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Annuii cordialmente a Rodolfo.
Era un bene che sapesse che io e Altea ci conoscevamo, così avrebbe evitato di giustificare la mia presenza con qualche bugia. Poi entrò un bambino di corsa, che sembrava conoscere Guisgard. Rodolfo era stizzito, ma Icarius se la cavava bene, e si vedeva che non stava recitando. Mano a mano che il bambino parlava, che gli chiedeva dell'ocarina, non sapevo se essere preoccupata o commossa. Ma quando il bambino riconobbe la filastrocca mi mancò il fiato. Oh, Guisgard.... Cercai di nascondere dietro un sorriso cordiale le profonde emozioni che mi stavano attraversando. |
Fu in quel momento, che il passato si fuse con il presente; il Tempo degli Eroi, quando un guerriero era solito forgiare con le proprie mani la spada che avrebbe brandito.
Fissai intensamente il braciere. Dunque, un'usanza pagana si era evoluta, e attraverso questa pratica avrei difeso il nome, e la Fede, nel Re dei re. Cominciai il mio lavoro, cadenzandolo con le mie preghiere: -Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni- |
Il prigioniero dalla maschera di ferro mi chiese come mai avessi scelto proprio quel nome per lui.
"E' stato un sogno che ho fatto tanto tempo fa, Messere" risposi "credo che Bernard, sia il mio angelo custode". Allo sguardo interrogativo dell'uomo, iniziai a raccontare. "Faccio strani sogni, sapete. Così come ho sognato voi che mi chiedevate aiuto, spesso mi è capitato di sognare persone che mi lasciavano messaggi. A volte erano defunti che chiedevano preghiere, altre volte vivi che volevano condividere con me le loro sofferenze, troppo grandi da sopportare. E ogni volta, in ogni sogno, io sapevo, anzi, sentivo, che Bernard era presente, anche senza vederlo. Come so che si chiama così? Non lo so, in verità. Ma quel nome lo sento dentro, come un pensiero dentro al sogno, come una voce interiore. Finché una notte, sempre in sogno, mi prese per mano e mi disse "vi condurrò a casa, non temete". Come vi ho detto, non lo vidi mai, ma in quel sogno, sentii il calore della sua mano e, da quel giorno, so che Bernard c'è e mi protegge". Un filo di commozione incrinò la mia voce e cercai di ricompormi. "Ad ogni modo, Messere, temo che per un po' sarete voi a dovervi prendere cura di me. Il convento è troppo lontano perché possa raggiungerlo da sola, con il piede in queste condizioni. Credo che dovreste portarmi con voi alla città qua vicina, indicata dal frate, fino a quando non sarò in grado di rimettermi in cammino da sola" |
Rodolfo faceva il sarcastico e si muoveva come fosse lui a comandare e lo fissai.."Si, ci conosciamo ma non siamo amiche, abbiamo solo avuto il caso di trovarci nello stesso posto assieme per cercare quel Fiore e nulla altro" guardai poi Clio, in effetti era vero, io non sapevo nulla di lei come lei di me..eppure era strano il fatto fosse con Rodolfo.
Ad un tratto udii la voce di un bambino e lo vidi entrare con la suora che gli correva appresso e mi misi a ridere ma mi bloccai subito. Rimasi in silenzio, il bimbo reclamava Guisgard..quei gesti e le parole di entrambi, visti molte volte negli orfanotrofi che seguivamo e in quello del Piccolo Bambino Gesù che avevamo voluto costruire assieme erano tremendamente familiari. Ma quando egli estrasse la sua ocarina e raccontò quella filastrocca mi raggelai, il bimbo pure aveva dato la certezza e i bimbi sono creature innocenti...come poteva saperla, era proprio quella che narrava a tutti i bambini e ricordo che diceva gliela raccontavano a lui da piccolo. Se veramente era Guisgard e aveva perso la memoria non poteva ricordarsela, e se fosse stato il sosia come poteva conoscerla, ero leggermente turbata ma era la sensazione che provavo a rendermi più serena ovvero che il passato non era tornato ma che tutto stava tornando nella sua normalità. Guisgard era vicino al bambino e mi abbassai mormorando appena.."Sono felice del tuo ritorno, ma a quanto pare non posso dire di più ma un giorno possiamo tornare da questi bimbi come un tempo, io mentre tu non c'eri ho finanziato in tutti i modi i nostri orfanotrofi e il sorriso di questo bimbo mi da immensa gioia" e mi rialzai con indifferenza e mi voltai verso Rodolfo.."Messere, perchè siete scandalizzato..è normale, Lord Guisgard è uomo caritatevole e forse vedrete pure gente di ogni rango e genere in futuro a Corte, i Taddei sono fedeli alla Chiesa e generosi di spirito, come lo è la mia famiglia...voi piuttosto perchè vi intromettete dicendo al Duca cosa dovrebbe fare? Non comandate voi a Capomazda ma il Duca Guisgard dè Taddei" e sorrisi compiaciuta aggiungendo "Dimenticavo...la memoria scusate...ricordate che il cuore comanda certi uomini valorosi oltre alla ragione e alla mente". La porta si aprì e vidi entrare pure lady Elisabeth e mi feci leggermente da parte ma ero turbata ancora da tutto questo..era veramente un mistero. |
Sorrisi al servitore e lo seguii .....credo fosse lo stesso salone dove con De Gur andai al ricevimento...quel Palazzo era enorme......Il servitore apri' una porta e mi fece entrare nel salone era molto grande ed un gruppo di persone stavano discutendo...quando entrai regno' il silenzio...le loro espressioni erano varieganti....già....chi ero, ero un mistero per la maggior parte di tutti loro.....riconobbi Lady Altea si la sera del tiro con l'arco....e Lord Guisgard.......la Gioia aveva dunque fallito questa volta......oppure no.....c'era un bambino attaccato alle gonne di una monaca...che pendeva dalle labbra dell' Arciduca e nell' aria.....un sapore di disagio....La prima persona a disagio ero io .....Il Priore la faceva semplice.....Attesi che il servitore mi annunciasse......Mi inchinai dinanzi all' Arciduca ....." Vi porgo i miei Omaggi Lord Guisgard......sono lieta che abbiate finalmente ripreso il vostro posto......Ecco....comprendo che sarete molto stanco e che le ultime situazioni qui a Capomazda siano piu' urgenti delle mie necessità.....ma ho bisogno di conferire con Voi.....credo che sia importante....."........" I miei omaggi Lady Altea sono felice di rivedervi....".......Non sapevo chi fosse quella gente e parlare di mio marito in certi termini non mi piaceva affatto.....infondo potevo essere vedova......vedova di un traditore o di un uomo a cui era stata tesa una trappola e non era certo la stessa cosa........Ebbi la sensazione di aver conosciuto un Guisgard diverso.......ma forse era solo una mia impressione...dettata dal mio stato d'animo.....anche lui era diverso
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Lady Elisabeth si avvicinò..come non scordare quella cena con il tiro con l'arco, io avevo in camera ancora quello di Guisgard e le tre mele nella freccia.."Salute a voi lady Elisabeh, è un piacere rivedervi". La vedevo a disagio, le sorrisi ma il suo viso aveva il segno di chi stava vivendo una sofferenza e mi avvicinai alla suora in modo che la donna potesse parlare a Guisgard tranquillamente.
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Lady Altea.....la vidi sorridere appena....credo che avesse anche lei in mente la scena dell'arco......." Vi ringrazio per il benvenuto Milady.....e' un piacere rivedervi..."......vidi che per una questione di delicatezza...si avvicinava alla Suora...forse voleva darmi la possibilità di spiegarmi all' Arciduca....ma.....c'era altra gente e gli stavano col fiato sul collo......e non avevo ancora avuto il suo consenso......Il protocollo diceva questo...così mi aveva insegnato mio marito...Lady Altea per lignaggio probabilmente poteva muoversi come voleva infondo quella era anche casa sua....ma per me era diverso...se Guisgard voleva...poteva anche mandarmi al diavolo.......
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Rodolfo guardò con severità Altea, restando però in silenzio.
Era palese di come non vedesse di buon occhio la dama de Bastian. Poi giunse un servitore ed annunciò lady Elisabeth, quale moglie dell'ufficiale De Gur. “Sarà meglio andare adesso...” disse la suora al bambino “... i miei omaggi, milord.” Con un inchino. “Oh, no...” fece il presunto duca “... non voglio che una donna di Chiesa si inchini davanti a me.” “E' il protocollo, milord.” Intervenne Rodolfo. “Capisco...” annuì Icarius “... ma non mi sembra comunque educato e neanche rispettoso.” “Ciao, Guisgard!” Esclamò il piccolo. “A presto, campione.” Sorridendo il presunto discendente di Ardea. “La prossima volta ricorda ciò che mi promettesti...” disse il bambino “... farmi tirare di spada con Mia Amata...” Icarius annuì perplesso. “Non dirmi che non lo ricordi più?” Fissandolo il piccolo. “Facemmo un patto, rammenti?” Icarius si voltò per un momento verso Clio. “Sorella, per favore...” con insofferenza Rodolfo alla suora. “Lo ricordi, vero?” Il bambino al duca. “Rinfrescami la memoria.” Mormorò questi. “Sai, sono caduto da cavallo per colpa di un dragaccio cattivo e questo mi ha causato un gran mal di testa.” Ridendo. “Mi promettesti che se avessi trovato una fidanzatina tu mi avresti fatto impugnare Mia Amata.” Spiegò il piccolo. “Ed io l'ho trovata.” “E' carina?” Domandò il pastore. “Molto.” Arrossendo un po' il piccolo. “Allora se ho promesso ho promesso.” Sorridendo Icarius. Il piccolo si illuminò e la suora lo portò via. “Prego, milady...” Icarius poi ad Elisabeth “... cosa posso fare per voi?” “Forse sarà meglio rinviare.” A lui Rodolfo. “Siete stanco e dovete riposare, milord.” “Credo che lady Elisabeth meriti di essere ascoltata ora, messere.” Rispose il presunto nipote dell'Austero. Rodolfo mostrò un inchino e fece un passo indietro. “Prego...” Icarius porgendo la mano ad Elisabeth ed invitandola ad avvicinarsi con lui ad una delle finestre per poter parlare tranquillamente. Rodolfo allora si avvicinò a Clio. “Queste donne sono una vera seccatura in questo momento...” ad un orecchio della spadaccina, in modo che nessun altro potesse sentire. |
La maschera di ferro ascoltava Tessa raccontare dei suoi sogni con occhi attenti, che scintillavano di mille screziature alla lenta e rassicurante luce del camino.
“Anche io conosco alcune storie sugli Angeli Custodi...” disse poi l'ex galeotto “... le leggevo nei libri che mi portavano in cella, miei unici compagni in quella prigionia. Ho sempre invidiato il Biblico figlio di Tobia, che durante il suo cammino poteva contare sulla protezione dell'Arcangelo Raffaele...” prese la ragazza per mano e la fece sedere accanto al fuoco “... da prigioniero ad Angelo Custode... un bel salto di qualità, non c'è che dire...” sorridendo mentre poi prese ad accomodare meglio il fuoco per far riscaldare la giovane donna “... ora riposate... domattina lasceremo questa chiesa e partiremo alla volta del borgo indicatoci dal frate.” “Si e vi darò un vecchio carretto che non uso più, insieme al mio mulo.” Annuendo Fra' Godwin. “E chissà” mormorò la maschera di ferro “che non riusciremo a trovare il significato dei vostri sogni...” tornando a guardare Tessa. Prese allora da una tasca qualcosa. “Un'ocarina?” Fissandolo il frate. “Si...” annuì il misterioso prigioniero “... un'altra mia compagna durante quella prigionia...” e cominciò a suonare. Una malinconica e dolce melodia così si diffuse nella stanza, tra il bagliore del fuoco e il rumore della legna che si consumava. Una melodia che sembrava narrare di terre sterminate e di fiori dai mille colori e dagli infiniti profumi. |
Non ricordava..era caduto a cavallo..e quando sarebbe andato via da Corte a cavallo, bene..era il momento di approffittare.
"Se permettete, io mi congedo, anche perchè milady Elisabeth ha chiesto una udienza al Duca e forse vorrà rimanere sola, sarà questione delicata, ci vedremo dopo..a cena..o pranzo". Feci un inchino a Guisgard e poi a Rodolfo e salutai Clio e lady Elisabeth e uscii dalla stanza. Corsi fuori e stavolta presi il mio fido cavallo nero Cruz e mi avvolsi nel mantello e attraversai veloce la brughiera fino a raggiungere la casa delle sorelle di lady Sissi e passando di fronte alla finestra le vidi tutte e tre...era arrivato il momento di chiarire questo fatto e bussai alla porta.."Sono Altea..ho notizie davvero importanti e urgenti". |
Ozzillon ascoltò con attenzione le parole di Gwen.
“Beh, di certo Penelope non era una donna qualunque.” Disse poi. “Simboleggia la virtù e con Alcesti rappresenta come davvero dovrebbe essere una donna.” Annuì l'uomo. “Bene, adesso conosco il vostro tipo di ruolo!” Esclamò. Fece la stessa domanda anche agli altri ed annotò con meticolosità le varie risposte. Diede a tutti un'ora di pausa e si allontanò, per poi ritornare allo scadere di quell'intervallo. “Ho buttato giù due righe” mormorò “riguardo la trama della nostra storia, prendendo spunto dalla novella scritta da quel pastore, di cui ho qui il testo.” Si schiarì la voce. “Ascoltatemi bene...” fissandoli tutti “... la nostra storia comincia in un tempo indeterminato che l'autore chiama solamente epoca... Gwen è la promessa sposa di un bellissimo ufficiale partito per la guerra... e la sera del suo annunciato ritorno qualcuno arriva nel borgo in cui vive la nostra giovane eroina...” cominciò a raccontare. |
Galgan prese il pezzo d'acciaio e con tutti gli utensili presenti cominciò a lavorarlo.
E nel farlo prese a recitare alcune preghiere, tra cui il bellissimo Inno di re Davide. Con la maestria del fabbro, la dedizione del monaco e l'abilità del guerriero, colpo dopo colpo, il cavaliere riuscì infine a forgiare, anzi a liberare, secondo gli antichi usi Longobardi, l'arma da quell'acciaio. Ed alla fine estrasse dall'acqua fredda che emanava mille fumi di vapore una superba spada come mai ne aveva viste prima. Una spada di purissimo acciaio temprato e resa impossibile da scalfire grazie ad una lavorazione i cui segreti erano ormai perduti per sempre. E proprio le costanti fiammate e i densi fumi del braciere finirono per annerire le pietre che racchiudevano quel calderone, mostrando così una scritta celata per secoli. Una scritta che così recitava: “Hai liberato Arimanna. Impugnala con Fede, giudizio, forza e coraggio.” http://www.creativecrash.com/system/...gif?1262158110 |
Il bambino nominò Mia Amata, e Icarius guardò me, perplesso.
Io portai con noncuranza la mano sinistra alla spada, senza togliere gli occhi dal pastore. Ma anche in quel caso riuscì a cavarsela, e io gli sorrisi. Mi sembrava di vedere Guisgard con Cid. Poi lui diede udienza a Lady Elisabeth, Altea salutò ed uscì, e Rodolfo mi si avvicinò, sussurrandomi all'orecchio. Risi piano a quelle parole. "Le donne sono sempre una scocciatura..." Sussurrai, voltandomi verso di lui "Ma voi dovete avere più fiducia in lui, è l'Arciduca e voi uno sconosciuto a corte... A parer mio dovreste essere più discreto..." Sempre in un sussurro in modo che nessuno sentisse. |
Ascoltai Guisgard parlare con il bambino.....e nonostante le preoccupazioni di corte lo coinvolgessero a tal punto da dichiarare la sua piccola
dimenticanza.....lui rimaneva esultante....al fascino del fanciullo come se nulla fosse piu' importante....tranne il suo sguardo di aiuto all' altra donna...si una muta richiesta d'aiuto......fu allora che la mia mente ando' indietro vorticosamente..portandomi sul ponte di una nave.....Allora De Gur....si chiamava Nettuno...e come Guisgard...non ricordava nulla...ero la sua ancora di salvataggio, la sua memoria....il suo bastone quando il mondo sembrava non avere alcun significato....sembrava che in quell'immenso salone l'aria mancasse......ma la mano dell' Arciduca...richiese la mia..e con gentilezza si stacco' dal gruppo per darmi udienza......." Io non so come ringraziarvi per il tempo che mi state concedendo........ma vedete....quando Lord Cimmiero ha ricoperto il vostro posto.....mio marito e' stato chiamato a Palazzo....da quel momento io non ho saputo piu' nessuna notizia di lui, tranne che era un traditore....le voci in giro dicevano che era scappato con il seguito di Lord Gvineth......certo sono sua moglie......ed e' possibile che io prenda le sue parti.....ma ero con lui quando un messo di corte venne a chiamarlo al nostro Castello.........Il punto e' che Vorrei sapere di piu' su quello che e' avvenuto a mio marito e sulle sorti del Castello e della gente che vi abita.....Lord Cimmiero......mi aveva usato clemenza facendomi la sua favorita ed eventualmente salvando la mia gente........Io non so come stanno le cose.....probabilmente mio marito non e' il Sant'uomo che credo......ma nella vita fare chiarezza e' un dovere per ogni essere umano...."..........Non avevo mai tolto i miei occhi dal suo viso......i suoi occhi sembravano percorrere parola per parola tutto il mio discorso..........rimasi così col fiato in attesa.....ma non per Guisgard...quanto per Rodolfo e Clio...si credo si chiamassero così..sembravano essere infastiditi.... |
Mi addormentai accanto al fuoco, al suono dell'ocarina del prigioniero.
"State attenta alla Gioia dei Taddei", mi disse il monaco vestito di nero. Non riuscivo a vederne il volto, mentre seduto ad un tavolo, mangiava carne cruda. "La Gioia dei Taddei?" chiesi io perplessa "Cosa posso avere io a che fare con la Gioia?". Il monaco nero accese allora una candela, si alzò ed aprì una tenda rossa. "Andate, Teodora Tessa Taddei, quello è il vostro labirinto, la vostra strada" mi disse, indicando un intricato sovrapporsi di scale e cunicoli. "Posso portare con me un libro?" chiesi al monaco. "No, devi entrare da sola. Non ti servirà nessun libro contro la Gioia". Mi svegliai gridando il nome di Bernard. |
Quel sogno.
Così enigmatico ed inquietante. Pieno si simboli e significati. Qualcosa di oscuro si celava in esso. Poi Tessa si svegliò di colpo. E gridò il nome di Bernard. La stanza era vuota e si udiva ciò che restava della legna nel cammino ormai quasi consumata dalla brace. La porta si aprì di colpo e qualcuno entrò a passo svelto. “Tessa...” disse avvicinandosi a lei la maschera di ferro “... Tessa...” sedendosi accanto a lei “... avete sognato... era solo un sogno...” accarezzandole il viso ancora tremante “... stavate dormendo ed io ero fuori con Fra' Godwin a preparare la carretta... ormai siamo pronti per partire... ma ditemi, cosa avete sognato che vi ha fatto gridare così?” |
Icarius ascoltò con attenzione ogni parola di Elisabeth, riuscendo a percepire il malessere e la paura che provava quella donna.
“Milady...” disse il presunto duca “... io ignoro cosa sia accaduto prima del mio arrivo... o per meglio dire, prima del mio ritorno... ma vi prometto che farò cercare vostro marito, cercando di svelare quale sorte gli sia toccata... quanto al vostro castello, vi prometto, mi interesserò io stesso e farò quanto mi è possibile affinchè i vostri beni vi siano restituiti...” le prese la mano e la baciò con grazia “... del frattempo, naturalmente, sarete ospite a corte, se ciò vi piacerà.” Poco distanti, Rodolfo e Clio fissavano la scena. “Deve imparare” ad un orecchio lui a lei “che la diplomazia è l'arte del dissimulare. Perchè diamine dedica tanto tempo a quella donna? Che vada in malora lei è suo marito. Conoscevo De Gur... un verme della peggior specie... spero stia marcendo all'Inferno...” scosse il capo “... non vorrei che tutte queste dame di corte gli facciano girare la testa... dopotutto è solo un pastore cresciuto lontano da tutto ciò che è bello e prezioso...” |
Altea lasciò il palazzo e corse verso la brughiera, incurante del giorno che si apprestava a terminare e alle ombre che presto l'avrebbero invasa.
Raggiunse infine la casa di Sissi e delle sue sorelle. E nel vederla giungere, le tre donne la invitarono ad entrare, chiedendole quali novità portasse. |
Ozzillon acconsenti` alle mie parole. Poi, ci lascio un'ora di pausa, durante la quale io e gli altri parlammo del piu` e del meno e poi ritorno`.
Disse che aveva abbozzato qualcosa riguardo la trama: disse che io ero la promessa sposa di un giovane ufficiale partito in guerra, cio` mi fece sorridere pensando a Velven e un giorno, nel borgo in cui vivevo, era giunto qualcuno di inaspettato. Da li` Ozzilllon assegno` anche gli altri ruoli ai miei compagni. |
Stava già imbrunendo e non mi ero accorta.."Devo fare in fretta..sta per diventare buio..altrimenti andrò nella Baita dei Cedri..è qui di fronte..appartiene alla mia famiglia...bene, Guisgard dè Taddei è a Corte, lo hanno portato degli uomini e hanno detto..pensate lo hanno trovato sulle sponde del Lagno, sembra una caduta a cavallo e lui ha perso la memoria. Io lo ho visto, è proprio lui ma il suo sguardo è molto diverso...ma ho parlato con messer Viscionne e mi ha mandata al Santuario della Vergine dell' Arco e ho parlato con Frate Severo il quale mi ha dato questa lettera" la porsi a lady Sissi" leggetela, ha detto voi conoscevate lord Albano e dovrei rivolgermi a voi..perchè devo avere a cura quel sosia per non essere usato..e poi il ciondolo lo posseggo io...è il simbolo della alleanza tra i Taddei e Suession contro le forze del male, i demoni, negromanti, streghe e invasioni straniere..è molto antico". Lasciai parlare Lady Sissi e le donne.
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Ecco chi avrebbe risolto tutti i miei problemi.....Era così semplice...e potevo stare anche a Palazzo.....forse dovevo guardarmi le spalle dai quei due...quel Rodolfo non aveva uno sguardo benevolo.....e a quanto pareva non gli piaceva il fatto che stessi troppo vicina all'Arciduca......" Vi ringrazio.....mio Signore.......mi sentiro' protetta tra queste mura .....visto che ci siete Voi....."....bacio' la mia mano.........e fu molto diverso da Lord Cimmiro....c'era in lui una sorta di goffa delicatezza....mi inteneri' molto.....Gli uomini un mondo tutto da scoprire....
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Contemplai l'antica lama, e quasi sentii il suo sussurro sintonizzarsi con le corde della mia anima; lei era lì, per me e le battaglie che avrei combattuto, così come io ero lì per lei, per liberarla dall'oblio.
Impugnandola, fendetti l'aria; data la sua forma, pensavo che avrei dovuto stare attento al suo bilanciamento, che con il mio corpo avrei dovuto compensare il peso in punta, eppure non fu così; la spada si muoveva con grazia e forza, e il suo canto, mentre feriva il vento, aveva un che di ferino, e di antico. Sentii che gli antichi guerrieri erano con me, che erano tornati alla vita tramite lei, nell'aria respirai la loro forza, il loro coraggio, il loro valore. -Arimanna- sussurrai il suo nome, quasi a guisa di invocazione; -Arimanna- bisbigliai nuovamente, menando ancora alcuni fendenti, mentre uno dei miei rari sorrisi prendeva forma, mio malgrado, nel mio volto; -Arimanna- pronunciai una terza volta, consapevole che, come ordine naturale delle cose, regalavo a Dio quanto avevo appena conquistato. Con quel dono, avrei combattuto nel Suo nome. |
"De Gur..." Sorrisi piano, ricordando con una punta di nostalgia il tempo delle mie avventure per mare "Non piaceva nemmeno a me... Ma era un'altra vita, quando credevo che di questo palazzo avrei visto solo le segrete..." Abbassai lo sguardo "Ad ogni modo, che c'entra sua moglie? Difficilmente le donne vengono coinvolte negli affari dei mariti... E non ce lo vedo Guisgard che si disinteressa dei problemi altrui... Non volete che sia amato? Essere cortese con una dama non è indice di debolezza, anzi..." Sorrisi "È tipico di Guisgard, non ci vedo nulla di strano...".
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“Si, ma lui non è Guisgard...” disse sottovoce Rodolfo a Clio, in modo che nessun altro potesse sentire “... rammentatelo. Dunque meno gente orbita nella sua intimità, meglio sarà.”
Intanto, a pochi passi da loro, il presunto duca era ancora con Elisabeth. “Bene, ne ho piacere, milady.” Rivolto alla donna. “Qui sarete al sicuro, mentre cercheremo di mettere ordine nella caotica situazione in cui siete finita. Nel frattempo, qualsiasi cosa vi occorra potete senza titubanza alcuna rivolgervi a me.” Sorridendole. “Ora basta.” Insofferente Rodolfo fissando la piratessa. “Portatelo via. Trovate una scusa qualunque, non so, l'allenamento o qualsiasi altra stupidaggine ma portatelo via da qui. Quest'udienza è durata più del necessario.” |
"Già.." Annuii a Rodolfo "Ma se non si comporta come lui la gente inizierà a sospettare..." Sussurrai, lanciando un'occhiata di disapprovazione a Rodolfo "Se poi si fa comandare a bacchetta dal primo venuto, a maggior ragione..".
Poi mi chiese di portarlo via, e alzai gli occhi al cielo. "Chi sono io per dare ordini all'arciduca?" Scuotendo appena la testa. Ma temevo che l'insofferenza di Rodolfo ci avrebbe combinato guai. Mi avvicinai a Guisgard e Lady Elisabeth, inchinandomi rispettosamente prima all'uno e poi all'altro. "Perdonate se vi interrompo..." Alzando poi lo sguardo su Icarius "Sua Signoria desidera annullare l'allenamento di oggi, o intende svolgerlo regolarmente?" Con deferenza "Mi permetto di chiedervelo perché, nel caso.. Sarebbe l'ora, milord..." Con gli occhi nei suoi. |
“Si, certo...” disse Icarius a Clio, per poi annuire “... l'allenamento... in verità pensavo di non doverne fare più oggi... ma pare di si invece.” Sorridendo. “I miei omaggi, dunque, milady.” Con un leggero inchino verso Elisabeth. “Spero di rivedervi domattina, se accetterete di fare colazione con noi.” Baciò di nuovo la mano della moglie di De Gur e poi uscì dalla sala con Clio.
Era ormai sera. |
I membri della compagnia, compresa Gwen, si sedettero in cerchio attorno a Ozzillon intento a raccontare quella novella.
Ne accennò brevemente la trama nella sua parte iniziale, parlando ancora di quel pastore che l'aveva composta per darla poi al prete per la recita. Giunse la sera ed il tutto si interruppe. Cenarono tutti insieme e chiacchierarono ancora un po'. Quando all'improvviso si presentò qualcuno davanti al carrozzone. Era una donna avvolta in un lungo mantello scuro, col capo celato da un cappuccio che le copriva il volto. “Messer Ozzillon...” disse presentandosi alla compagnia. “Eccomi.” Avvicinandosi a lei il capo della compagnia di attori. “Chi domanda di me?” “Io, messere.” Rispose la donna. Tutti loro si accorsero che aveva la medesima voce di quel misterioso committente mascherato giunto al carrozzone giorni fa. |
Sissi e le sue due sorelle ascoltarono con attenzione ogni parola di Altea e nell'udire che Guisgard era vivo, le tre esplosero in pianti di gioia e si abbracciarono fra loro.
“Voglio subito andare a corte.” Disse Sissi. “Ora è sera ormai.” Fece Melinna. “Ci andrai domattina, se Dio vorrà.” “Stanotte non potrei chiudere occhio.” Felice Sissi. “Si, ma pazientare fino a domani non ti cambierà nulla.” Le tre poi lessero la lettera mostrata loro da Altea. “Un sosia...” stupita Sissi “... a me sembra assurdo... uno scherzo della natura, dunque?” “A meno che qualcuno non lo abbia impastato...” sarcastica Atenia. “A me sembra impossibile.” Mormorò Melinna. “Lord Guisgard era unico.” Sicura Atenia. “Nessuno potrebbe spacciarsi per lui. Chi lo conosce non si farebbe di certo ingannare.” “Eppure messer Albano giura sulla sua somiglianza col nipote dell'Austero.” Fissandole Sissi. “Ma ora cosa importa?” Guardandole Melinna. “L'unica cosa importante è che lord Guisgard sia vivo.” “Si e domattina lo incontrerò a corte.” Sorridendo Sissi. “Se Dio vorrà.” Si voltò verso Altea. “Restate con noi stanotte, milady? Così che domattina andremo insieme al palazzo?” “Si, ci farete compagnia, milady.” Melinna alla dama de Bastian. “Stiamo per cenare e sarebbe bello avervi con noi a tavola.” |
Mi inchinai nuovamente a Icarius.
"Come preferite, milord.. comprendo che è stata una giornata intensa..." con un sorriso cordiale. Ma fortunatamente lui comprese, si accomiatò da Lady Elisabeth, e mi seguì. Io a mia volta salutai la dama e sorrisi alle parole del pastore sull'invito a colazione. "Bene, così mi farete sentire meno in colpa per aver disturbato la vostra conversazione..." inchinandomi poi alla moglie di De Gur "I miei omaggi, milady..". E insieme ad Icarius lasciai la stanza. "Scusa.." sussurrai "Ma Rodolfo dava in escandescenze..." alzando gli occhi al cielo "So che sarai stanco, ma ormai ti ho reclamato per me.." sorridendo "Non puoi andartene in giro.. Ti va.. non so.. una passeggiata nel giardino?" guardando fuori da una finestra "Il tramonto sarà magico nella brughiera, ma sono sicura che lo è anche qui.." alzando gli occhi su di lui "Possiamo cercare di scoprirlo..." sorrisi. |
Ci disponemmo in cerchio attorno ad Ozzillon e lui continuo` il racconto di quell'interessante novella.
Calata la sera, interrompemmo il lavoro e preparammo la cena. Avevamo quasi finito di mangiare, quando la figura incappucciata si ripresento`. Questa volta, pero`, le sue fattezze erano evidentemente femminili, come anche la sua voce confermava. Chiese di Ozzillon; di sicuro, era giunta per conoscere l'andamento del lavoro. |
Icarius e Clio lasciarono la sala e si ritrovarono da soli nel lungo corridoio colonnato.
“Il tramonto...” disse il presunto Taddeide “... solitamente vanno a vederlo insieme gli innamorati, sarebbe sprecato per noi due, no?” Scosse il capo un attimo dopo. “Scusami, sono un idiota...” mormorò “... scusami, potevo risparmiarmela questa...” si sforzò di sorridere “... si, certo, andiamo a vedere il tramonto sulla brughiera...” guardando la spadaccina. Uscirono così in giardino, quando la sera era ormai scesa su Capomazda, liberando le ombre che si sarebbero rincorse per tutta la notte. L'aria era un po' più limpida ed il firmamento cominciava a scintillare come un tappeto intessuto di gemme preziose. “Molti preferiscono l'alba...” fissando il cielo rosato Icarius “... io però ho sempre immaginato l'alba come la fine... la fine di una notte trascorsa insieme da due amanti... il tramonto invece è l'inizio, poiché c'è un'intera notte d'Amore davanti... ma forse la cosa più bella è poter avere entrambe le cose... il tramonto per immaginare la notte che verrà e l'alba per rivederla guardando gli occhi di chi ami mentre si aprono piano...” |
Non risposi a quelle parole di Icarius, limitandomi a chinare il capo.
Sto facendo del mio meglio, maledizione... Capivo come si sentiva, meglio di quanto pensasse, ma non c'era nulla che potessi dire senza essere scortese. Lo seguii così in giardino. Ascoltai rapita le sue parole con un dolce sorriso dipinto sul volto. Evita di dirgli che erano parole che avrebbe potuto benissimo dire Guisgard. "Già.." mormorai, fissando il cielo "Ma solo a pochi eletti è concesso avere il tramonto e l'alba...". |
“Si, solo a chi si ama davvero...” disse Icarius a Clio “... solo a loro è concesso avere l'alba ed il tramonto...”
“Sono perduto...” all'improvviso una voce alle loro spalle “... mi hanno strappato il volto e rubato il nome... i miei avversari mi inseguono, i nemici mi braccano e gli empi banchettano alla mia tavola... anche la mia spada hanno portato via... chi piange sulla mia tomba vuota? Chi si rammarica per la mia cripta senza più un nome? Perchè mi Hai reso re, per poi lasciarmi in balia dei miei rivali? Ascoltami, Pastore di Afragolignone... piega i Cieli e scendi sulla Terra per liberarmi da questa prigionia... cavalca i venti e confondi le Tue parole con le saette e i fulmini... liberami, o Signore... ed io canterò la Tua Gloria dall'Elsa al Volotronus... per tutta Sygma ed in ogni dove a Capomazda...” “Chi è là?” Voltandosi di scatto Icarius. “Oh, perdonatemi, milord...” era un vecchio servitore “... non mi ero accorto della vostra presenza...” “Cosa recitavate?” “Perchè vi rivolgete a me dandomi il voi, milord?” Stupito il vecchio. “Si, giusto...” mormorò il pastore “... cosa recitavi poco fa?” “Era un Inno scritto dal duca Ardeliano...” rispose il servitore “... vengo ogni sera qui a recitarne qualcuno...” |
“In verità” disse Ozzillon alla donna “siamo solo all'inizio. Preparare una rappresentazione è cosa tutt'altro che semplice.”
“Quale trama avete scelto?” Chiese la misteriosa donna. “Una incentrata sulla ricerca di un Fiore straordinario.” Rispose l'uomo. La donna guardò ad un tratto gli altri membri della compagnia, soffermandosi poi su Gwen per un momento. “Ho un vecchio baule di maschere e costumi...” disse poi “... gradirei che li utilizzaste per lo spettacolo... anzi, desidero sia così. Per questo aumenterò il vostro compenso.” “Sono maschere e costumi di buona qualità?” Chiese Ozzillon. “Ottima qualità.” Rispose la donna. “E sono in buono stato?” “In uno stato perfetto.” Annuendo la donna. “Bene.” Soddisfatto Ozzillon. “Appena saremo liberi li manderò a prendere nei prossimi giorni. Datemi l'indirizzo per raggiungervi.” “Nei prossimi giorni non ci sarò.” Scuotendo il capo la donna. “Meglio farveli avere domani stesso. Sarò dunque io a portarveli. Anzi, adesso verrà con me uno dei vostri attori ed io consegnerò il baule a lui.” “Berio.” Chiamò Ozzillon. “Va con madama.” “No.” Fece la donna. “Non porto mai uomini di sera con me. Verrà quella ragazza.” Indicando Gwen. |
Appena Galgan terminò di forgiare quella superba spada, il braciere si spense di colpo, come se avesse compiuto ciò per cui era stato acceso.
Una fitta penombra scese allora in quel luogo, squarciata a stento solo dai bagliori dell'acciaio di Arimanna. Ora il cavaliere poteva lasciare quel luogo e tornare in superficie. Insieme alla sua nuova spada. |
Ozzillon cerco` di spiegare alla donna che preparare una commedia non era certo facile. Quella disse poi che possedeva maschere e costumi di ottima qualita` e voleva che li usassimo nello spettacolo, aumentando cosi` il compenso. Mentre parlava, la figura mi osservava, sempre.
Ozzillon accetto` la proposta e la donna disse che voleva che qualcuno, l'indomani la aiutasse a portarli. Ozzillon schiero` Berio, ma quella rifiuto`, chiedendo di me. Non capivo cosa volesse da me quella donna, ma ero determinata a scoprirlo. |
“Ma, in verità...” disse perplesso Ozzillon alla donna “... non so... è sera e Gwen è molto giovane e con tutto il rispetto, mandarla via con una sconosciuta non so se sia il caso...”
“Si, è molto giovane...” sorridendo appena la misteriosa donna “... ma non mi sembra poi così sprovveduta... pare se la sia cavata bene in compagnia del suo amico ufficiale...” “Come fa a sapere di Velven quella donna?” Rida ad un orecchio di Gwen. “Comunque” ancora la donna incappucciata “credo sia giusto che scelga la ragazza se venire con me oppure no...” fissando la ragazza di Avalon. |
Sorrisi appena a Icarius, ma non dissi altro.
D'un tratto, sentii delle parole che sembravano adattarsi perfettamente alla situazione. Alzai gli occhi su di lui, ma trovammo immediatamente chi le stava pronunciando, era un vecchio servitore con cui Guisgard evidentemente era in confidenza. Ascoltai attentamente le sue parole "E' davvero molto bello.." con un sorriso. |
“Si, è molto bello...” disse Icarius avvicinandosi al servitore, trovandosi così accanto a Clio “... e ditemi... quando lo scrisse?”
“Quando ormai la maledizione fu pronunciata, milord...” rispose il servitore “... quando stava per perdere tutto... il ducato, Sygma, la donna amata e persino la vita...” sorrise “... ora sarà meglio che vada, mio signore... una sera magica ed incantata come questa è fatta per gli innamorati, non per un vecchio come me...” mostrò un lieve inchino ed andò via. Icarius sorrise malinconicamente, per poi guardare Clio negli occhi. “Dimmi...” sussurrò “... cosa ci faccio qui? Tra questi fantasmi? Non sono il vero Guisgard, no? O forse si...” i suoi occhi erano in quelli lei “... se lo fossi... se lo fossi davvero cosa farei ora? Cosa farebbe lui se fosse qui con te? Dimmelo, tu che lo conoscevi bene... dimmelo, ti prego...” scosse il capo lievemente “... te lo dico io... te lo dico io cosa farebbe se fosse qui... ti bacerebbe... e non solo forse...” i suoi occhi avevano una luce particolare, diversa. |
La maledizione... Di nuovo...
Sorrisi al vecchio e lo vidi scomparire nella notte. Nemmeno lui si era accorto della differenza. Così restai ancora da sola con Icarius. Sorrisi appena a quelle parole "Cominci a dubitare?" Con gli occhi nei suoi. Chissà, magari cominciavano ad esserci dei dubbi nel suo cuore. Chissà cosa provava nel vedere il suo riflesso negli occhi di chi gli stava intorno. Nemmeno quel bambino si era accorto della differenza, infondo. Avrei voluto chiedergli della filastrocca, ma non aggiunsi altro, restando incatenata al blu dei suoi occhi che in quella sera brillavano di una luce diversa. "Sì.." Mormorai, quasi senza accorgermene "è esattamente quello che farebbe.." Mentre un brivido mi attraversava la schiena. |
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