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Finalmente assaporai il membro caldo e voglioso del mio dolce giardiniere, constatando come quel sapore sapeva perfettamente intonarsi col viso decisamente adorabile di quel ragazzo che mi provocava sensazioni completamente diverse dal solito.
Ora era in mio potere, finalmente libero di lasciarsi andare e prendersi ciò che decidevo di concedergli. Perché in realtà quel gioco era per eccitare me. Le mie labbra adoravano spalancarsi in quel modo e racchiudere un nettare così prelibato e unico, la mia bocca si beava di quel sapore che la investiva tutta, i miei sensi fremevano nell’udire quei gemiti, che si facevano mano a mano più intensi, e tutto il mio essere amava il potere che fluiva in me in quel momento di puro godimento. Tutto il mio corpo era caldo, voglioso, voluttuoso. Il bacino si muoveva ancora e ancora verso Aegos, invocando la sua vicinanza, il suo corpo virile e saldo che mettesse fine a quella tortura. Poi lui si avvicinò, e io fremetti ancora di più, accelerando i movimenti sia della testa che del bacino. Poi quelle mani sulle mie natiche, quelle parole mi eccitavano sempre di più. Lo volevo, li volevo, disperatamente. Non potevo rispondere ad Aegos con le parole, lo feci spingendo il bacino verso di lui, come esortandolo nuovamente. Oh, e lo stallone non poteva non notare qualcosa di viscido e umido che mi colava lungo la coscia, così vicino alle sue mani. Solo per lui, solo per loro. |
Elv sorrise, per poi intrecciare il dito in una ciocca rossa di Gwen.
“Vorrei che rispondessi a me...” disse guardandola negli occhi “... che pensassi solo ed esclusivamente a me... giorno e notte, mentre fuggi dal Sole e mentre rincorri la Luna... ovunque tu sia e qualunque cosa tu faccia... vorrei che il pensiero di me non ti lasciasse mai... anche nei giorni più lontani... quelli distanziati dal mare della solitudine e persi fra i monti lontani... vorrei che respirassi di me, del mio pensiero, come una calda ossessione... questo vorrei che rispondessi... ma questa è la mia risposta... conta invece cosa pensi tu...” |
Tale era il trasporto di quel bacio che eravamo entrati in una dimensione di piacere, fatta appositamente per accendere gli animi vogliosi e troppo a lungo assopiti.
Il mio corpo pareva essersi risvegliato dal torpore, come da un lungo letargo invernale, e ora voleva godersi il calore della primavera. Delle sue labbra non ero mai sazia, non ero sazia delle sue carezze e quando esse si fecero più decise ed audaci, di nuovo mi ritrovai a fremere rispecchiando la mia immagine nei suoi occhi rossi. Accolsi la sua mano soffocando un sospiro, carico di desiderio come carico di desiderio fu il bacio che di nuovo gli concessi ma questa volta non mi limitai alle labbra. Scesi a ridisegnare i contorni del suo mento, della sua mascella, ancora percorsi il suo orecchio destro e giù lungo il collo, fermandomi alla attaccatura con la spalla. Lì non mi limitai a baciare la sua pelle ma la torturai con la lingua, la tirai coi denti, la succhia tra le labbra, la morsi piano fino a lasciare un evidente segno arrossato. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Rimasi a guardarlo mentre parlava e inttecciava il dito nei miei capelli.
Via via che lo ascoltavo, sul mio viso nasceva un sorriso appassionato ed innamorato, come le sue parole. Sotto il velo di oscurità, l'Elv mortale si nascondeva ancora e di tanto in tanto faceva capolino per farsi sentire e far capire che sì, lui c'era ancora, da qualche parte e questo mi piaceva, quasi mi rincuorava. Ridacchiai alla fine, prendendo il suo viso fra le mani. "Anche la mia è all'incirca così..." sorridendo, poi lo baciai, dolcemente e lentamente. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Quelle movenze provocatorie, sensuali, lascive di Lys, con la testa e col bacino, fecero impazzire ancor più, se possibile, Aegos.
Continuò a stringere a due mani le natiche della sua padrona, ma lei con la bocca aveva portato Icarius in uno stato quasi confusionario tanto godeva e gemeva. Allora lo stalliere si chinò alle spalle di lei e con la lingua pulì la coscia della sua padrona tutta unta del suo stesso desiderio. La lingua che lenta e lasciva percorse la pelle bagnata di lei, fino a raggiungere il fiore della padrona, tutto umido di brina. Ed allora cominciò a succhiarne ed a leccarne la linfa vitale. Un gemito ed un sorriso quasi soffocato di lui quando Dacey cominciò a baciarlo, a giocare con la sua pelle lungo il viso, il collo, la spalla, con le labbra, con la lingua e mordicchiandola provocante. “Oh, che brava...” disse con un tono bassissimo, caldo, lussurioso. Allora la sua mano continuò a scendere, a scivolare lungo la pelle di lei, fino ad arrivare fra le sue gambe, al suo sesso bruno, caldo, fremente. La guardò negli occhi mentre le sue dita iniziarono ad accarezzarla piano, tutta, dove era più calda, più donna, più umida, più eccitata. Dov'era più bella. Elv sorrise e rispose al bacio di Gwen. Un bacio caldo, come forse nessun vampiro sapeva dare, sapeva provare e vivere. Un bacio profondo, vivo come le loro notti non saranno mai. Un bacio puro, sensuale, fatto di passione, desiderio ma soprattutto Amore. Un bacio vero. Vero come ciò che provavano. |
Quel bacio era caldo, pulsante, vivo, profondo.
Era incredibile quanto la vita sembrasse ancora albergare in lui, nel suo corpo, nel suo Amore. Già. L'Amore. Forse era quello che faceva questo effetto... Sì, doveva sicuramente essere quello. "Il tuo Amore... Mi fa sentire viva, come non succedeva da secoli...." sussurrai piano, dando voce ai miei pensieri. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Ripassai con la lingua lo stesso disegno che avevo tracciato solo con le labbra, a ritroso, collo, orecchio, mascella, mento e infine bocca.
“ Fammi sentire quanto desideri il tocco di una donna.” Non avevo infatti ancora usato le mani per spogliarlo o esplorare il suo corpo, volevo che me lo chiedesse, implorando e non ordinando, come aveva fatto per farmi spogliare. Il respiro frammentato, il battito irregolare, la mia pelle che bolliva, il mio corpo intero rispondeva così alle attenzioni che il Barone mi stava donando. Le sue carezze sensuali e proibite raggiunsero il mio basso ventre e poi scesero ancora, si insinuarono tra le mie gambe, che si allargarono al passare dalla mano. Il mio sesso la attendeva, accaldato e già umido di desiderio, e più le dita del nobile si insinuavano nella mia intimità più il mio bacino ondeggiava per assecondare quei suoi movimenti. Nascondere i sospiri ora era impossibile, per quando premesso le labbra tra loro o contro quelle del Barone. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Si baciarono.
Ancora ed ancora. “Gwen...” disse Elv fissandola “... io non conosco ancora le abitudini di voi vampiri... ma so cosa provo io... voglio sposarti... stanotte... ora... per sempre uniti...” con i suoi occhi in quelli di lei. |
Dopo baci infiniti, dopo che il tempo si era fermato per istanti eterni solo per adeguarsi alla nostra esistenza infinita, lui parlò.
E mi lasciò ammutolita. Boccheggiai, non perché volessi rifiutare, ma perche mai avrei pensato che qualcuno me lo chiedesse, mai e non sapevo che dire. "Oh... Io... È curioso... Non mi sono mai chiesta come si sposino i vampiri..." risposi, poi ridacchiai "Di sicuro non in chiesa, dico bene?" divertita col mio viso appoggiato sul suo, mentre pensavo a come avremmo potuto fare. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
La mano del barone, le sue dita affusolate esperte, avide, sicure, sensuali si muovevano lente ma decise, lungo le labbra umide e calde di quel sesso bruno, ora accogliente, avvolgente.
Il bacino di Dacey che si muoveva assecondando la mano di Minsk che non cessava ti deliziarla, di tormentarla, di farla impazzire. Lei sentiva quelle dita dentro di sé, con gli occhi di lui fissi sul volto della ragazza. Ma se Dacey gemeva per quel piacere sempre più insistente, anche lui era al limite della sopportazione. L'averla nuda fra le braccia, sentire la bocca e la lingua della ragazza sul suo viso, sul suo collo e sulla spalla, lo avevano spinto verso un insopportabile ed istintivo richiamo dei sensi. La voleva, la desiderava disperatamente. Troppo, da un tempo infinito. L'aveva aspettata, attesa, dopo averla rincorsa attraverso gli oceani infiniti del Tempo, fra le onde remote di un passato perduto e di un futuro simile ad un'illusione. Ed ora non poteva più aspettare. “Spogliami...” disse piano “... spogliami subito...” non era un ordine, quasi una disperata invocazione. La bellezza e la giovinezza di Dacey erano la sua solo linfa vitale. “Spogliami, Dacey...” stringendole il seno con l'altra mano e perdendosi nel guardarla. |
Le sue mani su di me, il suo respiro sempre più ansante, la sua eccitazione così vicina eppure maledettamente lontana.
Fremevo, gemevo, impazzivo ogni secondo di più. Icarius ormai era fuori di sé e la cosa mi mandava completamene in estasi, portava la mia eccitazione a livelli eccessivi e incontrollati. Quell’eccitazione che Aegos poteva vedere, toccare con mano... quella stessa che raccolse con la lingua facendomi per un momento spalancare la bocca per lo stupore e la fremente attesa del piacere, che non si fece aspettare molto. Oh era stato magnanimo, dopotutto. Continuai a giocare con la virilità di Icarius, ancora e ancora, sempre più intensamente, sempre più forte, mentre Aegos mi faceva impazzire in quel modo, con le sue labbra e la sua lingua abile ed esperta. Sfogavo su di lui l’eccitazione folle, il desiderio disperato che Aegos continuava a stuzzicare con quei baci lascivi e voluttuosi, che mi accendevano sempre di più. Ancora e ancora. Non ne avrei mai avuto abbastanza. Continuavo a muovere il bacino all’indietro, incapace di stare ferma, sentendo il suo viso, strusciandomici addosso, in movimenti sempre più rapidi, frenetici, frementi, vogliosi di quel piacere assoluto e intenso che bramavo con tutta me stessa. Chissà se il mio padrone stava apprezzando la scena, chissà se mi avrebbe detto che ero stata brava. L’idea che era lì a guardarmi, e sapevo che c’era, mi eccitava ancora di più. Dopotutto tutto questo era per lui, per mostrargli quanto fosse profonda la mia perversione, per spingerlo ad uscire da quello specchio e reclamare tutto di me. |
Ancora più eccitante delle sue carezze, dei suoi baci, ancora più lussuriosa delle sue mani che si nutrivano del mio corpo, fu la sua richiesta.
Socchiusi gli occhi gemendo nel sentirlo implorare me. Lui, il Signore della notte, implorava me. Sentivo di averlo in mio potere e la cosa riuscì ad eccitarmi enormemente. Non lo assecondai subito, lasciandolo in attesa, una attesa che sapevo essere lunga da molto tempo. Tornai a baciarlo, lasciando le sue labbra bagnate dalla mia saliva, lo baciai con fare lascivo, ansimando per ciò che mi stava facendo in quel momento. Lo baciai e poi andai con le labbra al suo orecchio, vi insinuai la lingua quindi lasciai scappare un sospiro e un altro ancora. Intanto non smettevo il movimento del bacino, le gambe strette al polso del Barone per impedirgli in ogni modo di ritrarre la mano. Quando mi piacevano le sue attenzioni proprio in quel punto. Mi concessi istanti di puro piacere egoistico prima di procedere secondo la sua implorazione. Stando sotto il suo sguardo gli sbottai la bella giacca, gli sfilai la maglia che portava sotto potendo così bearmi della vista del suo petto muscoloso e candido. E allora le mie labbra desiderarono incontrare quella nuova porzione di corpo, riservandogli lo stesso trattamento di baci arditi, morsi leggeri, segni arrossati. |
Elv sorrise.
“In effetti...” disse fissando Gwen “... beh, possiamo informarci, o magari trovare qualcuno con una certa autorità per unirci in matrimonio...” ridendo appena, per poi farle l'occhiolino. Era folle quell'atmosfera. La stanza era intrisa d'eccitazione, tra i gemiti incontrollati di Icarius, Lys che non cessava di farlo impazzire e di porgersi generosa verso Aegos che con lasciva maestria la faceva impazzire di godimento. Erano sudati, bagnati, persi in quell'alcova proibita e maledetta. I loro corpi erano tesi e vibranti come le corde di uno strumento. Lys premeva il bacino e le natiche verso Aegos che non cessava, infaticabile, di deliziarla, farla morire di piacere. “Ma...” disse Icarius balbettando “... madama... io... non resisto più...” quasi disperato tanto era al limite della sopportazione. Ma ad un tratto lo specchio cominciò a brillare e tutto si fermò nella stanza. Dacey con maestria portò all'estremo il desiderio di Minsk. Forse davvero lo aveva in pugno. Forse davvero poteva portarlo alla soglia della perdizione, della follia. La sua lingua nell'orecchio di lui gli strappò un lungo e basso sospiro, preceduto da un brivido intenso. Poi cominciò a sbottonargli la giacca, liberando il petto muscoloso e assaporandolo con la bocca e la lingua, mentre lui si godeva ancora la saliva di lei sulle sue labbra. Allora, per sfogare l'insopportabile eccitazione, il barone spinse ancora più in profondità le sue dita, giungendo a strappare un gemito ed un grido alla ragazza, muovendole poi in maniera veloce ed insistente, in quel lago di piacere perduto, ardente, con la volontà di farla impazzire. “Spogliami...” disse ancora, con una voce alterata dall'eccitazione, in un'implorazione che descriveva perfettamente quanto potere avesse Dacey in quel momento. |
Sorrisi, circondandogli il collo con le braccia.
"Sì, potremmo..." dissi piano, baciando il suo collo e percorrendolo tutto con le labbra e, occasionalmente, con i denti. Il che sarebbe stato infinitamente più piacevole, ora che sapevo di non potergli far male. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Giocavo con lui, come una bambina dispettosa, lo tentavo, lo stuzzicavo quasi volendolo punire.
Punire per avermi fatto aspettare così tanto, per non essersi svelato subito, per avermi fatta sospirare più e più volte nel tedio dell’attesa. Il suo petto era il mio terreno di gioco, ne sfioravo i muscoli, disegnandoli col le dita o le labbra, seguendo le scanalature sui pettorali e scendendo sulla linea degli addominali ma senza mai continuare oltre. Non ancora, dovevo tenerlo in sospeso, ancora per un po’, perché capisse che conducevo io il gioco. Un urlo distrusse i miei intenti, il mio urlo generato dal piacevole dolore che avvertii quando l’irruenza del Barone si insinuò in me, con una furia lussuriosa che mi lasciò senza fiato. Gemetti incontrollata e lui non accennava a rallentare, a smettere per qualche secondo. Mi stava togliendo la ragione, annebbiandola con quel piacere intenso e allora io, così persa, udii ancora la sua implorazione. E fui incline a esaudirla, tanto pazza di piacere da non riuscire a pensare lucidamente. Non smisi mai di baciarlo però, neanche quando gli slacciavi con entrambe le mani i pantaloni scuri, neanche quando mi avventavo sulla sua virilità già gonfia ed eccitata. “ Che meraviglia...” Dissi mordendomi le labbra, spinta dalla perversione, tastando e stringendo il suo membro turgido, sapendo che era tutto merito mio. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Si baciarono ancora.
“Andiamo ora...” disse Elv a Gwen “... è ancora buio e forse questa notte potrebbe essere infinita...” prendendole la mano “... andiamo, Gwen...” alzandosi e facendo fare lo stesso anche a lei “... come se il mondo finisse all'alba...” Anche Dacey gemeva e vibrava per come Minsk la toccava, penetrava in lei con le sue dita fameliche, avide, sicure, infaticabili, strappandole gemiti e facendola gridare per il troppo piacere. Poi finalmente Dacey generosamente slacciò i pantaloni del barone, aprendoli ed abbassandoli, liberando così la prorompente e superba virilità di Minsk. “Oh, Dacey...” disse lui con la voce roca per l'eccitazione ormai incontenibile ed insopportabile “... sei proprio brava...” accarezzandole in modo lascivo la testa mentre lei tastava e fissava il suo membro caldo, come se fosse una bambina che ha appena fatto una marachella “... hai visto cos'hai fatto?” Con un sorriso perverso. |
Ero persa in quel vortice di perversione, non capivo più niente, sentivo solo il mio corpo completamente in fiamme, voglioso, voluttuoso, ardeva di un fuoco così intenso, un fuoco che avrebbe bruciato chiunque altro, ma che invece per me non era che un vecchio amico, uno di quelli che ti accompagna da talmente tanto tempo che diventa parte di te.
Sentivo Aegos sotto di me giocare con la lingua dentro di me, dentro e fuori facendomi impazzire sempre di più, sempre di più, facendomi invocare con tutta me stessa l’esaudimento di quel desiderio ormai folle e incontrollato. Il mio movimento continuo e frenetico non era altro che una muta supplica perché mi prendesse, con tutta la forza che avevo. La sua lingua era così abile, il piacere così intenso, così forte e incontrollato che non riuscii, e nemmeno volli controllarmi. Sentii il mio corpo cedere a quel godimento completamente fuori controllo, tanto da riversare sul suo viso caldo liquido fatto di umori, eccitazione, e tutto ciò che il mio corpo gli riversò addosso. Dovetti togliere la bocca dal membro ormai al limite di Icarius per poter gridare, unico modo per sfogare quel momento di pura perversione. Ma i miei occhi cercarono il dolce giardiniere, li tennero incatenati per ogni istante, poté leggervi tutto il piacere lussurioso e lascivo che mi scuoteva. Poi quella supplica, quella voce da cucciolo, così eccitante. “Nemmeno io piccolo...” gemetti, socchiudendo gli occhi. Ma poi.. lo specchio si illuminò e tutto si fermò nella stanza. Allora il mio cuore prese ad accelerare, se possibile, dato che già scoppiava. Ma questo era un battito diverso. Il mio signore era lì, era lì per me. Senza spostarmi da quella posizione, voltai la testa verso lo specchio spalancando gli occhi. “Mio signore...” sussurrai solo, con la voce sconvolta dalla passione. |
Ci baciammo ancora, poi lo vidi prendermi la mano e alzarsi.
Ridacchiai divertita, guardandolo. "Sei pazzo, lo sai? Totalmente fuori di testa..." dissi scuotendo la testa "Andiamo" aggiunsi poi, con sorriso furbesco, mentre uscivamo fuori nella notte.https://uploads.tapatalk-cdn.com/201...858fccb308.jpg Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Ad ogni sospiro e gemito mi sentivo sempre più perduta, catturata dalle forme oscure della notte che tutto permetteva.
Ed io tutto volevo. Non mi bastava il gioco reciproco che ci stavamo scambiando, volevo provare piacere fino ad arrivare allo stremo delle forte, fino ad aprire il mio intero animo all’oscurità perversa. Mi possedeva con le dita, con gesti sapienti, toccando i punti che più mi facevano vibrare. Mi possedeva e nel farlo si prendeva ogni essenza del mio essere. Si nutriva di esso. Si nutriva del mio calore, delle mie grida, della mia vivacità e della mia passione. Ed io tentavo disperatamente di mantenere un apparente controllo, disinibita gli accarezzavo il membro, lo avvolgevo in una mano, stringendo e rilasciando, in un movimento lento e ritmico, percorrendo tutta la sua vigorosa lunghezza. Fingevo controllo quando invece avrei solo desiderato perderlo, urlare fino a restare muta, stringere il mio corpo al Barone, deliziarmi di lui e lasciarlo deliziare di me. “ So che mi vuoi... Mi vuoi... dimostra quanto mi vuoi...” Al suo orecchio, con voce sensuale, corposa e calda, provocandolo di nuovo con le labbra a succhiare il suo lobo. “ Puoi avermi finalmente... prendimi, prendimi e sfoga tutta la tua voglia...” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
“Si, sono pazzo...” disse Elv uscendo dalla torre e tirandosi dietro Gwen “... ed è tutta colpa tua!” Divertito.
Si immersero ancora nel bosco buio e silenzioso, sotto un firmamento che scintillava come uno scrigno che aveva riversato fuori ogni sua gemma. Lunghe ombre sembravano sul punto di animarsi, liberando antichi spiriti e primordiali paure. “Beh...” fece Elv “... se il capitano di una nave può sposare, così qualunque ufficiale ed autorità ci basterà trovarne uno e saremo marito e moglie prima che faccia giorno, no?” Facendole l'occhiolino. Erano folli, persi, maledetti, eccitati. Aegos non smetteva di assaporare il sesso di Lys, con la lingua, con le labbra e muovendo frenetico e lascivo la bocca per intensificare quel massaggio perverso. Tanto da spingere, costringere la padrona a mollare letteralmente il membro di Icarius per poter gemere e gridare liberamente. Incontrò allora gli occhi da cucciolo bagnato di Icarius, folli, ardenti ed il suo viso in fiamme. “Madama, non resisto...” disse ansimando, soffrendo per il modo in cui lei lo aveva mollato “... non ce la faccio più...” con voce infantile, sofferente. Lei poteva leggere nella sua mente, svelare i suoi pensieri più intimi, profondi e perversi. Lui la vedeva non solo come la sua padrona, con un'eccitazione infima, immorale, ma anche con un perverso affetto, quasi da nipotino verso sua zia. Era in bilico, sospeso tra questo affetto morboso ed una carnale ed incestuosa attrazione. Aegos però non cessava, continuando infaticabile, quasi con rabbia perversa. Poi lo specchiò brillò, tutto si fermò, come se il Tempo e lo spazio si fossero annullati a vicenda, trasformando Icarius ed Aegos simili a due statue, ancora pulsanti, ma immobili, quasi inanimate. “Lys...” disse una voce calda dai riflessi sinistri dello specchio, dove si specchiava la nudità della ragazza, il suo sesso caldo e bagnato, le cosce arrossate ed unte. Quel corpo proibito e perfetto, con le sue forme lascive, in mezzo ai due servi che ora più che mai apparivano come due bronzi a guardia della loro lussuriosa padrona. Minsk restò a guardare Dacey negli occhi, mentre lei stringeva il suo membro, muovendo la mano in ritmo sensuale e perverso. Lui sorrise appena, quasi orgoglioso della sua virilità, di come sopportasse e resistesse a quel gioco, a quella presa attorno alla sua virilità calda e durissima. Poi ancora le labbra e la lingua di lei, le sue parole, la sua bellezza ardente fecero perdere ogni resistenza al barone. Con virilità quasi brutale, la prese in braccio, portandola sul letto. La fece stendere sulla schiena, divaricandole le gambe e chinandosi fra esse. “Oh, si...” disse famelico, deglutendo eccitato. Cominciò allora ad assaporare direttamente con la bocca e con la lingua il meraviglioso fiore bruno di Dacey, quel sesso ormai umido e denso di brina, strappandole gemiti profondi, stravolgendola nel profondo, facendo sussultare e vibrare il suo basso ventre. La teneva stretta per le gambe tutte aperte, mentre assaggiava, gustava l'inebriante e salato nettare di quel fiore che dalla Primavera era ormai sbocciato ad un oscuro Inverno. |
Scossi la testa con gli occhi al cielo, mentre letteralmente mi trascinava fuori.
Il cielo era meraviglioso, pieno di stelle scintillanti ed il bosco avvolto nell'ombra. "Sì, spero di sì..." sorridendogli felice alle sue parole. Suonava già bene così, a parole, una volta fatto sarebbe stato ancora più bello. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Corsero nel buio, fra le ombre e sotto stelle mirabolanti tanto splendevano.
Fra faggi, olmi, querce secolari, cespugli di bacche selvatiche, platani ed eriche sbocciate. Corsero al pallore lunare e sospinti da una lieve brezza sognante. Corsero mano nella mano Gwen ed Elv, fino ad un piccolo villaggio, fatto di casupole addossate, un mulino cigolante ed una chiesetta al centro. Quel luogo pareva assopito, addormentato, quasi vittima di un incanto. “Qui troveremo qualcuno disposto a sposarci.” Disse entusiasta come un bambino Elv. |
I pensieri del ragazzo erano chiari e limpidi nella mia mente.
E più lì sentivo, più mi attraversavano, più rimbombavano in me, più mi eccitavano. Quegli occhioni erano così dolci, così innocenti e insieme così colmi di perversione. Oh potevo vederli i suoi pensieri immorali e sporchi, come solo quella stanza voluttuosa poteva essere. Lo guardavo con uno sguardo malizioso, determinato, quasi perfido. Era così eccitato il piccolo, così allo stremo. Lo avevo lasciato volutamente al limite, era troppo eccitante vederlo impazzire in quel modo. Eravamo tutti sul filo del rasoio. Io avevo Aegos che continuava a farmi impazzire, andare fuori di testa, gemere in modo incontrollato. Ero al limite, non capivo più niente. Ma non ebbi nemmeno il tempo di riprendermi che il mio signore bloccò il tempo, lo spazio, ed ogni cosa intorno a me. I due servi erano come immobilizzati, e lui mi chiamava dallo specchio. Allora mi voltai verso di lui, mi alzai, e raggiunsi lo specchio, nuda, calda e vogliosa com’ero. “Il mio signore ha gradito la vista?” con tono malizioso “Potrei fare di meglio con voi, sapete?” Con un lampo intenso e perverso nello sguardo. |
Un volto apparve tra i fumi scintillanti nello specchio, tra quei bagliori sinistri, dove si rifletteva l'immagine sensuale di Lys tutta nuda.
Vide quel volto, quegli occhi guardarla tutta, ovunque. Quello sguardo scivolò lascivo sul corpo sudato di lei, facendola sentire sporca, sudicia, sozza. E lo era davvero. “Ho visto...” disse la voce virile nello specchio “... sei brava... molto brava... dimmi... sono stato magnanimo? I tuoi servi stanno facendo il loro dovere? Stanno soddisfando la padrona?” Gettando uno sguardo sui due servitori nudi ed eccitati nel loro essere immobili. |
Corremmo freneticamente nel bosco, con i profumi di erbe e piante che si mischiavano fra loro.
Ad un tratto arrivammo in un piccolo villaggio che sembrava uscito da una fiaba, pur in quella notte ombrosa e spettrale. Risi più che altro al suo entusiasmo, che sembrava quello di un ragazzino con un nuovo gioco. "Chissà dove siamo..." guardandomi intorno curiosa. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Era lì, che mi guardava, tutta.
Oh come adoravo il suo sguardo su di me, così penetrante. Lui non aveva bisogno di essere lì davvero per eccitarmi, bastava il suo sguardo, la sua voce, e io andavo completamente fuori di testa, perdevo ogni controllo, ogni freno. Quello sguardo era come una lunga ed eterna carezza che faceva bollire il mio corpo, ne aumentava la temperatura a livelli impressionanti, lo faceva sentire sempre più voglioso, voluttuoso... sempre più suo. Oh si, perché i miei servi non erano che un regalo del mio padrone, un regalo per il mio piacere, perché il mio padrone ha molto a cuore il mio piacere. Come mi fa morire quando è lui stesso a darmelo, con quella maestria che nessun altro ha. La sua voce dall’accento straniero mi fa venire la pelle d’oca, era come se una melodia unica e solo nostra si fosse sprigionata nell’aria, rendendo ogni cosa più oscura e perversa. Perché non c’erano limiti per noi, non esisteva nessun vincolo che poteva legare i comuni mortali. Noi eravamo anime che bruciano nelle fiamme, giorno dopo giorno come fossero calde acque termali capaci di rinvigorire la mente. Nessuno era come lui, e io sapevo che il mio padrone poteva avere tutte le donne del mondo, perché nessuno avrebbe mai potuto resistergli, ma sapevo anche che nessuna l’avrebbe servito fedelmente come me, nessuna avrebbe potuto covare dentro di lei una tale perversione. Potevano provarci, certo, ma non ci sarebbero mai riuscite, perché io sola ero scevra da ogni limite imposto da questo mondo fatto di catene, io sola, che non ho nulla di buono, puro, luminoso o pulito in me. Io che sono l’oscurità pura, la lussuria senza freni, io che sono quella parte nascosta di se che ognuno di voi tiene nascosta. Lasciatela libera, e sarà come me, oh si.. Quello sguardo, oh come mi fa sentire quello sguardo, nient’altro al mondo mi fa sentire così, quel senso di possesso assoluto, di devozione infinita. Mi illuminai, aveva detto che ero brava, che ero davvero brava . Allora perché era ancora dentro lo specchio e non lì con le sue ma i addosso a me? Oh come mi mancavano le sue mani, mi mancavano da morire, nessun uomo poteva competere, nessun servo sarebbe mai stato all’altezza del mio padrone. Lo guardai con un sorrisetto malizioso a quelle parole. “Il mio signore è sempre magnanimo con me....” sussurrai, con. I è calda e voluttuosa, avvicinandomi ancora di più allo specchio, arrivando quasi a toccarlo. “I miei servi?” Sussurro, con aria di sufficienza “oh, loro fanno del loro meglio, dopotutto lì avete scelti incredibilmente bene, sapete?” Con un sorrisetto malizioso, sempre fissando quegli occhi intensi nello specchio. “E ottengono anche discreti risultati...” con voce calda e sensuale, portando una mano tra le mie gambe, dove ero più calda e decisamente bagnata, fradicia a dirla tutta in quel momento, considerando che ogni tipo di liquido si era riversato sul viso di Aegos poco prima, ancora gemevo al ricordo di quella perversione. ”Vedete?” Mostrandogli la mano fradicia con un sorriso compiaciuto. “Ma sono solo dei servi,....” guardandolo persa e vogliosa “Nulla a che vedere con il piacere immenso che potrebbe donarmi il mio signore, se mi ritenesse degna!” Con un sorriso voglioso e malizioso “Oh piacere che potrei contraccambiare con gli interessi...” ormai folle di desiderio. È lui lo sapeva, lo sapeva che nessun’altra avrebbe potuto soddisfarlo come me... |
Sapevo che le mie nuove provocazioni non sarebbero cadute nel vuoto, erano i suoi occhi a dirmelo.
I suoi occhi che da una vita mi seguivano adesso mi parlavano ben più delle parole. Brillavano nel buio, mostrando la folle passione che alimentava il Barone, sempre più in difficoltà. Sapevo che non sarebbe rimasto fermo ancora a lungo, sapevo che mi avrebbe ascoltata e presa per il suo piacere. Questo mi aspettavo mentre mi portava tra sue le braccia fino al grande letto, mentre mi faceva stendere e io ancora più gli offrivo il mio corpo. Guardai la sua testa immergersi tra le mie gambe e chiusi gli occhi, deliziata. Mi assoggettai alle tenebre, la mancanza di luce che riusciva ad espandere ancora più le sensazioni che provavo, che mi faceva provare. Mi smarrii, perdendo il contatto con la realtà, in un mondo buio dove padroneggiava la lussuria. Inneggiai a Lui, alla delizia che mi dava, al suo ardore, alle sue labbra generose che non avevano pace. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Il villaggio era isolato, silenzioso, addormentato, quasi incantato.
“Non ne ho idea...” disse Elv guardandosi intorno “... è un villaggio come tanti... forse neanche ha un nome,o magari non lo conosce nessuno...” sorridendo poi a Gwen “... che importa dove siamo? Siamo insieme e dopo stanotte lo saremo per sempre.” Baciandola piano. “Vieni, cerchiamo qualcuno che possa sposarci.” La prese per mano e si immersero nelle strette stradine di quel luogo. Ad un tratto udirono un rumore. Come se qualcuno camminasse a fatica, portandosi dietro qualcosa di pesante. Dacey era persa. Persa nella penombra della stanza, tra i giochi di chiaroscuro della candela e del buio penetrante dalla finestra. Tra le lenzuola calde, i suoi gemiti, la foga del barone nell'assaporare ciò che lei custodiva fra le gambe. Sentiva la bocca e la lingua di quell'uomo invaderla nell'intimo, nel profondo, in un abisso di piacere proibito, immorale, infimo, ma assolutamente meraviglioso. Allora lui alzò la testa, la guardò con una luce viva e sinistra in quegli occhi vermigli. Afferrò le sua gambe portandola brutalmente verso di lui, contro il suo bacino. Un attimo dopo la penetrò, invadendo non solo il suo corpo, ma anche la sua anima. Iniziò una danza fatta di istinti, di desiderio, di lussuria, primordiale, sfrenata, travolgente, infaticabile. Con passione, con impeto Minsk possedeva Dacey tenendola per le cosce divaricate, facendola sussultare, gemere, gridare. I loro corpi nudi ed ormai sudati, fra quelle lenzuola ardenti, in una notte maledetta e perduta. https://ccpopculture.files.wordpress...4107033260.png |
Tutto era silenzio, incanto e mistero.
Sorrisi ad Elv,che era sempre più entusiasta a quella prospettiva. Poi risposi al suo bacio con una carezza sul suo viso, prima di aggirarci fra le stradine del villaggio. Poi mi voltai. "C'è qualcuno..." vagando con lo sguardo. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Arrivai alla torre ma non vi era nessuno e guardai l'anziano.. Aveva detto sua moglie stava pulendo.. Era affollato quel Palazzo.. "Non vi è nessuno.. Forse mi sono sbagliata io.. Aspetterò ancora un po' la notte sta per finire.. Forse ho sbagliato posto?" perplessa.
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La leggenda della Pieve di Monsperone
Il mio corpo intero fremeva e sussultava per via di quelle attenzioni proibite che mi riservava e prese ad agitarsi ancora di più quando i nostri bacini si incontrarono.
Fu improvviso, brutale ma allo stesso tempo appagante, perché finalmente avevo ciò che desideravo. Ero finalmente sua, nel corpo e nell’animo. Lo sentivo gemere , il suo respiro che si infrangeva sulla mia pelle accaldata, lo sentivo stringere le mie gambe, fino a lasciare dei segni rossi sulla mia pelle ambrata, lo sentivo spingere con tutta la sua foga e la sua prorompente virilità per avermi e portarmi con se. Mi depredava della morale, del pudore, dell’innocenza regalandomi infiniti momenti di estasi, di perdizione, di oscura lussuria. Quella notte mi stava trasformando, facendo emergere in tutta la sua forma il mio animo oscuro, attratto dalle cose più proibite e nascoste. Divenni la sua amante, la sua complice, la sua compagna, la sua concubina, tutto in quella notte . Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Il volto nello specchio guardò Lys negli occhi, poi la sua mano unta, intrisa di ogni sorta di lascivo flusso di carnale desiderio.
“Bene...” disse con voce accaldata quel volto riflesso “... sono lieto che i servi abbiano saputo farti giocare... concludi pure i tuoi sollazzi in questa notte... all'alba ripartirai e raggiungerai Monsperone... lì il nostro nemico si nasconde per intralciare i miei piani... guardati dall'uomo con la maschera... è uno spettro giunto per tormentarci, per colpire il mio disegno di dominio... usa tutte le tue armi, tutti i tuoi trucchi ma distruggilo, o lui distruggerà i miei piani... ed allora tu sarai punita come neanche immagini...” ridendo sadico. https://pbs.twimg.com/profile_images...39_400x400.png "Mia moglie è sempre indaffarata.” Disse il vecchio ad Altea. “Questo castello richiede mille accortezze, soprattutto ora che il ritorno del padrone è vicino.” Annuì. “Sbagliato posto? In che senso, madama?” Perplesso. “Questa è la casa del mio padrone e se volete incontrarlo qui dovete giungere.” Non vi era nell'aria nessun suono umano, nemmeno quello di un passo, poiché ciò che udivano ora Gwen ed Elv non sembrava essere frutto di una qualche attività dell'uomo. Forse era il vento, magari qualche vecchia costruzione che scricchiolava. Ad un tratto si udì dal fondo della stradina buia una sorta di ticchettio, come il rumore di una catena o qualche insegna che cigolava nella notte. All'improvviso si udì l'abbaiare lontano di un cantano e poi la risposta ancora più lontana di un altro cane che guaiva. Poi di nuovo silenzio, fatta eccezione per quel ticchettio ora più vicino. Un attimo dopo i due vampiri videro una sagoma che veniva verso di loro dal fondo buio della stradina. |
Come potevo dire a quell' uomo che questo Palazzo era una desolazione e di fiori non ve ne erano, lui lo descriveva come appariva nelle antiche sembianze ma ora...ora proprio diverso.
Il ciondolo bruciava ... "Si so il vostro padrone verrà qui, me lo ha detto..spero di non avervi illuso, a voi e vostra moglie, bene forse è meglio io riposi prima del suo arrivo no? Avete una stanza per me?" strabuzzando gli smeraldini occhi. |
Eta strano.
Da passi erano diventati rumori, come quelli di un'insegna che cigola, o versi, come quei cani che abbaiavano e guaivano. Poi vidi una sagoma avvicinarsi. "È tutto molto strano, qui, stanotte..." dissi piano, tesa e attenta, in ascolto. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Sorrisi al mio padrone, godendomi il tono della sua voce accaldato, il suo sguardo su di me.
Com'era stato generoso con me, com'era stato magnanimo. Annuii alle sue parole, solennemente. "Non vi deluderò mio signore, potete starne certo!" annuendo "Siete fin troppo buono con me, a concedermi ancora tutta la notte..." sorridendo, maliziosa. L'indomani sarei partita per la missione. Ma quella notte era ancora mia, quella notte era ancora il tempio della lussuria più sfrenata. |
“Ma certamente, madama.” Disse entusiasta il vecchio ad Altea. “La migliore stanza del castello. Tutta per voi. Prego.” Invitandola a seguirlo.
Arrivarono allora in cima alla torre, nell'ultima stanza. Un tempo doveva essere stata bellissima e sfarzosa, degna di una principessa Afragolignonese, ma ora era un vuoto vano con crepe ed umidità ovunque. Dell'erba era ammantata tra le murature ed il pavimento, fungendo da desolante giaciglio. “Buon riposo, signora.” Ed il vecchio andò via. Vi era una finestra da cui presumibilmente si poteva dominare con lo sguardo l'intero bosco di Chanty. A lungo Minsk restò a possedere Dacey. A lungo, per poi ricominciare ogni volta. Le ore della notte erano scandite dai loro gemiti, dai loro corpi caldi e sudati che si rincorrevano, si incontravano e si contorcevano fra quelle lenzuola ora divenute fuoco. Le mani di lui erano ovunque su di lei, come le sue labbra e la sua lingua. Non vi fu piega e forma del corpo della ragazza che il barone non assaggiò, non assaporò, non gustò, non fece sua. Più volte raggiunsero insieme il piacere più alto, intenso, appagante e più volte lui esplose in lei la sua potenza oscura, misteriosa, dannata. Gridarono, godettero, si persero insieme. Lui la rapì davvero, portandola lontana, nei meandri della notte, dove i sogni e gli incubi si annullano, dove esiste solo il proprio essere se stessi, rinnegando tutto e tutti. E solo alla fine di tutto ciò, quando lei si abbandonò ormai paga ed esausta, lui si posò sulla sua gola con un ultimo bacio. “Sei mia...” disse “... lo sei sempre stata ed ora lo sarai per sempre, amore mio...” ed affondò piano i suoi denti nell'ambrata pelle di lei, nella sua carne calda, succhiandole il sangue e forse l'anima. http://fr.web.img6.acsta.net/rx_640_.../33/133915.jpg |
L' uomo mi portò in una stanza e non dissi nulla finchè egli uscì e guardai fuori il panorama, si poteva guardare, ammirare e dominare tutto il bosco di Chanty..doveva essere stata la più bella stanza del Palazzo, chissà quale donna era vissuta in questa stanza, quante volte il nobile aveva visto le sue Terre.
Guardai il giaciglio di erbe e muschio...ma al mattino, forse, tutto sarebbe svanito ma io non avrei tradito le aspettative di quel uomo...un uomo senza Tempo che aspettava il suo padrone, che forse nemmeno esisteva. Dovevo riposare, attraversare il Bosco di notte era pericoloso, così tolsi il sontuoso vestito e lo poggia sulla piccola finestra a bifora e poggiai il mantello sopra il pavimento. Mi stesi avvolgendomi ad esso, leggermente per non sporcare la pelle bianca e cercai riparo nel sonno...era un sogno, qualcosa di surreale ciò che stavo vivendo, a dire il vero ero pure delusa..la notte sarebbe sicuramente trascorsa subito coi suoi spettri che mi tormentavano. http://images6.fanpop.com/image/phot...36-500-333.jpg |
Elv annuì a Gwen, poi guardò il fondo della stradina.
Apparve allora una figura magra, coperta da un lungo sudario incappucciato ed ammuffito, che avanzava con passo svelto, sebbene si tirasse dietro qualcosa di molto pesante. Si trattava di una grossa bara in buona parte sgangherata e cigolante, consumata dai tarli e corrosa dall'umidità. Passò davanti ai due giovani senza degnarli di attenzioni, né salutandoli, quasi come se fosse assorta da chissà quali pensieri. “Deve essere il custode del Cimitero...” disse sottovoce Elv a Gwen. Il volto nello specchio guardò ancora una volta Lys, tutta nella sua nudità, indugiando sul suo sesso ancora umido e caldo. “Brava...” disse “... non deludermi... sai che ti guardo sempre, ti controllo...” e svanì nei bagliori sinistro dello specchio. Un attimo dopo Icarius ed Aegos si destarono dall'incanto che li avevi immobilizzati. Altea si stese e si avvolse nel mantello, pronta per riposarsi. Ma ad un tratto da fuori sentì dei rumori. Provenivano dal basso, dal cortile interno del castello ben visibile dalla finestra. |
Si fece avanti una figura alta e smagrita, con addosso un sudario lercio ed ammuffito, che si portava dietro una bara presumibilmente piena.
Ci passò davanti senza neanche vederci, con un incedere lento e svelto al contempo, in un modo che mi fece aggrottare la fronte. Annuii piano ad Elv senza smettere di guardare quella figura che si addentrava sempre più nel buio della notte. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Mi stesi per riposare e vicino a me vi era Volpe Ambrata,
Socchiusi gli occhi e udii dei rumori provenienti dal cortile, chi mai poteva essere, speravo nessun nemico...ma nessuno aveva il coraggio di giungere qui di notte...almeno lo speravo. Presi il mantello e coprii una parte del corpo e presi in mano la spada e mi affacciai alla finestra, mi guardavo attorno cercando da dove arrivassero quei rumori ed era nel cortile interno del castello. La Luna rischiarava quel pezzo di cortile, come una piccola fiammella pure, mi sporsi, non molto, visto la pericolosità del Palazzo e cercai di focalizzare cosa stesse accadendo. |
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