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passo' qualche momento....e poi i due cominciarono a parlare.....solo qulache parola......ma l'affermazione di padre Adam......mi fece fermare il cuore in petto....lo sapevo...lo sapevo......voleva portarmi via Maria......Emile asseriva che eravamo arrivati a Calais, sentii una lacrima scivolare giu'........e cosi' feci finta di essermi svegliata....." Dove siamo....?.....mi sembra di aver dormito un secolo....Ho fatto un brutto sogno.......avevo una serpe in seno....".....
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Sentii il giovane scudiero parlarmi e avvertii del disprezzo "Si, mi sono sposata, perchè? voi non potete giudicare perchè non conoscete i fatti che mi hanno portata a sposarmi con Lord Carrinton". Detto questo Sir Hagus ci portò presso un faro, entrammo illuminati da una sua torcia che mostrò uno scenario non poco allegro. Orlando era legato alla sedia e a un tratto quel cavaliere che sembrava a servizio di Lord Tudor iniziò a inveire contro Orlando, il quale era preoccupato per la mia presenza.
"Che sta succedendo qui? Signori, penso sia ora che tutti voi vi calmiate per un attimo. Cosa dovrebbe celarmi mio marito? avanti ditemelo sir Hagus". |
Citazione:
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Il priore guardò Fountaine e Parsifal.
“Quella donna, non può vivere segregata così…” disse il cacciatore di taglie. “Allora non potrà restare qui con noi.” Rispose il priore. “Credo sia giusto portarla in un convento dove ci siano altre monache.” “E suo figlio?” Domandò il priore. “Conosco un convento di Agostiniane.” Fece Fountaine. “Conosco la badessa. Lì vive un cappellano… la madre potrebbe restare lì e suo figlio col cappellano… così da non essere separati…” “E chi condurrebbe la donna e suo figlio a quel convento?” “Lo faremo io e i miei compagni.” Rispose Fountaine. “Dite sul serio?” Fissandolo il priore. “Perché?” “Perché odio la sofferenza…” Il giorno dopo, suor Petra e suo figlio furono pronti per lasciare il monastero. “Andiamo.” Disse Fountaine ed insieme a Parsifal e ai suoi due compagni condussero via la madre e il figlio. |
Sir Hagus fissò prima Altea, poi suo marito Orlando.
“Forse è compito vostro raccontare la verità…” rivolgendosi a lord Carrinton. L’uomo chinò il capo e poi, guardando la sua bella moglie, cominciò a raccontare: “Altea… io ti amo più di ogni altra cosa… e per te darei la mia stessa vita… devi sapere tutta la verità… sono io la spia che aiutava l’ambasciatore Ginestrino Missan… il mio aiuto gli serviva per smascherare il Giglio Verde…” “Siete dunque un traditore.” Disse Hagus. “No, non lo sono!” Negò Orlando. “Sono stato costretto a farlo! Missan mi ricattava! Diceva di avere le prove della mia colpevolezza! Diceva che poteva rovinarmi… voleva incastrarmi… voleva far credere che ad assassinare di mia moglie ero stato io… Altea, lo giuro sul nostro amore… sono stato costretto… devi credermi…” “E’ troppo tardi ormai.” Intervenendo l’eunuco. “Ora pagherete per i vostri reati.” Fece allora un cenno ad uno dei suoi e questi preparò un cappio su una trave della stanza. “Vi impiccheremo qui.” Fissandolo l’eunuco. |
“Tranquilla…” disse Emile ad Elisabeth “… era solo un brutto sogno… siamo a Calais ed ora la nave vi condurrà via da questo paese…”
Maria si svegliò tra le braccia di Elisabeth. Ad un tratto si avvicinò un uomo ai tre. “Signori, vi attendevamo.” Salutandoli. “Sono il capitano della Satrapia… ho l’ordine di condurvi in Inghilterra. Partiremo tra pochi minuti.” “Bene.” Annuendo Emile. “Monsieur…” disse padre Adam ad Emile “… ricordate il nostro patto…” “Si.” Fece Emile. “La bambina vivrà in una famiglia vera. Avrà un papà ed una mamma.” “Bene.” Sorridendo padre Adam. “E’ la cosa migliore. Dobbiamo pensare al bene della bambina.” “Si, è vero.” Annuendo Emile. “Ed Elisabeth sarà la migliore madre possibile per quella bambina.” “Cosa volete dire?” Stupito il chierico. “Lei non è neanche sposata.” “Vi sbagliate.” Rispose Emile, per poi voltarsi verso Elisabeth. “Elisabeth… vuoi diventare mia moglie?” |
Poco dopo, alcuni marinai entrarono nella cabina e servirono a Gaynor un degno pasto.
“Mangiate, madame” disse il capitano, giunto insieme a quei marinai “e dopo vi condurremo ovunque voi vogliate.” Un attimo dopo lui e i suoi si ritirarono, lasciando da sola la Ginestrina. Ad un tratto, la ragazza, fu attratta da una musica che proveniva dal molo. Era una melodia malinconica che accompagnava la voce di un cantastorie. “Tornerò finalmente un giorno da te… e mi farai del mondo il solo e unico re... ma ora io devo solamente rassegnarmi... col ricordo di quando mi dicevi di amarmi... e farti solamente un’ultima e infinita carezza... per andare via seguendo la malinconica brezza... ma quando la Luna lascerà la sua scia sul mare... tu saprai che io sarò dall’altra parte ad aspettare...” In quell’istante qualcuno entrò nella cabina. “Vi hanno rattristato quelle parole?” Chiese il capitano. “Capita spesso che un canto malinconico si alzi sulle acque notturne… non badateci, madame… noi gente di mare siamo abituati alla nostalgia che accompagna il fruscio del mare sotto il sussurrare del vento..." http://thebooksmugglers.com/wp-conte...03_img1260.jpg |
“Non siamo più sul quel palcoscenico!” Disse Renart fissando con disprezzo Talia. “Non c’è Essien a proteggerti! Sei nei guai… come lo sono questo pagliaccio inglese e quel buffone mascherato di Tafferuille!” Ed un sorriso compiaciuto apparve sul suo volto.
Intanto, il duello era cominciato. Il tintinnio dell’acciaio contro l’acciaio e poi i gemiti per la fatica dei due contendenti. “Ho sentito dire” fece Renart avvicinandosi all’orecchio di Talia “che il repubblicano De Jeon è stato maestro di scherma… pare che con queste lezioni si pagasse gli studi…” Il duello continuava, sempre più animato dall’odio dei due sfidanti. “Sei venuto qui per morire a causa di una donna…” fece De Jeon tra una scoccata e l’altra “… morte assai sciocca…” “Pensavo…” rispondendo colpo su colpo Guisgard “… che a muovervi fosse l’odio per il mio ceto…” “Per quello avrei potuto mandarti al patibolo oggi stesso…” replicò De Jeon “… ma voglio infilzarti io stesso…” “Già…” tentando di colpirlo Guisgard “… conosco i vostri processi sommari…” I due, come galli in un pollaio, non si risparmiavano. De Jeon, padrone di uno stile più aggressivo e diretto, Guisgard, invece con movenze più agili ed eleganti. In quel momento ritornò Missan. “Avanti, signori…” guardando i due duellare “… vi prego… smettetela…” “Sarò da voi fra un momento, amico mio…” con tono guascone Guisgard. De Jeon, ad un certo punto, tentò il colpo risolutore, ma il suo avversario fu lesto nell’evitarlo. Poi, all’improvviso, fu Guisgard a tentare la stoccata decisiva, ma riuscì solo a strappare la camicia del suo rivale. “La lama del grande campione del popolo non sembra più tanto salda…” sorridendo l’inglese. “Lo è abbastanza da passarti da parte a parte!” Con un impeto d’ira il Ginestrino. “Che effetto fa trovarsi faccia a faccia col nemico” disse Guisgard “senza che vi sia il boia a farvi sentire più forte?” “Canaglia!” Gridò De Jeon, per poi menare un deciso fendente che ferì Guisgard alla mano sinistra. L’inglese guardò quella leggera ferita e poi il suo nemico. “Mi ci voleva un graffio per svegliarmi…” e si lanciò nuovamente contro il Ginestrino. Lo scontro riprese e stavolta i colpi raggiunsero il massimo dell’intensità, tanto era l’ardore con cui venivano inferti. Ci fu poi un istante, quasi infinitesimale, di attesa fra i due. De Jeon ruppe poi quell’attimo e mandò un fendente verso Guisgard. Questi con un bel disimpegno annullò quell’attacco e, facendo scivolare il piede destro in avanti, si allungò in un affondo aggraziato, fulmineo e letale che penetrò la guardia del Ginestrino e lo colpì nel bel mezzo del petto. De Jeon, con gli occhi quasi increduli fissò prima il suo rivale, poi cercò il volto di Talia. Ma non riuscì a pronunciare nemmeno una parola. Barcollò per qualche istante per poi indietreggiare fino al muro. Tentò inutilmente di sorreggersi ad una bandiera repubblicana, ma alla fine scivolò a terra tirandosela dietro. Morì avvolto dai colori di Magnus. Guisgard lo fissò, per poi voltarsi verso Talia. “De Jeon è morto…” avvicinandosi Missan “… e l’avete ucciso voi, sir Guisgard…” guardò l’inglese ed accennò un sorriso quasi incredulo “… sapete? Cominciava a seccarmi. Il potere fa male agli uomini, come diceva Platone.” |
“Philip!” mormorai, portandomi una mano alla bocca.
I suoi occhi furono nei miei... un istante... l’ultimo istante, l’ultimo respiro... La donna se ne stava in piedi davanti a me, silenziosa, osservandomi. Io, seduta sulla sedia dall’alto schienale, tenevo il volto basso. Silenzio... quel silenzio opprimente mi faceva male. Mi mossi a disagio, mordicchiandomi il labbro inferiore... “Mi dispiace!” dissi poi, tanto piano che la mia voce fu appena percepibile nell’ampia sala. Suor Amélie non rispose. Attesi un attimo, quindi, poi azzardai un’occhiata verso di lei... i suoi occhi su di me erano severi come non erano mai stati prima, sul suo volto un’espressione indecifrabile. “Mi dispiace aver disubbidito...” soggiunsi, sempre pianissimo “Non volevo farvi arrabbiare!” Gli occhi di suor Amélie si allargarono impercettibilmente... mi fissò ancora per un istante, infine sospirò. “Arrabbiare!” disse “Credi davvero che sia questo il problema? Credi che il peggio sia il fatto che mi sono arrabbiata... o che mi sono preoccupata...” Rimasi in silenzio, incerta su che cosa dire... “Talia...” proseguì lei dopo un attimo “Oh, Talia... questo non ha nessuna importanza, invece! Nessuna! Rispetto a ciò che sarebbe potuto accadere! Ci pensi? Salire sul tetto del campanile... non pensi a quanto è pericoloso? Non pensi che, se foste scivolati e caduti giù, sareste potuti restare uccisi?” Di nuovo abbassai gli occhi... “Io non ci ho pensato!” mormorai “Noi volevamo soltanto vedere il tramonto...” “Tu e Philip De Jeon!” disse. Annuii. Poi all’improvviso un altro pensiero mi colse... sollevai quindi lo sguardo e la fissai allarmata... “Che cosa ne sarà di lui, ora? La Madre Superiora ha mandato a chiamare suo padre e...” “Si chiamano conseguenze, Talia!” mi interruppe lei. “E quali saranno le conseguenze?” insistei “Soeur Amélie... non è stata tutta colpa sua! Sono io che ho accettato di seguirlo lassù...” La giovane suora sospirò... “Si, lo so!” disse “Infatti la Madre Superiora vuole vedere anche te, dopo aver parlato con De Jeon. Ma vedi... tutto ciò che facciamo, ogni nostro singolo gesto porta a delle conseguenze. E ognuno di noi deve avere il coraggio di affrontare le conseguenze delle proprie scelte e delle proprie azioni! Mi auguro che voi due oggi lo abbiate imparato!” Philip De Jeon scivolò al suolo e quel ricordo scivolò via dalla mia mente. Chiusi gli occhi. Conseguenze... ecco che cos’erano state... tutte conseguenze. Tutta la mia vita, tutto ciò che era successo... era stato tutto una lunga serie di conseguenze: la partenza di Philip, la mia fuga, i suoi studi, la mia vita alla compagnia, le sue scelte, le mie, gli editti, il ritorno a Colaubain, lo scempio, il dolore, la sua fama, la mia rabbia... Ed ora lui era morto. Ed io, che avevo passato gli ultimi anni odiandolo con ogni singola particella del mio corpo e della mia mente, mi sentii come perduta... mi sentii come colui a cui cede la terra sotto i piedi e cade nel vuoto... senza più De Jeon, il mio odio e la mia rabbia perdevano di significato e così, probabilmente, anche la mia stessa vita... E poi quello sguardo. Lo avvertii su di me con la chiarezza di un raggio di sole. Riaprii gli occhi e mi voltai... incrociando, in quell’attimo, lo sguardo incredibilmente penetrante dell’inglese. Quell’inglese... ciò che avevo provato per lui fin dal nostro primissimo incontro non era spiegabile... ciò che aveva causato dentro di me e ciò che il solo suo sguardo mi provocava... Avevo il volto ancora preoccupato a causa del duello, gli occhi ancora lucidi e pieni di lacrime... ma gli sorrisi. Qualche istante di immobilismo... poi mi avvicinai a lui e presi la sua mano tra le mie... “Siete ferito!” mormorai “Dovete essere curato... vi prego, permettetemi di farlo!” Citazione:
Sussultai violentemente e la mano di sir Guisgard scivolò via dalle mie... di nuovo tesa, agitata, impaurita, mi voltai a guardare il Ginestrino. |
“Tornerò finalmente un giorno da te…
e mi farai del mondo il solo e unico re... ma ora io devo solamente rassegnarmi... col ricordo di quando mi dicevi di amarmi... e farti solamente un’ultima e infinita carezza... per andare via seguendo la malinconica brezza... ma quando la Luna lascerà la sua scia sul mare... tu saprai che io sarò dall’altra parte ad aspettare...” Quel canto... Oh Signore, perchè vuoi ricordarmi ciò che io ho deciso di dimenticare? Fino a poco fa ero una ragazza gioiosa, piena di ideali e pronta a combattere per essi... poi hai messo Lui sul mio cammino e tutto è cambiato... tutto... Cercavo di convincermi che avrei dimenticato, ma solo ora mi rendo conto che non dimenticherò mai nulla, perchè Lui mi ha stregata... si, stregata, con la sua voce e i suoi occhi... e quell'unica carezza... ma lui oramai mi avrà dimenticata e dall'altra parte non ci sarà nessuno ad aspettarmi... Citazione:
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Un Sogno....ma che sogno ..la serpe continuava a guardarmi......" Bene Emile un po' d'aria di mare fara' bene a me e a Maria...."...La traversata era prossima, Calais l'Inghilterra, non avevo idea che quel giorno andando via dalla mia foresta avrei finito per andare outremer.....eravamo ancora sulla carrozza quando sentii Padre Adam fare l'assurda richiesta ad Emile.....avrei dovuto dare Maria ad una vera famiglia, come se io non fossi in grado......stavo per rispondere, quando Emile incomincio' a parlare.....e non era il suo parlare....che mi lascio' di sale, fu la richiesta di Matrimonio che mi lascio' con tanto di bocca aperta....mentre Maria piu' sveglia che mai rideva con quella boccuccia sdentata, che esprimeva il massimo della salute......Guardavo Padre Adam..e poi Emile.....avevo i minuti contati, ma un matrimonio era un matrimonio ed io avevo imposto ad Emile non solo la mia presenza ma anche quella di Maria, potevo legarlo a noi per tutta la vita, solo perche' mi aveva fatto una promessa ?.....ma dirgli di no, voleva dire perdere la bimba.........." Emile, io sono lusingata....una richiesta di matrimonio e' una gioia enorme...........ma vorrei parlarvi un solo attimo......fate scendere Padre Adam..........solo un istante.....ve ne prego ".........Io Amavo Emile, quando lo avevano assalito nelle fogne, avevo provato un senso di angoscia che mai mi sarei potuta spiegare, sapevo che se avessi usato la magia, mi sarei scoperta, ma la sua vita era piu' preziosa della mia........non avrei mai voluto che lui si unisse a me solo per lasciarmi Maria...........un matrimonio falso ecco cosa....quando tutto fosse finito Emile sarebbe potuto tornare libero e avrebbe sposato la donna che avrebbe amato...ma questo non potevo dirlo davanti a Padre Adam....
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Fissai quel giovane così malformato.. Lo stavano portando in un'altro convento a vivere per sempre segregato..
<<No!>> urlai così all'improvviso.. Tutti si girarono a guardarmi e io mi avvicinai al giovane.. Rivolgendomi a Fountaine poi dissi.. <<Io posso curarlo.. Permettetemi di farlo..>> Poi guardai sua madre... <<Non permettegli di vivere una vita segregata come la vostra.. Questa è un'anima libera lo sento..>> Guardai sua madre e Fountaine con sguardo fermo.. Non gli avrei permesso di rovinare il resto della vita di quel giovane.. Anche a costo di combattere l'avrei liberato.. E poi non so neanche perchè questo tatuaggio mi conferisce poteri nuovi.. Oscuri è vero.. Ma potenti.. |
Sir Hagus chiese a Orlando di raccontare ciò che era accaduto, quell'uomo non mi destava molta simpatia. Rimasi in silenzio ad ascoltare Orlando, e poi vidi gli uomini preparare un cappio additandolo come spia.
"Orlando, ti credo. Non preoccuparti, ne parleremo poi quando...uscirai da qui". Mi rivolsi a Sir Hagus e mi avvicinai lentamente dietro la sedia dove Orlando era legato "Una spia? Il caso vuole...sir??mi spiace ma non penso sia questo il vostro titolo." mi rischiarai la voce "Il caso vuole che io non sappia nulla di questo Giglio Verde, a parte certe cose che lessi...sul regno di..Animos? Lady Kate mi disse che la moglie defunta del milord provenisse proprio da là e ne chiesi dei libri per informarmi. Ora quel regno non esiste più, vi è una Repubblica dove uccidono aristocratici e clerici in nome di non so quale libertà e uguaglianza e compiendo assurde nefandezze. Rimasi stupefatta a leggere tutto ciò, ma volevo conoscere da dove venisse la povera Semanide, che fu trovata morta misteriosamente nella sua stanza." Mentre parlavo, di nascosto, estrassi dal fodero una parte di spada, mi trovavo dietro a Orlando e gli uomini erano presi a preparare quel patibolo e con la lama tagliente riuscii a tagliare le corde che legavano Orlando. Mi chiesi se Orlando fosse stato in grado di tenere una spada, era un bravo spadaccino, la mia intenzione era di uscire mentre egli tratteneva quegli uomini e andare a riferire il tutto a Sir Hagus. |
La mattina seguente abbandonammo quel luogo colmo di peccato e sofferenza.... finalmente Milady e suo figlio potevano rivedere la luce, respirare aria ed ammirare quel mondo. Ero contento per loro, ma combattuto dentro.... non riuscivo a rendermi conto della scelta del Priore di tenerla segregata.... ero scuro in viso e dissi tra me e me:
"Come può essere....se neanche i monaci, servi di Dio aiutano i più deboli.... chi mai lo potrà fare? Come si può agire in codesto modo pensando solo a ciò che è meglio per se stessi e senza interpellare l'altro....". Ancora una volta tiraì fuori il Longiniu, lo guardaì e una lacrima su di essa versaì.... |
A quelle parole di Gaynor, il capitano rise di gusto.
“Si vede che non siete una donna di mare, madame!” Esclamò. “In verità non ci siamo neanche mossi! Quel canto era in inglese, non in francese!” Sorrise. “Ora preparatevi… domani all’alba salperemo per Calais e voi ritornerete in patria.” Si congedò dalla bella Ginestrina e raggiunse i suoi uomini sul ponte. Cominciarono così i preparativi per il viaggio verso la Francia. La notte trascorse così, tra gli ultimi canti dei marinai ed il rumore di qualche battello che attraversava quelle acque. All’albeggiare, la baia si tinse di un alone rosato, che posò sulle calme acque del mare infiniti riflessi man mano sempre più dorati. Le vele furono sciolte e subito si gonfiarono, facendo scricchiolare gli alberi della nave ed ondeggiare lo scafo. L’ancora fu issata e finalmente la nave cominciò a muoversi. |
Emile fissò Elisabeth ed annuì.
I due si allontanarono così di qualche passo. “Immagino di cosa vogliate parlarmi, madame…” disse “… vi comprendo benissimo…” sorrise “… non sono probabilmente il tipo di uomo che trasmette sicurezza… non sapete nulla di me e potrei essere qualsiasi cosa… un lestofante, un evaso, o addirittura un chierico… madame, non pretendo che mi amiate… non avanzerò mai alcuna pretesa su di voi… faccio questo affinché non vi venga strappata la bambina… potete fidarvi di me… anche perché io non partirò per l’Inghilterra con voi e padre Adam…” |
Daniel riaprì gli occhi.
La donna ed il suo figlio deforme. Il cacciatore di taglie ed il convento. Tutto svanito. In un attimo. Daniel rivide così il faro e tutti gli altri: Hagus, Altea, Orlando, l’eunuco ed il resto della banda. Era stata una visione. Forse era stato quel tatuaggio a dare al giovane scudiero quei nuovi poteri di chiaroveggenza. La monaca e suo figlio gli erano apparsi in una visione. Poi, un attimo dopo, tutto era svanito. Daniel doveva cominciare a convivere con quei suoi nuovi e misteriosi poteri. |
Fountaine, Parsifal e i due assistenti lasciarono così suor Petra e suo figlio al convento delle Agostiniane.
Poi ripresero il loro cammino. “Ci sono molte cose incomprensibili, figliolo…” disse Fountaine a Parsifal “… essere uomini di Fede non rende automaticamente perfetti i chierici… sono sempre uomini, con le loro debolezze, con le loro paure… tutti noi abbiamo paura… anche io, più di una volta, nel bel mezzo di un combattimento ho avuto paura… e anche il più forte fra tutti i cavalieri ha provato paura… e alla base del dramma di quella donna e di suo figlio vi è proprio la paura…” “Ora cosa faremo, signore?” Domandò uno dei due assistenti. “Continueremo a cercare il Giglio Verde.” Rispose Fountaine. |
Altea fu abilissima.
Distrasse Hagus con le sue parole, mentre liberava suo marito dalle corde. Un attimo dopo Orlando fu libero. “Il cappio è pronto, sir Hagus.” Disse l’eunuco. “Si, ma venderò cara la pelle!” Gridò Orlando, per poi afferrare per il collo l’eunuco. “Fate una mossa falsa e gli taglierò il collo!” Aveva in mano la spada con cui Altea lo aveva liberato. “Come avete fatto a liberarvi?” Stupito Hagus. “Eh, mia moglie non è soltanto bellissima…” rispose lord Carrinton “… ma anche molto scaltra!” “Non potete tenere a bada tutti noi contemporaneamente.” Dise Hagus. “Finché avrò lui come ostaggio” rispose Orlando indicando l’eunuco “so che non mi attaccherete!” “Cosa avete intenzione di fare?” Fissandolo Hagus. |
Quello sguardo di Talia.
Guisgard aveva osservato quello sguardo sin dalla morte di De Jeon. Allora tante domande si erano affacciate nella sua mente. “E’ solo un graffio…” sorridendo e assumendo, quasi all’improvviso, la sua solita aria d’indifferenza “… una sciocchezza… la vostra ferita invece…” fissando nuovamente Talia “… credo sia più grave e preoccupante… io sono ferito ad una mano, voi al cuore forse…” Avrebbe voluto chiederle di De Jeon e di lei. Cosa li aveva legati in passato e cosa, poi, li aveva divisi oggi. Ma alcune figure li raggiunsero e subito destarono Guisgard dai suoi pensieri. Erano alcuni soldati. Fissarono il corpo senza vita di De Jeon e poi l’inglese che ancora impugnava la spada. Uno di questi, avvicinatosi all’orecchio di Missan, disse qualcosa. Un attimo dopo l’ambasciatore fissò, con uno sguardo indecifrabile, Guisgard. “Eravate dunque giunto qui per esaudire un desiderio di vostra moglie, vero, sir Guisgard?” Domandò l’ambasciatore. “Eh, già, amico mio.” Annuendo Guisgard. “Non riesco a rifiutarle nulla.” “Volevate mostrarle dunque uno della banda del famigerato Giglio Verde…” sorridendo Missan “… ma per voi, amico mio, ho una sorpresa…” e ridacchiò. “Un’altra?” Asciugandosi il sudore Guisgard. “Devo dire che questa mattinata è davvero movimentata.” Ormai tutta quella scena sembrava una farsa. Stava per accadere qualcosa. O forse era già accaduta. “Si, sir…” divertito Missan “… non solo vostra moglie vedrà uno dei fedelissimi della banda… ma conoscerà anche il nome del suo carismatico capo… nientemeno che il Giglio Verde…” rise di gusto “… guardie, arrestatelo!” “Ma… che scherzo è questo, messere?” Fissandolo Guisgard. “Uno… maneggiate la spada come un demonio dell’Inferno…” disse l’ambasciatore “… e due… i miei soldati vi hanno riconosciuto… voi fuggiste da un posto di blocco, monsieur Giglio Verde!” E si abbandonò ad una sonora e trionfale risata. “Arrestate anche la donna!” Ordinò Missan. “E’ sua complice!” Guisgard allora, avvicinandosi a Talia, come a volerla proteggere, mostrò la spada ai suoi nemici, come ultimo e disperato gesto di difesa. http://2.bp.blogspot.com/_V8QyljL4yb...and+Olivia.jpg |
E cosi' ci trovammo faccia a faccia .....che strana era la vita, lui non pensava...io che non pensavo, ma di una cosa ero certa mi avevano insegnato a dire la verita' qualsiasi cosa fosse successa......e quella volta avrei fatto lo stesso...." Emile, il punto e' che voi non sapete nulla.....per me potete anche essere l'uomo peggiore del mondo, ma mi avete dimostrato sempre il contrario...vi siete preso cura di me, senza neanche conoscermi....vi ho imposto la presenza di Maria e voi state cercando di rendermi la vita piu' semplice.........Ascoltatemi, se voi non andrete in Inghilterra io non ho nessuno motivo di andarci, se io sono stata indecisa sulla proposta di matrimonio e' perche' io vi amo, mentre voi volete solo darmi la certezza di avere Maria.......ma se voi rimarrete qui, la bimba avra' una Madre e non vedra' mai suo Padre....non voglio legarmi a voi, quando magari avete in cuore un'altra donna....l'amore non e' egoismo Emile.......ora che sapete come la penso, per me quella nave puo' prendere il largo senza ne' me...ne' Maria, potete dirlo anche a Padre Adam, non ho paura di lui.............".....
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La mia tattica liberò Orlando il quale impugnò la mia spada e prese l'eunuco come ostaggio. Piano piano rasentai il muro e aprii il chiavistello che già era semiaperto visto le cattive condizioni in cui si trovava la porta del faro. Scappaii fuori e salii su un cavallo, e presi la strada verso la dimora di Lord Tudor, mi accorsi che uno degli uomini del Giglio Verde mi seguiva, spronaii il cavallo e dopo una estenuante corsa mi trovai davanti al palazzo del milord. Mi presentai alla guardia e chiesi di parlare con Lord Tudor, era cosa urgente
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Cosa? Una visione? Ero confuso.. Ora mi trovavo in quel Faro.. E c'era Sir Hagus, Altea, e altre persone.. Altea era fuggita e un uomo, credo Orlando, minacciava la gola di un'altro uomo.. Non capivo più niente.. Alzai le braccia e gridai:
<<PETRIFICUS TOTALUS!>> Un lampo rosso attraversò i miei occhi, e con grande stupore, il tatuaggio si illuminò di una luce rosso sangue.. Tutti istantaneamente si pietrificarono.. Anche se non potevano muoversi potevano comunque parlare e guardare.. Mi rivolsi a tutti e urlai.. <<MI SPIEGATE COSA SUCCEDE?>> Ero arrabbiato.. Fuori di me.. Quei poteri iniziavano a farmi paura.. |
Citazione:
“Al cuore...” mormorai, quasi senza rendermene conto “E’ curioso, sapete? Fino a ieri, fino a che voi non siete piombato nella mia vita, avrei giurato di non possederlo più un cuore...” I miei occhi rimasero nei suoi per qualche attimo... poi subito li riabbassai... Citazione:
Quasi faticavo a seguire la conversazione, tanto ero sorpresa... Il Giglio Verde... quell’inglese che era venuto a nascondersi dalla Guardia Repubblicana nel nostro magazzino era dunque il Giglio Verde? Il famigerato Giglio Verde... poteva esserlo davvero? Vidi Guisgard stringere la spada e venirmi ancora più vicino, come a volermi proteggere... Missan sogghignava soddisfatto... i soldati si facevano sempre più avanti... La situazione stava precipitando in fretta, troppo in fretta... I miei occhi corsero prima al corpo di De Jeon, steso a terra, poi a Missan... Missan non era Philip De Jeon... avrei potuto provare a parlare con Philip, a convincerlo... ma come comportarsi con Missan? Eppure non avevamo molta scelta... non avevamo molto tempo... e dubitavo che le cose potessero peggiorare ancora... Occorreva riportare tutto su un piano di contrattazione, così tentai la carta dell’innocenza... “Monsieur...” dissi allora, restando vicinissima a sir Guisgard, ma sfoggiando verso il Ginestrino un candido sorriso che trasudava ragionevolezza “Monsieur... vi prego! Tutto questo è semplicemente ridicolo! Il Giglio Verde... ma andiamo! Se sir Guisgard lo fosse... se lo fosse davvero... credete che sarebbe venuto spontaneamente qui, in una caserma? A quale scopo, poi? Solo per soddisfare un mio capriccio? Vi pare possibile, monsieur Missan? Vi pare che il famigerato Giglio Verde potrebbe essere tanto sconsiderato?” Lanciai un’occhiata a Guisgard... sperando di scorgere nel suo sguardo lo stesso mio sorriso incredulo, ma non ve lo trovai... l’espressione sul suo volto era enigmatica, invece, e impenetrabile... Tornai quindi a guardare Missan, facendo meno di mezzo passo verso di lui e muovendo la mano in un leggerissimo gesto accomodante... “Suvvia, monsieur... sono certa che non lo crediate davvero! Il fatto che un uomo sia un discreto spadaccino, non fa certo di lui il nemico giurato della Repubblica! Quanto a me... guardatemi: ho forse un aspetto pericoloso? Ho l’aspetto di una sovversiva?” un delicato sorriso accompagnò quest’ultima domanda, quasi a sottolineare l’assurdità di quella idea. |
Le parole di Maestro Fountaine entrarono nel mio cuore, purtroppo è vero la paura incupisce anche i cuori più raggianti ma quando si intraprende un cammino...esso dovrà essere scelto con molta cura e attenzione....la paura in taluni casi può distruggere le persone......lo so perchè l'ho sperimentato. In altri, invece può rivelarsi un particolare alleato.
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Le parole di Talia.
Poi gli sguardi di Guisgard e di Missan. “In effetti vi è del buono in ciò che dite, mademoiselle…” disse il Ginestrino “… il nostro sir Guisgard è un attore nato… era riuscito ad ingannare anche me… e poi è straordinaria la sua abilità nei travestimenti…” accennò un sorriso “… sapete, mademoiselle, fossi in voi sarei molto attenta nel credere ad un uomo tanto scaltro… magari anche il suo corteggiamento faceva parte del gioco…” “L’unica farsa qui sono i valori della vostra repubblica, Missan…” intervenne Guisgard. “Eh, che uomo il nostro sir Guisgard…” con un ghigno l’ambasciatore “… sa sempre leggere ogni situazione… sa bene che negare è ormai inutile… è finita, amico mio.” Compiaciuto Missan. “E sta bene, Missan…” accennando un sorriso Guisgard “… avete voi gli assi in mano…” “Mandarvi al patibolo” mormorò il Ginestrino “sarà il mio trionfo.” “Ma dimenticate che io sono il Giglio Verde…” fissandolo Guisgard “… potrei usare mille modi per salvarmi… anche dar fuoco a questo palazzo… e se anche perissi in quell’incendio, io volerei diritto in Cielo… voi invece no di certo!” E rise. Missan lo fissava. Guisgard fissò poi Talia. “Forse vi ho spezzato il cuore poco fa…” sussurrò alla ragazza “… ma ora non vi accadrà più nulla…” le sorrise “… Missan…” rivolgendosi al Ginestrino “… vi propongo un patto… mi consegnerò senza fare resistenza… ma Talia deve essere liberata.” “E’ un altro dei vostri trucchi?” “Avete la mia parola che mi farò condurre al patibolo senza tentare la fuga.” Rispose l’inglese. “Ma Talia deve essere liberata.” “Mi assicurate questo?” “Si, Missan…” annuì Guisgard “… avete la mia parola…” “E sia.” Fissandolo Missan. |
Altea era fuggita via.
Poco dopo si ritrovò davanti al palazzo del Belvedere. “Cosa accade, milady?” Domandò una delle due. Ad un tratto si avvicinò un'altra figura. “Ci penso io…” disse Jalem, il fedele servitore di lord Tudor. Altea fu fatta entrare e Jalem la condusse in una sala riccamente arredata. “Sono il fedele di lord Tudor…” fece il servitore “… raccontatemi tutto, milady…” |
Emile fissò Elisabeth per un lungo istante che parve infinito.
Poi, ad un tratto, l’uomo la baciò. La baciò con una passione sconosciuta ad Elisabeth. E quel bacio parve eterno alla donna. “Fidati di me…” le sussurrò lui “… fidati di me, Elisabeth…” I due tornarono da padre Adam. “Padre…” disse Emile al chierico “… prima di salpare vorrei prendere Elisabeth come moglie…” “Vi rendete conto che il matrimonio è un impegno davanti a Dio, vero?” “Certo…” annuì Emile “… e davanti a Dio giurerò di amarla per sempre…” “L’Altissimo che sancì l’unione tra Mosè e Sefora” iniziò a proclamare il chierico “invì la sua benedizione sul vostro amore, figlioli… nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo… amen.” Emile baciò nuovamente Elisabeth. Un attimo dopo si udì un fischio provenire dalla Satrapia. “Ci attendono per partire.” Disse padre Adam. |
“No!”
I miei occhi erano spalancati... li spostai da Guisgard a Missan... poi li riportai in quelli chiarissimi dell'inglese, mi mancava l'aria... “Ma... ma che cosa dite? Che cosa significa?” |
Un attimo e tutti si pietrificarono.
Ma quello sforzo era stato troppo forte per Daniel. Un istante dopo, infatti, il giovane cadde a terra quasi privo di forze. Passarono diversi minuti e l’incantesimo cominciò a dissolversi. Daniel, infatti, non era ancora in grado di padroneggiare i suoi poteri. Così, Hagus, Orlando e tutti gli altri ripresero le loro normali sembianze. |
Citazione:
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Missan sorrise.
“Davvero un eroe cavalleresco, non trovate, mademoiselle?” Fissando Talia. Un attimo dopo, nella stanza, entrarono altri soldati. “Siamo pronti, signore.” “Bene!” Esclamò Missan. “Monsieur Giglio Verde… vi attende il vostro ultimo viaggio… dal boia.” Guisgard fissò il Ginestrino ed accennò un sorriso. “Non avete dei versi per l’occasione?” Ridendo Missan. “Ricordo che siete un poeta nato! Magari qualcuno per congedarvi da mademoiselle!” “Avanti…” mormorò Guisgard “… caliamo il sipario su questa pantomima…” “Guardie, prendetelo.” Ordinò Missan. |
Arrivata alla dimora di Lord Tudor si presentò un altro uomo di fiducia di Lord Tudor, disse di chiamarsi Jalem.
Fui titubante, e se pure egli fosse d'accordo con Sir Hagus? Ma mi lasciai andare "Io sono Lady Altea Carrinton, da poco mi sono unita a nozze col milord. Fummo fatti prigionieri nel covo del Giglio Verde, una storia lunga, ci entrammo per caso...ma fortunatamente riuscimmo a uscirne anche se prima un lupo bianco ferì la mano di Lord Carrinton". Presi un attimo di pausa, il gentil messere mi ascoltava interessato e così proseguii senza remore "Ci indicarono un dottore, il quale fece finta di curare Orlando appunto...e all'improvviso comparvero l'eunuco che serve il Giglio Verde e altri uomini, lo fecero prigioniero e mi cacciarono fuori dalla casa. Riuscii a parlare con Lord Tudor ed egli mi offrì la sua benevolenza, chiedendo allo scudiero Daniel e a Sir Hagus di andare a liberare Sir Carrinton. Tornammo nel piccolo borgo di pescatori sulle scogliere, dove si svolse il fatto, e con sorpresa Sir Hagus andò dritto dentro a un faro e qui...vi trovammo il milord legato e quell'eunuco e altri uomini. Sir Hagus sembrava d'accordo con loro, si conoscevano e minacciò Lord Carrinton dicendogli di confessare chi era. Ed egli ammise di essere una...spia...di un certo sir Missan. Ma che tutto questo fu fatto perchè minacciato da questi, sir Missan gli avrebbe attribuito altrimenti la colpevolezza della morte della sua prima moglie. Di più non ho saputo...sono riuscita a liberarlo, lui ha preso la mia spada e l'ho lasciato là...con in ostaggio l'eunuco, ma è solo contro quegli uomini". L'uomo mi guardava sbigottito "So che è una storia assurda, io non so nulla di questo Giglio Verde, ma credo nella non colpevolezza del milord. Ma sir Hagus ha tradito la fiducia di Lord Tudor e vi chiederei di andare a raccontare tutto proprio al milord. Non mi fido più di nessuno". Mi lasciai scivolare su una poltrona, ormai stanca. |
“Un eroe?” domandai in tono freddo, voltandomi verso Missan “Forse avete ragione, monsieur... anche se suppongo che ciò non rientri nei vostri parametri di merito, vero? O in quelli della Repubblica!”
Sorrisi appena... “E, visto l’esito... devo credere che abbiate ragione?” Una breve pausa... era successo tutto in fretta e mi stupii quasi nel notare quanto ancora riuscissi a vedere i fatti freddamente, come se si trattasse di un copione teatrale... Missan era di fronte a me, Guisgard due passi più lontano, un manipolo di soldato lo accerchiava... Il mio sorriso si allargò appena... portai le mani dietro la schiena, ritraendo le braccia nelle ampie maniche... Se c’era una cosa che Essien mi aveva insegnato, in quegli anni, era l’essere precisa... meticolosa addirittura. Il buon esito di uno spettacolo dipendeva sempre dalla precisione, la precisione di riporre sempre ogni oggetto al proprio posto, là dove occorrerà la volta successiva... E io questo lo avevo imparato bene! Ero meticolosa, lo ero sempre stata! Feci qualche passo nella sala... “Tuttavia, monsieur...” dissi a Missan “Io non sono voi, non sono un politico... sono solo una donna, un’attrice... sono molto più sciocca e sentimentale, dunque! Mi perdonerete per questo, spero...” Lo osservai un istante, ma lui non disse nulla. “Mi permetterete, quindi, suppongo, di salutare il vostro prigioniero un’ultima volta... prima che sia la fine...” Cautamente mi avvicinai a sir Guisgard, i soldati non si mossero... “Forse davvero mi avete ingannata, milord...” gli dissi, giungendogli di fronte e prendendo il suo volto tra le mani “Monsieur Missan ha forse ragione quando dice che vi siete solo servito di me... però... beh, è stato avvincente. Perciò vi vorrei ringraziare!” Lentamente mi avvicinai... sempre più... fino ad appoggiare le mie labbra sopra le sue, in un bacio struggente. Percepii la sorpresa intorno a me, lo sconcerto... probabilmente i soldati, e Missan stesso, si stavano scambiando occhiate perplesse, stupite, allibite... Colsi il momento: lasciai scivolare una mano sulla sua spalla, poi sul suo petto... la ritrassi di nuovo nella manica e di nuovo sfiorai il metallo freddo dello stiletto riposto nella tasca nascosta, lo stiletto che usavo per gli spettacoli e che tenevo sempre lì, sempre pronto, come Essien mi aveva insegnato... Lo strinsi nel palmo della mano e mi allontanai appena dal cavaliere... “Bonne chance, chéri...” sussurrai, tornando a guardarlo negli occhi e facendo nascostamente scivolare nella sua mano l’affilatissimo stiletto “Bonne chance!” Infine mi scostai da lui di qualche passo e, sorridendo appena, tornai a guardare maliziosamente Missan... “Merci, monsieur...” dissi “Per quanto riguarda me, credo che possiate andare!” |
Era frustrante.. Quando non dormivo i miei poteri erano sempre così scarsi.. Appena finita quella missione dovevo allenarmi.. L'incantesimo stava svanendo.. Ad un certo punto vidi nella stanzetta un serpente.. Senza nemmeno saperlo iniziai a parlare con lui..
<<Aiutami!>> Gli dissi in una strana lingua.. Il serpente annui e sparì.. Quando il Petrificus Totalus svanì arrivò un branco di vipere.. Mi rivolsi al serpente di prima e gli dissi.. <<Bloccateli.. Immobilizzateli... Non fateli uscire..>> I serpenti si disposero ai piedi di ogni persona presente in quela sala tranne me... Poter parlare con i serpenti era sicuramente un potere oscuro.. Mi alzai in piedi e mi rivolsi a Sir Hagus immobbilizzato da due grosse vipere nere ai suoi piedi.. <<Ora mi spiegate che succede?>> |
Jalem ascoltò con attenzione ogni parola di Altea.
“Immagino cosa abbiate passato, milady.” Disse “Prendete questa tisana…” porgendole una tazza calda. “Una giovane sposa a cui hanno catturato il marito… ora che lord Tudor scoprirà questa ingiustizia andrà su tutte le furie.” Sorrise alla ragazza. “Ora bevente con calma. Questa tisana vi farà bene e vi restituirà le forze. Nel frattempo vado a far preparare le guardie e i cani. Non abbiate paura, milady… libereremo vostro marito.” Mostrò un rispettoso inchino ad Altea ed uscì dalla sala. |
Hagus fissò turbato Daniel.
Era chiaro che i poteri di quel ragazzo erano incontrollabili anche per lui. Ma forse aveva esagerato, chiedendo troppo a se stesso. Aveva usato ogni sua risorsa di energia. In un attimo i serpenti svanirono e Daniel perse definitivamente conoscenza. Ma quel trambusto aveva fatto distrarre Orlando. Gli uomini di Hagus, così, approfittarono della sua indecisione e immobilizzarono lord Carrinton. “Cosa ne facciamo di lui?” Chiese uno di loro a sir Hagus. “In fondo è anche grazie a lui se siamo riusciti a immobilizzare nuovamente lord Carrinton.” Rispose Hagus. “Portatelo nel faro, così non farà più danni. Al suo risveglio gli parlerò.” E Daniel fu condotto nel faro e lasciato a riposare. |
Quel bacio.
Missan e i suoi restarono colpiti da quella scena. Renart, invece, fu preso da un impeto di rabbia. “Fate chiamare dei soldati…” disse Guisgard all’ambasciatore “… che conducano lady Talia al Teatro Reale, dove ritroverà gli altri membri della sua compagnia.” Missan fece arrivare due soldati. “Ricordate il nostro patto.” Aggiunse Guisgard. “State tranquillo…” fissandolo il Ginestrino “… a me interessate solo voi.” “Ma lei è sua complice, signore!” Intervenne Renart. “Anche lei deve morire!” “Fatela finita.” Lo zittì Missan. “Anzi, verrete con noi. Più siamo, meglio sarà.” “Con voi?” Ripeté Renart. “Si, voglio esserci anche io quando cadrà la testa dal primo nemico della Repubblica.” Rispose Missan. “Guardie, portate via la ragazza e conducetela al Teatro Reale.” “No, che sia ricondotta al teatro da una carrozza…” disse Guisgard “… non dai soldati come una fuorilegge.” “Ora chiedete troppo.” Replicò Missan. “E non siete certo nella condizione di poter chiedere. E comunque… sarebbe troppo pericoloso farla andare via con una semplice carrozza… potrebbe tentare la fuga ed avvertire qualcuno della vostra esecuzione. Ed io non posso correre rischi.” “Non correrete alcun rischio.” Rispose Guisgard. L’inglese allora si voltò verso Talia. Prese la mano della ragazza e la tirò a sé. “Meraviglioso, milady…” le sussurrò sorridendo “… ma non voglio morire col dubbio che l’ultimo bacio sia stato frutto di un copione, una finzione per la mia dipartita…” Poi senza farsi scoprire, con un rapido gesto, portò il suo anello, quello con impresso il simbolo del Giglio, alla bocca. Strinse così Talia in un abbraccio e la baciò con passione. La baciò come se quel bacio fosse il suo ultimo soffio di vita. E la baciò come se la vita non dovesse abbandonarlo mai. Un attimo dopo, Talia restò priva di sensi fra le sue braccia. Guisgard aveva infatti fatto scivolare nella bocca della ragazza una capsula, presa dal suo anello, con un potente sonnifero. La prese così in braccio e restò a fissarla per qualche istante. “Dormi, mio bel fiore di Francia…” sussurrò con un malinconico sorriso “… presto tutto questo sarà finito…” “Quanti baci per il nostro condannato a morte.” Fece Missan. “Ora Talia non potrà più fuggire dalla vostra carrozza…” disse Guisgard al Ginestrino. Un soldato si fece avanti per prendere la ragazza, ma l’inglese lo fissò con uno sguardo implacabile. “Non toccatela…” mormorò “… indicatemi la carrozza…” Guisgard allora posò Talia nella carrozza e questa partì alla volta del Teatro Reale. “E’ tutto pronto, monsieur.” Fece Missan. Era stato condotto lì anche l’altro prigioniero catturato in precedenza, anch’egli membro della banda. Guisgard restò a fissare la carrozza fino a quando questa uscì dalla caserma. Poi, voltandosi verso Missan, annuì. Un attimo dopo partirono tutti verso il luogo scelto per l’esecuzione. http://images.moviepostershop.com/ca...1020512647.jpg |
Il gentil Jalem mi offrìì una tisana ristoratrice assicurandomi che avrebbe informato il milord e che avrebbe preparato il tutto per andare a salvare Orlando.
Ringraziai gentilmente, ma appena sparì posi la tazza sopra il tavolo senza berne nemmeno un sorso, non potevo rischiare di cadere in una altra trappola e cosi iniziai a camminare nervosamente per la stanza e mi soffermai a guardare il dipinto di un bellissimo giovane, doveva essere attuale. Mi avvicinai e in piccolo lessi un nome "Guisgard". Fui destata da dei passi, sperai fosse Lord Tudor assieme a Jalem. |
Mi risvegliai in una stanza ammuffita.. Dovevo essere nel Faro perchè davanti a me c'era un'enorme catasta di legna.. L'unico rumore era il mio respiro e il gracchiare di un corvo..
<<STA ZITTO!>> Gli urlai con la stessa lingua che usai per i serpenti.. E per un attimo, prima che volasse via, Non so se realmente o nella mia immaginazzione sentii il corvo dire.. <<Mi perdoni Padrone..>> Ero stanchissimo.. Mangiai una delle ultime baccarancie che avevo nella mia sacca e mi guardai intorno.. Avevo i vestiti tutti strappati e sporchi di sangue.. Puzzavo da morire.. Dovevo lavarmi.. Mi alzai in piedi misi la mano sul petto e dissi: <<Tergeo..>> In pochi secondi i vestiti si rattopparono e le macchie di sangue sparirono.. Non puzzavo più ma anzi odoravo di bosco.. Mi sentivo abbastanza bene.. Ora però volevo andarmene da lì.. Mi sedetti e aspettai che qualcuno venisse a prendermi.. |
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