Camelot, la patria della cavalleria

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Daniel 06-09-2011 14.40.43

Che cosa mi è saltato in mente? Potevo fregarmene e scappare via da quel posto invece no! Ho dovuto fare l'eroe! Non sono un eroe! Sono solo uno stupido orfano povero senza casa e senza soldi! Ero in una cella buia e puzzolente.. in un angolo c'era un buco dall'ovvio utilizzo... E in alto c'era una finestrella che dava sulla strada.. Mi avrebbero ucciso.. Mi misi in un angolo aspettando la mia sorte..

ladyGonzaga 06-09-2011 15.19.00

Rimasi là , incredula a tutto ciò che stava accandendo attorno a me.
L'invito da parte di questo , se pure affascinante lord Carrinton , mi aveva preso alla sprovvista . Avevo sempre cercato di stare lontana da persone come lui, la cara baronessa che ebbe cura di me in questi ultimi anni, aveva sempre cercato di mettermi in guardia da persone simili, dove la cosa più importante era mettere sotto catene una dama qualsiasi, purchè di buon casato e di buona dotte.
Ma lui era cosi dolce e affascinante ...

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Ma in quel momento la mia mente era altrove , la cattura di quel giovane mi aveva messo in ansia.
Non avevo nessuna benchè minima informazione su di lui, se non quello che lui stesso mi raccontò.
E se quella donna che dice di essere sua madre fosse la stessa donna che lord Tudor allontanò anni fa dalla sua corte....questo giovane potrebbe essere suo figlio...
Ma perchè allora mi disse che il padre era uno dei contandini di quelle terre?

Qualcosa mi diceva che lord Tudor stava facendo un pessimo errore a non dargli la possibilità di parlare...

" Scusate lord Carrinton...non vogliateme ma ho bisogno di parlare con estrema urgenza con lord Tudor ...
il vostro invito mi onora tanto...cosi come il vostro desiderio di cavalcare presso quelle bellissime terre, in mia compagnia.
Possiamo rimandare a domani ?
Vi aspetto qui per la colazione...se vi farà piacere vogliate essere mio ospite".

Mi congedai con un inchino , dalla sua presenza e corsi incerca del duca , pensando a quel giovane che forse aveva bisogno di me...


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Talia 06-09-2011 17.45.12

Il vecchio specchio ovale, tenuto contro la parete lignea del carrozzone da un chiodo un poco arrugginito, oscillava appena. La cornice, spessa e riccamente cesellata con fiori e foglie, era un po’ scortecciata e il colore in molti punti era caduto... un tempo, tuttavia, doveva esser stato bello quello specchio, il tono vivace e ricco dei colori rimasti e l’attenzione preziosa che era stata posta nell’intaglio lo testimoniavano chiaramente.
Mi chiesi a chi fosse mai appartenuto quell’oggetto... ad una principessa, forse, o ad una gran signora di quelle che ci pagavano, un tempo, perché portassimo i nostri spettacoli nelle loro ricche dimore... Chissà quante belle donne aveva visto quello specchio, quanti abiti preziosi e quanti gioielli da favola... Era stato testimone di ricchezza, di potere, di beltà...
E poi? Cosa gli era accaduto perché finisse nello sgangherato carrozzone della nostra matta compagnia? Si era sciupato, forse... era diventato meno bello... o, forse, soltanto più vecchio... ed era stato buttato via.
Osservai la mia immagine riflessa in quello specchio e le sorrisi... osservai i miei lunghi capelli chiari nei quali avevo intrecciato con cura un nastro azzurro, osservai i miei occhi scuri, la figura esile fasciata da quell’abito che aveva il dono di apparire decisamente più prezioso di quanto non fosse in realtà... un po’ come me, pensai.
Sospirai... avevo posto molta cura nel prepararmi, lo facevo sempre, l’avevo sempre fatto... chissà poi perché!

“E quello che cos’è?” la suora preposta ad occuparsi di noi bambine mi fissò con aria sorpresa e contrariata insieme.
Io sollevai gli occhi nei suoi e le sorrisi candidamente: “E’ solo un fiocco!”
“Un fiocco?” la voce della donna si fece più dura “E perché ce l’hai? Dove l’hai preso?”
“L’ho fatto io!” ribattei “L’ho fatto per rendere il mio abito più bello!”
L’anziana suora mi squadrò con aria critica, osservando da capo a piedi il mio povero abbigliamento, identico in tutto e per tutto a quello di tutte le altre bambine dell’Istituto ad eccezione, appunto, di quel fiocco rosso che con cura vi avevo appuntato.
“La Madre Superiora non sarà contenta!” sentenziò la suora “Sai bene quali sono le regole: tutte voi bambine che avete avuto la fortuna di essere accolte in questo orfanotrofio dovete avere lo stesso abbigliamento e un comportamento dignitoso, dovete essere tutte uguali. Niente eccezioni. Niente fiocchi!”
Con un gesto rapido del braccio, la donna afferrò il mio piccolo vezzo e lo strappò malamente.
I miei occhi si spalancarono e il mio corpo si irrigidì: “No...” gridai, lanciandomi avanti “No! Restituitemelo... restituitemi il mio fiocco!”
“Smettila!” ansimava l’anziana suora, mentre con una mano mi stringeva un braccio per allontanarmi e con l’altra teneva il fiocco in altro, fuori dalla mia portata “Smettila! Tu sei come le altre, non fai nessuna differenza!”
“Io non sarò mai come tutte le altre!” gridai, bloccandomi improvvisamente “Mai!”

Un rumore secco mi riscosse da quel pensiero.
Sbattei le palpebre un paio di volte, per tornare al presente... poi lo riconobbi: era Renart.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 36823)
“Ti ci vuole ancora molto?” Chiese Renart bussando sulla porta del carrozzone, dove Talia era ancora intenta a prepararsi. “Su, dai, devo ancora attendere molto? Tra un po’ sarò brillo per il vino e la tua bellezza mi farà decisamente un effetto minore!” E rise di gusto.

Mi alzai, mi avvicinai alla porta e la spalancai...
“Ma davvero?” chiesi, appoggiandomi alla sua mano per scendere “Sarebbe davvero un bella novità questa, Renart... la prima volta che resisti alla tentazione di correr dietro a qualche gonnella!”
Lo oltrepassai, quindi, e mi diressi a passo leggero verso la tavolata che Fantine stava finendo di imbandire.

Guisgard 06-09-2011 19.55.48

Ciò che aveva fatto Daniel aveva lasciato tutti stravolti.
“Chi era quel pezzente, milord?” Chiese Carrinton a lord Tudor.
“Un furfante, un ladro!” Rispose ancora adirato il duca. “Ma presto avrà ciò che si merita!”
“Con simili gaglioffi” fece lord Carrinton “saprei io cosa fare, milord. Sulle nostre terre abbiamo diritto di vita e di morte e certi individui dovrebbero avere più rispetto per i propri simili… soprattutto se sono di rango superiore.”
In quel momento nella sala entrò Jalem e riferì a lord Tudor della cattura del giovane ladruncolo.
“Ottimo!” Esclamò il duca. “Ora avrà ciò che si merita!”
Ma l’attenzione del nobile Carrinton fu subito rivolta a Gonzaga ed alle parole che la giovane aveva pronunciato in quel momento.
“Milady…” sorridendo il bel nobile “… ogni vostro desiderio o capriccio è per me un ordine… un dolce ordine… io vi attenderei in eterno… non potrei immaginare modo più sublime di passare la mia intera esistenza… ci ritroveremo domattina qui per la colazione, milady…” e le sfiorò delicatamente la mano con le sue labbra.
Poi salutò con un inchino il duca e lasciò il palazzo del Belvedere.
“Beh, di cosa volevi parlarmi?” Domandò lord Tudor a Gonzaga appena rimasero soli.

Guisgard 06-09-2011 20.03.39

La cella era umida e sporca.
Daniel era incatenato ad una pesante catena bloccata nella nuda e secolare pietra di quel luogo.
Aveva il corpo ancora tutto dolorante a causa delle bastonate subite.
“Sciocco furfante, ora vedrai cosa ti aspetta…” disse ridendo un servitore messo di guardia “… il duca non perdona nessuna mancanza di rispetto verso la sua persona… la nobiltà della sua stirpe è più antica di quella della famiglia reale! Pazzo di un ragazzo, non immagini nemmeno cosa potrebbe accaderti... nella migliore delle ipotesi ti taglieranno una mano… nella peggiore, invece, la testa! Ah, stolto ragazzo…” e cominciò a canticchiare una canzoncina.

Melisendra 06-09-2011 20.29.00

"Vi ringrazio... siete la nostra salvezza..." rivolsi un inchino al nostro salvatore, prima di scomparire nella carrozza. "Spero di conoscere il vostro nome, un giorno, e di potervi ringraziare per questo nobile gesto."
Ero molto incuriosita da quegli uomini, ma non c'era il tempo per fare utleriori domande, quindi salii senza esitare sulla carrozza che ci avrebbe portati a Calais.
"Non manca molto, Giselle", dissi con lo sguardo rivolto all'orizzonte, "Presto saremo lontano da ogni pericolo... sono felice che papà non abbia assistito fino alla fine alla miseria in cui è caduta la nostra famiglia e agli scempi che quei fanatici stanno compiendo nel palazzo di Beauchamps... se non fosse caduto sotto la mano del boia, sarebbe certamente morto di crepacuore."
Sospirai tristemente pensando alla triste sorte dei miei genitori.
"Pensi che troveremo qualche gentiluomo della casata di Wendron, sul suolo inglese, che possa aiutarci?" domandai, senza distogliere lo sguardo dal sole calante. "Abbiamo perso tutto..." mormorai sottovoce.

Guisgard 06-09-2011 20.42.28

Giselle prese la mano di Melisendra fra le sue e le sorrise.
“Madame, il Cielo ci ha assistito fino ad ora” disse “e sono certa che da oggi tutti i nostri stenti finiranno.”
“Ma chi erano quegli uomini mascherati?” Domandò il nobiluccio. “Perché non ci hanno mostrato i loro volti?”
“Il buon Dio dispone sempre di Angeli per i Suoi figli…” sussurrò il vescovo.
Il viaggio proseguì tra dubbi, domande e la sensazione sempre più forte che il peggio fosse ormai passato.
Verso sera la carrozza giunse a Calais, dove fu accolta da alcuni uomini.
“I miei omaggi, miei signori.” Disse uno di loro. “Sono il capitano Nicoluccio dei Fornai, detto il Toscano… al vostro servizio.” Togliendosi il cappello in segno di saluto. “Sono il capitano della nave Satrapia e ho l’ordine di condurvi a Dover, in Inghilterra. Durante il viaggio, per qualsiasi vostra necessità, io sarò a vostra disposizione.”
Melisendra, Giselle, il vescovo ed il nobiluccio furono così fatti salire sulla Satrapia e dopo alcuni istanti la nave abbandonò le coste francesi per far rotta verso la parte opposta della Manica, dove ad attenderli c’era una nuova vita.

Daniel 06-09-2011 21.17.09

Sputai addosso alla guardia e lo guardai con aria di sfia..
<<Preferisco vivere con una mano tagliata piuttosto che prostrarmi a quel sederone del tuo capo!>>
E mi misi a ridere.. Ridevo come un pazzo una risata senza senso di uno che sa che sta per morire per una ragazza che nemmeno conosce..

Melisendra 06-09-2011 21.21.21

Giselle mi aveva aiutata a darmi una ripulita. Aveva trovato una tinozza e quel bagno mi aveva ridato la vita.
Mi ero ben presto abituata al rollio della nave e non avevo avuto quei fastidiosi problemi di stomaco che spesso colpivano coloro che non avevano mai viaggiato sul mare.
Mi affacciai sul ponte e, tra uomini indaffarati e cime, capii che non era il luogo adatto per una donna. Tornai sottocoperta dopo aver guardato la luna sorgere nel cielo. Era uno spicchio sottile.
Le onde non promettevano una traversata tranquilla, ma almeno il vento ci era favorevole, almeno così avevo inteso, e presto saremmo stati al sicuro. In terra straniera, pensai un po' dolorosamente.
Raggiunsi il capitano, un servitore gli annunciò il mio arrivo.
"Vi sono grata, capitano, di quello che state facendo per noi, ma vorrei sapere a chi devo la mia salvezza... conoscete quel gruppo di uomini che ha tratto in salvo me e gli altri prigionieri?"

ladyGonzaga 06-09-2011 22.01.36

Ci trovammo soli in quell'immensa sala, dove un tempo io adoravo giocare a nascondino , tra gli arazzi e le tende.
Ricordo anche il modo in cui il duca giocava con me...a volte mi era passato in mente che avrebbe preferito prendersi cura di un bel maschio piuttosto che di una fanciulla.
Non aveva eredi , almeno a quanto ne sapevo e ne so ora.
Questo suo desiderio si riversò su di me...ricordo ancora quando passavamo intere serate a giocare di scherma...cosi diceva lui..giocare..ma io sapevo bene che lui iniziava ad insegnarmi l'arte della spada.
Tutto questo fino al giorno in cui la baronessa non gli fecce notare che ero una bambina e quindi una futura contessa , cosa che lui accettò a denti stretti.
Ed ora ero là...non più seduta sulle sue ginocchia , ma nella poltrona più sontuosa che di solito teneva occupata solo lui...nessuno mai osava prenderne possesso..ma io potevo...solo io...

" Si ..vorrei parlare un po con voi...da quando sono arrivata sono successe tante cose..e non abbiamo avuto modo di stare un po assieme come ai vecchi tempi."

Continuai..." Sapete a proposito di quel giovane che avete messo nelle segrete del palazzo, credo che sia una pena un po esagerata , in fondo non ha fatto nulla di male se non infiltrarsi nelle cucine per avere un po da mangiare.
Quando risiedevo a Parigi ho visto come venivano trattati i ladruncoli e la cosa non mi è mai piaciuta.
Vi prego ...lasciatelo andare..sapete?
Ho parlato con lui per pochi secondi , mi ha raccontato della madre che perse in giovane età e del padre che non era mai presente.
Perchè non parlate con lui e provate a conoscerlo?
Forse i suoi occhi vi colpiranno allo stesso modo in cui hanno colpito me.

Scusate se ho osato tanto...adesso vado a riposare, domani la giornata con lord carrinton non sarà di certo leggera.

Buona notte duca"


Mi accostai a lui in un accenno di inchino e andai nelle mie stanze, lasciandolo là avvolto nel silenzio di quell'immensa sala.

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Guisgard 07-09-2011 00.53.36

La Satrapia scorreva con andamento costante sulle calme acque che separavano la Francia dall’Inghilterra.
La sera era sufficientemente chiara e scintillanti stelle si affacciavano nel firmamento, lasciando cadere sul mare l’incanto del loro splendore.
La Luna brillava pallida in lontananza, posando, delicatamente, il suo leggero alone che appariva come una strada solo accennata sulle acque nel profondo buio di quella notte.
“Mia signora, colui che vi ha tratta in salvo insieme agli altri non ha nome, né volto.” Fece il capitano voltandosi verso Melisendra. “E’ come l’uragano che urla nella notte, la marea che ricopre ogni cosa, la pioggia battente che purifica dal Cielo la terra… ora non datevi pena per queste cose… tra un po’ sarete in Inghilterra e li potrete ricominciare a vivere.” Sorrise e mostrò un lieve inchino. “Per qualsiasi vostro bisogno, non indugiate a farne richiesta a me o ai miei uomini… se il vostro viaggio a bordo della Satrapia dovesse risultare in qualche modo fastidioso, il mio padrone non ci perdonerebbe mai…”
In quel momento si avvicinò ai due il vescovo.

Melisendra 07-09-2011 01.04.39

"Siete molto gentile, capitano, e la vostra ospitalità è oltremodo gradita... Tuttavia sono confusa, anche se immagino che in tempi come quelli che stiamo vivendo siano rare le persone che riescano a osservare lucidamente gli eventi che hanno travolto Animos... pensate che il vostro padrone ci svelerà la sua identità?" Esitai un secondo. "C'è qualcuno ad attenderci al porto di Dover?"
Rumore di passi e un movimento alle mie spalle mi fece voltare e vidi il vescovo dirigersi verso di noi.
"Buonasera, monsignore..." Mi inchinai rispettosamente a quell'uomo di Chiesa.

Guisgard 07-09-2011 01.16.11

Anche il capitano salutò con un inchino il vescovo.
“Buonasera a voi, madame.” Sorridendo il vescovo. “Capitano.”
“Spero che il viaggio sia di vostro gradimento, monsignore.” Fece il capitano.
“Questa nove ci sta riportando alla vita…” rispose il chierico “… come potrebbe dunque questo viaggio non essere gradito?” Si voltò poi verso Melisendra. “Madame, lasciare la terra natia è triste, soprattutto farlo come fuggiaschi… ma una parte della sua bellezza ci sta accompagnando in questo esodo… la bellezza che avete racchiusa nei vostri meravigliosi occhi.”
“Milady, il mio padrone ha lo stesso volto di questa notte che sembra confondersi tra speranze, timori e desideri…” disse il capitano a Melisendra “… quanto al vostro arrivo a Dover, non dovete preoccuparvi… egli ha già disposto ogni cosa… una carrozza sarà lì ad attendervi per condurvi in un luogo sicuro e degno del vostro lignaggio.”
“Che romantica descrizione date del vostro misterioso padrone…” intervenne il vescovo “… ma immagino che difficilmente ci rivelerete altro del vostro signore… e di certo se non è riuscita la nostra bella dama, difficilmente riuscirò io a strapparvi altre informazioni su di lui, vero?” E rise di gusto.

Melisendra 07-09-2011 01.40.27

Sorrisi.
"Lasciare la patria è davvero doloroso... ma sono grata al destino che mi ha fatto incontrare amici come voi e il vostro padrone, chiunque egli sia."
Chinai il capo in segno di rispetto e mi congedai.
"E ora, col vostro permesso, mi ritirerò nella mia cabina."
Mi inchinai ai due uomini e raggiunsi Giselle.
Ero stanca, ma faticai ad addormentarmi. Ero molto eccitata per il viaggio e non vedevo l'ora di sbarcare.
Accarezzai la sagoma del mio corsetto e sentii, con la punta delle dita, la presenza del tesoro di Loyanna di Wendron. Quella, ormai, era l'unica cosa che mi legava al passato. Forse l'unica che poteva garantirmi un futuro.
Mi interrogai a lungo sul possibile benefattore che aveva salvato me, Giselle, il Monsignore e l'altro nobile signore dalla prigionia, ma gli interrogativi sembravano destinati a restare senza risposta.
Poco a poco scivolai nel sonno.
Potevo approfittare di poche ore di riposo, prima dell'arrivo a Dover.

Guisgard 07-09-2011 02.00.41

Melisendra correva per i lunghi corridoi del palazzo, tra lo scintillio del marmo nero ed il candore di quello bianco.
Sentiva le voci di sua madre e della sua vecchia nutrice che la chiamavano, ma lei non se ne curava.
Era felice di essere a casa in quella radiosa mattinata di Primavera.
Giunse allora alle ampie scalinate che davano ai piani superiori del palazzo per raggiungere la biblioteca.
Oggi era un giorno speciale, perché suo padre ritornava a casa dopo un viaggio d’affari.
Raggiunse così la porta della biblioteca e si fermò ad ascoltare le voci che provenivano dall’interno.
Ma fra quelle voci non c’era quella di suo padre.
“Non sono riusciti a salvarlo…” mormorò qualcuno dall’interno.
“Già, che disgrazia...” disse un’altra voce “… ora chi penserà alla sua famiglia?”
Melisendra allora, resa inquieta da quella voci, entrò nella stanza e vide i volti di coloro che stavano parlando.
Erano due preti vestiti di nero che stringevano in mano vecchi e consumati rosari, mentre sulle loro spalle scendevano stole di color viola.
“Dov’è mio padre?” Domandò spaventata la ragazza.
“Tra un po’ comincerà la messa…” disse uno dei due chierici “... e nessuno della tua famiglia ci sarà… almeno tu dovrai essere presente...”

In quel momento si udì un fischio che destò Melisendra da quel sogno e poi la voce di un marinaio che gridava.
Erano finalmente giunti a Dover.
“Siamo in Inghilterra, madame…” sussurrò Giselle.
Tutti e quattro i passeggeri furono allora fatti scendere e a terra trovarono, come aveva detto il capitano, una carrozza ad attenderli.
“Qui finisce il mio compito e quello del mio equipaggio, signori.” Disse il capitano. “Questa carrozza vi condurrà a Camelot.”

Melisendra 07-09-2011 02.21.22

"Non dimenticherò quello che avete fatto per noi, Capitano..." lo salutai "Vi auguro che la sorte sia sempre benevola e generosa... Addio!"
Salii sulla carrozza e mi strinsi nel mantello. La notte era umida e fresca.
Osservai il paesaggio mutare, mentre procedevamo verso la destinazione. Camelot era solo un nome disegnato sulle mappe che mio padre teneva nella biblioteca. Non avevo mai pensato che un giorno avrei visitato realmente quei luoghi.
"A volte, quando chiudo gli occhi, mi sembra ancora di sentire la voce di mia madre e di vedere il volto di mio padre, Giselle... come farò a non deluderli, ora che non sono più qui con me a indicarmi il cammino?"
Tormentai un lembo del mantello, contorcendolo tra le dita. Ero inquieta.

Guisgard 07-09-2011 02.37.13

“Non tormentatevi oltre, madame…” disse Giselle “… i vostri cari, lo so per certo, sono felici in questo momento nel vedervi sana e salva… mai li avete delusi e mai potreste farlo ora… loro vi indicheranno sempre il cammino, sono con voi in ogni momento… sempre…” e abbracciò teneramente la sua padrona.
La carrozza intanto proseguiva la sua corsa nella notte.
Attraversava il paesaggio circostante, seminascosto dal manto della notte reso più sbiadito e confuso dalla leggera nebbia che sembrava posarsi come un alito sulla silenziosa ed incantata campagna inglese.
“Camelot…” mormorò il vescovo “… perché proprio lì?”
“Ho udito parlarne dal capitano della nave quando eravamo a bordo…” rispose il nobile “… pare che molti aristocratici siano giunti come profughi in Inghilterra durante i primi tempi della rivoluzione ed allora il re ha voluto affidare ad uno dei suoi più fedeli vassalli, lord Tudor, l’accoglienza degli sfortunati esuli della nostra terra… molto probabilmente siamo diretti proprio nelle terre di quel nobile inglese...”

Melisendra 07-09-2011 03.01.30

"Quale può essere il nostro destino, ora che abbiamo perso tutto ciò che i nostri padri avevano lasciato a noi? L'ospitalità non può durare in eterno... ora che siamo esuli... cosa può esserci al di fuori di una vita di elemosine?"
Ero di umore particolarmente pessimista.
Ricordai del feudo che faceva parte della dote di mia madre... chissà chi se ne occupava. Forse un intermediario che corrispondeva a mio padre una rendita mensile... e magari non sarebbe stato lieto di veder comparire un'erede.
"Perdonatemi, signori... sono solo stanca, non voglio contagiarvi col mio malumore."
Tornai a osservare la bruma che saliva dal terreno.
Finalmente vidi delle mura, i cui fuochi ardevano luminosi sui bastioni di guardia.

Guisgard 07-09-2011 03.28.54

“E’ normale esserlo, madame…” disse il vescovo a Melisendra “… ci attende un destino incerto… e non ci resta che affidarci alla Divina Provvidenza…”
Melisendra in quel momento si accorse che Giselle, sotto voce, stava recitando i misteri del Santo Rosario.
Poi, finalmente, in lontananza si videro delle luci.
Prima leggere ed incerte, poi sempre più vive e luminose.
La sagoma di una silenziosa collina apparve davanti alla carrozza, ai cui piedi si riconosceva il profilo dormiente di un piccolo borgo.
La carrozza attraversò velocemente il borgo di San Leucio per poi proseguire verso la cima della collina, dove sorgeva il maestoso e solenne Palazzo del Belvedere, dimora del nobile lord Tudor.
Ormai l’alba era prossima e i primi bagliori del nuovo giorno cominciavano ad illuminare il cielo d’Oriente.
La carrozza giunse ai cancelli della nobile dimora e subito il conducente fu avvicinato dalle guardie del duca.
Un attimo dopo, riconosciuto il prezioso carico, la carrozza fu fatta entrare.
“Vi porgo il mio benvenuto al Palazzo del Belvedere, miei signori.” Disse Jalem, il fedele servitore del duca. “Lord Tudor è stato appena avvertito del vostro arrivo e vi riceverà subito. Vi prego di seguirmi.”
Jalem così li condusse all’interno del palazzo, dove trovarono ad attenderli in una grande sala il nobile signore di quella dimora e di quelle terre.
“Benvenuti in Inghilterra.” Andando loro incontro lord Tudor. “Questo palazzo e l’intero regno sono casa vostra, amici miei.”

Guisgard 07-09-2011 03.43.42

Il servitore di guardia alla cella di Daniel avrebbe voluto bastonarlo di nuovo, dopo quello sputo, ma le sbarre di ferro furono una buona protezione, stavolta, per il ladruncolo.
“Che tu sia dannato, maledetto!” Urlò il guardiano. “Presto ti dovrai rimangiare questa tua insolenza! Nessuno potrà tirarti fuori dai guai, vedrai!”
“Che succede qui?” Chiese un secondo guardiano appena giunto.
“Questo maledetto ha ancora il fuoco in corpo! Ma presto abbasserà la testa!”
“Tranquillo, domani lo sistemeranno a dovere.” Disse il guardiano appena giunto. “E’ fortunato perchè sono giunti al palazzo altri profughi francesi ed il duca non potrà, per ora, occuparsi di lui... ma noi, stanotte, una piccola soddisfazione vogliamo prendercela…” e versò a terra la brodaglia che aveva portato come pasto per quel detenuto. “Hai fame, gaglioffo? Avanti su, lecca il pavimento!”
E i due guardiani risero forte.

Guisgard 07-09-2011 04.12.24

Lord Tudor ascoltò con attenzione le parole di Gonzaga.
“Niente di male dici?” Tuonò. “Mi ha insultato, quel farabutto! Nessuno può osare tanto e né la povertà, né l’ignoranza giustificano tanta insolenza!”
Cominciò a camminare nervosamente nella stanza, sbuffando ed imprecando contro il volgo.
“La morte!” Esclamò. “Ecco cosa si meriterebbe! E sono certo che qualsiasi altro nobile del regno l’avrebbe già fatto giustiziare se fosse al mio posto!”
Fissò poi Gonzaga e scosse il capo.
“Su, ora va a letto, che domani, a Dio piacendo, ti aspetta una giornata piena.” Disse ammansendo lievemente il tono della voce. “Lord Carrinton giungerà qui molto presto per fare colazione con te. Poi, forse, riparleremo della sorte di quel gaglioffo… per adesso resterà al fresco, poi si vedrà.”
Gonzaga, allora, si ritirò nella sua stanza, dove presto cadde addormentata nel dolce abbraccio della notte e dei suoi sogni.
Al mattino un tenero e dorato raggio di Sole la destò dal suo sonno, proprio nello stesso instante in cui una delle governanti entrò nella sua stanza.
“Buongiorno, milady.” Salutando la bella dama appena risvegliatasi. “Avete dormito bene? Lord Carrinton è già qui e vi sta attendendo in giardino…” rise poi maliziosa “… e non si è certo presentato a mani vuote… vi ha portato un dono…”

Guisgard 07-09-2011 04.25.57

Renart sorrise e raggiunse Talia.
“Sai che qui vicino c’è un bel posticino?” Sussurrò all’orecchio della ragazza. “C’è un vecchio mulino ed il paesaggio da sulla valle… sembra fatto apposta per sospirare dolci pensieri... lì potremo provare tutte le scene d’amore che il padrone ha preparato per noi due…”
“Talia! Finalmente!” Chiamò all’improvviso Fantine appena la vide. “Hai forse deciso di lasciarmi da sola alle prese con brocche e scodelle? Suvvia, vieni a darmi una mano!” Aggiunse con aria divertita.
“Ah, mai che si possa stare in pace qui!” Sbuffò Renart.
Poco dopo tutto era pronto per l’attesa cena.
Tutti allora presero posto a tavola, per gustare le pietanze appena comprate in paese e, soprattutto, per scoprire per quale motivo il vecchio Essien aveva definito speciale quella cena.
E, ad un certo punto, il capocomico prese la parola zittendo tutti gli altri.
“Amici miei…” cominciò a dire col suo solito tono tra il solenne ed il paterno “… sapete bene che la natura aiuta spesso gli uomini, fornendoli il più delle volte degli strumenti adatti alla loro arte ed al loro mestiere.” Si schiarì la voce, sorseggiando poi un po’ di vino rosso di Bordeaux, acquistato appositamente per l’occasione. “Così capita che Gobert sia agile e scattante, furbo e dispettoso, degno cioè del ruolo di Arlecchino, mentre il nostro Tissier appaia goffo, impacciato e con la stazza adatta a passare come mangione e beone, un perfetto Brighella insomma. E Fantine invece, sempre per bontà di madre Natura, è stata dotata di quell’aria matura, riflessiva, garbata e disponibile, a dispetto dei suoi occhi scaltri e dei suoi modi da ruffiana, che la designano come superba Ragonda. Renart ha la presenza per far innamorare, e speriamo presto anche i modi, mentre la nostra Talia ha avuto in dono occhi languidi, colorito roseo e vellutato, una figura delicata e raffinata, accompagnato il tutto da una voce melodiosa e dall’argento vivo addosso che la incoronano come meravigliosa Colombina. E su questo si basa molto della nostra fortuna, amici miei. Possiamo forgiare il cuore e l’animo sulla scena, per essere ora innamorati, ora scanzonati, ora maledetti, ma non possiamo impersonare Golia se siamo nani, o Telemaco se siamo vecchi. La voce, sebbene allenata e sicura, non coprirà un corpo minuto che impersona Sansone, né un agile gesticolare ci renderà simili al furbo Palestrione se in noi manca vivacità nel fisico e malizia nel volto.” Si schiarì di nuovo la voce. “E la natura benigna non avrebbe potuto forgiare con più maestria l’anima ed il corpo di un uomo per interpretare sulla scena l’eroe guascone e romantico per eccellenza, più di quanto non abbia fatto con il nostro amico… in lui vivono maschere inquiete, tormentate, litigiose, vanitose, audaci, eroiche e farsesche. Il suo corpo si presta ad ogni forma, sensazione ed emozione. Egli è in eterno in balia delle passioni più forti e travolgenti che animano lo spirito umano… egli è maestro di spada e di penna… l’eterno cavaliere errante e valoroso, cortese e furioso insieme! In lui vivono Pirgopolinice e Lancillotto, Guglielmo d’Orange e Tristano! Amici miei, compagni di quel grande palcoscenico che è la vita, io ho l’onore di presentarvi la maschera più sognante, guascona e misteriosa della Commedia dell’Arte… signori… Tafferuille!”
E l’uomo dalla maschera variopinta si alzò dal suo posto, accennando, quasi insofferente, un inchino, per poi tornare a sedersi e continuare a mangiare e a bere.

Daniel 07-09-2011 08.41.11

Guardai prima le guardie con uno sguardo carico d'odio poi guardai il cibo a terra... Avevo fame.. Terribbilmente fame.. Ma non mi sarei mai abbassato a questo.. Presi la ciotola rovesciata a terra e la tirai addosso alle due guardie..
<<Preferisco morire di fame!>> sibilai tra i denti..

Guisgard 07-09-2011 13.40.58

A quel gesto di Daniel le guardie risero forte.
“Hai centrato le sbarre, gaglioffo!” E lo insultarono.
Poco dopo si udirono dei passi scendere nelle segrete.
Erano quattro servitori tutti forti e robusti.
Entrarono nella cella e uno di loro pose a terra un braciere di ferro, dentro il quale ardevano tizzoni infuocati.
Due servi allora presero Daniel e lo bloccarono alla parete, per poi strappargli la camicia sul petto.
“Oggi è un gran giorno per te, ragazzo…” disse il servo accanto al braciere “… perché entrerai di fatto nelle proprietà di lord Tudor… avanti, non essere emozionato… tenetelo fermo, mi raccomando…” rivolgendosi ai due che l’avevano bloccato, mentre immergeva un ferro nei tizzoni.
E quando il ferro fu ben caldo, il servitore marchiò il giovane Daniel come si fa con le bestie.
Il dolore era fortissimo ed il ragazzo sentiva le sue carni quasi andare a fuoco ed aprirsi.
“Ecco…” mormorò il servo “… ora hai un padrone e nel vederti lo sapranno tutti… presto lord Tudor deciderà cosa ne sarà di te.”
Ed uscirono dalla cella, lasciando Daniel a terra dolorante.

Talia 07-09-2011 14.20.56

Quando la voce di Essien si spense, sulla tavolata calò il silenzio più fitto.
Osservai Gobert e Tissier scambiarsi occhiate incerte, Fantine giocherellare nervosamente con il bordo della tovaglia, Renart fissare l’anziano capocomico come se attendesse altro... soltanto l’uomo con la maschera sembrava estraneo a tutto questo, continuando a mangiare come se niente fosse.
Valutai la situazione solo per un istante poi, sfoderando il più garbato dei sorrisi, applaudii appena...
“Meraviglioso!” dissi quindi ad Essien, ostentando aria di ammirazione “Un discorso degno di un Cicerone, una presentazione travolgente... mio buon Essien, ben pochi possono vantare la tua loquela, e altrettanto pochi possono pregiarsi di averne beneficiato a tal segno...”
Feci una breve pausa e, lentamente, spostai gli occhi sul nostro misterioso compagno, l’unico che continuava a mangiare in silenzio, incurante, come se fosse completamente solo a quel tavolo.
“Le parole di Essien...” continuai, sollevando distrattamente lo sguardo verso il cielo “mi hanno riportato alla mente ciò che molti grandi attori sostengono: artista immenso è colui che è capace di portare la vita vera sul palcoscenico - essi dicono - ma un inguaribile romantico ed uno sciocco è, invece, chi porta il palcoscenico nella vita, colui che si assimila completamente al suo personaggio e lo impersona anche fuori dal palco, colui in breve che non è più capace di distinguere tra figura e figurante...”
Tornai a fissare l’uomo con la maschera...
“E voi che cose ne pensate, monsieur?” gli domandai, rompendo ogni consuetudine. Lui non aveva mai parlato con nessuno di noi, che non fosse Essien, se non sul palcoscenico. Tutti noi lo sapevamo, così nessuno gli rivolgeva la parole, rispettando il suo silenzio e la sua solitudine... decisi che era giunto il momento di rompere quel privilegio.
“Ditemi... vi è qualcuno sotto la vostra maschera o è davvero monsieur Tafferuille che siede di fronte a me questa sera?”
La domanda era chiaramente provocatoria, ma la mascherai con il più candido dei sorrisi.
Avvertivo gli occhi di tutti su di me, ma io tenevo i miei fissi su quel volto mascherato chino sul piatto che gli stava di fronte... tutto fu immobile per alcuni minuti, poi lo vidi finalmente sollevare lo sguardo e puntare i suoi inclementi occhi azzurri su di me.

Guisgard 07-09-2011 14.48.00

L’uomo chiamato da Essien Tafferuille restò quasi del tutto indifferente alla presentazione del capocomico.
Poi le parole di Talia.
Prima quelle provocatorie e sarcastiche quasi recitate al Cielo, poi quelle domande dirette, che tutti avevano nel cuore, ma che nessuno osava fare.
Ma lei si.
Lei era Colombina, la musa drammatica, passionale e sognante della compagnia.
A lei era concesso tutto.
A alla sua bellezza e al suo talento.
E a quelle parole di Talia tutti la fissarono, chi turbato, chi stupito.
E tutti attesero la risposta del misterioso Tafferuille.
L’uomo fissò per un istante Talia con i suoi occhi azzurri, tanto profondi quanto enigmatici.
“Avevi detto che avremmo mangiato e riposato dopo le prove, Essien…” mormorò al capocomico senza distogliere lo sguardo da Talia “… se però dovete seccarmi con le vostre manie teatrali e farsesche, allora preferisco mangiare da solo…”
Prese allora del pane, vi sistemò dei salumi dentro e lasciò la tavola, portando con sé anche un fisco di vino.
Uscì dallo spiazzo e la sua sagoma svanì verso il sentiero che dava sul belvedere della vallata.
Giunto lì, lontano da tutti, si sedette sotto un cipresso ed affogò ogni suo pensiero nel vino, mentre le colline, silenziose e pietose, sembravano accogliere i lamenti del suo tormentato animo.
“Ma che maleducato!” Esclamò Renart. “Così si tratta una ragazza che finge di interessarsi alla sua storia? Che vada al diavolo insieme alla sua maschera!” Si alzò di scatto. “Vuoi che gli dia una lezione, Talia?” Domandò poi alla ragazza.

elisabeth 07-09-2011 15.33.00

Ero una persona impulsiva, e questo spesso non pagava........erano tutti estranei,ma non c'era ostilita'nei volti di nessuno e anche se ne avessi scorto l'ombra, non avevo scelta.....Strinsi istintivamente la sacca al mio fianco e ne percepii il calore, l'ape sembrava avesse preso vita......mi alzai e segii l'uomo.....mi stupii il fatto che nessuno per le vie facesse caso a noi, qualcuno mi strattonava per vendermi qualche cianfrusaglia......avevo poco denaro con me e non potevo sprecarlo, ma se quella era la liberta' pagava veramente poco.......non mi accorsi che per stargli dietro avevo talmente accellerato il passo che stavo correndo....quando improvvisamente ....

Talia 07-09-2011 16.42.06

I miei occhi rimasero in quelli azzurri dell’uomo per un tempo indefinito. Era la prima volta che li osservavo, che li guardavo davvero... prima di quel momento non c’erano state che occhiate sfuggenti e battute teatrali sul palcoscenico... ma ora lo vidi diversamente, per la prima volta... e ne rimasi scossa.
Non distolsi gli occhi dalla sua figura mentre parlava, né mentre si alzava e racimolava qualcosa e neanche mentre si allontanava... continuai a fissare il punto oltre cui era sparito, sovrappensiero.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 36919)
“Ma che maleducato!” Esclamò Renart. “Così si tratta una ragazza che finge di interessarsi alla sua storia? Che vada al diavolo insieme alla sua maschera!” Si alzò di scatto. “Vuoi che gli dia una lezione, Talia?” Domandò poi alla ragazza.

“Siediti, Renart!” mormorai senza guardarlo, sollevando lentamente una mano e poggiandogliela sul braccio “Siediti e sta’ zitto!”
Il resto della cena passò in fretta per me: non posi molta attenzione ai discorsi e alle parole, presa com’ero da altri pensieri.
Quando finalmente tutti i piatti rimasero vuoti, mi alzai e rimisi in ordine in fretta, poi tornai presso la tavola dove erano tutti intenti a discutere...
“Perdonatemi, amici, se già mi ritiro.” dissi “Il viaggio, le prove... è stata una giornata faticosa!”
Mi allontanai quindi da loro e presi a passeggiare lì intorno, per le stradine buie e deserte che si snodavano tra le case intorno alla piccola piazza...
Camminavo e pensavo...
E in cima a tutti i pensieri c’era lui: l’uomo con la maschera... lui e quelle poche, lugubri parole... lui e quei suoi occhi profondi e tristi... avevo visto la guerra in fondo a quegli occhi, una guerra di quelle difficili da portare a termine, di quelle delle quali non ci si può liberare, la guerra di un uomo che è in conflitto con sé stesso...
E infine non potei che ammettere stizzosamente la verità: avevo creduto di esser proprio io l’unico essere insolito nel nostro piccolo e matto gruppo, ma così facendo avevo peccato di leggerezza e di presunzione. Avevo creduto di aver capito tutto, quando invece non avevo capito niente. Avevo malamente sbagliato nel valutarlo... e io detestavo sbagliarmi.

Guisgard 07-09-2011 18.00.05

“Talia ha ragione, mio buon amico…” disse Essien a Renart “… non è il caso di perdere la calma tra di noi… e poi lui è solo un attore ed ha svolto questo nobile mestiere sin da piccolo, mentre tu invece sei stato fino a poco tempo fa un soldato, Renart… la sua spada è di legno e serve a suscitare sogni e meraviglia, la tua invece è di acciaio e causa paura, morte… avanti, amici miei, dimentichiamo l’accaduto e proseguiamo.”
“Massì…” sbuffò Tissier “… del resto a noi cosa importa? L’importante è che lui faccia il suo dovere sulla scena, poi quel che fa una volta calato il sipario, sinceramente, è affar suo…”
La cena riprese, anche se con un po’ d’imbarazzo, e terminò poco dopo.
Talia, finito di aiutare gli altri, uscì a camminare tra le stradine che dallo spiazzo portavano in paese.
Nella sua mente vi era quel misterioso uomo dalla maschera variopinta ed i suoi enigmatici occhi azzurri.
Ad un tratto i suoi pensieri furono interrotti da una voce.
Una voce particolare, che assumeva diverse tonalità e modulazioni.
La ragazza si accostò allora ad un albero ed intravide una vecchia edicola classicheggiante, sotto la quale si muoveva una figura come intenta a recitare.
E la magia di quell’improvvisato teatro sembrava dar vita alle ombre che quella figura aveva nel cuore.
“Perché ti struggi, Tafferuille?”
“Dovresti saperlo, amica mia…”
“Tafferuille, perché non parli? Non puoi tenerti tutto dentro! Il demone peggiore è quello del rimpianto…”
“Il mio profilo…” fece Tafferuille “… su quel muro, proiettato dalla Luna… si confonde con questa maschera…”
“Lo vediamo il tuo profilo… ed è quello di un valente spadaccino, cortese e romantico, ma anche valoroso e giusto.”
“Voi lo vedete confuso nella notte e addolcito dal romantico incanto dei sogni che essa porta con sé… ma domani, alla luce del giorno, sarà di nuovo il profilo della maschera che vedrete…”
“Allora, ora che è notte, mostraci quel profilo senza maschera…”
Tafferuille, allora, con gesto improvviso, si tolse la maschera.
Talia lo vedeva di spalle e non poteva quindi guardarlo in volto.
“Ah, sei qui!” Esclamò all’improvviso Renart., arrivando alle spalle di Talia. “Ti ho cercata ovunque!”
E quella voce annullò l’incanto di quel teatro improvvisato, facendo svanire le ombre che recitavano insieme a Tafferuille.
Questi allora si rimise in fretta la maschera, osservò i due giovani e svanì poi nel silenzio della sera.

Chantal 07-09-2011 18.54.26

Mentre Chantal si portava verso il ragazzo udì la voce provenire dallo studio che l'invitava ad entrare.
"Attendimi un attimo,per favore".Disse al ragazzo.
Tornò sui suoi passi ed entrò,come le era stato permesso:"Zio,perdonatemi se vi importuno,ma è giunto presso la nostra casa un ragazzo,chiede di voi,urge la vostra benedizione poichè suo nonno versa in condizioni severe,probabilmente non scorgerà l'alba di domani."Chinò il capo,temeva di fronteggiare gli occhi dello zio,poichè vi avrebbe scorto una severità e una serietà che,talvolta,la turbavano.
La morte.
Da quando le figure del clero,unitamente all'aristocrazia, erano perseguitate dai repubblicani,molte anime aveva benedetto suo zio prima del trapasso.
In paese tutti avevano cercato rifugio,ma egli no,egli non temeva i Ginestrini.Solo Dio temo,non gli uomini,ripeteva sempre padre Adam a chiunque gli palesasse quanto fosse precaria la sua incolumità.
Suo zio sapeva onorarla la morte,quando essa si calava sul corpo a soffiare via l'anima.E aveva rispetto per ogni uomo che s'apprestava al cospetto di Nostro Signore,che fosse stato un giusto o un perseguitore.Non era importante per lui,egli li riteneva tutti uguali,tutti degni della Misericordia Divina,e quando stavano morendo,era come se lui riuscisse a vedere la morte venire fuori dagli occhi e dalle labbra del morente quando l'ultima immagine che gli attraversava lo sguardo si fissava proprio negli occhi del padre.Molte volte la ragazza lo aveva accompagnato al capazzale della sofferenza,ad esercitare,quale ministro di Dio,il sacramento dell'estrema unzione.
E tutti gli sguardi imploranti,mancanti,sofferenti,avevano lasciato negli occhi di suo zio la loro ricchezza insieme alla preghiera,sicchè essi vivessero ancora in quell'azzurro come la volta celeste che quell'uomo accoglieva nelle sue iridi.Straordinaria ricchezza accumultata da tanti occhi lacrimanti di uomini e donne al trapasso e che ora suo zio amministrava elargendola nelle forme della pietà e della carità.
E quello sguardo,così carico degli sguardi di chi ora viveva solo nella Gloria dei Cieli,inquietava Chantal,tanto era impressionante per ricchezza di sentimenti e confessioni acquisite.
Chantal attese prima di posare i suoi occhi in quelli di suo zio.
Poi lo fece,quasi con fierezza,come se ora sentisse di poterlo sostenere quello sguardo così importante.
Era una donna,ormai,non aveva più paura della morte di quanto non temesse la vita ed i suoi dolori.
E ora non era il momento di nutrire paure.C'era la rivoluzione,e colpiva anche i suoi cari.
Ma fu meravigliata,stavolta,nel sostenere lo sguardo di suo zio.
I suoi occhi non erano custoditi nella consueta severità,ma lucidi,come smarriti,come vulnerabili di fronte a qualcosa che smuove il cuore e le sue passioni.
E quella figura che da sempre la proteggeva con la sua imponenza,ora le appariva,improvvisamente,fragile.
"Zio..io..".Esitò.
Avrebbe voluto dirgli che,sebbene vestisse il suo abito,per una volta si sarebbe potuto rifiutare di accorrere alla visione di tanta pena.
Ma non poteva,non sarebbe stato giusto per quell'uomo moribondo che meritava tutta la compassione umana poichè chiedeva la remissione dei suoi peccati.
Non sarebbe stato giusto verso di lui,non accogliere la sua ultima richiesta mentre implorava pietà e rispetto.
E non sarebbe stato giusto nei riguardi dello zio invitarlo ad indugiare,poichè conosceva la sua Fede e la sua umanità.
Allora aggiunse:"Venite,zio,vi accompagno da quel giovane."
E guardò nella stanza.
Lo studio.
Austero,ordinato,luminoso.Sulla parete che si stagliava di fronte a Chantal si calava Gesù sulla Croce.Col capo chino dell'abbandono,senza vitalità nelle braccia e nelle gambe cedevoli.Gesù morente,il cui costato ancora appariva ansimante e grondante da quella ferita impressa ad umiliazione degli uomini.Era un Crocifisso in legno d'ebano,nero come la Morte.Sì,le parve ansimante.
Gesù che ascoltava le parole di Chantal.
E che,un momento prima,aveva accolto le confessioni e le confidenze segregate nel sacerdozio di un uomo che praticava i sacramenti della gioia e del dolore,guidando le creature terrene attraverso i misteri della Fede.

ladyGonzaga 07-09-2011 18.55.00

http://tvmedia.ign.com/tv/image/arti...35836_640w.jpg


Mi presentai alla sala e già vidi Lord Carrinton che mi attendeva e accanto a lui il duca e alcune dame che ogni tanto usavano fare colazione con lord Tudor.
Lo vidi in una luce diversa, il suo volto dolce e rilassato, un sorriso diverso da quello del giorno prima .
Mi avvicinai a lui e con un cenno di inchino ...

" Buon giorno lord , è da molto che mi aspettate? se ho fatto ritardo vogliatemi scusare , ma questa notte è stata pesante per il mio corpo e la mia mente."

Qualcosa distolse il mio sguardo da lui..vidi nell'angolo della sala due guardie che facevano segno al Duca e dal loro comportamento non credo che fosse per qualcosa di buono.
Chissà che fine aveva fatto quel povero giovane e chissà se il duca aveva preso sul serio le mie parole della sera prima.

Fuori la giornata era splendida..si annunciava una bella giornata di fine estate...e io speravo in cuor mio che la mia anima ne traesse beneficio.

" Se avete già fatto colazione, dissi rivolgendomi a Lord Carrinton , possiamo andare ...se per voi va bene"...

Daniel 07-09-2011 19.27.20

Un dolore atroce alla schiena!
<<Che cosa mi state facendo! Che cosa fate!>>
Non avrei mai immaginato che quel maledetto Lord avrebbe mai fatto una cosa del genere! Ma no era colpa mia! E adesso per colpa del mio eroismo mi sto facendo marchiare a fuoco per una dama che ora starà a cavallo con quell'altro pomposo Lord.. Il ferro era caldo e i servi avevano un ghigno malefico sulle labbra.. Appena il ferro caldo toccò la mia pelle urlai talmente tanto in vita mia che sentii le corde vocali spezzarsi.. Il dolore uinvase tutto il corpo atroce.. Poi tutto nero e caddi in un sonno profondo..

Guisgard 07-09-2011 19.29.42

“Attendervi credo sia la più bella cosa possa desiderare un uomo, milady.” Disse Carrinton baciando la mano di Gonzaga. “Mi spiace che il vostro riposo non sia stato sereno, milady. La giornata è molto bella e la calura estiva si sta ormai esaurendo… sono certo che sarà una bellissima passeggiata…”
Salutato lord Tudor, Gonzaga uscì dal palazzo con il bel Carrinton e qui trovò una sorpresa.
Un bellissimo cavallo bianco, dalla folta criniera e con una meravigliosa sella di pelle e bordata da preziosissimo ermellino.
Le staffe erano di pregevole cromatura e le redini avevano coperture di velluto.
“Permettetemi, milady, di farvi dono di questo meraviglioso esemplare…” fece Carrinton “… viene dalla Cornovaglia, da un allevamento che segue ancora rigorosamente i metodi degli allevatori sassoni. Non ha ancora un nome, perché è mio desiderio che siate voi a deciderne uno…”

Guisgard 07-09-2011 19.51.27

Padre Adam annuì alle parole di Chantal.
Prese un piccolo pisside di ottone, in cui erano conservate alcune ostie, e la sua stola di colore viola ed oro.
Richiuse poi un piccolo mobile in legno di noce e raggiunse il ragazzo nell’altra stanza.
“Chiudi bene le porte quando sarò uscito, Chantal.” Disse il chierico a sua nipote. “Non attendermi sveglia, potrei fare tardi.” La baciò sulla fronte e si incamminò all’ingresso con quel ragazzo.
Si voltò un’ultima volta e sorrise alla ragazza.
Chantal osservò gli occhi di suo zio.
Quell’azzurro luminoso era attraversato come da un velo che sembrava volerne sbiadire e coprire la bellezza.
Un attimo dopo suo zio andò via con quel ragazzo, lasciando nella giovane un senso di inquietudine.

Guisgard 07-09-2011 20.01.12

Daniel era a terra, addormentato, sull’umida e sporca pietra della cella.
Immagini inquiete lo tormentavano, come incubi lontani frutto degli ultimi accadimenti.
Era fuggito da Magnus per sfuggire ai Ginestrini e giungere in un paese nuovo, dove sarebbe stato al sicuro.
Ma qui era riuscito a mettersi di nuovo nei guai, oltraggiando uno dei più nobili uomini del regno.
Ad un tratto qualcosa lo destò da quel sonno.
E svegliatosi ricominciò di nuovo a sentire il dolore per quel marchio.
Qualcuno entrò nella cella e pose accanto a lui una scodella con della minestra ed una ciotola d’acqua.
Poi tentò di tiralo su.
“Christian, come stai?” Chiese il giovane valletto John. “Avanti, tirati su e mangia qualcosa… hai bisogno di essere in forze…”
“Ehi, tu… ne hai ancora per molto?” Urlò uno dei guardiani al valletto. “Devi solo lasciargli da mangiare e da bere a quel gaglioffo… non sei mica la sua balia! Avanti, su, vieni via!”
“Resisti, amico mio…” disse sottovoce a Daniel “… io cercherò di tornare presto…”
Ed uscì dalla cella, che il guardiano richiuse subito alle sue spalle.

ladyGonzaga 07-09-2011 22.13.31

http://www.massimilianobenvenuti.it/...hite_horse.jpg


Rimasi senza parole alla vista di quel cavallo...era il più bello che io avessi mai veduto.
Ero cosi emozionata che non riuscivo ad esprimere a pieno la mia gioia.
Avrei voluto saltarle addosso con un caloroso abbraccio..ma non ero più una bambina...ero una donna..e più che una donna una dama dell'alta società..non sarebbe stato bello compiere un gesto simile.
Mi avvicinai al cavallo..passai la mia mano sul muso e gli sussurrai...E tu chi sei mio bel cavallo? Il tuo portamento è più regale di quello di qualsiasi re....ti hanno appena donato a me..hai sentito? Io e te amici...che dici...ti fa piacere?

A queste parole il cavallo mandò un leggero nitrito..forse eravamo già amici, aspettavamo solo che qualcuno ci donasse l'uno all'altra.
Che nome potrei dare ad una creatura cosi bella..nessun nome sarà mai alla tua altezza mio dolce amico...
Ti chiamerò " starlight" che ne dici?....

Dopodichè mi voltai da lord Carrinton .."MI avete lasciato senza parole , lord..non credo di meritare un dono cosi bello.Io adoro cavalcare ..da sempre..sin da quando ero bambina.
Saprò mai esservi grata per un simile dono?...

Ad un tratto senti sue mani che mi cinsero i fianchi e mi aiutarono a salire in sella...

Altea 07-09-2011 22.51.33

Seduta su un tronco di un albero leggendo un antico saggio su antichi esseri magici venni destata da delle risa di felicità e notai milady Gonzaga accanto a un cavaliere di belle virtù, a me sconosciuto. Accanto ad ella un fiero cavallo bianco era impaziente di poter mostrare la sua beltà e forza.
Guardando il volto di Lady Gonzaga pensai che l'amore e la gioia erano gemelli, o nati l'uno dall'altra.

Chantal 07-09-2011 23.22.25

Chantal si lasciò baciare,gli prese le mani nelle sue,e le baciò a sua volta.Poi lo fissò negli occhi.In quegli occhi che le parlavano e la tutelavano da sempre coglieva ora il suo smarrimento.
Sì,quegli occhi la smarrirono in quel momento.
Acconsentì.
Ma quel suo tacito assenso fu estinto in un momento dal suo deciso volere.
"Vengo con voi,zio!"
Replicò portandosi verso i due uomini che già s'approssimavano all'uscio.

Guisgard 08-09-2011 01.45.38

Padre Adam si voltò di scatto verso la ragazza.
“Vieni anche tu?” Sorpreso il chierico. “Come mai? Solitamente non ami uscire a quest’ora da casa… dimmi la verità, Chantal… sei in pena? Ti affligge qualcosa stasera?”
L'uomo, in realtà, era lui ad essere turbato.
Ogni qualvolta giungeva qualcuno a casa sua, il sospetto di essere vittima di una trappola si faceva vivo in lui.
Il paese, soprattutto la capitale, pullulava di spie e lui sapeva di non potersi fidare di nessuno.
Eppure il suo ruolo gli imponeva di correre da chi chiedeva il conforto della Fede.

Guisgard 08-09-2011 04.01.40

Improvvisamente un trambusto, grida e risate.
Alcuni giovani avevano acceso un falò in strada ed attorno ad esso ballavano e cantavano, indossando costumi grotteschi e maschere di cartapesta.
“Fate largo!” Urlò il soldato a quei ragazzi e con forza si aprì un varco in quella ressa.
Ma proprio in quel momento accadde qualcosa.
Una rissa si scatenò ed in breve coinvolse anche i due soldati.
“Morte ai Ginestrini!” Gridò qualcuno.
“Tradimento! Sono i Pomerini!” Urlò qualcun altro.
Il caos allora si impossessò di tutto e di tutti.
In un attimo i due soldati persero di vista Elisabeth che finì poi confusa nella folla.
Una mano allora afferrò il suo braccio e trascinò via la donna.
“Presto, seguitemi, madame!” Disse un uomo ad Elisabeth. “Seguitemi se vi è cara la vita!”


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