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Bevvi e bevvi ancora, fin quando l'uomo smise di dimenarsi ed i suoi spasmi si annullarono.
Mi sentivo finalmente appagata, soddisfatta, sazia ed era una sensazione indescrivibile, che mai si potrebbe provare nemmeno col cibo più prelibato. Perché solo il sangue era vita. Elv fece lo stesso, mentre lo guardavo sempre più compiaciuta. Poi venne da me e mi baciò, in quella che ormai era diventata una consuetudine fra noi. Come un brindisi in conclusione della nostra cena peccaminosa. E i nostri sapori si mischiarono al sangue, che impregnava ancora le nostre labbra e le nostre lingue. Era oscuro, era perverso, era eccitante e mai ci avrei rinunciato. Ridacchiai alle sue parole. Poi, raccolsi quel sangue, frammisto dei due uomini, dalle mie labbra con la lingua. "L'abilità di un cacciatore è data anche dalla prelibatezza delle sue prede, e tu stai decisamente migliorando... I miei complimenti...'' con un sorrisetto, prima di cogliere anche dalle sue labbra quel nettare con la punta della lingua, lentamente. https://uploads.tapatalk-cdn.com/201...635a54844b.jpg Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Sentivo il mio sangue ribollire impaziente e una parte di me a lungo assopita scalpitava ora come un cavallo indomabile.
Dovevo sapere. Sapere se Lui fosse finalmente tornato da me come aveva promesso, coltivando dentro di me il seme della notte. “ Gli occhi lo sono di certo e confesso di avervi guardato a lungo, negli occhi, proprio per provare a scoprire qualcosa in più di voi. Siete un uomo tanto misterioso...” Avrei voluto dire altro, spingermi oltre, tentando quasi di metterlo alle strette. C’ero quasi, e una volta nei giardini sarebbe diventato ancora più facile... Un rumore infranse ogni occasione. Un rumore, una voce, la sua voce. Mi voltai con la mascella serrata, dando a mio fratello la peggiore delle mie occhiaie, trovandolo colpevole di averci interrotti. Di aver interrotto quella atmosfera confidenziale e quasi magica che faceva sembrare tutto possibile. “ Temo mio fratello abbia esagerato un poco con il vino... Lui è sempre così avvezzo ai piaceri della carne, il bere, il mangiare, il divertimento profano... le donne... Una vostra parola Barone e ignorerò il richiamo di mio fratello per poterci concedere la nostra passeggiata. Dunque, cosa davvero desiderate fare?” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Il sapore del sangue ancora caldo, vivo, pulsante, quello di Gwen, delle sue labbra e della sua lingua.
Tutto ciò sentì Elv baciandola, facendo sua quella bocca. Un bacio carico di desiderio, di slancio. Un bacio al chiarore sinistro di una Luna proibita. Una lunga e densa goccia di quel nettare rosso cominciò a scivolare lungo il mento di Gwen, con Elv che subito la raccolse con un dito. Allora portò quel dito sul corpetto della vampira, dove la piega dei seni era racchiusa dalla stretta scollatura. Cominciò ad ungere la pelle di lei, disegnando un linea lungo la curvatura dei seni stretti fra loro. Nel farlo la guardava. Allora chinò il capo, portando le labbra sul corpetto e succhiando quella striscia rossa, assaporandola con l'odore della pelle di Gwen. “Passeggerai dopo, Dacey.” Disse il Maresciallo quasi richiamando sua sorella. “Ora il barone deve brindare con i suoi fidati uomini.” Tutto infatti era pronto. “I doveri di un signore” fece il barone Minsk “sono tassativi come leggi. Impongono oneri e richiedono onori.” Il Maresciallo sorrise. “Tuttavia” continuò il nobile signore di Monsperone “Ade ignorò i suoi obblighi nell'Oltretomba per fuggire in un bosco molto simile ad un giardino per rapire la sua Persefone.” Guardando Dacey e sorridendo enigmatico. “Mio signore?” Non comprendendo quelle parole il Maresciallo. “Brindate al mio ritorno” a lui Minsk “e mangiate alla mia salute. Dite al saltimbanco di danzare e cantare affinchè tutta Monsperone festeggi.” Prendendo di nuovo il braccio di Dacey. “Io, dopo mesi di prigionia e solitudine, ho bisogno di rivedere le stelle e di ascoltare la Luna. E vostra sorella sarà una meravigliosa Euridice per condurmi nell'oscurità sognante di questa notte.” E con Dacey uscì nel giardino, lasciando un perplesso Maresciallo a fissarli. Rosso sulla sua pedana restò turbato a guardare i due uscire dalla sala ed allontanarsi dalla sua tela. |
Il suo sapore pulsava, vivo come quel sangue rosso e viscoso che ci legava in un vincolo eterno.
Sentii scivolare lenta una goccia sul mento, ma lui si premurò a raccoglierla. Lo guardai con un mezzo sorriso malizioso e divertito a quei suoi movimenti sulla mia scollatura per ungerla con quel sangue. Poi iniziai a gemere per il piacere che le sue labbra e la sua lingua mi davano, per assaporare quel sangue ed io affondavo le dita fra i suoi capelli per stringerlo ancor più a me ed elevare al massimo quel godimento. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Mal sopportavo quel modo cui mi si rivolgeva.
Lo aveva sempre fatto, fin quando ero piccola, a volte tanto da portarmi alle lacrime. Invece di confortarmi, mia madre mi aveva insegnato a sorridere, in qualsiasi circostanza, perché così ci si aspettava da una donna. Un bel sorriso e l’ubbidienza. Tentai un sorriso forzato, le labbra che si assottigliavano,tirate all’insù ma il mio corpo intero si era irrigidito dal fastidio di essere stata richiamata, comandata. Evitando di rispondere, lasciai la replica al Barone mentre già mi preparavo ad avanzare verso mio fratello e il resto dei suoi, prendere un bicchiere e unirmi al brindisi esibendo sempre il mio sorriso tirato. Tuttavia, nonostante il preambolo che poteva trarre in inganno, elegantemente il Barone decise di declinare l’invito del Maresciallo preferendo la mia compagnia e la prospettiva della passeggiata nei giardini baciati dalla Luna. Vidi il disappunto ma anche la perplessità sul viso di mio fratello mentre io ero poco meno che trionfante. Per una volta qualcuno che non aveva seguito le indicazioni di mio fratello e per di più lui non poteva neanche avanzare rimostranze. Circondai con il braccio quello del Barone e nello stesso momento potei notare niente meno che Rosso sulla sua pedana, prossimo all’esibizione. Non lo avevo scordato e soprattutto non avevo scordato le sue intenzioni. Ora si sarebbe esibito mentre il Barone era fuori dalla sua portata. Sapevo che in quell’istante, passandogli non lontano per lasciare la stanza, il cavaliere mascherato mi stava quanto meno maledicendo e mentalmente indirizzando le peggiori offese. Cosa poteva importarmi di un misero uomo e la sua misera vendetta quando io dovevo scoprire se passeggiavo a fianco di Lui, il Re delle Tenebre. “ Devo confessare che mi avete sorpresa e lusingata allo stesso tempo, rifiutando di restare a onorare impegni e doveri solo per poter passeggiare con me. Ora dunque mi sento invasa da una grande responsabilità, fare in modo che questa nostra passeggiata al chiaro di luna sia la migliore che abbiate mai avuto.” Avevamo lasciato la sala affollata e confusionaria, rumorosa per le chiacchiere e la musica, inoltrandoci invece nella pace esterna, dominio di grilli canterini e rapaci notturni alla ricerca di prede. I versi di questi animali erano l’unico suono capace di giungere alle nostre orecchie, insieme al fruscio delicato delle foglie appese agli alberi in fiore, dei rami del salice piangente che si scontravano e incontravano e del selciato che veniva calpestato ad ogni nostro passo. Il tutto ultimato dal mio vestito, con le sue sete leggere e morbide, che toccava il terreno come una frusciante carezza. “ Pensate che io sia troppo ambiziosa? In fondo qui non posso offrirvi vino pregiato, cibi gustosi, dolci elaborati, divertimenti e musiche, solo la mia presenza.” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Avvertivo freddo, tra l' ambiente così misterioso e gli spifferi che entravano tra le feritoie del Castello.
Mi avvicinavo pieno e alzai gli occhi al Cielo girandomi attorno..lassù quella fiammella ferma eppure tremolante in quella Torre...forse la Torre dove Lui mi aspettava forse no. Mi guardai attorno per vedere se vi erano salde scale per salire e il suo volto mi apparve come le altre volte..ma era davvero lui o era un inganno? https://popcorntv.it/uploads/files/f..._Caraibi_2.jpg |
Le mani di Gwen nei bruni e lunghi capelli di Elv, mentre la sua testa era china sul petto di lei.
Sentiva l'umido struscio della lingua di lui sulla sua pelle nuda, sin nella piega calda della sua scollatura, poi il sorbire delle labbra del vampiro che lambivano e succhiavano quella goccia di sangue nella stretta piega dei suoi seni pallidi. Non smetteva, non voleva farlo, anzi succhiava e leccava quella pelle bianca con ardore, desiderio, avidità. Altea avanzò verso quel luminoso e tenue tremolio. Proveniva da una finestra della torre. Entrò nel dongione e vi si avvicinò. C'era una porticina in legno, per metà consumata dai tarli, mentre i cardini erano rosi per la ruggine. Da lì proveniva la debole luce. Guardò all'interno e vide qualcuno curvo a scrivere su un rozzo tavolo di legno, alla fioca luce di una candela. Il Barone prese il braccio di Dacey e nello stupore generale lasciarono insieme la sala, seguiti dagli sguardi perplessi del Maresciallo, quelli enigmatici di Fagianus e quelli infine contrariati di Rosso. Dal chiarore delle candele e della lampade, la ragazza ed il nobile signore si ritrovarono al pallido alone di una Luna splendente di un silenzio fatto di stelle ed ombre. Incorniciato in quel viso ovale e dai bei lineamenti, racchiuso da lunghi capelli scuri ed una barba perfettamente curata, lo sguardo del barone passò dalla Luna al viso di Dacey, per poi sorridere appena. “Anche la fiabesca Sharazade” disse lui “ambiva ad offrire piacere e felicità al suo Sultano, narrando ogni notte una fiaba nuova...” fissandola in tutto il suo splendore “... e non sono forse favole i vostri occhi ambrati? O le vostre labbra coralline? Come la sinuosità dei vostri modi e la sensualità delle vostre movenze.” Guardandola tutta in quel suo sensuale abito. “Dopo mesi di prigionia, senza mai il conforto della bellezza, della luce del giorno e del silenzio della notte, un uomo può anche impazzire, sapete? Dimenticare il fascino del mondo, della vita e di ogni sua promessa. E forse, allora, la mente ed il cuore fuggono via, nella fantasia o magari davvero nella follia... allora si immaginano volti mai incontrati e voci mai udite... forse io vi invoco da sempre... da quanto è lunga la mia cattività... ossia ben oltre la mia prigionia di qualche mese... forse vi sogno da sempre, prima di quanto possiate immaginare...” vicinissimo a lei. |
Avanzai lentamente e aprii quella porticina consunta e decadente.
Ad un tratto vidi una persona che stava scrivendo su un rozzo tavolo di legno e nell' aprire la porta si udì il cigolio. Entrai ma con cautela.."Chi siete..come mai siete in questo rudere" a voce bassa. |
Sentivo il movimento della sua lingua e l'ardore delle sue labbra calde, che cercavano ed inseguivano disperatamente quella goccia.
Ed io affondavo e stringevo le dita nei suoi capelli corvini e meravigliosi. Poi alzai il suo volto, ammirandolo in quel suo pallore screziato di rosso e lo baciai. Nel frattempo aprii il primo gancetto del corsetto. "Ti amo..." sussurrai piano, con voce calda e appassionata. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Rimasi sbalordita, i miei occhi color miele si spalancarono rivelando la loro luce curiosa, le mie labbra si schiusero incapaci tuttavia di replicare.
E come potevo? Come potevo replicare a parole che parevano dare risposte a domande che non osavo porre. Come potevo parlare quando non avevo che da perdermi nella voce del Barone. Rimasi sbalordita per ciò che disse, oltre a come lo disse. Rimasi sbalordita perché ogni singola parola sembrava ricalcare gli struggimenti che mi caratterizzavano fin dalla infanzia. Rimasi sbalordita perché era così che immaginavo di sentire parlare Lui, quando finalmente si sarebbe rivelato dopo una attesa di anni. O forse era tutta una mia idea. Il mio bisogno, la mia smania di trovarLo mi portava a leggere tra le righe, a cogliere riferimenti e coincidenze che forse non c’erano in semplici complimenti eleganti ed a tratti provocatori . Il Barone poteva semplicemente essere solo un uomo dotato di una buona dialettica, capace di sedurre con le parole e intrigare. Il Barone poteva semplicemente essere solo un uomo. La Luna illuminava generosa il nobile, mettendone in risalto il viso contornato dai capelli scuri ma soprattutto gli occhi neri come la notte più profonda. Eppure per la più piccola frazione di secondo mi parve di vedere... No, stavo immaginando. Quegli occhi erano semplicemente neri. Stavo solo immaginando. Doveva essere un gioco di luci. Non potevano essere diventati rossi per una frazione minima di secondo. Non potevano essere diventati quelli di Lui per il tempo che avevo sbattuto le ciglia. “ Avete l’invidiabile abilità di ammutolire una donna... “ Dissi trattenendo un sospiro per quella vicinanza tra noi. |
Nella stessa si sentivano ormai solo i gemiti di Aegos che incapace di continuare quella recita, quella farsa lasciva, era completamente perso ed abbandonato a quel gioco proibito ed immorale.
Lei lo deliziava col calore della sua bocca accogliente, calda, generosa, accalorando la sua eccitazione e portandolo ad una mascolinità estrema. Più giocava con la virilità dello stalliere, più in modo invitante muoveva il bacino riflesso nello specchio, quasi sapesse così di provocare il suo padrone. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta della stanza. Altea spinse la porta socchiusa ed entrò. Si voltò di scatto allora un vecchio dal volto rugoso e lo sguardo incanutito. “Voi piuttosto...” disse fissandola “... chi siete? Cosa ci fate qui? Non sapete è proprietà privata?” Elv rispose con un caldo bacio, avvolgente e profondo, quasi volesse penetrare sin dentro Gwen. Le sue dita affusolate scivolarono allora sul corpetto di lei, sbottonato nel suo promo bottone, ma che racchiudeva ancora i bianchi seni della vampira ben stretti. Un dito di lui penetrò nella piega della scollatura, insinuandosi fra i bianchi seni di lei, muovendosi poi piano. Intanto la baciava, cercando le sue labbra, assaporandole e rincorrendo la sua lingua ancora calda per qual sangue vivo da poco succhiato. “Anche io...” disse lui “... da morire...” il barone prese la mano di Dacey e la baciò. Prima in modo leggere, quasi solo accennato, con le sue labbra che sfiorarono appena la pelle di lei. Poi quel contatto divenne più caldo, più intenso e la sua bocca indugiò per un istante ancora su quella mano. Allora i suoi occhi neri al punto da confondersi con la notte e le sue ombre si alzarono verso il volto di Dacey. “Allora preferisco non proferire più parola se ho questo potere...” disse “... ammutolirvi? Le schiave restano in silenzio. Le prostitute forse e persino le preferite dei re e dei principi... voi invece? Cosa siete Dacey?” Senza smettere di guardare i suoi occhi. “Cosa vuoi essere tu, Dacey? Una succube? Una devota? O magari rapita come Persefone e portata via, lontano?” Con i suoi occhi che, per un attimo sembrarono tingersi di un vermiglio scuro, profondo, quasi sacrilego, scesero piano sulla generosa scollatura dell'abito di lei. Ed allora Dacey per un momento si sentì avvampare, il viso rosso, accalorato e nell'animo sentì come se avesse fatto una marachella, qualcosa di proibito. |
La sorpresa fu tanta nel vedere un anziano ricurvo a scrivere ma le sue parole mi stupirono e risposi balbettando..."Io sono la ...contessa Altea de Bastian...mi scuso" respirando piano per tenermi calma "Per essere venuta in una proprietà privata ma sono stata invitata, da un nobile..presumo il signore di questo castello" osservandolo con aria enigmatica e misteriosa.
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L’aria della notte portava con se una gradevole frescura, capace di sfiorare la mia pelle e gonfiare appena il lungo strascico del vestito.
Era una brezza leggera, piacevole ma smisi di avvertirla il momento stesso in cui le labbra del Barone si posarono sul dorso della mia mano. Proprio in corrisponde di quel bacio, prolungato ben oltre il normale baciamano, avvertii come l’accendersi di un fuoco. “ Che cosa voglio essere... chi voglio essere... Forse mi chiamerete folle, forse vorrete farmi rinchiudere se ora rispondessi in assoluta sincerità alla vostra domanda. Non una schiava, un prostituta o una concubina... Aspiro a qualcosa di più alto.” Il fuoco dalla mia mano si era diffuso, come un rapido incendio che si diffonde nel bosco, distruggendolo con le sue fiamme roventi. Tale era il mio corpo e tale divenne il mio animo quando nuovamente gli occhi del Barone mi parvero divenire vermigli. “ Una notte, moltissimi anni fa, mi venne fatta una promessa. Da allora attendo chi è in grado di realizzarla. Ho atteso a lungo e ora so di essere pronta. Questo è ciò che voglio...” Bruciavo, bruciavo dal desiderio, dall’impazienza, bruciavo dall’ardore derivante dalla mie parole. Ero un fiamme, rossa in viso per il calore che avvertivo eppure rabbrividii. Era il brivido del proibito, dell’oscuro, dell’occulto. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
A quelle parole di Altea che echeggiarono nello stanzino, il vecchio sgranò gli occhi.
La guardò incredulo. “Oh, io...” disse “... io non immaginavo... quindi il mio signore vi ha invitata, madama? Proprio stanotte?” |
Quella stanza ormai era il nostro paradiso, o il nostro inferno, i gemiti di Aegos erano sempre più intensi, sempre più forti, e rinvigorivano ad ogni istante il mio desiderio lascivo e lussurioso.
Adoravo sentirlo gemere in quel modo, così come adoravo il sapore della sua virilità nella mia bocca, come la riempiva, come sembrava fatto apposta per stare lì. Mi muovevo in modo abile, cercando di farlo impazzire sempre di più, sempre di più! Intanto muovevo anche il bacino verso lo specchio, cercando di provocare, invitare il mio padrone. Poi, qualcuno bussò, ed ebbi un tuffo al cuore. E se... Allora mi fermai per un momento, tornando in ginocchio e guardando Aegos con aria maliziosa. “Si?” Dissi, ad alta voce, senza però smettete di guardare Aegos “Chi è?”. Con il cuore che batteva sempre di più! |
Rispose al mio bacio come prima aveva assaporato i miei seni e fra essi scivolò il suo dito, muovendosi piano e facendomi sospirare.
Sorrisi alle sue parole. "È buffo quello che hai detto..." sussurrai piano, divertita, quando disse che mia amava da morire. Ma era appassionato, innamorato e lo adoravo così. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
La situazione si faceva sempre più strana, misteriosa ed enigmatica ma ero in gioco e io avevo un compito...conoscere forse colui che da molto aveva tormentato il mio animo, mente e forse corpo e pure forse anni addietro altre delle mie consanguinee..si, dovevo scoprire la verità.
"Oh si, ha detto mi stava aspettando, con fervore pure" avvicinandomi e sorridendo guardando il librone sul quale stava scrivendo.."Voi siete il suo servitore quindi?" e mi accorsi stavo indossando il bellissimo abito della visione. https://i.pinimg.com/originals/dd/5b...580d6b3385.jpg |
Il barone guardò Dacey nei occhi.
La guardò a lungo, con insistenza, quasi come se potesse leggervi in quegli occhi, come se conoscesse ogni loro segreto. “Una promessa...” disse piano lui, mentre l'aria della sera si faceva più fresca, sempre di più. Lo strascico di Dacey fu sfiorato da quella brezza notturna, strusciando sulle pietruzze del vialetto del guardino. Lei avvertì l'aria pungente della sera quasi accarezzare le sue caviglie. “Magari sono qui per quella promessa...” continuò lui “... come Faust quando tornò da Margherita... egli aveva il favore di Mefistofele, io invece i segreti di queste stelle... stelle che sono qui da sempre... ben prima della tua fanciullezza, Dacey...” fissandola. “Buffo...” disse Elv guardando Gwen e senza smettere di giocare nel suo corpetto “... perchè mai?” Ad un tratto i due vampiri sentirono dei passi nella vegetazione. Il vecchio indossava abiti logori e stava curvo sul tavolo, restando girato col capo verso Altea. "Io sono il custode di questo palazzo, madama..." disse "... ma ditemi, come avete fatto ad incontrare il mio signore? Quando l'avete visto? Io sono mesi che non ne ho notizie... forse persino anni..." perplesso. |
Mi sedetti su una poltroncina fatiscente..."E come mai non lo vedete da tanto tempo...mi è apparso in visione, sono anni che mi chiama...ma ho avvertito un pericolo e mi ha detto mi stava aspettando, di venire subito, e mi hanno detto che qui vi era un castello dove poteva essere il nobile, anni addietro amò una sygmese forse" ponendo i gomiti sulle ginocchia e le nocchie delle mani sotto il mento.."E' suo questo ciondolo?" mostrandolo al servitore.."Non saprei nemmeno il nome del vostro padrone ma so mi ama" e pronunciando quelle parole il mio cuore batteva forte, per un misterioso arcano.
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Sorrisi e alzai appena le spalle.
"Beh, noi siamo immortali ed è carino che tu mi dica che mi ami da morire..." dissi piano, baciandolo ancora. Poi, dei passi. "Accidenti, ma chi è tutta questa gente che va in giro di notte?" seccata per l'ennesima interruzione. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Aegos guardava Lys inginocchiata ai suoi piedi.
La guardava con una smorfia d'eccitazione, mostrandole la lingua in modo lascivo. Nessuno però rispose e di nuovo si sentì bussare alla porta della camera. “Si, il ciondolo raffigura il simbolo del casato del mio signore, madama.” Disse annuendo il vecchio ad Altea. “Non lo vedo da tempo poiché egli è un cavaliere e probabilmente è tornato ad Afragolignone... ed io aspetto qui il suo ritorno.” Elv sorrise. “Che spiritosa...” disse guardando con ironia Gwen. Poi quei passi. Provenivano dalla boscaglia. Era un carretto e sopra vi erano alcuni uomini, alcuni dei quali armati. “E' fuggito...” uno di quelli “... la tomba è vuota... ci sono stato due giorni fa... sotto la Torre degli incantesimi... lì era stato imprigionato.” Gwen ed Elv riconobbero quella voce: era Vanbelv. |
La brezza, si mosse tra le sete del mio abito e ancora lo sguardo del Barone che mi fece desiderare di non indossare nulla, affinché potesse saziare la sua vista con tutto ciò che potevo offrirgli.
Se lui era davvero il Lui che mi aveva fatto visita da bambina, ero pronta ad abbracciarlo e lasciare che mi avesse, per placare il desiderio e la lussuria che, ero certa, si annidava in entrambi i nostri corpi. “ Le stelle sono come gli occhi della volta celeste, da tempo immemore si stagliano lì in alto, a contrasto con il buio e ci osservano, silenziose, ci osservano giorno dopo giorno, anno dopo anno, vegliano su di noi, vedono i nostri passi incerti, i nostri successi e le cadute, vedono la nostra crescita e la nostra maturità e infine restano sempre magnifiche e splendenti anche quando chiudiamo gli occhi per l’ultima volta.” Ero rivolta proprio verso il cielo, pronunciando quelle parole verso le stelle e solo dopo tornai con il viso, sempre rosso, verso quello, sempre pallido, del Barone. “ I vostri occhi sono capaci di incantarmi molto più che la Luna o le stelle, mi appaiono come noti e famigliari, mi sembrano tanto attesi... Fermatemi se vi appaio come una folle che parla senza senso alcuno, fermatemi se non riuscite a comprendermi, fermatemi oppure mi convincerò di conoscervi da molto, molto tempo e esigerò da lui l’esaudire della promessa.” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Annuii.."Devo ammettere siete un bel po' di annetti o secoli che lo aspettate, allora visto sono qui per sapere chi sia...visto ha detto che mi aspettava proprio qui, almeno parlatemi di lui affinché io possa conoscere il suo nome e da dove proveniva, il vostro Signore non potrà mai venire qui in quanto è essenza di spirito ma sono venuta qui per scoprirlo" sempre più interessata.
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"Beh, io lo avevo detto che era buffo..." divertita.
Poi prestai attenzione ai passi e poi alle voci. "Vanbelv!" dissi piano ad Elv "Hai sentito? Secondo me si riferiscono davvero al Barone..." Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Nessuno rispose.
Eppure quel bussare si fece più insistente. Allora sospirai, e mi alzai. Forse se era davvero il mio signore non gli andava di annunciarsi. Presi l’abito a terra e me lo misi addosso in qualche modo, per poi andare ad aprire. |
“Continua, Dacey...” disse il barone fissandola “... continua... lasciati andare e torna indietro... a quei giorni di solitudine, indifferenza, quando tutti ti emarginavano e ti credevano folle, diversa, infelice...”
La Luna era muta, l'aria frizzante, mentre le stelle scintillavano lontane ed indifferenti in quel giardino i cui fiori ora erano solo i boccioli misteriosi che fioriscono nei segreti delle tenebre. “No no...” disse il vecchio ad Altea “... il mio padrone è vivo, forte... io lo sto aspettando e magari stanotte arriverà... forse per questo vi ha invitata proprio ora.” Annuì. “Volete sapere di lui? E' un nobile afragolignonese giunto qui alleandosi con i Taddei e gli altri cavalieri Capomazdesi. Finita la guerra è rimasto qui, sebbene il barone detestasse tutti i reduci Afragolignonesi.” Gwen ed Elv si misero ad ascoltare. “Dobbiamo dargli la caccia.” Disse Vanbelv agli altri. “Non so come abbia fatto a fuggire da quella prigione secolare... dobbiamo ucciderlo. Dissemineremo il simbolo del nostro clan ovunque a Chanty, fino a quando lo avremo preso e distrutto.” |
Ascoltai con attenzione le parole dell' anziano e il mio cuore sussultò e sorrisi sfiorando la mia veste.."Allora mi aspettava, voleva la mia presenza..il mio cuore è pieno di gioia, mi auguro di vederlo presto" e la mano si pose sul petto stringendo il ciondolo e in me qualcosa di vivo fece capolino in quel cuore freddo.."Il barone avete detto...aspettate, io sono stata nel castello del barone, vi era il Maresciallo, sapevo il barone era imprigionato e nelle segrete vi era imprigionato l' ultimo degli Afragolignonesi rimasti qui a Chanty...è imprigionato..forse ho perso qualcosa, confermate le mie perplessità" stupita.
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Rimasi senza parole e guardai Elv.
"Hai sentito? Hanno parlato di clan..." incredula "Ma di che clan parleranno? E perché c'è Vanbelv in mezzo?" ancora più perplessa. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Coscientemente mi sarei dovuta domandare come lui sapesse.
Avrei indagato, gli avrei chiesto se aveva parlato della mia infanzia magari con mio fratello o ne aveva sentito parlare dalla servitù. Coscientemente... Dove si trovava la mia coscienza? Inghiottita dagli occhi scuri come un abisso del Barone. “ Sono ricordi dolorosi, che tento sempre di dimenticare...” Provai a oppormi, non volevo rivangare in quel passato di cui avevo vergogna. Provai inutilmente perché alle mie orecchie le parole del Barone suonavano come dolci richieste da esaudire. “ Ero sempre da sola ma allo stesso tempo non lo ero mai. Anche quando gli altri bambini, mio fratello stesso, evitavano di coinvolgermi nei loro giochi, mi lasciavano da parte, io non ero mai davvero solo. Vedevo ciò che i più non riescono a vedere, ciò che relegano a fantasie e leggende. Vedevo creature figlie dalla notte, di altri mondi, e loro vedevano me. Ma soprattutto sapevo di avere sempre Lui che vegliava su di me. È per Lui che ho sopportato, è per Lui che ho fatto buon viso a cattivo gioco sapendo che un giorno sarei stata premiata per la mia sopportazione e pazienza. Lui coi suoi occhi... Occhi che a volte, oh forse sono davvero una folle, folle ragazza, a volte mi sembra di ritrovai nei vostri di occhi.” Confessai, sentendomi libera di un grosso peso. Confessai con la speranza di chi attente . Confessai senza battere ciglio, per non perdermi assolutamente nulla della reazione che il nobile avrebbe avuto. Confessai fremendo per ricevere in risposta un tanto anelato sguardo da quei famosi occhi rossi come il sangue. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Elv guardò Gwen con la stessa perplessità.
Il carretto però proseguì. “Forse dovremmo seguirli e scoprire cos'è questo clan...” disse lui a Gwen. “No, il padrone è libero.” Disse il vecchio ad Altea. “Lui non si farà mai catturare.” Sicuro il vecchio. “Ma ditemi... come mai tenete tanto a lui? Perchè è bello e nobile, vero?” Annuendo divertito. Il barone la guardò con un sorriso enigmatico, senza smettere di guardarla. Quegli occhi sembravano seguire il corso delle ombre che danzavano assecondando la luce inquieta e sinistra della Luna, mutando come i fiori che al pallore di quell'astro parevano assumere colori sempre diversi, eppure tutti derivanti dal rosso. Un rosso cupo, profondo, come il sangue, come le fiamme dell'Inferno. “Forse per questo se qui...” disse a Dacey “... non per volere di tuo fratello o per desiderio di tua madre... ma perchè io ti ho chiamata... sin da quei lunghi pomeriggi estivi, fatti di solitudine e fantasmi... fantasmi simili a rimpianti, paure, desideri, promesse...” sfiorandole il viso con una carezza. Ad un tratto dei passi, poi arrivò qualcuno. “Mio signore...” arrivando il Maresciallo. |
Le parole del servitore mi inquietarono di più.. Ma dovevo pazientare.. "Io.. Non ho presente bene il volto del vostro padrone e non conosco nemmeno il suo nome.. Chiamatelo appuntamento al buio" con sorriso enigmatico.. "É bello si? Ma non si è mai innamorato" quasi con una punta di gelosia.
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Guardai Elv, poi il carretto.
Annuii e li seguimmo in silenzio, cosa in cui eravamo infallibili, lasciandoci alle spalle i corpi senza vita, e senza sangue, dei due pescatori. Ero davvero perplessa riguardo Vanbelv, chiunque fosse era stato bravo a celare la sua vera identità. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Lys allora si alzò ed indossò il suo abito per coprirsi.
Aegos cercò di trattenerla, ma senza riuscirci. Lei aprì la porta e trovò con sua sorpresa Icarius sulla soglia. Camminava appoggiato ad un bastone, senza appoggiare il piede a terra ed era visibilmente sbronzo, sorridendo infatti come un ebete. “Certo che si è innamorato.” Disse con orgoglio il vecchio ad Altea. “Molte donne Afragolignonesi si sono accese d'amore per lui. Non è mica un Taddeo che non può amare!” Ridendo. “Egli è libero di amare.” Annuendo. “Davvero non conoscete il suo nome ed il suo volto, madama?” Gwen ed Elv, silenziosi come ombre, seguirono il carretto. Quello arrivò ad una piccola casa nel bosco, qui Vanbelv e gli altri scesero ed entrarono nell'abitazione. Qui presero altre armi e sulla parete era inciso uno strano simbolo. http://application.denofgeek.com/ima...l/AWIL_004.jpg |
Mi trovavo in piedi, nel cuore della notte, illuminata dalla Luna amica e dalla stelle più luminose e finalmente il mio sogno a occhi aperti si stava realizzando.
Lui, proprio Lui era dinanzi a me. I suoi occhi non mentivano, quel rosso era per me la prova certa, la conferma a ogni mia speranza. E allora faticai a restare calma, ferma, composta perché tutto in me scalpitava, il cuore era in festa, lo sentivo battere impazzito nella cesta del mio petto, i muscoli delle mie gambe e braccia fremevano, così come le mie ossa, i miei nervi. Tutto in me fremeva e bruciava, di un fuoco vivo, un fuoco che poteva essere spento solo se veniva alimentato ancora. Socchiusi gli occhi, immaginando le mani del Barone su di me, le sue labbra che depredavano la mia pelle, facendola ardere, libera dai tessuti... “ Sono qui da te perché questo è il mio posto, appartengo al tuo richiamo... Ne ebbi paura, quel giorno, nella mia stanza , io bambina. Ma imparai a comprenderlo, a desiderarlo, ad amarlo conscia che quello ero il mio destino. Oggi il tuo richiamo mi accende, mi rende folle, folle per te... Mantieni la tua promessa, ora...” Imploravo, sospiravo, con tono suadente e conturbante, supplicavo, domandavo, con intensità e desiderio, parlandogli in confidenza, abbattute tutte le barriere tra noi. Vicinissimi, tanto da avvertire il respiro uno dell’altro, prossimi a suggellare il patto vecchio di anni... Passi sul selciato, una voce rude ed io avvertii per la prima volta nella mia vita il desiderio viscerale di uccidere. Anche se era mio fratello, sangue del mio sangue, avrei voluto ucciderlo perché avevo osato interromperci. Aveva osato spezzare l’idillio intromettendosi senza alcun ritegno. Se avessi potuto ucciderlo con uno sguardo lo avrei fatto, tanto i miei occhi lo stavano fulminando, carichi di fastidio, risentimento, astio, persino odio. “ Che c’è?!” Lo apostrofai in malo modo, forse per la prima volta in vita mia. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
"Ah davvero i Taddei non possono amare.. Non lo sapevo e tale fatto non mi era mai stato narrato.. Ma li capisco pure io ho un Incanto in Corpo" le parole del servitore accesero in me una certa gelosia.. "Buon per lui se ha avuto molte donne. Davvero.. Non conosco né il nome né le fattezze. Ho avuto solo strane visioni fin da bambina". Era davvero un uomo reale.. Forse la Dama Nera mi aveva mostrato colui che era il destinato e se invece il guardiano era pure un fantasma.
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Li seguimmo fino ad una piccola costruzione, dove presero altre armi e c'era un simbolo sulla parete.
"È un pentacolo, come mai è disegnato sul muro di questo posto?" chiesi, quasi fra me e me. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
“Stiamo per brindare, milord.” Disse il Maresciallo al barone, lanciando a Dacey solo un'occhiata da ammonimento. “Venite con noi. Tutti aspettano il vostro discorso, vi aspettiamo da anni.”
Il barone guardò Dacey. “Il dovere pare chiamare, madama...” porgendole la mano “... ma la notte è ancora lunga... una notte fatta di sogni, di promesse, di giochi...” con un sorriso enigmatico “... prego... andiamo...” “Bene!” Esclamò soddisfatto il Maresciallo. |
Un brindisi, uno stupidissimo brindisi.
Che mio fratello si strafogasse con il vino nel brindare! Questo pensai mentre lo guardavo, tenendo fisso gli occhi nei suoi che volevano ammonirmi. Ma io non sentivo più alcuna forma di rispetto reverenziale nei suoi confronti, non ora che avevo al mio fianco Lui. Solo Lui mi avrebbe detto cosa fare. E Lui decise di stare al gioco richiesto dalla festa e il suo stupido brindisi. “ Per Voi ho tutto il tempo, non solo quello di una notte...” Sussurrai con tono caldo e provocante all’orecchio del Barone, così vicina da sfiorare il suo petto coi miei seni nascosti appena dalla generosa scollatura che più volte lui aveva guardato. “ Spero che questo brindisi valga la pena, deve esserci per lo meno un bel discorso.” Questa volta a voce alta e chiara, anche verso mio fratello e tutti e tre tornammo dentro, alla sala adibita a festa. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Quando aprii la porta restai immensamente stupita, non era il mio signore, era Icarius, ferito e sbronzo.
Questa poi! “Icarius!” Strabuzzando gli occhi “che ci fai qui? Ti abbiamo cercato nel bosco, sembravi scomparso...”. Gli faccio cenno di entrare, guardando però come zoppica. “Oh povero piccolo, che ti sei fatto?” così dicendo muovo la mano e la ferita guarisce in un lampo. Richiudo la porta dietro di lui, e torno a spogliarmi nuda, e dirigermi nuovamente verso Aegos. “Già che sei qui perché non ti unisci alla festa?” Con voce calda e sensuale, per poi fargli l’occhiolino. Chissà che la sbronza non l’avesse svegliato un po’, ma sopratutto... un amplesso a tre avrebbe eccitato ancora di più il mio signore! |
“A breve egli sarà qui, madama.” Disse il vecchio ad Altea. “Si, ormai non dovrebbe tardare oltre. Lo vedremo arrivare.” Entusiasta. “Prego, volete vi mostri il castello? Così passeremo il tempo in attesa del suo arrivo. Volete?”
“Forse è il simbolo di cui parlava Vanbelv...” disse Elv a Gwen “... il simbolo del loro clan... forse sono cacciatori di vampiri... o forse no, visto quel simbolo non è precisamente contro i vampiri, no?” Quella vicinanza con Dacey, quel contatto, quello sfiorarsi e lui che ancora una volta guardò la sua generosa e sensuale scollatura, strappandogli un sorriso malizioso. Prese il braccio di lei e col Maresciallo entrarono tutti e tre nel salone. Reddas non c'era più col suo spettacolo. “Ditemi...” disse il barone “... è stato di buon gusto lo spettacolo?” “Si, passabile, milord.” Rispose il Maresciallo. “Questi artisti girovaghi hanno un certo loro lato artistico che li rende sicuramente apprezzabili.” Col viso che diceva il contrario. Dacey era riuscita a mandare a monte i piani di Reddas. Almeno per stasera. Ci fu il brindisi ed il barone fece il suo discorso. Ma i suoi occhi, enigmatici e mutevoli, più volte cercarono quelli di Dacey durante la serata. |
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