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Guarda guarda chi si vede il nostro amico falco che ci a fatto finire qui dentro cosa ci fai qui? dissi sei venuto a vedere se siamo ancora vivi? continuai a dire con tono nervoso per colpa tua guarda in che situazione siamo se vuoi scusarti cerca di tirarci fuori da qui dentro guardando il falco con sguardo cattivo
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Rimase in piedi a fissare il cielo...mentre raccontava cio' che era per lui Tylesia e quella breve e fuggevole storia appartenente alla Regina, aveva amato a tal punto che nessun uomo oltre il suo amore avrebbe potuto profanare quello che era il suo dono piu' bello, la sua verginita'.....e per paura di questo aveva costretto il suo popolo a bandire la parola Amore....." Sinceramente Reas rimango basita a questa storia, ognuno di noi puo' fare le sue scelte....ma non puo' imporle a nessuno, nemmeno la Regina....un mondo senza amore, non rende magnifico nulla, neanche questa vostra splendida citta'......non vale assolutamente nulla, un cuore arido......rende smarriti altri cuori e nude altrettante anime......mi spiace ma non ho pieta' per la vostra Regina, ho solo pieta' per un popolo che ha dovuto andare avanti nelle tenebre non avendo la possibilita' di vedere la luce........siete un uomo colto e conoscerete Platone, uomini rinchiusi in una caverna col volto rivolto al fondo della caverna..vedevano solo le ombre del mondo reale e chi riusciva ad uscire da quelle tenebre...aveva il bagliore della realta'....e se avesse avuto abbastanza coraggio per rientrare a raccontarlo a chi era rimasto all'interno..avrebbe rischiato la vita.............questa e' Tylesia....solo un falso.."...Mi alzai ed ero vicinissima a lui tanto vicina da sentirne il respiro.....ma i miei sensi erano pronti a cogliere ogni movimento e vidi l'ombra di una donna apparire e poi svanire alla finestra del palazzo..."....O siete tenuto sotto controllo Reas...oppure questo palazzo accoglie anime in pena...ho visto una donna, osservarci.....dalla finestra, forse e' qualcuna a cui e' stato negata la parola Amore...".......
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Lilith riprese un pò di forze, ma non potevo permetterle di galoppare da sola così decisi di acccompagnarla con il mio cavallo. La aiutaì a salire e ci incamminammo, sarebbe venuta con me.
Il Maestro Redentos, marciava con noi anche se mi sentivo in disaccordo e colpevole della sua scelta. Egli capì il mio stato d'animo e si avvicinò: "Maestro, mi spiace che le crei tanti problemi.... eravate vicinissimo a Tylesia e invece.... vi siete nuovamente allontanato. Perchè è venuto con noi? E' stata una scelta mia e di Lilith, voler aiutare questa donna non la vostra...... le chiedo scusa......" Improvvisamente, vidi Lilith che osservava il bosco.....seguì il suo sguardo per capire cosa andava osservando, ma non intesi. Subito dopo, mi rivolsi verso di lei e dissi: "Lilith, qualcosa non và?" |
Mi avvicinai all'uomo e gli misi una mano sulla spalla..
<<Buon uomo.. Se tenevo alla mia vita non avrei mai preso quella spada in quella stanza e non avrei mai indossato quest'armatura.. - guardai fuori dalla finestra er un pò e poi lentamente mi rivolsi di nuovo all'uomo- .. Quindi parlatemi.. Ditemi questi segreti. Io sono qui per difendere questa terra e se devo morire per essa..>> |
"Parsifal... aspettate" gli dissi "siete sicuro di voler continuare? Non... Non sono piu' cosi sicura che sia una buona idea..."
In quel momento ero terribilmente confusa. Mi sarei sentita in colpa se li avessi condotti in un luogo cosi pieno di sofferena, ma allo stesso tempo non volevo che quella donna soffrisse cosi tanto per la figlia. In quel momento maledissi nella mia mente quella voce. Era frustrante dover sapere cose di cui gli altri non erano a conoscenza. Ero sul punto di scoppiare in lacrime. L'unica soluzione era quella di tenere lontani i cavalieri dal castello e andare da sola. "da qui proseguo io da sola" dissi, cercando di non far trasarire il mio pianto. |
Notaì che durante il percorso, Lilith non sembrava più tranquilla come prima.... qualcosa la turbava. Riuscì a comprenderlo perchè molte volte ho vissuto la sua stessa condizione e soprattutto il peso di una scelta.
Cercava di nascondere le lacrime, ma la sua voce era tremante.....una tipica reazione di una damigella dal cuore nobile che avrebbe sacrificato se stessa per non far perire gli altri. Sorrisi,ma non feci caso alle sue parole. Non potevo abbandonarla. Fermaì il cavallo e le dissi: "Damigella Lilith, il suo cuore è puro e la sua anima è piena di amore e misericordia per gli altri....ed io la ammiro.... purtroppo..... sono costretto a contrariarla.... non proseguirà da sola. Mi fido di te, senza il tuo aiuto e l'intervento nel mio sogno, non avreì ritrovato la via e compreso la verità su Tylesia." "Non potraì liberarti di me, facilmente. Poi che Cavaliere sareì se lasciassi andare incontro al pericolo una damigella.... Non è nel mio stile....." e risi. Spronaì Belfagor e proseguimmo. Oramai, questo viaggio bisognava concluderlo insieme.... |
Orco il Rosso gettò uno sguardo prima su Altea, poi su Fyellon.
Uno sguardo attento, indagatore, come a voler scorgere nei due qualcosa che motivasse il loro arrivo al castello. “Salute a voi e benvenuti.” In modo spiccio Orco. Poi fece cenno al servitore di servire la cena. “Milord...” fissandolo il servitore “... riguardo a quei fagiani...” “Cosa?” Incupendosi Orco, come se già intuisse qualcosa. “Ecco, milady, rammentando ciò che già il vostro medico disse...” “Allora?” “Ecco...” “Porta il cibo!” Ordinò Orco. “Vostra moglie...” “Cosa vuole?” “Lei...” intimorito il servo “... ecco... lei ha disposto che...” Orco lo fissava sempre più accigliato. “Insomma...” continuò il servo “... vostra moglie ha ordinato... non più fagiani, ma minestra...” “Minestra?” Con rabbia Orco. “Si...” annuendo il servitore “... dice che farà bene alla vostra salute...” Orco allora gridò e prese una lunga verga, per poi rincorrere il servo e picchiarlo dopo averlo raggiunto. Aprì allora una credenza e prese del pane con dei salumi. Li gettò sulla tavola e cominciò a mangiare avidamente. Poi fece cenno ad Altea e Fyellon di mangiare con lui. |
Il Falco guardò Cavaliere25 e scoppiò a ridere.
“Beh?” Fissandolo Tieste. “Cosa ci trovi di così divertente?” “Siete due grossi idioti!” Ridendo il falco. “Ma quel falco parla!” Sbalordito Polidor. “Già...” annuendo Tieste “... e la sua specialità è prendere in giro i suoi amici...” |
Quell'uomo dall'animo buio mi guardava, cercando di carpire qualcosa di me. Guardai Fyellon, ma egli, come sempre sembrava non dare cenno di inquietudine.
Dopo i soliti convenevoli, ci sedemmo al tavolo e subito arrivò un servitore..e iniziò a parlare della cena...di fagiani..della moglie del milord. Non riuscivo a capire che stesse succedendo, quando il padrone si alzò dal tavolo iracondo e si diresse verso una panca. Spalancai gli occhi fissando Fyellon...e ritornò con del semplice pane e salumi, non dopo aver picchiato il povero servitore. Iniziò a mangiare avidamente, facendoci un cenno di seguirlo..."Messere mi scusi" dissi, versandomi un bicchiere d'acqua fresca "non mi sento molto bene, sarà stato il lungo viaggio, se permettete io raggiungerei le mie stanze, vi farà compagnia..mio cugino Fyellon". |
Reas, a quelle parole di Elisabeth, si voltò e fissò la torre indicata dalla maga.
“Quella” fece Reas “è la Torre dei Miserabili... è una specie di prigione in un certo senso... lì vengono rinchiusi i frenetici, coloro cioè definiti pazzi, folli... è un luogo di dolore e disperazione, meglio ignorarlo...” Ma Elisabeth, in quel momento, da un'altra delle finestre di quella torre, vide un'altra figura sporgersi e stavolta era un uomo. E riconobbe quell'uomo: era Goz. La fissava. |
Redentos fissò Parsifal e sorrise.
“Mio buon discepolo...” disse “... in realtà nulla accade per caso... un incontro, un messaggio ricevuto, un incarico o anche un Voto fatto al cielo... tutto fa parte di un preciso disegno... a noi uomini è concessa la sola libertà di scegliere... e ciò che differenzia gli uomini sta proprio nelle scelte che fanno...” All'improvviso Lilith manifestò la volontà di voler andare da sola al castello, ma Parsifal respinse questo suo proposito. “Parsifal ha ragione...” fece Redentos “... sarebbe una follia e temo un suicidio, lasciarvi andare da sola, damigella... ci andremo tutti insieme, è deciso.” “Aiutatemi...” piangendo una voce di donna “... aiutatemi, vi supplico...” “Non fatelo, milady!” Gridò una servitrice. “Non avvicinatevi...” intimò la donna. “Scendete da lì, milady!” Disperata la servitrice. “No...” lasciandosi avvolgere dal vento la donna “... voglio che il vento mi porti via... che soffi lontano il mio corpo e prosciughi la mia anima... e con essa il mio dolore...” Queste parole racchiuse nel sibilo del vento furono udite solo da Lilith. La donna che li aveva accompagnati si avvicinò al portone del maniero e bussò con l'anello di ferro per annunciare il loro arrivo. |
Orco il Rosso, mangiando avidamente, annuì a quelle parole di Altea.
“Neanche io ho molta fame, messere...” fece Fyellon “... vi lasciamo dunque mangiare tranquillamente. Orco neanche si curò più di tanto di loro due e continuò a mangiare. “Volevate lasciarmi con quel maiale?” Ridendo Fyellon, appena raggiunta Altea nel corridoio. “Avete visto come mangia? Sembra sia digiuno da mesi!” All'improvviso, i due, udirono un dolce e triste canto. “Sentite?” Fissandola Fyellon. “Chi sarà mai a cantare?” Domandò ad Altea. |
Mi alzai dal tavolo, guardai con disgusto quell'uomo che nemmeno si curò delle mie parole e mi diressi verso l'uscita, il corridoio era solo rischiarato da delle torce che davano strani giochi di luce sui muri...camminavo lentamente, ad un tratto sentii una presenza dietro me...mi voltai col cuore in gola...era Fyellon..."Fyellon, mi avete spaventata!!Avete ragione, quell'uomo da il voltastomaco, non penso sia nemmeno di nobili origini..è troppo rozzo nei modi di fare."
D'un tratto udii uno strano rumore, io e Fyellon ci guardammo e restammo in silenzio....un canto triste...di una donna...soave e malinconico. Era strano quel canto, aveva uno strano effetto su me, ne ero come avvolta...indicai a Fyellon la torre dove eravamo saliti nel pomeriggio, e senza pensare corsi su fino in cima alla torre. |
L'uomo fissò Daniel con uno sguardo inquieto ed enigmatico.
Poi guardò da una finestra i suoi tre fanciulli. In quel momento si udirono dei rumori. Il più grande dei suoi figli corse in casa. “Si avvicina qualcuno, papà!” Disse. “Sono loro, vero?” L'uomo corse fuori e guardò in fondo alla strada. Tre figure, coperte da lunghi mantelli con cappucci, si avvicinavano alla casa. “Prendi i tuoi fratelli” ordinò il padre al maggiore dei suoi figli “e chiudetevi nella vostra camera. E restateci fino a quando non sarò io a chiamarvi.” Fissò poi Daniel. “Fossi in voi, cavaliere, lascerei subito questa casa.” Ma le tre figure erano già arrivate davanti alla casa. |
Fyellon allora corse dietro ad Altea.
Giunta in cima, la ragazza però non trovò nessuno. “Perchè siete salita qui sopra di corsa?” Arrivato su anche Fyellon. “Il canto era diffuso nell'aria... perchè avete pensato di salire questa torre?” Il cavaliere allora si guardò intorno e, improvvisamente, indicò qualcosa nel cortile. Prese così Altea per una mano e tornarono di nuovo giù, dove Fyellon mostrò alla ragazza ciò che aveva visto. Era una tomba di pietra. E sopra recava inciso un nome: Arya. “Chi sa a chi appartiene questa tomba...” mormorò Fyellon. |
Arrivata in cima sentii dei passi e Fyellon mi raggiunse, anche egli sembrava turbato quel canto era di sconosciuta provenienza..Fyellon indicò qualcosa nel giardino, non capivo più nulla, scendemmo di fretta le scale e ci trovammo nel giardino.
Egli prese forte la mia mano e mi indicò qualcosa che aveva visto...era una tomba in pietra, attorno delle rose bianche ma con rovi e spine..e un nome inciso "Arya"...."Non saprei Fyellon, forse a qualche antenata, ma sembra mal curata, guardate queste splendide rose bianche con questi rovi, perchè?"...allungai la mano e presi una di quelle rose. "Domani col favore del sole, si spera, si potrebbe chiedere informazioni", e vidi un' ombra dietro noi. |
L'arcicappellano fissò per qualche istante Talia.
I suoi occhi sembravano come voler scavare a fondo prima nello sguardo della ragazza, poi fin dentro il suo animo. “I sogni” mormorò “hanno mille origini e significati... spesso, affermano i filosofi, sorgono dai nostri stati d'animo, dall'emozioni che abbiamo vissuto durante il giorno... sono dunque come barlumi di mille e più immagini e sensazioni che riceviamo da ciò che ci circonda... più raramente, come ci insegnano le Sacre Scritture, sono invece messaggi o simboli che raffigurano qualcosa di Superiore...” i suoi occhi furono attraversati da una sorta di bagliore “... ma ciò accade raramente, come detto... e se avessero ragione coloro che lo credono pazzo? Se fosse davvero pazzo lord Andros? Ossessionato da queste sue ossessioni, simili a fantasmi? Forse ciò che cerca neanche esiste... forse voi stessa per prima, in fondo al vostro animo, non credete a quei suoi sogni...” All'improvviso si udirono delle grida e poi dai lamenti. Provenivano dal fondo della navata, dove la luce era più incerta. L'arcicappellano si alzò e fissò il semibuio della navata. “Cosa cerchi?” Domandò l'arcicappellano. “Non resisto, padre...” disperata una voce “... sento di non poter più resistere in quel luogo...” “Non posso farci nulla.” “Si, voi potete...” ansimando quella voce “... voi dovete aiutarmi...” “Devi scontare la tua penitenza.” “Non resisto, è troppo per me...” “Non posso fare niente.” “Datemi l'assoluzione...” “Non posso...” con tono fermo l'arcicappellano “... devi prima scontare la pena...” “Per quanto ancora?” L'arcicappellano non rispose nulla. Quella voce allora cominciò a gridare e a piangere, per poi sollevare le panche e gettarle contro i pilastri che scandivano la navata. “Non ti servirà a nulla.” Disse l'arcicappellano. “Non puoi cambiare le cose.” All'improvviso si udirono dei passi. “No, non voglio...” fece la voce, come se avesse riconosciuto quei passi. Talia sentì la presenza di qualcun altro. D'un tratto qualcuno prese con forza colui che aveva parlato con l'arcicappellano e tra le sue grida disperate lo portò via. La porta della cappella in quel momento si aprì di colpo e la luce proveniente da fuori invase l'interno, cominciando a dissolvere le ultime ombre di buio. “Talia!” Chiamò Guisgard. “Talia dove sei?” L'arcicappellano allora si voltò verso la ragazza e segnandola l'assolse dalle sue colpe. In quel momento la penombra si dissolse definitivamente e Guisgard vide Talia. “Eccomi...” avvicinandosi a lei e prendendo la sua mano “... sono qui...” |
Mentre Altea e Fyellon osservavano quella tomba, un senso di smarrimento li colse.
Il vento si fece di colpo freddo e qualcosa di inquietante si avvertì nel suo sibilo. Il castello, in un attimo, sembrò ammutolirsi e un lieve pallore prese forma sulle antiche murature che li circondavano. Fyellon si chinò sulla tomba e accarezzò la fredda pietra. Si voltò poi di scatto. “Perchè arrivate così in silenzio?” Quasi infastidito il cavaliere. “Perdonatemi, non volevo...” rispose il servitore “... sir Orco il Rosso ha terminato di mangiare e chiede ora di potervi parlare... prego,seguitemi...” Li condusse così dal suo padrone. Questi era seduto su un seggio a bere del vino. L'espressione era assonnata per il troppo mangiare e bere. “Chi siete?” Domandò ad Altea e a Fyellon. “Perchè siete giunti nel mio castello?” |
Un vento freddo si levò, come fredda era la pietra di quella tomba, tenevo in mano con me ancora quella rosa bianca..quando quell'ombra prese le sembianze del servitore..Fyellon ebbe uno scatto di ira verso di lui..."Fyellon, non infierite su questo uomo, già è stato umiliato dal suo padrone stasera...il vostro padrone vuole parlarci? Prego vi seguiamo".
Arrivammo nella stanza e il padrone del maniero era semiaddormentato e sazio del suo cibo, mi rivoltava...quando iniziò a farci domande, guardai Fyellon...e risposi "Io sono milady Altea...e questo è mio cugino, sir Fyellon, è un abile cavaliere. Come siamo giunti qui? Per caso, ci trovammo in una chiesa..e incontrammo un nano che ci disse di stare attenti alla selva attorno infestata da spiriti e ci portò qui, nemmeno noi sappiamo come mai ci troviamo qui...solo che....da quando sono qui..sento delle voci e una voce di donna...guardate questa rosa bianca" e mi avvicinai a sir Orco.."l'ho appena colta vicino a una tomba...milady Arya....vi dice nulla, milord?" |
La Torre dei folli.....sentii lo stomaco farsi crstallo e poter cosi' percepire ogni sensazione, la gente che soffriva o che sembrasse vaneggiare in discorsi apparentemente senza senso...erano definiti pazzi, anch'io mi sentii una pazza, quando mio marito ando' via con Isolde, senza una spiegazione.......soffrii le pene dell' inferno.....nulla mi dava pace senza il conforto del vaneggiare....eppure non fui rinchiusa in una Torre, fui accudita amorevolmente fin quando la ragione riprese il potere nella mia mente ofuscata......" Avete paura di loro Reas ?...non dovreste...." presi le mie mani e le posai sulle sue orecchie........passai a lui il suono di acque in tumulto...passai a lui folate gelate di vento, di foglie staccate e di rami spezzati....passai a lui ..il rumore di pioggia sui vetri..lacrime cristalline che si abbattevano su anime corrotte....passai a lui ogni cosa, portando piccole emozioni che varebbero portato il suo cuore a sentire sofferenza...levai cosi' le miei mani...." Questo Reas e' l'animo di chi dimora in quella Torre...e' un animo incompreso, vi e' una persona lassu' che vorrei vedere, e' per lui che sono qui....non chiedetemi cosa cercasse, ma di sicuro era qualcosa che ha portato la sua mente alla follia.....perche' non riesce a comprendere.....se volete potrete seguirmi.....oppure potete indicarmi la strada....".....
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dai su forza ora basta scherzare facci uscire da qui dissi guardando il falco è colpa tua se siamo ui e ora sei tu che ci devi tirare fuori dai guai e guardai tutti e tre
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Le tre figure erano ormai davanti alla casa.. Uscii e sguainai Giada.. Urlando Caricai una di quelle figure.. Credevo di averla colpita.. La colpii?
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"No!" gridai io, terrorizzata dal fatto che avrei potuto condurli alla morte, portandoli in quella fortezza.
Poco dopo però udii delle voci nel vento, ma quella volta erano diverse... capii che salvare quella dama sarebbe stata la cosa giusta. Ripensai a quella voce che udivo nel vento; prima mi aveva detto di allontanarmi dal castello, poi mi aveva fatto udire la voce della dama piena di dolore... Quali erano le sue intenzioni? Ogni cosa che mi diceva condizionava inevitabilmente le mie azioni, ma questa volta dovevo scegliere da sola. Mi tranquillizzai e dissi loro: "Siete sicuri di quello che state facendo? quel castello può rivelarsi davvero pericoloso." |
L'insistenza di Lilith era molto forte.....ma non poteva proseguire da sola. Era una brava maga e alchimista, ma come si sarebbe comportata se avesse incontrato uomini con arme ed esperti di combattimento? Aveva bisogno di un "braccio di combattimento".
Io risi perchè la sua bontà ed affezione per noi era forte. Non risposi, ma vidi che nuovamente andava cercando qualcosa nella selva.... aveva udito altre voci. Finalmente, vidi che si tranquillizò e decise, senza neanche aspettare la sua richiesta risposi: "Le ho detto che non si libererà di noi, e soprattutto di me. Proseguiamo, e poi, con me ho un libro......" |
Le parole dure dell’arcicappellano su Andros mi sorpresero... scossi appena la testa e mi ritrassi, quasi quelle parole fossero lame.
Poi accadde qualche cosa di veramente strano... difficile sarebbe spiegare la sensazione che provai... quelle grida, quei pianti e le panche scagliate contro le colonne, quei passi nella navata che credevo deserta... “Che cosa accade?” domandai con la voce che tremava, senza riuscire a celare del tutto l’ansia e la preoccupazione “ Che cosa accade, padre? Chi c’è?” Ma non ottenni risposta... “Padre...” tentai di insistere “Padre, vi prego... c'è qualcuno?” Mi sentivo inquieta, ora, in quella chiesa... sempre più inquieta e vagamente spaventata... Ma l’arcicappellano non disse niente... Qualche momento di silenzio ancora, un silenzio indefinito e che mi parve non finire mai, un silenzio nel quale non riuscivo ad udire altro che il martellante battito del mio cuore... poi l’ombra iniziò a dissolversi... Citazione:
Tacqui all’improvviso e, chiudendo gli occhi, ripresi fiato... tremavo. |
XVI Quadro: Il Castello dell'Avvilente Costumanza
("Mal venuto, signore, mal venuto! Quest'ostello vi fu indicato per vostra sventura e onta. Persino un abate potrebbe giurarlo!") (Chretien de Troyes, Ivano o il Cavaliere del Leone) Redentos fissò Parsifal e Lilith e accennò un sorriso. “Damigella…” rivolgendosi a Lilith “… temo che non riuscirete a liberarvi facilmente di questo cavalier servente.” Rise di gusto. “E siatene lieta… sir Parsifal è un valente cavaliere, l’unico a cui affiderei la mia vita e quella dei miei cari.” La donna aveva bussato alla porta del maniero e qualche istante dopo qualcuno aprì. Era un servitore. “Sono venuta a far visita a lady Arya…” disse la donna “… potreste annunciarmi? Loro sono con me.” Indicando Redentos, Parsifal e Lilith Il servitore li fece allora entrare e i quattro si ritrovarono nel maestoso maniero. Li condusse poi dal padrone. Qui trovarono Orco il Rosso e altre due persone, Altea e Fyellon. “Signore…” fece il servitore “… lady Nanzia è qui per vedere lady Arya e questi signori sono con lei…” Ma Orco quasi non si curò di loro e si lanciò verso Altea, strappandole la rosa dalla mano. La strinse tanto forte da farsi conficcare le spine nella pelle. “Quella tomba è vuota…” mormorò Orco “… per ora…” http://images-mediawiki-sites.theful...4289813599.jpg |
Rimasi ferma fissando quell'ignobile uomo, gli occhi freddi come la sua anima e la rosa in mano.. candida come l'animo più puro.
Ad un tratto si sentì bussare alla porta, il servitore entrò e fece entrare delle persone, al sol pronunciare quelle parole sbiancai..."Ma come è possibile che siano venuti da lady Arya...ella è defunta".. e subito vidi il padrone del maniero scagliarsi verso di me distruggendo quella rosa e asserendo che la tomba....era vuota. Rimasi in silenzio...guardai Fyellon...volevo avvicinarmi a lui e scappare da quel posto. "Una tomba vuota...messere" deglutii "è una strana usanza del vostro castello?" |
Era una bellissima giornata, dal cielo di un azzurro scuro e sterminate nuvole, gonfie e bianchissime, che naufragavano lontane, perse lungo un orizzonte sconfinato e dai tratti ultraterreni.
Il Sole, splendente e luminoso, con i suoi raggi purpurei e dai bagliori dorati, sferzava le cime delle voluminose colline tutt'intorno, che sotto quel manto rilucente si accendevano con tonalità di verde sconosciute ai forestieri. Il pranzo per gli ospiti era stato preparato nella sala centrale del palazzo di Sygma, chiamata Delle Quattro Stagioni, per la presenza sotto le quattro grandi vetrate rettangolari di altrettanti dipinti raffiguranti le allegorie dell'Inverno, della Primavera, dell'Estate e dell'Autunno. La particolarità di questa sala era quella di essere perfettamente illuminata ai solstizi e agli equinozi. Attorno alla tavola vi era una vivace agitazione e tutta la corte sembrava affascinata dai racconti dei due viaggiatori giunti a Sygma. Guglielmo, il più anziano, era abbigliato con un vestito di velluto blu e guarnito con ampi e vistosi bottoni ottonati, mentre stretti calzoni di cotone finivano racchiusi in lunghi stivali di cuoio. L'altro invece era vestito alla maniera dei giovani studenti che in quei tempi animavano le scuole cattedrali e cittadine, con un abito a metà tra il borghese e il militare. Ciò che colpiva invece era il suo aspetto, luminoso e superbo, come se la magnificenza di quelle terre avesse acceso in lui una luce di primordiale fulgore. Ad un tratto, il più giovane di loro propose al re, alla regina e a tutti i presenti, un originale arcano. Cristiano così cominciò a dire: “Tre uomini si trovano in un Giardino meraviglioso e fissano un bellissimo Fiore. Il primo si contenta di ammirare il Fiore senza però toccarlo mai. Il secondo decide di vendere tutto ciò che possiede e acquistare quel Giardino, anche se non sceglierà mai di cogliere il Fiore. Il terzo, infine, coglie il Fiore, ma solo per sottrarlo alla vista di tutti gli altri e conservarlo nella sua dimora. Chi fra i tre uomini possiede veramente quel Fiore?” Tutti allora cominciarono a ragionare, interessati e divertiti, su quel misterioso indovinello. Tutte le ipotesi furono avallate dai presenti e ciascuno scelse quella a suo parere più efficace. Alcuni ragionarono seguendo l'istinto, altri la Fede. Qualcuno cercò di rispondere scimmiottando ragionamenti filosofici, altri ancora addirittura chiamando in causa la logica matematica. Per certi era in ballo la morale, per altri l'etica. Perfino la legge e i diritti di proprietà furono tirati in ballo. E mentre quella sfuggente soluzione teneva occupati i presenti, nella sala giunse la principessa Chymela. Ella appariva come una di quelle bellezze di Avignone o Carcassonne, con occhi di un'ambrata trasparenza, pelle bianca come alabastro e labbra dai riflessi di corallo. I capelli erano lunghi e chiari come il grano all'imbrunire e il sorriso radioso dai riflessi di madreperla. Tutti si alzarono in piedi e Cristiano restò a guardarla. La ragazza avanzava nella sala avvolta da una gioia radiosa e teneva il viso leggermente chino, come a voler sfuggire a tutti gli sguardi dei presenti e tener celata la felicità che traboccava dai suoi occhi vispi e dal suo solare sorriso. “Vieni, Chymela.” Fece suo padre, indicando il posto accanto al suo. “Ho udito che la corte è alle prese con un singolare quesito...” sorridendo al padre la ragazza “… del quale, sono convinta, il nostro arguto ospite conoscerà di certo la soluzione.” “Nessuno temo la conosca, milady…” fissandola Cristiano “... forse è celata solo nel cuore di chi ascolta e legge...” sorrise “... volete scegliere una delle tre, milady?” “Perché non rispondete voi a quel quesito, messere?” Guardandolo Chymela. “Chi secondo voi, dunque, possiede davvero quel Fiore?” Guisgard si guardò intorno, ma tutto era come prima. Nessuna panca era rotta o fuori posto. “Milady è stanca, mio signore…” avvicinandosi l’arcicappellano “… meglio condurla nella sua stanza…” “Ora ripartiremo…” fissandolo Guisgard e stringendo a sé Talia, come a volerla tranquillizzare “… siamo stati fin troppo qui… oggi stesso riprenderemo il nostro cammino…” “Già, sua eccellenza ha una missione, vero?” Entrando il vecchio guardiano. “Anzi, un tesoro da trovare… ma forse è un viaggio troppo lungo e tortuoso da affrontare per un uomo solo e una ragazza cieca…” |
Reas si lascio cullare in quei suoni donati da Elisabeth.
“Sono anime in pena…” disse poi alla maga “… condannate dalla loro follia… sono mesi che non metto piede li dentro… ma se vorrete, vi accompagnerò, milady…” I due allora presero la via della torre. Il guardiano aprì e salirono fino in cima, dove si trovava una vasta sala dominata da un profondo silenzio. Reas ed Elisabeth entrarono, senza però vedere nessuno. Ad un tratto apparve un’ombra. “Cosa cercate?” Chiese. “Avete portato delle fragole?” “No, messer Goz…” rispose Reas “… come state voi?” “Sapete che esiste una malattia…” fissandolo Goz “… una malattia capace di uccidere con un rosa o con un carciofo… basta una puntura e si muore…” “Qui siete al sicuro, messere.” Sorridendo Reas. “Lady Elisabeth, rammentate?” Indicandogli la donna. “Voleva vedere questa torre.” |
Il falco fissò Cavaliere25.
“E perché mai dovrei aiutarvi ad uscire da qui?” Domandò. “Vi siete cacciati voi in questo guaio!” “Su, falchetto, aiutaci…” disse Tieste. “Sono offeso!” Ribatté il rapace. “Anzi, vi lascerò qui… al fresco!” |
Guardai il falco e dissi che tu sia maledetto se tu parlavi alla locanda a questa ora non saremmo qui saremmo noi offesi dal tuo comportamento hai insultato senza motivo il locandiere e in più non ci tiri fuori dai guai meglio se te ne vai prima che ti uccida con le mie mani
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Quella nuova visione mi attraversò l’anima... sussultai violentemente e, se non ci fosse stato Guisgard a stringermi a sé, probabilmente sarei caduta...
“Tre uomini si trovano in un Giardino meraviglioso e fissano un bellissimo Fiore...” iniziai allora a recitare, quasi senza rendermene conto “Il primo si contenta di ammirare il Fiore senza però toccarlo mai. Il secondo decide di vendere tutto ciò che possiede e acquistare quel Giardino, anche se non sceglierà mai di cogliere il Fiore. Il terzo, infine, coglie il Fiore, ma solo per sottrarlo alla vista di tutti gli altri e conservarlo nella sua dimora. Chi fra i tre uomini possiede veramente quel Fiore?” Chiusi gli occhi e sospirai profondamente, mentre le mie mani si serravano stringendo la camicia di Guisgard per cercare di tenermi in piedi... Ero stanca, infinitamente stanca e quegli uomini non avevano probabilmente tutti i torti... “Interessante arcano...” ripresi a dire, la voce sottile come un sussurro “Un arcano e mille possibili interpretazioni... mi chiedo chi sia a poter dire di conoscerne davvero la risposta! Voi...” proseguii sollevando gli occhi verso il cappellano “Voi potete dire di conoscerla, padre? Oppure il nostro buon guardiano la conosce?” Abbassai appena la testa e per qualche attimo rimasi in silenzio... “Sono stanca!” mormorai poi, verso Guisgard “Sono davvero molto stanca. Troppo! Non credo che potrei cavalcare adesso! Riposiamoci, ti prego... riposiamoci questa notte, partiremo domani mattina! ...Vuoi?” |
Guisgard a quelle parole di Talia annuì e la prese in braccio.
“La porto nella sua camera…” disse, per poi avviarsi verso la porta. “L’arcano…” disse il vecchio guardiano “… lo ricordo perfettamente… e voi, milord?” Fissando Guisgard. “Voi segnaste anche questo nel vostro diario, rammentate? Tutto è raccolto in quel libricino… i sogni, il viaggio e tutto il resto…” Guisgard uscì e portò Talia nel palazzo, fin nella sua stanza. “Ora riposati…” mettendola sul letto “… poi quando ti sentirai meglio lasceremo questo luogo… io resterò qui e aspetterò che tu ti sia addormentata…” |
Fyellon si mosse in avanti, appena Orco il Rosso si avvicinò ad Altea.
Poi prendendola per mano, il cavaliere portò più indietro la ragazza. “Quella tomba è vuota…” fece Orco “… è vuota perché lady Arya, mia… mia moglie, è ancora in vita…” “E perché c’è la sua tomba nel cortile del castello?” Domandò Fyellon. “Perché ella ha voluto così…” rispose Orco “… perché è convinta che morirà presto…” “Perché voi avete reso sterile la sua voglia di vivere!” Gridò Nanzia. “Voi avete fatto appassire mia figlia! Voi, che siate maledetto!” Ma Orco prese la mano della donna e la zittì con un grido. “Zitta, vi dico!” Urlò. |
Fyellon mi prese per mano, mi nascosi dietro a lui...ero stanca di questa situazione insostenibile, stavo vivendo troppi misteri strani in quel castello...Fyellon voleva sapere il motivo per cui vi era una tomba vuota per la moglie...ella voleva morire...poi intervenì una donna, che disse Arya era sua figlia.
"Voi avete reso sterile l'amore di questa donna messer Orco?nemmeno vi preoccupate del suo stato di salute, ella vi ordina una tomba perchè vuole morire e voi la fate costruire invece di cercare di restituirle la vita interiore...posso vedere vostra moglie?"..guardai la madre che piangeva disperata. |
Salimmo lungo una scala molto stretta....era in pietra, sino a quando non arrivammo in una sala....c'era Goz, sembrava felice di vederci o forse era felice di vedere qualcuno...voleva le fragole, sembrava un bimbo a cui avevano negato un dolce........" Un momento Reas....solo un momento......Goz, mi riconoscete ?....il vostro Carrozzone, guardate...vi ho portato delle magnifiche fragole, sapranno addolcire le vostre labbra, senza farvi alcun male.........ditemi cosa cercate...tra la rosa e il cardo....le loro spine possono spargere molto sangue.......e' questo che intendete?..."...misi la meni a coppa.....ed aprendole offrii a Goz delle bellissime fragole....." Reas...la Rosa e il Cardo....sono le insegne di qualche famiglia di Tylesia ?.....".....
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Goz sorrise e prese le fragole offerte da Elisabeth. Fissò poi la donna e si avvicinò a lei.
“Si…” mormorò “… ascoltate…” E cominciò a recitare: “Tre uomini si trovano in un Giardino meraviglioso e fissano un bellissimo Fiore. Il primo si contenta di ammirare il Fiore senza però toccarlo mai. Il secondo decide di vendere tutto ciò che possiede e acquistare quel Giardino, anche se non sceglierà mai di cogliere il Fiore. Il terzo, infine, coglie il Fiore, ma solo per sottrarlo alla vista di tutti gli altri e conservarlo nella sua dimora. Chi fra i tre uomini possiede veramente quel Fiore?” "Bella storia, messer Goz…” intervenendo Reas “… ora però è meglio che vi riposiate… non dovete stancarvi troppo…” |
Sospirai mentre ci allontanavamo... era curioso, fuori da quella cupa cappella mi era sembrato di sentirmi subito meglio.
Guisgard mi portò fino al palazzo, poi su per qualche rampa di scale e percorse alcuni corridoi... Citazione:
Sospirai di nuovo, pacificamente... i miei occhi erano ormai chiusi ed io stava scivolando sempre più in quello stato di vaga coscienza che precede il sonno... Sorrisi ed intrecciai la mia mano alla sua... “Oh, resta qui...” sussurrai “Resta qui con me, ti prego...” Il sole era alto quel pomeriggio e il Casale degli Aceri era immerso in un silenzio assoluto, quasi irreale. Una leggera brezza aleggiava tra il bosco ed il giardino e mi faceva volare i capelli, il profumo degli iris che ricoprivano la facciata orientale dell’edificio era tanto forte da stordire i sensi. Io, seduta con la schiena appoggiata al grosso masso al centro del giardino, le gambe piegate e uno spesso quaderno appoggiato ad esse, scrivevo. Il Maestro ed i miei fratelli se n’erano andati di buon ora al lago, quella mattina... ed io, rimasta sola, mi ero sistemata in quell’angolo di pace... mi piaceva scrivere, mi rilassava. Non sapevo per quanto tempo ero rimasta lì, mettendo nero su bianco pensieri, idee, riflessioni, sogni, visioni, considerazioni... Poi, di colpo, quel rumore proprio dietro le mie spalle. Sussultai... sussultai tanto violentemente che tutto mi scivolò di mano, l’inchiostro si rovesciò ma io non ci feci caso... Allarmata mi voltai indietro, verso il viale e quel rumore inatteso. Un attimo solo di spavento... poi sorrisi leggermente. “Guisgard!” esclamai. Il ragazzo aveva scavalcato alquanto rumorosamente la staccionata che divideva il bosco dal giardino del casale ed ora stava procedendo verso di me... “Mi hai spaventata!” soggiunsi, quando mi ebbe raggiunto “Che cosa fai qui? Il Maestro ha detto che non sareste tornati prima di sera!” “Si, ma tu eri rimasta qui da sola! Volevamo solo accertarci che stessi bene!” Sorrisi di nuovo... “Che cosa potrebbe mai accadermi qui?” “Oh, non si può mai sapere...” minimizzò lui, con un’alzata di spalle. Lo studiai per appena un istante, poi sorrisi... “Gliel’hai messa tu questa idea in testa al Maestro, vero? E... lasciami indovinare... solo per allontanati un po’... per venire qui... perché... perché tu ti annoi ad esercitarti con tutti gli altri, vero? Ti secca ripetere gli stessi esercizi cento volte...” Lui mi lanciò un’occhiata obliqua... “Non so di che cosa parli...” rispose con un’alzata di spalle e fin troppa noncuranza per risultare credibile. Poi, di scatto, si sedette vicino a me e sbirciò il quaderno che avevo raccolto e con cui stavo distrattamente giocherellando... “Allora...” soggiunse “Che cosa stavi facendo?” “Scrivevo!” risposi, chiudendo prontamente il quaderno. “Che cosa?” “Molte cose!” I suoi occhi indugiarono ancora per qualche istante su quel quaderno, ora stretto tra le mie mani... poi tornarono sul mio viso... “Perché?” “Beh... perché mi piace. Perché mi rilassa. Perché mi aiuta a riflettere.” “Ed hai... hai scritto anche qualcosa su di me, lì?” Lo fissai ed un grande sorriso mi si allargò sulle labbra... “Perché vuoi saperlo?” domandai. Lui mi scrutò per un istante, poi batté le palpebre e il suo sguardo cambiò... ed anche lui sorrise. “Dai, vieni...” disse, prendendo la mia mano e tirandomi in piedi “Ho visto un nido di pettirossi venendo qui... te lo mostro prima di tornare al lago!” Aprii gli occhi con un piccolo sospiro... La mano di Guisgard era ancora intrecciata alla mia ed io potevo sentire il suo respiro lento e tranquillo... dormiva... sorrisi e sollevai una mano a carezzargli piano i capelli... anche lui doveva essere stanco, molto stanco, anche se non lo avrebbe mai e poi mai ammesso. Non sapevo per quanto tempo avevo dormito... non sapevo quanto fosse presto, o se fosse tardi... ma sapevo che non volevo svegliarlo, non ancora. Volevo che riposasse. E fu così... sfiorando con la punta delle dita i capelli di Guisgard e ripercorrendo distrattamente quel sogno che mi aveva appena attraversato la mente, che le parole dell’anziano guardiano mi tornarono alla mente... “L’arcano...” aveva detto “… lo ricordo perfettamente... e voi, milord? Voi segnaste anche questo nel vostro diario, rammentate? Tutto è raccolto in quel libricino... i sogni, il viaggio e tutto il resto...” Un libricino... un quaderno che Andros teneva... un quaderno come quelli che tenevo io... Un brivido mi corse lungo la schiena a quell’idea... un brivido di paura e di eccitazione insieme... perché se solo avessimo potuto mettere le mani su quel libro, quante e quante cose avremmo scoperto, quanti e quanti misteri svelati, quante e quante domande avrei potuto rispondere... Ma dove poteva essere quel quaderno, adesso? Poteva essere in quel palazzo? Potevamo provare a cercarlo? La mia mano, che ancora stava accarezzando piano i capelli di Guisgard, si bloccò di colpo... a lui non sarebbe piaciuta quella mia idea, non gli sarebbe piaciuta affatto. |
"Maestro.... non sapreì cosa dirle..... cerco di fare del mio meglio...." sorrisi imbarazzato. Eravamo giunti, dinanzi all'ingresso di questo maniero maledetto.... si vedeva che l'aria che si respirava era intrisa di tristezza e sofferenza.
Riflettendo su ciò e osservando il maniero, decisi di immortalarlo nelle pagine del mio diario di viaggio. Era veramente mastodontico come complesso. Poco dopo ci venne ad aprire un servitore, seguito da un omone che veniva chiamato l'Orco, chissà perchè.... vidi che entro le mura di questo maniero vi erano Lady Altea ed un altro uomo..... Lady Altea la conoscevo, poichè più volte era stata menzionata nell'ultima avventura; scesi da cavallo e omaggiaì la dama....subito dopo mi presentaì all'uomo che la accompagnava: "Saluti Nobile Signore, il mio nome è Parsifal....per servirla. Questi sono i miei compagni di viaggio..... damigella Lilith e il mio Maestro d'arme, Cavalier Redentos." |
Fyellon annuì a quelle parole di Parsifal e con un cenno del capo salutò il giovane cavaliere, Lilith, Redentos e Nanza.
Altea, intanto, aveva chiesto ad Orco il Rosso di sua moglie. “Non ho fatto costruire io quella maledetta tomba...” mormorò il padrone del castello “... e sinceramente non voglio averci nulla a che fare...” fissò allora il cielo dalla finestra e chiamò il servitore “... è notte, assegna a ciascuno di loro una stanza... vedranno lady Arya domattina...” “Voglio vederla ora!” Esclamò Nanza. “Buonanotte a tutti...” fece Orco, per poi ritirarsi. Il servitore allora accompagnò tutti loro nelle varie stanze. Altea, Lilith e Nanza, essendo dame, furono alloggiate nella stessa stanza. Parsifla, Fyellon e Redentos, invece, furono sistemati in un'altra essendo maschi. La notte scese rapida sul sinistro maniero. Un buio inclemente ne avvolgeva le mura e in lontananza spettrali bagliori squarciavano la perenne e primordiale oscurità della selva. Ad un tratto, nel cuore della notte, si udirono dei rumori, come se qualcuno duellasse con una ferocia inumana. Redentos, destato da questi rumori, si avvicinò alla finestra e vide fuori. “Cosa sono questi rumori?” Domandò Fyellon. “Vi credevo addormentato...” “Con un occhio solo.” rispose Fyellon. “Non so cosa sia stato...” tornando a guardare fuori Redentos “... sembrerebbe un duello... ma ora pare terminato...” Passarono così alcune ore, senza che quel rumore tornasse a farsi udire. Poi, finalmente l'alba e tutte le ombre di quella notte svanirono. |
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