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Il militare ci portó da Goz, un uomo dai modi spicci e l'aria gagliarda che ci fece accomodare appena arrivati.
Tentó di far parlare il piccolo, ma senza risultati. "Neanche con noi ha parlato. Credo sia sconvolto per ció che ha visto durante l'attacco, é solo un bambino in fondo, non un legionario" rispondendo a Goz. Poi mi rivolsi a bambino, prendendolo e facendolo sedere sulle mie gambe. "Ehi ometto, ricordi cosa mi hai promesso? Il capitano ti ha solo chiesto come ti chiami, andrá tutto bene" gli dissi dolcemente stringendo le piccole e paffute manine. |
Piano piano riuscivamo a ritrovare qualche sopravvissuto, ma erano comunque una minoranza. Una minoranza che mi metteva tristezza, pareva che i nostri sforzi non bastassero mai. E mentre lavoravamo senza sosta uno dei tre uomini borghesi ebbe un mancamento.
Mi precipitai a soccorrerlo. << Signore state bene?>> cercai di fargli un po' d'aria con la mano davanti al viso sollevandogli poi il capo. Mi guardai intorno senza sapere più come fare. Io non ero abituata a tutto quello, la mia vita era sempre passata nel lusso e nell'ordine. Intanto i miei occhi vagavano nella speranza di ritrovare il militare. Era dall'inizio dell'attacco che non ne vedevamo traccia. |
Quegli oscillamenti del biplano, la tensione..stavo male, una improvvisa nausea si impadroni' di me. Rivolsi lo sguardo al Cielo pregando...un Angelo, da quelle nuvole che si confondevano col fuoco delle granate, venisse a salvarmi..Dio perché permettervi che il Maligno infierisse su tuo Figlio?
Mie sorelle urlavano mentre il povero Dorat e Rodian cercavano di darci coraggio Ad un tratto venne inferto al biplano un colpo potente, proprio alla coda del velivolo. Forte fu il colpo che oscillai bruscamente, cercando di tenermi forte ma battei violentemente la testa al finestrino..gli ultimi ricordi..fumo, urla e poi nebbia ed il buio perdendo i sensi. |
Osservai l'uomo con uno sguardo impassibile e freddo.
"Già, così come nessuno ha autorizzato voi a giocare a fare l'eroe intralciando le nostre operazioni, toccava a noi abbattere quegli aerei, non a un civile.." tagliente. Quell'intromissione proprio non mi andava giù, era il mio compito, il mio ruolo, e che qualcuno me l'avesse soffiato da sotto il naso riuscendo magicamente a partire prima di noi mi dava parecchio fastidio. Eravamo i migliori piloti della Legione Straniera, non dei pivellini. "Tuttavia avete ragione, non è compito nostro controllare.." squadrandolo nuovamente con occhi gelidi "Ma sarà mia premura informare chi di dovere...". Lanciai un'ultima occhiata in giro. "Andiamo ragazzi, torniamo alla base.." facendo un cenno ai miei due fidati legionari. |
Ma il bambino come risposta si lasciò affondare fra le braccia di Gwen, continuando a rintanarsi in quel suo silenzio.
“Forse neanche sa parlare.” Disse Goz. “Forse davvero questo bambino è muto.” |
Dacey soccorse Poeh che aveva perso i sensi a causa dello straziante spettacolo circostante e alla fine riuscì a fargli riprendere conoscenza.
Ad un tratto si udì una sirena ed arrivò una camionetta dalla vicina base legionaria. Portava alcuni medicinali per il primo soccorso da prestare ai feriti. Ma era chiaro che ciò non bastava. Infatti anche l'ospedale del borgo era stato danneggiato dall'attacco. Intanto Dacey continuava a cercare tra la folla il volto del militare che sembrava svanito nel nulla. “Mi chiedo” disse Leones “dove diavolo sarà finito il capitano...” “Magari è morto sotto qualche crollo” fece Fines “oppure ucciso durante il bombardamento.” |
Il bambino non rispose, ma si lasció affondare fra le mie braccia ed io lo strinsi forte.
"Io e il dottor Fermer vi possiamo assicurare che non lo é. É solo molto spaventato" rispondendo a Goz. Pensavo continuamente a quella parola, l'unica che il bambino avesse pronunciato. "Ha parlato di un Gufo Nero. Vi dice qualcosa?" continuando a cullare il piccolo. |
Anche se cercavo di non pensarci probabilmente era proprio vero, i due uomini lo avevano ammesso prima di me. Probabilmente l'affascinante militare che aveva suonato per me era morto. Mi sentivo presa dallo sconforto, sembrava che la mia presenza portasse la morte, sapevo che non era così, che non poteva essere così eppure... Prima la mia famiglia, il mio regno, ora Guisgard e questa città
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La verde campagna di Cherval, i suoi alti monti ed il vento che perenne soffiava sui suoi palazzi e sulle sue chiese.
Poi il volto di suo nonno, il terrificante avanzare dei carri, il boato dei cannoni e quel sinistro simbolo di morte impresso sulle sventolanti bandiere rosse di Canabias. Altea, dopo questi sogni confusi, finalmente aprì gli occhi. Il cielo era sereno, di un pallido candore, mentre intorno a lei l'aria era fredda. Un silenzio avvolgeva ogni cosa, rotto solo dal curioso schioppettio che lei udiva poco distante. |
Kostor si avvicinò a Clio, mentre l'uomo del capannone li fissava in silenzio.
“Tenente...” disse a lei piano “... siete certa volete andar via così? Quest'uomo non mi convince, inoltre ho notato è zoppo... come può aver pilotato un aereo ed ingaggiato battaglia con due Valchiria? Per me ci nasconde qualcosa...” |
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