porvi rimedio. Su, asciugati quel visetto..."
Gli asciugai le guance col mio velo. "Non è successo niente..."
Aprii l'involto che avevo preso con me e gli porsi un biscotto.
"Sono sicura che gli è già passata..."

Guisgard 29-06-2011 05.00.57

Gavron la fissò ancora singhiozzando e con gli occhi rossi per il pianto.
“Io non capisco…” disse mentre ancora la voce era rotta per il pianto “… perché si è comportato così? Non capisco…” si strofinò gli occhi “… è vero?” Chiese. “E’ vero quello che vi dicevate? Davvero sir Guisgard ha ucciso una donna? Io non ci posso credere… lui non lo farebbe mai… lui è un cavaliere… il più forte di tutti… perché allora vi siete detti quelle cose? Mi dice sempre che solo i vigliacchi picchiato una donna… perché allora lui ne ha ucciso una?”

Melisendra 29-06-2011 05.18.05

Ci rimuginai sopra un attimo e mi accomodai meglio nel fieno di fianco a lui.
Una parte di me si domandava che diavolo stessi facendo, invece di inseguire Guisgard, prenderlo a... bè, qualcosa! E poi farmi consegnare quella maledetta spada. Invece mi trovavo intrespolata sul fieno a rassicurare un bambino.
"Bè, tecnicamente Aytli non era una semplice donna... ma un cavaliere. Quindi non è strano che sia rimasta ferita in duello. Inoltre Guisgard certamente non immaginava che ci fosse una donna in quell'armatura." Feci una pausa e gli asciugai nuovamente il viso. "Aytli ha dato filo da torcere a molti cavalieri, instancabile, crudele forse, ma determinata ad essere quello: un cavaliere. E come tale ha scelto il suo destino."
Lo osservai mentre tirava su col naso.
"Non tutte le donne vogliono le stesse cose... e ad Aytli piaceva la guerra, più che essere una dama come tante. Guisgard non ha colpa..."
Gli sorrisi.
"Che ne dici di scendere da qui?"

Guisgard 29-06-2011 05.29.04

Gavron ascoltò con attenzione le parole di Melisendra.
E ad ogni parola il suo viso sembrava distendersi e riacquistare un pò più di colorito rosa che il pianto aveva come asciugato.
“Allora lui non sapeva che sotto la corazza ci fosse una donna…” disse “… e non poteva nemmeno immaginarlo, perché lei era forte come un uomo, giusto?” Annuì. “Ma lui lo sa?” Chiese. “L’ho sentito dire che era pentito e ci stava male… forse dobbiamo dirglielo che non è colpa sua… forse ora si sente un vigliacco, un uomo cattivo… si, dobbiamo dirglielo che non è colpa sua…” le sorrise finalmente “… io credo che dovreste essere voi a dirglielo, milady… lui tiene a voi e si fida di ciò che dite… quando giungeste qui, mi disse che dovevamo difendervi da alcune persone cattive… che voi eravate come una principessa e noi due i vostri cavalieri… lui si fida di voi, milady…” e quel sorriso divenne ancora più grande e luminoso "... si, scendiamo. Scendiamo, così possiamo dirglielo!"

Melisendra 29-06-2011 05.52.16

"Eh?" non feci in tempo a sollevare un sopracciglio che mi travolse e in un battito di ciglia ci trovammo nel cortile a cercare Guisgard.
"Ma..." una volta giù cercai di scuotermi di dosso il fieno, finitomi dappertutto, perfino tra i capelli. "D'accordo, ma forse è meglio se ci parlo da sola... in fondo è un argomento delicato..." In realtà pensavo che avremmo certamente continuato a litigare, perciò era meglio che Gavron non assistesse nuovamente alla deplorevole scena di poco prima.
Gli misi in mano l'involto e gli dissi di aspettarci in casa. Saremmo arrivati prestissimo.
Mi incamminai, seguendo Guisgard, che si era diretto nel piccolo orto dietro casa.

Guisgard 29-06-2011 05.52.22

Finiwell fissò Llamrei quasi stupito.
“Giuro sul mio valore cavalleresco” disse sottovoce a Cavaliere25 “che non immaginavo esistessero monache simili! Probabilmente a farle prendere i voti saranno stati i suoi familiari! Non mi stupirei” ridacchiando “se ora prendesse una scopa e volasse via!”
Llamrei, seguita da Finiwell, Morrigan e Cavaliere25, imboccò il cunicolo.
Attraversarono così un lungo e stretto passaggio, che percorreva sottoterra buona parte della città.
Giunsero poi ad una piccola apertura che dava direttamente nel cortile della caserma.

Guisgard 29-06-2011 06.10.15

Gavron annuì entusiasta a quelle parole di Melisendra.
Prese allora i biscotti e corse in casa.
Melisendra così si diresse verso Guisgard, che si trovava nell’orto che si apriva dietro la casa.
L’aria del mattino era ancora mite e la campagna assumeva vivissime tonalità di rosso e arancione, mentre il Sole si alzava man mano da Oriente.
I frutti degli alberi sembravano grosse pietre colorate che il vento quasi si divertiva ad accarezzare ed a scuotere.
Il cavaliere fissava le grandi nuvole che si gonfiavano nel cielo e che navigavano verso est, riflettendo i teneri ed acerbi colori di quel nuovo giorno.
Investite dai raggi del Sole nascente, quelle nuvole sembravano assumere contorni fiabeschi ed incantati, simili a regni lontani e sospesi nei Cieli.
Città galleggianti, fornite di alte torri e poderose mura, parevano prendere forma mentre il cielo si forgiava col calore e l’intensità del nuovo Sole.

“Devi recarti a Capomazda, Guisgard...” disse il vecchio maestro “… solo lì potrai conoscere la verità e capire veramente chi tu sia…”
“Non voglio, maestro…” mormorò Guisgard “… odio quel luogo e tutto ciò che rappresenta…”
“Lì è cominciato tutto... e solo lì potrai conoscere non solo la verità, ma anche te stesso...”

Ad un tratto qualcosa destò Guisgard da quel ricordo.
“Siete voi…” voltandosi e vedendo Melisendra alle sue spalle “… cosa volete ancora? Farmi scomparire dai vostri spiriti? Beh, mi fareste solo un piacere… possibilmente vorrei finire agli estremi confini del mondo… magari nella steppa tartara, o nel deserto arabico dove mozzano il capo a tutto ciò che somigli anche lontanamente ad un infedele…”

Guisgard 29-06-2011 06.12.55

L’esercito nemico si era accampato nella campagna circostante le mura di Capomazda.
Qui Gouf e Ivan de Saint-Roche avevano concesso ai loro uomini di saccheggiare e depredare i campi coltivati.
Furono anche incendiate alcune case isolate, lasciate anticipatamente dai loro proprietari dopo che si era diffusa la notizia del possibile assedio.
“Distruggendo la campagna” disse Ivan “getteremo la gente nello sconforto e nella disperazione. Presto non avranno più nulla da mangiare!”
“All’interno delle mura avranno abbastanza scorte per resistere un bel pò al nostro assedio.” Intervenne uno dei suoi luogotenenti.
“Questo è sicuro.” Annuendo Ivan. “Ma quelle scorte non dureranno in eterno. Resteremo qui anche anni, se dovesse essere necessario.”
Gouf ascoltava in silenzio.
“Voi cosa ne pensate?” Gli chiese Ivan.
“Non ho fretta…” rispose Gouf.
“Io invece si.” Replicò Ivan. “E tanta.”
“Quando saranno esausti, affamati e rassegnati” mormorò Gouf “allora mi consegneranno l’uomo che cerco… la disperazione rende gli uomini vigliacchi, egoisti e disumani.”
“A me non interessa nulla di quell’uomo.” Fece Ivan. “Io voglio le terre ed i tesori di Capomazda.”
“Perché non prendiamo la città adoperando il nostro ariete?” Chiese il luogotenente ad Ivan.
“Perché ora sono ancora in grado di difendersi e di combattere.” Rispose questi. “Attenderemo invece… attenderemo il momento giusto… quando non avranno più forza per respingerci…”

Lady Morgana 29-06-2011 14.35.51

Ascoltai con attenzione le parole di Luna, memorizzando ogni minimo dettaglio.
"Peggio di Theenar in persona, sembrerebbe..." dissi sogghignando.
"Sai Luna, io sono sicura che il Cavaliere del Gufo ce l'ha un anima... Tu sai se per caso Ade..." mi interruppi. Lho ci stava ascoltando ed io non volevo renderlo partecipe dei miei affari.
Mi avvicinai ancora di più a Luna e le sussurrai nell'orecchio, in modo che orecchie indiscrete non ascoltassero la nostra conversazione.
"Forse dovremmo tornare alla Tana e da lì preparare un nuovo piano per uccidere il Cavaliere. Tu hai detto di aver visto i due eserciti che ci attaccheranno, giusto? Ho deciso, lo ucciderò durante la battaglia, non se ne accorgerà nemmeno!" risi sommessamente.
Solo poco dopo mi resi conto che Theenar stava prendendo nuovamente il sopravvento. Sorrisi.

Mio Signore, finalmente. Vi fate nuovamente sentire! Cominciavo a pensare che mi aveste abbandonato... Sono felice di condividere con Voi il mio corpo.

Continuammo a camminare e giungemmo in un piccolo borgo. Gli abitanti ci guardavano con interesse e bisbigliava qualcosa a proposito della Dolorosa Costumanza.
In lontananza sorgeva su una piccola altura uno stupendo palazzo.
Icarius fermò un passante e gli chiese cosa fosse quel castello, l'uomo gli rispose che era la Dimora degli innamorati.
"Siamo arrivati, dunque. Lady Talia si trova in quel palazzo..."
Guardai Luna e le parlai mentalmente, per non destare sospetti.
Luna, puoi sentire se Talia si trova in quel palazzo? Non vorrei aver percorso tutta questa strada per niente...
Luna scuotè piano la testa.
No, Verdammt, non posso. L'aura di questo posto è troppo... negativa. I miei poteri sono positivi. Dovrai utilizzare i tuoi, Verdammt.
Sollevai la manica destra della mia tunica e osservai il Segno Maledetto. Dopo solo qualche secondo di concentrazione il Segno Maledetto cominciò a pulsare di una luce azzurrina e la vidi, in compagnia della donna della pieve, Layla...
"Dobbiamo sbrigarci." dissi guardando intensamente Icarius.
Ora dobbiamo cimentarci nella misteriosa tradizione, ma finalmente siamo giunti alla Dimora degli Innamorati.

Talia 29-06-2011 18.00.19

La verità...
Trattenni il respiro a quelle parole della donna e strinsi più forte il calice che tenevo tra le mani.
La verità...

Chinai appena la testa. Ciò che mi era stato chiesto mi aveva scosso l’anima e non ero certa di quello che aveva causato in me... mi sarebbe occorso tempo per assimilare l’idea, tempo per comprendere il mio stato d’animo...
Ma non l’avevo.
Non avevo tempo... improvvisamente mi resi conto di quanto poco conti tutto il resto quando non si hanno che pochi attimi per prendere una decisione tanto importante.
“Talia...”
La voce ferma di mio padre mi riscosse, sollevai gli occhi su di lui.
“Talia, ho bisogno di una risposta. Adesso!”
Mossi gli occhi tra lui e i due uomini che stavano al suo fianco: uno era il suo più vecchio e fidato consigliere, l’altro era un uomo che non avevo mai visto prima ma che sapevo essere un ambasciatore giunto da Capomazda.
“Lui... beh, lui che cosa dice?” mormorai, nel disperato tentativo di prender tempo.
“Lord Rauger scrive...” iniziò il principe, gettando un occhio alla lettera che stringeva tra le mani.
“Non ho chiesto cosa scriva lord Rauger, padre!” lo interruppi “Ho chiesto che cosa pensa lui... di questa... faccenda! Ti prego, vorrei conoscere la verità!”
Gli occhi di mio padre sembrarono volermi perforare ed entrare nella mia mente...
“Milady...” si intromise a quel punto l’ambasciatore “Milady, come il nostro augusto signore lord Rauger scrive, tutti a Capomazda sono entusiasti... lord Icarius per primo...”
Ma mio padre lo interruppe con un rigido e intransigente movimento della mano. Mi osservò ancora per un istante...
“La verità! Niente è più meraviglioso e più pericoloso allo stesso tempo... la verità... è questo che vuoi?” sospirò “E’ giusto... in fondo persino una verità che ferisce è meglio, a conti fatti, di una bugia di comodo. Ma la verità è che io non so ciò che tu chiedi, mia piccola Talia. Tutto ciò che so è in questa lettera.”
Ci scambiammo ancora un’occhiata... volevo bene a mio padre e lo rispettavo più di qualsiasi altra persona al mondo, in quel momento seppi che anche lui rispettava me.
E quelle parole non le avrei dimenticate mai più.
Infine decisi... mi inchinai e mormorai: “Acconsento a questo matrimonio, signore. Sono contenta!”

Quel ricordo durò appena un battito di ciglia, un istante dopo era già svanito e io stavo ancora fissando Layla.
La verità...
Qual era la verità di Icarius?
E in quel momento capii che, qualsiasi essa fosse stata, sarebbe stata la sola cosa giusta da perseguire. Sorrisi appena.
“Forse avete ragione, dopotutto, milady...” mormorai “La verità, qualsiasi essa sia... beh, vale sempre la pena di cercarla.”
Sollevai il calice, quindi, e ne bevvi l’intero contenuto... era liquido e fresco, ma impalpabile contro le mie labbra, era come bere una nuvola.
Riabbassai il bicchiere, infine, e tornai a guardare Layla...
Pregavo, in quel momento... pregavo silenziosamente che Icarius trovasse la sua verità, pregavo che questo non lo conducesse alla rovina, ma pregavo anche egoisticamente che non dimenticasse il suo cuore.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 33001)
In quel momento arrivò Shezan.
“Milady…” disse agitato “... Morgan ha avuto un’altra crisi…”
A quelle parole Layla corse fuori in giardino.

Rimasi per un attimo interdetta da quella rapida scena...
Ma subito mi riscossi: appoggiai il calice sul tavolo e corsi fuori, dietro a Layla e a Shezan.

Melisendra 29-06-2011 18.26.23

Avanzai compostamente nell'orto. Era ben curato e rigoglioso.
Il sole del mattino era piacevole sulla pelle. Il tepore era gradevole e un lieve brezza muoveva le foglie. Scrutai bene e non vidi i miei fedeli spiriti. Erano altrove.
Guisgard si voltò di scatto. Ascoltai pazientemente le sue parole e mi avvicinai a un pesco. Quel piccolo frutteto era pieno di profumi dolci e dell'odore della terra scura. Lo rimirai, e fece per un attimo riaffiorare nella mia memoria ricordi fugaci di un tempo in cui avevo corso in un simile frutteto, molto lontano da lì.
"Siete furente per qualcosa e sono sicura che questo qualcosa non coinvolge direttamente me... io sono solo il bersaglio più vicino. E Aytli non è che un tormento che vi autoinfliggete come per distrarvi da qualcos'altro, poiché sapete anche voi che non è certo stata colpa vostra ciò che è successo." Mormorai con un po' di tristezza, mentre le mie dita accarezzavano lievemente la vellutata morbidezza di una pesca che penzolava proprio poco sopra di me.
"C'è un nodo di dolore dentro di voi... lo so, perchè... bè, non solo una cattiva madre, una che gioca con gli spiriti e la sciocca che credete voi. Potete ignorare le mie parole o abbaiarmi nuovamente contro, per me fa poca differenza, ma non se ne andrà se continuerete a far finta che non esista." Parlai sottovoce, con una calma che pensavo di non avere più. Avevo detto a Gavron che avrei cercato di sistemare le cose.
Mi appoggiai al tronco dell'albero e per un attimo socchiusi gli occhi, sentendone l'energia, che saliva dal terreno e si diramava.
Lo guardai di sfuggita, mentre ammiravo le fronde dell'albero ondeggiare sopra di me.
"Gavron mi ha mandata per riappacificarci. E io vi ho detto quello che penso... e ora aggiungo che non intendo affatto aiutarvi a perdere la testa in un deserto lontano."
Svicolai seduta, tra le radici dell'albero.

Guisgard 29-06-2011 20.01.41

A quelle parole del passante, Icarius guardò Sayla e gli altri suoi compagni di viaggio, per poi spronare Matys ed incamminarsi verso l’altura sulla quale sorgeva il palazzo.
Luna si avvicinò per un attimo a Sayla e le sussurrò qualcosa, ben attenta che nessuno ascoltasse.
“Il Cavaliere del Gufo è protetto da forze troppo grandi anche per noi…” disse “… fino a quando avrà quella sua corazza i nostri poteri saranno nulli contro di lui… ricordalo…”
Il Sole aveva già compiuto buona parte del suo corso, ma i suoi raggi di Giugno cadevano ancora copiosi sugli arbusti e sulle rocce bianchissime e levigate che adornavano quel bucolico scenario.
Al passaggio dei nostri e dei loro cavalli nutriti sciami di mosche, farfalle e libellule si alzavano dai cespugli per fuggire via.
Sotto la luce del giorno ancora vivo quegli insetti risplendevano come gemme, mentre celati nelle fronde degli alberi circostanti uccelli di varie specie accompagnavano il sibilo leggero di una brezza gentile con il loro canto gioioso.
Prossimi alla cima di quell’altura, i nostri poterono abbracciare con uno spettacolare colpo d’occhio il bosco e l’intera brughiera che ricopriva i confini più remoti e misteriosi di quel mondo.
Quel luogo era selvaggio e vivo.
La natura dominava serena e nell’attraversarlo Icarius avvertì un’indefinita sensazione nel cuore che non seppe spiegare nemmeno a se stesso.
Alzò allora gli occhi al Cielo.
Un Cielo terso ed azzurrissimo, appena lambito da monumentali nuvole sospese tra la terra ed i sogni di chi poteva scrutale.
Quelle nuvole lasciavano cadere la loro ombra sui monti lontani che, stagliandosi lungo l’orizzonte dimenticato, sembravano far quasi da guardiani a quello scenario dai tratti lussureggianti e dalla classicheggiante visione.
I cavalli imboccarono uno stretto passaggio tra i rovi, simile ad un sentiero solo a tratti salvatosi dall’oblio del tempo, raggiungendo così uno spuntone roccioso simile ad un parapetto.
Qui si ritrovarono in una sorta di pineta, riparata dal Sole e avvolta in un’atmosfera dunque tiepida ed odorosa, che sembrò suscitare serenità e calma nei cuori dei nostri eroi.
Ma raggirato quello spuntone roccioso, di solido e splendente granito sotto quel cielo azzurrognolo e luminosissimo, si ritrovarono in una piccola selva intrisa di angoscia per l’irreale spettacolo che racchiudeva.
Ovunque vi erano resti di cavalieri a marcire nelle loro corazze arrugginite alla mercè del ronzio di mosche e calabroni, come del vorace appetito dei ratti.
Un fetido orribile e disgustoso appestava l’aria e lamenti, pianti ed imprecazioni sembravo l’unica melodia nota a quel disperato asilo.
Erano i lamenti, i pianti e le imprecazioni delle donne che si trovavano vicino a quei corpi orrendamente putrefatti.
Erano madri, figlie, mogli.
Si strappavano le vesti e si graffiavano il viso e le braccia, maledicendo se stesse ed il loro sangue.
Davanti a quella scena una cupa disperazione, sorda ma implacabile, scese nei cuori di Icarius e dei suoi compagni.
L’eroe ardeide si voltò a fissare i suoi amici, quasi a chiederne il sostegno, la forza o forse solo la compassione ed il perdono per averli trascinati in un luogo che sembrava essere la più oscura anticipazione degli inferi che un uomo avesse mai visto.
Lho fece cenno col capo di proseguire, incamminandosi come a voler far strada a tutti loro.
Ed usciti da quella selva dai contorni da incubo, videro finalmente il palazzo davanti a loro.
Tutto era diverso, opposto a ciò che era apparso loro nella selva.
La natura aveva riacquistato i suoi colori ed i suoi suoni ed anche il vento aveva ricominciato a soffiare, lento e pietoso, tra gli alberi ed i bagliori delle rocce rese incandescenti dal Sole di Giugno.
Il palazzo, notevole per dimensioni e lusso, era racchiuso da belle e solide mura, alte e forti come bastioni.
Un magnifico ingresso si apriva fra quelle mura, con due alte e robuste colonne, di gusto greco, a racchiuderlo.
Sulle colonne crescevano profumati e colorati fiori di ogni tipo, che avvolgevano il lucente marmo delle colonne fino ai sontuosi capitelli.
Ad un tratto il cancello di quell’ingresso si aprì ed un gentile e giovanissimo valletto apparve ad Icarius ed i suoi compagni.
“Siate il benvenuto, mio signore.” Inchinandosi davanti ad Icarius. “Iddio possa benedire e risparmiare voi ed i vostri nobili compagni. Vi attendevamo da tempo… benvenuti alla Dimora degli Innamorati.”

llamrei 29-06-2011 20.16.25

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 33101)
Finiwell fissò Llamrei quasi stupito.
“Giuro sul mio valore cavalleresco” disse sottovoce a Cavaliere25 “che non immaginavo esistessero monache simili! Probabilmente a farle prendere i voti saranno stati i suoi familiari! Non mi stupirei” ridacchiando “se ora prendesse una scopa e volasse via!”.

"Vi ho sentito biondino" dissi senza voltarmi.
" E scommettiamo che prima di prendere il volo vi tramuterò in un viscidoso e grumoso rospo?"
"Bene" dissi dopo essere giunta a quella che doveva essere una botola "vi avverto. Siate prudenti. Da qui in poi ognuno è responsabile della propria vita. Il lasciapassere lo tengo io. Nessuno sospetterà di una monaca. Non parlate finché non vi farò un cenno. Forza: il gioco si fa duro. E a noi piace giocare pesante, vero ragazzi?" Con un colpo deciso aprii la botola. Il sole mi colpì forte in viso. Adoravo il suo tepore. Riuscii, nonostante la gonna lunga e pesante, ad uscire. Non feci in tempo ad aggiustarmi lo scuro fardello che incrociai il suo sguardo....

Guisgard 29-06-2011 20.33.17

“Invece no…” disse Guisgard lanciando un sasso lontano “… avrei dovuto capire che era una donna… da come si batteva, dai movimenti… non so…” con un gesto di rabbia “… non so in che modo, ma avrei dovuto capirlo…” lasciò che l’aria mite della sera accarezzasse il suo volto.
Fissò poi Melisendra mentre lei si sedeva presso le radici di un grosso albero.
“Non credo che voi siate una sciocca…” mormorò “… ma solo una ragazza un pò piena di sé certe volte… credete di saper badare a voi stessa e di essere in grado di risolvere tutti i problemi e i guai che vi sorgono intorno… beh, dovreste essere più cauta e ragionevole… siete responsabile anche di vostro figlio… e lui ne pagherebbe le conseguenze se vi accadesse qualcosa…” lanciò un altro sasso verso la campagna “… e fatemi la cortesia di lasciar perdere il ruolo di veggente, almeno con me! Smettetela perciò di tentare di leggermi dentro! Non ho alcun dolore, ne tormento! Almeno non avevo fino a quando non sono giunto in questa città! Ma presto tornerò il ragazzo sereno di sempre, perché andrò via da Capomazda e da tutti i suoi abitanti!”

Guisgard 29-06-2011 20.42.23

“Statemi a sentire, voi…” disse Finiwell a Llamrei “… io non sono biondino! Cosa credete? Questi ricci nerissimi sono naturali e, senza falsa modestia, hanno sempre suscitato l’interesse di diverse dame!”
Giunsero così ad una botola.
Llamrei la sollevò e si ritrovarono nel cortile della caserma.
“Chi siete voi?” Chiese un cavaliere di bell’aspetto, con i capelli rossicci e molto lunghi ed una leggera barba ad ingentilire il suo volto. “Uscite da lì e fatevi riconoscere!” Ordinò August, chinandosi e fissandoli con sospetto.
http://4.bp.blogspot.com/_93Y09YDcf0...+Confusion.jpg

llamrei 29-06-2011 20.52.41

"Biondino è un modo carino per non sminuirvi ulteriormente, bel "morettino"!" Risposi alquanto seccata a Finiwell.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 33152)
“Chi siete voi?” Chiese un cavaliere di bell’aspetto, con i capelli rossicci e molto lunghi ed una leggera barba ad ingentilire il suo volto. “Uscite da lì e fatevi riconoscere!” Ordinò August, chinandosi e fissandoli con sospetto.

"Signore, vi prego. Abbiate pazienza. Sono Llamrei e sono una monaca...come vedete. Erm..posso sapere con chi ho l'onore di parlare?"

Melisendra 29-06-2011 21.21.24

Mi rannicchiai tra le radici, appoggiando la guancia alla ruvida corteccia. Era confortante. E sentivo una specie di marea accarezzarmi dolcemente. Doveva essere merito degli spiriti, mai in vita mia ero stata capace di percepire una cosa simile.
Continuai a osservare Guisgard.
"Come volete..." mormorai. "Uriel non vi riguarda... ma non ho mai detto di essere una buona madre, con tutte le mie mancanza e i miei difetti, ma il buonsenso ce l'ho... e questo mi dice che è bene per lui crescere con delle brave persone. Il male si propaga come una malattia ed è contagioso... meglio per lui crescere lontano da me. Quello che posso fare è proteggere il suo mondo, dove crescerà come un bambino qualunque, senza sangue, addestramenti e questo..." dissi, facendo rimbalzare lontano una fioca luce che si era posata su di me. Quella capì e scomparve lanciandosi lontano.
Sospirai.
"Quanto ad Aytli... era un cavaliere, l'arma preferita di Gouf, fedele e feroce come un molosso. Aveva scelto così, nessuna delle vostre parole avrebbe potuto fermarla dal combattervi, anzi, vi avrebbe ucciso. Per amore di Gouf."
Sorrisi, c'era qualcosa di fanciullesco in quell'infatuazione.
"Potete pensare che io sia piena di me, ma non lo sono più di un cavaliere che ricorda il numero degli scontri a cui è sopravvissuto."

Guisgard 30-06-2011 00.32.34

“Oh, ma smettetela…” disse Guisgard sedendosi accanto a lei “… quel bambino ha solo bisogno di una cosa… di sua madre.” Si voltò a fissarla. “Solo di quello ha bisogno. Il tempo è un bene prezioso, specialmente negli affetti…” esitò per un istante “… il tempo perduto non ci verrà mai reso… mai… vostro figlio sta crescendo e lo sta facendo senza di voi… il vostro posto è accanto a lui… e dovreste dargli una famiglia… perché non si può vivere senza amore… neanche voi potete…”
Si appoggiò con la schiena contro il tronco dell’albero.
“Aytli…” sussurrò “… così dunque si chiamava… era molto bella… ed anche lei amava quell’uomo…” tornò a fissare per un istante Melisendra “… vi sbagliate…” cambiando repentinamente discorso “… un cavaliere non pensa mai agli scontri passati, ma solo a quelli che lo attendono…” poi sorrise "... l'aria di campagna sembra farvi bene... è la prima volta che vi sento sospirare..."

Melisendra 30-06-2011 01.29.47

"Sapete essere esasperante... ma Gavron era rimasto troppo affranto per non tentare di parlare con voi..." Lo guardai con la coda dell'occhio e sorrisi.
"Questa città non sopravviverà all'assedio... l'unico modo per andarsene da qui è attraversare la palude... spero che portiate con voi Gavron quando ve ne andrete..."
Accarezzai i fili d'erba e mi scossi dalla quiete di quel frutteto, era tempo di tornare a questioni più pratiche.
"Ah, l'amore... ad Aytli non ha giovato la sua infatuazione e nemmeno la sua bellezza..." Mi mordicchiai un labbro, pensierosa sul da farsi.

Guisgard 30-06-2011 01.41.59

“Allora vuol dire che attraverserò la palude se sarà necessario…” disse Guisgard fissando il cielo.
“Già, l’amore l’ha giocata…” continuò “… ma forse Aytli la pensava diversamente da noi… Gavron…” mormorò “… portarlo con me? Non potrei offrirgli nulla…”
Chiuse gli occhi e lasciò, per un momento, che tutti i suoi pensieri scivolassero via, tra ansie ed inquietudini.
“Credo sia ora di tornare da Gavron…” riaprendo gli occhi “… del resto gli sono debitore…” si alzò e fissò sorridendo Melisendra “… è infatti merito suo se voi siete venuta qui a parlare con me!” Scoppiò a ridere, per poi porgere la mano alla ragazza.
“Prego, milady…” scimmiottando un vistoso inchino “… torniamo nel nostro nido d’amore!”

Melisendra 30-06-2011 02.20.05

Accettai la sua mano e mi rimisi in piedi.
"Nido d'amore? Piuttosto un nido di litigiosi pettirosso, visto che non riusciamo a smettere di battibeccare..."
Mi spazzolai la gonna.
"Bè, sapete cosa succede quando i vincitori entrano in una città assediata... Gavron farà bene a non trovarsi qui quando Capomazda cadrà."
Osservai il suo volto, mentre ci incamminavamo verso la casetta e aggiunsi: "Io resto. Dopo aver eliminato l'uomo incappucciato, non correrò pericoli... Gouf non mi torcerà un capello... gli caverò gli occhi se oserà pronunciare di nuovo le sue minacce..."

Guisgard 30-06-2011 02.39.08

“Davvero siamo così litigiosi? Non l’avrei mai detto!” Disse Guisgard divertito. “Ed io che pensavo il nostro fosse un nido accogliente! Beh, comincio a credere che la mia compagnia non vi faccia affatto impazzire! Magari mi trovate anche fastidioso come un calabrone, o una zanzara!”
Si incamminarono verso la casa di Gavron.
“E comunque, non solo i bambini rischiano quando una città cade…” fece Guisgard “… ma anche le donne. Soprattutto quelle belle.” La fissò col suo solito sorriso scanzonato. “Però vi consiglio di conservare questa vostra espressione accigliata… sono certo che spaventerete a morte anche il terribile Cavaliere del Gufo, facendolo scappare via con la coda fra le gambe.” E rise di gusto.
Giunsero così davanti alla casa.
“Ehi, Gavron!” Chiamò Guisgard. “Dove ti sei cacciato? Avanti vieni fuori!”
Ma Gavron non rispose.
“Gavron!” Di nuovo Guisgard. “Ti sei nascosto per farmi un dispetto? Su, avanti, salta fuori che ti porto a vedere Peogora!”
Ma di Gavron nemmeno l’ombra.
“Strano…” mormorò Guisgard “… solitamente a quest’ora è a casa… io do un’occhiata nel fienile ed intorno alla casa… voi invece cercate in casa.” Disse a Melisendra.

Melisendra 30-06-2011 02.58.44

"Come siete spiritoso..." dissi, facendo l'offesa. "Non dovete preoccuparvi... le incantatrici sanno come difendersi... la bellezza è come il canto delle sirene... e il nostro tocco può aprirci i segreti dell'animo, il nostro bacio può dare la morte."
Sorrisi. "Qualunque dio ci abbia fatte, ci ha messo notevole ironia..."
Quando Guisgard chiamò Gavron a gran voce e questi non rispose, lì per lì pensai che fosse un semplice dispetto. Lo chiamai anch'io, ma non rispose nessuno.
Guardai nelle stanze, ma erano vuote.
"Gavron, per l'amor di Dio, esci fuori!" gridai. Ma nulla.
Mi diressi a cercare nel fienile. Forse si era arrampicato di nuovo tra le balle di fieno.

Guisgard 30-06-2011 03.05.56

In breve in Guisgard e Melisendra sorse un senso di angoscia.
Cercarono ovunque, ma senza trovare nulla.
Poi, ritornando dal fienile, Melisendra notò qualcosa in cucina.
Era il suo scialle, quello utilizzato per avvolgere la spada di Guisgard da offrire all’oscuro signore, e su di esso vi era, come inequivocabile messaggio, proprio la spada del cavaliere spezzata in due.

Melisendra 30-06-2011 03.12.06

Mi avvicinai con cautela a quegli oggetti, trattenendo il respiro, ben consapevole di ciò che significavano.
"Come... sono certa che non ci fossero fino a un momento fa..." mormorai.
Non li toccai nemmeno.
"Lo ha preso." Rimasi immobile come una statua.
"E ora vorrà la spada in cambio della vita di Gavron...", riuscii a sussurrare.

Guisgard 30-06-2011 03.20.23

“Non riesco a trovarlo.” Disse Guisgard entrando in quel momento in casa. “Sembra essere sparito nel nulla.”
Ma appena finito di parlare fu subito colpito nel vedere Melisendra immobile a guardare nel vuoto.
“Cosa c’è?” Chiese Guisgard. “Avete trovato qualcosa?” Ma seguendo lo sguardo della ragazza si voltò e vide la spada spezzata nello scialle.
“Lo hanno preso…” mormorò avvicinandosi alla spada “… sono venuti qui e l’hanno rapito… come hanno fatto a trovarci?” Tirò allora un pugno contro la parete e subito la sua mano cominciò a sanguinare. “Come ho fatto ad essere così idiota!” Con rabbia. “Come! Non dovevo lasciarlo da solo… non dovevo coinvolgerlo in questa maledetta storia!”

Melisendra 30-06-2011 03.39.20

"Sto cercando di pensare a un piano..." feci un paio di respiri profondi, per mantenere la calma. Non gli sarebbe successo niente... non gli sarebbe successo nulla finché non gli avessimo consegnato la spada.
"La spada... verrà qui a prenderla."
Mi strinsi le tempie, cercando di non lasciarmi prendere dalle mie paure.
"Andate!" Gridai. Al mio ordine si manifestarono. "Trovatelo! Voglio sapere dove si nasconde quel verme!"

Guisgard 30-06-2011 03.52.58

Guisgard si stringeva la mano ancora sanguinante.
Fissava il vuoto della stanza, ansimando per la rabbia.
I suoi occhi erano avvolti da una luce che sembrava sul punto di prendere fuoco.
“Al diavolo, non resterò qui con le mani in mano!” Disse. “Non hanno lasciato nessuna traccia, se non la spada con cui volevamo ingannarli…” restò a riflettere per qualche istante “… forse si faranno vivi loro…” all’improvviso saltò su “… forse… forse so dove potremmo trovare qualcosa…” fece segno a Melisendra di seguirlo.
Era notte e la cittadella era avvolta dalle tenebre e dall’angoscia.
Le strade erano deserte e solo sulle mura si poteva notare del movimento.
Erano le sentinelle che fissavano l’esercito nemico appostato sotto la cinta muraria.
Guisgard e Melisendra attraversarono così indisturbati le strade fino a giungere presso la Cappella della Vergine.
“Qui è cominciato tutto…” mormorò Guisgard “… e forse qui ci attenderà qualche loro segno…”

Melisendra 30-06-2011 04.03.57

"No!", gridai, fermandomi sulla soglia della cappella.
"Non posso... qui dentro non ho nessun potere!" Mi guardai intorno per accertarmi che non ci fosse nessuno.
"Non verrà qui... qui non c'è nulla che gli interessi. Dov'è la spada? Dobbiamo recuperarla..." Lo guardai, quasi supplicandolo di non farmi entrare lì dentro, se fosse arrivato sarei stata in grande svantaggio.

Guisgard 30-06-2011 04.15.50

Guisgard si voltò verso Melisendra.
“E’ una chiesa e saremo al sicuro qui dentro.” Disse. “E poi i vostri poteri non ci serviranno a nulla! Non hanno risolto niente fino ad ora! Io entro!”
Ma fece solo qualche passo, per poi arrestarsi sulla soglia della porta.
Si voltò di nuovo verso di lei.
I suoi occhi.
Erano smarriti, turbati, titubanti.
Per un attimo avevano perso quella fierezza, quel gelido ed orgoglioso contegno.
Quello sguardo mostrava paura e forse un velo di disperazione.
Forse, per la prima volta, Melisendra gli appariva indifesa ed impaurita.
“Va bene…” mormorò lui, tornando indietro “… va bene, faremo come volete…”
Guisgard allora cominciò a passeggiare avanti ed indietro, mentre i sinistri suoni di quella notte echeggiavano nell’aria, confondendosi con i lamenti che i fantasmi celati nei cuori dei due gridavano alle tenebre.
Ad un tratto qualcosa prese forma nel buio circostante.
Era il mendicante storpio e deforme che aveva preso la spada da Melisendra.
“Nobili e bei signori…” avvicinandosi ai due “… fate la carità ad un figlio della cattiva sorte...”

Melisendra 30-06-2011 04.36.33

L'aria era cupa, immobile.
Stavo camminando lungo la stradina deserta, pensando tra me e me, quando riconobbi quella patetica figura.
"Tu!" Feci un cenno rapido. "Prendetelo!"
Lo sospinsero verso di me, senza riguardi. Erano furiosi quanto me.
"Dov'è il bambino? Rispondimi o giuro che ti rimanderò al tuo padrone a pezzi!"
Rimasi davanti a lui con uno sguardo gelido.

Guisgard 30-06-2011 04.58.12

Il mendicante, a quelle minacce di Melisendra, cominciò a ridere.
Una risata disgustosa e grottesca.
“Volete farmi a pezzi, mia signora? Oh, ma siete certamente troppo intelligente per fare una cosa tanto sciocca.” E rise di nuovo. “Il mio e vostro padrone, milady, attende una risposta… e se non fossi io a portagliela, temo che la sua ira scenderebbe sul vostro bambino…”
All’improvviso Guisgard lo prese di peso per il bavero della veste che indossava.
“Ascoltami, scherzo della natura…” ringhiò il cavaliere “… la vita forse per te è una beffa… ma giuro che se cerchi di tirarmi qualche brutto scherzo, io ti sgozzo come un maiale! Avanti, dimmi… dov’è Gavron?”
“Mio signore… le domande qui le faccio io…” mormorò il mendicante “… voi avete qualcosa che occorre al mio padrone…”
La spada…” sospirò Guisgard “… non tratterò mai con te, cane! Dimmi dove avete nascosto Gavron. “Dimmelo!”
“Mio signore, io sono solo un umile mendicante...”
Parla, canaglia”. Minacciandolo di nuovo. “O ti infilzo come uno spiedo!”
“Il bambino per ora è salvo, ma se entro domani il mio padrone non riceverà quella spada, allora il piccolo morirà con molto dolore! E rise di nuovo.
Ma, accecato dalla rabbia, Guisgard lo prese per un braccio e cominciò a girarglielo, fino a romperlo del tutto.
Il mendicante cominciò a gridare, lamentarsi e poi piangere.
Correva davanti alla cappella come un ossesso ed imprecava contro tutto e tutti, fino a svanire nelle tenebre che sembravano averlo generato.
“E’ tornato dal suo padrone…” mormorò Guisgard “… non intero, ma ci è comunque arrivato.”

Guisgard 30-06-2011 05.15.06

Talia aveva deciso di bere da quel calice.
Il suo contenuto era incolore ed insapore e lasciò una sensazione di fresco sollievo nella bocca e nella gola della ragazza.
Layla osservò Talia fino a quando non finì di bere.
Poi accennò un sorriso.
In quel momento giunse Shezan.
Un attimo dopo tutti corsero nel verziere, dove Morgan era disteso a terra, sotto gli sguardi ignari degli altri fanciulli.
Layla subito si chinò sul fanciullo, prendendolo fra le braccia e cominciando a scuoterlo.
Morgan respirava a fatica ed aveva un colorito pallidissimo.
Tremava, ansimava ed i suoi occhi erano rivolti fissi e spenti verso il cielo.
Layla lo portò con la schiena contro il suo petto e cominciò a cullarlo dolcemente.
“Non aver paura, piccolo mio…” disse la giovane donna “… ora ci sono io con te… mi senti? Stringi il mio dito se riesci a sentirmi…”
La piccola manina di Morgan strinse, quasi in maniera impercettibile, un dito di Layla.
La ragazza sorrise.
“Ora respireremo insieme, piccolo mio…” gli sussurrò in un orecchio “… piano piano… insieme… un solo respiro… un solo cuore… un solo battito…”
Restarono così, l’uno sull’altra, per qualche istante.
I lunghi capelli biondi di lei lo avvolgevano, come a volerlo proteggere dalla morte stessa.
I loro respiri, come i loro battiti, cominciarono a confondersi e ad unirsi fra loro.
Pian piano Morgan riprese a respirare ed il suo viso riacquistò un colorito rosa.
Morgan si voltò verso layla ed accennò un sorriso.
“E’ passata, piccolo mio…” sussurrò lei con gli occhi stanchi ed inumiditi dal dolore.
In quel momento Talia avvertì come un capogiro.
Perse quasi i sensi, tanto da lasciarsi cadere ai piedi di un albero.
Shezan corse subito a sostenerla.
Un attimo dopo quel momento di stordimento svanì nel nulla.
Ma con esso anche qualcosa di molto prezioso per Talia.
Layla le si avvicinò sorridendo.
“Come ti senti?” Chiese. “Sai chi sei? Il tuo nome? Ricordi dove ti trovi?”
Talia la fissava stupita.
“Sei stata malata” disse Layla “e hai difficoltà a rammentarti del tuo passato… non aver paura, non è nulla di grave…”
“Milady, lord Icarius e la sua compagnia sono appena giunti.” Annunciò un valletto. “Sono nel verziere.”
“Bene.” Esclamò Layla. “Di loro di attendermi lì. Li raggiungerò subito.”
Si rivolse poi di nuovo a Talia.
“Ti dice qualcosa quel nome pronunciato dal valletto?” Domandò alla principessa di Sygma. “No, ovvio che no… esso è per te estraneo…” sorrise “… tu sei mia sorella Yelia e hai trascorso tre anni a letto a causa di una malattia. Se guarita, ma il morbo ha fatto sì che la tua memoria si confondesse… ma ora sei qui e vedrai che andrà tutto bene… andiamo ad accogliere i nostri ospiti, Yelia.”
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