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L'uomo era legato..come si faceva coi pazzi, era sveglio e ad un tratto mi guardò.
Presi la seggiola e mi sedetti ma a debita distanza.."State meglio..qui nessuno vi farà del male..volete dirmi qualcosa?" |
Altea raggiunse il lettino. L'uomo era legato a mani e piedi per evitare che potesse far male a se stesso o agli altri e subito la raggiunsi. Un attimo dopo l'uomo si giro` verso di lei, che tento` di parlargli.
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“In effetti” disse Icarius “è un'essenza molto preziosa e non va sprecata... dunque l'aiuto di un esperto può esserti utile...” sorridendo vagamente malizioso a Clio “... ma da ciò che vedo...” guardandola c amicia che indossava “... beh, la tua pelle mi sembra degna di una principessa o di una sacerdotessa... che spesso in Oriente sono la medesima cosa...” sfiorando delicatamente con un dito il braccio nudo di lei.
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“Voi...” disse ad un tratto il naufrago ad Altea “... chi siete? Cosa volete da me? E dove sono? Perchè non mi lasciate andare?”
Tutto ciò sotto lo sguardo di Gwen. |
Ero sempre piu` convinta che non ne avremmo ricavato molto da quell'uomo e che era inutile continuare. Se qualcosa di ambiguolo aveva turbato, non lo avremmo mai saputo.
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L' uomo mi parlò, parlava bene.."Una amica e mi sto preoccupando di voi..sono Altea..una donna comune come tante. Vi abbiamo tratto in salvo, eravate in una nave alla deriva..dove volete andare?" Gli sorrisi..doveva aver subito un trauma e guardai Gwen con intesa.
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Altea pose un'altra domanda al naufrago, guardandomi con intesa.
"Avete sentito qualcosa in particolare di cio che diceva?" chiesi al dottore. |
“Amica...” disse il naufrago ad Altea “... io non ho amiche... non voglio più vedere donne in vita mia... non mi fido più... mai più di voi donne...”
Davanti a Gwen. |
"Se è per questo..amico..nemmeno io mi fido più degli uomini..vedi siamo pari..perché che ti è successo?"
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Sorrisi a quelle parole sull'essenza, ricambiando il suo sguardo vagamente malizioso.
"Vorrà dire che la conserverò per un'occasione speciale...." con voce calda e suadente. Poi quelle parole sulla mia pelle, e quel gesto, quella carezza così delicata eppure capace di accelerare i battiti del mio cuore. "Sicuro?" divertita "In realtà...". Esitai, chiedendomi se il suo sguardo appassionato sarebbe cambiato. Ma forse era inutile nascondersi. Dopotutto sapeva bene chi ero, ed era lì lo stesso. "In realtà.." ripresi, sospirando appena "Non è altro che la pelle di un guerriero... solo, un po' più chiara.." con un sorrisetto divertito. Non mi sognai minimamente di spostare il braccio che lui sfiorava con dolcezza rovente, ma portai l'altra mano all'orlo della corta gonna, alzandola piano da un lato. Scoprii così dapprima un livido sul ginocchio, poi, alzandola ancora si potevano ben vedere i segni violacei di due pugnalate, una piena e una di striscio. Il taglio della lama, non profondo e ormai quasi cicatrizzato, era avvolto dal suo caratteristico alone violaceo. "Vacolis.." dissi soltanto, non volendo ripensare a quella città. Lasciai andare la camicia, e alzai gli occhi su di lui lentamente. Quasi con timore, timore che il suo sguardo mutasse. Ma io ero quella, ed era giusto che lui mi vedesse per quello che ero. Le maschere cadono prima o poi. |
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